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Fotografare - Novembre 2014

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fotografare<br />

fotografare novità<br />

pubblicazione mensile<br />

reg. Tribunale di Roma<br />

N. 14613 del 28/6/1972<br />

fotografare s.r.l.<br />

iscritta al ROC al N. 19263.<br />

ANNO 5 - N° 11<br />

NOVEMBRE <strong>2014</strong><br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Amerigo Bruni<br />

HANNO COLLABORATO<br />

Enrico Barbini, Glauco Dattini,<br />

Riccardo Improta, Giovanni Di Miceli,<br />

Francesco Lerteri, Giancarlo Parisi,<br />

Ivan Pedretti, Matteo Virili<br />

IMPAGINAZIONE E GRAFICA<br />

Alessandro Montecchi<br />

DIREZIONE PUBBLICITÀ E MARKETING<br />

Patrizia Meli<br />

amministrazione@fotografare.com<br />

tel. 06/8818752<br />

cell. 366 6540221<br />

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE<br />

Amerigo Bruni Editore<br />

Patrizia Meli<br />

<strong>Fotografare</strong> s.r.l.<br />

Via Salaria, 1319 - 00138 Roma<br />

tel. 06/8818752 - fax 06/8803658<br />

fotografaresrl@legalmail.it<br />

amministrazione@fotografare.com<br />

fotografare.novita@fotografare.com<br />

DISTRIBUZIONE ESCLUSIVA<br />

PER L’ITALIA<br />

Pieroni Distribuzione S.r.l.<br />

Via C. Cazzaniga, 19 - 20132 Milano<br />

tel. 02/25823176 - telefax 02/25823324<br />

DISTRIBUZIONE ESTERO<br />

Johnson’s International News Italia S.p.A.<br />

Via Valparaiso 4 - <strong>2014</strong>4 Milano<br />

STAMPA<br />

Tiber S.p.A.<br />

Via della Volta, 179 - Brescia<br />

ABBONAMENTI E ARRETRATI<br />

Per informazioni:<br />

fotografare.novita@fotografare.com<br />

Una copia arretrata<br />

(da Gennaio 2010): euro 9,80.<br />

L’abbonamento può iniziare in<br />

qualsiasi periodo dell’anno (12 numeri)<br />

e decorre dal primo numero<br />

raggiungibile. Abbonamento annuale (12<br />

numeri) per l’Italia: euro 49; estero via<br />

aerea: euro 76. L’abbonamento si attiva<br />

con versamento sul conto corrente<br />

postale N. 1751731 intestato a:<br />

fotografare srl - Via Salaria, 1319 -<br />

00138 Roma, specificando in causale l’abbonamento<br />

richiesto. L’Editore garantisce la<br />

riservatezza dei dati personali (L. 675/96).<br />

Chiuso il 15/10/<strong>2014</strong><br />

www.fotografare.com<br />

Copyright fotografare s.r.l.<br />

Tutti i diritti sono riservati.<br />

Manoscritti e fotografie non si<br />

restituiscono. È vietata la<br />

riproduzione anche parziale<br />

di testi e fotografie.<br />

novità ®<br />

editoriale<br />

L’evoluzione<br />

della specie?<br />

Questo mese ci sembra decisivo dare spazio a due risposte, a nostro avviso<br />

molto importanti, date durante la Photokina di Colonia, a fine settembre<br />

scorso, da due alti dirigenti dell’industria fotografica giapponese, a due<br />

domande cruciali dei giornalisti sul momento attualmente attraversato dal<br />

mercato fotografico mondiale. Toshiaki Akagi, Dirigente del Centro di Sviluppo di<br />

Imaging Business della Nikon, alla domanda: “Dato che il mercato delle reflex digitali<br />

vacilla, qual è la vostra strategia per le mirrorless?”, ha risposto: “Il mercato delle<br />

mirrorless sta crescendo, grazie anche a prodotti come quelli introdotti da Sony. Siamo a<br />

conoscenza che c’è una domanda piuttosto consistente per sensori più grandi inseriti in<br />

fotocamere mirrorless. Di fatto noi abbiamo già un sensore da un pollice nel nostro<br />

sistema 1, ma non vogliamo assolutamente escludere la possibilità di future fotocamere<br />

mirrorless con un sensore più grande. Così<br />

Nikon: “Se ci sarà<br />

una domanda<br />

sufficiente saremo in<br />

grado di fornire una<br />

mirrorless con un<br />

sensore più grande.”<br />

In copertina: Sonya<br />

Foto di: Oleg Ti<br />

forse, se ci sarà una domanda sufficiente,<br />

saremo in grado di fornire una mirrorless con<br />

un sensore di maggiori dimensioni. Questa è<br />

una delle possibili soluzioni.” Dal canto suo,<br />

Toshihisa Iida, direttore veterano delle vendite e<br />

del marketing della Fujifilm, dopo essere stato<br />

interrogato in questo modo: “Molti dei nostri<br />

lettori sarebbero contenti di avere un sensore<br />

full frame, di qualsiasi tipo, su una macchina<br />

tipo la X­100. Questa può essere una<br />

possibilità?”, ha replicato con queste precise<br />

parole: “O a matrice di Bayer o X­Trans, il<br />

formato del sensore è molto importante e al momento io penso che l’APS­C sia il miglior<br />

formato in termini di grandezza, rapidità, qualità e prezzo. Una fotocamera full frame<br />

sarebbe più grande, più costosa e forse anche più lenta operativamente.” Ed ha<br />

aggiunto: “Molte cose sono successe negli ultimi mesi. Se guardiamo alle statistiche del<br />

CIPA per i primi sette mesi del <strong>2014</strong>, il mercato delle mirrorless è aumentato in valore<br />

assoluto di più del 40%. Le reflex digitali sono calate di circa il 20%. La ragione principale<br />

è l’introduzione sul mercato da parte nostra, di Fujifilm, di fotocamere come la X­E2 e la<br />

X­T1. Sony a sua volta ha fatto uscire l’Alpha 7 e l’Olympus la E­M1. Tutte mirrorless di<br />

fascia alta. Questo ha cambiato la percezione delle mirrorless sul mercato.<br />

Naturalmente se Canon e Nikon prenderanno sul serio le mirrorless, il mercato ne trarrà<br />

beneficio, ma sia che loro lo facciano o no, la tendenza sembra chiara. Durante i tre o<br />

quattro mesi trascorsi divento sempre più convinto sul futuro delle mirrorless. In una<br />

recente riunione interna della Fuji, ho fatto presente che sono passati 100 anni da quando<br />

è stato introdotto il primo mirino galileiano e 60 anni dall’uscita della prima reflex monoobiettivo.<br />

A questo punto, qual è la prossima rivoluzione? L’evoluzione dalla reflex alla<br />

mirrorless digitale è il nostro principale messaggio in Photokina.” Per molti anni i fotografi<br />

sono stati convinti che, quando si parla di qualità dell’immagine, una fotocamera full frame<br />

batte una fotocamera dotata di un sensore più piccolo, incluse le reflex APS­C. I motivi a<br />

favore di questa tesi sono molti, a partire dal fatto che i sensori delle fotocamere full frame<br />

hanno pixel più grandi. Ma ci sono parecchi fotografi professionisti che utilizzano<br />

fotocamere con un sensore più piccolo. Senza parlare poi del fatto che la qualità delle<br />

macchine APS­C è più che sufficiente anche ad ISO elevati (negli ultimi modelli usciti sul<br />

mercato). Come se non bastasse, se siete fotografi sportivi o naturalisti, una APS­C può<br />

essere perfino consigliabile a causa del fattore di crop che incide sulla lunghezza focale<br />

dell’ottica adottata, permettendo di utilizzare dei teleobiettivi molto lunghi senza costi<br />

esorbitanti e con un peso contenuto.<br />

La Redazione


sommario<br />

NOVEMBRE <strong>2014</strong><br />

RUBRICHE<br />

EDITORIALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3<br />

FUOCO SU... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6<br />

HTTP: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8<br />

NEWS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12<br />

L’ESORDIENTE<br />

Federico Barbieri: Il coraggio di volare di Amerigo Bruni . . . . . . . . . . . . . . .16<br />

BACKSTAGE PROFESSIONALE<br />

Amedeo La Rossa: Bellezza e sensualità di Amerigo Bruni . . . . . . . . . .18<br />

VOI AUTORI... Le vostre immagini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />

ALTA FOTOGRAFIA<br />

Foveon X3 Quattro. Risoluzione: + 30% di Francesco Lerteri . . . . . . 26<br />

MOSTRE E CONCORSI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30<br />

LA FOTO SVELATA<br />

Notte al faro di Capo Spartivento di Ivan Pedretti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34<br />

MONOCHROME<br />

Il dramma in B&W di Giovanni Di Miceli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94<br />

SCATTO FINALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98<br />

80<br />

Enrico Barbini<br />

ci trasporta in<br />

Islanda, tra i<br />

ghiacciai e i terreni<br />

vulcanici di una<br />

terra incantata.<br />

40 46<br />

50<br />

4 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


fotografare<br />

MENSILE DI FOTOGRAFIA<br />

TECNICA E CULTURA<br />

ANNO 5<br />

N. 11 NOVEMBRE <strong>2014</strong><br />

novità ®<br />

76<br />

TEST E ACCESSORI<br />

TEST BRIDGE<br />

Olympus Stylus 1 di Matteo Virili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40<br />

TEST COMPATTA<br />

Panasonic Lumix TZ60 di Matteo Virili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46<br />

TEST COMPATTA<br />

Samsung Galaxy Camera 2 di Matteo Virili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50<br />

APPLICAZIONI<br />

10 ottime App fotografiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60<br />

SOFTWARE<br />

Akvis Artwork 8 di Glauco Dattini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86<br />

GADGET . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .96<br />

TECNICA<br />

L’ immaginario<br />

onirico di Alessio<br />

Albi ci propone<br />

figure femminili<br />

intense ed<br />

evocative.<br />

ABC FOTOGRAFIA DIGITALE<br />

L’istogramma e i suoi segreti di Matteo Virili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />

TECNICA<br />

Infrarosso digitale di Giancarlo Parisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64<br />

TUTORIAL<br />

Area di interesse: nuovo comando di Glauco Dattini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90<br />

56<br />

72<br />

CULTURA<br />

PORTFOLIO<br />

Variazioni all’orizzonte di Eugenio Frasca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56<br />

PELLICOLE FOTOGRAFICHE<br />

L’etá del bromuro di Giovanni Di Miceli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70<br />

PAESAGGI<br />

Frammenti del cielo e della terra di Riccardo Improta . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72<br />

INTERVISTA<br />

Ofelia e le altre: Alessio Albi di Giovanni Di Miceli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76<br />

VIAGGI<br />

Nella terra del ghiaccio e del fuoco di Enrico Barbini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80<br />

LIBRI<br />

A parte Picasso. Dora Maar di Giovanni Di Miceli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 5


Diamo la priorità alle lettere brevi e di interesse generale, firmate per esteso e complete di<br />

indirizzo del mittente (in caso di pubblicazione sarà indicata soltanto la città o, se richiesto,<br />

la dicitura “lettera firmata”). Per le email mancanti dei dati suddetti verrà riportato l’indirizzo<br />

di posta elettronica. Allegate la liberatoria ai ritratti. Non rispondiamo privatamente.<br />

Scrivete a: fotografare.novita@fotografare.com<br />

IL NOBEL<br />

AI LED BLU<br />

Cara redazione di “fotografare”,<br />

in questi giorni ho letto che “le<br />

lampade a incandescenza hanno<br />

dato luce al XX secolo, quelle a LED<br />

illumineranno il XXI”. Con questa<br />

breve spiegazione il premio Nobel<br />

per la fisica <strong>2014</strong> è stato assegnato<br />

a tre scienziati giapponesi per le<br />

ricerche sui diodi semiconduttori,<br />

impiegati per i led a luce blu che<br />

hanno permesso la creazione della<br />

nuova generazione di lampadine<br />

LED a basso consumo, le quali<br />

possono funzionare anche a bassa<br />

tensione con l’energia fornita da un<br />

pannello solare fotovoltaico: le<br />

lampade LED possono aumentare<br />

la qualità della vita di 1,5 miliardi di<br />

persone che non hanno accesso<br />

alla rete elettrica, viene citato nella<br />

motivazione. Vorrei allora saperne<br />

un po’ di più sulla storia di questo<br />

benedetto LED.<br />

SAVERIO BOMPANI<br />

COLLESALVETTI (LI)<br />

Rispondiamo volentieri al nostro<br />

lettore, perché pensiamo che ormai<br />

ciò che riguarda l’elettronica non è<br />

quasi mai troppo lontano dalla<br />

fotografia, soprattutto se, come è il<br />

caso dei LED, si tratta di un tipo di<br />

dispositivo o di apparecchiatura che<br />

è già adottata direttamente in<br />

numerosi impieghi fotografici. LED<br />

(Light Emitting Diode o diodo ad<br />

emissione luminosa) è un<br />

dispositivo optoelettronico che<br />

sfrutta le proprietà ottiche di alcuni<br />

materiali semiconduttori di<br />

produrre fotoni attraverso un<br />

fenomeno di emissione spontanea.<br />

Questa origina dalla<br />

ricombinazione di coppie elettronelacuna<br />

secondo il principio del<br />

diodo a giunzione, caratterizzato<br />

dalla presenza nel dispositivo di due<br />

parti, o zone, opportunamente<br />

predisposte, con caratteristiche<br />

elettriche opposte. Il primo LED fu<br />

sviluppato nel 1962 da Nick<br />

Holonyak jr., ma i primi diodi ad<br />

emissione luminosa erano<br />

disponibili solo nel colore rosso.<br />

Venivano utilizzati come indicatori<br />

nei circuiti elettronici, nei display a<br />

sette segmenti e negli optoisolatori.<br />

In un secondo momento ne<br />

vennero sviluppati alcuni che<br />

emettevano luce gialla e verde e<br />

vennero realizzati dispositivi che<br />

integravano due LED, generalmente<br />

uno rosso e uno verde, nello stesso<br />

contenitore, permettendo di<br />

visualizzare quattro stati (spento,<br />

verde, rosso, verde+rosso=giallo)<br />

con lo stesso dispositivo. Negli anni<br />

novanta vennero realizzati LED con<br />

efficienza sempre più alta e in una<br />

gamma di colori sempre maggiore<br />

fino a quando con la realizzazione<br />

di LED a luce blu fu possibile<br />

realizzare dispositivi che potevano<br />

generare qualsiasi colore<br />

integrando tre diodi (uno rosso, uno<br />

verde e uno blu). In questa maniera<br />

è aumentata la quantità di luce<br />

emessa a livelli competitivi con<br />

quelli delle comuni lampadine. Ad<br />

ottobre di quest’anno è stato<br />

assegnato il premio Nobel per la<br />

fisica ad Isamu Akasaki e Hiroshi<br />

Amano della Nagoya University, e a<br />

Shuji Nakamura dell’Università<br />

della California, Santa Barbara per<br />

le ricerche sul LED a luce blu. Ma<br />

I LED blu<br />

permetteranno un<br />

ulteriore rispamio<br />

anche<br />

nell’illuminazione<br />

domestica.<br />

quale sarà la ricaduta sull'uomo<br />

della strada di questa invenzione?<br />

Avremo luce a basso costo e<br />

accessibile a tutti, anche dove non<br />

esistono le reti elettriche: è la<br />

rivoluzione cominciata all’inizio<br />

degli anni ’90 con l’invenzione dei<br />

LED blu e premiata proprio adesso<br />

con il Nobel per la fisica ai tre<br />

ricercatori giapponesi. Il primo<br />

passo verso questa «rivoluzione<br />

della luce» si deve, come abbiamo<br />

detto, ai tre scienziati nipponici che<br />

all’inizio degli anni ´90 sono riusciti<br />

per la prima volta a generare un<br />

fascio di luce blu da materiali<br />

semiconduttori. Adesso è possibile<br />

ottenere costi bassissimi. Poiché un<br />

quarto del consumo di elettricità nel<br />

mondo si deve all’illuminazione, i<br />

LED permettono un risparmio<br />

notevole. Basti pensare che la<br />

durata dei LED è di 100.000 ore,<br />

contro le mille delle lampade a<br />

incandescenza. ■<br />

Contenuti extra<br />

Per vedere le foto in alta risoluzione scattate con i prodotti<br />

testati su questo numero vai a questo link<br />

o fotografa il QR code con il tuo smartphone.<br />

www.flickr.com/photos/fotografaresrl/sets/<br />

6 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


http:<br />

PATTERN MAI VISTI<br />

www.thorstenscheuermann.com/Galleries/<br />

Abstract/<br />

Il fotografo Thorsten Scheuermann (tedesco, ma residente<br />

a Washington) ama focalizzare la sua attenzione sulle<br />

texture che si nascondono nei paesaggi che incontra. Vale<br />

la pena visionare la sua ultima serie di fotografie che<br />

isolano dei pattern astratti negli elementi naturali, dal<br />

grande effetto grafico. Dalle colate laviche alle terre aride,<br />

passando per i riflessi nelle acque e i particolari del manto<br />

di diversi animali, Scheuermann ci regala una originalissima<br />

visuale della natura, cogliendola nei suoi dettagli meno<br />

conosciuti. y<br />

GATTI A TOKIO<br />

www.tinyurl.com/lz3vvj?<br />

“Quello? Fotografa i gatti...!”. Lo si dice infatti di qualche<br />

fotoamatore particolarmente svogliato che non trovando mai<br />

un soggetto migliore si ostina a fare banali fotografie al gatto di<br />

casa. Eppure anche il soggetto più ovvio, se interpretato bene,<br />

può riuscire in modo eccellente. A questo proposito, perché non<br />

dare un'occhiata alle foto di Alexandre Bonnefoy? Passando per<br />

la capitale giapponese si è divertito a fotografare i numerosi<br />

gatti presenti per le vie della città, inserendoli nel loro contesto<br />

per valorizzarne la figura. Le foto sono raccolte in un libro<br />

chiamato “Neko Land”. Per vedere un'anteprima del libro con<br />

una selezione degli scatti visitate il link riportato sopra. y<br />

(IM)PERFEZIONE<br />

GEOMETRICA<br />

www.serjios.wordpress.com<br />

Nella serie di foto che potete scoprire<br />

collegandovi al sito qui sopra, il libanese<br />

Serjios (vero nome: Serge Najjar) ha<br />

fotografato numerose facciate<br />

architettoniche esaltandone la loro<br />

perfezione geometrica ed inserendo un<br />

elemento estraneo ed imperfetto: la figura<br />

umana. Ad ogni edificio, il suo modello:<br />

gente a piedi, gente che aspetta oppure<br />

che sale o scende le scale. Tanti gli scatti,<br />

sia in bianco e nero che a colori.y<br />

8 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


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news<br />

EPSON<br />

V800 E<br />

V850 PRO<br />

Dopo ben 8 anni dal<br />

lancio dei modelli<br />

precedenti, Epson<br />

rinnova i suoi scanner<br />

semi­professionali.<br />

www.epson.it<br />

Gli scanner Epson V700 e V750 Pro,<br />

lanciati nell’ormai lontano 2006,<br />

sono stati molto a lungo il punto di<br />

riferimento per tutti i fotoamatori<br />

evoluti, e anche per molti<br />

professionisti, per la scansione di<br />

stampe, ma anche di pellicole fino<br />

al formato 8x10”, vale a dire<br />

20x25cm. Nella loro fascia di prezzo<br />

(tra i 500 e gli 800 euro) non hanno<br />

avuto praticamente nessun<br />

concorrente. I modelli successivi, da<br />

poco presentati, arrivano ben 8<br />

anni dopo il lancio dei modelli<br />

originari. I nuovi scanner di fascia<br />

alta sono il V800 e il V850 Pro. Ci<br />

sono novità eclatanti? Nuove<br />

tecnologie che promettono una<br />

qualità d’immagine visibilmente<br />

superiore a quella dei vecchi<br />

modelli? No, le specifiche sono<br />

molto simili a quelle della<br />

generazione precedente: 4800 dpi<br />

di risoluzione massima per le<br />

stampe e 6400 per le pellicole, con<br />

densità ottica dichiarata di 4,0<br />

DMax. Tuttavia qualche piccolo<br />

aggiustamento rispetto al passato è<br />

stato fatto: la nuova fonte di<br />

illuminazione è a led, dunque è<br />

subito pronta all’uso e meno<br />

esigente in fatto di consumi<br />

energetici. Le novità più interessanti<br />

però riguardano non tanto gli<br />

scanner quanto i telaietti<br />

portapellicole in dotazione che,<br />

finalmente sono stati ridisegnati<br />

per offrire una maggiore solidità<br />

costruttiva e incorporano dei vetri<br />

anti­Newton per consentire una<br />

maggiore planarità della pellicola<br />

durante la scansione. La casa<br />

dichiara anche che i nuovi telai<br />

permettono una migliore<br />

regolazione dell’altezza per<br />

l’aggiustamento della messa a<br />

fuoco. Qualcosa si è perso per<br />

strada però... il nuovo telaio per il<br />

35mm consente di montare solo 3<br />

strisce da 6 alla volta, invece delle 4<br />

del vecchio telaietto. I prezzi sono<br />

671 euro per il V800 e 915 per il<br />

V850 Pro. La principali differenze<br />

tra i due riguardano il migliore<br />

trattamento anti­riflesso delle lenti<br />

del V850 e gli accessori inclusi. Con<br />

il V850 infatti viene anche fornito<br />

un accessorio per il montaggio a<br />

fluido delle pellicole e il software<br />

SilverFast SE Plus 8 che sul V800 è<br />

fornito nella più semplice versione<br />

standard SilverFast SE 8. y<br />

IL LENS DOCK SI AGGIORNA<br />

Due nuovi obiettivi supportati dal lens dock di Sigma:<br />

sono i nuovi 150­600mm e 18­300mm.<br />

www.m­trading.it/ita/index.php<br />

Il Lens Dock di Sigma è un accessorio unico nel suo genere: consente di collegare gli<br />

obiettivi della casa al computer per poter effettuare una taratura fine della messa a<br />

fuoco e dello stabilizzatore tramite un apposito software fornito. Gli obiettivi Sigma<br />

supportati dall’USB dock sono quelli della nuova generazione, che riconosciamo per<br />

l’essere contrassegnati dalle lettere A, S o C a seconda che facciano parte della serie<br />

Art (fascia alta), S (zoom tele dedicati allo sport) o C (la fascia di ingresso). Ora Sigma<br />

estende il supporto a due nuovi obiettivi: il 150­600mm f/5.6­6.3 DG OS HSM S e il<br />

18­300mm f/3.5­6.3DC Macro OS HSM. Inizialmente il supporto a questi due<br />

obiettivi riguarderà solo le versioni con innesto Sigma e Canon. Il supporto per<br />

quelli con attacco Nikon arriverà a breve. y<br />

12 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


VIDEO 4K<br />

PER LE<br />

NUOVE<br />

GOPRO<br />

Le nuove action­cam<br />

GoPro Hero 4<br />

registrano ora video<br />

anche in 4K a 30fps.<br />

www.it.gopro.com<br />

Il produttore californiano di<br />

action­cam che in appena 10 anni<br />

è diventato leader del settore ha<br />

da poco annunciato i nuovi<br />

modelli della linea Hero. In tutto<br />

sono 3 le nuove videocamere. In<br />

ordine di prestazioni abbiamo la<br />

GoPro Hero 4 Black, la Hero 4<br />

Silver e un’altra chiamata<br />

semplicemente “Hero” che<br />

rappresenta la nuova entry­level.<br />

La GoPro Hero 4 Black porta<br />

finalmente con sé la registrazione<br />

dei video in risoluzione 4K,<br />

ultimamente sempre più in voga<br />

anche grazie al progressivo<br />

abbassarsi dei prezzi per gli<br />

schermi in grado di riprodurre<br />

video a questa elevatissima<br />

risoluzione. La “vecchia” GoPro<br />

Hero 3 Black, il modello di fascia<br />

alta della generazione<br />

immediatamente precedente,<br />

permetteva la registrazione di<br />

video in 4K ma con un frame rate<br />

di soli 15fps, che rende i video<br />

poco fluidi. La Hero 4 Black invece<br />

registra il 4K a 30fps. Può<br />

riprendere anche a 2,7K fino a<br />

50fps e nel più diffuso Full HD fino<br />

a 120fps, cosa che consente di<br />

creare delle suggestive riprese al<br />

rallentatore di alta qualità. Costa<br />

479 euro. La GoPro Hero 4 Silver<br />

invece ha come risoluzione<br />

massima il 2,7K, costa un po’<br />

meno del modello Black (379<br />

euro) e offre anche un piccolo<br />

schermo posteriore sensibile al<br />

tocco. La GoPro Hero invece è una<br />

action­cam assai più economica<br />

delle sorelle maggiori (costa solo<br />

125 euro) ma che è comunque<br />

capace di registrare in qualità Full<br />

HD. Tutte le GoPro sono dotate di<br />

ottica supergrandangolare con<br />

angolo di campo di 170°. Le<br />

principali differenze ottiche tra un<br />

modello e l’altro riguardano l’uso<br />

di rivestimenti più o meno<br />

sofisticati. y<br />

IN IMMERSIONE<br />

A BASSO COSTO<br />

Ricoh rinnova la linea d’ingresso delle sue<br />

compatte subacquee.<br />

www.ricoh­imaging.it<br />

Qualcuno le ricorda come la serie WG della Pentax, ma ora è la serie<br />

WG della Ricoh (dopo l’acquisto di Pentax da parte di Ricoh lo storico<br />

marchio Pentax rimane solo per reflex, mirrorless, bridge e medio<br />

formato), ma la sostanza non cambia: sono sempre le solite compatte<br />

resistenti a tutto che conoscevamo, quelle dall’aspetto un po’ più<br />

strano rispetto alle dirette concorrenti, ma anche le uniche ad offrire<br />

una corona di led bianchi attorno all’obiettivo per foto e video macro<br />

ben illuminati. La fascia alta era già stata rinnovata con il lancio della<br />

WG­4 e WG­4 GPS, mentre quella bassa era rimasta indietro. Le nuove<br />

Ricoh WG­30 e WG­30w vanno a riempire questo vuoto e lo fanno<br />

egregiamente. Definirle di fascia bassa è un po’ riduttivo infatti, dato<br />

che lavorano fino a una profondità massima di 12 metri e possono<br />

resistere al gelo fino a ­10°C, allo schiacciamento fino a 100kg, alle<br />

cadute da 1,5 metri, oltre ad offrire protezione contro infiltrazioni di<br />

polvere e sabbia. L’unica differenza tra le due è la presenza del Wi­Fi<br />

nel modello WG­30w. Il sensore è un CMOS da 16 Megapixel e l’ottica<br />

è un piccolo zoom 5x equivalente a un 28­140mm f/3.5­5.5. Il prezzo<br />

non è stato ancora annunciato, ma dovrebbe essere inferiore ai 300<br />

euro per entrambe. y<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 13


LA CLASSIFICA DEL<br />

FOTOCONCORSO<br />

Tema: Autoritratto<br />

online<br />

Da oggi hai un motivo in più per<br />

impegnarti a vincere i fotoconcorsi<br />

on­line di fotografare! Lexar metterà<br />

a disposizione ogni mese al primo<br />

classificato dei fotoconcorsi on­line<br />

un premio a scelta tra una scheda<br />

SDHC da 16 GB classe 10 con velocità<br />

600x, adatta anche alle riprese video<br />

in Full HD o un lettore di schede 25 in<br />

1 con la nuova interfaccia USB 3.0<br />

(compatibile anche con USB 2.0) per<br />

trasferire le foto al computer in un<br />

batter d’occhio. Il vincitore verrà<br />

contattato dalla redazione per la<br />

scelta del premio, che verrà<br />

consegnato direttamente a casa.<br />

Buone foto a tutti!<br />

Il 1° classificato vince<br />

un premio offerto da<br />

TM<br />

1°<br />

Stefania Loriga | Sassari<br />

Partita a poker<br />

Vincitore del premio Lexar!<br />

SDHC 600X 16GB Reader multi card 25 in 1 ­ USB 3.0<br />

14 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


2°<br />

Andrea Terrosi | Roselle (GR)<br />

Alimentarista samurai<br />

3°<br />

Elio Musso | San Fermo<br />

della Battaglia (CO)<br />

Autoritratto<br />

4°<br />

Alessandro Orati | Roma<br />

Riflesso nel pozzetto<br />

5°<br />

Roberto Gaudenzi |Garbagnate Milanese (MI)<br />

Io e Kafka<br />

Partecipa ai prossimi fotoconcorsi online sul nostro sito www.fotografare.com il cui tema è:<br />

Cornici naturali (Scadenza: 1 <strong>Novembre</strong>)<br />

Alberi, edifici, reti, grotte... tutto può fungere da<br />

cornice naturale delle nostre fotografie.<br />

Vediamo come sapete sfruttarle!<br />

Light Painting (Scadenza: 1 Dicembre)<br />

Per realizzare foto con questa tecnica serve: buio,<br />

fotocamera su cavalletto, posa B, una torcia e un soggetto<br />

da fotografare. Divertitevi a dipingere con la luce!<br />

www.fotografare.com/forum<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 15


l'esordiente<br />

Il coraggio di volare<br />

Federico Barbieri<br />

Se sei un principiante<br />

della fotografia, proponiti a:<br />

esordiente@fotografare.com<br />

di Amerigo Bruni<br />

uQuando ti sei appassionato alla fotografia?<br />

Ho iniziato a scattare foto nel 2008, soprattutto ad eventi aeronautici. Il volo<br />

è sempre stato parte di me e grazie ad esso, come conseguenza mi sono<br />

avvicinato alla fotografia. Ricordo che la voglia di andare a casa dopo un<br />

airshow e vedere le foto era sempre tanta! Solo nel 2010 ho iniziato ad<br />

appassionarmi alla fotografia e a studiarne la tecnica, la gestione della luce e<br />

della postproduzione. Dal 2012, quasi per caso, mi sono avvicinato alla<br />

fotografia di moda, un genere che mi porta come in una realtà parallela,<br />

fatta di sogni.<br />

uQual è il genere fotografico che preferisci?<br />

E’ appunto la fotografia di moda. Prima di ogni shooting, ho sempre un'idea di<br />

quello che voglio realizzare, anche se la pianificazione non è mai precisa, perché<br />

ci sono elementi che non puoi prevedere o controllare sul set. E’ proprio questo<br />

pizzico di imprevedibilità che mi affascina. Preferisco scattare in luce naturale e<br />

in location esterne, perché ho più libertà di movimento e la possibilità di<br />

FEDERICO BARBIERI<br />

Sempre affascinato dalla fotografia e dal mondo digitale, ha creato<br />

il suo primo sito internet quando aveva 14 anni. Da lì la necessità di<br />

inserire contenuti fotografici per sincroglider.it, sito dedicato alla sua<br />

passione per il volo e all'attività aeromodellistica, diventato un punto<br />

di riferimento per il panorama dell'aviazione. Nel 2011 inizia ad<br />

appassionarsi alla fotografia di moda e di ritratto, studia da autodidatta<br />

e sperimenta sul campo. Dal 2012 è attivo nella moda.<br />

sincroglider.it<br />

introdurre elementi interessanti nella scena. A volte scatto anche in studio<br />

qualora il progetto o lavoro richieda un approccio stilistico chiaro e diretto.<br />

uQuali sono gli elementi che contraddistinguono il tuo modo di vedere la<br />

fotografia?<br />

Mi piace lo scatto a colori e in b/n. Diciamo che per l'80% io vedo a colori, il<br />

bianco e nero non è scontato, soprattutto nel fashion, non si tratta di una<br />

semplice conversione, ma un'idea di stile che può funzionare o meno. Ho un<br />

debole per i controluce e per il flare, scatto spesso così. Nella foto cerco<br />

l'eleganza e la perfezione che in realtà solo un'immagine ti può dare.<br />

uTi piace sperimentare o hai dei modelli precisi di riferimento?<br />

Per me è fondamentale l'ispirazione, non sono un pittore o un'artista, ma ho<br />

idee che sviluppo partendo da quello che vedo nelle riviste di moda o da<br />

grandi fotografi. Ogni giorno “leggo” tantissime foto, cioè le guardo e studio<br />

le pose, la luce e lo stile degli outfit utilizzati. Tutti questi elementi, giorno<br />

dopo giorno, mi portano a selezionare ciò che mi piace. E' un processo<br />

fondamentale per avere le idee chiare sul prossimo progetto o lavoro che mi<br />

commissionano. In questo genere di fotografia, spesso lo scatto non lo fa<br />

solo il fotografo, ma concorrono una serie di persone quali truccatrici,<br />

parrucchieri e stilisti, che lavorando in team otterranno un risultato definito<br />

in precedenza.<br />

uChe corpo macchina utilizzi?<br />

Utilizzo una Canon 5D Mark II, una 1Ds mark II e una 40D come backup.<br />

uUn sogno nel cassetto?<br />

Spero di poter scattare per importanti campagne pubblicitarie: la strada è<br />

lunga anche se i primi lavori si stanno vedendo. ■<br />

16 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


novembre <strong>2014</strong> | fotografare 17


Bellezza<br />

e sensualità<br />

Obiettivo del progetto fotografico<br />

“Breathing Art” cui contribuisce<br />

Amedeo La Rossa è quello di dare<br />

una nuova prospettiva all’arte,<br />

distanziandola dai freddi stereotipi<br />

comuni e avvicinandola a forme più<br />

innovative e dinamiche, creando così<br />

una forma d’arte “indossabile”.<br />

di Amerigo Bruni<br />

AMEDEO LA ROSSA<br />

E’ nato a Napoli nel 1976 e vive<br />

ad Avellino. Si è laureato in<br />

ingegneria e lavora come<br />

libero professionista in ambito<br />

industriale. Praticante della<br />

fotografia analogica, si è convertito al digitale.<br />

Gli piace conoscere gente, confrontarsi e<br />

mettersi continuamente in discussione. Riesce<br />

sin da subito ad instaurare un rapporto<br />

amichevole con le modelle per cui bastano<br />

poche battute per entrare velocemente nel vivo<br />

dello shooting.<br />

www.fotolarossa.it<br />

18 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Come ti sei avvicinato alla<br />

fotografia?<br />

La fotografia, questo<br />

potente mezzo<br />

comunicativo, è entrata a far parte<br />

della mia vita sin dall’età<br />

adolescenziale. Questa passione mi<br />

è stata tramandata da mio padre,<br />

anche lui un super appassionato di<br />

fotografia.<br />

uQual è stato il tuo primo<br />

apparecchio fotografico?<br />

Le mie prime esperienze<br />

fotografiche le ho fatte con la<br />

fantastica Nikon FM2 ed il classico<br />

50 mm F1.8. Ho sempre preferito<br />

scattare con pellicola diapositiva,<br />

ritenendola molto più fedele dal<br />

punto di vista cromatico rispetto<br />

alla foto stampa su carta.<br />

Proiettare le diapositive non era<br />

solo un modo per vedere le<br />

immagini ma un momento di festa<br />

dove tutta la famiglia si riuniva per<br />

vedere i risultati dell’uscita<br />

fotografica. Con mio padre si<br />

discuteva sulla bontà di ogni singola<br />

immagine: qui il diaframma doveva<br />

essere più chiuso, qui il tempo<br />

doveva essere più rapido, questi<br />

erano i commenti tipo di mio<br />

padre. Passettino dopo passettino,<br />

grazie alle sue continue lezioni di<br />

tecnica fotografica e grazie alle<br />

innumerevoli riviste fotografiche<br />

che giravano in casa mia, le mie<br />

immagini incominciavano sempre<br />

di più a migliorare. Ho incominciato<br />

a vedere la fotografia come una<br />

forma d’arte quando il bagno di<br />

casa mia si è trasformato in un vero<br />

laboratorio fotografico di sviluppo<br />

stampe BN. In quel bagno ho<br />

trascorso migliaia di ore, ovvero<br />

quasi cinque anni della mia vita,<br />

stampato centinaia di fotografie e<br />

tutto questo per trarre una<br />

conclusione molto semplice che io<br />

di fotografia non capivo nulla e che<br />

le mie immagini non erano altro<br />

che foto banali, più leggevo articoli<br />

di Ansel Adams e più me ne<br />

convincevo finché un bel giorno ho<br />

tolto tutto da mezzo ed il mio<br />

laboratorio fotografico divenne di<br />

nuovo il bagno di casa mia. Dopo<br />

qualche anno di pura inattività<br />

fotografica mi sono accorto che il<br />

mondo fotografico andava avanti e<br />

comprai la mia prima fotocamera<br />

digitale, la Nikon Colpix 5000 ma i<br />

risultati erano ancora molto lontani<br />

da quelli analogici ma comunque<br />

questo mondo del digitale mi aveva<br />

scosso e suscitato un interesse<br />

pazzesco, interesse che tutt’ora è<br />

ardente dentro di me.<br />

uRaccontaci la tua evoluzione professionale.<br />

Ho incominciato come molti a<br />

fotografare paesaggi e fare<br />

reportage finché nel 2011 quasi per<br />

gioco ho fatto qualche scatto di<br />

fashion, un genere che molto<br />

rapidamente mi ha conquistato al<br />

tal punto che adesso fotografo<br />

esclusivamente Moda, fashion e<br />

glamour. Di rado partecipo a<br />

concorsi fotografici ma qualche<br />

piccola soddisfazione è arrivata:<br />

pubblicazione di una mia foto su<br />

“Photo France le plus grande<br />

concours photo du monde”, la foto<br />

è arrivata in finale ed è stata<br />

selezionata su 32mila foto<br />

partecipanti, articolo su<br />

NPhotography, pubblicazione sul<br />

Nital Forum Contest, pubblicazione<br />

su Illamasqua Makeup magazine<br />

for beauty and fashion,<br />

pubblicazioni su varie giornali locali<br />

da 30mila copie.<br />

uHai usato l'attrezzatura analogica,<br />

e quale preferivi?<br />

Sono sempre stato nikonista, sono<br />

passato dalla FM2 alla F801 e con<br />

quest’ultima fotocamera mi sono<br />

sempre trovato bene, l’autofocus<br />

comunque era un aiuto importante<br />

specialmente nel reportage che<br />

allora era il mio genere preferito.<br />

Il parco ottico era abbastanza<br />

completo, avevo tutte le ottiche<br />

che andavano dal 17mm fino al<br />

200mm. Ormai sono anni che<br />

scatto in digitale ed onestamente la<br />

pellicola non mi manca per niente.<br />

uChe corredo utilizzi al momento<br />

attuale?<br />

Ho avuto la D70S, la D200, la D300<br />

ed attualmente utilizzo la D700.<br />

Le ottiche che più utilizzo per il<br />

fashion sono il nikkor 24­70 F2.8 e<br />

l’insuperabile Nikon 85 mm F1.8.<br />

Nella borsa ho anche il Nikkor 70­<br />

200 F2.8 ma lo utilizzo solo in<br />

esterni e solo quando<br />

effettivamente ne ho bisogno.<br />

Quello che non deve mai mancare<br />

nel mio corredo base sono i miei<br />

flash SB800, ne ho tre ma<br />

raramente li utilizzo<br />

contemporaneamente. La mia<br />

attrezzatura fotografica è ridotta<br />

all’essenziale, preferisco armarmi<br />

più di buone idee che di<br />

innumerevoli obiettivi e corpi<br />

macchina che servono a poco.<br />

uSei più portato alle riprese in studio<br />

o in esterni?<br />

Io amo fotografare all’esterno, mi<br />

piace cercare qualche scorcio<br />

interessante per fotografare in<br />

piena libertà; in esterno non si deve<br />

costruire la scenografia sta già lì,<br />

basta solo “vederla” e “catturarla”.<br />

È chiaro che non sempre è possibile<br />

fotografare dell’esterno sia per<br />

quanto riguarda il meteo, che non è<br />

sempre clemente, e sia per il<br />

genere che uno decide di scattare:<br />

non è semplice fare glamour q<br />

“La cosa fondamentale da capire è che la sala di posa è priva di<br />

anima, è un semplice locale con un fondale ed una serie di flash; la<br />

vera sfida è quella di dare calore e vita a quei pochi metri quadrati<br />

che si hanno a disposizione.”<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 19


“Adoro il bello e<br />

l’essenziale ovvero<br />

modelle inserite in un<br />

contesto creato con pochi<br />

oggetti allestiti in studio.<br />

Per me la fotografia è<br />

soprattutto progettazione:<br />

mi piace organizzare ogni<br />

minimo dettaglio.”<br />

oppure nudo in esterno! In questi<br />

casi la sala pose risulta essere un<br />

luogo ideale per concentrarsi e<br />

scattare in piena libertà.<br />

uHai un interesse prevalente per la<br />

fotografia di moda?<br />

Se per foto di moda si intende il<br />

classico lookbook fatto ad una<br />

modella in jeans e t­shirt per<br />

pubblicizzare il primo brand di<br />

turno onestamente non è molto<br />

stimolante. Se diversamente il<br />

brand cerca un’idea accattivante<br />

per pubblicizzare i suoi prodotti<br />

lasciando un certo grado di libertà<br />

al fotografo allora sì che<br />

l’argomento diventa interessante e<br />

stimolante.<br />

uParlaci di alcuni tuoi lavori che<br />

giudichi importanti.<br />

Amo realizzare progetti, è una<br />

deformazione professionale dato<br />

che nella “vita reale” sono<br />

ingegnere, adoro il bello e<br />

l’essenziale ovvero modelle inserite<br />

in un contesto creato con pochi<br />

oggetti allestiti in studio. Per me la<br />

fotografia è soprattutto<br />

progettazione, mi piace organizzare<br />

ogni minimo dettaglio molto tempo<br />

prima dello scatto e lasciare<br />

all’improvvisazione solo<br />

l’imprevisto. Si parte da un’idea<br />

sommaria e poi man mano viene<br />

arricchita da tutti i dettagli<br />

necessari per arrivare alla<br />

costruzione dell’immagine finale,<br />

tutto questo in stretta<br />

collaborazione con Make Up Artist,<br />

Hair Stylist, Stylist e Modella.<br />

Una volta deciso il mood e gli outfit<br />

bisogna organizzare la scenografia,<br />

gli schemi luce e magari anche le<br />

pose che la modella deve<br />

interpretare e per non<br />

dimenticarmi nulla io utilizzo il più<br />

antico dei metodi: carta e penna.<br />

La cosa fondamentale da capire è<br />

che la sala pose è priva di anima, è<br />

un semplice locale con un fondale<br />

ed una serie di flash; la vera sfida è<br />

quella di dare calore e vita a quei<br />

pochi metri quadrati che si hanno a<br />

disposizione. Quando tutto è<br />

pronto e tutto quello che avevo in<br />

mente è stato realizzato allora<br />

posso abbandonarmi al piacere del<br />

click che tanto ho sognato. La<br />

soddisfazione più grande non è<br />

tanto quella di aver realizzato una<br />

bella immagine ma più quella di<br />

essere stati capaci di rispettare<br />

fedelmente il mood e tutti gli<br />

schemi di progetto.<br />

uQuale tipo di modella (o modello)<br />

ti è più congeniale?<br />

Lavoro spesso con modelle con<br />

poca esperienza professionale, le<br />

preferisco rispetto alle pro perché<br />

sono più disponibili ed hanno<br />

decisamente più pazienza.<br />

Scelgo la modella in funzione<br />

dell’idea che voglio realizzare, non<br />

tutte vanno bene per tutto per cui<br />

la scelta è importante per la buona<br />

riuscita del progetto. E’<br />

fondamentale, sin da subito,<br />

instaurare il giusto feeling<br />

mettendo a proprio agio la modella<br />

parlando magari di argomenti di<br />

loro interesse.<br />

uParlaci della foto di copertina e<br />

delle foto pubblicate in queste pagine.<br />

Sono un amante delle geometrie e<br />

delle simmetrie e più volte ho<br />

creato progetti ispirandomi a delle<br />

semplici linee, cerchi e triangoli. Se<br />

volevo realizzare un’immagine<br />

pulita, con pochi elementi, che<br />

fosse una fusione tra bellezza e<br />

sensualità il tutto armonizzato da<br />

geometrie, tutto questo è stato<br />

reso possibile grazie alle infinite ed<br />

indiscutibili potenzialità del digitale.<br />

Avevo a disposizione diverse<br />

20 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


“Sono un amante delle<br />

geometrie e delle<br />

simmetrie e più volte ho<br />

creato progetti<br />

ispirandomi a delle<br />

semplici linee, cerchi e<br />

triangoli. Volevo<br />

realizzare un’immagine<br />

pulita, con pochi<br />

elementi, che fosse una<br />

fusione tra bellezza e<br />

sensualità.”<br />

immagini d’impatto, molto sensuali<br />

e belle ma mi serviva quella giusta<br />

che si sposasse con la mia idea<br />

finché dopo tanto penare ho scelto<br />

quella che vedete in copertina. Con<br />

l’immagine a pieno schermo ho<br />

provato e riprovato tutta una serie<br />

di geometrie finché non ho scelto<br />

quella che più si adattasse a creare<br />

armonia a quel volto molto<br />

espressivo di Madeleine. A quel<br />

punto avevo bellezza sensualità e<br />

geometria ma mancava l’impatto,<br />

mi è bastato cliccare ctrl+I (inverti)<br />

per avere davanti ai miei occhi,<br />

come per magia, l’immagine che<br />

avevo in mente. Per me la post<br />

produzione svolge un ruolo<br />

fondamentale nell’immagine finale,<br />

è uno strumento comunicativo<br />

molto potente a patto però di<br />

saperlo usare con parsimonia;<br />

anche in questo caso è bene non<br />

perdere mai di vista l’obiettivo che<br />

si vuole raggiungere e non perdersi<br />

nei meandri dei vari filtri... La<br />

buona foto va fatta in fase di scatto,<br />

è li che bisogna farsi in quattro per<br />

rendere l’immagine quanto più<br />

pulita possibile con la giusta<br />

gestione delle luci e lasciare alla<br />

post produzione soltanto il compito<br />

di eliminare quelle imperfezioni o<br />

imprevisti che sono inevitabili in<br />

fase di scatto. La foto pubblicata,<br />

DreamCatchers, delle due modelle<br />

sulla sabbia e lo specchio è il<br />

classico esempio dove la post<br />

produzione è molto spinta, senza<br />

un intervento invasivo di<br />

Photoshop quella foto non<br />

potrebbe esistere: nella foto<br />

originale c’erano tronchi,<br />

ramoscelli, granellini di sabbia sul<br />

vetro spinti dal vento, un gattino<br />

curioso insomma tutta una serie di<br />

disturbi che al momento dello<br />

scatto non potevo eliminare.<br />

La post produzione mi aiuta molto<br />

anche a creare il mood voluto,<br />

senza Photoshop diventerebbe<br />

difficile procurarsi un fondale<br />

adatto ad ogni idea che passa nella<br />

mia testa. Analogo intervento è<br />

stato eseguito nell’immagine<br />

Breathing Art. Breathing Art fa<br />

parte di un progetto nato dalla<br />

collaborazione di persone che<br />

ritengo molto valide. Vi segnalo la<br />

presentazione del progetto<br />

realizzata in occasione di una<br />

mostra. Arte e Moda, due mondi<br />

paralleli che traggono l’uno<br />

ispirazione dall’altro in un connubio<br />

di stili, gusti e tendenze. Obiettivo<br />

del progetto fotografico “Breathing<br />

Art” è quello di dare una nuova<br />

prospettiva all’arte, distanziandola<br />

dai freddi stereotipi comuni e<br />

avvicinandola a forme più<br />

innovative e dinamiche, creando<br />

così una forma d’arte “indossabile”.<br />

L’ambiziosa idea è frutto<br />

dell’inventiva della giovane stilista<br />

Claudia Attianese e dell’artista<br />

Mattia Fiore, che con la sua pittura<br />

è riuscito a trasformare un<br />

completo di cotone bianco,<br />

disegnato e realizzato dalla stessa<br />

stilista, in un'opera d'arte, e merito<br />

anche della jewellery designer<br />

Valentina Maresca, che ha<br />

realizzato gli orecchini ad hoc per lo<br />

shooting.<br />

uPensi che ci sia un futuro per<br />

questa professione?<br />

Il mercato attuale del mondo del<br />

lavoro è in flessione per cui<br />

vendere qualità ai potenziali clienti<br />

non è affatto semplice, basta<br />

andare al centro di un città e<br />

vedere le immagini 6x3 che i brand<br />

utilizzano per farsi pubblicità e si<br />

capisce qual è la qualità media delle<br />

fotografie che girano sul mercato. Il<br />

bacino lavorativo che attualmente<br />

esiste è molto limitato per cui non<br />

ho mai pensato di lasciare la mia<br />

attività professionale da ingegnere<br />

per dedicarmi soltanto alla<br />

fotografia.<br />

uCome utilizzi il tuo sito e quanto ti<br />

serve?<br />

Le mie foto sono presenti sui vari<br />

siti del settore:<br />

www.ilportaledellemeraviglie.com,<br />

www.bigshot360.com/,<br />

www.modelshoot.net, 500px.com,<br />

sulla mia pagina personale<br />

www.fotolarossa.it non molto<br />

aggiornata perché poco pubblicizzata<br />

ed infine mi trovate costantemente su<br />

www.facebook.com/AmedeoLaRossa<br />

che ritengo un ottimo strumento per<br />

poter condividere idee e fotografie<br />

con tutto il mondo in modo semplice<br />

e veloce. ■<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 21


voi<br />

autori<br />

Inviateci le vostre foto!<br />

Via email: fotografare.novita@fotografare.com<br />

Sul sito: www.fotografare.com/voi­autori<br />

Sul gruppo Flickr: <strong>Fotografare</strong> Rivista<br />

Omar Sospiri<br />

Salsomaggiore Terme (PR)<br />

Fotocamera Nikon D70 modificata con filtro IR 720nm<br />

Focale 10mm<br />

Dati di scatto f/13 ­ 1/250sec ­ 200ISO<br />

> Pozzo dell'Acqua Amelia, uno degli storici pozzi situati in località Lodesana, tra le colline di Salsomaggiore Terme<br />

(PR). L'acqua che sgorga da questo pozzo, chiamata “salsobromoiodica”, è usata per le cure termali. L’amico Omar<br />

è riuscito a dare ad un panorama che nella zona è molto riprodotto, una tensione emotiva non indifferente,<br />

utilizzando un sistema di ripresa all’infrarosso (di cui parliamo in modo esauriente nell’articolo di tecnica, dalla<br />

pagina 64 di questo stesso numero). <<br />

22 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Angelo Abate<br />

Campagna (SA)<br />

Fotocamera Nikon D3100<br />

Obiettivo AF­S DX Micro Nikkor 40mm f/2.8G<br />

Dati di scatto f/2,8 ­ 1sec ­ 100ISO<br />

Fabio<br />

Bertini<br />

San Daniele<br />

del Friuli (UD)<br />

Fotocamera<br />

Nikon D7000<br />

Obiettivo Nikon AF<br />

DX 10.5mm f/2.8 G<br />

ED Fisheye<br />

Dati di scatto<br />

f/8 ­ 1/250sec ­<br />

100ISO ­1.33 EV<br />

> L'Auditorio di<br />

Santa Cruz de<br />

Tenerife, uno dei<br />

simboli delle<br />

Canarie. Opera<br />

dell’architetto<br />

Santiago<br />

Calatrava, ne è<br />

stata iniziata la<br />

costruzione nel<br />

1997 ed è stato<br />

inaugurato nel<br />

2003. <<br />

> Non sappiamo come il nostro lettore Angelo abbia potuto realizzare questa immagine. Però<br />

bisogna riconoscere che gli spazi, i colori e tutto il “ritmo” della composizione è da maestro. <<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 23


Federico Lenzi<br />

Biban di Carbonera (TV)<br />

Fotocamera Canon EOS 5D Mark II<br />

Obiettivo Canon 24­105mm f/4 IS USM<br />

Dati di scatto f/4,5 ­ 1/1250sec ­ 2000ISO<br />

> “Ero in Camargue per seguire un workshop fotografico, un regalo di mia moglie, e mi sono trovato davanti a questo<br />

spettacolo. Non smetterò mai di ringraziarla!”, dice il nostro lettore Federico. In effetti, di tante foto di cavalli della Camargue<br />

non avevamo ancora vista una “trottata” con così tanto movimento... <<br />

Riccardo<br />

Vittorini<br />

Sutri (VT)<br />

Fotocamera<br />

Nikon D7000<br />

Focale AF­S DX Nikkor 18­<br />

105mm f/3.5­5.6G ED VR<br />

Dati di scatto<br />

f/8 ­ 1/160sec ­ 400ISO<br />

> “Mi è piaciuta la<br />

prospettiva dello<br />

scambio che divide i<br />

binari all'entrata di<br />

questa stazione semi<br />

abbandonata sulla Orte­<br />

Civitavecchia. Ho chiuso<br />

il diaframma a f/8 per<br />

avere una buona<br />

profondità di campo e,<br />

poichè scattavo a mano<br />

libera, ho alzato un po'<br />

gli ISO per assicurarmi<br />

un tempo di scatto che<br />

scongiurasse il micro<br />

mosso.” <<br />

24 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Veronica Liuzzi<br />

Fragnano (TA)<br />

Fotocamera Canon EOS 550D<br />

Focale 18mm<br />

Dati di scatto f/4 ­ 1/40sec ­ 100ISO<br />

> La nostra lettrice ha realizzato una poetica inquadratura, di sapore femminile anche nella scelta dell’alzata di veste... Non è<br />

facile che riescano immagini come questa: notate l’orizzonte dove e come taglia l’inquadratura e la figura femminile. <<br />

Federico<br />

Dessardo<br />

Trieste<br />

Fotocamera Canon EOS 5D<br />

Obiettivo Canon<br />

EF 17­40mm f/4L USM<br />

Dati di scatto<br />

f/8 ­ 1/50sec ­ 150ISO<br />

> Questa foto, scattata<br />

sotto al pontile della<br />

spiaggia di Marina di<br />

Vasto (CH), costituisce<br />

un’alternativa originale<br />

alle solite inquadrature<br />

che si basano su<br />

cancellate e ponti per<br />

catturare il punto di<br />

fuga. In questo caso<br />

l’infilata centrale delle<br />

campate dei piloni di<br />

sostegno sembra<br />

proprio inabissarsi al<br />

centro, e gli spruzzi delle<br />

onde danno ulteriore<br />

movimento al tutto. <<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 25


Foveon X3 Quattro<br />

Risoluzione: + 30%<br />

Recentemente Sigma ha presentato sul mercato le nuove<br />

compatte della serie DP, dotate di un nuovo tipo di sensore<br />

fotografico, il Foveon X3 Quattro, che si presenta migliorato<br />

rispetto al precedente Foveon X3 e con speciali caratteristiche,<br />

che andiamo ad analizzare in dettaglio.<br />

di Francesco Lerteri<br />

Ricordiamo brevemente le<br />

caratteristiche dei sensori<br />

di immagine. I sensori si<br />

dividono in due tipi<br />

fondamentali: a) sensori CCD –<br />

assimilabili ad uno shift register<br />

sono i primi sensori realizzati<br />

(possiamo prendere come data di<br />

produzione gli anni ottanta) e<br />

sono ancora utilizzati<br />

principalmente nelle compatte di<br />

fascia bassa, sul medio formato o<br />

per usi speciali; b) sensori CMOS –<br />

basati sulla tecnologia dei<br />

transistor complementari. La<br />

ridotta area necessaria a questa<br />

tecnologia permette di realizzare i<br />

dispositivi in piccoli spazi. I<br />

“normali” sensori di CCD e CMOS<br />

utilizzano, per interpretare il<br />

colore dell’immagine, una griglia a<br />

colori primari. I singoli pixel sono<br />

raggruppati e per ogni gruppo i<br />

diversi pixel sono specializzati alla<br />

cattura dei diversi colori primari<br />

secondo lo schema scelto dai<br />

singoli costruttori di fotocamere (il<br />

più diffuso è la matrice di Bayer);<br />

questa scelta risulta economica<br />

ma successivamente il processore<br />

della fotocamera deve provvedere<br />

alla corretta ricostruzione dei<br />

colori dell’intera immagine<br />

tramite uno specifico algoritmo. I<br />

sensori di tipo Foveon X3 invece<br />

utilizzano uno strato fotosensibile<br />

diverso per ogni colore<br />

fondamentale e vogliamo<br />

analizzare le loro caratteristiche.<br />

Iniziamo dal sensore Foveon X3.<br />

Questo sensore è stato sviluppato<br />

da Foveon Inc. che è stata<br />

successivamente integrata nel<br />

marchio industriale Sigma. La<br />

Sigma, oltre alle proprie<br />

fotocamere, che sono le uniche<br />

sul mercato ad utilizzare i sensori<br />

Foveon, produce ottiche che si<br />

possono utilizzare anche su<br />

fotocamere di marchi diversi.<br />

Precisiamo subito che sia sul sito<br />

dei sensori Foveon (www.foveon.<br />

com) che sul sito della Sigma<br />

(www.sigmaphoto.com)<br />

è possibile trovare un buon<br />

numero di informazioni sui dati<br />

tecnici dei dispositivi utilizzati.<br />

26 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Raramente si trovano un numero<br />

così abbondante di informazioni;<br />

sono presenti anche un discreto<br />

numero di pagine interattive per<br />

simularne il funzionamento.<br />

Invitiamo i lettori che vogliano<br />

approfondire maggiormente<br />

l'argomento a visitare i siti citati.<br />

Per ora ci limitiamo ad estrapolare<br />

le informazioni che ci possono<br />

maggiormente interessare come il<br />

confronto con altri sensori dotati<br />

delle stesse caratteristiche. I dati<br />

del confronto sono forniti dalla<br />

stessa Foveon e potrebbero<br />

essere considerati di parte ma non<br />

per quanto riguarda le misure<br />

fatte utilizzando degli standard.<br />

Sul mercato la prima fotocamera<br />

reflex ad utilizzare il sensore<br />

Foveon X3 è stata nel 2002 la<br />

Sigma SD9; la più recente reflex<br />

che utilizza il sensore Foveon X3 è<br />

invece la Sigma SD1 Merrill. Nel<br />

2006 è stata lanciata la serie “DP”<br />

di compatte con sensore Foveon<br />

X3 di taglia APS­C che ha avuto<br />

varie generazioni fino a quella<br />

attuale che conta le tre compatte<br />

DP1 Quattro, DP2 Quattro e DP3<br />

Quattro (in pratica la stessa<br />

fotocamere ma con tre diversi tipi<br />

di ottiche: grandangolare,<br />

standard e tele). Nella struttura<br />

del sensore Foveon X3,<br />

analogamente alle pellicole<br />

fotografiche, ogni singolo pixel è<br />

formato da diversi strati di<br />

materiale fotosensibile che<br />

permettono di catturare la luce<br />

incidente secondo i tre colori<br />

fondamentali. Il primo strato<br />

assorbe la luce nella lunghezza<br />

d'onda del colore blu e lascia<br />

transitare verso gli strati più<br />

profondi gli altri colori<br />

fondamentali. Il secondo strato<br />

assorbe il verde e lascia transitare<br />

il colore rosso verso lo strato più<br />

profondo. Utilizzando questo tipo<br />

di tecnologia per ogni pixel<br />

abbiamo direttamente tre<br />

informazioni da gestire in modo<br />

appropriato. I tre strati di silicio,<br />

ognuno con le caratteristiche<br />

appena citate, sono “sepolti” a<br />

diverse profondità all'interno del<br />

cristallo di silicio. La penetrazione<br />

dei fotoni nei singoli strati di silicio<br />

determina la sua sensibilità<br />

spettrale e di conseguenza quella<br />

dell'intero dispositivo. A parità di<br />

area di silicio utilizzato, questa<br />

parità ci permette di confrontare i<br />

risultati per i diversi tipi di sensore<br />

che stiamo considerando. L'unico<br />

modo che abbiamo a disposizione<br />

per ottenere più informazioni<br />

rimane quello di utilizzare più<br />

strati. Il singolo elemento sensibile<br />

alla luce che ci permette di<br />

Fotocamera reflex<br />

Sigma SD1 Merril con<br />

sensore Foveon X3.<br />

Fotocamera Sigma<br />

DP2 Quattro con il<br />

nuovo sensore<br />

Foveon X3 Quattro.<br />

Anche questa<br />

fotocamera utilizza<br />

un sensore formato<br />

APS-C.<br />

Fotocamera Sensore Tipo di sensore Indice<br />

di metamerismo<br />

Kodak DCS­460 Kodak CCD 0.2974<br />

(dorso digitale da aggiungere<br />

ad una fotocamera reflex)<br />

Concord EyeQ Agilent<br />

di tipo professionale<br />

CMOS 0.2873<br />

(fotocamera digitale compatta)<br />

Sigma SD9 Foveon X3 – F CMOS 0.1999<br />

(fotocamera digitale reflex)<br />

HP 618 Sony ICX­284 CCD 0.1802<br />

(fotocamera digitale<br />

compatta)<br />

ricavare una tensione al variare<br />

dei fotoni incidenti sulla superficie<br />

è assimilabile ad un fotodiodo. Il<br />

fotodiodo è un dispositivo a due<br />

terminali che quando viene<br />

colpito dalla luce produce una<br />

tensione che è proporzionale alla<br />

luce incidente sulla superficie<br />

esterna. Ovviamente quando<br />

vengono costruiti più elementi<br />

fotosensibili sulla stessa superficie<br />

abbiamo bisogno di avere a<br />

disposizione una coppia di<br />

terminali per ogni elemento. In<br />

pratica questa necessità ci riduce<br />

l'area efficace per ogni elemento<br />

fotosensibile. Del resto nelle<br />

macchine fotografiche digitali<br />

oltre alla dimensione del sensore<br />

utilizzato per acquisire l'immagine<br />

sarebbe molto significativo se i<br />

costruttori fornissero le effettive<br />

dimensioni di ogni singolo pixel.<br />

Purtroppo questo dato è quasi<br />

sempre non fornito ed un<br />

confronto “esatto” tra due diversi<br />

sensori è praticamente<br />

impossibile. I costruttori per i<br />

sensori di acquisizione delle<br />

immagini forniscono il numero dei<br />

Megapixel utilizzati; ma questo è<br />

sempre un dato che va<br />

ulteriormente elaborato in<br />

funzione della struttura completa<br />

del sensore della fotocamera.<br />

Il sito fornisce i dati per il<br />

confronto tra vari sensori secondo<br />

lo standard ISO TC42/WG18<br />

17321 WD4 per le tecnologie<br />

grafiche e per la fotografia che usa<br />

lo spettro dei vari colori primari.<br />

Questo standard usa come<br />

parametro l'indice di<br />

Metamerismo per fotocamere<br />

digitali (Digital Camera Sensitivity<br />

Metamerism Index). Questo indice<br />

mostra come una fotocamera<br />

digitale è in grado di analizzare<br />

una scena. In pratica l'indice<br />

corrisponde all'errore tra le<br />

funzioni RGB e la sensibilità<br />

spettrale della fotocamera<br />

quando si utilizza un metodo<br />

standardizzato. Più il valore è<br />

piccolo e migliore è la qualità del<br />

sensore preso in esame.<br />

Per migliorare l'accuratezza dei<br />

colori e minimizzare il rumore si<br />

possono aggiungere al sensore dei<br />

filtri. Rispetto ai sensori a matrice<br />

di Bayer, dove servono dei filtri<br />

diversi per ogni colore<br />

fondamentale, per i sensori<br />

Foveon basta un solo tipo di filtro<br />

per tutti i pixel del sensore.<br />

Ricordiamo che in generale per<br />

migliorare la ripresa vengono<br />

aggiunti dei filtri che riducono gli<br />

ultravioletti (UV) e gli infrarossi<br />

(IR). Ovviamente il confronto per<br />

essere efficace va fatto q<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 27


escludendo questi filtri.<br />

Nel confronto è stata utilizzata la<br />

fotocamera Sigma SD9 con un<br />

sensore di acquisizione di 1536 x<br />

2304 pixel per ogni colore<br />

primario (circa 3,5 Megapixel). Se<br />

moltiplichiamo per i tre strati che<br />

formano il sensore abbiamo circa<br />

10,5 Megapixel. Viene fatto<br />

notare che la quasi totalità dei<br />

sensori CMOS utilizza il modello a<br />

matrice di Bayer 2 x 2 (vista la<br />

maggiore sensibilità dell'occhio<br />

umano al verde si utilizzano 2<br />

pixel per il verde ed uno ciascuno<br />

per il rosso ed il blu). Questa<br />

struttura è quella che ha dato i<br />

migliori risultati per il rapporto<br />

segnale­rumore. In questo modo<br />

però ogni pixel riceve solo un<br />

terzo dell'informazione presente<br />

sulla superficie del sensore.<br />

Ricordiamo che una immagine è<br />

formata da due diverse<br />

informazioni: la cromaticità (le<br />

informazioni sui colori della scena)<br />

e la luminanza (le informazioni<br />

sulla quantità di luce). L'occhio<br />

umano quando si trova in scarse<br />

condizioni di illuminazione<br />

continua a percepire la scena ma<br />

la vede in bianco e nero; perde la<br />

visione dei colori. Possiamo quindi<br />

affermare che il sistema visivo<br />

umano è più sensibile alla<br />

luminanza della scena cioè riesce<br />

ad analizzare meglio la nitidezza<br />

che non la cromaticità. Per i<br />

sensori di acquisizione delle<br />

immagini la luminanza non è<br />

ripartita in parti uguali: infatti<br />

scindendo l'informazione per ogni<br />

singola componente RGB (RED =<br />

ROSSO, GREEN = VERDE, BLUE =<br />

BLU) troviamo che per un tipico<br />

sensore Bayer (25% R, 50% G, 25%<br />

B) la seguente formula determina<br />

la luminanza Y:<br />

Y = R / 3 + G + B / 10<br />

Questa equazione dimostra come<br />

il segnale di luminanza è dovuto in<br />

modo dominante dalla<br />

componente verde dello spettro<br />

mentre la parte meno significativa<br />

è dovuta alla componente blu.<br />

Per la tecnologia Foveon ogni pixel<br />

fornisce tutte le informazioni,<br />

quindi anche l'informazione della<br />

luminanza. I risultati sono quindi<br />

immagini con maggiori<br />

informazioni per la luminanza<br />

rispetto ad un sensore che utilizza<br />

la matrice di Bayer. Inoltre questi<br />

sensori devono ricostruire,<br />

attraverso una routine di<br />

interpolazione chiamata<br />

“demosaicizzazione”, le<br />

informazioni mancanti per ogni<br />

gruppo di 4 pixel. Questo processo<br />

Luce incidente Luce incidente Luce incidente<br />

1<br />

Pellicola fotografica<br />

a colori<br />

Sopra:<br />

1 - Le pellicole a colori<br />

utilizzano tre strati di elementi<br />

fotosensibili (uno per ogni<br />

colore fondamentale).<br />

2 - Il sensore Foveon utilizza la<br />

stessa struttura.<br />

3 - I sensori a matrice di Bayer<br />

utilizzano un solo strato diviso<br />

tra i colori fondamentali<br />

I sensori Foveon<br />

sono formati per<br />

ogni pixel da tre<br />

strati fotosensibili<br />

sovrapposti, uno per<br />

ogni colore<br />

fondamentale, così<br />

da catturare tre<br />

informazioni<br />

separate. A destra:<br />

schema del sensore<br />

Foveon X3.<br />

è particolarmente evidente con<br />

particolari tipi d'immagine, ad<br />

esempio per delle sottili linee<br />

nere su fondo chiaro. Per ovviare<br />

a questo inconveniente molte<br />

fotocamere introducono dei filtri<br />

di sfocatura (filtri passa basso) per<br />

compensare le informazioni<br />

mancanti. Questi filtri riducono i<br />

disturbi della demosaicizzazione<br />

Sensori di tipo Foveon<br />

Nitidezza delle immagini<br />

molto superiore<br />

Dimensione massima del sensore più<br />

piccola (APS­C)<br />

Costi maggiori<br />

Velocità di elaborazione<br />

delle immagini minore<br />

Estensione gamma ISO minore<br />

Morbidezza delle zone<br />

ad alto contrasto superiore<br />

Qualità delle immagini superiore<br />

2<br />

Sensore di tipo<br />

Foveon<br />

ma introducono un<br />

ammorbidimento generale<br />

dell'immagine che riduce<br />

ulteriormente la nitidezza e la<br />

risoluzione della fotocamera.<br />

Come detto la maggior parte<br />

dell'informazione per la luminanza<br />

è compresa nel colore verde ma si<br />

possono utilizzare anche le<br />

informazioni per la luminanza<br />

Sensori di tipo CMOS<br />

Nitidezza delle immagini inferiore<br />

Dimensione massima del sensore più<br />

grande (medio formato)<br />

Costi minori<br />

Velocità di elaborazione<br />

delle immagini maggiore<br />

Estensione gamma ISO maggiore<br />

Morbidezza delle zone ad<br />

alto contrasto inferiore<br />

Qualità delle immagini inferiore<br />

3<br />

strato sensibile<br />

Sensore a<br />

matrice di Bayer<br />

degli altri colori. Sommando tutte<br />

le informazioni abbiamo un altro<br />

vantaggio per il sistema Foveon.<br />

di seguito Viene presentato il<br />

confronto fotografico, a parità di<br />

condizione di ripresa (stesse<br />

ottiche, dimensioni dei pixel,<br />

esposizione, velocità ISO), tra un<br />

normale sensore CMOS, un<br />

sensore CMOS con l'aggiunta di<br />

un filtro passa­basso ed un<br />

sensore Foveon. I risultati per<br />

quanto riguarda la nitidezza<br />

dell'immagine sono sicuramente a<br />

favore del sensore Foveon. Nella<br />

figura vediamo il risultato del<br />

confronto: l'immagine A) è<br />

abbastanza nitida ma presenta<br />

degli errori di acquisizione (le<br />

righe intorno al pinguino sono<br />

distorte). L'immagine B) non<br />

presenta più errori di acquisizione<br />

ma risulta troppo morbida.<br />

L'immagine C) è decisamente la<br />

migliore per la nitidezza. Se si<br />

vanno ad analizzare le singole<br />

componenti cromatiche nei file di<br />

28 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Alto<br />

Medio<br />

Basso<br />

SENSORE CMOS<br />

RISOLUZIONE<br />

Fotodiodo<br />

Pixel Pixel Pixel<br />

Silicio drogato P<br />

Silicio drogato N<br />

0.2 micro<br />

0.6 micro<br />

2 micro<br />

20 Mega­pixel<br />

4,9 Mega­pixel<br />

4,9 Mega­pixel<br />

STRUTTURA FOVEON 1:1:4:<br />

SENSORE FOVEON<br />

DATI COLORE<br />

B­Blue<br />

G­Green<br />

R­Red<br />

Struttura del Foveon X3 Quattro: il primo strato (in alto) ha una risoluzione di 20 Megapixel e cattura luminanza<br />

e componente Blu, il secondo strato (medio) ha una risoluzione di 4,9 Megapixel e cattura la componente<br />

Verde, il terzo strato (basso) ha una risoluzione di 4,9 Megapixel e cattura la componente Rossa.<br />

Pixel<br />

Fotodiodo 3<br />

Fotodiodo 2<br />

Fotodiodo 1<br />

Sul sensore, a parità di area, per ogni pixel la struttura<br />

CMOS è meno profonda della struttura FOVEON.<br />

Inoltre sono necessari meno contatti per leggere i segnali.<br />

A B C<br />

CMOS CMOS con filtro FOVEON<br />

Confronto dei risultati per: A. Sensore di tipo CMOS, B. Sensore di tipo CMOS con filtro di sfocatura,<br />

C. Sensore di tipo Foveon. La maggiore nitidezza del sensore Foveon risulta evidente<br />

Un esempio<br />

di fotografia<br />

eseguita con<br />

il nuovo sensore<br />

Foveon X3<br />

Quattro.<br />

Vanno<br />

evidenziati gli<br />

altissimi livelli<br />

di nitidezza<br />

raggiunti in<br />

questo scatto<br />

che mostra<br />

anche i<br />

particolari<br />

ingranditi del<br />

capo di una Gru<br />

Coronata.<br />

tipo RAW vediamo inoltre che i<br />

sensori CMOS presentano delle<br />

“frange” che non corrispondono<br />

alla realtà. Riassumiamo infine<br />

nella tabella qui a fianco un<br />

confronto tra le caratteristiche dei<br />

due tipi di sensori ma prima<br />

ricordiamo che il sensore non può<br />

essere analizzato se non nello<br />

stesso contesto che comprende la<br />

fotocamera nella sua<br />

completezza. Per una prova della<br />

reflex Sigma SD1 Merrill si può<br />

consultare la rivista <strong>Fotografare</strong> di<br />

Agosto 2012. Il nuovo sensore<br />

Foveon X3 Quattro è l'ultima<br />

generazione del sensore Foveon.<br />

Mantenendo le caratteristiche<br />

distintive dei suoi predecessori la<br />

qualità dell'immagine è stata<br />

ancora migliorata. La risoluzione è<br />

stata aumentata del 30%.<br />

Per questo sensore è stata<br />

adottata una struttura 1: 1: 4 per<br />

ogni singolo pixel di colore rosso,<br />

verde e blu rispettivamente. In<br />

pratica il primo strato, ad alta<br />

risoluzione (20 Mega­pixel)<br />

rispetto ai seguenti (4,9 Megapixel),<br />

cattura la luminosità della<br />

scena e le informazioni per il<br />

colore blu mentre i due strati<br />

sepolti catturano solo le<br />

informazioni per il proprio colore.<br />

Catturare le informazioni su un<br />

solo strato migliora le<br />

caratteristiche del rapporto<br />

segnale­rumore e permette inoltre<br />

l'elaborazione ad alta velocità dei<br />

singoli segnali per il colore. Va<br />

notato che il sensore Foveon è<br />

l'unico che cattura le immagini in<br />

verticale invece che in orizzontale.<br />

Sviluppato specificatamente per il<br />

sensore è stato presentato il<br />

nuovo processore TRUE III (Three­<br />

Layer Responsive Ultimate<br />

Engine). Questo processore di<br />

immagine è una evoluzione del<br />

precedente che permette di<br />

gestire, utilizzando un elaboratore<br />

a 14 bit, i complessi dati<br />

provenienti dal sensore e ci<br />

restituisce le immagini acquisite al<br />

meglio della loro definizione.<br />

Questo sensore, secondo la casa<br />

produttrice Sigma, cattura piccoli<br />

soggetti con elevata precisione. Le<br />

caratteristiche dell'immagine sono<br />

riprodotte fedelmente e<br />

migliorano quelle delle vecchie<br />

generazioni di sensori. Resta il<br />

fatto che in effetti è stata rilevata<br />

una scarsa risposta del sensore in<br />

questione nei confronti del colore<br />

rosso. Personalmente riconosco<br />

l'elevata qualità delle immagini<br />

catturate ma per la scelta di una<br />

fotocamera bisogna tenere in<br />

conto molti altri fattori che<br />

possono influenzarla. ■<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 29


Franco Fontana<br />

Full Color<br />

Dove: Palazzo Incontro, Via dei<br />

Prefetti 22 ­ Roma<br />

Apertura al pubblico: dal 15<br />

ottobre <strong>2014</strong> all’11 gennaio 2015<br />

Orari: martedì/domenica 11­19<br />

Ingresso: 8 euro (ridotto 6)<br />

www.fandangoincontro.it<br />

La prima grande retrospettiva<br />

a Roma di Franco Fontana,<br />

130 fotografie che<br />

raccontano la sua lunghissima<br />

storia di fotografo conosciuto in<br />

tutto il mondo. Dopo il successo<br />

ottenuto a Venezia, dove la<br />

mostra è stata realizzata alla Casa<br />

dei Tre Oci, l'esposizione è giunta<br />

a Roma. La mostra, curata da<br />

Denis Curti, è promossa dalla<br />

Regione Lazio nell’ambito del<br />

Progetto ABC Arte Bellezza<br />

Cultura e organizzata da Civita.<br />

Colori accesi, brillanti, talmente<br />

vibranti da apparire irreali.<br />

Composizioni ritmate da linee e<br />

piani sovrapposti, geometrie<br />

costruite sulla luce. Paesaggi<br />

iperreali, più veri del vero,<br />

surreali, sospesi, spesso<br />

impossibili. Proporzioni<br />

ingannevoli in cui non c’è spazio<br />

per l’uomo. Figure umane svelate<br />

in negativo, sublimate in ombre<br />

lunghe. Presenza e assenza<br />

contemporaneamente. Corpi<br />

come paesaggi, e pianure e<br />

colline dai contorni antropomorfi.<br />

Questi sono i tratti distintivi che<br />

rimandano immediatamente ed<br />

in modo inequivocabile al<br />

linguaggio visivo di Franco<br />

Fontana. Suddivisa in diverse<br />

sezioni tematiche, la mostra<br />

propone i paesaggi degli esordi<br />

(anni ‘60) passando per le diverse<br />

ricerche dedicate ai paesaggi<br />

urbani, le piscine e il mare. Nato<br />

nel 1933 a Modena, città dove si<br />

riscontra già dall’inizio del<br />

Novecento una tradizione<br />

fotografica piuttosto radicata,<br />

Franco Fontana si avvicina alla<br />

fotografia nei primi anni Sessanta<br />

del secolo scorso, secondo un<br />

percorso comune a molti della<br />

sua generazione, ossia<br />

dall’esperienza della fotografia<br />

amatoriale, ma in una città che è<br />

culturalmente molto attiva,<br />

animata da un gruppo di artisti di<br />

matrice concettuale, seppure<br />

ancora agli esordi, tra cui vi sono<br />

Franco Vaccari, Claudio<br />

Parmeggiani, Luigi Ghirri e Franco<br />

Guerzoni. Finché nel 2000<br />

Fontana inizia la serie dei<br />

Paesaggi Immaginari, in cui la<br />

prevalenza dell’invenzione sul<br />

reale arriva ai massimi livelli,<br />

rendendo chiaramente manifesto<br />

il sottile inganno teorico sotteso<br />

alla produzione precedente. In<br />

questo caso, il fotografo, che non<br />

disdegna la tecnologia digitale,<br />

riafferma la propria libertà<br />

interpretativa della realtà tramite<br />

l’immaginazione. La sua lunga<br />

carriera è costellata di<br />

riconoscimenti, premi e<br />

onorificenze in tutto il mondo;<br />

sono più di quattrocento le<br />

mostre in cui sono state esposte<br />

le sue fotografie e più di quaranta<br />

i volumi pubblicati. ■<br />

Texas, 1969. Questa è<br />

una delle classiche<br />

inquadrature che fanno<br />

dell’arte fotografica di<br />

Fontana una delle più<br />

apprezzate, segnate da<br />

uno stile inconfondibile.<br />

Copyright F. Fontana<br />

30 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


W. Klein ha diretto numerosi documentari ed ha prodotto oltre<br />

250 spot televisivi. Benché nato negli Stati Uniti, Klein ha vissuto<br />

e lavorato in Francia fin da giovanissimo. Il suo lavoro è talvolta<br />

apertamente critico della società e della politica estera<br />

americane: il critico cinematografico Jonathan Rosenbaum<br />

scrisse che la satira Mr. Freedom realizzata da Klein nel 1968 era<br />

probabilmente il film più antiamericano mai realizzato.<br />

William Klein<br />

ABC<br />

Dove: Palazzo della Ragione, Piazza<br />

dei Mercanti 1 ­ Milano<br />

Apertura al pubblico: dal 25<br />

novembre <strong>2014</strong> al 26 aprile 2015<br />

Orari: n.p.<br />

Ingresso: n.p.<br />

www.fondazionefotografia.org<br />

Al Palazzo della Ragione di<br />

Milano sarà allestita la<br />

mostra, ABC di William<br />

Klein. L’esposizione è una<br />

retrospettiva che racchiude il<br />

lavoro dell’eclettico artista, non<br />

solo fotografo, ma anche<br />

cineasta, designer e scrittore.<br />

William Klein è nato a New York<br />

nel 1928 da una povera famiglia<br />

ebrea. All'età di 14 anni entrò<br />

nel City College di New York,<br />

dove studiò sociologia. Si<br />

arruolò nell'esercito e fu<br />

mandato prima in Germania poi<br />

in Francia, dove si sarebbe<br />

definitivamente stabilito a Parigi<br />

una volta congedato. Nel 1948<br />

Klein si iscrisse alla Sorbona,<br />

dove si interessò di pittura e<br />

scultura. Espose le sue opere in<br />

diverse occasioni e fu in una di<br />

queste, incentrata sull'arte<br />

cinetica, che conobbe Alexander<br />

Liberman, il direttore artistico di<br />

Vogue. Per diventare pittore<br />

aveva in precedenza studiato<br />

presso Fernand Léger. Dopo<br />

aver iniziato come pittore,<br />

decise di spostare la sua<br />

attenzione sul mondo della<br />

Dopo aver iniziato come pittore,<br />

decise di spostare la sua<br />

attenzione sul mondo della<br />

fotografia e divenne appunto<br />

un quotato fotografo di moda<br />

per la prestigiosa rivista Vogue.<br />

Il lavoro di Klein era considerato<br />

rivoluzionario per il suo<br />

“approccio ambivalente ed<br />

ironico al mondo della moda“,<br />

per il suo “rifiuto senza<br />

compromessi delle regole<br />

prevalentemente accettate<br />

della fotografia”. Raggiunge<br />

Fellini a Roma per fargli da<br />

assistente alla fine degli anni<br />

’50: si avvicina infatti al cinema<br />

al quale si dedicherà in maniera<br />

esclusiva per alcuni anni. Negli<br />

anni ’80 torna alla fotografia e<br />

pubblica numerosi libri. Questa<br />

che presentiamo è una mostra<br />

interessante per chi vuole<br />

vedere la fotografia con altri<br />

occhi, fuori dal comune, un<br />

connubio tra pittura e<br />

fotografia. William Klein sfugge<br />

a tutte le etichette e sorprende<br />

sempre con il suo sguardo alla<br />

ricerca di nuove visioni da<br />

realizzare. Klein è conosciuto<br />

per il suo approccio ironico sia<br />

per quanto riguarda i media<br />

che per il suo utilizzo estensivo<br />

di tecniche fotografiche inusuali<br />

nel contesto del<br />

fotogiornalismo e della<br />

fotografia di moda. È stato<br />

messo al venticinquesimo posto<br />

fra i cento fotografi più influenti<br />

da parte della rivista<br />

Professional Photographer<br />

Magazine. ■<br />

Walter Bonatti<br />

Nei grandi spazi<br />

Dove: Palazzo della Ragione, Piazza<br />

dei Mercanti 1 ­ Milano<br />

Apertura al pubblico: dal 25<br />

novembre <strong>2014</strong> al 26 aprile 2015<br />

Orari: n.p.<br />

Ingresso: n.p.<br />

www.fondazionefotografia.org<br />

Walter Bonatti (Bergamo<br />

1930 ­ Roma 2011) è<br />

riuscito a conquistarsi<br />

un privilegio raro: la possibilità di<br />

vivere due vite. Dopo la stagione<br />

delle scalate, che lo hanno reso<br />

uno dei protagonisti della storia<br />

dell’alpinismo, ha deciso di<br />

cambiare i suoi orizzonti e<br />

mettersi in cammino alla volta<br />

delle regioni più lontane e<br />

affascinanti del pianeta<br />

dimostrando con il suo esempio,<br />

le sue parole e soprattutto le sue<br />

immagini come l’uomo sia parte<br />

della natura. I suoi reportage<br />

fotografici lo hanno fatto<br />

diventare un mito del nostro<br />

tempo, e un riferimento assoluto<br />

anche per i giovani di una vita<br />

vissuta in armonia. In un<br />

montaggio innovativo di testi,<br />

oggetti e immagini, la mostra<br />

ricostruisce lo spirito e il senso di<br />

un’esperienza così particolare<br />

come quella di Walter Bonatti:<br />

cosa significhi percorrere e<br />

“abitare” i grandi spazi. Era<br />

soprannominato "il re delle<br />

Alpi". Nel 1954 partecipa alla<br />

spedizione italiana capitanata da<br />

Ardito Desio, che porterà Achille<br />

Compagnoni e Lino Lacedelli<br />

sulla cima del K2; con i suoi 24<br />

anni è il più giovane della<br />

spedizione. Il giorno prima che<br />

Lacedelli e Compagnoni<br />

raggiungano la vetta, Walter<br />

Bonatti scende dall'ottavo<br />

campo verso il settimo per<br />

recuperare le bombole<br />

d'ossigeno lasciate lì la sera<br />

prima da altri compagni. Con<br />

questo carico sulle spalle, risale<br />

fino all'ottavo campo e di lì fino<br />

al luogo in cui Compagnoni e<br />

Lacedelli avrebbero dovuto<br />

allestire il nono campo. I due<br />

però non allestiscono il campo<br />

dov'era stato previsto. Bonatti<br />

riesce ad arrivare nei pressi del<br />

luogo concordato, ma non viene<br />

aiutato da Compagnoni e<br />

Lacedelli, che invece d'indicargli<br />

la strada per la tenda si limitano<br />

a suggerire da lontano di lasciare<br />

l'ossigeno e tornare indietro;<br />

cosa impossibile, visto il buio che<br />

incombe, l'enorme sforzo che<br />

già ha sostenuto dalle prime ore<br />

del giorno, a quelle quote<br />

impervie e su quei terreni<br />

inviolati. Il calare delle tenebre<br />

rende a Bonatti impossibile<br />

individuare la tenda dei due di<br />

testa; si ritrova così solo con uno<br />

sherpa a dover affrontare una<br />

notte nella "zona della morte"<br />

con temperature stimate intorno<br />

ai ­50 °C, senza tenda, sacco a<br />

pelo o altro mezzo per potersi<br />

riparare. Bonatti, guida alpina, è<br />

stato autore di molti libri e<br />

reportage nei quali ha narrato le<br />

sue esperienze d'esplorazione<br />

nelle regioni più impervie del<br />

mondo in qualità d'inviato del<br />

settimanale Epoca. ■<br />

Chi più alto sale,<br />

più lontano vede.<br />

Chi più lontano vede,<br />

più a lungo sogna.<br />

Walter Bonatti.<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 31


L'Associazione Sportiva Amici dell'Autodromo<br />

di Monza organizza un Concorso<br />

fotografico aperto a tutti, soci e non<br />

soci, sui temi: "L’ AUTODROMO DI MON-<br />

ZA, nei suoi aspetti sportivi, spettacolari,<br />

ambientali folkloristici e di costume.”<br />

“IL PARCO DI MONZA , un patrimonio<br />

da valorizzare.” Il concorso è articolato<br />

nelle seguenti sezioni: A1) L’Autodromo<br />

di Monza: Sezione stampe in bianco<br />

e nero/Sezione stampe a colori/Sezione<br />

fotografi professionisti (si definisce<br />

tale chi accede ai recinti riservati in<br />

Autodromo e pubblica foto sulla stampa<br />

o su Internet ricevendone un compenso).<br />

In ognuna delle tre sezioni è<br />

compresa la sequenza o racconto fotografico<br />

(con un massimo di 5 foto).<br />

A2) Sezione speciale a tema: “Il cielo e<br />

le nuvole sopra l’Autodromo 365 giorni<br />

all’anno” sezione unica stampe in<br />

bianco nero e colore. B) Il Parco di Monza:<br />

Sezione unica stampe in bianco e<br />

nero e stampe a colori. Ogni concorrente<br />

può partecipare con un massimo tassativo<br />

(pena l’esclusione) di 5 opere inedite<br />

per ogni sezione (la sequenza conta<br />

come 1 opera), anche con immagini<br />

riferite ad avvenimenti anteriori al <strong>2014</strong>.<br />

Le stampe, non montate, dovranno avere<br />

il lato maggiore di 30cm (il formato<br />

consigliato è 20x30cm). Sul retro di ogni<br />

stampa dovranno essere indicate le generalità<br />

dell'autore complete di indirizzo<br />

e recapito telefonico e mail; il titolo<br />

dell'opera e l'eventuale riferimento alla<br />

manifestazione a cui si riferiscono; la<br />

data di spedizione e la sezione alla quale<br />

si desidera partecipare. Ogni autore<br />

è responsabile di quanto è oggetto delle<br />

opere presentate. L'ammissione delconcorsi<br />

in italia<br />

■ GLOBAL SU WEBSITE<br />

Concorso Fotografico<br />

“Il mio sogno cinese”<br />

Ente organizzatore: Istituto Confucio -<br />

Università Cattolica del Sacro Cuore<br />

Tema: la Cina: esperienze e paesaggi<br />

da sogno<br />

Scadenza: 1 dicembre <strong>2014</strong><br />

Iscrizione: gratuita<br />

Il concorso è indirizzato ai membri dell'Alumni<br />

Association, agli studenti dell’Istituto<br />

Confucio e a quelli dell’UCSC di<br />

Miano che sono stati in Cina e/o che parteciperanno<br />

al programma Experiencing<br />

Chinese Culture <strong>2014</strong>. Gli studenti che<br />

hanno scattato delle foto per ricordare<br />

il loro soggiorno in Cina sono invitati a<br />

partecipare al concorso fotografico “Il mio<br />

sogno cinese” organizzato dall’Istituto<br />

Confucio dell’Università Cattolica del<br />

Sacro Cuore di Milano. Il tema del concorso<br />

fotografico di quest’anno è la Cina<br />

che tu hai sperimentato, quella Cina che<br />

ti ha fatto sognare, quella Cina che continuerai<br />

a sognare, quella Cina che desideri<br />

continuare a conoscere: il tuo sogno<br />

cinese! Le categorie sono le seguenti:<br />

"Esperienze da sogno"; "Paesaggi da<br />

sogno". Ogni partecipante può inviare<br />

fino ad un massimo di tre fotografie. Per<br />

partecipare al concorso mandate via e-<br />

mail (indirizzo: istituto.confucio@unicatt.it<br />

), entro il 1 dicembre <strong>2014</strong>: foto (risoluzione<br />

minima di 300dpi e un peso immagine<br />

minimo di 2/3MB; modulo scaricabile<br />

dal nostro sito (uno per ogni foto);<br />

liberatoria scaricabile dal nostro sito. Le 20<br />

foto migliori verranno selezionate dallo staff<br />

dell’Istituto Confucio ed esposte all’inaugurazione<br />

della mostra l’11 dicembre <strong>2014</strong> presso<br />

la sede UCSC di via Carducci 28/30 - Milano<br />

alle ore 17:00. In questa occasione, tutti<br />

i visitatori saranno invitati a votare le foto<br />

più belle, i cui autori saranno premiati. Ci<br />

sarà un vincitore per ogni categoria, un secondo<br />

e un terzo classificato.<br />

istituto.confucio@unicatt.it<br />

■ ROMAGNANO SESIA (NO)<br />

2° Concorso fotografico “La strada”<br />

Ente organizzatore:<br />

A.C. Officina Fotografica<br />

Tema: la strada<br />

Scadenza: 10 dicembre <strong>2014</strong><br />

Iscrizione: gratuita (riservato ai soci)<br />

32 fotografare | novembre <strong>2014</strong><br />

Concorso fotografico riservato ai soli soci<br />

“A.C. Officina Fotografica”di Romagnano<br />

Sesia (Novara) dal tema “La Strada”. Scopo<br />

del concorso è implementare la realizzazione<br />

di scatti fotografici, favorire la<br />

partecipazione dinamica di tutti alle attività<br />

dell’Associazione, mettere in pratica<br />

i concetti teorici imparati durante le<br />

lezioni didattiche e, attraverso la proposizione<br />

di un tema specifico, “stuzzicare”<br />

la creatività e l’estro personale di<br />

ognuno. Si ricorda che per la partecipazione<br />

dei minorenni è indispensabile l’autorizzazione<br />

di un genitore. Si ricorda di<br />

consegnare anche l’eventuale liberatoria<br />

fotografica, nel caso nelle immagini siano<br />

presenti persone. Il Concorso si articola<br />

in un’unica sezione a tema obbligato,<br />

dal titolo ”La Strada”. Si possono presentare<br />

fino a 3 fotografie. Termine ultimo<br />

per la consegna: entro e non oltre<br />

mercoledì 10 Dicembre <strong>2014</strong>. Le foto dovranno<br />

essere consegnate in formato digitale<br />

JPG a piena risoluzione, su cd, chiavetta<br />

USB o via mail a info@acofficinafotografica.it.<br />

I files dovranno così essere<br />

nominati: Cognome Nome Numero d’ordine<br />

progressivo (1,2,3) (Esempio: Bianchi<br />

Maurizio 2.JPG). La partecipazione al<br />

concorso è gratuita. Ogni autore è responsabile<br />

del contenuto delle sue opere, per<br />

quanto previsto dalla Legge . I vincitori<br />

verranno eletti mercoledì 10 Dicembre<br />

<strong>2014</strong> per mezzo di votazione globale: durante<br />

la serata verranno proiettate le foto<br />

in concorso, ed i presenti potranno votare<br />

ogni foto con un punteggio da 1 a<br />

5. I punti verranno poi sommati e vinceranno<br />

le prime 3 foto con punteggio maggiore.<br />

Premi: le foto vincitrici verranno<br />

stampate ed esposte all’interno dell’Associazione.<br />

La partecipazione al concorso<br />

implica l’accettazione del presente regolamento.<br />

In base a quanto stabilito dal<br />

D.Lgs 196/2003 art.13, i dati personali<br />

forniti dai partecipanti saranno utilizzati<br />

unicamente agli scopi del concorso. Per<br />

informazioni:<br />

info@acofficinafotografica.it<br />

■ MONZA (MI)<br />

29° Concorso Fotografico “L'Autodromo<br />

e il Parco di Monza”<br />

Ente organizzatore: Associazione Sportiva<br />

Amici dell'Autodromo di Monza<br />

Temi: l'Autodromo di Monza; il Parco di<br />

Monza<br />

Scadenza: 31 dicembre <strong>2014</strong><br />

Iscrizione: gratuita<br />

E' indetto il XXIX Concorso Fotografico<br />

“L'Autodromo e il Parco di Monza”, riservato<br />

a stampe in bianco e nero e a<br />

colori. La Giuria sarà composta da esperti<br />

del settore sportivo e fotografico, da<br />

esponenti dell'ASAAP, del comune di<br />

Monza e di comuni limitrofi, dell'Autodromo<br />

di Monza. Si premieranno gli autori<br />

delle foto ritenute più meritevoli.<br />

Che si sappia in giro<br />

State organizzando una mostra fotografica? Indite un concorso? Un workshop,<br />

un corso, una mostra­mercato fotografica? Non dimenticate di segnalarlo<br />

con notevole anticipo alla redazione di fotografare. Spazio permettendo,<br />

ne daremo segnalazione sulle pagine della rivista. Scrivete a:<br />

fotografare.novita@fotografare.com<br />

Nota: è sufficiente un testo in formato Word e due/tre foto JPEG. Le segnalazioni<br />

devono giungere in redazione almeno tre settimane prima dell’uscita<br />

del numero in edicola.<br />

le opere alla mostra e l'assegnazione dei<br />

premi sono a insindacabile giudizio della<br />

giuria. La partecipazione al concorso<br />

è totalmente gratuita. Ogni foto dovrà<br />

essere accompagnata dal cedolino allegato<br />

(anche in fotocopia) che può essere<br />

scaricato dal sito. Le opere non verranno<br />

restituite e diventeranno di proprietà<br />

dell'ASAAP che si riserva i diritti<br />

di utilizzazione dell'immagine. Una foto<br />

potrà essere scelta come soggetto di un<br />

manufatto in ceramica per il Muretto dei<br />

Campioni a Biassono. Le opere devono<br />

pervenire entro il 31 dicembre <strong>2014</strong> ad<br />

uno dei seguenti recapiti: PRO MONZA:<br />

portici comunali (ore 9-12,30; 15-18; sabato<br />

9-12), telefono 039323222; ASSO-<br />

CIAZIONE SPORTIVA AMICI DELL'AUTO-<br />

DROMO: presso la sede centrale, via Vittorio<br />

Emanuele 1 - Monza (venerdì ore<br />

21-23.30) o presso la sede del tram in<br />

Autodromo il pomeriggio del sabato e<br />

domenica, ed anche nei giorni festivi infrasettimanali.<br />

Per coloro che effettueranno<br />

l'invio a mezzo posta si raccomanda<br />

l'uso di un involucro adatto, se si effettua<br />

la spedizione per raccomandata<br />

l’indirizzo è: ASAAP c/o PROMONZA -<br />

PORTICI COMUNALI - 20900 MONZA. Le<br />

opere premiate, segnalate e ammesse<br />

verranno esposte successivamente presso<br />

sedi di rappresentanza, alla presenza<br />

della giuria e delle Autorità. Gli autori<br />

premiati verranno avvertiti telefonicamente,<br />

o per mail o posta prioritaria.<br />

L'inaugurazione e la premiazione della<br />

relativa mostra avverranno in data che<br />

sarà tempestivamente comunicata sul<br />

sito web della Associazione. Ulteriori<br />

informazioni potranno essere richieste,<br />

oltre che ai succitati indirizzi, a Roberto<br />

Summer - tel. 039.6888097 –<br />

348.7460912; Sede Monza ASAAP tel.<br />

0392315138- Sede Tram 3331782114.<br />

info@amiciautodromo.it<br />

■ GLOBAL SU WEBSITE<br />

2° Concorso Fotografico "Scorci d'autunno"<br />

Ente organizzatore: FocuSardegna<br />

Tema: autunno in Barbagia<br />

Scadenza: 16 dicembre <strong>2014</strong><br />

Iscrizione: gratuita<br />

Concorso legato alla manifestazione<br />

Autunno in Barbagia - Cortes Apertas.<br />

Dopo il successo della prima edizione<br />

di “Scorci d’autunno”, e di “Scatta l’Isola<br />

a 360°” FocuSardegna ripropone


il concorso fotografico on line volto a<br />

raccogliere i momenti più belli e significativi<br />

della manifestazione “Autunno<br />

in Barbagia (Cortes Apertas)”. Lo scopo<br />

è quello di raccontare gli eventi attraverso<br />

scatti fotografici legati alla tradizione,<br />

possibilmente accompagnando<br />

l’immagine con una breve frase, un<br />

aneddoto o comunque una piccola parte<br />

di testo che sia legato allo spirito della<br />

manifestazione. Il concorso si svolgerà<br />

su due differenti piattaforme: Facebook<br />

e Instagram per un totale di tre<br />

premi selezionati dalla giuria popolare<br />

e da quella di FocuSardegna. Novità di<br />

questa edizione: si partecipa anche con<br />

i video su Instagram! Inizio concorso:<br />

5 settembre <strong>2014</strong>. Fine concorso: 16 dicembre<br />

<strong>2014</strong>. Assegnazione premio finale:<br />

Entro il 23 Dicembre. Giurie: Giuria<br />

popolare, Giuria FocuSardegna.<br />

Premi: Sono previsti 3 premi (1 Facebook,<br />

2 Instagram con foto o video)<br />

consistenti in pernottamenti in strutture<br />

alberghiere del territorio. Destinatari:<br />

Fotografi professionisti e dilettanti,<br />

iscritti a Instagram e followers della pagina<br />

@Focusardegna, fan della pagina<br />

Facebook “Focusardegna”. SCOPO DEL<br />

CONCORSO: Raccogliere nuovi sguardi<br />

sulle particolarità, legate in particolar<br />

modo alla tradizione e agli antichi saperi<br />

concernenti la manifestazione “Autunno<br />

in Barbagia”, dal punto di vista<br />

di affezionati, visitatori occasionali e abitanti<br />

del luogo che, attraverso il loro<br />

scatti cercheranno di rappresentare al<br />

meglio l’anima e il clima della manifestazione<br />

itinerante che coinvolgerà<br />

molti dei centri dell’interno della Sardegna.<br />

Il tutto nello spirito di FocuSardegna:<br />

un’isola a 360 gradi. La partecipazione<br />

al Concorso è gratuita e si<br />

svolge esclusivamente on line. I partecipanti<br />

sono chiamati a postare le fotografie<br />

o i video scelti mediante queste<br />

modalità:<br />

- INSTAGRAM: I partecipanti, iscritti al<br />

social network e followers della pagina,<br />

dovranno postare la fotografia o il<br />

video sul loro profilo andando a inserire<br />

gli hashtag #scorcidautunno<strong>2014</strong> e<br />

#focusardegna possibilmente corredando<br />

l’immagine con una breve descrizione<br />

tenendo cura di specificare il luogo<br />

in cui è stata scattata la foto (per<br />

esempio: #Fonni, #Nuoro, #Mamoiada).<br />

È possibile inviare un massimo di tre<br />

contributi fotografici o video per ogni<br />

luogo visitato. I partecipanti, iscritti al<br />

social network e fan della pagina Focusardegna,<br />

dovranno inviare le loro<br />

foto tramite email all’indirizzo focusardegnaconcorsi@gmail.com,<br />

corredando<br />

l’immagine con un aneddoto, una frase<br />

o in generale un breve testo che racconti<br />

lo spirito e l’atmosfera caratteristici<br />

della manifestazione “Autunno in<br />

Barbagia”. È possibile inviare un massimo<br />

di tre fotografie nell’arco dell’intera<br />

manifestazione. È inoltre necessario,<br />

al fine di essere inseriti tra i partecipanti<br />

del concorso (sia per Instagram<br />

che per Facebook), inviare una email all’indirizzo:focusardegnaconcorsi<br />

@gmail.com, specificando: Nome e<br />

Cognome; Età; Località di provenienza;<br />

Username Facebook o Instagram.<br />

www.focusardegna.com<br />

■ GLOBAL SU WEBSITE<br />

3° Concorso Fotografico<br />

“ARTèNSILE <strong>2014</strong>”<br />

Ente organizzatore: Ferramenta Canese<br />

Dante - La Spezia<br />

Tema: il fascino dei congegni<br />

di protezione<br />

Scadenza: 31 dicembre <strong>2014</strong><br />

Iscrizione: gratuita<br />

ROMA<br />

Domenica 23 <strong>Novembre</strong> <strong>2014</strong> si terrà un workshop di Glamour Art in 2 sessioni,<br />

con una modella professionista, Sweetie Liz, che poserà per voi, all’interno<br />

del contesto scenografico ambientato in stile moderno/antico, presso<br />

il Relais “Villa San Nicola” ­ Via Quarto Mascherone, 38/40 ­ Roma (Storta)<br />

­ Sito: www.villasannicola.it). Illuminato con la luce continua a 3200°K,<br />

potenza complessiva 10000W, con 9 punti luce corredati con spot, Lente<br />

di Fresnel, Soft bank e concentratori di luci.<br />

­ Prima sessione: dalle ore 9.00 alle ore 12.30.<br />

­ Seconda sessione: dalle ore 14.30 alle ore 17.00.<br />

Il workshop è tenuto dai fotografi professionisti Andrea Scardigli e Max Giorgetta<br />

che personalmente seguiranno i partecipanti durante le riprese, dalla<br />

sistemazione delle luci, del nudo artistico, fine art nude, lingerie, portrait<br />

e delle novità della fotografia digitale. Infine sarà lasciata la liberatoria per<br />

l’uso delle immagini realizzate dai singoli partecipanti per uso portfolio e utilizzo<br />

web.<br />

Numero massimo di partecipanti al Workshop: 8 fotografi a sessione.<br />

Per informazioni e costi, contattare i Responsabili della fotografia:<br />

­ Andrea Scardigli ­ cell.: 339 1859870 ­ email: info@andreascardigli.com<br />

­ Max Giorgetta ­ cell.: 3885873872 ­ email: info@maxgiorgetta.it<br />

Siti: www.andreascardigli.com ­ www.maxgiorgetta.it<br />

WORKSHOP<br />

Organizzate un workshop? Tenete un corso di fotografia? Se desiderate<br />

che le vostre iniziative siano inserite in questo spazio, contattate<br />

i nostri uffici via email:<br />

fotografare.novita@fotografare.com<br />

re il loro occhio e la loro mano nel<br />

momento dello scatto. Sul sito<br />

www.artensile.it è possibile trovare e<br />

scaricare la scheda di partecipazione e<br />

la dichiarazione liberatoria. Per partecipare<br />

è necessario compilare, sottoscrivere,<br />

scannerizzare ed inviare per<br />

e-mail all'indirizzo<br />

artensile@artensile.it scheda di partecipazione,<br />

dichiarazione liberatoria e<br />

copia di valido documento di identità,<br />

unitamente alle opere che si intendono<br />

presentare in concorso, elaborate<br />

in formato digitale QUADRATO (.tiff o<br />

.jpg con definizione a 300dpi minimo).<br />

Documenti sottoscritti e opere<br />

dovranno pervenire entro il 31 dicembre<br />

<strong>2014</strong>. Ove la domanda di partecipazione<br />

e la dichiarazione liberatoria<br />

non giungano sottoscritte il candidato<br />

sarà escluso dalla partecipazione al<br />

concorso, come anche in caso non<br />

pervenga copia di documento di identità<br />

in corso di validità. E’ facoltà del<br />

concorrente allegare curriculum vitae<br />

rappresentativo del percorso formativo<br />

ed artistico. Non è prevista alcuna spesa<br />

di partecipazione. I concorrenti partecipano<br />

alle due sezioni sulla base<br />

dell'età, che sarà attestata dal documento<br />

di identità inviato. Sono ammesse<br />

solo opere di fotografia. Sono<br />

ammesse opere collettive; se uno o<br />

più autori della stessa opera supererà<br />

il limite della sezione under trenta, l'operà<br />

concorrerà nella sezione unlimited.<br />

Vi sarà un unico premio della critica,<br />

l'opera verrà scelta ad insindacabile<br />

giudizio della giuria tra tutte quelle<br />

inviate. La giuria composta da critici e<br />

curatori di provata esperienza e presieduta<br />

dal fotografo Jacopo Benassi effettuerà<br />

una selezione delle opere inviate.<br />

I lavori selezionati verranno<br />

stampati a cura e spese della Canese<br />

Dante srl ed esposti al “CAMeC - Centro<br />

d’arte moderna e contemporanea”<br />

di La Spezia, in una esposizione appositamente<br />

ad esse dedicata, allestita<br />

entro la fine del mese di febbraio<br />

2015. Le stampe resteranno di proprietà<br />

di Canese Dante srl. Alla foto riconosciuta<br />

vincitrice della sezione under<br />

30 sarà assegnato un premio in<br />

denaro del valore di 600 euro, a quella<br />

vincitrice della sezione unlimited un<br />

premio del valore di 400 euro. E’ prevista<br />

una segnalazione della critica,che<br />

non dà diritto a premi in denaro. La<br />

Canese Dante srl acquisterà la proprietà<br />

delle opere premiate che potranno<br />

essere usate liberamente per<br />

tutti i fini commerciali e non che Canese<br />

Dante srl riterrà opportuni compresi<br />

la promozione delle proprie attività e<br />

dei propri prodotti, l'impiego in sito internet,<br />

la formazione di un catalogo e<br />

l'esposizione a fini commerciali.<br />

Canese Dante srl bandisce la terza edizione<br />

del concorso nazionale di fotografia<br />

Artènsile. Il concorso prevede 3<br />

premi: uno per Under 30, uno senza limiti<br />

di età ed una segnalazione della<br />

critica. L’edizione <strong>2014</strong> del progetto<br />

Artènsile pone l’attenzione sui sistemi<br />

di sicurezza. Con questo concetto si<br />

vogliono indicare tutti quei dispositivi<br />

di uso quotidiano che servono a proteggere,<br />

allestire, assicurare gli oggetti<br />

di cui ci circondiamo all’interno delle<br />

nostre abitazioni. La ferramenta e i<br />

suoi prodotti legati alla “sicurezza”<br />

servono a risolvere problemi e a garantire<br />

a prestatori, proprietari, direttori<br />

di musei la sicurezza dell’opera d’arte.<br />

Questo il quadro di riferimento su<br />

cui chiediamo che si cimentino i fotografi<br />

che vorranno<br />

partecipare a questa<br />

edizione del premio.<br />

La tensione tra bellezza<br />

dell’utensile e<br />

sua funzione deve essere<br />

alla base della<br />

loro visione. Esplorare<br />

nuovi territori e significati<br />

di questo<br />

connubio deve guidanovembre<br />

<strong>2014</strong> | fotografare 33


la foto<br />

svelata<br />

Notte al faro di<br />

Capo Spartivento<br />

Ivan Pedretti Cagliari


Si tratta di una panoramica<br />

composta da 12 scatti<br />

orizzontali, 2 file da 6 scatti<br />

ognuno. Ogni scatto è una<br />

lunga esposizione da 30 secondi,<br />

a f/2.8 e ISO 3200, con<br />

fotocamera Canon 500D e ottica<br />

Tokina 11­16mm f/ 2.8. Era<br />

l'aprile del 2013, verso le 4 del<br />

mattino, e volevo catturare l'arco<br />

della Via Lattea da sud a nord<br />

presso il faro di Capo Spartivento,<br />

nel sud della Sardegna. La<br />

maggiore difficoltà era la giusta<br />

sovrapposizione da dare in fase di<br />

scatto sul campo, un altro<br />

problema è stato il passaggio dei<br />

fasci luminosi del faro, che distava<br />

20m da me, e per evitare una<br />

eccessiva sovraesposizione<br />

coprivo l'obiettivo per il breve<br />

tempo del passaggio del raggio<br />

davanti alla lente. Ho<br />

cronometrato i tempi di rotazione<br />

del fascio luminoso, costituito da<br />

4 raggi, e questo processo è stato<br />

ripetuto 6 volte nei 30 secondi di<br />

esposizione, il tutto per 12 scatti.<br />

Così l'amico Ivan ci racconta come<br />

è stato realizzato questo scatto<br />

molto d'effetto. Il faro di Capo<br />

Spartivento è stato costruito nel<br />

1866, ed è quindi tra i fari più<br />

antichi della Sardegna tuttora in<br />

funzione. E’ un faro d'altura: è<br />

composto da un edificio alto 19<br />

metri, sopra il quale è posta la<br />

struttura del faro rivestita dalla<br />

gabbia di Faraday. La lanterna si<br />

trova a 81 metri sul livello del<br />

mare, ha un’ottica fissa con<br />

portata di 18 miglia. Emette lampi<br />

di 0,2 secondi intervallati da 2<br />

eclissi di 3,3 e una di 7,8 per un<br />

periodo totale di 15 secondi. Il<br />

faro è stato dismesso<br />

dall'amministrazione militare, è<br />

stato ristrutturato nel 2006 ed è<br />

attualmente un resort di alto<br />

livello. ■<br />

Fotocamera Canon 500D<br />

Obiettivo Tokina 11­16mm f/2.8<br />

Dati di scatto f/2.8 ­ 30sec ­ 3200ISO


ABC FOTOGRAFIA DIGITALE<br />

L’ISTOGRAMMA<br />

E I SUOI SEGRETI<br />

Un alleato prezioso e spesso ignorato<br />

di Matteo Virili<br />

Una delle comodità delle fotocamere<br />

digitali è senza dubbio la possibilità di<br />

rivedere immediatamente le foto<br />

scattate sullo schermo LCD. Se<br />

possiamo affidarci completamente a<br />

quest'ultimo nella valutazione della<br />

composizione e nel controllo della corretta<br />

messa a fuoco, non possiamo fare lo stesso<br />

quando si tratta di valutare l’esposizione delle<br />

nostre fotografie, operazione per la quale<br />

conviene affidarsi a uno strumento molto più<br />

preciso: l’istogramma. I fotoamatori più navigati<br />

conoscono già l’utilità di questo grafico, mentre<br />

chi è alle prime armi spesso tende ad ignorarlo<br />

non riuscendo a capire come decifrarlo. La sua<br />

interpretazione tuttavia non è molto difficile e<br />

ci salva da errori dovuti all’interpretazione<br />

dell’esposizione basata sulla sola visione<br />

dell’immagine sul display. Chi non ha mai<br />

vissuto la tragica esperienza di fotografare nelle<br />

ore centrali di una giornata molto soleggiata e<br />

non riuscire a discernere granché dallo<br />

schermo? In questo caso le foto appena<br />

scattate ci paiono sul display più scure di<br />

quanto non siano in realtà e se si compensa<br />

l’esposizione per avere foto più chiare sul<br />

display si avrà la gran brutta sorpresa, una volta<br />

tornati a casa, di ritrovarsi foto con le alte luci<br />

completamente bruciate. L'istogramma invece<br />

è un sistema di riferimento preciso e non<br />

Sfumatura<br />

Ecco come si presenta l’istogramma di una<br />

graduale sfumatura lineare che va dal nero<br />

assoluto al bianco puro.<br />

Tinte piatte<br />

Giusto per capire come ragiona l’istogramma: ecco<br />

quello di una immagine che conta solo il nero, il bianco<br />

e due tinte di grigio equidistanti dai due e tra loro.<br />

36 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Come visualizzare<br />

l'istogramma<br />

A ciascuno il suo... tasto!<br />

Per accedere alla<br />

visualizzazione<br />

dell'istogramma delle foto<br />

scattate sullo schermo della<br />

vostra fotocamera, dovrete<br />

premere un tasto o una<br />

combinazione di tasti<br />

apposita che varia a<br />

seconda del produttore e<br />

del modello. Nella maggior<br />

parte dei casi è sufficiente<br />

premere una o più volte il<br />

tasto INFO o DISP. Sulla<br />

quasi totalità delle reflex<br />

Nikon bisogna premere il<br />

tasto direzionale “su”.<br />

Canon EOS 60D<br />

Sony SLT A77<br />

Nikon D7000<br />

influenzabile da fattori esterni per individuare al<br />

volo una sovra o sottoesposizione e per capire<br />

se ci sono perdite di dettaglio nelle alte luci o<br />

nelle ombre. Una lettura sul campo<br />

dell'istogramma dà modo, quando possibile, di<br />

ripetere lo scatto modificando le impostazioni<br />

di ripresa per aggiustare il tiro e massimizzare la<br />

quantità di informazioni registrate. Nello<br />

specifico l'istogramma è in grado di fornirci<br />

informazioni sulla quantità di toni scuri, medi e<br />

chiari presenti nelle nostre fotografie, dandoci<br />

così anche un'idea del contrasto e della gamma<br />

dinamica della scena. Impariamo dunque a<br />

leggere questo “strano” grafico, che poi tanto<br />

strano o difficile da leggere non lo è affatto.<br />

Prima di cominciare c'è da fare però un<br />

doveroso avvertimento: l'istogramma non è un<br />

oracolo da cui pretendere una risposta univoca<br />

Istogramma equilibrato<br />

Una scena dal basso contrasto mostra un<br />

istogramma equilibrato e con gli estremi vuoti. Il<br />

picco nelle luci è determinato dalle grosse nuvole in<br />

cielo. Quasi assenti i toni scuri.<br />

sulla corretta esposizione di una foto, quanto<br />

piuttosto un'insieme di indicazioni che va<br />

interpretato in base al tipo di illuminazione<br />

della scena e al risultato che si intende<br />

ottenere. Imparare a leggere e interpretare<br />

l'istogramma è ancor più fondamentale durante<br />

la fase della post­produzione, perché è in grado<br />

di informarci se una nostra modifica<br />

comporterà o meno una perdita di dettaglio.<br />

Come si legge<br />

L'istogramma è un grafico che, sugli assi<br />

cartesiani, rappresenta la distribuzione di<br />

luminosità all'interno della scena, o meglio ci dà<br />

un’indicazione su quanti pixel di una<br />

determinata luminosità ci sono nell'immagine.<br />

Sull'asse orizzontale troviamo i vari livelli di<br />

luminosità, che spaziano tra un valore di 0,<br />

sull'estremo sinistro, che equivale al nero<br />

assoluto e 255, sull'estremo destro, che<br />

rappresenta il bianco assoluto. Tra questi due<br />

estremi troviamo tutti gli altri valori di<br />

luminosità intermedi. L'altezza del grafico in<br />

uno specifico punto ci dice invece quanti pixel<br />

di una determinata luminosità sono presenti<br />

nella scena. Immaginiamo, per semplificare,<br />

che la nostra immagine sia in scala di grigio a 8<br />

bit, cioè caratterizzata da un massimo di 256<br />

diverse tonalità di grigio, comprese tra 0 e 255.<br />

Immaginiamo ora l'istogramma come un abaco<br />

composto da 256 asticelle su cui i pixel<br />

dell'immagine vengono presi e disposti<br />

ordinatamente in base alla loro luminosità.<br />

È evidente che se l'istogramma è spostato verso<br />

il bordo sinistro l'immagine avrà una prevalenza<br />

di toni scuri, mentre se è spostato verso destra<br />

presenterà una maggioranza di toni chiari. I<br />

valori estremi dovrebbero essere vuoti. Se non<br />

lo sono significa che ci sono nell'immagine<br />

alcune aree (più o meno estese a seconda<br />

dell'altezza del grafico ai punti estremi) che<br />

q<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 37


Sapevate che...<br />

Istogramma in live view<br />

Le mirrorless, le reflex con specchio<br />

traslucido di Sony, e molte compatte,<br />

offrono la possibilità di vedere un’anteprima<br />

dell’istogramma dell’immagine che si andrà<br />

a scattare in diretta mentre si inquadra, sul<br />

display posteriore o sul mirino elettronico,<br />

quando presente. Sfruttate questo valido<br />

aiuto se potete.<br />

Notturno, clipping quasi inevitabile<br />

Nelle scene di notturno urbano si<br />

incappa spesso in qualche bianco<br />

bruciato, che coincide tipicamente<br />

con i lampioni stradali.<br />

sono completamente nere o completamente<br />

bianche, dunque non presentano alcun<br />

dettaglio. In questo caso si parla di clipping<br />

nelle ombre, o nelle luci. Come vedremo però,<br />

non sempre una foto con maggioranza di toni<br />

scuri può considerarsi sottoesposta, così come<br />

non sempre è da considerare sovraesposta una<br />

con molti toni chiari. Molto dipende dal tipo di<br />

scena che stiamo fotografando e dell'effetto<br />

che vogliamo ottenere. A questo punto leggere<br />

passivamente l'istogramma non basta più e<br />

occorre saperlo interpretare.<br />

Come si interpreta<br />

L'istogramma può dirci solo quanto chiara o<br />

scura sia una foto in senso assoluto, ma non<br />

può dirci da solo se sia sovra o sottoesposta<br />

rispetto al “giusto”. Quel “giusto” poi dipende<br />

dalla scena fotografata ma anche dal proprio<br />

gusto personale quindi è chiaro che i dati forniti<br />

dall'istogramma vanno interpretati<br />

diversamente di volta in volta. Mettiamo il caso<br />

che stiamo facendo un ritratto in studio con<br />

uno sfondo nero e che quest'ultimo occupi<br />

un’area considerevole, anche maggiore di<br />

quella del soggetto ritratto. Chiaramente<br />

l'istogramma presenterà una certa abbondanza<br />

di toni scuri, ma questo non significa che la foto<br />

è sottoesposta, perché l'unica area<br />

dell'immagine di cui ci interessa la corretta<br />

esposizione è quella occupata dal soggetto.<br />

Nell'impossibilità di leggere l'istogramma<br />

relativo al solo soggetto, non dobbiamo farci<br />

ingannare da questo istogramma spostato sulle<br />

ombre. Se i toni medi e chiari sono presenti (e<br />

di questo l'istogramma ci informa<br />

precisamente) possiamo stare tranquilli. Se<br />

però essi sono quasi del tutto assenti e<br />

l'istogramma è totalmente spostato nella metà<br />

di sinistra è il segnale che l'immagine potrebbe<br />

essere sottoesposta. La stessa cosa vale<br />

all'inverso con le alte luci se lo sfondo del<br />

ritratto è bianco, o comunque molto chiaro. In<br />

casi limite come questi non è infrequente<br />

anche avere un clipping sulle ombre o sulle alte<br />

luci. Questo però non ci deve preoccupare se il<br />

nostro intento è precisamente quello di avere<br />

uno sfondo completamente nero o<br />

completamente bianco: l'importante è che la<br />

perdita di dettaglio riguardi solo lo sfondo.<br />

Controllare e gestire il clipping<br />

Come accennato, per clipping si intende la<br />

presenza nella foto di aree prive di dettaglio,<br />

siano esse nelle alte luci, nelle ombre o in<br />

entrambe. Una forzata italianizzazione del<br />

termine inglese pretende che si parli di bianchi<br />

e neri “clippati”, ma pensiamo che gli italici<br />

termini “bruciati” per i bianchi e “bucati” per i<br />

neri, siano molto più indicati. Alcune<br />

fotocamere, specialmente se di fascia alta,<br />

permettono di evidenziare le aree interessate<br />

dalla perdita di dettaglio, fornendo così un<br />

ulteriore aiuto alla corretta interpretazione<br />

dell'istogramma. Quando questa opzione è<br />

attivata da menu le aree completamente<br />

bianche e/o quelle completamente nere<br />

lampeggiano colorandosi con due diverse<br />

tonalità. La maggior parte delle volte sulle<br />

fotocamere troviamo però solo l'evidenziazione<br />

delle alte luci bruciate, e non quella dei neri<br />

bucati. Vi invitiamo a consultare il libretto di<br />

istruzioni della vostra fotocamera per<br />

controllare la presenza di questo utile<br />

strumento. Se osservando l'istogramma di una<br />

foto appena scattata ci accorgiamo che c'è un<br />

clipping, come dobbiamo agire? Prima di tutto<br />

dobbiamo chiederci se il clipping è dovuto a<br />

una eccessiva sovra/sottoesposizione o se è<br />

“congenito” al tipo di scatto, come già visto<br />

nell'esempio dei ritratti con sfondi chiari o scuri<br />

o come accade sempre nei notturni urbani in<br />

cui i punti luminosi dei lampioni saranno<br />

ovviamente dei bianchi perfetti. Se possiamo<br />

Scelta stilistica<br />

Clipping sulle alte luci e sulle ombre,<br />

toni medi assenti, toni scuri prevalenti.<br />

In questo caso però si tratta di una<br />

precisa scelta stilistica. Una curiosità:<br />

istogramma deriva dal greco “istos” =<br />

trama e “gramma” = lettera<br />

dell’alfabeto. Foto di Giorgio Carlon.<br />

38 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


L'istogramma in postproduzione<br />

Teniamolo d’occhio: sarà una correzione più progressiva.<br />

Molti programmi di fotoritocco consentono di tenere sempre aperta una finestra in cui visualizzare<br />

come si modifica l'istogramma quando si interviene sull'immagine. In questo modo si evita di<br />

combinare guai perché ci si accorge subito se si stanno sacrificando dei dettagli. Molto utile lo<br />

strumento “Livelli” di programmi come Photoshop. Tre cursori, uno per i toni scuri, uno per i medi e<br />

uno per le luci, possono essere spostati generando così una modifica del grafico dell’istogramma che<br />

si riprecuote poi sulla luminosità di taluni elementi della nostra fotografia.<br />

L’immagine di partenza era molto povera di toni medi. Spostando verso sinistra il cursore<br />

dei medi, la parte dei toni scuri si è spostata verso la zona centrale dell’istogramma<br />

comportando uno schiarimento delle zone d’ombra.<br />

Rosso e basta<br />

A causa di una sovraesposizione, una vasta area del<br />

muro rosso ha perso ogni suo dettaglio, diventando un<br />

rosso puro. Nell’istogramma “a strati” di Adobe<br />

Camera RAW è evidenziato il clipping sul canale rosso.<br />

escludere questi casi procediamo ad adeguare<br />

l'esposizione. In caso di bianchi bruciati<br />

esponiamo di meno, al contrario esponiamo di<br />

più se ci sono neri bucati. Nei nuovi scatti<br />

vedremo il grafico dell'istogramma<br />

“distendersi”, spostandosi via via verso l'area<br />

centrale. Continuiamo a correggere<br />

l'esposizione finché lo spostamento del grafico<br />

non determina anche l'uscita dal clipping. Può<br />

capitare che nel tentativo di compensare per<br />

evitare di bruciare i bianchi si vadano a bucare i<br />

neri. Quando questo avviene vuol dire che la<br />

scena che stiamo fotografando ha<br />

semplicemente dei contrasti troppo forti per<br />

essere registrata nella sua interezza dal sensore.<br />

Potremmo anche dire, in una maniera un po'<br />

semplicistica ma che bene rende l'idea, che la<br />

gamma dinamica della scena eccede quella del<br />

sensore: un po' come se si volesse far entrare<br />

un oggetto troppo largo in una valigia troppo<br />

stretta. In questi casi l'unica cosa da fare se si<br />

vuole massimizzare la gamma dinamica è fare<br />

più scatti con diverse esposizioni (a soggetti<br />

immobili e con macchina sul cavalletto) da<br />

fondere insieme con i filtri digitali HDR o con la<br />

tecnica della mascheratura, che abbiamo<br />

illustrato approfonditamente su <strong>Fotografare</strong><br />

dello scorso Luglio.<br />

Tipi di istogramma:<br />

luminosità, RGB, singolo<br />

canale<br />

Finora abbiamo parlato dell'istogramma in<br />

generale, tralasciando infatti che esistono<br />

diversi tipi di istogramma, o meglio, diversi<br />

modi di rappresentarlo. Per le foto a colori<br />

possiamo avere l'istogramma luminosità,<br />

l'istogramma RGB, e l'istogramma a singolo<br />

canale. Il primo usa un algoritmo che<br />

interpreta la luminosità dei colori in modo<br />

simile a come la interpreta l'occhio umano.<br />

Questo è di solito l'istogramma mostrato sulle<br />

fotocamere. Il clipping però, inteso come area<br />

senza dettaglio, può riguardare non solo i<br />

bianchi o i neri, ma anche solo alcuni<br />

determinati colori. Pensiamo al caso di un fiore<br />

dai petali rossi interessato da una locale<br />

sovraesposizione. Se i petali non sono<br />

sovraesposti eccessivamente non diventano<br />

bianchi (comportando così un clipping delle<br />

alte luci) ma può succedere che un'area più o<br />

meno estesa del petalo sia completamente<br />

rossa, senza alcun dettaglio al suo interno. In<br />

questo caso si parla di clipping del canale<br />

rosso. Questo clipping non viene però<br />

evidenziato dall'istogramma luminosità. In<br />

molte fotocamere fortunatamente è possibile<br />

visionare anche i singoli istogrammi di ognuno<br />

dei tre colori fondamentali: rosso, verde e blu.<br />

Esiste poi un tipo di istogramma, che è il più<br />

usato nei programmi di fotoritocco, detto<br />

istogramma RGB, simile a quello della<br />

luminosità, ma in grado di evidenziare il<br />

clipping anche per i colori, perché i valori<br />

riportati sono la media geometrica di quelli dei<br />

tre istogrammi rosso, verde e blu. Alcuni<br />

programmi, come Adobe Camera RAW<br />

permettono infine di visualizzare l'istogramma<br />

RGB e quelli dei tre colori separati, l'uno<br />

sovrapposto all'altro. ■<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 39


TEST BRIDGE<br />

OLYMPUS STYLUS 1<br />

La bridge che non ti aspetti<br />

629<br />

euro<br />

Qui sotto c’è<br />

il piccolo flash<br />

incorporato, non<br />

molto potente, ma<br />

utile.<br />

Corpo robusto e<br />

ben sagomato.<br />

L’impugnatura è<br />

molto comoda.<br />

Il tappo a petalo<br />

ci solleva dal<br />

problema di<br />

dimenticare il<br />

tappo ovunque.<br />

Il tasto<br />

configurabile Fn2<br />

con levetta per<br />

commutare la<br />

ghiera dei<br />

diaframmi a<br />

ghiera di messa<br />

a fuoco manuale.<br />

Lo zoom da<br />

10,7x equivale<br />

a un 28-300mm<br />

f/2.8.<br />

A un primo sguardo sembra<br />

una mirrorless della serie<br />

OM-D, ma il sensore è più<br />

piccolino e al posto delle<br />

ottiche intercambiabili ha un<br />

megazoom luminoso f/2.8.<br />

di Matteo Virili<br />

Negli ultimi anni abbiamo assistito,<br />

anche nel settore delle bridge, a un<br />

progressivo assottigliamento della<br />

fascia bassa di mercato,<br />

controbilanciata dalla maggiore offerta di<br />

prodotti forse un po' più costosi ma finalmente<br />

appetibili anche dal fotografo esperto. Olympus<br />

non è restata a guardare e ha lanciato la sua<br />

proposta in questa categoria, che si chiama<br />

Stylus 1. Non è la solita bridge e a confermarlo ci<br />

pensa anche il design simile alle mirrorless serie<br />

OM­D, il corpo robusto e pieno di controlli<br />

diretti e il mirino elettronico di generose<br />

dimensioni sormontato dalla slitta<br />

portaccessori. La lettura della scheda tecnica poi<br />

fuga ogni dubbio: sensore da 1/1,7”<br />

(7,44x5,58mm), non tanto grande ma<br />

nemmeno microscopico come quello delle<br />

compatte più economiche e un obiettivo dalla<br />

focale equivalente di ben 28­300mm reso<br />

COSTRUZIONE<br />

òòòòò<br />

Un corpo macchina robustissimo<br />

e ben sagomato<br />

che rende l’uso comodo<br />

e piacevole.<br />

MESSA A FUOCO<br />

òòòò<br />

Molto veloce in tutte le<br />

condizioni di illuminazione.<br />

Solo in AF continuo<br />

non entusiasma.<br />

ESPOSIZIONE<br />

òòòò<br />

Tende a salvaguardare<br />

le alte luci, quindi può<br />

capitare che sottoesponga<br />

in controluce.<br />

QUALITÀ IMMAGINE<br />

òòòòò<br />

Molto elevata vista la taglia<br />

del sensore. A bassi<br />

ISO le foto sono nitide e<br />

hanno colori gradevoli.<br />

RUMORE ALTI ISO<br />

òòòò<br />

Nonostante il piccolo sensore<br />

da 1/1,7” si può scattare<br />

senza troppa ansia<br />

fino a 800 ISO.<br />

40 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


La ruota dei<br />

modi offre le<br />

modalità P,<br />

A, S e M e<br />

alcuni<br />

automatismi.<br />

La ghiera di<br />

regolazione<br />

attorno<br />

all’obiettivo.<br />

La slitta<br />

portaccessori<br />

permette di<br />

ampliare le<br />

possibilità di<br />

questa bridge.<br />

Il mirino<br />

elettronico mostra<br />

il 100% del<br />

campo inquadrato<br />

ed è molto fluido<br />

(conta 1.440.000<br />

pixel) e piuttosto<br />

ampio.<br />

Un’altra rotella di regolazione sporge dalla calotta superiore.<br />

Sulla destra il pulsante di scatto, d’accensione, per i video e<br />

la leva dello zoom.<br />

Il pulsante Fn1, a<br />

cui associare una<br />

funzione a<br />

piacere.<br />

Il display LCD da<br />

3” ha una<br />

risoluzione di<br />

1.040.000 pixel.<br />

Dal tasto “OK”<br />

si accede a un<br />

menu<br />

riepilogativo<br />

dei parametri di<br />

scatto.<br />

interessante dall'apertura massima di f/2.8 su<br />

tutta l'escursione focale. I concorrenti offrono<br />

bridge dalle caratteristiche simili ma con più<br />

performanti sensori da 1” (13,2x8,8mm)<br />

tuttavia un sensore più grande comporta<br />

tendenzialmente un'ottica di dimensioni<br />

maggiori, motivo per cui le proposte dei<br />

concorrenti sono sì capaci di una migliore<br />

qualità d'immagine anche a valori di sensibilità<br />

ISO più elevati, ma con un ingombro simile a<br />

quello di una reflex. La Olympus Stylus 1 è<br />

progettata per accontentare coloro che sono<br />

disposti a scendere a compromessi con la<br />

qualità d'immagine ad alti ISO ma non con la<br />

compattezza. La Stylus 1 infatti, pur essendo ben<br />

lontana dall'essere tascabile riesce a contenere<br />

molto bene le dimensioni, considerate le sue<br />

caratteristiche. Al tempo stesso però le<br />

dimensioni non sono così ridotte da rendere<br />

difficile l'impugnatura o da non permettere<br />

l'integrazione di un mucchio di controlli diretti<br />

sul corpo macchina che ne rendono immediato<br />

l'utilizzo.<br />

Come è fatta<br />

La Olympus Stylus 1 è una bridge... non­bridge!<br />

Intendiamo dire che solitamente questo tipo di<br />

fotocamere si fanno riconoscere per l'ingombro<br />

dell'obiettivo che le fa somigliare quasi tutte a<br />

delle reflex di fascia bassa con il 18­55mm q<br />

PER QUALE USO?<br />

REPORTAGE<br />

VIAGGI<br />

PAESAGGIO<br />

SPORT<br />

STUDIO<br />

100%<br />

100%<br />

80%<br />

50%<br />

10%<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 41


LA OLYMPUS STYLUS 1 VISTA DA VICINO<br />

Ghiera attorno all’obiettivo<br />

La ghiera di regolazione attorno all’obiettivo<br />

scorre liscia anziché a scatti quando la si associa<br />

alla messa a fuoco azionando la levetta.<br />

Ai lati<br />

A sinistra le connessioni via USB/AV e HDMI.<br />

A destra il flash sollevato, il tasto per espellere<br />

il flash e la seconda levetta per lo zoom.<br />

Schermo inclinabile<br />

Lo schermo da 3” può essere inclinato di 90°<br />

verso l’alto e di 45° verso il basso per inquadrare<br />

da posizioni insolite.<br />

Batteria e scheda di memoria<br />

La batteria permette di fare circa 400 scatti con<br />

una carica. La scheda è una comune SD, il tipo<br />

di scheda più diffusa ed economica.<br />

Tappo a petalo<br />

Avvitando il tappo a petalo l’obiettivo potrà<br />

continuare a fuoriuscire tranquillamente, ma rimarrà<br />

protetto quando è retratto.<br />

Menu riepilogativo<br />

Premendo il tasto OK si accede a un menu riepilogativo<br />

dei parametri di scatto principali.<br />

Molto utile ed intuitivo.<br />

SCHEDA TECNICA<br />

DIMENSIONI MM/PESO G: 116x87x57 / 402.<br />

SENSORE: BSI-CMOS da 1/1,7” da 12 Megapixel<br />

RISOLUZIONE MIN/MAX: 640x480/3968x2976<br />

FORMATI IMMAGINE: JPEG, RAW, RAW+JPEG.<br />

SENSIBILITÀ DI RIFERIMENTO: da 100 a 12800 ISO<br />

BILANCIAMENTO DEL BIANCO: automatico, manuale<br />

con 6 modalità più 2 impostazioni personalizzate<br />

SCHERMO LCD: inclinabile touch da 3” con 1.040.000<br />

pixel<br />

SUPPORTO DI MEMORIA: SD/SDHC/SDXC.<br />

INTERFACCIA: USB 2.0, AV, HDMI, Wi-Fi, slitta accessori<br />

OBIETTIVO: equivalente a 28-300mm f/2,8 (fisso)<br />

FATTORE DI ZOOM: 10,7x ottico<br />

MESSA A FUOCO: automatica e manuale<br />

AUTOFOCUS: autofocus a rilevamento del contrasto su<br />

35 punti<br />

MIRINO: elettronico con 1.440.000 pixel, copertura<br />

100%, ingrandimento 1,15x, regolazione diottrica<br />

MODALITÀ VIDEO: Full HD 1920x1080/30p<br />

STABILIZZATORE IMMAGINE: sì, di tipo ottico<br />

MODI ESPOSIZIONE: Programmata, priorità diaframma,<br />

priorità tempi, manuale, automatico, scene.<br />

BRACKETING: 2 o 3 fotogrammi a passi di +/- 1/3, 2/3,<br />

1 EV.<br />

CORREZIONE ESPOSIZIONE: +/-3 EV a passi di 1/3 stop.<br />

BLOCCO ESPOSIZIONE: sì.<br />

FLASH INCORPORATO: sì (N.G. non dichiarato).<br />

TEMPI: da 60 sec. a 1/2000 di sec.<br />

SINCRO-FLASH: su tutti i tempi.<br />

MODI SCATTO: singolo, a raffica 7fps.<br />

FILTRO ND INCORPORATO: sì.<br />

ALIMENTAZIONE: pila ricaricabile agli ioni di litio BLS‐5.<br />

innestato. La Stylus 1 invece, pur potendo<br />

contare su uno zoom con apertura fissa f/2.8, ha<br />

una profondità di soli 5,7cm con l'obiettivo<br />

retratto. È anche vero che la quasi totalità delle<br />

bridge ha zoom con escursione focale da far<br />

girare la testa: è diventato normale ormai sentir<br />

parlare di zoom 50x, che coprono focali<br />

equivalenti comprese tra 24 e 1200mm, ma che<br />

sono anche scuri come la notte e coprono<br />

sensori microscopici! La Stylus 1 invece ha uno<br />

zoom ottico da “soli” 10,7x equivalente, come<br />

abbiamo detto, a un 28­300mm f/2.8 che a<br />

dispetto della sua buona luminosità rimane<br />

compatto per via delle modeste dimensioni del<br />

sensore che deve coprire. A ben vedere si tratta<br />

di un compromesso, ma è ben studiato. I sensori<br />

da 1/1,7” infatti, pur essendo solo leggermente<br />

più grandi di quelli da 1/2,3” tipici delle<br />

compatte amatoriali, consentono una qualità<br />

d'immagine visibilmente superiore a questi<br />

ultimi. A bassi ISO inoltre è difficile notare la<br />

differenza tra una foto scattata con un sensore<br />

da 1/1,7” e una scattata con un sensore da 1”, a<br />

meno che non si facciano ingrandimenti oltre il<br />

formato 20x30cm. Il sensore della Stylus 1 è<br />

un CMOS retroilluminato e conta 12<br />

Megapixel. Non è stabilizzato, come<br />

avviene nelle mirrorless della casa, ma<br />

solo perché in questo caso lo<br />

stabilizzatore d'immagine è di tipo<br />

ottico, dunque integrato<br />

nell'obiettivo. Scattare con i semiautomatismi o<br />

con l'esposizione manuale è agevole grazie ai<br />

doppi controlli per tempi e diaframmi. I tempi si<br />

regolano con una rotella che sporge dalla calotta<br />

superiore, comodamente raggiungibile dal<br />

pollice destro, mentre per i diaframmi c'è<br />

un'apposita ghiera alla base dell'obiettivo.<br />

Spendiamo due parole su questa ghiera, perché<br />

nasconde una particolarità molto gradita.<br />

Normalmente procede a scatti, con ogni scatto<br />

corrispondente a una variazione di un terzo di<br />

stop, così da rendere più immediato capire di<br />

quanto si sta aprendo o chiudendo il diaframma<br />

o di quanto si sta compensando l'esposizione,<br />

senza dover tenere sempre d'occhio il valore<br />

mostrato sul mirino, ma se si sposta la levetta<br />

frontale (quella coassiale al pulsante Fn2)<br />

procede in maniera liscia e cambia la sua<br />

funzione servendo alla regolazione della messa a<br />

42 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


fuoco manuale. Davvero una bella trovata!<br />

Peccato solo che la ghiera non sia molto reattiva:<br />

alla sua rotazione non corrisponde un<br />

cambiamento immediato del valore che si sta<br />

regolando. È quasi immediato, ma non<br />

immediato, e anche se alla lunga ci si fa<br />

l'abitudine, resta un un po' fastidioso e ci ha<br />

lasciato con l'amaro in bocca, visto e considerato<br />

che l'altra rotella, quella per i tempi, non è<br />

affetta da questa problematica. È più reattiva<br />

nell'uso invece quando la si usa per regolare la<br />

messa a fuoco manuale. Nella sua modalità<br />

“liscia” la si può impostare anche per comandare<br />

lo zoom, ma in questo caso purtroppo torna a<br />

non essere reattiva come vorremmo. Poco male<br />

almeno per quel che riguarda lo zoom, dato che<br />

ci sono già due modi per comandarlo: tramite la<br />

classica levetta coassiale al pulsante di scatto o<br />

tramite un'altra levetta posta su un fianco, sotto<br />

al pulsante per l'estrazione del flash incorporato.<br />

Una inutile ripetizione? No, le due levette<br />

assolvono a due funzioni diverse. Per come sono<br />

impostate, la prima regola la lunghezza focale<br />

velocemente, la seconda più lentamente, cosa<br />

che può tornare utile durante le riprese video (in<br />

Full HD a 30p) in cui è preferibile effettuare<br />

zoomate più dolci. Così come nelle altre bridge di<br />

fascia alta della concorrenza, anche la Olympus<br />

Stylus 1 non risparmia sul mirino elettronico che<br />

è molto fluido, con i suoi 1.440.000 pixel e anche<br />

piuttosto ampio. È inoltre dotato di un sensore di<br />

prossimità che quando vi si avvicina l'occhio<br />

attiva il mirino. e di una rotella per la regolazione<br />

diottrica. Sopra il mirino troviamo il piccolo flash<br />

a scomparsa sufficiente giusto per schiarire un<br />

ritratto in controluce o per illuminare stanze di<br />

medie dimensioni. È comunque sempre<br />

possibile montare un flash esterno sulla slitta<br />

portaccessori: ce ne sono diversi, piuttosto<br />

compatti, con numero guida 20, ma nulla vieta di<br />

montarne uno assai più potente, anche se è<br />

facile che pesi più della fotocamera! Il display,<br />

che misura 3” e conta 1.040.000 pixel, è<br />

inclinabile di 90° verso l'alto e di 45° verso il<br />

basso, per facilitare riprese da punti insoliti. La<br />

Stylus 1 registra le immagini su una scheda SD,<br />

che trova alloggiamento sotto lo stesso sportello<br />

dove si trova la batteria, batteria in grado di<br />

garantire quasi 400 scatti. La ricarica avviene<br />

tramite un caricabatteria esterno, comoda<br />

soluzione qualora si senta il bisogno di caricare<br />

una seconda batteria. Sul fronte della<br />

connettività la Stylus 1 ha le prese USB/AV e<br />

HDMI oltre al Wi­Fi tramite il quale può dialogare<br />

con lo smartphone, che può usare anche come<br />

controllo remoto. q<br />

IL RUMORE<br />

JPEG<br />

RAW<br />

125<br />

200<br />

400<br />

ALLA PROVA DEI FATTI<br />

Ecco come va la bridge di fascia alta Olympus<br />

800<br />

NITIDEZZA<br />

1600<br />

A bassi ISO le<br />

immagini sfornate<br />

dalla Stylus 1 sono<br />

molto nitide, merito<br />

in questo caso anche<br />

dell’obiettivo dallo<br />

zoom non esagerato.<br />

A dirla tutta se si<br />

tiene bassa la<br />

sensibilità ISO è<br />

davvero difficile<br />

notare differenze tra<br />

le foto fatte con<br />

questa bridge e<br />

quelle fatte con<br />

fotocamere con<br />

sensore da 1”. Ovvio<br />

che a ISO più alti le<br />

cose cambiano.<br />

3200<br />

6400<br />

12800<br />

Il sensore della Olympus Stylus 1 è di tipo 1/1,7”, cioè<br />

misura 7,44x5,58mm. Più grande di quello delle<br />

compatte amatoriali ma più piccolo di quelli da 1”,<br />

garantisce comunque una buona resa fino a 800 ISO.<br />

Anche a 1600 ISO tuttavia si può scattare, mentre da<br />

3200 in poi il disturbo è troppo evidente.<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 43


Sul campo<br />

È una fotocamera che si usa comodamente sia<br />

per via della posizione dei comandi ben studiata<br />

che per l'impugnatura ben sagomata. Il menu<br />

interno non è dei più intuitivi, a nostro avviso,<br />

ma fortunatamente tutti i parametri di ripresa di<br />

maggiore interesse sono riepilogati in un menu<br />

rapido a cui si accede premendo il tasto “OK”.<br />

Questo menu permette di continuare a<br />

osservare la scena inquadrata e mostra su una<br />

fascia verticale il parametro da modificare e su<br />

una orizzontale le varie opzioni possibili per quel<br />

parametro. Niente ansia di perdere il tappo: la<br />

Stylus 1 viene venduta con un copri­obiettivo a 4<br />

petali che lascia fuoriuscire l'ottica e si richiude<br />

quando questo viene retratto. La velocità<br />

operativa è notevole, anche quando si usa la<br />

raffica da 7 fps o quando salvano i file<br />

contemporaneamente in RAW e JPEG.<br />

L'autofocus è molto reattivo in tutte le<br />

condizioni di illuminazione. Funziona molto<br />

bene in modalità AF singolo, ma non ci ha<br />

impressionati con l'AF continuo<br />

nell'inseguimento di soggetti in movimento,<br />

settore in cui le compagne di banco Panasonic<br />

sono ancora ben lontane dall'essere battute.<br />

Dal momento che il diaframma non può essere<br />

chiuso oltre f/8 e l'otturatore centrale non<br />

permette tempi più brevi di 1/2000 di secondo,<br />

la Stylus 1 incorpora un filtro ND attivabile dal<br />

menu riepilogativo quando necessario.<br />

La qualità delle immagini<br />

Fino a un paio di anni fa una compatta con<br />

sensore da 1/1,7” (7,44x5,58mm) era<br />

immediatamente considerata di fascia alta.<br />

Oggi, con l'invasione di compatte con sensore<br />

da 1”, sembra quasi che quella del sensore da<br />

1/1,7” sia una scelta “sfigata”, che non è né<br />

carne né pesce? Ma chi l'ha detto? Quando<br />

abbiamo rivisto le foto scattate con la Stylus 1 le<br />

abbiamo trovate nitide e molto gradevoli nella<br />

resa cromatica, una caratteristica troppo poco<br />

spesso presa in considerazione nella scelta di una<br />

fotocamera. Inoltre le foto scattate ad alti ISO si<br />

sono dimostrate del tutto comparabili, come<br />

dettaglio, a quelle scattate in condizioni simili con<br />

compatte da 1”. Ovviamente quando si comincia<br />

ad alzare la sensibilità le cose cambiano, ma fino<br />

a 800 ISO la perdita di dettaglio è accettabile.<br />

Anche a 1600 ISO tuttavia è ancora possibile<br />

scattare con soddisfazione se si è disposti ad<br />

accettare qualche compromesso sulla qualità<br />

d'immagine. La riduzione del disturbo sul file<br />

JPEG riesce comunque a ridurre bene il rumore<br />

cromatico senza essere troppo aggressiva con il<br />

dettaglio. In parole povere, le immagini ad alti<br />

ISO mostrano chiaramente la grana ma non sono<br />

appiattite e slavate. In generale, ad alti o a bassi<br />

ISO che sia, l'esportazione JPEG interna della<br />

macchina è molto buona e ciò significa che non è<br />

necessario scattare sempre in RAW per ottenere<br />

una buona qualità.<br />

Conclusioni<br />

Una fotocamera effettivamente progettata<br />

molto bene, frutto di vari compromessi, certo,<br />

ma in un certo senso, veramente completa. Il<br />

prezzo non è certo bassisimo, ma è tutto<br />

sommato ampiamente giustificato dalle ottime<br />

dotazioni tecniche. ■<br />

ESPOSIZIONE<br />

CONTROLUCE<br />

OFF<br />

LUCE A FAVORE<br />

Il “cervello” esposimetrico della Olympus Stylus 1 tende a salvaguardare la leggibilità delle alte luci, cosa<br />

che a volte comporta eccessive sottoesposizioni in controluce, che bisogna ricordarsi di compensare<br />

adeguatamente in fase di scatto.<br />

STABILIZZATORE<br />

Diversamente dalle mirrorless della casa, che usano lo stabilizzatore sul sensore, la Olympus Stylus 1 ha uno<br />

stabilizzatore ottico sull’obiettivo. Si è dimostrato piuttosto efficace anche se certo non fa miracoli. Unito<br />

alla buona luminosità dell’obiettivo permette l’uso di focali lunghe anche quando la luce scarseggia.<br />

Ecco un caso<br />

esemplare di<br />

sottoesposizione in<br />

controluce. Di per sé<br />

non è un errore perché<br />

se si scatta in RAW si<br />

possono in questo<br />

modo preservare le<br />

alte luci recuperando<br />

luminosità sulle ombre<br />

in postproduzione. Se<br />

si scatta in JPEG però è<br />

meglio compensare<br />

l’esposizione.<br />

ESCURSIONE FOCALE<br />

28mm<br />

ILLUMINAZIONE CRITICA<br />

300mm<br />

ON<br />

Lo zoom da 10,7x<br />

equivalente a un 28­<br />

300mm è più che<br />

sufficiente per ogni<br />

genere di ripresa.<br />

Guardate qui a lato il<br />

Colosseo nella sua<br />

interezza e i<br />

lontanissimi operai al<br />

lavoro per<br />

restaurarlo.<br />

44 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


INTERNI ALTI ISO<br />

GAMMA DINAMICA<br />

100<br />

800<br />

JPEG RAW CON RECUPERO OMBRE +100<br />

1600<br />

Nonostante il sensore non sia dei più ampi<br />

dimostra una buona gamma dinamica per<br />

la categoria. Qui sopra lo stesso file in JPEG<br />

così come uscito dalla macchina e il file<br />

RAW con il recupero ombre impostato al<br />

massimo in Adobe Camera RAW.<br />

WB AUTO<br />

3200<br />

I dettagli a fianco<br />

mostrano come fino<br />

a 800 ISO la qualità<br />

d’immagine sia<br />

abbastanza ben<br />

preservata. A 3200<br />

ISO invece il rumore<br />

diventa eccessivo.<br />

WB TUNGSTENO<br />

Il bilanciamento del bianco automatico non è<br />

certo il cavallo di battaglia della Olympus Stylus 1.<br />

Con illuminazione al tungsteno (3200 K)<br />

otteniamo una dominante calda non trascurabile.<br />

RESA CROMATICA<br />

Una delle cose<br />

che ci è piaciuta<br />

di più della<br />

Olympus Stylus<br />

1 è la resa<br />

cromatica. Si<br />

tratta di una<br />

caratteristica<br />

spesso lasciata<br />

in secondo<br />

piano nella<br />

scelta di una<br />

fotocamera,<br />

quando in<br />

realtà riveste<br />

un’importanza<br />

cruciale! I colori<br />

sono fedeli alla<br />

realtà, mai<br />

troppo saturi,<br />

perfino nelle<br />

tonalità del<br />

verde e del<br />

rosso, di solito<br />

le più critiche.<br />

CI PIACE<br />

• Qualità a bassi ISO<br />

• Corpo molto robusto<br />

• Autofocus molto veloce<br />

• Rumore fino a 800 ISO<br />

• Qualità JPEG<br />

• Ottima ergonomia<br />

• Molti tasti per l’accesso<br />

diretto alle funzioni<br />

• Altamente configurabile<br />

• Filtro ND incorporato<br />

• Resa cromatica<br />

• Ghiera obiettivo può<br />

procedere a scatti o liscia<br />

• Otturatore molto discreto<br />

• Gamma dinamica<br />

• Slitta portaccessori<br />

• Tappo a petalo<br />

• Doppia leva dello zoom<br />

• Velocità del motore dello<br />

zoom regolabile<br />

NON CI PIACE<br />

• AF continuo<br />

• Ghiera obiettivo non<br />

sempre reattiva<br />

• A volte sottoespone<br />

troppo nei controluce<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 45


TEST COMPATTA<br />

30X CON IL MIRINO<br />

Panasonic Lumix TZ60<br />

400<br />

euro<br />

La Panasonic Lumix TZ60<br />

porta i benefici del mirino<br />

elettronico incorporato su<br />

una compatta di dimensioni<br />

tascabili, ma con zoom ottico<br />

da ben 30x.<br />

di Matteo Virili<br />

In casa Panasonic, la serie di fotocamere con<br />

la sigla “TZ” raggruppa quelle compatte<br />

digitali amatoriali che pur avendo dimensioni<br />

tascabili possono contare su un obiettivo<br />

zoom dall'escursione focale molto grande. Con la<br />

TZ60, Panasonic cerca di attirare verso questo<br />

tipo di compatte anche l'interesse dei<br />

fotoamatori più esigenti e lo fa mettendo una<br />

utile ghiera di regolazione attorno all'obiettivo,<br />

introducendo la possibilità di scattare anche in<br />

formato RAW e, in particolare, con l'integrazione<br />

di un mirino elettronico, che rende molto più<br />

agevole l'uso della fotocamera sotto il sole,<br />

quando lo schermo diventa niente più che un<br />

rettangolo nero. Un gradito “effetto collaterale”<br />

del mirino è poi quello di aiutare a mantenere<br />

stabile la fotocamera mentre si inquadra: è<br />

evidente infatti che le vibrazioni si riducono<br />

considerevolmente tenendo la fotocamera<br />

appoggiata al viso piuttosto che lontano dal<br />

corpo con le braccia tese. Degno di nota anche<br />

l'aumento dell'escursione focale dello zoom, che<br />

arriva a ben 30x. Questo però a nostro parere<br />

non si può includere tra i miglioramenti volti a<br />

conquistare un pubblico più esigente ma, al<br />

contrario, di un espediente per continuare ad<br />

attirare l'altra fascia d'utenza, quella meno<br />

esperta, che non sapendo come valutare una<br />

compatta finisce per basare la propria scelta sui<br />

COSTRUZIONE<br />

òòòò<br />

Globalmente molto solida<br />

a parte alcuni punti. Ben<br />

sagomata per una comoda<br />

impugnatura.<br />

MESSA A FUOCO<br />

òòòòò<br />

L’autofocus è molto<br />

veloce, anche in interni<br />

poco illuminati e alle<br />

focali tele più spinte.<br />

ESPOSIZIONE<br />

òòòòò<br />

Un ottimo circuito<br />

esposimetrico. Anche<br />

con forti contrasti se la<br />

cava bene.<br />

QUALITÀ IMMAGINE<br />

òòò<br />

È quella di una compatta<br />

amatoriale. I dettagli più<br />

fini sono un po’ impastati<br />

anche a bassi ISO.<br />

RUMORE ALTI ISO<br />

òòò<br />

Oltre 400 ISO il rumore<br />

non è più trascurabile. 800<br />

è il limite da non superare<br />

se si vuole stampare.<br />

46 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


grandi numeri (di “per” dello zoom e di<br />

megapixel del sensore soprattutto) strillati sul<br />

volantino.<br />

Come è fatta<br />

La Panasonic Lumix TZ60, a dispetto delle sue<br />

piccole dimensioni, è una compatta<br />

dall'impugnatura comoda. Due sporgenze<br />

gommate, una anteriore per accogliere il medio<br />

e una posteriore per poggiare il pollice, aiutano a<br />

mantenere salda la presa. Globalmente è una<br />

fotocamera solida, che però trova il suo tallone<br />

d'Achille nella leva dello zoom e nella rotella dei<br />

modi d'esposizione che non ci sono parsi sullo<br />

stesso livello costruttivo del resto della<br />

fotocamera. La ghiera di regolazione attorno<br />

all'obiettivo è sicuramente un valore aggiunto,<br />

ma purtroppo è liscia, priva di scatti, dunque per<br />

capire di quanto si sta variando un certo<br />

parametro è obbligatorio tenere d'occhio lo<br />

schermo non potendosi affidare ad alcuna<br />

risposta di tipo tattile. In alternativa si può usare<br />

la rotella posteriore (incorporata nel<br />

multiselettore a 4 vie per navigare nel menu),<br />

quest’ultimo dotato di scatti. Quando si usa<br />

l’esposizione manuale il primo regola i<br />

diaframmi, il secondo i tempi. L’obiettivo, come<br />

detto, è uno zoom con escursione focale 30x: per<br />

la precisione è equivalente a un 24­720mm su<br />

full frame, dunque si va da un ampio<br />

grandangolo a un tele molto spinto. Dovendo<br />

adattarsi alla compattezza della fotocamera non<br />

è molto luminoso: f/3.3 all’estremità<br />

grandangolare e f/6.4 su quella tele: da qualche<br />

parte doveva pur pendere l’ago della bilancia.<br />

Questo significa che difficilmente le focali tele<br />

troveranno un utilizzo pratico se non in esterni e<br />

nelle ore centrali della giornata. Il sensore CMOS<br />

da 18,1 Megapixel misura 1/2,3” (6,17x4,55mm),<br />

dunque è di dimensioni molto ridotte e non<br />

bisogna aspettarsi chissà quali prestazioni in<br />

quanto a definizione dei particolari più minuti e<br />

tenuta del rumore elettronico. Panasonic<br />

dichiara una durata della batteria di circa 300<br />

scatti, che possiamo confermare. Per la ricarica<br />

basta collegare l’adattatore per la spina a muro e<br />

il cavo USB forniti nella confezione alla presa<br />

microUSB della fotocamera. Se da un lato ciò<br />

permette di risparmiare spazio in valigia non<br />

dovendo portare con sé anche un caricabatterie<br />

più o meno ingombrante, ripropone il solito<br />

problema dell’impossibilità di caricare una<br />

seconda batteria mentre si è in giro a usare la<br />

fotocamera. Per chi ci tiene ad annotare<br />

meticolosamente i luoghi esatti in cui ha scattato<br />

le proprie foto la Panasonic Lumix TZ60 integra<br />

un ricevitore GPS che consente di salvare le<br />

coordinate geografiche nelle proprietà<br />

dell’immagine. A questo proposito vi invitiamo a<br />

rileggere il nostro approfondimento sul<br />

geotagging pubblicato sul numero scorso. Oltre<br />

alla microUSB la TZ60 offre anche la presa<br />

microHDMI per il collegamento alla TV e la<br />

connettività Wi­Fi con NFC che consente<br />

PER QUALE USO?<br />

REPORTAGE<br />

VIAGGI<br />

FAMIGLIA<br />

SPORT<br />

STUDIO<br />

90%<br />

80%<br />

80%<br />

50%<br />

10%<br />

LA SUPERZOOM TUTTOFARE DA VICINO<br />

Ghiera di regolazione<br />

La ghiera di regolazione attorno all’obiettivo è<br />

utile ma non tanto comoda perché senza scatti.<br />

A sinistra vediamo il piccolo flash N.G. 6,4.<br />

Interfacce<br />

Le connessioni via cavo della TZ60 sono la microUSB<br />

e la microHDMI. Senza fili invece c’è il<br />

Wi-Fi con modulo NFC.<br />

Mirino di base... ma utile<br />

È un mirino elettronico piccolo e scarsamente<br />

definito (200.000 pixel) ma si rivela utile quando<br />

lo schermo risulta illeggibile per via del sole.<br />

Slot batteria e scheda<br />

La TZ60 utilizza schede di memoria SD/SDHC/<br />

SDXC. La batteria permette fino a circa 300<br />

scatti prima di alzare bandiera bianca.<br />

Caricabatterie interno<br />

Per caricare la batteria si collega il cavo USB<br />

con adattatore fornito alla macchina. Comodo<br />

e salvaspazio se si usa una sola batteria.<br />

Q Menu<br />

Il Q Menu, a cui si accede da un apposito pulsante<br />

sul dorso, riepiloga i parametri di scatto<br />

più usati mentre si continua a inquadrare.<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 47


IL RUMORE AL CRESCERE DEGLI ISO<br />

JPEG<br />

160 200 400 800<br />

1600 3200 6400<br />

RAW<br />

160 200 400 800<br />

1600 3200 6400<br />

Il sensore CMOS da 18,1 Megapixel della Panasonic Lumix TZ60 ha la stessa taglia di quello di molte altre compatte amatoriali. Non gli si può chiedere chissà<br />

quali prestazioni ad alti valori ISO. Dai dettagli qui sopra appare evidente come dopo gli 800 ISO la qualità scenda in maniera drastica.<br />

COLORI<br />

NITIDEZZA<br />

La Panasonic Lumix TZ60 è caratterizzata da una<br />

resa cromatica decisa con gialli e verdi<br />

particolarmente saturi. Le tonalità del cielo sono<br />

invece più fedeli.<br />

SCHEDA TECNICA<br />

DIMENSIONI MM: 111x64x34<br />

PESO G: 240<br />

ELEMENTO SENSIBILE: CMOS da 1/2,3” con 18.1 Mp<br />

RISOLUZIONE MIN/MAX: 640x480/4896x3672<br />

FORMATI IMMAGINE: JPEG, RAW, RAW+JPEG<br />

SENSIBILITÀ DI RIFERIMENTO: da 100 a 6400 ISO<br />

BILANCIAMENTO DEL BIANCO: automatico, manuale con 4<br />

modalità più una personalizzata<br />

SCHERMO LCD: Touchscreen da 3” con 920.000 pixel<br />

SUPPORTO DI MEMORIA: SD/SDHC/SDXC<br />

INTERFACCIA: USB 2.0, AV, HDMI, Wi-Fi + NFC<br />

OBIETTIVO: equivalente a 24-720mm f/3,3-6,4<br />

FATTORE DI ZOOM: 30x ottico, 4x digitale<br />

MESSA A FUOCO: automatica, manuale<br />

MIRINO: elettronico da 200.000 pixel<br />

MODALITÀ VIDEO: Full HD 1920x1080/50,25fps<br />

TEMPI: da 4 sec. a 1/2000 di sec.<br />

ALIMENTAZIONE: 1 pila ricaricabile agli ioni di litio<br />

WB AUTO<br />

Anche a bassi ISO le<br />

immagini denotano<br />

un leggero<br />

impastamento dei<br />

dettagli più fini.<br />

Tutto normale vista<br />

la piccola taglia del<br />

sensore.<br />

WB TUNGSTENO<br />

Ottimo il comportamento del bilanciamento del<br />

bianco automatico, anche con luci miste. Qui le<br />

matite sono illuminate con lampade al tungsteno.<br />

ESCURSIONE FOCALE<br />

24mm<br />

720mm<br />

Lo zoom 30x permette la ripresa di ampi spazi<br />

così come di dettagli lontani.<br />

48 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


ESPOSIZIONE<br />

LUCE A FAVORE<br />

CONTROLUCE<br />

Le due foto qui sopra, scattate dallo stesso punto semplicemente voltandoci per avere il sole alle spalle o<br />

di fronte, dimostrano il buon comportamento dell’esposimetro di questa Panasonic.<br />

FILL-IN<br />

FLASH OFF<br />

MACRO<br />

Alla focale più grandangolare si può mettere a<br />

fuoco fino a circa 2 centimetri dal soggetto per<br />

delle macro facili e divertenti.<br />

FLASH ON<br />

Quando si usa il flash in controluce la fotocamera sottoespone intenzionalmente per migliorare la<br />

leggibilità dello sfondo, ma il piccolo flash non sempre riesce a illuminare a sufficienza il primo piano.<br />

RUMORE ALTI ISO<br />

La foto sopra è stata scattata in<br />

JPEG a 800 ISO. È questo il<br />

valore da non oltrepassare se si<br />

vuole una buona qualità anche<br />

in stampa.<br />

numerose possibilità, tra cui quella di trasferire le<br />

foto sulla memoria del cellulare o usare lo<br />

schermo di quest’ultimo come uno scatto<br />

remoto da cui poter anche visionare a distanza la<br />

scena inquadrata. Il prezzo di listino della TZ60 è<br />

di 400 euro, ma in alcuni negozi è possibile<br />

trovarla anche a circa 350.<br />

Sul campo<br />

Partiamo dalle nostre impressioni sulla novità più<br />

interessante di questo modello, cioè il mirino<br />

elettronico. Ebbene, utile è utile, ma ci ha<br />

lasciato con un po’ di amaro in bocca perché non<br />

è nemmeno lontanamente paragonabile a quelli<br />

in uso sulle mirrorless della casa. È piccolo e poco<br />

definito: solo 200.000 pixel, contro gli oltre 2<br />

milioni dei top di gamma. Nella pratica significa<br />

vedere l’immagine a mirino evidentemente<br />

sgranata. Difficile comunque aspettarsi di più:<br />

integrarvi un mirino più grande e performante<br />

avrebbe forse aumentato le dimensioni e reso<br />

necessario un prezzo di listino che sarebbe stato<br />

fuori mercato per la fascia d’appartenenza. Il<br />

mirino non si attiva automaticamente quando si<br />

avvicina l’occhio perché manca il sensore di<br />

prossimità. Bisogna dunque premere il tasto LVF<br />

sulla destra del mirino per usarlo e ricordarsi di<br />

ripremerlo per tornare a usare il monitor.<br />

Insomma, un mirino un po’ scomodo quello<br />

della TZ60, ma comunque utile, perché aiuta a<br />

inquadrare quando la troppa luce ambientale<br />

crea insopportabili riflessi sulla superficie del<br />

display. Molto utile il pulsante Q Menu, tramite il<br />

quale accedere a gran parte dei parametri di<br />

ripresa senza perdere d’occhio cosa si sta<br />

inquadrando. Un pregio innegabile della TZ60 è<br />

senza dubbio la sua velocità operativa: ha un AF<br />

davvero molto veloce anche in interni e tra uno<br />

scatto e l’altro non passa più di mezzo secondo<br />

anche facendo decine di scatti consecutivi.<br />

Questo ovviamente a patto di scattare in JPEG. In<br />

RAW e RAW+JPEG i tempi di salvataggio si<br />

allungano a circa 1­2 secondi: comunque un<br />

tempo ragionevole.<br />

I risultati<br />

Con dotazioni da fotocamera avanzata, il sensore<br />

rimane quello di una compatta amatoriale. Ciò<br />

significa che se usata di giorno e a basse<br />

sensibilità sforna fotografie gradevoli che però<br />

mostrano un certo impastamento dei dettagli<br />

fini: superando i 400 ISO il rumore non è più<br />

trascurabile. A 800 le immagini sono ancora<br />

utilizzabili ma non andare oltre, a meno che la<br />

distinazione delle foto non sia la condivisione in<br />

bassa risoluzione. L’estesissimo zoom invece<br />

dobbiamo dire che mantiene un buon livello di<br />

dettaglio anche all’estremità tele, di solito la più<br />

critica su questi zoom da record. A 720mm<br />

equivalenti ogni vibrazione della mano si traduce<br />

in un terremoto e qui lo stabilizzatore ottico<br />

integrato torna davvero utile.<br />

Conclusioni<br />

La Panasonic Lumix TZ60 è un ibrido tra una<br />

compatta per fotografi alle prime armi e una da<br />

utenti esperti. Il prezzo fa pendere l’ago della<br />

bilancia verso l’utente esperto che bisogna<br />

vedere se è disposto a pagare la comodità di una<br />

compatta tuttofare con una qualità non scadente<br />

ma neanche eccelsa. ■<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 49


TEST COMPATTA<br />

IBRIDA MA NON TROPPO<br />

Samsung Galaxy Camera 2<br />

di Matteo Virili<br />

400<br />

euro<br />

Samsung tenta ancora una volta di dare nuovo<br />

smalto alle compatte imitando i cellulari,<br />

che ne stanno determinando la crisi.<br />

Tra prodotti più o meno interessanti, più<br />

o meno utili, più o meno innovativi,<br />

possiamo dire che da tre anni a questa<br />

parte non c'è proprio di che lamentarsi<br />

in quanto a varietà di fotocamere lanciate dai<br />

vari produttori che sembrano rincorrersi a suon<br />

di modelli sempre più strani o sempre più<br />

performanti, molto più che in passato.<br />

Responsabile di ciò è il sempre più massiccio<br />

uso del telefono cellulare come fotocamera<br />

che ha comportato in questi ultimi anni una<br />

pesante crisi del settore delle compatte di<br />

fascia bassa, cosa che ha costretto i produttori<br />

a riorganizzarsi. Tutti hanno ridotto, chi più chi<br />

meno, la varietà di compatte di fascia bassa e<br />

contemporaneamente hanno studiato nuove<br />

soluzioni, alcune davvero innovative, per<br />

rendere ancora appetibile l'acquisto di una<br />

fotocamera compatta. Ecco dunque fiorire<br />

un'infinità di modelli di fascia alta con sensori<br />

di generose dimensioni e, parallelamente, un<br />

certo numero di compatte che, non puntando<br />

a differenziarsi dai cellulari tramite la superiore<br />

qualità d'immagine, scendono a patti con<br />

questi ultimi adottando parte delle loro<br />

funzioni e della loro “filosofia”. È il caso delle<br />

compatte che possono connettersi a internet e<br />

hanno un sistema operativo mobile integrato,<br />

come la Samsung Galaxy Camera 2, su cui fa<br />

bella mostra di sé un grande schermo da 4,8”<br />

tramite il quale, oltre a inquadrare, si può<br />

interagire con il sistema operativo Google<br />

Android, che aggiunge una serie di funzioni che<br />

altrimenti sarebbero prerogativa dei soli<br />

cellulari. Sul numero di Marzo 2013 testammo<br />

il primo modello, chiamato semplicemente<br />

Samsung Galaxy Camera. Le due fotocamere si<br />

somigliano molto e il nuovo modello non<br />

rivoluziona il progetto originario. In realtà lo<br />

COSTRUZIONE<br />

òòòò<br />

Molto solida e ben rifinita.<br />

L'impugnatura è comoda<br />

ma i comandi sono troppo<br />

pochi.<br />

MESSA A FUOCO<br />

òòò<br />

Non una scheggia ma<br />

abbastanza veloce per le<br />

situazioni di ripresa più<br />

comuni.<br />

ESPOSIZIONE<br />

òòòò<br />

Quasi sempre buona.<br />

Solo con i controluce<br />

spinti tende a<br />

sottoesporre.<br />

QUALITÀ IMMAGINE<br />

òò<br />

Ci aspettavamo di più.<br />

L’ottica non è mai molto<br />

incisa, specialmente all'estremità<br />

tele.<br />

RUMORE ALTI ISO<br />

òò<br />

Evidente già a 800 ISO,<br />

ma il pubblico cui si rivolge<br />

spesso vede le foto<br />

solo su piccoli schermi.<br />

50 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


NEL DETTAGLIO<br />

ridimensiona un po' soprattutto per quel che<br />

riguarda le opzioni di connettività. Il modello<br />

originario infatti esisteva in due versioni: una<br />

con la sola connettività Wi­Fi e un'altra con<br />

connettività 3G/4G, quello attuale esiste invece<br />

solo in versione Wi­Fi. In soldoni, e spiegato<br />

anche a chi non se ne intende, significa che<br />

nella versione 3G/4G si poteva infilare una Sim­<br />

Card come quella dei telefonini per collegarsi a<br />

internet sfruttando la rete cellulare, mentre<br />

nella versione solo Wi­Fi bisogna sfruttare il<br />

segnale senza fili generato da un modem Wi­Fi,<br />

domestico o pubblico. Il motivo di questa<br />

scelta sta forse nella volontà dell'azienda di<br />

non accavallare questo prodotto con il suo<br />

Samsung Galaxy K Zoom, che è un vero e<br />

proprio cellulare (con, udite udite, anche la<br />

possibilità di telefonare!) caratterizzato da una<br />

fotocamera integrata con zoom ottico 10x.<br />

Come è fatta<br />

E' “solo” una fotocamera, anche se quel grosso<br />

schermo touch posteriore può trarre in<br />

inganno. La Galaxy Camera 2, è evidente, non è<br />

stata studiata per gli appassionati di fotografia<br />

più esigenti, che desiderano avere un buon<br />

numero di controlli fisici, anziché un enorme<br />

schermo touch con cui fare quasi tutto, bensì<br />

per quell'utenza interessata al gadget<br />

stravagante e alla condivisione istantanea di<br />

foto e video sui social network. Compatta nel<br />

nome, ma non troppo nelle dimensioni, che<br />

ricordano più quelle di una mirrorless con<br />

sensore APS­C che non quelle di una compatta<br />

tascabile. Del resto lo schermo da 4,8” impone<br />

di suo che la fotocamera sia molto larga. Gli<br />

unici controlli fisici sul corpo macchina sono il<br />

tasto di accensione/spegnimento, il pulsante di<br />

scatto, la levetta coassiale a quest'ultimo per<br />

azionare lo zoom e il tasto per l'espulsione del<br />

flash incorporato. La Galaxy Camera 2 è dotata<br />

di un sensore da 1/2,3” (6,17x4,55mm) in linea<br />

con quello delle altre compatte amatoriali,<br />

sormontato da un'obiettivo zoom 21x<br />

equivalente a un 23­483mm f/2.8­5.9, quasi<br />

identico a quello del modello precedente. Sono<br />

talmente tanti i punti di contatto con il primo<br />

modello che si fa prima a dire che cosa è<br />

cambiato: oltre alla già citata assenza della<br />

versione con connettività 3G/4G, le differenze<br />

principali riguardano una batteria più<br />

performante (fino a 400 scatti dichiarati) e un<br />

processore più potente che ora è un quad­core<br />

da 1,4GHz. Fa strano sentire “processore quadcore”,<br />

quando si parla di una fotocamera, ma<br />

Flash incorporato<br />

Tramite un pulsante sulla calotta si estrae il<br />

piccolo flash della Samsung Galaxy Camera 2,<br />

con numero guida 4.<br />

USB e cuffie<br />

Su un lato della fotocamera troviamo l’ingresso<br />

jack 3,5mm per le cuffie e uno sportellino<br />

che nasconde la presa microUSB.<br />

Ricarica interna<br />

Per caricare la batteria non serve estrarla e metterla<br />

in un caricatore esterno. Basta collegare al<br />

cavo microUSB l’adattatore fornito.<br />

Wi-Fi con NFC<br />

Per associare un dispositivo a cui trasferire le<br />

foto via Wi-Fi si può avvicinarlo al modulo NFC<br />

della fotocamera, se compatibile.<br />

Slot batteria e scheda di memoria<br />

Se si usa solo la funzione foto la batteria dura per<br />

circa 400 scatti. La memoria interna è da 8 GB.<br />

Se non basta c’è uno slot per schede microSD.<br />

Filettatura treppiedi<br />

Scheda di memoria e batteria non possono essere<br />

sostituite se la fotocamera è sullo stativo: la<br />

filettatura è troppo vicina allo sportello.<br />

Schermate<br />

Sopra, a sinistra: uso<br />

della modalità manuale.<br />

A destra: menu delle<br />

funzioni. Qui a fianco: le<br />

foto possono essere modificate<br />

e inviate facilmente<br />

anche subito<br />

dopo lo scatto.<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 51


IL RUMORE<br />

AL VARIARE<br />

DEGLI ISO<br />

ESCURSIONE FOCALE<br />

23mm<br />

483mm<br />

L’obiettivo è uno zoom 21x equivalente a un<br />

23­483mm f/2.8­5.9. All’estremità tele la<br />

qualità ottica non è entusiasmante.<br />

100 200<br />

ESPOSIZIONE<br />

400 800<br />

1600 3200<br />

Rumore ben contenuto fino a<br />

400 ISO ma a 800 subisce<br />

un’impennata. Se le foto sono<br />

riviste solo sugli schermi dei<br />

cellulari (come è probabile<br />

visto il pubblico d’elezione di<br />

questa compatta) non è un<br />

problema. Se si vuole stampare<br />

le foto invece è meglio non<br />

superare i 400 ISO.<br />

SCHEDA TECNICA<br />

DIMENSIONI MM: 133x71x19<br />

PESO G: 305<br />

ELEMENTO SENSIBILE: BSI-CMOS da 1/2,33”<br />

con 16.3 Megapixel<br />

RISOLUZIONE MIN/MAX: 1024x768/4608x3456<br />

FORMATI IMMAGINE: JPEG<br />

SENSIBILITÀ DI RIFERIMENTO: da 100 a 3200 ISO<br />

BILANCIAMENTO DEL BIANCO: automatico, manuale con 6<br />

modalità più una personalizzata<br />

SCHERMO LCD: da 4,8" con 1.036.800 pixel<br />

SUPPORTO DI MEMORIA: microSD/microSDHC/microSDXC<br />

INTERFACCIA: USB 2.0, HDMI, Wi-Fi + NFC, Bluetooth® 4.0<br />

OBIETTIVO: equivalente a 23-481mm f/2,8-5,9<br />

FATTORE DI ZOOM: 21x ottico, digitale n.d.<br />

MESSA A FUOCO: automatica<br />

MIRINO: no<br />

MODALITÀ VIDEO: Full HD 1920x1080/30fps<br />

TEMPI: da 16 sec. a 1/2000 di sec.<br />

ALIMENTAZIONE: 1 pila ricaricabile agli ioni di litio<br />

dobbiamo ricordarci che questa compatta altro<br />

non è che un piccolo computer con<br />

fotocamera, che è solo una delle sue tante<br />

applicazioni. Via cavo le possibilità di<br />

connessione sono limitate alla microUSB (alla<br />

quale va collegato anche il cavo del<br />

caricabatterie) e la microHDMI, per rivedere le<br />

foto sul televisore. Troviamo anche un ingresso<br />

jack 3,5mm per le cuffie, utile per rivedere i<br />

video girati con la fotocamera ascoltando<br />

contemporaneamente un audio più nitido di<br />

quello che uscirebbe dai piccoli altoparlanti<br />

incorporati. In realtà, come detto, il sistema<br />

operativo non pone limitazioni e basta<br />

trasferire della musica sulla memoria della<br />

fotocamera per poterla ascoltare in cuffia<br />

addirittura mentre si scattano fotografie.<br />

La accendi e...<br />

Una volta premuto il pulsante d'accensione<br />

l'avvio non è immediato. Bisogna attendere<br />

qualche secondo affinché venga caricato il<br />

sistema operativo, dopodiché l'obiettivo<br />

fuoriesce e viene aperta automaticamente<br />

l'applicazione fotocamera. Fortunatamente<br />

questa operazione non va ripetuta sempre:<br />

una volta accesa, la pressione del pulsante<br />

d'accensione non spegne realmente la<br />

fotocamera ma la mette in stand­by, dal quale<br />

si risveglia sempre tramite il pulsante<br />

I controluce<br />

spinti come<br />

quello a fianco<br />

mettono in crisi<br />

l’esposimetro,<br />

ma anche<br />

l’obiettivo che<br />

soffre di un<br />

vistoso lensflare.<br />

d'accensione, ma mettendoci stavolta meno di<br />

due secondi, un tempo perfettamente in linea<br />

con quello di tante altre compatte.<br />

L'accensione vera e propria va fatta soltanto<br />

dopo che la fotocamera è stata realmente<br />

spenta (si spegne tenendo premuto il pulsante<br />

d'accensione e toccando la voce “Spegni” che<br />

appare a schermo), dopo che è restata in<br />

stand­by per molte ore oppure a seguito della<br />

completa scarica della batteria. Inquadrare da<br />

uno schermo così largo dà un effetto di<br />

immersione nella scena considerevole, peccato<br />

solo che lo schermo sia anche l'unico modo per<br />

regolare i vari parametri della fotocamera. La<br />

Galaxy Camera 2 offre diverse possibilità di<br />

regolazione avanzate e anche i modi<br />

d'esposizione semiautomatici o manuale, ma<br />

regolare tempi e diaframmi tramite le finte<br />

ghiere che appaiono sullo schermo non è che<br />

sia proprio comodo. Vedrà mai la luce una<br />

Galaxy Camera con uno schermo di dimensioni<br />

inferiori che faccia spazio anche a un buon<br />

numero di controlli fisici? Noi ci auguriamo di<br />

sì, anche perché la soluzione della compatta<br />

ibrida con sistema operativo mobile integrato<br />

può essere utile in molti casi e non è giusto che<br />

a usufruirne sia solo la fascia d'utenza<br />

interessata al mero punta e scatta! Samsung a<br />

questo proposito ha in catalogo anche una<br />

mirrorless APS­C con sistema operativo<br />

52 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


FILL-IN<br />

Quando il flash è sollevato la fotocamera compensa l’esposizione per avere sia il primo piano che lo sfondo<br />

ben illuminati. Un buon comportamento.<br />

WB AUTO<br />

Praticamente irriconoscibile la foto scattata con il<br />

bilanciamento del bianco automatico e quella con il<br />

preset per la luce usata (tungsteno). Ottimo risultato.<br />

STABILIZZATORE<br />

Molto efficace lo stabilizzatore ottico dell’immagine.<br />

Sopra vediamo dei ritagli al 100% di una griglia<br />

fotografata da 1 metro di distanza con focale<br />

equivalente a 100mm e tempo di 1/8sec.<br />

Per nulla<br />

entusiasmante la<br />

resa ad alti ISO.<br />

A 800 l’immagine<br />

è molto rovinata.<br />

Meglio non<br />

oltrepassare i 400<br />

se la destinazione<br />

è la stampa o la<br />

visione su schermi<br />

grandi.<br />

ISO 800<br />

WB TUNGSTENO<br />

NITIDEZZA<br />

A bassi ISO le<br />

immagini sono<br />

sufficientemente<br />

incise, mentre<br />

alzando la<br />

sensibilità anche di<br />

poco sono dolori,<br />

come mostra la<br />

foto sotto.<br />

Android: la Galaxy NX (provata su <strong>Fotografare</strong><br />

di Aprile <strong>2014</strong>). Anche lì purtroppo lo schermo<br />

gigante lascia poco spazio ai controlli fisici.<br />

Rinnoviamo il nostro appello: mettete più tasti!<br />

Utilizzo sul campo<br />

Se si usano poco o niente le regolazioni<br />

manuali la Galaxy Camera 2 non è spiacevole<br />

da usare. Le foto appena scattate possono<br />

essere aperte per essere modificate al volo con<br />

qualsiasi applicazione fotografica inclusa o<br />

scaricabile dal Play Store (il negozio digitale di<br />

Google per le applicazioni Android) tra cui<br />

segnaliamo l'ottima Adobe Photoshop Touch,<br />

facile da usare ma che nasconde anche tante<br />

funzioni avanzate. Una volta stabilita una<br />

connessione a internet tramite Wi­Fi si<br />

possono anche inviare le foto direttamente a<br />

chi vogliamo usando applicazioni social o di<br />

messaggistica di ogni tipo. Tolto quello di<br />

telefonare, non c'è alcun limite di utilizzo del<br />

sistema operativo sulla Galaxy Camera 2, e si<br />

possono installare ogni tipo di applicazioni<br />

compatibili con Android. Possiamo anche<br />

configurare la nostra casella email o collegarci<br />

a servizi di archiviazione online come DropBox,<br />

OneDrive, Google Drive se vogliamo creare una<br />

copia dei nostri file su una nostra cartella su<br />

internet (utile se sta per finire la memoria e<br />

non si ha altro modo per svuotarla).<br />

Qualità d'immagine<br />

La Galaxy Camera 2 non fa della qualità<br />

d'immagine il suo biglietto da visita, facendo<br />

leva più sulle sue possibilità di connessione.<br />

Possiamo confermare sostanzialmente i giudizi<br />

espressi per il modello precedente:<br />

considerato il piccolo sensore le immagini sono<br />

decenti, ma non fanno certo strabuzzare gli<br />

occhi. L'obbiettivo zoom 21x soffre un po' nei<br />

controluce e alle focali più estese, alle quali le<br />

immagini appaiono decisamente morbide.<br />

L'apertura f/2.8 all'estremità grandangolare,<br />

relativamente luminosa, permette di fare a<br />

meno del flash in interni in qualche occasione<br />

oppure di non alzare troppo il valore della<br />

sensibilità ISO. Il rumore elettronico è<br />

contenuto fino a 400 ISO ma poi subisce<br />

un'impennata a 800 ISO. Ai valori più elevati<br />

(1600 e 3200 ISO) il rumore si presenta a<br />

chiazze dunque è preferibile usare il flash in<br />

interni con poca luce, per evitare che la<br />

fotocamera imposti un valore ISO<br />

eccessivamente elevato.<br />

Conclusioni<br />

Le caratteristiche fotografiche non sono molto<br />

avanzate ma con l'elettronica a supporto del<br />

sistema Android integrato sono di tutto<br />

rispetto, motivo per cui il prezzo non è tanto<br />

basso. Ad incidere sul prezzo è anche la sua<br />

quasi unicità: al momento l'unico concorrente<br />

è Nikon con la Coolpix S810c. Per chi proprio<br />

non può fare a meno di condividere<br />

istantaneamente le proprie fotografie (o per<br />

chi deve farlo per forza come chi lavora per un<br />

quotidiano online) può rivelarsi molto utile, ma<br />

bisogna che le pretese in quanto a usabilità<br />

non siano molto elevate: l'interfaccia quasi<br />

totalmente touch potrebbe essere uno scoglio<br />

per più di qualcuno. ■<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 53


Luigi Benedetti<br />

Fermo<br />

“Venti e maree”<br />

Sul numero<br />

di Giugno 2012<br />

compare questo<br />

portfolio con<br />

immagini di<br />

mare e di costa,<br />

realizzate con<br />

grande cura<br />

paesaggistica.<br />

Franco Aresi<br />

Sangiano (VA)<br />

“Danza, che<br />

passione!”<br />

A Gennaio 2012<br />

una serie di<br />

scatti di grande<br />

drammaticità<br />

teatrale sul<br />

mondo del<br />

balletto classico.


fotografare portfolio<br />

Vi vogliamo!<br />

Qui si fa appello ai più bravi<br />

Anziché una singola foto, vorremmo ricevere un intero<br />

portfolio di immagini, accomunate da un tema ricorrente<br />

o da una particolare tecnica di ripresa.<br />

Per essere convincente, un portfolio va concepito con un tema<br />

già chiaro nella mente prima ancora di mettersi all’opera.<br />

Ogni mese pubblicheremo il portfolio ritenuto più meritevole.<br />

Le immagini ricevute non vengono restituite, ma entrano<br />

nell’archivio della redazione, con la possibilità che singole foto<br />

vengano pubblicate nella rubrica “Voi autori” o per illustrare<br />

articoli della rivista.<br />

È importante dunque che il nome e la città di provenienza siano<br />

chiari. Riassumiamo:<br />

Cosa:<br />

un portfolio di immagini (da 10 a 20).<br />

Come:<br />

file TIFF o JPG ad alta risoluzione (minimo 5Mp a 300dpi)<br />

o stampe su carta (formato minimo 13x18 cm, massimo 20x30 cm).<br />

Dove:<br />

CD o stampe vanno inviati a:<br />

“fotografare portfolio, Via Salaria, 1319, 00138 Roma”.<br />

In alternativa potete caricare i file su servizi<br />

di archiviazione on­line e fornirci il link per scaricarli all’email:<br />

fotografare.novita@fotografare.com<br />

Inoltre:<br />

il tema è libero. Ricordatevi di allegare un breve testo in cui<br />

raccontate l’idea del portfolio, la tecnica e l’attrezzatura<br />

fotografica utilizzata.<br />

Marco<br />

Tarantino<br />

Milano<br />

“High Still­Life”<br />

La natura morta<br />

fotografica vista<br />

in maniera<br />

nuova e<br />

dinamica<br />

pubblicata a<br />

<strong>Novembre</strong> 2012.


PORTFOLIO DEI LETTORI<br />

Variazioni<br />

all’orizzonte<br />

Eugenio Frasca Trieste<br />

Alla fotografia mi ha<br />

portato la mia passione<br />

per i viaggi e i reportage,<br />

soprattutto i servizi<br />

fotografici realizzati dai grandi<br />

maestri dell’agenzia Magnum<br />

Photos. Mi sono interessato poi di<br />

fotografia cinematografica, a<br />

tutt’oggi una mia grande fonte<br />

d'ispirazione, e credo di essere<br />

riuscito a sviluppare un mio<br />

personale occhio fotografico, da<br />

semplice “spettatore”, acquisendo,<br />

quasi inconsapevolmente un certo<br />

registro stilistico. Normalmente<br />

utilizzo una Nikon D700 e molti<br />

miei scatti sono accomunati da<br />

una composizione con orizzonte<br />

centrale, che il grandangolo (17 o<br />

18mm) mi permette di sfruttare al<br />

meglio, dando più “respiro"<br />

all’immagine. In questo tipo di<br />

composizione, più che l’elemento<br />

umano, mi piace raccontare<br />

l’energia che sprigiona dai luoghi<br />

che fotografo. Il contesto diventa<br />

così il vero protagonista, dove<br />

spesso la figura umana, comunque<br />

imprescindibile, si perde,<br />

inserendosi come semplice trait<br />

d’union tra la foto e chi la guarda.<br />

Cerco sempre la massima sintonia<br />

tra il soggetto della foto e<br />

l’ambiente in cui è immerso,<br />

poiché è grazie ad esso che si<br />

riesce a “entrare” nella foto.<br />

L’atmosfera (o il mood come va di<br />

moda dire) è un altro elementochiave<br />

della mia fotografia. In<br />

questo caso, la fase di postproduzione<br />

gioca un ruolo<br />

essenziale, perché mette , sempre<br />

secondo me, in un certo senso<br />

completamente a nudo l’anima<br />

delle mie immagini attraverso<br />

variazioni cromatico­luminose,<br />

ricerca voluta di granulosità e<br />

contrasti particolari. ■


APPLICAZIONI<br />

di Matteo Virili<br />

Lo smartphone ha esteso i confini di quello<br />

che una volta era solo e soltanto il<br />

telefono cellulare, facendone un<br />

dispositivo multifunzione che, se usato<br />

bene (e non abusato!) ci può aiutare in molte<br />

faccende della vita quotidiana. Fondamentale<br />

in questo la possibilità di installare sullo<br />

smartphone piccoli programmi detti “app” o<br />

più semplicemente “applicazioni”, capaci di<br />

aggiungere al dispositivo sempre nuove<br />

funzionalità. Così come ci sono le app per lo<br />

sport, il benessere, la salute e la cucina,<br />

esistono anche applicazioni studiate<br />

appositamente per gli appassionati di<br />

fotografia, che integrano alcuni strumenti che<br />

possono tornare utili durante lo scatto. Non<br />

parliamo di app per fotografare con la<br />

fotocamera del cellulare, bensì di app che danno<br />

al fotografo alcune indicazioni per fotografare<br />

meglio con la propria fotocamera. Si va da quelle<br />

più semplici che calcolano la profondità di campo<br />

ad altre più sofisticate che, tramite l’ausilio di<br />

appositi accessori esterni, trasformano lo<br />

smartphone in un esposimetro a luce incidente o<br />

in un trigger di buon livello. Qui ne abbiamo<br />

raccolte 10, per tutti i sistemi operativi, in grado<br />

di dare una mano al fotografo, sia che scatti in<br />

digitale sia che preferisca la pellicola. ■<br />

DOF MASTER<br />

Calcolo della profondità di campo<br />

★★★★★<br />

1,79<br />

euro<br />

Descrizione: DOFMaster è l’app ufficiale del sito www.dofmaster.com, utilissima risorsa<br />

(che vi avevamo già segnalato nella rubrica Http del numero di Settembre scorso) per<br />

calcolare l’estensione della profondità di campo e per individuare la distanza iperfocale<br />

partendo da parametri dati. Va selezionata la dimensione del supporto sensibile (le<br />

scelte possibili sono numerosissime, dai sensori delle micro­camere alle pellicole di<br />

grande formato), l’apertura di diaframma, la lunghezza focale e la distanza di messa a<br />

fuoco e un grafico molto intuitivo mostrerà l’estensione della profondità di campo. Se<br />

non si conosce la dimensione del sensore della propria fotocamera basta scegliere il tipo<br />

di fotocamera e la marca tra molte disponibili. Per calcolare la distanza iperfocale che<br />

permette di avere una profondità di campo estesa da una certa distanza all’infinito per il<br />

diaframma impostato, occorre lasciare vuota la voce della distanza e premere “HD” (cioè<br />

Hyperfocal Distance). È disponibile solo per Apple iOS, ma chi usa altri dispositivi può<br />

visitare la versione del sito ottimizzata per i dispositivi mobili, all’indirizzo<br />

www.dofmaster.com/m. In realtà anche per le altre piattaforme esistono applicazioni<br />

simili come HyperFocal Pro per Android e PhotographersTools (vedi pagina 62) per<br />

Windows Phone.<br />

Versione corrente: 1.0.1 Sviluppatore: Donald Fleming. Requisiti: iOS 2.0 o superiore.<br />

DISPONIBILE PER: iOS<br />

60 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


FOTOMETER PRO<br />

Esposimetro esterno facile<br />

★★★★<br />

0,89<br />

euro<br />

Descrizione: FotometerPro è una app per iPhone dal costo irrisorio che sfrutta la<br />

fotocamera del cellulare alla stregua di un esposimetro esterno, utile per esporre<br />

correttamente quando si usano fotocamere prive di esposimetro. Non può però<br />

competere con dei veri esposimetri dedicati perché, se è molto preciso con la lettura<br />

della luce riflessa, non può esserlo con quella della luce incidente. La app offre questa<br />

modalità ma per sfruttarla al meglio c’è bisogno di coprire la la fotocamera del cellulare<br />

con un diffusore bianco (la classica palletta degli esposimetri) che però non viene fornito<br />

e bisogna procurarsi a parte. Ce ne sono tanti e diversi in vendita online, ma chi può dire<br />

quale è veramente efficace? Usato per la sola misurazione della luce riflessa è comunque<br />

uno strumento utilissimo, completo e anche facile da usare. Gli ISO possono essere<br />

regolati tra 25 e 6400 ISO con intervalli di 1/3 di stop e l’apertura può essere regolata tra<br />

f/0.95 e f/1000, cosa che ne fa un utile strumento per misurare il tempo di posa<br />

necessario con fotocamere a foro stenopeico. La app infatti integra anche un conteggio<br />

alla rovescia molto utile per gestire le lunghe pose. App simili per altre piattaforme sono<br />

LightMeter Free (per Android) e la tuttofare PhotographersTools per Windows Phone.<br />

Versione corrente: 1.2 Sviluppatore: Kit Da Studio Company Limited.<br />

Requisiti: iOS 5.0 o superiore.<br />

DISPONIBILE PER: iOS<br />

MASSIVE DEV CHART TIMER<br />

Il timer per sviluppo e stampa<br />

★★★★★<br />

6,99<br />

euro<br />

Descrizione: È una app che suggerisce tempi e agitazioni per lo sviluppo di centinaia di<br />

pellicole in bianco e nero abbinabili ad altrettanti rivelatori. A renderla davvero utile però è<br />

il fatto che una volta scelti pellicola, rivelatore, formato e temperatura si può far partire un<br />

timer che aiuta a gestire l’intero processo di sviluppo, con tanto di avvisi acustici che<br />

avvertono quando è ora di agitare la tank o di svuotarla per fare spazio al composto chimico<br />

successivo. Non è il Sacro Graal, ma può essere una buona base di partenza per trovare poi<br />

autonomamente tempi di sviluppo più precisi. Il bello è che si possono modificare a<br />

piacimento tempi, passaggi, numero e durata delle agitazioni per creare i propri timer<br />

personalizzati. Nulla vieta di usare l’app anche per lo sviluppo colore o per le carte bianco e<br />

nero. In quest’ultimo caso l’app va messa in modalità luce rossa per non velare la carta. Ciò<br />

non è possibile con la carta colore, che richiede il buio assoluto. Permette anche di tenere<br />

nota delle diluizioni dei vari chimici usati. Costa un po’ (quella per iOS viene addirittura un<br />

euro in più) ma è davvero la migliore nel suo genere. Per Android ne esiste anche una<br />

versione “Lite” gratuita che però non permette di modificare i timer o crearne di nuovi.<br />

Versione corrente: 3.2.1 Sviluppatore: Digitaltruth Photo Ltd.<br />

Requisiti: iOS 6.0 o superiore, Android 2.2 o superiore, Symbian^3 o superiore. La versione<br />

per Symbian non è più aggiornabile ma comunque funzionante.<br />

DISPONIBILE PER: iOS, ANDROID, KINDLE FIRE, SYMBIAN<br />

PHOTO TOOLS PRO<br />

Tante in una<br />

★★★★<br />

1,99<br />

euro<br />

Descrizione: Se non ne volete sapere di dover aprire tante applicazioni diverse per avere<br />

a disposizione altrettanti strumenti utili in fotografia, eccovi una app per Android che è<br />

un vero e proprio coltellino svizzero al riguardo. Tra i tanti strumenti utili all'interno della<br />

app troviamo un esposimetro, un calcolatore della profondità di campo e della distanza<br />

iperfocale, un calcolatore dell’esposizione da usare con il flash e anche uno per<br />

conoscere il tempo di posa più lungo impostabile per non avere il mosso. Non mancano<br />

nemmeno gli orari di alba e tramonto di Sole e Luna per tutto il mondo (molto utile<br />

soprattutto per i paesaggisti), un calcolatore della compensazione dell’esposizione da<br />

usare con i filtri ND, uno per organizzare dei time­lapse, un cronometro per le lunghe<br />

esposizioni, uno strumento per calcolare di quanto compensare l’esposizione quando si<br />

è in multi­esposizione, e perfino uno strumento per calcolare di quanto allungare i<br />

soffietti per la fotografia macro. Sul Google Play Store si trova anche una versione<br />

chiamata semplicemente Photo Tools, che è la stess app ma con annunci pubblicitari,<br />

quindi gratuita. Occhio a non confonderla con la app omonima Photo Tools Pro per<br />

iPhone: si tratta di un’altra applicazione, prodotta da altri sviluppatori.<br />

Versione corrente: 5.2.1 Sviluppatore: Hcpl.<br />

Requisiti: Android 2.1 o superiore.<br />

DISPONIBILE PER: ANDROID<br />

fnovembre novembre 2011<strong>2014</strong> - | fotografare - 61


TRIGGERTRAP<br />

Per scattare col giusto ritmo<br />

★★★★★<br />

gratis<br />

(solo app)<br />

Descrizione: TriggerTrap è una potentissima applicazione per trasformare il cellulare in un<br />

trigger altamente avanzato per la propria fotocamera. È gratuita ma per usarla bisogna<br />

comprare l’apposito kit con il cavo per collegare il cellulare alla presa dello scatto remoto<br />

della fotocamera (tutti i marchi sono supportati). Il prezzo del kit varia tra i 29 e i 45 euro<br />

a seconda del proprio modello di fotocamera. Si ordina da www.triggertrap.com. Non si<br />

tratta di un semplice scatto remoto ma di un intervallometro regolabile minuziosamente<br />

e anche di un vero e proprio trigger di livello semi­professionale per far scattare la<br />

fotocamera sfruttando anche l’attivazione con rumori o vibrazioni. Queste ultime funzioni<br />

sono le più care ai fotografi naturalisti. Si possono così fotografare anche momenti<br />

effimeri come lo scoppio di un palloncino! Molte le opzioni dell’intervallometro, utile nei<br />

time­lapse: ad esempio se la sequenza intervallata è scattata da un mezzo di trasporto si<br />

può cambiare la cadenza di ripresa automaticamente in base alla velocità del veicolo,<br />

oppure si può impostare un time lapse per essere più o meno accelerato in diversi punti.<br />

Aiuta anche nella configurazione di multi­esposizioni per la realizzazione di HDR e informa<br />

anche sugli orari di alba e tramonto.<br />

Versione corrente: 2.6 Sviluppatore: Triggertrap Ltd.<br />

Requisiti: iOS 6.1 o superiore, Android (varia in base al dispositivo).<br />

DISPONIBILE PER: iOS E ANDROID<br />

PHOTOGRAPHERS TOOLS<br />

Di tutto di più<br />

★★★★★<br />

1,49<br />

euro<br />

Descrizione: Anche se dotato di un numero di app inferiore (ma in crescita) rispetto a<br />

quello dei concorrenti, lo store degli smartphone con Windows a bordo non manca delle<br />

sue perle e PhotographersTools è una di esse. In una sola applicazione si trovano tutti gli<br />

strumenti che possono essere utili tanto al fotografo digitale quanto a quello analogico.<br />

Lo sviluppatore, che è italiano e si chiama Andrea Cristaldi, ci tiene a dire che la sua app<br />

contiene “alcuni strumenti utili ai fotografi (quelli veri!)”. Sicuramente gli strumenti che<br />

incorpora sono utilissimi. Li elenchiamo: esposimetro (la precisione dipende dalla<br />

fotocamera del telefono) con lettura per luce riflessa e incidente (valgono gli stessi<br />

avvertimenti che vi abbiamo dato riguardo all’app Fotometer Pro), calcolo profondità di<br />

campo e distanza iperfocale, equivalenza delle focali sul full frame, calcolo angolo di<br />

campo, info su utilizzo filtri wratten e filtri per la fotografia bianco e nero, triplo timer per<br />

operazioni in camera oscura, timer per lunghe esposizioni, bugiardini delle pellicole,<br />

tabella con tempi di sviluppo, calcolatore proporzioni chimico/acqua per la tank,<br />

proporzioni tempo/temperatura dei chimici, calcolo tempi di esposizione per fotocamere<br />

stenopeiche, flash e numero guida, Codici DX.<br />

Versione corrente: 2.4 Sviluppatore: Andrea Cristaldi.<br />

Requisiti: Windows Phone 8 o superiore.<br />

DISPONIBILE PER: WINDOWS PHONE<br />

LUMU PHOTO<br />

Piccolo, ma vero!<br />

★★★★★<br />

gratis<br />

(solo app)<br />

Descrizione: Di app­esposimetro ce ne sono molte e alcune funzionano anche bene, ma<br />

solo per la lettura della luce riflessa. L’app Lumu Photo invece misura solo quella incidente<br />

e per farlo si avvale di un vero sensore di luminosità, racchiuso nel classico diffusore<br />

bianco semisferico degli esposimetri dedicati, che si collega al cellulare per mezzo<br />

dell’ingresso per gli auricolari. Lumu è prodotto da un’azienda giovanissima che è riuscita<br />

a finanziare questo progetto grazie a una raccolta fondi su KickStarter.com. Il sensore<br />

Lumu viene venduto sul sito www.lu.mu al prezzo di 149 euro, che oltre al sensore<br />

include una custodia in pelle da infilare sulla tracolla della fotocamera e un laccetto per<br />

appendere il Lumu al collo quando non lo si usa. Un accessorio dall’aspetto oltremodo<br />

“fighetto”, ma che funziona molto bene ed è sufficientemente accurato anche per<br />

applicazioni professionali. L’applicazione ha un aspetto estremamente pulito ed<br />

essenziale, cosa che la rende immediata e facile da usare. Oltre alla app Lumo Photo,<br />

l’azienda ha rilasciato anche le app Lumu Video (con lettura esposimetrica continua) e<br />

Pinhole, per calcolare l’esposizione da usare con macchine a foro stenopeico.<br />

Versione corrente: 1.2.3 Sviluppatore: Lumulabs d.o.o.<br />

Requisiti: iOS 6.0 o superiore, Android 4.1 o superiore (per Android sono supportati solo i<br />

seguenti modelli: Samsung Galaxy Note 2, Samsung Galaxy S4 e HTC One).<br />

DISPONIBILE PER: iOS E ANDROID (SOLO ALCUNI MODELLI)<br />

62 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


SHOTLIST ASSIST<br />

Studia lo schema luci!<br />

★★★★★<br />

6,99<br />

euro<br />

Descrizione: Per chi fa spesso foto in studio con molteplici fonti di illuminazione e ha<br />

bisogno di ricordare lo schema luci utilizzato per un particolare scatto per poterlo<br />

riproporre anche in sessioni successive, questa app è davvero una manna dal cielo. Si<br />

può partire da uno schema vuoto per aggiungere via via le luci che si sono usate o<br />

modificare uno dei modelli preimpostati che si trovano già salvati nella app. Questi<br />

ultimi possono anzi essere usati come spunto dal fotografo che è alle sue prime<br />

esperienze in sala di posa per partire da schemi luce “tipici” e poi sperimentare da sé. I<br />

vari tipi di luce disponibili (ce ne sono moltissimi) possono essere spostati nello studio<br />

virtuale dell’applicazione semplicemente trascinandoli con un dito. L’interfaccia è di<br />

gradevole aspetto e di facile utilizzo. Oltre allo schema luci si può annotare l’obiettivo<br />

usato, il nome o i nomi dei modelli che hanno posato o poseranno, i dati di scatto, la<br />

fotocamera utilizzata e anche la pellicola se si sta scattando in pellicola. La app<br />

permette l’esportazione via email dei dati, che vengono salvati come file di Excel,<br />

programma dal quale poi si potranno salvare in PDF. Il prezzo dell’applicazione è<br />

relativamente alto ma funziona bene ed è praticamente unica.<br />

Versione corrente: 3.2 Sviluppatore: Digitaltruth Photo Ltd.<br />

Requisiti: iOS 4.3 o superiore.<br />

DISPONIBILE PER: iOS<br />

ND CONVERTER<br />

Per filtri a densità neutra<br />

★★★★★<br />

gratis<br />

Descrizione: ND Converter è una applicazione per Windows Phone che fa una cosa sola<br />

e la fa bene. Serve a capire di quanto bisogna compensare l’esposizione quando<br />

sull’obiettivo della nostra fotocamera è innestato un filtro ND, cioè un filtro a densità<br />

neutra. Questi filtri hanno la peculiare caratteristica di far filtrare meno luce verso<br />

l’obiettivo senza intaccare i colori o il contrasto della scena (se i filtri sono di buona<br />

qualità si intende). I filtri ND di maggiore intensità sembrano quasi del tutto neri e con<br />

questi ultimi l’esposimetro interno delle reflex può andare in panne e dare valori del<br />

tutto sballati. Di solito quindi si misura l’esposizione senza il filtro: si calcola<br />

l’esposizione da usare con il filtro in base al numero di stop di luminosità che il nostro è<br />

in grado di schermare e, infine, scattare (con la posa B perché normalmente si fa uso<br />

dei filtri ND per ottenere tempi di posa lunghi). Con l’applicazione ND Converter ci<br />

basta riportare il tempo di posa rilevato senza il filtro e il numero di stop che il nostro<br />

filtro sottrarrà, per avere l’indicazione del tempo di posa finale. A ben vedere basta una<br />

banale calcolatrice per fare questa operazione, ma la comodità di ND Converter sta nel<br />

timer con conto alla rovescia integrato che si programma automaticamente sul tempo<br />

di posa rilevato.<br />

Versione corrente: 1.9 Sviluppatore: IJ Software Requisiti: Windows Phone 7.5 o superiore.<br />

DISPONIBILE PER: WINDOWS PHONE<br />

F-STOP PRINTING CALCULATOR<br />

Per la stampa in camera oscura<br />

★★★★★<br />

gratis<br />

Descrizione: Questa app è indicata per coloro che amano stampare da sé in camera<br />

oscura le proprie foto. Le indicazioni date dalla app riguardano i tempi di posa per la carta<br />

fotosensibile da dover impostare sul timer dell’ingranditore per schiarire o scurire una<br />

foto già stampata ma che si ritiene di dover modificare nell’esposizione. Il dato di<br />

partenza da inserire nell’applicazione è il tempo, espresso in secondi, usato per la stampa<br />

di riferimento. In un istante la app suggerisce i tempi di esposizione necessari per<br />

compensare l’esposizione di un quarto, mezzo o tre quarti di stop verso l’alto o verso il<br />

basso, a seconda che si senta la necessità, appunto, di scurire o schiarire l’immagine di<br />

partenza. L’applicazione torna utile anche nella preparazione dei provini a scalare in cui si<br />

espongono diverse porzioni del foglio con differenti tempi di posa. Se ad esempio<br />

l’esposizione che si considera giusta per la stampa si trova a metà strada fra una striscia<br />

esposta con un determinato tempo e quella successiva, possiamo usare l’applicazione f­<br />

Stop Printing Calculator per calcolare i tempi per le frazioni di stop tra quei due tempi. La<br />

app è dotata di una modalità a luce rossa, per usarla in modo da non velare la carta<br />

bianco e nero. Ricordiamo che la carta colore invece richiede il buio assoluto.<br />

Versione corrente: 1.0 Sviluppatore: Digitaltruth Photo Ltd e Bruce Tanner.<br />

Requisiti: iOS 6.0 o superiore, Android 3.0 o superiore.<br />

DISPONIBILE PER: iOS, ANDROID E KINDLE FIRE<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 63


TECNICA<br />

INFRAROSSO<br />

DIGITALE<br />

La fotografia dello spettro invisibile<br />

Testo e foto di Giancarlo Parisi<br />

In genere siamo abituati a compiere<br />

piuttosto meccanicamente l'atto<br />

fotografico, senza interrogarci sulle leggi<br />

fisiche che vi sottendono. La luce,<br />

elemento fondamentale della fotografia, non è<br />

che una minima parte dello spettro<br />

elettromagnetico, che dipende dalla<br />

radiazione solare. Questa, a sua volta, è<br />

responsabile della nostra visione a colori: ogni<br />

gradiente cromatico corrisponde ad una<br />

lunghezza d'onda. Quelle inferiori<br />

appartengono ai colori tendenti al viola (oltre<br />

vi sono i raggi ultravioletti, invisibili e dannosi),<br />

quelle superiori al rosso. L'occhio umano non<br />

è in grado di vedere la luce che si situa al di<br />

sopra di una certa lunghezza d'onda, ovvero la<br />

cosiddetta radiazione infrarossa, ma ciò non<br />

significa che non possa essere fotografata!<br />

Con la fotografia a pellicola era relativamente<br />

semplice fotografare all'infrarosso, essendo<br />

sufficiente acquistare una pellicola specifica ed<br />

anteporre un filtro davanti alla lente che q<br />

64 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


LO SPETTRO ELETTROMAGNETICO<br />

INFRAROSSI<br />

SPETTRO VISIBILE<br />

ULTRAVIOLETTI<br />

1500 1000 700 600 500 400 300<br />

Una rappresentazione schematica dello spettro visibile, ossia di quella parte dello spettro<br />

elettromagnetico che va dal rosso al violetto, includendo tutti i colori percepibili dall'occhio<br />

umano. La lunghezza d'onda della luce visibile nell'aria va all'incirca dai 380 ai 760nm<br />

(nanometri). Prima dei 380nm ci sono le radiazioni ultraviolette, dopo i 760nm quelle<br />

infrarosse, che possono essere fotografate, come spieghiamo in questo articolo.<br />

nella borsa<br />

Filtro IR<br />

Quelli a vite evitano il problema<br />

delle infiltrazioni luminose. Se usate<br />

una reflex non modificata per l’IR<br />

sceglietene uno da 590 a 720 nm<br />

circa.<br />

Cavalletto<br />

A causa delle lunghe esposizioni è<br />

indispensabile, anche perché sarà<br />

utile effettuare due riprese<br />

identiche, con e senza filtro IR.<br />

Scatto flessibile<br />

Indispensabile per evitare vibrazioni e<br />

variazioni di inquadratura tra uno<br />

scatto e l’altro.<br />

q<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 65


lasciasse passare solo la luce infrarossa. Con il<br />

digitale le cose stanno diversamente. Il<br />

problema principale è rappresentato dal<br />

cosiddetto filtro “low­pass” che i produttori<br />

antepongono al sensore delle fotocamere<br />

reflex digitali. La sua funzione, oltre a quella di<br />

ridurre il moirè, consiste nell'impedire che al<br />

sensore arrivino le lunghezze d'onda della luce<br />

infrarossa. Questo perchè i moderni sensori<br />

sono particolarmente sensibili a queste<br />

radiazioni e la normale resa cromatica ne<br />

risulterebbe alterata. Esistono diversi metodi<br />

per fotografare all'infrarosso con una<br />

fotocamera digitale, alcuni molto semplici,<br />

altri più complicati. Proprio a causa della<br />

sensibilità dei sensori alla luce infrarossa,<br />

quest'ultima giunge comunque sul sensore in<br />

piccole quantità, nonostante il filtro low­pass.<br />

Per questa ragione, anteponendo un filtro IR<br />

all'obiettivo, che lasci passare quasi<br />

esclusivamente la luce infrarossa, sarà<br />

possibile registrarla in fotografia. Il rovescio<br />

della medaglia sarà il notevole allungamento<br />

del tempo di posa, dovuto alla scarsa<br />

intensità dei raggi infrarossi che arriveranno<br />

al sensore. In alternativa è possibile<br />

modificare la propria fotocamera<br />

rimuovendo il filtro low­pass, in modo che<br />

tutto l'infrarosso arrivi al sensore, ed<br />

utilizzando comunque il filtro innanzi<br />

all'obiettivo che, a questo punto, potrà<br />

essere di densità inferiore, consentendo<br />

tempi di esposizione più brevi. Ulteriore<br />

possibilità è quella di ricorrere alla modifica<br />

permanente, sostituendo il filtro low­pass<br />

con un filtro infrarosso, che sarà, dunque,<br />

collocato direttamente sul sensore. Queste<br />

ultime due soluzioni sono riservate ad utenti<br />

esperti e dotati di manualità: inutile dire che si<br />

rischiano danni incalcolabili! In queste pagine<br />

spiegheremo come fotografare all'infrarosso<br />

con il metodo più semplice, consistente<br />

nell'utilizzo di un semplice filtro dinanzi<br />

all'obiettivo e procedendo, poi, ad alcuni<br />

aggiustamenti del file in postproduzione. ■<br />

IL FILTRO<br />

Quale scegliere e come montarlo<br />

Innanzitutto è necessario dotarsi di un filtro IR (= Infra Red). In commercio se ne trovano<br />

molti, di vari prezzi. La caratteristica principale del filtro è la sua capacità di bloccare lo<br />

spettro visibile lasciando passare l'infrarosso, indicata in nm (nanometri). Per il tipo di<br />

fotografie realizzate in questo articolo è stato utilizzato un filtro Cokin P007,<br />

equivalente al Kodak 89B, che ha una densità di 720 nm. Con densità maggiori si<br />

perdono pressoché del tutto le informazioni sul colore, consentendo soltanto fotografia<br />

infrarossa in bianconero. Con filtri minori, senza modifica alla fotocamera, si riuscirà a<br />

raccogliere solo una piccola parte della radiazione infrarossa, insufficiente a risultati<br />

d'effetto. E' possibile usare sia un filtro a vite che a lastra. Quest'ultima, però, se usata<br />

con un normale holder ha l'inconveniente di non aderire perfettamente alla lente<br />

frontale, lasciando passare infiltrazioni luminose che rovineranno le nostre foto. Per<br />

questa ragione ho realizzato un rudimentale portafiltri che garantisce l'assenza di luce<br />

parassita. Il filtro è molto scuro, quindi per l'inquadratura e la messa a fuoco bisogna<br />

procedere come con un filtro NDx400 o NDx1000, cioè inquadrare e focheggiare prima<br />

di installare il filtro. L'esposizione sarà molto lunga anche in pieno giorno, non meno di<br />

6­10 secondi, a seconda della sensibilità e del diaframma scelto.<br />

66 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Colori e riflessi<br />

Per le nostre foto infrarosse cerchiamo di<br />

individuare delle inquadrature d'effetto, che<br />

possano rendere anche con il tipico<br />

stravolgimento cromatico dell’ IR. Specchi<br />

d'acqua, fogliame, vegetazione sono i soggetti<br />

ideali, anche se nulla vieta di sperimentare con<br />

tutto. Nella foto a sinistra, una pineta assume<br />

connotazioni aliene, con le chiome tinte di rosso<br />

e la corteccia di un verde acido. Sopra, invece,<br />

un laghetto artificiale sembra confermare la<br />

presenza di acqua e vita su Marte!<br />

Aguzziamo l'ingegno<br />

Il filtro a lastra ha il vantaggio di adattarsi a diversi<br />

obiettivi, ma non aderendo perfettamente al barilotto<br />

lascia passare la luce che, riflettendo tra la lente<br />

frontale e il filtro stesso, crea dei fastidiosi riflessi che<br />

affliggeranno le nostre foto. Con un po’ di cartone e<br />

del nastro isolante abbiamo creato un rudimentale<br />

portafiltro a tenuta di luce, che ha risolto il problema.<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 67


L'ESPOSIZIONE<br />

Alcune semplici regole<br />

Il procedimento per iniziare ad esporre<br />

all'infrarosso è piuttosto semplice. Una volta<br />

scelta l'inquadratura si mette a fuoco ­ avendo<br />

cura di disattivare l'AF per evitare che la messa a<br />

fuoco si modifichi alla pressione del pulsante di<br />

scatto ­ e si scatta una prima fotografia senza<br />

filtro, che ci servirà per le operazioni di<br />

postproduzione. Successivamente installiamo il<br />

filtro e procediamo alla nostra esposizione<br />

infrarossa. Sarà necessario sovraesporre<br />

parecchio rispetto alla lettura dell'esposimetro,<br />

ovviamente falsato dalla poca luce e dalla sua<br />

particolare struttura. Il risultato sarà una<br />

fotografia piuttosto rossastra. Teniamo presente<br />

che più il sole è forte più è facile catturare le onde<br />

infrarosse: all'interno di un bosco è più difficile<br />

ottenere buoni risultati a colori, meglio puntare<br />

al bianconero.<br />

Riflessi indesiderati<br />

La foto sopra è stata realizzata con un solo scatto e sarebbe<br />

stata una buona immagine. La non perfetta aderenza del<br />

filtro, tuttavia, ha causato il riflesso circolare al centro.<br />

Le foto in basso, invece, sono prive di riflessi, grazie<br />

all'utilizzo del portafiltri a tenuta di luce.<br />

68 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


LA POSTPRODUZIONE<br />

Il lavoro al computer dopo la ripresa infrarossa<br />

La prima operazione da effettuare una volta<br />

scaricato il file al pc è quello di ottimizzarne<br />

il bilanciamento del bianco. Ovviamente lo<br />

scopo non è quello di ottenere una<br />

fotografia normale ­ non solo sarebbe un<br />

controsenso, ma è anche impossibile,<br />

avendo il sensore registrato quasi<br />

esclusivamente luce infrarossa – bensì<br />

quello di ottenere il massimo contrasto<br />

cromatico possibile (cfr. schermata 1 A/B).<br />

Per questa ragione è d'obbligo scattare in<br />

formato RAW. Le fotografie prese con<br />

questo procedimento, inoltre, potrebbero<br />

risultare povere di contrasto cromatico, a<br />

causa della scarsa radiazione infrarossa<br />

presente al momento dello scatto (cielo<br />

coperto, zone ombreggiate, colori a scarsa<br />

riflettenza di radiazione infrarossa, ecc.). Per<br />

ovviare a questo problema si utilizzano in<br />

parte le informazioni del primo scatto,<br />

quello realizzato senza filtro IR. Uno a scelta<br />

dei canali RGB della foto senza filtro viene<br />

copiato e sostituito al corrispondente canale<br />

della foto IR, in modo da aggiungere<br />

informazioni cromatiche alla fotografia<br />

infrarossa. Per farlo è necessario importare<br />

nello stesso documento le due foto,<br />

collocandole una sopra l'altra come livelli,<br />

selezionare il livello corrispondente alla foto<br />

senza filtro e successivamente selezionare<br />

tutta la fotografia (Ctrl+A). Fatto questo ci si<br />

sposta nella palette canali, si seleziona il<br />

canale che si intende copiare e lo si copia<br />

(Ctrl+c). A questo punto ci spostiamo sul<br />

livello della foto infrarossa, palette canali,<br />

selezioniamo il canale corrispondente a<br />

quello copiato in precedenza e incolliamo<br />

(Ctrl+V). A questo punto, selezionando<br />

nuovamente tutti i canali della foto IR<br />

vedremo gli effetti del mescolamento dei<br />

canali (cfr. schermate 2 e 3), ed è possibile<br />

eliminare il livello della foto normale.<br />

Il lavoro è tendenzialmente finito, ma<br />

possiamo agire ulteriormente con i vari<br />

strumenti di photoshop per ottenere il<br />

risultato voluto, ad esempio con il<br />

miscelatore canale o con il comando<br />

tonalità. Non ci sono regole precise, è<br />

necessario sperimentare varie combinazioni<br />

per verificare quale canale è meglio<br />

sostituire, in base ai gusti personali. Non<br />

sempre, inoltre è necessario procedere alla<br />

sostituzione: è possibile che il file ottenuto<br />

dalla singola esposizione infrarossa sia<br />

dotato di un buon contrasto e possa essere<br />

utilizzato da solo. Come è facile intendere<br />

bisogna procedere per tentativi, sino ad<br />

ottenere il risultato voluto e che spesso non<br />

è chiaro fin dall'inizio del lavoro. L’appetito<br />

vien mangiando, come si diceva una volta,<br />

ed il bello di questo tipo di fotografia è<br />

proprio la libertà di sperimentare<br />

combinazioni e variazioni sempre diverse,<br />

fino ad arrivare a risultati soddisfacenti.<br />

schermata 1A<br />

schermata 1B<br />

I passaggi fondamentali<br />

In alto, possiamo vedere la fotografia IR così come scattata, caratterizzata da una fortissima<br />

dominante rossa. Modificando il bilanciamento del bianco (portato a 2000K) e la tinta (-100) il<br />

risultato è più equilibrato. Ulteriori aggiustamenti possono essere fatti con lo strumento<br />

"bilanciamento colore" di Photoshop. Sotto, i tre canali RGB della foto IR prima (a sinistra) e<br />

dopo la sostituzione del canale blu. La sostituzione ha inciso sulla resa del cielo e del fogliame.<br />

schermata 2 schermata 3<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 69


PELLICOLE FOTOGRAFICHE<br />

L ETÁ DEL<br />

BROMURO<br />

La domanda sorge spontanea:<br />

in piena era digitale, che spazio<br />

rimane per una vecchia<br />

fabbrica di pellicole? Ma c’è chi<br />

ha scommesso di nuovo sul<br />

glorioso marchio Ferrania.<br />

di Giovanni Di Miceli<br />

La fabbrica Ferrania era uno<br />

degli unici quattro posti al<br />

mondo, insieme a Kodak,<br />

Fuji e Agfa, in cui venivano<br />

prodotte pellicole a colori, nel<br />

particolare formato che le rendeva<br />

adatte sia alla fotografia che al<br />

cinema. Ferrania è una frazione del<br />

comune di Cairo Montenotte, in<br />

provincia di Savona. Ma le origini<br />

della fabbrica risalgono addirittura<br />

al 1882, quando in Liguria, sulle<br />

rive della Bormida, venne costruita<br />

una fabbrica di dinamite, la SIPE<br />

(Società Italiana Prodotti<br />

Esplodenti), che fabbricava tra<br />

l’altro le bombe a mano in<br />

dotazione all’esercito italiano, le<br />

famose, per l’appunto, “bombe<br />

sipe”. Infatti è proprio con<br />

l’ingresso dell’Italia nella prima<br />

guerra mondiale che l’impianto<br />

comincia a crescere a dismisura,<br />

producendo materiale bellico in<br />

quantità talmente elevate che<br />

perfino la Russia, a corto di<br />

esplosivi, si rivolse alla SIPE per<br />

rifornirsi di nitrocellulosa,<br />

necessaria per fabbricare la<br />

nitroglicerina ed altri analoghi<br />

prodotti chimici esplodenti. Negli<br />

impianti di Ferrania i tecnici dello<br />

Zar Nicola II preparavano polveri<br />

esplosive, fino a quando, con la<br />

Rivoluzione d’ottobre la Russia uscì<br />

dal conflitto. Le ingenti scorte<br />

lasciate dai russi diedero l’idea di<br />

riconvertire l’azienda e iniziare a<br />

produrre celluloide (nitrocellulosa<br />

e canfora), il materiale con cui è<br />

prodotta la pellicola<br />

cinematografica. E’ qui che<br />

interviene un’altra azienda:<br />

Cappelli. La storia di questo<br />

marchio ha inizio nel 1885 a<br />

Milano, quando Michele Cappelli<br />

apre un piccolo laboratorio per<br />

produrre lastre fotografiche al<br />

bromuro d’argento. Si tratta di un<br />

prodotto all’avanguardia nel<br />

settore dei supporti sensibili, un<br />

tipo di materiale che da pochi anni<br />

ha sostituito le lastre al collodio<br />

secco. Per parecchi anni la Cappelli<br />

rimane l’unica azienda italiana di<br />

medie dimensioni a realizzare<br />

questo genere di articolo e il<br />

successo delle vendite coincide, a<br />

cavallo del secolo, con un<br />

momento storico in cui la<br />

fotografia si va affermando come<br />

prodotto di largo consumo. La<br />

produzione riguarda naturalmente<br />

anche la carta fotografica da<br />

stampa e nel 1898 l’azienda riceve<br />

il Diploma d’Onore all’Esposizione<br />

Italiana di Torino per il settore<br />

“Lastre e carte sensibili”. La validità<br />

dei suoi materiali viene confermata<br />

in più occasioni anche negli anni<br />

successivi e sulle confezioni sono<br />

spesso indicati i riconoscimenti<br />

ottenuti in analoghe esposizioni,<br />

come a Milano nel 1906 e a Torino<br />

nel 1911. Nel 1932 l’azienda ligure<br />

FILM, che dopo un periodo di grave<br />

crisi si trova a sua volta in un<br />

momento di notevole sviluppo<br />

commerciale, assorbe la Cappelli<br />

S.A., per la quale già realizzava<br />

1<br />

2<br />

70 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


alcuni prodotti, modificando la<br />

propria denominazione in<br />

Fabbriche Riunite Prodotti<br />

Fotografici Cappelli e Ferrania o,<br />

più semplicemente, Film Cappelli­<br />

Ferrania: in pratica l’acquisizione<br />

della Cappelli è l’evento che<br />

determina l’apparizione del<br />

marchio Ferrania. Nel 1938<br />

iniziarono gli studi sul colore, che<br />

portarono ad effettuare le prime<br />

prove industriali nel 1941, a<br />

conflitto già iniziato. Purtroppo gli<br />

eventi bellici portarono ad un<br />

rallentamento della produzione, sia<br />

per la mancanza di materie prime,<br />

sia per la chiamata alle armi di<br />

molti “filmisti”. Durante l’epoca<br />

della Repubblica Sociale Italiana,<br />

"Ferrania" prese la denominazione<br />

di “Stabilimento Ausiliario<br />

Germanico”. Il 25 aprile 1945, con<br />

la Liberazione, anche la produzione<br />

iniziò lentamente a riprendere<br />

quota. Nel 1946 ripresero le<br />

ricerche sul colore grazie anche<br />

all’intervento di tecnici ex­ Agfa.<br />

L’anno successivo nacque il<br />

Ferraniacolor 12 ASA, unica<br />

pellicola a colori realizzata in<br />

Europa nel dopoguerra. Ed in<br />

questi anni iniziò anche la stagione<br />

d’oro della Ferrania legata al<br />

cinema, grazie alla migliorata<br />

produzione della pellicola bianco e<br />

nero. Sue pellicole furono utilizzate<br />

per alcune dei film più belli dei più<br />

grandi autori del dopoguerra. Fra<br />

tutti segnaliamo “La Ciociara” di<br />

Vittorio De Sica, premio Oscar nel<br />

1960. Anche i prodotti radiografici<br />

e per arti grafiche conobbero un<br />

grande sviluppo, influenzando le<br />

scelte produttive che oggi sono la<br />

base della nuova società della<br />

quale fa parte lo stabilimento di<br />

Ferrania. Il 2 giugno 1964 nacque<br />

dall’accordo con una grande<br />

multinazionale americana, la 3M,<br />

divenendo Ferrania­3M. D’altronde<br />

l’origine era simile. 3M prima si<br />

chiamava proprio MMM, ossia<br />

Minnesota Mining Manufacturing.<br />

Iniziò così il cambiamento di<br />

immagine e di indirizzo produttivo<br />

voluto dai vertici americani per<br />

tagliare i rami non produttivi. Nel<br />

1971 venne abbandonata la<br />

dicitura Ferrania divenendo 3M<br />

Italia. La storia della Ferrania però<br />

si interrompe bruscamente nel<br />

2003 quando, come conseguenza<br />

dell’avvento del digitale, è costretta<br />

a chiudere i battenti diventando la<br />

prima industria fotografica a<br />

dichiarare bancarotta. Ma<br />

lasciamoci alle spalle gli ultimi 10<br />

anni e arriviamo al 2013, quando<br />

un gruppo di ex impiegati dello<br />

5<br />

stabilimento, pensarono di dare<br />

una nuova opportunità alla<br />

fabbrica e ricominciare a produrre<br />

pellicola. «Tutti ci davano dei pazzi<br />

e forse lo siamo… ma forse no»<br />

raccontano. Dopo un anno di duro<br />

lavoro di restauro dei vecchi edifici,<br />

lo stabilimento è quasi pronto per<br />

ricominciare la produzione, ma<br />

solo di piccole quantità e a costi<br />

molto elevati. Dai vecchi edifici<br />

della Ferrania sono state<br />

recuperate tonnellate di materiale,<br />

ma non sono abbastanza, e il<br />

tempo sta per scadere perché<br />

entro fine anno la fabbrica verrà<br />

demolita. Non potendo più contare<br />

sui soli finanziamenti europei,<br />

Nicola Baldini e Marco Pagni, i<br />

leader del progetto, hanno cercato<br />

fondi su Kickstarter per l’acquisto di<br />

tre macchinari, “Big Boy”, “Walter”<br />

e “Trixie”, che consentiranno alla<br />

Ferrania Film di soddisfare la<br />

domanda del mercato analogico<br />

riducendo i costi. Ma cos’è<br />

Kickstarter? Si tratta di un sito di<br />

crowdfunding per progetti creativi.<br />

Il crowdfunding è una tipologia di<br />

finanziamento collettivo, nel caso<br />

di Kickstarter a fondo perduto.<br />

Chiunque può decidere di<br />

supportare un prodotto o un’idea<br />

interessante con una donazione a<br />

scelta. Non ci saranno ricompense<br />

in denaro, ma chi riceve il<br />

3<br />

1 - L’“omino Ferrania” (una F<br />

maiuscola a righe bianche e<br />

azzurre con in spalla un rullino).<br />

2 - Pubblicità di pellicola per<br />

diapositive a colori. 3 - Fotocamera<br />

Ferrania Falco 1° tipo (1946).<br />

4 - Formula segreta di emulsione<br />

Ferrania. 5 - Le pellicole in preproduzione:<br />

135 e 120 e cine Super<br />

8 e 16mm. 6 - Pubblicità delle<br />

pellicole Cappelli - Ferrania (1932<br />

circa). www.filmferrania.it<br />

6<br />

4<br />

finanziamento sarà sicuramente in<br />

grado di mostrare la propria<br />

gratitudine. C’è chi manda lettere<br />

di ringraziamento, chi regala<br />

gadget, chi invita a cena i donatori<br />

e chi offre un primo collaudo del<br />

prodotto. Tra i progetti finanziati su<br />

Kickstarter due documentari<br />

candidati al premio Oscar. Per<br />

Ferrania, l’obiettivo da raggiungere<br />

era di 250.000 dollari in 30 giorni e<br />

il sito è riuscito a raccoglierne<br />

260.000 a 17 giorni dalla scadenza<br />

prefissata. La speranza dei<br />

nostalgici della cellulosa è che la<br />

vecchia fabbrica, possa<br />

ricominciare la produzione della<br />

classica pellicola. ■<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 71


FRAMMENTI<br />

DEL CIELO<br />

E DELLA TERRA<br />

“La fotografia di paesaggio racconta luoghi<br />

e momenti, annullando la distanza<br />

dell’osservatore dagli scenari ritratti.<br />

E’ l’arte di saper far immedesimare<br />

chi la guarda al suo interno e di condurlo<br />

per mano alla scoperta del tuo mondo.”<br />

testo e foto di Riccardo Improta<br />

72 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Abbiamo chiesto a<br />

Riccardo Improta,<br />

professionista fotografo<br />

a tutto campo, di<br />

parlarci della sua passione, più<br />

che della sua professione, dei<br />

paesaggi che ci restitusce in una<br />

maniera tutta sua, e lui,<br />

gentilmente ci ha accontentato...<br />

Partiamo dalla Terra, il nostro<br />

habitat, il pianeta azzurro,<br />

definizione ormai alquanto in<br />

disuso. Da quanto? Da un istante,<br />

misurando in tempi geologici.<br />

Intervengo con piacere su queste<br />

pagine, parlando di fotografia di<br />

paesaggio, di me e del mio lavoro,<br />

ma non posso non partire da qui.<br />

Come disse qualcuno, viaggiare è<br />

il modo migliore per conoscere se<br />

stessi. Mi ritengo fortunato nel<br />

fare il mio lavoro e ogni volta che<br />

vado per un nuovo assignment è<br />

sempre come la prima. La<br />

curiosità, che muove le mie<br />

giornate, mi ha reso nel tempo un<br />

attento osservatore. <strong>Fotografare</strong><br />

ha dato un senso al mio essere.<br />

Non credo che riuscirò mai a<br />

conoscerlo tutto, il nostro<br />

pianeta, ma, per quel che ho<br />

“visto e sentito”, affermo che il<br />

significato ultimo di questa<br />

nostra, un po’ malandata, casa<br />

comune risiede nella sua<br />

incredibile varietà. Ogni<br />

latitudine ha il suo cielo, ogni<br />

deserto i suoi colori, ogni foresta<br />

la sua forza, ogni nuvola la sua<br />

forma, e non ce ne sarà mai una<br />

uguale. La Terra non applica<br />

nessun rendering, è tutto vero,<br />

vivo e pulsante. Se lasciata in<br />

pace sa funzionare alla<br />

perfezione. Così è. Riflettendoci<br />

su, è evidente come oggigiorno le<br />

cose cambino molto in fretta.<br />

Ansel Adams era un uomo libero,<br />

noi un tantino meno: c’è sempre<br />

questo rumore di fondo, questo<br />

senso di inquietudine che affiora<br />

in chi sente dentro la natura. Bei<br />

tempi, i suoi...! Ho iniziato presto<br />

a fotografare, grazie a favorevoli<br />

contaminazioni ambientali ed a<br />

una buona predisposizione. Non<br />

c’erano fotografi in famiglia, ma<br />

nella sala cinematografica di mio<br />

nonno mi sentivo a casa, ne<br />

subivo il fascino. Immerso nel suo<br />

buio contemplavo e fantasticavo.<br />

La passione esplose al primo<br />

contatto diretto con la pellicola.<br />

Sorprendente: tutto veniva fuori<br />

da lì. In più, ogni singolo<br />

fotogramma era a sé e potevo<br />

osservarlo per tutto il tempo che<br />

volevo. Questa considerazione<br />

centrò il mio interesse<br />

permanentemente sulla<br />

fotografia. Cominciai a<br />

sperimentare. Fotografavo di<br />

tutto, cercando un continuo<br />

confronto con gli altri,<br />

perseguitandoli col prodotto<br />

delle mie visioni. All’inizio si è<br />

tutti istinto puro. Per chi va<br />

avanti, segue un percorso<br />

importante, al termine del quale<br />

chi è fortunato si ritrova al punto<br />

di partenza, pronto ad accogliere<br />

il suo istinto con una nuova<br />

consapevolezza. L’esigenza di<br />

saperne di più, di approfondire<br />

tanti aspetti della fotografia, mi<br />

portò a frequentare un master<br />

presso la migliore realtà<br />

accademica romana. Fu una<br />

scelta giusta: imparai molto e,<br />

soprattutto, trovai un fertile<br />

terreno di confronto. Riuscii a<br />

mettermi in evidenza e<br />

cominciarono ad arrivare i primi<br />

incarichi. Lavoravo<br />

principalmente per l’editoria del<br />

settore turistico. Viaggiare mi<br />

dava modo di conoscere tanti<br />

luoghi nuovi e riuscivo sempre a<br />

ritagliarmi del tempo per la mia<br />

ricerca più pura: il paesaggio.<br />

Contemplare il paesaggio mi ha<br />

sempre restituito una grande<br />

pace interiore: esprimerlo per<br />

immagini è il più bel modo che<br />

conosca per comunicare cos’è.<br />

Mi hanno chiesto mille volte cos’è<br />

per me la fotografia di paesaggio.<br />

Ecco: la fotografia di paesaggio<br />

racconta luoghi e momenti,<br />

annullando la distanza<br />

dell’osservatore dagli scenari<br />

ritratti. E’ l’arte di saper far<br />

immedesimare chi la guarda al<br />

suo interno e di condurlo per<br />

mano alla scoperta del tuo<br />

mondo. E’ libera interpretazione<br />

ed esaltazione di quanto visto e<br />

sentito. E’ sentirsi parte della<br />

natura, è prenderne il ritmo. Non<br />

esiste una ricetta per fare buone<br />

foto di paesaggio. Per ogni<br />

fotografo esiste un percorso unico<br />

ed intimo, che, se portato a<br />

In apertura: Namibia,<br />

Dead Vlei, Parco<br />

nazionale di<br />

Namib-Naukluft.<br />

Sotto: Islanda,<br />

Landmannalaugar.<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 73


“Organizzare<br />

un viaggio per<br />

fotografare<br />

paesaggi<br />

richiede una<br />

buona fase di<br />

analisi e<br />

programmazione.”<br />

compimento, lo condurrà a<br />

mostrarsi vestito del suo Io più<br />

profondo. Per quanto attiene alla<br />

mia esperienza, le cose stanno<br />

così. E’ importante, naturalmente,<br />

conoscere il più possibile i luoghi<br />

da fotografare prima ancora di<br />

andarci, specie se a noi<br />

sconosciuti. Oggi è semplice: c’è<br />

Google Maps. Organizzare un<br />

viaggio per fotografare paesaggi<br />

lontani richiede comunque una<br />

buona fase di analisi e<br />

programmazione, così da evitare<br />

perdite di tempo ed inutili<br />

inconvenienti. Una volta sul posto<br />

è fondamentale sganciarsi,<br />

dimenticarsi tutto ed inserirsi<br />

mentalmente nel contesto, senza<br />

fretta, per comprenderlo. E’<br />

questo un passaggio obbligato<br />

per tradurre il tutto in linguaggio<br />

fotografico, così come bisogna<br />

cominciare a pre­visualizzare le<br />

proprie inquadrature. Si tratta di<br />

un genere di fotografia molto<br />

tecnico, quindi ci vuole molta<br />

cura in fase di ripresa; una buona<br />

padronanza del mezzo<br />

fotografico consente più soluzioni<br />

creative e il pieno controllo dello<br />

scatto. Attenzione, però: la<br />

tecnica è e resta un mezzo, mai<br />

traghettarla sull’altra sponda,<br />

quella del fine. Facendo mio un<br />

famoso aforisma: non c’e’ niente<br />

di peggio della perfetta<br />

realizzazione di un’idea che non<br />

c’è... Trovo sbagliato andare a<br />

fotografare un luogo con una preesistente<br />

idea nella mente. L’idea<br />

dobbiamo farla scaturire dal<br />

contatto col luogo e dalle<br />

condizioni che troviamo. Certo,<br />

esistono anche momenti di<br />

“brutta luce”. Nel caso, non resta<br />

che saper aspettare condizioni<br />

più favorevoli. Ho realizzato<br />

buone immagini in 5 secondi, per<br />

altre ci sono voluti giorni. La<br />

determinazione poi è parte<br />

integrante del corredo. Con lo<br />

scopo di crescere<br />

fotograficamente, può essere<br />

molto formativo fotografare la<br />

stessa scena ad orari diversi o con<br />

condizioni meteorologiche<br />

differenti. Confrontare i risultati<br />

arricchisce molto, conferisce<br />

maggiore sensibilità alla luce.<br />

Crescere fotograficamente è un<br />

processo senza traguardi. Non si<br />

finisce mai di imparare, di<br />

sorprendersi. Credo aiuti molto<br />

confrontarsi, visitare mostre,<br />

guardare ed immedesimarsi nel<br />

lavoro degli altri, sfogliare libri di<br />

qualità, sviluppare un senso<br />

critico ed educarsi all’autocritica,<br />

senza che questo diventi un<br />

macigno sulle spalle. In fondo<br />

fotografiamo perché ci piace e<br />

non c’è modalità migliore che<br />

credere in se stessi nel farlo. In<br />

fondo, che ci piaccia o no, siamo<br />

noi gli autori delle nostre foto e<br />

questo accade ogni volta che ne<br />

scattiamo una. Visto da fuori<br />

questo è un gran bel mestiere e lo<br />

è, a patto di saperne gestire la<br />

complessità. C’è bisogno di una<br />

ottima programmazione di se<br />

stessi, di risolutezza e flusso<br />

creativo costanti; non devi<br />

mollare mai e contestualmente<br />

metterti sempre in discussione.<br />

Ho vissuto sulla mia pelle il<br />

passaggio al mondo digitale,<br />

soffrendone l’iniziale effetto<br />

destabilizzante, accettando di<br />

dover ricominciare, ma<br />

apprezzandone poi le enormi<br />

potenzialità. Mettiamola così:<br />

quando si andava a pellicola si era<br />

molto creativi ed attenti in fase di<br />

ripresa e la mancanza di un<br />

riscontro immediato ti obbligava a<br />

riflettere con maggiore<br />

attenzione. Riflettere insegna<br />

molto. Oggi, complici alcuni<br />

effetti collaterali propri del<br />

74 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Riccardo Improta lavora con diversi sistemi. Full Frame Nikon: D3x-D800E con ottiche 14/24mm F/2.8, PC-E 24mm F/3.5, 35mm F/2, 60mm F/2.8<br />

MICRO, 105mm F/2.8 MICRO, 24/70mm F2.8, 70/200mm F/2.8, 300mm F/4. Full Frame Leica: M-Monochrom con 35mm F/2. Medio Formato: Leica S<br />

con ottiche 30/90mm F/3.6-5.6, 24mm F/3.5, 180mm F/3.5. Medio formato panoramico film: Fuji GX617 con ottiche 105mm F/8 e 300 mm F/8.<br />

digitale, si tende a riflettere<br />

meno, a scattare con meno<br />

controllo, considerate le infinite<br />

possibilità di manipo­ lazione<br />

delle immagini in postproduzione.<br />

Si aprono discorsi<br />

infiniti sulla questione<br />

manipolazione delle immagini in<br />

post­produzione. Esulando da<br />

questioni etiche e<br />

contestualizzando l’argomento<br />

esclusivamente nel genere<br />

fotografico landscape fine­art,<br />

credo che gli interventi in<br />

Photoshop devono mirare ad<br />

evidenziare l’idea del fotografo ed<br />

a dare riscontro finale del suo<br />

“sentire”. Finchè ci saranno idee e<br />

cuore le belle foto non<br />

mancheranno mai. Diverso è<br />

utilizzare il fotoritocco per far<br />

funzionare un’immagine che,<br />

spogliata delle sue magie, tanto<br />

immagine non è. Viva le idee,<br />

quindi. ■<br />

In alto, a sinistra nella pagina a<br />

fianco: Utah (USA), Dixie<br />

National Forest;<br />

in basso, Algeria, Tassili N'Ajjer.<br />

In questa pagina, in alto:<br />

Giordania, Mar Morto; in basso,<br />

Arizona (USA), Monument<br />

Valley.<br />

RICCARDO IMPROTA<br />

Romano, età 49, è attivo da anni nel panorama fotografico<br />

internazionale, con produzioni landscape e travel che realizza<br />

sia su supporto digitale che su pellicola medio formato<br />

panoramico, curandone personalmente la post­produzione. Il<br />

suo progetto di ricerca sul paesaggio “WideWorld”,<br />

indirizzato a ritrarre le più spettacolari locations naturalistiche<br />

del pianeta, muove dalla volontà di sensibilizzare l’opinione<br />

pubblica alle ormai inderogabili tematiche ambientali.<br />

Ha esposto due personali a Roma sul suo stato dell’arte.<br />

Aggiorna continuamente il suo catalogo di stampe fine­art a tiratura limitata.<br />

Adora divulgare e lo fa con passione e soddisfazione da quindici anni. Estende la sua<br />

consulenza didattica e divulgativa a prestigiose realtà accademiche italiane e straniere,<br />

insegnando teoria e tecnica fotografica, reportage geografico, fotografia landscape<br />

fine­art. Con il piacere di avvicinare gente di fotografia al paesaggio e ai suoi significati,<br />

organizza personalmente workshop tematici in Italia e all’estero. È consulente<br />

scientifico per progetti di ricerca in materia di sensori digitali e di software di sviluppo.<br />

RAW.slpw@riccardoimprota.com,<br />

www.facebook.com/sceniclandscapephotoworkshop<br />

www.riccardoimprota.com<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 75


INTERVISTA<br />

OFELIA E<br />

LE ALTRE<br />

Alessio Albi ci svela il suo stile<br />

personalissimo, dove ogni<br />

immagine racconta una storia,<br />

vissuta nelle scenografie<br />

dei boschi e delle acque.<br />

di Giovanni Di Miceli<br />

Come ti sei avvicinato alla<br />

fotografia?<br />

E' tutto iniziato nel 2010,<br />

quando un'amica,<br />

conoscendo la mia passione per il<br />

disegno e la pittura, mi ha<br />

consigliato di tentare l'approccio<br />

alla fotografia. Era il mio ultimo<br />

anno di studi universitari e sentivo<br />

l'esigenza di trovare una valvola di<br />

sfogo dagli impegni e dalla routine<br />

quotidiana. Ho ancora un grande<br />

amore per disegno e pittura, ma<br />

penso di non riuscire, in queste<br />

altre forme d'arte, ad esprimermi<br />

appieno.<br />

uQual è stato il tuo primo<br />

apparecchio fotografico?<br />

Una Canon 450D, con un obiettivo<br />

18­55mm e un 50mm f/1.8. Ho<br />

avuto a disposizione solo questo<br />

corredo per il mio primo anno da<br />

fotografo.<br />

uIn che modo hai appreso<br />

la tecnica?<br />

La stessa amica che mi ha<br />

consigliato di iniziare, mi ha anche<br />

insegnato le basi tecniche: tempi,<br />

diaframmi, ISO... Per il resto sono<br />

autodidatta: sfruttando riviste<br />

fotografiche, tutorial online,<br />

sperimentando (e sbagliando)<br />

tanto.<br />

uCome hai scelto il tuo stile<br />

fotografico?<br />

Credo sia sempre stato nelle mie<br />

corde, legato alla mia passione per<br />

altre forme d'arte come disegno,<br />

pittura, cinema... Ho passato i<br />

primi due anni a sforzarmi per<br />

trovare uno stile; quando ho<br />

smesso di farlo, il mio stile ha<br />

iniziato ad emergere e ­ almeno a<br />

detta di qualcuno ­ a diventare<br />

riconoscibile. Attualmente punto<br />

molto sul connubio tra soggetto,<br />

ambientazione e colore per<br />

ottenere le atmosfere che ho in<br />

mente.<br />

uRaccontaci la tua evoluzione<br />

professionale.<br />

Ho iniziato a fotografare quattro<br />

anni fa senza una strada precisa in<br />

mente, con la prima reflex in mano<br />

e il grande entusiasmo che<br />

caratterizza il neofita. Nel primo<br />

anno mi sono dedicato<br />

prevalentemente alla fotografia<br />

“street”. Di tanto in tanto ho<br />

sfruttato anche amici e amiche per<br />

le prime prove di ritratti, ma ho<br />

iniziato a dedicarmi in maniera<br />

prevalente al ritratto solo nel 2013.<br />

Nei primi periodi ho fatto una gran<br />

fatica a trovare i soggetti adatti,<br />

ricorrendo al massimo ad amici<br />

(che comunque restano i miei<br />

soggetti preferiti) o amici di amici.<br />

Con la diffusione dei social<br />

network dedicati alla fotografia e<br />

non, come flickr e facebook, le mie<br />

fotografie hanno iniziato a essere<br />

molto visibili, di conseguenza ho<br />

iniziato a ricevere molte richieste di<br />

collaborazione da modelle e<br />

modelli in Italia e all'estero.<br />

Attualmente la fotografia rimane<br />

prevalentemente una passione e<br />

mi dedico quasi solo a progetti<br />

personali, ma non escludo che in<br />

futuro la cosa possa estendersi a<br />

situazioni lavorative.<br />

uHai usato l'attrezzatura analogica,<br />

e quale preferivi?<br />

Ho rispolverato anni fa una<br />

Olympus OM­30 trovata nei<br />

cassetti di mio padre, con un<br />

obiettivo fisso 50mm f/1.8. Ho da<br />

76 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


novembre <strong>2014</strong> | fotografare 77


Non è necessario che si tratti di una modella professionista: ho scattato<br />

le mie foto preferite a soggetti che non avevano mai posato prima.<br />

poco terminato e sviluppato un<br />

rullino durato quasi un anno, il che<br />

mi è stato molto utile a evidenziare<br />

i cambiamenti che ho avuto dal<br />

punto di vista stilistico nel <strong>2014</strong>.<br />

Per il resto, rimango<br />

prevalentemente concentrato sul<br />

mezzo digitale.<br />

uChe corredo utilizzi al momento<br />

attuale?<br />

Da due anni scatto con una Nikon<br />

D600 e tre obiettivi, un Nikon<br />

85mm f/1.8 G, un Sigma 35mm<br />

f/1.4 Art e un Nikon 50mm f/1.4 D.<br />

uSei più portato alle riprese in<br />

studio o in esterni?<br />

Decisamente per quelle in esterni.<br />

Per una questione stilistica e di<br />

gusto personale, preferisco<br />

scattare sempre con la luce<br />

naturale che ho a disposizione.<br />

Trovo inoltre che le location che<br />

scelgo per le mie foto ambientate<br />

siano fondamentali e sicuramente<br />

non replicabili in studio.<br />

uHai un interesse prevalente per il<br />

ritratto ambientato?<br />

Il ritratto ambientato mi permette<br />

di enfatizzare l'atmosfera che è il<br />

cardine della mia fotografia.<br />

I miei ritratti sono quasi sempre in<br />

formato “landscape”, sia per dare<br />

all'ambiente una posizione di<br />

importanza quasi pari a quella del<br />

soggetto, sia per ottenere un taglio<br />

cinematografico; mi piace infatti<br />

pensare alle mie foto come frame<br />

di un film, o di una storia<br />

immaginaria.<br />

uParlaci di alcuni tuoi lavori<br />

che giudichi importanti.<br />

Sto portando avanti da mesi una<br />

serie intitolata “Inner Spaces”, in<br />

cui i soggetti (prevalentemente<br />

femminili) si trovano isolati in un<br />

ambiente spoglio, con toni<br />

abbastanza scuri, incolori e<br />

un'atmosfera cupa, quasi<br />

deprimente. Attraverso i soggetti<br />

di questa serie racconto me stesso<br />

durante i periodi difficili che ho<br />

attraversato negli ultimi anni.<br />

Ho inoltre appena iniziato una<br />

serie ispirata a dei libri a cui sono<br />

molto affezionato, della saga “La<br />

Torre Nera” di Stephen King. Ho<br />

avuto la fortuna di conoscere una<br />

modella che nel mio immaginario è<br />

identica a un personaggio<br />

femminile del libro, quindi quasi<br />

tutta la serie sarà incentrata su di<br />

lei.<br />

uQuale tipo di modella ti è più<br />

congeniale?<br />

78 fotografare |agosto novembre <strong>2014</strong> <strong>2014</strong>


Quella che attraverso lo sguardo<br />

riesce a comunicare qualcosa<br />

all'osservatore, non per forza un<br />

messaggio univoco. Mi piacciono<br />

sguardi intensi nelle foto più cupe,<br />

oppure espressioni vacue e<br />

distaccate in atmosfere più eteree.<br />

Per questo, non è necessario che si<br />

tratti per forza di una modella<br />

professionista: ho scattato le mie<br />

foto preferite a soggetti che non<br />

avevano mai posato prima.<br />

uParlaci delle foto pubblicate<br />

in queste pagine.<br />

Credo che siano una buona sintesi<br />

della mia fotografia; l'amore per<br />

l'acqua e la natura, di cui la mia<br />

regione, l'Umbria, è<br />

particolarmente ricca; la passione<br />

per le atmosfere surreali e<br />

oniriche; ritratti stretti per<br />

concentrarsi sullo sguardo, ma<br />

anche inquadrature ampie, a<br />

contestualizzare meglio il soggetto<br />

nell'ambientazione; l'uso del colore<br />

e le luci naturali.<br />

uPensi che ci sia un futuro per<br />

questa professione?<br />

Personalmente tendo ancora a<br />

considerarla solo una passione,<br />

avendo un altro lavoro. Ma non so<br />

per quanto tempo ancora... Posso<br />

permettermi di fare quello che<br />

voglio, con un’altra attività, quando<br />

voglio, senza avere vincoli o<br />

restrizioni stilistiche.<br />

Ciò non toglie che in futuro potrei<br />

considerare situazioni lavorative, se<br />

se ne aprisse la possibilità.<br />

Spero solo di lasciare intatta la<br />

passione e l'amore sconfinato che<br />

provo per la fotografia.<br />

uCome utilizzi la rete e quanto ti<br />

serve?<br />

Sono iscritto a diversi social<br />

network legati al mondo della<br />

fotografia. In particolar modo sono<br />

molto legato a flickr, che trovo<br />

essere la miglior piattaforma online<br />

dove scoprire e seguire artisti<br />

estremamente talentuosi.<br />

Ho avuto modo tramite siti come<br />

flickr di conoscere, anche<br />

personalmente, artisti che stimo e<br />

che mi hanno arricchito<br />

incredibilmente, sul piano artistico<br />

e personale, sia in Italia che<br />

all'estero. Trovo che questo sia<br />

l'aspetto più importante della rete<br />

e dei social network in generale.<br />

Ho inoltre aperto da febbraio una<br />

pagina facebook dedicata alla mia<br />

fotografia, sempre più utile per<br />

aumentare la visibilità dei propri<br />

lavori.<br />

uHai un sogno nel cassetto?<br />

Da grande amante della musica, il<br />

mio sogno è quello di vedere una<br />

mia foto pubblicata sulla copertina<br />

dell'album di uno dei miei gruppi<br />

preferiti, magari i Tool, i Sigur Ros o<br />

i Radiohead. ■<br />

ALESSIO ALBI<br />

Ha 28 anni e vive a Perugia. Laureato in<br />

biotecnologie mediche, attualmente svolge la<br />

professione di nutrizionista. Ha scoperto la<br />

fotografia nel 2010 e questa passione lo ha<br />

coinvolto al cento per cento. Ama anche la musica,<br />

il cinema e la letteratura, e lo fa vedere nelle immagini studiate che<br />

crea dopo una lunga preparazione, basandosi talvolta sul contributo<br />

di modelle professioniste, oppure di ragazze dilettanti, che riesce a<br />

coinvolgere nel suo gioco in maniera più spontanea.<br />

www.flickr.com/photos/alessioalbi/<br />

“Il ritratto ambientato mi permette di enfatizzare l'atmosfera che è il cardine della mia<br />

fotografia. I miei ritratti sono quasi sempre in formato ‘landscape’, sia per dare all'ambiente<br />

una posizione di importanza quasi pari a quella del soggetto, sia per ottenere un taglio<br />

cinematografico; mi piace infatti pensare alle mie foto come frame di un film, o di una storia<br />

immaginaria.”<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 79


Islanda:<br />

una natura<br />

aspra e<br />

mutevole<br />

ad ogni minima<br />

variazione<br />

delle condizioni<br />

meteorologiche.<br />

In Islanda? Ma in Islanda in<br />

questo periodo c’è solo neve e<br />

ghiaccio. Cosa ci vai a fare?”. E’<br />

stata questa la prima<br />

considerazione dei miei familiari<br />

quando ho comunicato che avrei<br />

partecipato a una spedizione<br />

fotografica nella terra del ghiaccio e<br />

fuoco. Devo dire che queste<br />

perplessità si sono rivelate<br />

fortunatamente superficiali.<br />

L’Islanda è in realtà la terra che non<br />

t’aspetti. Ti sorprende per i<br />

paesaggi primordiali: rocce laviche,<br />

spiagge nere ed innevate, lagune<br />

glaciali e iceberg. La particolare<br />

natura si manifesta anche nel vento<br />

gelido, teso e costante o dalle<br />

raffiche improvvise e rabbiose.<br />

Oppure nei vapori bollenti dei<br />

geyser, i tipici fenomeni eruttivi, o<br />

nell’impeto delle imponenti cascate<br />

disseminate nel territorio. Senza<br />

dimenticare le magiche luci delle<br />

aurore boreali che danzano nelle<br />

notti stellate. Una coltre di nubi, un<br />

raggio di sole o anche<br />

un’improvvisa e frequente<br />

nevicata, modificano radicalmente<br />

la luce e di conseguenza il<br />

paesaggio che ci si pone davanti.<br />

Appena sbarcato a Reykjavík sono<br />

stato accolto da un vento gelido e<br />

qualche improvvisa spruzzata di<br />

neve. La capitale islandese, il cui<br />

nome significa “baia fumosa”, è la<br />

più settentrionale del mondo. Ha<br />

un’architettura prevalentemente<br />

tradizionale e tipicamente nordica,<br />

ma con una proiezione alla<br />

modernità. L’Islanda ha una<br />

superficie quattro volte quella della<br />

Sardegna, eppure spesso è definita<br />

la piccola isola del Nord Atlantico. E’<br />

anche geologicamente giovane,<br />

avendo “solo” 25 milioni di anni...<br />

Molti vulcani dell’isola sono ancora<br />

attivi. La popolazione islandese, la<br />

cui densità corrisponde a 3 abitanti<br />

per km², è concentrata<br />

maggiormente nella capitale<br />

Reykjavík e i pochi centri che q<br />

80 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


NELLA TERRA<br />

DEL GHIACCIO<br />

E DEL FUOCO<br />

testo e foto di Enrico Barbini


“Durante le tappe<br />

giornaliere su un territorio<br />

sostanzialmente deserto,<br />

ho avuto modo di<br />

fotografare la natura<br />

dell’isola, di una bellezza<br />

autentica e pressoché<br />

incontaminata.”<br />

s’incontrano percorrendo l’unica<br />

strada asfaltata che disegna un<br />

anello nell’intera isola, contano,<br />

quasi tutti, poche centinaia di<br />

abitanti. Le condizioni meteo in<br />

inverno rendono spesso difficile<br />

fotografare come si vorrebbe. Il<br />

viaggio a bordo dei fuoristrada fa<br />

percepire le sensazioni della<br />

scoperta e dell’avventura. Nelle<br />

notti passate a inseguire ed<br />

aspettare le aurore boreali, era<br />

facile trovarsi anche a 20 gradi<br />

sottozero col vento sferzante e le<br />

mani che avevano difficoltà ad<br />

articolare e gestire i comandi delle<br />

fotocamere. Il vento è l’elemento<br />

caratterizzante che più si è<br />

impresso nella mia memoria. Ha<br />

spesso reso difficile anche la<br />

stabilità del treppiede su cui era<br />

montata la reflex nelle lunghe<br />

esposizioni. Al contempo però<br />

regalava suggestioni uniche con le<br />

mareggiate che battevano le<br />

spiagge spesso coperte di neve<br />

sollevata a sua volta in piccoli e<br />

vorticosi turbini. Il viaggio è stato<br />

un susseguirsi di emozioni e<br />

scoperte. Tra i ricordi più<br />

affascinanti i cigni selvatici che<br />

abitano le piccole lagune a poche<br />

decine di metri dalla riva del mare.<br />

I loro voli in solitaria o in piccoli<br />

stormi tra i cieli plumbei e<br />

tempestosi o nella luce dorata del<br />

tramonto, costituiscono uno<br />

spettacolo difficilmente vivibile alle<br />

nostre latitudini. Oppure il<br />

vorticoso e stridulo garrire delle<br />

centinaia di gabbiani che nidificano<br />

nelle ripide scogliere,<br />

approfittando proprio delle<br />

mareggiate per lanciarsi in<br />

picchiata a pescare. L’itinerario<br />

prevedeva anche escursioni<br />

all’interno percorrendo piste<br />

sterrate e sconnesse praticabili solo<br />

da fuoristrada “di razza”, per<br />

arrivare ad alcune lagune glaciali<br />

dove è possibile osservare<br />

82 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


l’apparente immobilità degli iceberg<br />

affioranti e che caratterizzano le<br />

lingue estreme del ghiacciaio<br />

Vatnajökull, il più grande d’Islanda e<br />

d’Europa, la cui superficie è<br />

all'incirca pari a quella dell’Umbria.<br />

In queste lagune trovano spesso<br />

rifugio foche e sterne artiche. Spinti<br />

dalla corrente sottomarina, gli<br />

iceberg si staccano in masse<br />

voluminose e raggiungono la riva<br />

del mare, depositandosi spesso in<br />

frammenti più o meno grandi, sulla<br />

spiaggia nera di cenere di lava. Qui<br />

la continua erosione del vento e<br />

delle onde, li modella creando<br />

insolite forme astratte o<br />

riconducibili ad animali esistenti in<br />

natura. Fotografati all’alba o al<br />

tramonto assumono lucentezze e<br />

colori davvero inimmaginabili.<br />

L’Islanda offre quindi molteplici<br />

spunti fotografici non solo naturali,<br />

come ad esempio le tipiche<br />

costruzioni col tetto di torba sparse<br />

in buon numero nelle campagne e<br />

attualmente adibite per lo più a<br />

fattorie o bed & breakfast. Il tutto è<br />

comunque caratterizzato dalla<br />

varietà ed intensità della luce<br />

islandese, spesso molto morbida e<br />

diffusa a causa del cielo quasi<br />

sempre nuvoloso, soprattutto nel<br />

lungo inverno. Le difficili condizioni<br />

meteo mi hanno consentito anche<br />

di verificare l’efficienza della mia<br />

attrezzatura fotografica. Mi ero<br />

premunito del classico sacchetto di<br />

plastica trasparente con elastico per<br />

preservare la mia Nikon dalle<br />

intemperie ma distratto dal furore<br />

fotografico da cui ero pervaso, ho<br />

finito per non utilizzarlo mai. Eppure<br />

la D600 s’è confermata affidabile e<br />

robusta. Il telaio in lega di magnesio<br />

e le guarnizioni che la proteggono,<br />

hanno garantito un’ottima tenuta<br />

anche sotto forti nevicate, la pioggia<br />

e l’immancabile vento. ■<br />

www.enricobarbini.com<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 83


LIBRO<br />

A PARTE<br />

PICASSO<br />

Dora Maar<br />

Sarebbe stata apprezzata<br />

se non fosse stata<br />

l’amante di Picasso? Le<br />

sue fotografie sarebbero<br />

passate alla storia? Sì,<br />

non c’è dubbio. Ma Dora<br />

Maar è stata una vittima<br />

di Picasso, potendo<br />

accedere allo studio<br />

dell'artista solo su invito.<br />

di Giovanni Di Miceli<br />

In quel momento mi accorsi<br />

che Dora Maar mi stava<br />

osservando.<br />

Il suo sguardo possedeva una<br />

radiosità straordinaria, ma<br />

poteva essere anche molto duro.<br />

Mi resi conto che era bella, con un<br />

naso dritto e pronunciato, labbra<br />

scarlatte perfette, mento fermo,<br />

mascella un po’ prominente che le<br />

conferiva un piglio più energico,<br />

capelli castani e folti, pettinati<br />

morbidi all’indietro, e ciglia come<br />

le spesse antenne delle lucciole.<br />

Così scrisse James Lord, in Picasso<br />

e Dora. Per troppo tempo<br />

Henriette Theodora Markovitch,<br />

meglio nota come Dora Maar<br />

(Parigi, 1907­1997), è stata<br />

relegata nell’immaginario e nel<br />

ricordo dei posteri al ruolo di<br />

amante e musa, tragicamente<br />

abbandonata, del grande Picasso.<br />

Dora Maar, la fotografa franco­<br />

croata, legata al circolo dei<br />

surrealisti di Parigi e compagna<br />

di Picasso dal 1936 al 1943. Un<br />

legame difficile che segnò<br />

pesantemente la Maar, che<br />

trascorse gli ultimi cinquant’anni<br />

della sua vita lontano da tutti,<br />

trovando nella psicanalisi e nella<br />

religione la forza di superare il<br />

dramma. Fu in realtà una donna<br />

acuta, intelligente, politicamente<br />

e socialmente impegnata, amica<br />

di Georges Bataille, André Breton,<br />

Paul Éluard, Man Ray, Henri<br />

Cartier­Bresson. Fu soprattutto<br />

una straordinaria artista, una<br />

sensibile e pungente fotografa già<br />

affermata quando conobbe il<br />

pittore spagnolo. Le sue<br />

fotografie “di strada”, così attente<br />

e sinceramente partecipi della<br />

disperazione dei diseredati, i<br />

fotocollage, i ritratti, le<br />

sperimentazioni nei lavori artistici<br />

SCHEDA LIBRO<br />

Titolo: Dora Maar. Nonostante<br />

Picasso<br />

Curatore: Victoria Combalìa<br />

Pagine: 144<br />

Fotografie: 103<br />

Contenuti: D. Maar fotografa<br />

Lingua: italiano<br />

Editore: Skira<br />

Anno di pubblicazione: <strong>2014</strong><br />

Prezzo: € 37,00<br />

84 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Sopra, due fotografie<br />

di Dora Maar.<br />

A sinistra, Lise<br />

Deharme (1936 circa).<br />

A destra, il poeta Paul<br />

Eluard con la moglie<br />

Musch a Mougins<br />

(1936-1937 circa).<br />

Sotto, un ritratto di<br />

Dora Maar opera di<br />

Israel Bidermanas<br />

(Izis), dal titolo<br />

Ritratto di Dora Maar<br />

di tre quarti con<br />

bocchino, 1946.<br />

come in quelli commerciali,<br />

l’ironia surrealista che connota<br />

molti suoi scatti ci fanno scoprire<br />

il grande talento di un’artista<br />

enigmatica e visionaria . Pubblica<br />

le sue prime foto nel 1930 e<br />

l’anno seguente lavora con il<br />

fotografo ungherese Brassaï. Nel<br />

1931, in società con Pierre Kéfer,<br />

apre uno studio fotografico,<br />

operando nel settore della moda<br />

e della pubblicità, firmando le sue<br />

foto Kéfer­Dora Maar. Legata<br />

ideologicamente all’estrema<br />

sinistra, diviene famosa, con la<br />

sua costosa Rolleiflex, per le<br />

istantanee che ritraggono la<br />

mondanità francese del tempo.<br />

Le sue foto vengono pubblicate su<br />

riviste prestigiose come Madame<br />

Figaro. Diviene prima la<br />

compagna del cineasta Louis<br />

Chavance, e in seguito del poeta<br />

Georges Bataille. Espone<br />

all’Internazionale della fotografia<br />

di Bruxelles ed alla mostra dello<br />

studio Saint­Jacques per la<br />

"Constitution des Artistes<br />

Photographes". Georges Bataille<br />

la introduce nella cerchia dei<br />

surrealisti, dove conosce Breton,<br />

Eluard, Leiris, Man Ray. Prende<br />

parte all’attività del gruppo con<br />

alcune foto e fotomontaggi;<br />

ritocca i negativi, utilizza<br />

solarizzazioni, collage,<br />

fotomontaggi e sovrapposizioni.<br />

Maar era già conosciuta come<br />

fotografa prima di incontrare<br />

Picasso. Il primo incontro<br />

avvenne a Parigi nel 1935 sul set<br />

del film Le crime de Monsieur<br />

Lange di Jean Renoir quando lei<br />

aveva 28 anni e lui 54. Il secondo<br />

sulla terrazza del caffè Les Deux­<br />

Magots a Saint­Germain­des­Prés<br />

dove Dora, seduta da sola a un<br />

tavolino, colpiva con un coltellino<br />

lo spazio tra un dito e l'altro della<br />

mano, inguantata di bianco, non<br />

fermandosi se si feriva. Li<br />

presentò il famoso poeta Paul<br />

Éluard, che accompagnava<br />

Picasso. Il pittore si fece dare i<br />

suoi guanti insanguinati e li<br />

espose su una mensola del suo<br />

appartamento. Picasso era<br />

affascinato dalla bellezza e dallo<br />

spagnolo fluente di Dora, che era<br />

cresciuta in Argentina. Poco dopo<br />

quest'incontro trovò a Picasso un<br />

nuovo appartamento in affitto, in<br />

Rue des Grands­Augustins,<br />

mentre lei restò nella casa dietro<br />

l'angolo, potendo accedere allo<br />

studio dell'artista solo su invito.<br />

Picasso adorava umiliare Dora,<br />

tanto da convincerla ad<br />

abbandonare la fotografia per la<br />

pittura, campo in cui non poteva<br />

competere con l'artista. La faceva<br />

ingelosire, essendo ancora legato<br />

a Marie­Thérèse Walter, che gli<br />

aveva dato anche una figlia,<br />

Maya. L'ormai ex­fotografa fu<br />

sopraffatta dalla personalità del<br />

pittore: divenne la sua musa<br />

privata e la ritrasse in<br />

numerosissimi dipinti, ma era<br />

vista anche come l'incarnazione<br />

stessa del dolore. Picasso iniziò a<br />

dipingere Guernica usando il<br />

volto di Dora per ritrarre la figura<br />

che sorregge la lampada al<br />

centro, e lei, affascinata dalla<br />

potenza figurativa del dipinto,<br />

riprese in mano la macchina<br />

fotografica e cominciò a scattare.<br />

Gli scatti fotografici che la resero<br />

famosa al mondo artistico<br />

testimoniano ancora oggi<br />

l'evoluzione dell'opera e furono<br />

pubblicati nel numero 4­5 della<br />

rivista Cahiers d'art del 1937.<br />

Insieme, lei e Picasso studiarono<br />

diversi tipi di stampe con Man<br />

Ray. La loro relazione durò quasi<br />

nove anni. Dora Maar fu lasciata<br />

da Picasso, che nel 1943 aveva<br />

appena incontrato la<br />

giovanissima Françoise Gilot, e<br />

cadde in una profonda<br />

depressione, che la costrinse a<br />

farsi ricoverare in una clinica<br />

psichiatrica. Fu presa in cura dallo<br />

psicanalista Jacques Lacan, il più<br />

importante guru della psicanalisi<br />

francese. ■<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 85


SOFTWARE<br />

Il Pannello di Controllo è una barra che<br />

comprende i comandi per aprire la<br />

pagina web di Akvis ArtWork, per<br />

condividere le opere sui social network,<br />

per importare ed esportare i preset, per<br />

visualizzare o nascondere le linee guida<br />

aggiunte manualmente, per avviare<br />

l’elaborazione e per applicarla<br />

all’immagine, per accedere all’aiuto e<br />

per aprire la finestra di dialogo delle<br />

preferenze.<br />

La Barra degli Strumenti comprende lo<br />

strumento Mano e Zoom e, nelle<br />

versioni Home De Luxe e Business del<br />

software ulteriori strumenti, disponibili<br />

in alcuni effetti, come Olio e Pastello. I<br />

principali sono lo strumento Direzione<br />

Traccia, per definire manualmente la<br />

direzione delle pennellate e lo<br />

strumento Sbavatura, per sfumare le<br />

pennellate sull’immagine elaborata.<br />

La Finestra dell’Immagine mostra<br />

l’anteprima dell’effetto del filtro dopo<br />

aver avviato l’elaborazione con<br />

l’apposito comando, prima che sia<br />

effettivamente applicato alla fotografia.<br />

La finestra dell’immagine ha due<br />

schede per visualizzare l’immagine<br />

originale o la foto elaborata.<br />

AKVIS ARTWORK 8<br />

DIFFICOLTÀ<br />

òòòò<br />

La curva di<br />

apprendimento è buona.<br />

Si intuisce subito come<br />

applicare uno stile e un<br />

preset. È anche<br />

abbastanza facile<br />

personalizzare il risultato.<br />

INTERFACCIA<br />

òòòò<br />

La grande finestra<br />

d’anteprima permette di<br />

osservare bene l’effetto<br />

del filtro globalmente e<br />

le pennellate nei dettagli.<br />

La grafica è essenziale e<br />

ben progettata.<br />

REQUISITI MINIMI<br />

òòòòò<br />

Akvis ArtWork 8 può<br />

essere utilizzato anche su<br />

un computer un po’<br />

datato. Il processo di<br />

elaborazione è veloce<br />

anche su computer con<br />

configurazioni non al top.<br />

FUNZIONALITÀ<br />

òòòò<br />

I sette stili consentono di<br />

riprodurre le principali<br />

tecniche pittoriche. Gli<br />

stili sono personalizzabili,<br />

ed è possibile aggiungere<br />

tele, texture e testo alle<br />

immagini elaborate.<br />

QUALITÀ/PREZZO<br />

òòò<br />

Lo stile Pastello e alcuni<br />

strumenti sono disponibili<br />

solo nelle versioni Home<br />

De Luxe o Business. In<br />

questo caso, il costo è<br />

piuttosto elevato, ma la<br />

qualità lo giustifica.<br />

86 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Il navigatore mostra la porzione<br />

d’immagine che è visualizzata nella<br />

finestra di anteprima e, quando si osserva<br />

l’immagine ingrandita, permette di<br />

spostarsi sulla fotografia trascinando una<br />

piccola cornice rossa.<br />

I comandi sotto il navigatore permettono<br />

di zoomare l’immagine alla grandezza<br />

desiderata con delle percentuali<br />

prefissate, con i due pulsanti + e – o con<br />

un cursore a scorrimento orizzontale.<br />

Nel Pannello delle Impostazioni si sceglie<br />

l’effetto da applicare nell’elenco degli stili<br />

e si possono regolare le relative<br />

impostazioni, che variano in base allo<br />

stile prescelto. Il pannello comprende tre<br />

schede per definire come la foto debba<br />

essere convertita in dipinto, e per<br />

aggiungere il testo e le tele alle immagini<br />

elaborate.<br />

Il Pannello dei Preset consente di<br />

scegliere uno dei preset Akvis, oppure di<br />

salvare e richiamare i propri preset<br />

personali. Quando si scorre con il mouse<br />

su uno dei preset, si apre<br />

automaticamente una piccola finestra che<br />

mostra l’anteprima dell’effetto del preset.<br />

Uno dei software più avanzati<br />

per trasformare una foto in<br />

una vera opera pittorica.<br />

di Glauco Dattini<br />

Akvis è una società, specializzata in software per la grafica e per la<br />

fotografia, nata nel 2004. Sviluppa programmi in grado di<br />

funzionare sia come applicazioni stand­alone, sia come plug­in per<br />

Photoshop e per gli altri più diffusi programmi di grafica,<br />

compatibili con Windows e con Mac OS X. Akvis ArtWork è un software per<br />

l’applicazione di tecniche pittoriche alle fotografie. Il programma renderizza<br />

digitalmente opere pittoriche con un aspetto molto realistico, che le fa<br />

sembrare come se veramente fossero un prodotto di gesti manuali. Akvis<br />

ArtWork può ricreare quadri, fumetti o altri tipi di opere in differenti stili:<br />

Olio, Acquerello, Guazzo, Fumetti, Penna e inchiostro, Linoleografia e<br />

Pastello. Dalla combinazione di più tecniche, si possono realizzare ulteriori<br />

stili personali. Il software realizza gli effetti in tempi rapidi: una volta scelto e<br />

applicato uno stile, la trasformazione si può seguire sul monitor in tempo<br />

reale e, in pochi istanti, si può assistere alla metamorfosi delle fotografie in<br />

opere d’arte. Per rendere ancora più realistiche le opere pittoriche, Akvis<br />

ArtWork consente di sovrapporre alle immagini le texture di numerose<br />

tipologie di tele. Infine, il programma permette di aggiungere del testo, con<br />

il carattere e il colore desiderato, per firmare le proprie opere prima della<br />

stampa o della condivisione sul web.<br />

La nuova versione, Akvis ArtWork 8, introduce la funzionalità di sharing. Un<br />

comando, avviabile dal menu principale, consente con facilità di pubblicare<br />

le proprie opere sui principali social network: Facebook, Twitter, Flickr,<br />

Tumblr, Google+. La nuova release, inoltre, è ora compatibile con<br />

Photoshop CC e Photoshop CC <strong>2014</strong>.<br />

L’interfaccia<br />

L’interfaccia è ben congegnata e sostanziale, permette di concentrarsi<br />

facilmente sul lavoro. La finestra immagine, con due schede, Prima e Dopo, q<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 87


PRIMA<br />

DOPO<br />

L’immagine originale<br />

ed elaborata con lo<br />

stile Fumetto.<br />

che mostrano la fotografia originale o quella<br />

elaborata, occupa tutta l’area sinistra<br />

dell’interfaccia. È possibile passare da una<br />

scheda all’altra con un clic, ma manca l’opzione<br />

per affiancare i due stadi dell’immagine.<br />

L’ampiezza della finestra immagine è una scelta<br />

indovinata, in quanto permette di osservare la<br />

fotografia convertita in dipinto nella sua globalità<br />

e di esaminare l’effetto delle pennellate in<br />

dettaglio. La piccola barra a sinistra della finestra<br />

immagine contiene alcuni strumenti. Nelle<br />

versioni Home De Luxe e Business del software,<br />

negli effetti Olio e Pastello, è presente uno<br />

strumento, chiamato Direzione Traccia, da<br />

utilizzare prima di avviare l’elaborazione, che<br />

permette di definire manualmente la direzione<br />

delle pennellate. Il programma segue le linee<br />

guida tracciate al momento della conversione<br />

dell’immagine in dipinto. Se si lascia lavorare il<br />

software in automatico, comunque, è in grado di<br />

utilizzare, con una discreta precisione, le linee e<br />

le curvature degli elementi presenti<br />

sull’immagine come riferimento per la direzione<br />

delle pennellate. Negli effetti Olio, Acquerello,<br />

Guazzo e Pastello, sempre nelle versioni Home<br />

De Luxe e Business, si trova un altro strumento,<br />

Sbavatura, che si utilizza dopo aver eseguito<br />

l’elaborazione, ma prima di applicare<br />

definitivamente il filtro all’immagine, che<br />

permette di sfumare le pennellate, per rendere<br />

più realistica la pittura, spezzando la regolarità e<br />

l’uniformità delle pennellate. La scelta dell’effetto<br />

e tutte le relative impostazioni sono disponibili<br />

nell’area destra dell’interfaccia. Il pannello delle<br />

impostazioni è suddiviso in tre schede. La prima<br />

scheda (Pittura), contiene tutti i parametri per<br />

impostare le caratteristiche delle pennellate,<br />

come la lunghezza e lo spessore della traccia, il<br />

Un ritratto<br />

fotografico<br />

convertito<br />

in stile ad<br />

Olio.<br />

88 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Con lo strumento<br />

Direzione Traccia è<br />

possibile definire delle<br />

linee guida che<br />

consentono di orientare la<br />

direzione delle pennellate.<br />

rilievo e la densità dei tratti. La seconda scheda<br />

(Testo), permette di aggiungere una firma<br />

personalizzata all’opera. La terza scheda (Tela),<br />

consente di aggiungere la trama di una tela<br />

all’immagine, scegliendo la texture in<br />

un’apposita libreria. Anche le caratteristiche della<br />

tela sono regolabili con vari parametri, come il<br />

rilievo, l’evidenza della trama e la direzione della<br />

luminosità. Se si desidera, è possibile selezionare<br />

una propria immagine di texture e utilizzarla<br />

come trama. Il pannello in basso a destra<br />

dell’interfaccia contiene i preset. Ognuno degli<br />

stili disponibili in ArtWork ha una serie di preset<br />

Akvis pronti all’uso. Passando il cursore sopra<br />

uno dei preset, compare all'istante la sua<br />

miniatura in una piccola finestra, che permette di<br />

avere un’anteprima dell’effetto, facilitando la<br />

ricerca. I preset possono essere applicati così<br />

come sono, con un solo clic, oppure si possono<br />

regolare le impostazioni dell’effetto, per<br />

adattarlo meglio alla fotografia che si sta<br />

utilizzando. È possibile salvare le proprie<br />

impostazioni personalizzate come un nuovo<br />

preset, per poterlo utilizzare in seguito. I preset<br />

personalizzati possono anche essere esportati e<br />

importati in un altro computer che abbia<br />

ArtWork installato. Akvis ArtWork offre anche<br />

l’opportunità di elaborazioni batch per applicare<br />

simultaneamente l’effetto a un gruppo di foto:<br />

eseguendo il programma come applicazione<br />

stand­alone è disponibile un apposito comando,<br />

se invece si usa ArtWork come plug­in occorre<br />

creare un’azione in Photoshop e applicarla a una<br />

cartella di immagini.<br />

Considerazioni finali<br />

Akvis ArtWork è un’applicazione divertente da<br />

utilizzare. Con facilità si possono creare opere<br />

d’arte da qualsiasi immagine digitale, anche se si<br />

utilizzano fotografie di poca qualità, ottenute con<br />

una compatta o uno smartphone, oppure che<br />

hanno dei difetti evidenti come il micromosso o il<br />

rumore di fondo, che non sono più evidenti con<br />

la trasformazione in pittura. Una volta stampate<br />

le opere, si possono ottenere quadri da<br />

appendere per decorare la pareti di casa. Ma<br />

Akvis ArtWork può essere utilizzato anche a<br />

scopo commerciale, ad esempio una stampa su<br />

tela con un ritratto degli sposi potrebbe essere<br />

un’opzione per offrire qualcosa in più in un<br />

servizio di foto di cerimonia. I sette stili<br />

disponibili presentano una buona scelta di<br />

tecniche pittoriche per simulare i più frequenti<br />

tipi di pittura. Le numerose impostazioni<br />

consentono di personalizzare e adattare lo stile<br />

alle proprie foto. L’elaborazione è veloce e il<br />

flusso di lavoro può essere anche molto rapido<br />

se si salvano i propri preset da applicare con un<br />

clic. Certo il computer non può dipingere a mano<br />

un vero quadro con i pennelli artistici, ma con<br />

Akvis ArtWork la fotografia assume con realismo<br />

l’aspetto di un’opera d’arte. Per avere tutti gli<br />

strumenti e gli stili, occorre acquistare una<br />

versione del software tra quelle meno<br />

economiche, perciò il costo non è basso per un<br />

applicativo destinato a un unico scopo specifico,<br />

ma occorre dire che il programma svolge bene il<br />

suo compito e ciò giustifica il costo. Akvis<br />

ArtWork 8 può essere acquistato, sul sito<br />

akvis.com, nella versione Home Plug­in o Home<br />

Stand­alone al costo di 55 euro, che ha meno<br />

funzionalità, oppure nella versione Home Deluxe<br />

(plug­in + stand­alone) completa di tutte le<br />

funzionalità ma non utilizzabile a scopo<br />

commerciale, al prezzo di 77 euro, e infine nella<br />

versione Business, al costo di 145 euro, che può<br />

essere utilizzata per fini commerciali. Tutti i prezzi<br />

sono da intendersi al netto dell’IVA.<br />

Lo stile Penna<br />

e Inchiostro<br />

utilizza i<br />

contorni delle<br />

immagini per<br />

tracciare un<br />

disegno che<br />

sembra fatto<br />

a mano con<br />

inchiostro su<br />

carta.<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 89


TUTORIAL<br />

AREA DI INTERESSE<br />

NUOVO COMANDO<br />

Photoshop CC <strong>2014</strong> ha introdotto una nuova funzione<br />

per selezionare rapidamente le aree attive dell’immagine.<br />

di Glauco Dattini<br />

A sinistra, la foto grande è l’immagine finale<br />

rielaborata. Qui sopra, a sinistra la foto originale<br />

e a destra l’immagine utilizzata come sfondo<br />

alternativo all’interno dell’area selezionata.<br />

Il comando di Photoshop Selezione>Area di interesse permette di<br />

selezionare velocemente la aree a fuoco di un’immagine. Si utilizza<br />

agevolmente su una fotografia con profondità di campo ridotta, dove<br />

il soggetto è a fuoco e lo sfondo sfocato. Il comando può lavorare<br />

completamente in automatico ma, in molti casi, non è in grado di<br />

raggiungere il risultato ottimale al primo colpo. Per questo, ha gli<br />

strumenti per restringere o estendere la selezione, regolando, con<br />

l’apposito parametro, l’intervallo a fuoco, e utilizzando due pennelli che<br />

aggiungono o rimuovono manualmente aree dalla selezione. Inoltre,<br />

Area di Interesse è integrato con il comando Migliora Bordi, per rifinire i<br />

margini della selezione e riuscire a scontornare elementi difficili, come i<br />

capelli o il pelo animale. Inoltre, il comando Area di Interesse ha anche la<br />

funzionalità di riduzione del rumore dell’area selezionata, che può essere<br />

lasciata in automatico o regolata se il soggetto presenta un disturbo<br />

evidente. In conclusione, Photoshop ha introdotto un comando che<br />

rende più veloce selezionare un soggetto e mascherare uno sfondo,<br />

laddove abbiamo bisogno di scontornare un elemento per poterlo<br />

utilizzare in un altro contesto o di cambiare lo sfondo a una fotografia,<br />

come nel presente tutorial. ■<br />

90 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


1Apriamo in Photoshop l’immagine in cui vogliamo<br />

scontornare il soggetto. La fotografia adatta è con poca<br />

profondità di campo, con il soggetto a fuoco e lo sfondo<br />

sfocato.<br />

2Per avviare il comando che consente la selezione scegliamo, dal<br />

menu principale di Photoshop, il comando Selezione>Area di<br />

Interesse.<br />

3All’avvio del comando, l’intervallo a fuoco è calcolato in<br />

automatico, ma spesso alcune aree che fanno parte del<br />

soggetto sono escluse dalla selezione.<br />

Trasciniamo il cursore del parametro Intervallo a Fuoco, in modo che<br />

4 sia compresa nella selezione tutta l’area che occupa il soggetto da<br />

scontornare.<br />

5Con lo strumento<br />

Sottrazione dell’Area di<br />

Interesse, clicchiamo laddove<br />

ci siano aree che non vogliamo<br />

facciano parte del soggetto da<br />

scontornare.<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 91


6Inviamo la selezione allo strumento Migliora Bordo, per<br />

perfezionare il contorno della selezione dove presenta<br />

elementi di difficoltà, come nella capigliatura.<br />

Nella sezione Rilevamento Bordo spuntiamo la casella Raggio<br />

7Avanzato e regoliamo il Raggio in modo che la selezione recuperi lo<br />

spazio che contiene gli elementi da includere (i capelli più esterni).<br />

8Con lo strumento Migliora Raggio (attivo di<br />

default) diamo una o più pennellate per<br />

migliorare il rilevamento degli elementi più<br />

esterni della selezione.<br />

9Appena terminata la pennellata, lo strumento<br />

automaticamente riconoscerà quelli che sono gli<br />

elementi del contorno irregolare da includere nella<br />

selezione (i capelli più esterni sono ora inclusi).<br />

Nel parametro Output In<br />

10 impostiamo la scelta<br />

Nuovo Livello con Maschera di<br />

Livello per avere il soggetto<br />

scontornato in un livello<br />

separato, eventualmente<br />

perfezionabile dipingendo sulla<br />

maschera di livello.<br />

92 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


Se facciamo ALT + Clic sulla<br />

11 miniatura della maschera<br />

di livello possiamo vedere la forma<br />

della maschera. Dipingendo con il<br />

bianco aggiungiamo alla<br />

selezione, con il nero sottraiamo.<br />

Ora apriamo una qualsiasi immagine che vogliamo utilizzare<br />

12 come sfondo per il soggetto. Selezioniamola tutta (CTRL + A) e<br />

copiamola negli appunti (CTRL + C).<br />

Incolliamo l’immagine (CTRL + V) sulla fotografia,<br />

13 collocandola tra i due livelli di sfondo e quello che<br />

contiene il soggetto mascherato dalla maschera di livello.<br />

Creiamo infine un livello<br />

14 di regolazione Valori<br />

Tonali o Curve, per ottimizzare<br />

toni e contrasto dell’immagine<br />

finale e poi salviamo il lavoro in<br />

un formato che mantenga<br />

livelli e qualità (PSD).<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 93


monochrome<br />

IL DRAMMA IN B&W<br />

Con il bianco e nero è possibile conferire alle immagini una<br />

forza drammatica di particolare intensità.<br />

E adesso c’è anche l’ App “Dramatic Black & White”.<br />

di Giovanni Di Miceli<br />

Ineguagliabile. Questa è la sola<br />

attribuzione qualitativa che ci<br />

sentiamo di dare al bianco e<br />

nero quando si tratta di<br />

esprimere qualcosa di altamente<br />

drammatico. In genere anche nel<br />

campo delle arti figurative<br />

tradizionali, le acqueforti o i<br />

carboncini, a forti tratti di colore<br />

nero, hanno sempre rappresentato<br />

per l’artista un modo per esprimere<br />

stati d’animo, personaggi,<br />

avvenimenti, storie e leggende a<br />

fosche tinte (appunto!). Un tempo<br />

il fotografo che oggi chiamano<br />

“analogico” si familiarizzava prima<br />

di tutto con un grafico (che ha fatto<br />

penare più di uno di noi) della<br />

“gamma di contrasto”, strettamente<br />

legato operativamente ad una<br />

striscia di tonalità crescenti di grigio,<br />

dal bianco al nero, detta all’epoca<br />

“cuneo dei grigi”. Che però, allora<br />

ma naturalmente anche oggi, non<br />

hanno logicamente subito nessuna<br />

variazione, ed andrebbero quindi<br />

ripresi in considerazione dai nuovi<br />

fotografi, soprattutto da quelli che<br />

94 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


vogliono cimentarsi nel “bianco e<br />

nero digitale”. Le immagini a livelli<br />

di grigio, anche dette a scala di grigi,<br />

grayscale o greyscale, sono<br />

immagini digitali raster in bianco e<br />

nero costituite da una gamma di<br />

grigi, in genere 256 livelli di grigio a<br />

partire da 0 (nero) fino a 255<br />

(bianco). Alcuni programmi di<br />

grafica permettono di convertire<br />

una fotografia a colori in livelli di<br />

grigio. Naturalmente se andiamo<br />

sui più sbandierati programmi di<br />

fotoritocco, di questi “cunei” ne<br />

troveremo a volontà. Sarà bene<br />

però avere un’idea della cosiddetta<br />

“curva di annerimento” anche “ad<br />

occhio”. Magari a tal fine aiuta<br />

l’istogramma (vedere a pagina 36 e<br />

seguenti). Oggi è possibile inoltre,<br />

per chi proprio volesse testare al<br />

massimo, misurare la variazione in<br />

scala di grigi in modo strumentale,<br />

ossia usando uno spettrofotometro<br />

a riflettenza in relazione allo<br />

Standard di test EN ISO 105­A05.<br />

(www.soraco.it). Ma perché il<br />

bianco e nero dovrebbe essere in<br />

genere più drammatico? Noi<br />

interpretiamo i colori anche<br />

secondo una gerarchia “morale”,<br />

non solo estetica. A parte le<br />

preferenze personali, l’azzurro<br />

indica la pace, la tranquillità, la<br />

purezza; il giallo l’odio, il<br />

tradimento, la viltà; il rosso la<br />

passione, la battaglia, l’amore. E il<br />

nero? Ecco, non ditelo... Certo è<br />

anche il colore della morte... Ma<br />

anche di tutti quei momenti in cui<br />

l’adrenalina ci fa sentire vivi... Le<br />

immagini più contrastate, ossia in<br />

cui il passaggio è solo dai toni chiari<br />

a quelli molto scuri, conferiscono<br />

maggiore drammaticità soprattutto<br />

ai ritratti, alla figura umana in<br />

generale (vedi foto in questa<br />

pagina). Invece nei paesaggi spesso<br />

è proprio la presenza di zone grige,<br />

magari inquadrate da quinte molto<br />

scure, a dare profondità, come dire<br />

“drammatica” all’inquadratura (foto<br />

della pagina a fronte). Per quanto il<br />

suo sistema sia legato a doppia<br />

mandata con le pellicole<br />

fotografiche, ancor oggi alcuni<br />

fotografi considerano la scala di<br />

Ansel Adams come un punto di<br />

riferimento anche nella fotografia<br />

digitale. L’obiettivo per cui il<br />

Sistema Zonale è stato ideato è<br />

ottenere, nella fotografia finale, la<br />

massima scala tonale possibile con<br />

dettagli visibili sia nelle ombre che<br />

nelle luci. Quindi per trovare la<br />

giusta drammaticità, andranno più<br />

o meno eliminati i toni grigi<br />

intermedi. Infine, segnaliamo, a<br />

titolo di cronaca... digitale, un certo<br />

programmino di questo nome,<br />

Dramatic Black & White,<br />

un'applicazione per Mac<br />

disponibile sul Mac App Store a<br />

pagamento. Forse è<br />

un’applicazione più adatta al<br />

fotocellulare che a fotocamere di<br />

un certo... peso, ma oggi anche<br />

parecchi telefonini hanno i numeri<br />

(di megapixel...) giusti per dire la<br />

loro in campo... artistico. Potremo<br />

quindi con l’App in oggetto dare<br />

uno stile retrò, quasi riprendendo<br />

lo stile delle foto d’epoca, il tutto in<br />

maniera molto semplice.<br />

L’applicazione però permette anche<br />

di intervenire manualmente: infatti<br />

sono molti i parametri che l’utente<br />

potrà modificare per ottenere un<br />

risultato diverso da quello<br />

automatico. Per esempio si potrà<br />

modificare la luce, il contrasto,<br />

perfino la texture; inoltre potremo<br />

utilizzare un utilissimo strumento<br />

denominato Ellisse Spotlight, che<br />

permette all’utente di selezionare<br />

una zona specifica della foto da<br />

mettere in risalto, mettendola più a<br />

fuoco rispetto al resto delal foto.<br />

Una volta terminata la fase di<br />

modifica potremo naturalmente<br />

salvare la foto e conservarla fra i<br />

documenti del nostro Mac oppure<br />

decidere di caricarla online per<br />

condividerla con amici e compagnia<br />

bella. L’applicazione Dramatic Black<br />

& White è disponibile a pagamento<br />

su Mac App Store, al prezzo di 4.99<br />

euro, nella categoria Fotografia.<br />

L’app è in lingua inglese, ha un peso<br />

di 27.2 MB ed è compatibile con<br />

Mac OS X 10.6 o versione<br />

successiva. ■<br />

In apertura:<br />

il castello di Bardi in<br />

provincia di Parma<br />

in uno scatto<br />

di Flavio Nespi che<br />

ne sottolinea in<br />

maniera efficace<br />

l’aspetto romantico.<br />

A sinistra:<br />

un’originale<br />

immagine opera<br />

di Luca Zanella in<br />

cui il forte contrasto<br />

aumenta la<br />

drammaticità della<br />

figura.<br />

Si tratta di due<br />

esempi in cui il<br />

paesaggio e la<br />

figura umana<br />

acquistano grande<br />

tensione<br />

per mezzo<br />

delle particolari<br />

sfumature<br />

della scala dei grigi.<br />

novembre <strong>2014</strong> | fotografare 95


GADGET<br />

OGGETTI DEL<br />

Uno sguardo sulle<br />

ultime novità di<br />

supporto<br />

al fotografo.<br />

Accessori talvolta<br />

stravaganti, curiosità<br />

da conoscere.<br />

Poppy 3D iPhone Camera<br />

Il Viewmaster per l’iPhone<br />

photojojo.com<br />

I più anzianotti tra di noi ricordano le ore passate a<br />

visionare i caricatori circolari del Viewmaster. La<br />

tecnologia stereoscopica ha unito le forze con il tuo<br />

iPhone per renderlo un vero Viewmaster dei tempi attuali.<br />

Questo nuovo pezzo di magia ottica si chiama Poppy. E’ un<br />

dispositivo che trasforma il vostro iPhone in una fotocamera<br />

3D e un visualizzatore 3D tutto in uno. Poppy utilizza specchi<br />

per catturare foto e video a due angoli leggermente diversi.<br />

Quando si guarda nell’oculare i tuoi occhi vedono foto diverse<br />

che il cervello combina per creare immagini in 3D davvero<br />

impressionanti. È anche possibile caricare i tuoi video<br />

direttamente su YouTube.<br />

19 .99$<br />

69 .00$<br />

#TheSelfie gadget<br />

Per i patiti dell’autoscatto “old fashion”<br />

gabbagoods.com<br />

Gabba Goods ha sviluppato un gadget per<br />

aiutare i proprietari di iPhone a scattare le<br />

migliori selfies individuali e di gruppo possibili,<br />

senza dover tenere i loro telefonini goffamente e<br />

faticosamente attivare il pulsante di scatto. E’ chiamato<br />

#TheSelfie (hashtag incluso nel nome del prodotto, che<br />

è scritto tutto attaccato!). Ha un po’ l’aspetto di un<br />

detonatore da film di spionaggio della Guerra Fredda, o<br />

meglio di un pulsante di scatto remoto dei vecchi<br />

tempi. #TheSelfie si può connettere nella presa cuffie<br />

su qualsiasi modello di iPhone, iPad o iPod. Un<br />

pulsante sulla parte superiore del “detonatore” aziona<br />

lo scatto. #TheSelfie è venduto in uno stuolo di colori,<br />

tra cui nero, bianco, rosa, verde lime e viola. E’<br />

disponibile online o presso selezionati negozi al<br />

dettaglio.<br />

96 fotografare | novembre <strong>2014</strong>


DESIDERIO<br />

Lomo’Instant Camera<br />

Le nozze tra Polaroid e Lomography<br />

shop.lomography.com<br />

Una fotocamera Lomo... istantanea! Era ora! Ha un<br />

sistema di lenti avanzato: obiettivo grandangolare<br />

integrato, e gli accessori Fisheye, Close­Up e da Ritratto<br />

addizionali. In tre differenti colori: bianco, nero e arancio.<br />

Scatta le tue istantanee con il flash automatico per fantastici<br />

risultati immediati, o prendi il controllo con le modalità di<br />

scatto creative (con flash o senza flash). Combina scatti<br />

multipli in un solo frame per straordinarie istantanee<br />

sperimentali. Esposizioni lunghe infinite: ideale per scattare in<br />

condizioni di luce scarsa, al tramonto, all´alba o di notte.<br />

Scatena la tua creatività con il light painting e crea istantanee<br />

piene di magnifiche forme luminose. Trasforma le tue foto<br />

con il colore, scattando con le divertenti gelatine colorate. Due<br />

impostazioni di messa a fuoco. Utilizza pellicola Fujifilm Instax<br />

Mini, la pellicola istantanea attualmente più diffusa al mondo.<br />

Attacco per treppiede e per il cavo per scatto a distanza. La<br />

fotografia istantanea è veloce, emozionante e cattura bei<br />

momenti... E, a differenza delle centinaia di foto scattate col<br />

telefonino, questi scatti sono vere foto, oggetti reali. Da<br />

attaccare al muro, o da tenere nel portafogli per avere un<br />

ricordo prezioso sempre con voi.<br />

Foldio Pop Up, mini­studio portatile<br />

Un sogno per lo still­life... fuori sede!<br />

photojojo.com<br />

The Foldio è un sogno che si avvera! Si tratta di uno<br />

studio fotografico pop­up, completo di illuminazione<br />

incorporata, abbastanza piccolo da portare ovunque<br />

vuoi. Foldio e suoi LED danno un luminoso spazio illuminato<br />

in modo uniforme per tutti i tipi di progetti fotografici. Dei<br />

magneti “energici” mantengono le pareti bianche al loro<br />

posto, mentre le clip rendono facile scambiare i fondali. Il Foldio<br />

è un vero e proprio mini­studio portatile, o studio pop­up,<br />

ossia ripiegabile a vostro piacimento. Le pareti bianche e i<br />

LED incorporati forniscono la giusta quantità di luce in qualsiasi<br />

condizione di illuminazione. Si monta in un attimo e puoi<br />

applicare i tuoi sfondi preferiti, realizzati con qualsiasi tipo di<br />

carta o tessuto.<br />

55 .00€<br />

99 .00€ novembre <strong>2014</strong> | fotografare 97


FRANCESCO MARI - BERLINO<br />

Fotografia vincitrice del Contest fotografico <strong>2014</strong> di Shooting Factory ­ Roma. Tema: “Estate: alla ricerca dello scatto perduto”.<br />

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