Fotografare - Novembre 2014
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fotografare<br />
fotografare novità<br />
pubblicazione mensile<br />
reg. Tribunale di Roma<br />
N. 14613 del 28/6/1972<br />
fotografare s.r.l.<br />
iscritta al ROC al N. 19263.<br />
ANNO 5 - N° 11<br />
NOVEMBRE <strong>2014</strong><br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Amerigo Bruni<br />
HANNO COLLABORATO<br />
Enrico Barbini, Glauco Dattini,<br />
Riccardo Improta, Giovanni Di Miceli,<br />
Francesco Lerteri, Giancarlo Parisi,<br />
Ivan Pedretti, Matteo Virili<br />
IMPAGINAZIONE E GRAFICA<br />
Alessandro Montecchi<br />
DIREZIONE PUBBLICITÀ E MARKETING<br />
Patrizia Meli<br />
amministrazione@fotografare.com<br />
tel. 06/8818752<br />
cell. 366 6540221<br />
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE<br />
Amerigo Bruni Editore<br />
Patrizia Meli<br />
<strong>Fotografare</strong> s.r.l.<br />
Via Salaria, 1319 - 00138 Roma<br />
tel. 06/8818752 - fax 06/8803658<br />
fotografaresrl@legalmail.it<br />
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fotografare.novita@fotografare.com<br />
DISTRIBUZIONE ESCLUSIVA<br />
PER L’ITALIA<br />
Pieroni Distribuzione S.r.l.<br />
Via C. Cazzaniga, 19 - 20132 Milano<br />
tel. 02/25823176 - telefax 02/25823324<br />
DISTRIBUZIONE ESTERO<br />
Johnson’s International News Italia S.p.A.<br />
Via Valparaiso 4 - <strong>2014</strong>4 Milano<br />
STAMPA<br />
Tiber S.p.A.<br />
Via della Volta, 179 - Brescia<br />
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(da Gennaio 2010): euro 9,80.<br />
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qualsiasi periodo dell’anno (12 numeri)<br />
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numeri) per l’Italia: euro 49; estero via<br />
aerea: euro 76. L’abbonamento si attiva<br />
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Tutti i diritti sono riservati.<br />
Manoscritti e fotografie non si<br />
restituiscono. È vietata la<br />
riproduzione anche parziale<br />
di testi e fotografie.<br />
novità ®<br />
editoriale<br />
L’evoluzione<br />
della specie?<br />
Questo mese ci sembra decisivo dare spazio a due risposte, a nostro avviso<br />
molto importanti, date durante la Photokina di Colonia, a fine settembre<br />
scorso, da due alti dirigenti dell’industria fotografica giapponese, a due<br />
domande cruciali dei giornalisti sul momento attualmente attraversato dal<br />
mercato fotografico mondiale. Toshiaki Akagi, Dirigente del Centro di Sviluppo di<br />
Imaging Business della Nikon, alla domanda: “Dato che il mercato delle reflex digitali<br />
vacilla, qual è la vostra strategia per le mirrorless?”, ha risposto: “Il mercato delle<br />
mirrorless sta crescendo, grazie anche a prodotti come quelli introdotti da Sony. Siamo a<br />
conoscenza che c’è una domanda piuttosto consistente per sensori più grandi inseriti in<br />
fotocamere mirrorless. Di fatto noi abbiamo già un sensore da un pollice nel nostro<br />
sistema 1, ma non vogliamo assolutamente escludere la possibilità di future fotocamere<br />
mirrorless con un sensore più grande. Così<br />
Nikon: “Se ci sarà<br />
una domanda<br />
sufficiente saremo in<br />
grado di fornire una<br />
mirrorless con un<br />
sensore più grande.”<br />
In copertina: Sonya<br />
Foto di: Oleg Ti<br />
forse, se ci sarà una domanda sufficiente,<br />
saremo in grado di fornire una mirrorless con<br />
un sensore di maggiori dimensioni. Questa è<br />
una delle possibili soluzioni.” Dal canto suo,<br />
Toshihisa Iida, direttore veterano delle vendite e<br />
del marketing della Fujifilm, dopo essere stato<br />
interrogato in questo modo: “Molti dei nostri<br />
lettori sarebbero contenti di avere un sensore<br />
full frame, di qualsiasi tipo, su una macchina<br />
tipo la X100. Questa può essere una<br />
possibilità?”, ha replicato con queste precise<br />
parole: “O a matrice di Bayer o XTrans, il<br />
formato del sensore è molto importante e al momento io penso che l’APSC sia il miglior<br />
formato in termini di grandezza, rapidità, qualità e prezzo. Una fotocamera full frame<br />
sarebbe più grande, più costosa e forse anche più lenta operativamente.” Ed ha<br />
aggiunto: “Molte cose sono successe negli ultimi mesi. Se guardiamo alle statistiche del<br />
CIPA per i primi sette mesi del <strong>2014</strong>, il mercato delle mirrorless è aumentato in valore<br />
assoluto di più del 40%. Le reflex digitali sono calate di circa il 20%. La ragione principale<br />
è l’introduzione sul mercato da parte nostra, di Fujifilm, di fotocamere come la XE2 e la<br />
XT1. Sony a sua volta ha fatto uscire l’Alpha 7 e l’Olympus la EM1. Tutte mirrorless di<br />
fascia alta. Questo ha cambiato la percezione delle mirrorless sul mercato.<br />
Naturalmente se Canon e Nikon prenderanno sul serio le mirrorless, il mercato ne trarrà<br />
beneficio, ma sia che loro lo facciano o no, la tendenza sembra chiara. Durante i tre o<br />
quattro mesi trascorsi divento sempre più convinto sul futuro delle mirrorless. In una<br />
recente riunione interna della Fuji, ho fatto presente che sono passati 100 anni da quando<br />
è stato introdotto il primo mirino galileiano e 60 anni dall’uscita della prima reflex monoobiettivo.<br />
A questo punto, qual è la prossima rivoluzione? L’evoluzione dalla reflex alla<br />
mirrorless digitale è il nostro principale messaggio in Photokina.” Per molti anni i fotografi<br />
sono stati convinti che, quando si parla di qualità dell’immagine, una fotocamera full frame<br />
batte una fotocamera dotata di un sensore più piccolo, incluse le reflex APSC. I motivi a<br />
favore di questa tesi sono molti, a partire dal fatto che i sensori delle fotocamere full frame<br />
hanno pixel più grandi. Ma ci sono parecchi fotografi professionisti che utilizzano<br />
fotocamere con un sensore più piccolo. Senza parlare poi del fatto che la qualità delle<br />
macchine APSC è più che sufficiente anche ad ISO elevati (negli ultimi modelli usciti sul<br />
mercato). Come se non bastasse, se siete fotografi sportivi o naturalisti, una APSC può<br />
essere perfino consigliabile a causa del fattore di crop che incide sulla lunghezza focale<br />
dell’ottica adottata, permettendo di utilizzare dei teleobiettivi molto lunghi senza costi<br />
esorbitanti e con un peso contenuto.<br />
La Redazione
sommario<br />
NOVEMBRE <strong>2014</strong><br />
RUBRICHE<br />
EDITORIALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .3<br />
FUOCO SU... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6<br />
HTTP: . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8<br />
NEWS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12<br />
L’ESORDIENTE<br />
Federico Barbieri: Il coraggio di volare di Amerigo Bruni . . . . . . . . . . . . . . .16<br />
BACKSTAGE PROFESSIONALE<br />
Amedeo La Rossa: Bellezza e sensualità di Amerigo Bruni . . . . . . . . . .18<br />
VOI AUTORI... Le vostre immagini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />
ALTA FOTOGRAFIA<br />
Foveon X3 Quattro. Risoluzione: + 30% di Francesco Lerteri . . . . . . 26<br />
MOSTRE E CONCORSI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30<br />
LA FOTO SVELATA<br />
Notte al faro di Capo Spartivento di Ivan Pedretti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34<br />
MONOCHROME<br />
Il dramma in B&W di Giovanni Di Miceli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94<br />
SCATTO FINALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98<br />
80<br />
Enrico Barbini<br />
ci trasporta in<br />
Islanda, tra i<br />
ghiacciai e i terreni<br />
vulcanici di una<br />
terra incantata.<br />
40 46<br />
50<br />
4 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
fotografare<br />
MENSILE DI FOTOGRAFIA<br />
TECNICA E CULTURA<br />
ANNO 5<br />
N. 11 NOVEMBRE <strong>2014</strong><br />
novità ®<br />
76<br />
TEST E ACCESSORI<br />
TEST BRIDGE<br />
Olympus Stylus 1 di Matteo Virili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40<br />
TEST COMPATTA<br />
Panasonic Lumix TZ60 di Matteo Virili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46<br />
TEST COMPATTA<br />
Samsung Galaxy Camera 2 di Matteo Virili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50<br />
APPLICAZIONI<br />
10 ottime App fotografiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60<br />
SOFTWARE<br />
Akvis Artwork 8 di Glauco Dattini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86<br />
GADGET . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .96<br />
TECNICA<br />
L’ immaginario<br />
onirico di Alessio<br />
Albi ci propone<br />
figure femminili<br />
intense ed<br />
evocative.<br />
ABC FOTOGRAFIA DIGITALE<br />
L’istogramma e i suoi segreti di Matteo Virili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />
TECNICA<br />
Infrarosso digitale di Giancarlo Parisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64<br />
TUTORIAL<br />
Area di interesse: nuovo comando di Glauco Dattini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90<br />
56<br />
72<br />
CULTURA<br />
PORTFOLIO<br />
Variazioni all’orizzonte di Eugenio Frasca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56<br />
PELLICOLE FOTOGRAFICHE<br />
L’etá del bromuro di Giovanni Di Miceli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70<br />
PAESAGGI<br />
Frammenti del cielo e della terra di Riccardo Improta . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72<br />
INTERVISTA<br />
Ofelia e le altre: Alessio Albi di Giovanni Di Miceli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76<br />
VIAGGI<br />
Nella terra del ghiaccio e del fuoco di Enrico Barbini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80<br />
LIBRI<br />
A parte Picasso. Dora Maar di Giovanni Di Miceli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 5
Diamo la priorità alle lettere brevi e di interesse generale, firmate per esteso e complete di<br />
indirizzo del mittente (in caso di pubblicazione sarà indicata soltanto la città o, se richiesto,<br />
la dicitura “lettera firmata”). Per le email mancanti dei dati suddetti verrà riportato l’indirizzo<br />
di posta elettronica. Allegate la liberatoria ai ritratti. Non rispondiamo privatamente.<br />
Scrivete a: fotografare.novita@fotografare.com<br />
IL NOBEL<br />
AI LED BLU<br />
Cara redazione di “fotografare”,<br />
in questi giorni ho letto che “le<br />
lampade a incandescenza hanno<br />
dato luce al XX secolo, quelle a LED<br />
illumineranno il XXI”. Con questa<br />
breve spiegazione il premio Nobel<br />
per la fisica <strong>2014</strong> è stato assegnato<br />
a tre scienziati giapponesi per le<br />
ricerche sui diodi semiconduttori,<br />
impiegati per i led a luce blu che<br />
hanno permesso la creazione della<br />
nuova generazione di lampadine<br />
LED a basso consumo, le quali<br />
possono funzionare anche a bassa<br />
tensione con l’energia fornita da un<br />
pannello solare fotovoltaico: le<br />
lampade LED possono aumentare<br />
la qualità della vita di 1,5 miliardi di<br />
persone che non hanno accesso<br />
alla rete elettrica, viene citato nella<br />
motivazione. Vorrei allora saperne<br />
un po’ di più sulla storia di questo<br />
benedetto LED.<br />
SAVERIO BOMPANI<br />
COLLESALVETTI (LI)<br />
Rispondiamo volentieri al nostro<br />
lettore, perché pensiamo che ormai<br />
ciò che riguarda l’elettronica non è<br />
quasi mai troppo lontano dalla<br />
fotografia, soprattutto se, come è il<br />
caso dei LED, si tratta di un tipo di<br />
dispositivo o di apparecchiatura che<br />
è già adottata direttamente in<br />
numerosi impieghi fotografici. LED<br />
(Light Emitting Diode o diodo ad<br />
emissione luminosa) è un<br />
dispositivo optoelettronico che<br />
sfrutta le proprietà ottiche di alcuni<br />
materiali semiconduttori di<br />
produrre fotoni attraverso un<br />
fenomeno di emissione spontanea.<br />
Questa origina dalla<br />
ricombinazione di coppie elettronelacuna<br />
secondo il principio del<br />
diodo a giunzione, caratterizzato<br />
dalla presenza nel dispositivo di due<br />
parti, o zone, opportunamente<br />
predisposte, con caratteristiche<br />
elettriche opposte. Il primo LED fu<br />
sviluppato nel 1962 da Nick<br />
Holonyak jr., ma i primi diodi ad<br />
emissione luminosa erano<br />
disponibili solo nel colore rosso.<br />
Venivano utilizzati come indicatori<br />
nei circuiti elettronici, nei display a<br />
sette segmenti e negli optoisolatori.<br />
In un secondo momento ne<br />
vennero sviluppati alcuni che<br />
emettevano luce gialla e verde e<br />
vennero realizzati dispositivi che<br />
integravano due LED, generalmente<br />
uno rosso e uno verde, nello stesso<br />
contenitore, permettendo di<br />
visualizzare quattro stati (spento,<br />
verde, rosso, verde+rosso=giallo)<br />
con lo stesso dispositivo. Negli anni<br />
novanta vennero realizzati LED con<br />
efficienza sempre più alta e in una<br />
gamma di colori sempre maggiore<br />
fino a quando con la realizzazione<br />
di LED a luce blu fu possibile<br />
realizzare dispositivi che potevano<br />
generare qualsiasi colore<br />
integrando tre diodi (uno rosso, uno<br />
verde e uno blu). In questa maniera<br />
è aumentata la quantità di luce<br />
emessa a livelli competitivi con<br />
quelli delle comuni lampadine. Ad<br />
ottobre di quest’anno è stato<br />
assegnato il premio Nobel per la<br />
fisica ad Isamu Akasaki e Hiroshi<br />
Amano della Nagoya University, e a<br />
Shuji Nakamura dell’Università<br />
della California, Santa Barbara per<br />
le ricerche sul LED a luce blu. Ma<br />
I LED blu<br />
permetteranno un<br />
ulteriore rispamio<br />
anche<br />
nell’illuminazione<br />
domestica.<br />
quale sarà la ricaduta sull'uomo<br />
della strada di questa invenzione?<br />
Avremo luce a basso costo e<br />
accessibile a tutti, anche dove non<br />
esistono le reti elettriche: è la<br />
rivoluzione cominciata all’inizio<br />
degli anni ’90 con l’invenzione dei<br />
LED blu e premiata proprio adesso<br />
con il Nobel per la fisica ai tre<br />
ricercatori giapponesi. Il primo<br />
passo verso questa «rivoluzione<br />
della luce» si deve, come abbiamo<br />
detto, ai tre scienziati nipponici che<br />
all’inizio degli anni ´90 sono riusciti<br />
per la prima volta a generare un<br />
fascio di luce blu da materiali<br />
semiconduttori. Adesso è possibile<br />
ottenere costi bassissimi. Poiché un<br />
quarto del consumo di elettricità nel<br />
mondo si deve all’illuminazione, i<br />
LED permettono un risparmio<br />
notevole. Basti pensare che la<br />
durata dei LED è di 100.000 ore,<br />
contro le mille delle lampade a<br />
incandescenza. ■<br />
Contenuti extra<br />
Per vedere le foto in alta risoluzione scattate con i prodotti<br />
testati su questo numero vai a questo link<br />
o fotografa il QR code con il tuo smartphone.<br />
www.flickr.com/photos/fotografaresrl/sets/<br />
6 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
http:<br />
PATTERN MAI VISTI<br />
www.thorstenscheuermann.com/Galleries/<br />
Abstract/<br />
Il fotografo Thorsten Scheuermann (tedesco, ma residente<br />
a Washington) ama focalizzare la sua attenzione sulle<br />
texture che si nascondono nei paesaggi che incontra. Vale<br />
la pena visionare la sua ultima serie di fotografie che<br />
isolano dei pattern astratti negli elementi naturali, dal<br />
grande effetto grafico. Dalle colate laviche alle terre aride,<br />
passando per i riflessi nelle acque e i particolari del manto<br />
di diversi animali, Scheuermann ci regala una originalissima<br />
visuale della natura, cogliendola nei suoi dettagli meno<br />
conosciuti. y<br />
GATTI A TOKIO<br />
www.tinyurl.com/lz3vvj?<br />
“Quello? Fotografa i gatti...!”. Lo si dice infatti di qualche<br />
fotoamatore particolarmente svogliato che non trovando mai<br />
un soggetto migliore si ostina a fare banali fotografie al gatto di<br />
casa. Eppure anche il soggetto più ovvio, se interpretato bene,<br />
può riuscire in modo eccellente. A questo proposito, perché non<br />
dare un'occhiata alle foto di Alexandre Bonnefoy? Passando per<br />
la capitale giapponese si è divertito a fotografare i numerosi<br />
gatti presenti per le vie della città, inserendoli nel loro contesto<br />
per valorizzarne la figura. Le foto sono raccolte in un libro<br />
chiamato “Neko Land”. Per vedere un'anteprima del libro con<br />
una selezione degli scatti visitate il link riportato sopra. y<br />
(IM)PERFEZIONE<br />
GEOMETRICA<br />
www.serjios.wordpress.com<br />
Nella serie di foto che potete scoprire<br />
collegandovi al sito qui sopra, il libanese<br />
Serjios (vero nome: Serge Najjar) ha<br />
fotografato numerose facciate<br />
architettoniche esaltandone la loro<br />
perfezione geometrica ed inserendo un<br />
elemento estraneo ed imperfetto: la figura<br />
umana. Ad ogni edificio, il suo modello:<br />
gente a piedi, gente che aspetta oppure<br />
che sale o scende le scale. Tanti gli scatti,<br />
sia in bianco e nero che a colori.y<br />
8 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
UN LIBRO IN REGALO<br />
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ABC<br />
FOTOGRAFIA<br />
DIGITALE<br />
FOTOGRAFIA<br />
DIGITALE<br />
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oppure in mobilità su iPad, iPhone, iPod<br />
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nella barra di ricerca dell’edicola on-line:<br />
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news<br />
EPSON<br />
V800 E<br />
V850 PRO<br />
Dopo ben 8 anni dal<br />
lancio dei modelli<br />
precedenti, Epson<br />
rinnova i suoi scanner<br />
semiprofessionali.<br />
www.epson.it<br />
Gli scanner Epson V700 e V750 Pro,<br />
lanciati nell’ormai lontano 2006,<br />
sono stati molto a lungo il punto di<br />
riferimento per tutti i fotoamatori<br />
evoluti, e anche per molti<br />
professionisti, per la scansione di<br />
stampe, ma anche di pellicole fino<br />
al formato 8x10”, vale a dire<br />
20x25cm. Nella loro fascia di prezzo<br />
(tra i 500 e gli 800 euro) non hanno<br />
avuto praticamente nessun<br />
concorrente. I modelli successivi, da<br />
poco presentati, arrivano ben 8<br />
anni dopo il lancio dei modelli<br />
originari. I nuovi scanner di fascia<br />
alta sono il V800 e il V850 Pro. Ci<br />
sono novità eclatanti? Nuove<br />
tecnologie che promettono una<br />
qualità d’immagine visibilmente<br />
superiore a quella dei vecchi<br />
modelli? No, le specifiche sono<br />
molto simili a quelle della<br />
generazione precedente: 4800 dpi<br />
di risoluzione massima per le<br />
stampe e 6400 per le pellicole, con<br />
densità ottica dichiarata di 4,0<br />
DMax. Tuttavia qualche piccolo<br />
aggiustamento rispetto al passato è<br />
stato fatto: la nuova fonte di<br />
illuminazione è a led, dunque è<br />
subito pronta all’uso e meno<br />
esigente in fatto di consumi<br />
energetici. Le novità più interessanti<br />
però riguardano non tanto gli<br />
scanner quanto i telaietti<br />
portapellicole in dotazione che,<br />
finalmente sono stati ridisegnati<br />
per offrire una maggiore solidità<br />
costruttiva e incorporano dei vetri<br />
antiNewton per consentire una<br />
maggiore planarità della pellicola<br />
durante la scansione. La casa<br />
dichiara anche che i nuovi telai<br />
permettono una migliore<br />
regolazione dell’altezza per<br />
l’aggiustamento della messa a<br />
fuoco. Qualcosa si è perso per<br />
strada però... il nuovo telaio per il<br />
35mm consente di montare solo 3<br />
strisce da 6 alla volta, invece delle 4<br />
del vecchio telaietto. I prezzi sono<br />
671 euro per il V800 e 915 per il<br />
V850 Pro. La principali differenze<br />
tra i due riguardano il migliore<br />
trattamento antiriflesso delle lenti<br />
del V850 e gli accessori inclusi. Con<br />
il V850 infatti viene anche fornito<br />
un accessorio per il montaggio a<br />
fluido delle pellicole e il software<br />
SilverFast SE Plus 8 che sul V800 è<br />
fornito nella più semplice versione<br />
standard SilverFast SE 8. y<br />
IL LENS DOCK SI AGGIORNA<br />
Due nuovi obiettivi supportati dal lens dock di Sigma:<br />
sono i nuovi 150600mm e 18300mm.<br />
www.mtrading.it/ita/index.php<br />
Il Lens Dock di Sigma è un accessorio unico nel suo genere: consente di collegare gli<br />
obiettivi della casa al computer per poter effettuare una taratura fine della messa a<br />
fuoco e dello stabilizzatore tramite un apposito software fornito. Gli obiettivi Sigma<br />
supportati dall’USB dock sono quelli della nuova generazione, che riconosciamo per<br />
l’essere contrassegnati dalle lettere A, S o C a seconda che facciano parte della serie<br />
Art (fascia alta), S (zoom tele dedicati allo sport) o C (la fascia di ingresso). Ora Sigma<br />
estende il supporto a due nuovi obiettivi: il 150600mm f/5.66.3 DG OS HSM S e il<br />
18300mm f/3.56.3DC Macro OS HSM. Inizialmente il supporto a questi due<br />
obiettivi riguarderà solo le versioni con innesto Sigma e Canon. Il supporto per<br />
quelli con attacco Nikon arriverà a breve. y<br />
12 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
VIDEO 4K<br />
PER LE<br />
NUOVE<br />
GOPRO<br />
Le nuove actioncam<br />
GoPro Hero 4<br />
registrano ora video<br />
anche in 4K a 30fps.<br />
www.it.gopro.com<br />
Il produttore californiano di<br />
actioncam che in appena 10 anni<br />
è diventato leader del settore ha<br />
da poco annunciato i nuovi<br />
modelli della linea Hero. In tutto<br />
sono 3 le nuove videocamere. In<br />
ordine di prestazioni abbiamo la<br />
GoPro Hero 4 Black, la Hero 4<br />
Silver e un’altra chiamata<br />
semplicemente “Hero” che<br />
rappresenta la nuova entrylevel.<br />
La GoPro Hero 4 Black porta<br />
finalmente con sé la registrazione<br />
dei video in risoluzione 4K,<br />
ultimamente sempre più in voga<br />
anche grazie al progressivo<br />
abbassarsi dei prezzi per gli<br />
schermi in grado di riprodurre<br />
video a questa elevatissima<br />
risoluzione. La “vecchia” GoPro<br />
Hero 3 Black, il modello di fascia<br />
alta della generazione<br />
immediatamente precedente,<br />
permetteva la registrazione di<br />
video in 4K ma con un frame rate<br />
di soli 15fps, che rende i video<br />
poco fluidi. La Hero 4 Black invece<br />
registra il 4K a 30fps. Può<br />
riprendere anche a 2,7K fino a<br />
50fps e nel più diffuso Full HD fino<br />
a 120fps, cosa che consente di<br />
creare delle suggestive riprese al<br />
rallentatore di alta qualità. Costa<br />
479 euro. La GoPro Hero 4 Silver<br />
invece ha come risoluzione<br />
massima il 2,7K, costa un po’<br />
meno del modello Black (379<br />
euro) e offre anche un piccolo<br />
schermo posteriore sensibile al<br />
tocco. La GoPro Hero invece è una<br />
actioncam assai più economica<br />
delle sorelle maggiori (costa solo<br />
125 euro) ma che è comunque<br />
capace di registrare in qualità Full<br />
HD. Tutte le GoPro sono dotate di<br />
ottica supergrandangolare con<br />
angolo di campo di 170°. Le<br />
principali differenze ottiche tra un<br />
modello e l’altro riguardano l’uso<br />
di rivestimenti più o meno<br />
sofisticati. y<br />
IN IMMERSIONE<br />
A BASSO COSTO<br />
Ricoh rinnova la linea d’ingresso delle sue<br />
compatte subacquee.<br />
www.ricohimaging.it<br />
Qualcuno le ricorda come la serie WG della Pentax, ma ora è la serie<br />
WG della Ricoh (dopo l’acquisto di Pentax da parte di Ricoh lo storico<br />
marchio Pentax rimane solo per reflex, mirrorless, bridge e medio<br />
formato), ma la sostanza non cambia: sono sempre le solite compatte<br />
resistenti a tutto che conoscevamo, quelle dall’aspetto un po’ più<br />
strano rispetto alle dirette concorrenti, ma anche le uniche ad offrire<br />
una corona di led bianchi attorno all’obiettivo per foto e video macro<br />
ben illuminati. La fascia alta era già stata rinnovata con il lancio della<br />
WG4 e WG4 GPS, mentre quella bassa era rimasta indietro. Le nuove<br />
Ricoh WG30 e WG30w vanno a riempire questo vuoto e lo fanno<br />
egregiamente. Definirle di fascia bassa è un po’ riduttivo infatti, dato<br />
che lavorano fino a una profondità massima di 12 metri e possono<br />
resistere al gelo fino a 10°C, allo schiacciamento fino a 100kg, alle<br />
cadute da 1,5 metri, oltre ad offrire protezione contro infiltrazioni di<br />
polvere e sabbia. L’unica differenza tra le due è la presenza del WiFi<br />
nel modello WG30w. Il sensore è un CMOS da 16 Megapixel e l’ottica<br />
è un piccolo zoom 5x equivalente a un 28140mm f/3.55.5. Il prezzo<br />
non è stato ancora annunciato, ma dovrebbe essere inferiore ai 300<br />
euro per entrambe. y<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 13
LA CLASSIFICA DEL<br />
FOTOCONCORSO<br />
Tema: Autoritratto<br />
online<br />
Da oggi hai un motivo in più per<br />
impegnarti a vincere i fotoconcorsi<br />
online di fotografare! Lexar metterà<br />
a disposizione ogni mese al primo<br />
classificato dei fotoconcorsi online<br />
un premio a scelta tra una scheda<br />
SDHC da 16 GB classe 10 con velocità<br />
600x, adatta anche alle riprese video<br />
in Full HD o un lettore di schede 25 in<br />
1 con la nuova interfaccia USB 3.0<br />
(compatibile anche con USB 2.0) per<br />
trasferire le foto al computer in un<br />
batter d’occhio. Il vincitore verrà<br />
contattato dalla redazione per la<br />
scelta del premio, che verrà<br />
consegnato direttamente a casa.<br />
Buone foto a tutti!<br />
Il 1° classificato vince<br />
un premio offerto da<br />
TM<br />
1°<br />
Stefania Loriga | Sassari<br />
Partita a poker<br />
Vincitore del premio Lexar!<br />
SDHC 600X 16GB Reader multi card 25 in 1 USB 3.0<br />
14 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
2°<br />
Andrea Terrosi | Roselle (GR)<br />
Alimentarista samurai<br />
3°<br />
Elio Musso | San Fermo<br />
della Battaglia (CO)<br />
Autoritratto<br />
4°<br />
Alessandro Orati | Roma<br />
Riflesso nel pozzetto<br />
5°<br />
Roberto Gaudenzi |Garbagnate Milanese (MI)<br />
Io e Kafka<br />
Partecipa ai prossimi fotoconcorsi online sul nostro sito www.fotografare.com il cui tema è:<br />
Cornici naturali (Scadenza: 1 <strong>Novembre</strong>)<br />
Alberi, edifici, reti, grotte... tutto può fungere da<br />
cornice naturale delle nostre fotografie.<br />
Vediamo come sapete sfruttarle!<br />
Light Painting (Scadenza: 1 Dicembre)<br />
Per realizzare foto con questa tecnica serve: buio,<br />
fotocamera su cavalletto, posa B, una torcia e un soggetto<br />
da fotografare. Divertitevi a dipingere con la luce!<br />
www.fotografare.com/forum<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 15
l'esordiente<br />
Il coraggio di volare<br />
Federico Barbieri<br />
Se sei un principiante<br />
della fotografia, proponiti a:<br />
esordiente@fotografare.com<br />
di Amerigo Bruni<br />
uQuando ti sei appassionato alla fotografia?<br />
Ho iniziato a scattare foto nel 2008, soprattutto ad eventi aeronautici. Il volo<br />
è sempre stato parte di me e grazie ad esso, come conseguenza mi sono<br />
avvicinato alla fotografia. Ricordo che la voglia di andare a casa dopo un<br />
airshow e vedere le foto era sempre tanta! Solo nel 2010 ho iniziato ad<br />
appassionarmi alla fotografia e a studiarne la tecnica, la gestione della luce e<br />
della postproduzione. Dal 2012, quasi per caso, mi sono avvicinato alla<br />
fotografia di moda, un genere che mi porta come in una realtà parallela,<br />
fatta di sogni.<br />
uQual è il genere fotografico che preferisci?<br />
E’ appunto la fotografia di moda. Prima di ogni shooting, ho sempre un'idea di<br />
quello che voglio realizzare, anche se la pianificazione non è mai precisa, perché<br />
ci sono elementi che non puoi prevedere o controllare sul set. E’ proprio questo<br />
pizzico di imprevedibilità che mi affascina. Preferisco scattare in luce naturale e<br />
in location esterne, perché ho più libertà di movimento e la possibilità di<br />
FEDERICO BARBIERI<br />
Sempre affascinato dalla fotografia e dal mondo digitale, ha creato<br />
il suo primo sito internet quando aveva 14 anni. Da lì la necessità di<br />
inserire contenuti fotografici per sincroglider.it, sito dedicato alla sua<br />
passione per il volo e all'attività aeromodellistica, diventato un punto<br />
di riferimento per il panorama dell'aviazione. Nel 2011 inizia ad<br />
appassionarsi alla fotografia di moda e di ritratto, studia da autodidatta<br />
e sperimenta sul campo. Dal 2012 è attivo nella moda.<br />
sincroglider.it<br />
introdurre elementi interessanti nella scena. A volte scatto anche in studio<br />
qualora il progetto o lavoro richieda un approccio stilistico chiaro e diretto.<br />
uQuali sono gli elementi che contraddistinguono il tuo modo di vedere la<br />
fotografia?<br />
Mi piace lo scatto a colori e in b/n. Diciamo che per l'80% io vedo a colori, il<br />
bianco e nero non è scontato, soprattutto nel fashion, non si tratta di una<br />
semplice conversione, ma un'idea di stile che può funzionare o meno. Ho un<br />
debole per i controluce e per il flare, scatto spesso così. Nella foto cerco<br />
l'eleganza e la perfezione che in realtà solo un'immagine ti può dare.<br />
uTi piace sperimentare o hai dei modelli precisi di riferimento?<br />
Per me è fondamentale l'ispirazione, non sono un pittore o un'artista, ma ho<br />
idee che sviluppo partendo da quello che vedo nelle riviste di moda o da<br />
grandi fotografi. Ogni giorno “leggo” tantissime foto, cioè le guardo e studio<br />
le pose, la luce e lo stile degli outfit utilizzati. Tutti questi elementi, giorno<br />
dopo giorno, mi portano a selezionare ciò che mi piace. E' un processo<br />
fondamentale per avere le idee chiare sul prossimo progetto o lavoro che mi<br />
commissionano. In questo genere di fotografia, spesso lo scatto non lo fa<br />
solo il fotografo, ma concorrono una serie di persone quali truccatrici,<br />
parrucchieri e stilisti, che lavorando in team otterranno un risultato definito<br />
in precedenza.<br />
uChe corpo macchina utilizzi?<br />
Utilizzo una Canon 5D Mark II, una 1Ds mark II e una 40D come backup.<br />
uUn sogno nel cassetto?<br />
Spero di poter scattare per importanti campagne pubblicitarie: la strada è<br />
lunga anche se i primi lavori si stanno vedendo. ■<br />
16 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 17
Bellezza<br />
e sensualità<br />
Obiettivo del progetto fotografico<br />
“Breathing Art” cui contribuisce<br />
Amedeo La Rossa è quello di dare<br />
una nuova prospettiva all’arte,<br />
distanziandola dai freddi stereotipi<br />
comuni e avvicinandola a forme più<br />
innovative e dinamiche, creando così<br />
una forma d’arte “indossabile”.<br />
di Amerigo Bruni<br />
AMEDEO LA ROSSA<br />
E’ nato a Napoli nel 1976 e vive<br />
ad Avellino. Si è laureato in<br />
ingegneria e lavora come<br />
libero professionista in ambito<br />
industriale. Praticante della<br />
fotografia analogica, si è convertito al digitale.<br />
Gli piace conoscere gente, confrontarsi e<br />
mettersi continuamente in discussione. Riesce<br />
sin da subito ad instaurare un rapporto<br />
amichevole con le modelle per cui bastano<br />
poche battute per entrare velocemente nel vivo<br />
dello shooting.<br />
www.fotolarossa.it<br />
18 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Come ti sei avvicinato alla<br />
fotografia?<br />
La fotografia, questo<br />
potente mezzo<br />
comunicativo, è entrata a far parte<br />
della mia vita sin dall’età<br />
adolescenziale. Questa passione mi<br />
è stata tramandata da mio padre,<br />
anche lui un super appassionato di<br />
fotografia.<br />
uQual è stato il tuo primo<br />
apparecchio fotografico?<br />
Le mie prime esperienze<br />
fotografiche le ho fatte con la<br />
fantastica Nikon FM2 ed il classico<br />
50 mm F1.8. Ho sempre preferito<br />
scattare con pellicola diapositiva,<br />
ritenendola molto più fedele dal<br />
punto di vista cromatico rispetto<br />
alla foto stampa su carta.<br />
Proiettare le diapositive non era<br />
solo un modo per vedere le<br />
immagini ma un momento di festa<br />
dove tutta la famiglia si riuniva per<br />
vedere i risultati dell’uscita<br />
fotografica. Con mio padre si<br />
discuteva sulla bontà di ogni singola<br />
immagine: qui il diaframma doveva<br />
essere più chiuso, qui il tempo<br />
doveva essere più rapido, questi<br />
erano i commenti tipo di mio<br />
padre. Passettino dopo passettino,<br />
grazie alle sue continue lezioni di<br />
tecnica fotografica e grazie alle<br />
innumerevoli riviste fotografiche<br />
che giravano in casa mia, le mie<br />
immagini incominciavano sempre<br />
di più a migliorare. Ho incominciato<br />
a vedere la fotografia come una<br />
forma d’arte quando il bagno di<br />
casa mia si è trasformato in un vero<br />
laboratorio fotografico di sviluppo<br />
stampe BN. In quel bagno ho<br />
trascorso migliaia di ore, ovvero<br />
quasi cinque anni della mia vita,<br />
stampato centinaia di fotografie e<br />
tutto questo per trarre una<br />
conclusione molto semplice che io<br />
di fotografia non capivo nulla e che<br />
le mie immagini non erano altro<br />
che foto banali, più leggevo articoli<br />
di Ansel Adams e più me ne<br />
convincevo finché un bel giorno ho<br />
tolto tutto da mezzo ed il mio<br />
laboratorio fotografico divenne di<br />
nuovo il bagno di casa mia. Dopo<br />
qualche anno di pura inattività<br />
fotografica mi sono accorto che il<br />
mondo fotografico andava avanti e<br />
comprai la mia prima fotocamera<br />
digitale, la Nikon Colpix 5000 ma i<br />
risultati erano ancora molto lontani<br />
da quelli analogici ma comunque<br />
questo mondo del digitale mi aveva<br />
scosso e suscitato un interesse<br />
pazzesco, interesse che tutt’ora è<br />
ardente dentro di me.<br />
uRaccontaci la tua evoluzione professionale.<br />
Ho incominciato come molti a<br />
fotografare paesaggi e fare<br />
reportage finché nel 2011 quasi per<br />
gioco ho fatto qualche scatto di<br />
fashion, un genere che molto<br />
rapidamente mi ha conquistato al<br />
tal punto che adesso fotografo<br />
esclusivamente Moda, fashion e<br />
glamour. Di rado partecipo a<br />
concorsi fotografici ma qualche<br />
piccola soddisfazione è arrivata:<br />
pubblicazione di una mia foto su<br />
“Photo France le plus grande<br />
concours photo du monde”, la foto<br />
è arrivata in finale ed è stata<br />
selezionata su 32mila foto<br />
partecipanti, articolo su<br />
NPhotography, pubblicazione sul<br />
Nital Forum Contest, pubblicazione<br />
su Illamasqua Makeup magazine<br />
for beauty and fashion,<br />
pubblicazioni su varie giornali locali<br />
da 30mila copie.<br />
uHai usato l'attrezzatura analogica,<br />
e quale preferivi?<br />
Sono sempre stato nikonista, sono<br />
passato dalla FM2 alla F801 e con<br />
quest’ultima fotocamera mi sono<br />
sempre trovato bene, l’autofocus<br />
comunque era un aiuto importante<br />
specialmente nel reportage che<br />
allora era il mio genere preferito.<br />
Il parco ottico era abbastanza<br />
completo, avevo tutte le ottiche<br />
che andavano dal 17mm fino al<br />
200mm. Ormai sono anni che<br />
scatto in digitale ed onestamente la<br />
pellicola non mi manca per niente.<br />
uChe corredo utilizzi al momento<br />
attuale?<br />
Ho avuto la D70S, la D200, la D300<br />
ed attualmente utilizzo la D700.<br />
Le ottiche che più utilizzo per il<br />
fashion sono il nikkor 2470 F2.8 e<br />
l’insuperabile Nikon 85 mm F1.8.<br />
Nella borsa ho anche il Nikkor 70<br />
200 F2.8 ma lo utilizzo solo in<br />
esterni e solo quando<br />
effettivamente ne ho bisogno.<br />
Quello che non deve mai mancare<br />
nel mio corredo base sono i miei<br />
flash SB800, ne ho tre ma<br />
raramente li utilizzo<br />
contemporaneamente. La mia<br />
attrezzatura fotografica è ridotta<br />
all’essenziale, preferisco armarmi<br />
più di buone idee che di<br />
innumerevoli obiettivi e corpi<br />
macchina che servono a poco.<br />
uSei più portato alle riprese in studio<br />
o in esterni?<br />
Io amo fotografare all’esterno, mi<br />
piace cercare qualche scorcio<br />
interessante per fotografare in<br />
piena libertà; in esterno non si deve<br />
costruire la scenografia sta già lì,<br />
basta solo “vederla” e “catturarla”.<br />
È chiaro che non sempre è possibile<br />
fotografare dell’esterno sia per<br />
quanto riguarda il meteo, che non è<br />
sempre clemente, e sia per il<br />
genere che uno decide di scattare:<br />
non è semplice fare glamour q<br />
“La cosa fondamentale da capire è che la sala di posa è priva di<br />
anima, è un semplice locale con un fondale ed una serie di flash; la<br />
vera sfida è quella di dare calore e vita a quei pochi metri quadrati<br />
che si hanno a disposizione.”<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 19
“Adoro il bello e<br />
l’essenziale ovvero<br />
modelle inserite in un<br />
contesto creato con pochi<br />
oggetti allestiti in studio.<br />
Per me la fotografia è<br />
soprattutto progettazione:<br />
mi piace organizzare ogni<br />
minimo dettaglio.”<br />
oppure nudo in esterno! In questi<br />
casi la sala pose risulta essere un<br />
luogo ideale per concentrarsi e<br />
scattare in piena libertà.<br />
uHai un interesse prevalente per la<br />
fotografia di moda?<br />
Se per foto di moda si intende il<br />
classico lookbook fatto ad una<br />
modella in jeans e tshirt per<br />
pubblicizzare il primo brand di<br />
turno onestamente non è molto<br />
stimolante. Se diversamente il<br />
brand cerca un’idea accattivante<br />
per pubblicizzare i suoi prodotti<br />
lasciando un certo grado di libertà<br />
al fotografo allora sì che<br />
l’argomento diventa interessante e<br />
stimolante.<br />
uParlaci di alcuni tuoi lavori che<br />
giudichi importanti.<br />
Amo realizzare progetti, è una<br />
deformazione professionale dato<br />
che nella “vita reale” sono<br />
ingegnere, adoro il bello e<br />
l’essenziale ovvero modelle inserite<br />
in un contesto creato con pochi<br />
oggetti allestiti in studio. Per me la<br />
fotografia è soprattutto<br />
progettazione, mi piace organizzare<br />
ogni minimo dettaglio molto tempo<br />
prima dello scatto e lasciare<br />
all’improvvisazione solo<br />
l’imprevisto. Si parte da un’idea<br />
sommaria e poi man mano viene<br />
arricchita da tutti i dettagli<br />
necessari per arrivare alla<br />
costruzione dell’immagine finale,<br />
tutto questo in stretta<br />
collaborazione con Make Up Artist,<br />
Hair Stylist, Stylist e Modella.<br />
Una volta deciso il mood e gli outfit<br />
bisogna organizzare la scenografia,<br />
gli schemi luce e magari anche le<br />
pose che la modella deve<br />
interpretare e per non<br />
dimenticarmi nulla io utilizzo il più<br />
antico dei metodi: carta e penna.<br />
La cosa fondamentale da capire è<br />
che la sala pose è priva di anima, è<br />
un semplice locale con un fondale<br />
ed una serie di flash; la vera sfida è<br />
quella di dare calore e vita a quei<br />
pochi metri quadrati che si hanno a<br />
disposizione. Quando tutto è<br />
pronto e tutto quello che avevo in<br />
mente è stato realizzato allora<br />
posso abbandonarmi al piacere del<br />
click che tanto ho sognato. La<br />
soddisfazione più grande non è<br />
tanto quella di aver realizzato una<br />
bella immagine ma più quella di<br />
essere stati capaci di rispettare<br />
fedelmente il mood e tutti gli<br />
schemi di progetto.<br />
uQuale tipo di modella (o modello)<br />
ti è più congeniale?<br />
Lavoro spesso con modelle con<br />
poca esperienza professionale, le<br />
preferisco rispetto alle pro perché<br />
sono più disponibili ed hanno<br />
decisamente più pazienza.<br />
Scelgo la modella in funzione<br />
dell’idea che voglio realizzare, non<br />
tutte vanno bene per tutto per cui<br />
la scelta è importante per la buona<br />
riuscita del progetto. E’<br />
fondamentale, sin da subito,<br />
instaurare il giusto feeling<br />
mettendo a proprio agio la modella<br />
parlando magari di argomenti di<br />
loro interesse.<br />
uParlaci della foto di copertina e<br />
delle foto pubblicate in queste pagine.<br />
Sono un amante delle geometrie e<br />
delle simmetrie e più volte ho<br />
creato progetti ispirandomi a delle<br />
semplici linee, cerchi e triangoli. Se<br />
volevo realizzare un’immagine<br />
pulita, con pochi elementi, che<br />
fosse una fusione tra bellezza e<br />
sensualità il tutto armonizzato da<br />
geometrie, tutto questo è stato<br />
reso possibile grazie alle infinite ed<br />
indiscutibili potenzialità del digitale.<br />
Avevo a disposizione diverse<br />
20 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
“Sono un amante delle<br />
geometrie e delle<br />
simmetrie e più volte ho<br />
creato progetti<br />
ispirandomi a delle<br />
semplici linee, cerchi e<br />
triangoli. Volevo<br />
realizzare un’immagine<br />
pulita, con pochi<br />
elementi, che fosse una<br />
fusione tra bellezza e<br />
sensualità.”<br />
immagini d’impatto, molto sensuali<br />
e belle ma mi serviva quella giusta<br />
che si sposasse con la mia idea<br />
finché dopo tanto penare ho scelto<br />
quella che vedete in copertina. Con<br />
l’immagine a pieno schermo ho<br />
provato e riprovato tutta una serie<br />
di geometrie finché non ho scelto<br />
quella che più si adattasse a creare<br />
armonia a quel volto molto<br />
espressivo di Madeleine. A quel<br />
punto avevo bellezza sensualità e<br />
geometria ma mancava l’impatto,<br />
mi è bastato cliccare ctrl+I (inverti)<br />
per avere davanti ai miei occhi,<br />
come per magia, l’immagine che<br />
avevo in mente. Per me la post<br />
produzione svolge un ruolo<br />
fondamentale nell’immagine finale,<br />
è uno strumento comunicativo<br />
molto potente a patto però di<br />
saperlo usare con parsimonia;<br />
anche in questo caso è bene non<br />
perdere mai di vista l’obiettivo che<br />
si vuole raggiungere e non perdersi<br />
nei meandri dei vari filtri... La<br />
buona foto va fatta in fase di scatto,<br />
è li che bisogna farsi in quattro per<br />
rendere l’immagine quanto più<br />
pulita possibile con la giusta<br />
gestione delle luci e lasciare alla<br />
post produzione soltanto il compito<br />
di eliminare quelle imperfezioni o<br />
imprevisti che sono inevitabili in<br />
fase di scatto. La foto pubblicata,<br />
DreamCatchers, delle due modelle<br />
sulla sabbia e lo specchio è il<br />
classico esempio dove la post<br />
produzione è molto spinta, senza<br />
un intervento invasivo di<br />
Photoshop quella foto non<br />
potrebbe esistere: nella foto<br />
originale c’erano tronchi,<br />
ramoscelli, granellini di sabbia sul<br />
vetro spinti dal vento, un gattino<br />
curioso insomma tutta una serie di<br />
disturbi che al momento dello<br />
scatto non potevo eliminare.<br />
La post produzione mi aiuta molto<br />
anche a creare il mood voluto,<br />
senza Photoshop diventerebbe<br />
difficile procurarsi un fondale<br />
adatto ad ogni idea che passa nella<br />
mia testa. Analogo intervento è<br />
stato eseguito nell’immagine<br />
Breathing Art. Breathing Art fa<br />
parte di un progetto nato dalla<br />
collaborazione di persone che<br />
ritengo molto valide. Vi segnalo la<br />
presentazione del progetto<br />
realizzata in occasione di una<br />
mostra. Arte e Moda, due mondi<br />
paralleli che traggono l’uno<br />
ispirazione dall’altro in un connubio<br />
di stili, gusti e tendenze. Obiettivo<br />
del progetto fotografico “Breathing<br />
Art” è quello di dare una nuova<br />
prospettiva all’arte, distanziandola<br />
dai freddi stereotipi comuni e<br />
avvicinandola a forme più<br />
innovative e dinamiche, creando<br />
così una forma d’arte “indossabile”.<br />
L’ambiziosa idea è frutto<br />
dell’inventiva della giovane stilista<br />
Claudia Attianese e dell’artista<br />
Mattia Fiore, che con la sua pittura<br />
è riuscito a trasformare un<br />
completo di cotone bianco,<br />
disegnato e realizzato dalla stessa<br />
stilista, in un'opera d'arte, e merito<br />
anche della jewellery designer<br />
Valentina Maresca, che ha<br />
realizzato gli orecchini ad hoc per lo<br />
shooting.<br />
uPensi che ci sia un futuro per<br />
questa professione?<br />
Il mercato attuale del mondo del<br />
lavoro è in flessione per cui<br />
vendere qualità ai potenziali clienti<br />
non è affatto semplice, basta<br />
andare al centro di un città e<br />
vedere le immagini 6x3 che i brand<br />
utilizzano per farsi pubblicità e si<br />
capisce qual è la qualità media delle<br />
fotografie che girano sul mercato. Il<br />
bacino lavorativo che attualmente<br />
esiste è molto limitato per cui non<br />
ho mai pensato di lasciare la mia<br />
attività professionale da ingegnere<br />
per dedicarmi soltanto alla<br />
fotografia.<br />
uCome utilizzi il tuo sito e quanto ti<br />
serve?<br />
Le mie foto sono presenti sui vari<br />
siti del settore:<br />
www.ilportaledellemeraviglie.com,<br />
www.bigshot360.com/,<br />
www.modelshoot.net, 500px.com,<br />
sulla mia pagina personale<br />
www.fotolarossa.it non molto<br />
aggiornata perché poco pubblicizzata<br />
ed infine mi trovate costantemente su<br />
www.facebook.com/AmedeoLaRossa<br />
che ritengo un ottimo strumento per<br />
poter condividere idee e fotografie<br />
con tutto il mondo in modo semplice<br />
e veloce. ■<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 21
voi<br />
autori<br />
Inviateci le vostre foto!<br />
Via email: fotografare.novita@fotografare.com<br />
Sul sito: www.fotografare.com/voiautori<br />
Sul gruppo Flickr: <strong>Fotografare</strong> Rivista<br />
Omar Sospiri<br />
Salsomaggiore Terme (PR)<br />
Fotocamera Nikon D70 modificata con filtro IR 720nm<br />
Focale 10mm<br />
Dati di scatto f/13 1/250sec 200ISO<br />
> Pozzo dell'Acqua Amelia, uno degli storici pozzi situati in località Lodesana, tra le colline di Salsomaggiore Terme<br />
(PR). L'acqua che sgorga da questo pozzo, chiamata “salsobromoiodica”, è usata per le cure termali. L’amico Omar<br />
è riuscito a dare ad un panorama che nella zona è molto riprodotto, una tensione emotiva non indifferente,<br />
utilizzando un sistema di ripresa all’infrarosso (di cui parliamo in modo esauriente nell’articolo di tecnica, dalla<br />
pagina 64 di questo stesso numero). <<br />
22 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Angelo Abate<br />
Campagna (SA)<br />
Fotocamera Nikon D3100<br />
Obiettivo AFS DX Micro Nikkor 40mm f/2.8G<br />
Dati di scatto f/2,8 1sec 100ISO<br />
Fabio<br />
Bertini<br />
San Daniele<br />
del Friuli (UD)<br />
Fotocamera<br />
Nikon D7000<br />
Obiettivo Nikon AF<br />
DX 10.5mm f/2.8 G<br />
ED Fisheye<br />
Dati di scatto<br />
f/8 1/250sec <br />
100ISO 1.33 EV<br />
> L'Auditorio di<br />
Santa Cruz de<br />
Tenerife, uno dei<br />
simboli delle<br />
Canarie. Opera<br />
dell’architetto<br />
Santiago<br />
Calatrava, ne è<br />
stata iniziata la<br />
costruzione nel<br />
1997 ed è stato<br />
inaugurato nel<br />
2003. <<br />
> Non sappiamo come il nostro lettore Angelo abbia potuto realizzare questa immagine. Però<br />
bisogna riconoscere che gli spazi, i colori e tutto il “ritmo” della composizione è da maestro. <<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 23
Federico Lenzi<br />
Biban di Carbonera (TV)<br />
Fotocamera Canon EOS 5D Mark II<br />
Obiettivo Canon 24105mm f/4 IS USM<br />
Dati di scatto f/4,5 1/1250sec 2000ISO<br />
> “Ero in Camargue per seguire un workshop fotografico, un regalo di mia moglie, e mi sono trovato davanti a questo<br />
spettacolo. Non smetterò mai di ringraziarla!”, dice il nostro lettore Federico. In effetti, di tante foto di cavalli della Camargue<br />
non avevamo ancora vista una “trottata” con così tanto movimento... <<br />
Riccardo<br />
Vittorini<br />
Sutri (VT)<br />
Fotocamera<br />
Nikon D7000<br />
Focale AFS DX Nikkor 18<br />
105mm f/3.55.6G ED VR<br />
Dati di scatto<br />
f/8 1/160sec 400ISO<br />
> “Mi è piaciuta la<br />
prospettiva dello<br />
scambio che divide i<br />
binari all'entrata di<br />
questa stazione semi<br />
abbandonata sulla Orte<br />
Civitavecchia. Ho chiuso<br />
il diaframma a f/8 per<br />
avere una buona<br />
profondità di campo e,<br />
poichè scattavo a mano<br />
libera, ho alzato un po'<br />
gli ISO per assicurarmi<br />
un tempo di scatto che<br />
scongiurasse il micro<br />
mosso.” <<br />
24 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Veronica Liuzzi<br />
Fragnano (TA)<br />
Fotocamera Canon EOS 550D<br />
Focale 18mm<br />
Dati di scatto f/4 1/40sec 100ISO<br />
> La nostra lettrice ha realizzato una poetica inquadratura, di sapore femminile anche nella scelta dell’alzata di veste... Non è<br />
facile che riescano immagini come questa: notate l’orizzonte dove e come taglia l’inquadratura e la figura femminile. <<br />
Federico<br />
Dessardo<br />
Trieste<br />
Fotocamera Canon EOS 5D<br />
Obiettivo Canon<br />
EF 1740mm f/4L USM<br />
Dati di scatto<br />
f/8 1/50sec 150ISO<br />
> Questa foto, scattata<br />
sotto al pontile della<br />
spiaggia di Marina di<br />
Vasto (CH), costituisce<br />
un’alternativa originale<br />
alle solite inquadrature<br />
che si basano su<br />
cancellate e ponti per<br />
catturare il punto di<br />
fuga. In questo caso<br />
l’infilata centrale delle<br />
campate dei piloni di<br />
sostegno sembra<br />
proprio inabissarsi al<br />
centro, e gli spruzzi delle<br />
onde danno ulteriore<br />
movimento al tutto. <<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 25
Foveon X3 Quattro<br />
Risoluzione: + 30%<br />
Recentemente Sigma ha presentato sul mercato le nuove<br />
compatte della serie DP, dotate di un nuovo tipo di sensore<br />
fotografico, il Foveon X3 Quattro, che si presenta migliorato<br />
rispetto al precedente Foveon X3 e con speciali caratteristiche,<br />
che andiamo ad analizzare in dettaglio.<br />
di Francesco Lerteri<br />
Ricordiamo brevemente le<br />
caratteristiche dei sensori<br />
di immagine. I sensori si<br />
dividono in due tipi<br />
fondamentali: a) sensori CCD –<br />
assimilabili ad uno shift register<br />
sono i primi sensori realizzati<br />
(possiamo prendere come data di<br />
produzione gli anni ottanta) e<br />
sono ancora utilizzati<br />
principalmente nelle compatte di<br />
fascia bassa, sul medio formato o<br />
per usi speciali; b) sensori CMOS –<br />
basati sulla tecnologia dei<br />
transistor complementari. La<br />
ridotta area necessaria a questa<br />
tecnologia permette di realizzare i<br />
dispositivi in piccoli spazi. I<br />
“normali” sensori di CCD e CMOS<br />
utilizzano, per interpretare il<br />
colore dell’immagine, una griglia a<br />
colori primari. I singoli pixel sono<br />
raggruppati e per ogni gruppo i<br />
diversi pixel sono specializzati alla<br />
cattura dei diversi colori primari<br />
secondo lo schema scelto dai<br />
singoli costruttori di fotocamere (il<br />
più diffuso è la matrice di Bayer);<br />
questa scelta risulta economica<br />
ma successivamente il processore<br />
della fotocamera deve provvedere<br />
alla corretta ricostruzione dei<br />
colori dell’intera immagine<br />
tramite uno specifico algoritmo. I<br />
sensori di tipo Foveon X3 invece<br />
utilizzano uno strato fotosensibile<br />
diverso per ogni colore<br />
fondamentale e vogliamo<br />
analizzare le loro caratteristiche.<br />
Iniziamo dal sensore Foveon X3.<br />
Questo sensore è stato sviluppato<br />
da Foveon Inc. che è stata<br />
successivamente integrata nel<br />
marchio industriale Sigma. La<br />
Sigma, oltre alle proprie<br />
fotocamere, che sono le uniche<br />
sul mercato ad utilizzare i sensori<br />
Foveon, produce ottiche che si<br />
possono utilizzare anche su<br />
fotocamere di marchi diversi.<br />
Precisiamo subito che sia sul sito<br />
dei sensori Foveon (www.foveon.<br />
com) che sul sito della Sigma<br />
(www.sigmaphoto.com)<br />
è possibile trovare un buon<br />
numero di informazioni sui dati<br />
tecnici dei dispositivi utilizzati.<br />
26 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Raramente si trovano un numero<br />
così abbondante di informazioni;<br />
sono presenti anche un discreto<br />
numero di pagine interattive per<br />
simularne il funzionamento.<br />
Invitiamo i lettori che vogliano<br />
approfondire maggiormente<br />
l'argomento a visitare i siti citati.<br />
Per ora ci limitiamo ad estrapolare<br />
le informazioni che ci possono<br />
maggiormente interessare come il<br />
confronto con altri sensori dotati<br />
delle stesse caratteristiche. I dati<br />
del confronto sono forniti dalla<br />
stessa Foveon e potrebbero<br />
essere considerati di parte ma non<br />
per quanto riguarda le misure<br />
fatte utilizzando degli standard.<br />
Sul mercato la prima fotocamera<br />
reflex ad utilizzare il sensore<br />
Foveon X3 è stata nel 2002 la<br />
Sigma SD9; la più recente reflex<br />
che utilizza il sensore Foveon X3 è<br />
invece la Sigma SD1 Merrill. Nel<br />
2006 è stata lanciata la serie “DP”<br />
di compatte con sensore Foveon<br />
X3 di taglia APSC che ha avuto<br />
varie generazioni fino a quella<br />
attuale che conta le tre compatte<br />
DP1 Quattro, DP2 Quattro e DP3<br />
Quattro (in pratica la stessa<br />
fotocamere ma con tre diversi tipi<br />
di ottiche: grandangolare,<br />
standard e tele). Nella struttura<br />
del sensore Foveon X3,<br />
analogamente alle pellicole<br />
fotografiche, ogni singolo pixel è<br />
formato da diversi strati di<br />
materiale fotosensibile che<br />
permettono di catturare la luce<br />
incidente secondo i tre colori<br />
fondamentali. Il primo strato<br />
assorbe la luce nella lunghezza<br />
d'onda del colore blu e lascia<br />
transitare verso gli strati più<br />
profondi gli altri colori<br />
fondamentali. Il secondo strato<br />
assorbe il verde e lascia transitare<br />
il colore rosso verso lo strato più<br />
profondo. Utilizzando questo tipo<br />
di tecnologia per ogni pixel<br />
abbiamo direttamente tre<br />
informazioni da gestire in modo<br />
appropriato. I tre strati di silicio,<br />
ognuno con le caratteristiche<br />
appena citate, sono “sepolti” a<br />
diverse profondità all'interno del<br />
cristallo di silicio. La penetrazione<br />
dei fotoni nei singoli strati di silicio<br />
determina la sua sensibilità<br />
spettrale e di conseguenza quella<br />
dell'intero dispositivo. A parità di<br />
area di silicio utilizzato, questa<br />
parità ci permette di confrontare i<br />
risultati per i diversi tipi di sensore<br />
che stiamo considerando. L'unico<br />
modo che abbiamo a disposizione<br />
per ottenere più informazioni<br />
rimane quello di utilizzare più<br />
strati. Il singolo elemento sensibile<br />
alla luce che ci permette di<br />
Fotocamera reflex<br />
Sigma SD1 Merril con<br />
sensore Foveon X3.<br />
Fotocamera Sigma<br />
DP2 Quattro con il<br />
nuovo sensore<br />
Foveon X3 Quattro.<br />
Anche questa<br />
fotocamera utilizza<br />
un sensore formato<br />
APS-C.<br />
Fotocamera Sensore Tipo di sensore Indice<br />
di metamerismo<br />
Kodak DCS460 Kodak CCD 0.2974<br />
(dorso digitale da aggiungere<br />
ad una fotocamera reflex)<br />
Concord EyeQ Agilent<br />
di tipo professionale<br />
CMOS 0.2873<br />
(fotocamera digitale compatta)<br />
Sigma SD9 Foveon X3 – F CMOS 0.1999<br />
(fotocamera digitale reflex)<br />
HP 618 Sony ICX284 CCD 0.1802<br />
(fotocamera digitale<br />
compatta)<br />
ricavare una tensione al variare<br />
dei fotoni incidenti sulla superficie<br />
è assimilabile ad un fotodiodo. Il<br />
fotodiodo è un dispositivo a due<br />
terminali che quando viene<br />
colpito dalla luce produce una<br />
tensione che è proporzionale alla<br />
luce incidente sulla superficie<br />
esterna. Ovviamente quando<br />
vengono costruiti più elementi<br />
fotosensibili sulla stessa superficie<br />
abbiamo bisogno di avere a<br />
disposizione una coppia di<br />
terminali per ogni elemento. In<br />
pratica questa necessità ci riduce<br />
l'area efficace per ogni elemento<br />
fotosensibile. Del resto nelle<br />
macchine fotografiche digitali<br />
oltre alla dimensione del sensore<br />
utilizzato per acquisire l'immagine<br />
sarebbe molto significativo se i<br />
costruttori fornissero le effettive<br />
dimensioni di ogni singolo pixel.<br />
Purtroppo questo dato è quasi<br />
sempre non fornito ed un<br />
confronto “esatto” tra due diversi<br />
sensori è praticamente<br />
impossibile. I costruttori per i<br />
sensori di acquisizione delle<br />
immagini forniscono il numero dei<br />
Megapixel utilizzati; ma questo è<br />
sempre un dato che va<br />
ulteriormente elaborato in<br />
funzione della struttura completa<br />
del sensore della fotocamera.<br />
Il sito fornisce i dati per il<br />
confronto tra vari sensori secondo<br />
lo standard ISO TC42/WG18<br />
17321 WD4 per le tecnologie<br />
grafiche e per la fotografia che usa<br />
lo spettro dei vari colori primari.<br />
Questo standard usa come<br />
parametro l'indice di<br />
Metamerismo per fotocamere<br />
digitali (Digital Camera Sensitivity<br />
Metamerism Index). Questo indice<br />
mostra come una fotocamera<br />
digitale è in grado di analizzare<br />
una scena. In pratica l'indice<br />
corrisponde all'errore tra le<br />
funzioni RGB e la sensibilità<br />
spettrale della fotocamera<br />
quando si utilizza un metodo<br />
standardizzato. Più il valore è<br />
piccolo e migliore è la qualità del<br />
sensore preso in esame.<br />
Per migliorare l'accuratezza dei<br />
colori e minimizzare il rumore si<br />
possono aggiungere al sensore dei<br />
filtri. Rispetto ai sensori a matrice<br />
di Bayer, dove servono dei filtri<br />
diversi per ogni colore<br />
fondamentale, per i sensori<br />
Foveon basta un solo tipo di filtro<br />
per tutti i pixel del sensore.<br />
Ricordiamo che in generale per<br />
migliorare la ripresa vengono<br />
aggiunti dei filtri che riducono gli<br />
ultravioletti (UV) e gli infrarossi<br />
(IR). Ovviamente il confronto per<br />
essere efficace va fatto q<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 27
escludendo questi filtri.<br />
Nel confronto è stata utilizzata la<br />
fotocamera Sigma SD9 con un<br />
sensore di acquisizione di 1536 x<br />
2304 pixel per ogni colore<br />
primario (circa 3,5 Megapixel). Se<br />
moltiplichiamo per i tre strati che<br />
formano il sensore abbiamo circa<br />
10,5 Megapixel. Viene fatto<br />
notare che la quasi totalità dei<br />
sensori CMOS utilizza il modello a<br />
matrice di Bayer 2 x 2 (vista la<br />
maggiore sensibilità dell'occhio<br />
umano al verde si utilizzano 2<br />
pixel per il verde ed uno ciascuno<br />
per il rosso ed il blu). Questa<br />
struttura è quella che ha dato i<br />
migliori risultati per il rapporto<br />
segnalerumore. In questo modo<br />
però ogni pixel riceve solo un<br />
terzo dell'informazione presente<br />
sulla superficie del sensore.<br />
Ricordiamo che una immagine è<br />
formata da due diverse<br />
informazioni: la cromaticità (le<br />
informazioni sui colori della scena)<br />
e la luminanza (le informazioni<br />
sulla quantità di luce). L'occhio<br />
umano quando si trova in scarse<br />
condizioni di illuminazione<br />
continua a percepire la scena ma<br />
la vede in bianco e nero; perde la<br />
visione dei colori. Possiamo quindi<br />
affermare che il sistema visivo<br />
umano è più sensibile alla<br />
luminanza della scena cioè riesce<br />
ad analizzare meglio la nitidezza<br />
che non la cromaticità. Per i<br />
sensori di acquisizione delle<br />
immagini la luminanza non è<br />
ripartita in parti uguali: infatti<br />
scindendo l'informazione per ogni<br />
singola componente RGB (RED =<br />
ROSSO, GREEN = VERDE, BLUE =<br />
BLU) troviamo che per un tipico<br />
sensore Bayer (25% R, 50% G, 25%<br />
B) la seguente formula determina<br />
la luminanza Y:<br />
Y = R / 3 + G + B / 10<br />
Questa equazione dimostra come<br />
il segnale di luminanza è dovuto in<br />
modo dominante dalla<br />
componente verde dello spettro<br />
mentre la parte meno significativa<br />
è dovuta alla componente blu.<br />
Per la tecnologia Foveon ogni pixel<br />
fornisce tutte le informazioni,<br />
quindi anche l'informazione della<br />
luminanza. I risultati sono quindi<br />
immagini con maggiori<br />
informazioni per la luminanza<br />
rispetto ad un sensore che utilizza<br />
la matrice di Bayer. Inoltre questi<br />
sensori devono ricostruire,<br />
attraverso una routine di<br />
interpolazione chiamata<br />
“demosaicizzazione”, le<br />
informazioni mancanti per ogni<br />
gruppo di 4 pixel. Questo processo<br />
Luce incidente Luce incidente Luce incidente<br />
1<br />
Pellicola fotografica<br />
a colori<br />
Sopra:<br />
1 - Le pellicole a colori<br />
utilizzano tre strati di elementi<br />
fotosensibili (uno per ogni<br />
colore fondamentale).<br />
2 - Il sensore Foveon utilizza la<br />
stessa struttura.<br />
3 - I sensori a matrice di Bayer<br />
utilizzano un solo strato diviso<br />
tra i colori fondamentali<br />
I sensori Foveon<br />
sono formati per<br />
ogni pixel da tre<br />
strati fotosensibili<br />
sovrapposti, uno per<br />
ogni colore<br />
fondamentale, così<br />
da catturare tre<br />
informazioni<br />
separate. A destra:<br />
schema del sensore<br />
Foveon X3.<br />
è particolarmente evidente con<br />
particolari tipi d'immagine, ad<br />
esempio per delle sottili linee<br />
nere su fondo chiaro. Per ovviare<br />
a questo inconveniente molte<br />
fotocamere introducono dei filtri<br />
di sfocatura (filtri passa basso) per<br />
compensare le informazioni<br />
mancanti. Questi filtri riducono i<br />
disturbi della demosaicizzazione<br />
Sensori di tipo Foveon<br />
Nitidezza delle immagini<br />
molto superiore<br />
Dimensione massima del sensore più<br />
piccola (APSC)<br />
Costi maggiori<br />
Velocità di elaborazione<br />
delle immagini minore<br />
Estensione gamma ISO minore<br />
Morbidezza delle zone<br />
ad alto contrasto superiore<br />
Qualità delle immagini superiore<br />
2<br />
Sensore di tipo<br />
Foveon<br />
ma introducono un<br />
ammorbidimento generale<br />
dell'immagine che riduce<br />
ulteriormente la nitidezza e la<br />
risoluzione della fotocamera.<br />
Come detto la maggior parte<br />
dell'informazione per la luminanza<br />
è compresa nel colore verde ma si<br />
possono utilizzare anche le<br />
informazioni per la luminanza<br />
Sensori di tipo CMOS<br />
Nitidezza delle immagini inferiore<br />
Dimensione massima del sensore più<br />
grande (medio formato)<br />
Costi minori<br />
Velocità di elaborazione<br />
delle immagini maggiore<br />
Estensione gamma ISO maggiore<br />
Morbidezza delle zone ad<br />
alto contrasto inferiore<br />
Qualità delle immagini inferiore<br />
3<br />
strato sensibile<br />
Sensore a<br />
matrice di Bayer<br />
degli altri colori. Sommando tutte<br />
le informazioni abbiamo un altro<br />
vantaggio per il sistema Foveon.<br />
di seguito Viene presentato il<br />
confronto fotografico, a parità di<br />
condizione di ripresa (stesse<br />
ottiche, dimensioni dei pixel,<br />
esposizione, velocità ISO), tra un<br />
normale sensore CMOS, un<br />
sensore CMOS con l'aggiunta di<br />
un filtro passabasso ed un<br />
sensore Foveon. I risultati per<br />
quanto riguarda la nitidezza<br />
dell'immagine sono sicuramente a<br />
favore del sensore Foveon. Nella<br />
figura vediamo il risultato del<br />
confronto: l'immagine A) è<br />
abbastanza nitida ma presenta<br />
degli errori di acquisizione (le<br />
righe intorno al pinguino sono<br />
distorte). L'immagine B) non<br />
presenta più errori di acquisizione<br />
ma risulta troppo morbida.<br />
L'immagine C) è decisamente la<br />
migliore per la nitidezza. Se si<br />
vanno ad analizzare le singole<br />
componenti cromatiche nei file di<br />
28 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Alto<br />
Medio<br />
Basso<br />
SENSORE CMOS<br />
RISOLUZIONE<br />
Fotodiodo<br />
Pixel Pixel Pixel<br />
Silicio drogato P<br />
Silicio drogato N<br />
0.2 micro<br />
0.6 micro<br />
2 micro<br />
20 Megapixel<br />
4,9 Megapixel<br />
4,9 Megapixel<br />
STRUTTURA FOVEON 1:1:4:<br />
SENSORE FOVEON<br />
DATI COLORE<br />
BBlue<br />
GGreen<br />
RRed<br />
Struttura del Foveon X3 Quattro: il primo strato (in alto) ha una risoluzione di 20 Megapixel e cattura luminanza<br />
e componente Blu, il secondo strato (medio) ha una risoluzione di 4,9 Megapixel e cattura la componente<br />
Verde, il terzo strato (basso) ha una risoluzione di 4,9 Megapixel e cattura la componente Rossa.<br />
Pixel<br />
Fotodiodo 3<br />
Fotodiodo 2<br />
Fotodiodo 1<br />
Sul sensore, a parità di area, per ogni pixel la struttura<br />
CMOS è meno profonda della struttura FOVEON.<br />
Inoltre sono necessari meno contatti per leggere i segnali.<br />
A B C<br />
CMOS CMOS con filtro FOVEON<br />
Confronto dei risultati per: A. Sensore di tipo CMOS, B. Sensore di tipo CMOS con filtro di sfocatura,<br />
C. Sensore di tipo Foveon. La maggiore nitidezza del sensore Foveon risulta evidente<br />
Un esempio<br />
di fotografia<br />
eseguita con<br />
il nuovo sensore<br />
Foveon X3<br />
Quattro.<br />
Vanno<br />
evidenziati gli<br />
altissimi livelli<br />
di nitidezza<br />
raggiunti in<br />
questo scatto<br />
che mostra<br />
anche i<br />
particolari<br />
ingranditi del<br />
capo di una Gru<br />
Coronata.<br />
tipo RAW vediamo inoltre che i<br />
sensori CMOS presentano delle<br />
“frange” che non corrispondono<br />
alla realtà. Riassumiamo infine<br />
nella tabella qui a fianco un<br />
confronto tra le caratteristiche dei<br />
due tipi di sensori ma prima<br />
ricordiamo che il sensore non può<br />
essere analizzato se non nello<br />
stesso contesto che comprende la<br />
fotocamera nella sua<br />
completezza. Per una prova della<br />
reflex Sigma SD1 Merrill si può<br />
consultare la rivista <strong>Fotografare</strong> di<br />
Agosto 2012. Il nuovo sensore<br />
Foveon X3 Quattro è l'ultima<br />
generazione del sensore Foveon.<br />
Mantenendo le caratteristiche<br />
distintive dei suoi predecessori la<br />
qualità dell'immagine è stata<br />
ancora migliorata. La risoluzione è<br />
stata aumentata del 30%.<br />
Per questo sensore è stata<br />
adottata una struttura 1: 1: 4 per<br />
ogni singolo pixel di colore rosso,<br />
verde e blu rispettivamente. In<br />
pratica il primo strato, ad alta<br />
risoluzione (20 Megapixel)<br />
rispetto ai seguenti (4,9 Megapixel),<br />
cattura la luminosità della<br />
scena e le informazioni per il<br />
colore blu mentre i due strati<br />
sepolti catturano solo le<br />
informazioni per il proprio colore.<br />
Catturare le informazioni su un<br />
solo strato migliora le<br />
caratteristiche del rapporto<br />
segnalerumore e permette inoltre<br />
l'elaborazione ad alta velocità dei<br />
singoli segnali per il colore. Va<br />
notato che il sensore Foveon è<br />
l'unico che cattura le immagini in<br />
verticale invece che in orizzontale.<br />
Sviluppato specificatamente per il<br />
sensore è stato presentato il<br />
nuovo processore TRUE III (Three<br />
Layer Responsive Ultimate<br />
Engine). Questo processore di<br />
immagine è una evoluzione del<br />
precedente che permette di<br />
gestire, utilizzando un elaboratore<br />
a 14 bit, i complessi dati<br />
provenienti dal sensore e ci<br />
restituisce le immagini acquisite al<br />
meglio della loro definizione.<br />
Questo sensore, secondo la casa<br />
produttrice Sigma, cattura piccoli<br />
soggetti con elevata precisione. Le<br />
caratteristiche dell'immagine sono<br />
riprodotte fedelmente e<br />
migliorano quelle delle vecchie<br />
generazioni di sensori. Resta il<br />
fatto che in effetti è stata rilevata<br />
una scarsa risposta del sensore in<br />
questione nei confronti del colore<br />
rosso. Personalmente riconosco<br />
l'elevata qualità delle immagini<br />
catturate ma per la scelta di una<br />
fotocamera bisogna tenere in<br />
conto molti altri fattori che<br />
possono influenzarla. ■<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 29
Franco Fontana<br />
Full Color<br />
Dove: Palazzo Incontro, Via dei<br />
Prefetti 22 Roma<br />
Apertura al pubblico: dal 15<br />
ottobre <strong>2014</strong> all’11 gennaio 2015<br />
Orari: martedì/domenica 1119<br />
Ingresso: 8 euro (ridotto 6)<br />
www.fandangoincontro.it<br />
La prima grande retrospettiva<br />
a Roma di Franco Fontana,<br />
130 fotografie che<br />
raccontano la sua lunghissima<br />
storia di fotografo conosciuto in<br />
tutto il mondo. Dopo il successo<br />
ottenuto a Venezia, dove la<br />
mostra è stata realizzata alla Casa<br />
dei Tre Oci, l'esposizione è giunta<br />
a Roma. La mostra, curata da<br />
Denis Curti, è promossa dalla<br />
Regione Lazio nell’ambito del<br />
Progetto ABC Arte Bellezza<br />
Cultura e organizzata da Civita.<br />
Colori accesi, brillanti, talmente<br />
vibranti da apparire irreali.<br />
Composizioni ritmate da linee e<br />
piani sovrapposti, geometrie<br />
costruite sulla luce. Paesaggi<br />
iperreali, più veri del vero,<br />
surreali, sospesi, spesso<br />
impossibili. Proporzioni<br />
ingannevoli in cui non c’è spazio<br />
per l’uomo. Figure umane svelate<br />
in negativo, sublimate in ombre<br />
lunghe. Presenza e assenza<br />
contemporaneamente. Corpi<br />
come paesaggi, e pianure e<br />
colline dai contorni antropomorfi.<br />
Questi sono i tratti distintivi che<br />
rimandano immediatamente ed<br />
in modo inequivocabile al<br />
linguaggio visivo di Franco<br />
Fontana. Suddivisa in diverse<br />
sezioni tematiche, la mostra<br />
propone i paesaggi degli esordi<br />
(anni ‘60) passando per le diverse<br />
ricerche dedicate ai paesaggi<br />
urbani, le piscine e il mare. Nato<br />
nel 1933 a Modena, città dove si<br />
riscontra già dall’inizio del<br />
Novecento una tradizione<br />
fotografica piuttosto radicata,<br />
Franco Fontana si avvicina alla<br />
fotografia nei primi anni Sessanta<br />
del secolo scorso, secondo un<br />
percorso comune a molti della<br />
sua generazione, ossia<br />
dall’esperienza della fotografia<br />
amatoriale, ma in una città che è<br />
culturalmente molto attiva,<br />
animata da un gruppo di artisti di<br />
matrice concettuale, seppure<br />
ancora agli esordi, tra cui vi sono<br />
Franco Vaccari, Claudio<br />
Parmeggiani, Luigi Ghirri e Franco<br />
Guerzoni. Finché nel 2000<br />
Fontana inizia la serie dei<br />
Paesaggi Immaginari, in cui la<br />
prevalenza dell’invenzione sul<br />
reale arriva ai massimi livelli,<br />
rendendo chiaramente manifesto<br />
il sottile inganno teorico sotteso<br />
alla produzione precedente. In<br />
questo caso, il fotografo, che non<br />
disdegna la tecnologia digitale,<br />
riafferma la propria libertà<br />
interpretativa della realtà tramite<br />
l’immaginazione. La sua lunga<br />
carriera è costellata di<br />
riconoscimenti, premi e<br />
onorificenze in tutto il mondo;<br />
sono più di quattrocento le<br />
mostre in cui sono state esposte<br />
le sue fotografie e più di quaranta<br />
i volumi pubblicati. ■<br />
Texas, 1969. Questa è<br />
una delle classiche<br />
inquadrature che fanno<br />
dell’arte fotografica di<br />
Fontana una delle più<br />
apprezzate, segnate da<br />
uno stile inconfondibile.<br />
Copyright F. Fontana<br />
30 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
W. Klein ha diretto numerosi documentari ed ha prodotto oltre<br />
250 spot televisivi. Benché nato negli Stati Uniti, Klein ha vissuto<br />
e lavorato in Francia fin da giovanissimo. Il suo lavoro è talvolta<br />
apertamente critico della società e della politica estera<br />
americane: il critico cinematografico Jonathan Rosenbaum<br />
scrisse che la satira Mr. Freedom realizzata da Klein nel 1968 era<br />
probabilmente il film più antiamericano mai realizzato.<br />
William Klein<br />
ABC<br />
Dove: Palazzo della Ragione, Piazza<br />
dei Mercanti 1 Milano<br />
Apertura al pubblico: dal 25<br />
novembre <strong>2014</strong> al 26 aprile 2015<br />
Orari: n.p.<br />
Ingresso: n.p.<br />
www.fondazionefotografia.org<br />
Al Palazzo della Ragione di<br />
Milano sarà allestita la<br />
mostra, ABC di William<br />
Klein. L’esposizione è una<br />
retrospettiva che racchiude il<br />
lavoro dell’eclettico artista, non<br />
solo fotografo, ma anche<br />
cineasta, designer e scrittore.<br />
William Klein è nato a New York<br />
nel 1928 da una povera famiglia<br />
ebrea. All'età di 14 anni entrò<br />
nel City College di New York,<br />
dove studiò sociologia. Si<br />
arruolò nell'esercito e fu<br />
mandato prima in Germania poi<br />
in Francia, dove si sarebbe<br />
definitivamente stabilito a Parigi<br />
una volta congedato. Nel 1948<br />
Klein si iscrisse alla Sorbona,<br />
dove si interessò di pittura e<br />
scultura. Espose le sue opere in<br />
diverse occasioni e fu in una di<br />
queste, incentrata sull'arte<br />
cinetica, che conobbe Alexander<br />
Liberman, il direttore artistico di<br />
Vogue. Per diventare pittore<br />
aveva in precedenza studiato<br />
presso Fernand Léger. Dopo<br />
aver iniziato come pittore,<br />
decise di spostare la sua<br />
attenzione sul mondo della<br />
Dopo aver iniziato come pittore,<br />
decise di spostare la sua<br />
attenzione sul mondo della<br />
fotografia e divenne appunto<br />
un quotato fotografo di moda<br />
per la prestigiosa rivista Vogue.<br />
Il lavoro di Klein era considerato<br />
rivoluzionario per il suo<br />
“approccio ambivalente ed<br />
ironico al mondo della moda“,<br />
per il suo “rifiuto senza<br />
compromessi delle regole<br />
prevalentemente accettate<br />
della fotografia”. Raggiunge<br />
Fellini a Roma per fargli da<br />
assistente alla fine degli anni<br />
’50: si avvicina infatti al cinema<br />
al quale si dedicherà in maniera<br />
esclusiva per alcuni anni. Negli<br />
anni ’80 torna alla fotografia e<br />
pubblica numerosi libri. Questa<br />
che presentiamo è una mostra<br />
interessante per chi vuole<br />
vedere la fotografia con altri<br />
occhi, fuori dal comune, un<br />
connubio tra pittura e<br />
fotografia. William Klein sfugge<br />
a tutte le etichette e sorprende<br />
sempre con il suo sguardo alla<br />
ricerca di nuove visioni da<br />
realizzare. Klein è conosciuto<br />
per il suo approccio ironico sia<br />
per quanto riguarda i media<br />
che per il suo utilizzo estensivo<br />
di tecniche fotografiche inusuali<br />
nel contesto del<br />
fotogiornalismo e della<br />
fotografia di moda. È stato<br />
messo al venticinquesimo posto<br />
fra i cento fotografi più influenti<br />
da parte della rivista<br />
Professional Photographer<br />
Magazine. ■<br />
Walter Bonatti<br />
Nei grandi spazi<br />
Dove: Palazzo della Ragione, Piazza<br />
dei Mercanti 1 Milano<br />
Apertura al pubblico: dal 25<br />
novembre <strong>2014</strong> al 26 aprile 2015<br />
Orari: n.p.<br />
Ingresso: n.p.<br />
www.fondazionefotografia.org<br />
Walter Bonatti (Bergamo<br />
1930 Roma 2011) è<br />
riuscito a conquistarsi<br />
un privilegio raro: la possibilità di<br />
vivere due vite. Dopo la stagione<br />
delle scalate, che lo hanno reso<br />
uno dei protagonisti della storia<br />
dell’alpinismo, ha deciso di<br />
cambiare i suoi orizzonti e<br />
mettersi in cammino alla volta<br />
delle regioni più lontane e<br />
affascinanti del pianeta<br />
dimostrando con il suo esempio,<br />
le sue parole e soprattutto le sue<br />
immagini come l’uomo sia parte<br />
della natura. I suoi reportage<br />
fotografici lo hanno fatto<br />
diventare un mito del nostro<br />
tempo, e un riferimento assoluto<br />
anche per i giovani di una vita<br />
vissuta in armonia. In un<br />
montaggio innovativo di testi,<br />
oggetti e immagini, la mostra<br />
ricostruisce lo spirito e il senso di<br />
un’esperienza così particolare<br />
come quella di Walter Bonatti:<br />
cosa significhi percorrere e<br />
“abitare” i grandi spazi. Era<br />
soprannominato "il re delle<br />
Alpi". Nel 1954 partecipa alla<br />
spedizione italiana capitanata da<br />
Ardito Desio, che porterà Achille<br />
Compagnoni e Lino Lacedelli<br />
sulla cima del K2; con i suoi 24<br />
anni è il più giovane della<br />
spedizione. Il giorno prima che<br />
Lacedelli e Compagnoni<br />
raggiungano la vetta, Walter<br />
Bonatti scende dall'ottavo<br />
campo verso il settimo per<br />
recuperare le bombole<br />
d'ossigeno lasciate lì la sera<br />
prima da altri compagni. Con<br />
questo carico sulle spalle, risale<br />
fino all'ottavo campo e di lì fino<br />
al luogo in cui Compagnoni e<br />
Lacedelli avrebbero dovuto<br />
allestire il nono campo. I due<br />
però non allestiscono il campo<br />
dov'era stato previsto. Bonatti<br />
riesce ad arrivare nei pressi del<br />
luogo concordato, ma non viene<br />
aiutato da Compagnoni e<br />
Lacedelli, che invece d'indicargli<br />
la strada per la tenda si limitano<br />
a suggerire da lontano di lasciare<br />
l'ossigeno e tornare indietro;<br />
cosa impossibile, visto il buio che<br />
incombe, l'enorme sforzo che<br />
già ha sostenuto dalle prime ore<br />
del giorno, a quelle quote<br />
impervie e su quei terreni<br />
inviolati. Il calare delle tenebre<br />
rende a Bonatti impossibile<br />
individuare la tenda dei due di<br />
testa; si ritrova così solo con uno<br />
sherpa a dover affrontare una<br />
notte nella "zona della morte"<br />
con temperature stimate intorno<br />
ai 50 °C, senza tenda, sacco a<br />
pelo o altro mezzo per potersi<br />
riparare. Bonatti, guida alpina, è<br />
stato autore di molti libri e<br />
reportage nei quali ha narrato le<br />
sue esperienze d'esplorazione<br />
nelle regioni più impervie del<br />
mondo in qualità d'inviato del<br />
settimanale Epoca. ■<br />
Chi più alto sale,<br />
più lontano vede.<br />
Chi più lontano vede,<br />
più a lungo sogna.<br />
Walter Bonatti.<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 31
L'Associazione Sportiva Amici dell'Autodromo<br />
di Monza organizza un Concorso<br />
fotografico aperto a tutti, soci e non<br />
soci, sui temi: "L’ AUTODROMO DI MON-<br />
ZA, nei suoi aspetti sportivi, spettacolari,<br />
ambientali folkloristici e di costume.”<br />
“IL PARCO DI MONZA , un patrimonio<br />
da valorizzare.” Il concorso è articolato<br />
nelle seguenti sezioni: A1) L’Autodromo<br />
di Monza: Sezione stampe in bianco<br />
e nero/Sezione stampe a colori/Sezione<br />
fotografi professionisti (si definisce<br />
tale chi accede ai recinti riservati in<br />
Autodromo e pubblica foto sulla stampa<br />
o su Internet ricevendone un compenso).<br />
In ognuna delle tre sezioni è<br />
compresa la sequenza o racconto fotografico<br />
(con un massimo di 5 foto).<br />
A2) Sezione speciale a tema: “Il cielo e<br />
le nuvole sopra l’Autodromo 365 giorni<br />
all’anno” sezione unica stampe in<br />
bianco nero e colore. B) Il Parco di Monza:<br />
Sezione unica stampe in bianco e<br />
nero e stampe a colori. Ogni concorrente<br />
può partecipare con un massimo tassativo<br />
(pena l’esclusione) di 5 opere inedite<br />
per ogni sezione (la sequenza conta<br />
come 1 opera), anche con immagini<br />
riferite ad avvenimenti anteriori al <strong>2014</strong>.<br />
Le stampe, non montate, dovranno avere<br />
il lato maggiore di 30cm (il formato<br />
consigliato è 20x30cm). Sul retro di ogni<br />
stampa dovranno essere indicate le generalità<br />
dell'autore complete di indirizzo<br />
e recapito telefonico e mail; il titolo<br />
dell'opera e l'eventuale riferimento alla<br />
manifestazione a cui si riferiscono; la<br />
data di spedizione e la sezione alla quale<br />
si desidera partecipare. Ogni autore<br />
è responsabile di quanto è oggetto delle<br />
opere presentate. L'ammissione delconcorsi<br />
in italia<br />
■ GLOBAL SU WEBSITE<br />
Concorso Fotografico<br />
“Il mio sogno cinese”<br />
Ente organizzatore: Istituto Confucio -<br />
Università Cattolica del Sacro Cuore<br />
Tema: la Cina: esperienze e paesaggi<br />
da sogno<br />
Scadenza: 1 dicembre <strong>2014</strong><br />
Iscrizione: gratuita<br />
Il concorso è indirizzato ai membri dell'Alumni<br />
Association, agli studenti dell’Istituto<br />
Confucio e a quelli dell’UCSC di<br />
Miano che sono stati in Cina e/o che parteciperanno<br />
al programma Experiencing<br />
Chinese Culture <strong>2014</strong>. Gli studenti che<br />
hanno scattato delle foto per ricordare<br />
il loro soggiorno in Cina sono invitati a<br />
partecipare al concorso fotografico “Il mio<br />
sogno cinese” organizzato dall’Istituto<br />
Confucio dell’Università Cattolica del<br />
Sacro Cuore di Milano. Il tema del concorso<br />
fotografico di quest’anno è la Cina<br />
che tu hai sperimentato, quella Cina che<br />
ti ha fatto sognare, quella Cina che continuerai<br />
a sognare, quella Cina che desideri<br />
continuare a conoscere: il tuo sogno<br />
cinese! Le categorie sono le seguenti:<br />
"Esperienze da sogno"; "Paesaggi da<br />
sogno". Ogni partecipante può inviare<br />
fino ad un massimo di tre fotografie. Per<br />
partecipare al concorso mandate via e-<br />
mail (indirizzo: istituto.confucio@unicatt.it<br />
), entro il 1 dicembre <strong>2014</strong>: foto (risoluzione<br />
minima di 300dpi e un peso immagine<br />
minimo di 2/3MB; modulo scaricabile<br />
dal nostro sito (uno per ogni foto);<br />
liberatoria scaricabile dal nostro sito. Le 20<br />
foto migliori verranno selezionate dallo staff<br />
dell’Istituto Confucio ed esposte all’inaugurazione<br />
della mostra l’11 dicembre <strong>2014</strong> presso<br />
la sede UCSC di via Carducci 28/30 - Milano<br />
alle ore 17:00. In questa occasione, tutti<br />
i visitatori saranno invitati a votare le foto<br />
più belle, i cui autori saranno premiati. Ci<br />
sarà un vincitore per ogni categoria, un secondo<br />
e un terzo classificato.<br />
istituto.confucio@unicatt.it<br />
■ ROMAGNANO SESIA (NO)<br />
2° Concorso fotografico “La strada”<br />
Ente organizzatore:<br />
A.C. Officina Fotografica<br />
Tema: la strada<br />
Scadenza: 10 dicembre <strong>2014</strong><br />
Iscrizione: gratuita (riservato ai soci)<br />
32 fotografare | novembre <strong>2014</strong><br />
Concorso fotografico riservato ai soli soci<br />
“A.C. Officina Fotografica”di Romagnano<br />
Sesia (Novara) dal tema “La Strada”. Scopo<br />
del concorso è implementare la realizzazione<br />
di scatti fotografici, favorire la<br />
partecipazione dinamica di tutti alle attività<br />
dell’Associazione, mettere in pratica<br />
i concetti teorici imparati durante le<br />
lezioni didattiche e, attraverso la proposizione<br />
di un tema specifico, “stuzzicare”<br />
la creatività e l’estro personale di<br />
ognuno. Si ricorda che per la partecipazione<br />
dei minorenni è indispensabile l’autorizzazione<br />
di un genitore. Si ricorda di<br />
consegnare anche l’eventuale liberatoria<br />
fotografica, nel caso nelle immagini siano<br />
presenti persone. Il Concorso si articola<br />
in un’unica sezione a tema obbligato,<br />
dal titolo ”La Strada”. Si possono presentare<br />
fino a 3 fotografie. Termine ultimo<br />
per la consegna: entro e non oltre<br />
mercoledì 10 Dicembre <strong>2014</strong>. Le foto dovranno<br />
essere consegnate in formato digitale<br />
JPG a piena risoluzione, su cd, chiavetta<br />
USB o via mail a info@acofficinafotografica.it.<br />
I files dovranno così essere<br />
nominati: Cognome Nome Numero d’ordine<br />
progressivo (1,2,3) (Esempio: Bianchi<br />
Maurizio 2.JPG). La partecipazione al<br />
concorso è gratuita. Ogni autore è responsabile<br />
del contenuto delle sue opere, per<br />
quanto previsto dalla Legge . I vincitori<br />
verranno eletti mercoledì 10 Dicembre<br />
<strong>2014</strong> per mezzo di votazione globale: durante<br />
la serata verranno proiettate le foto<br />
in concorso, ed i presenti potranno votare<br />
ogni foto con un punteggio da 1 a<br />
5. I punti verranno poi sommati e vinceranno<br />
le prime 3 foto con punteggio maggiore.<br />
Premi: le foto vincitrici verranno<br />
stampate ed esposte all’interno dell’Associazione.<br />
La partecipazione al concorso<br />
implica l’accettazione del presente regolamento.<br />
In base a quanto stabilito dal<br />
D.Lgs 196/2003 art.13, i dati personali<br />
forniti dai partecipanti saranno utilizzati<br />
unicamente agli scopi del concorso. Per<br />
informazioni:<br />
info@acofficinafotografica.it<br />
■ MONZA (MI)<br />
29° Concorso Fotografico “L'Autodromo<br />
e il Parco di Monza”<br />
Ente organizzatore: Associazione Sportiva<br />
Amici dell'Autodromo di Monza<br />
Temi: l'Autodromo di Monza; il Parco di<br />
Monza<br />
Scadenza: 31 dicembre <strong>2014</strong><br />
Iscrizione: gratuita<br />
E' indetto il XXIX Concorso Fotografico<br />
“L'Autodromo e il Parco di Monza”, riservato<br />
a stampe in bianco e nero e a<br />
colori. La Giuria sarà composta da esperti<br />
del settore sportivo e fotografico, da<br />
esponenti dell'ASAAP, del comune di<br />
Monza e di comuni limitrofi, dell'Autodromo<br />
di Monza. Si premieranno gli autori<br />
delle foto ritenute più meritevoli.<br />
Che si sappia in giro<br />
State organizzando una mostra fotografica? Indite un concorso? Un workshop,<br />
un corso, una mostramercato fotografica? Non dimenticate di segnalarlo<br />
con notevole anticipo alla redazione di fotografare. Spazio permettendo,<br />
ne daremo segnalazione sulle pagine della rivista. Scrivete a:<br />
fotografare.novita@fotografare.com<br />
Nota: è sufficiente un testo in formato Word e due/tre foto JPEG. Le segnalazioni<br />
devono giungere in redazione almeno tre settimane prima dell’uscita<br />
del numero in edicola.<br />
le opere alla mostra e l'assegnazione dei<br />
premi sono a insindacabile giudizio della<br />
giuria. La partecipazione al concorso<br />
è totalmente gratuita. Ogni foto dovrà<br />
essere accompagnata dal cedolino allegato<br />
(anche in fotocopia) che può essere<br />
scaricato dal sito. Le opere non verranno<br />
restituite e diventeranno di proprietà<br />
dell'ASAAP che si riserva i diritti<br />
di utilizzazione dell'immagine. Una foto<br />
potrà essere scelta come soggetto di un<br />
manufatto in ceramica per il Muretto dei<br />
Campioni a Biassono. Le opere devono<br />
pervenire entro il 31 dicembre <strong>2014</strong> ad<br />
uno dei seguenti recapiti: PRO MONZA:<br />
portici comunali (ore 9-12,30; 15-18; sabato<br />
9-12), telefono 039323222; ASSO-<br />
CIAZIONE SPORTIVA AMICI DELL'AUTO-<br />
DROMO: presso la sede centrale, via Vittorio<br />
Emanuele 1 - Monza (venerdì ore<br />
21-23.30) o presso la sede del tram in<br />
Autodromo il pomeriggio del sabato e<br />
domenica, ed anche nei giorni festivi infrasettimanali.<br />
Per coloro che effettueranno<br />
l'invio a mezzo posta si raccomanda<br />
l'uso di un involucro adatto, se si effettua<br />
la spedizione per raccomandata<br />
l’indirizzo è: ASAAP c/o PROMONZA -<br />
PORTICI COMUNALI - 20900 MONZA. Le<br />
opere premiate, segnalate e ammesse<br />
verranno esposte successivamente presso<br />
sedi di rappresentanza, alla presenza<br />
della giuria e delle Autorità. Gli autori<br />
premiati verranno avvertiti telefonicamente,<br />
o per mail o posta prioritaria.<br />
L'inaugurazione e la premiazione della<br />
relativa mostra avverranno in data che<br />
sarà tempestivamente comunicata sul<br />
sito web della Associazione. Ulteriori<br />
informazioni potranno essere richieste,<br />
oltre che ai succitati indirizzi, a Roberto<br />
Summer - tel. 039.6888097 –<br />
348.7460912; Sede Monza ASAAP tel.<br />
0392315138- Sede Tram 3331782114.<br />
info@amiciautodromo.it<br />
■ GLOBAL SU WEBSITE<br />
2° Concorso Fotografico "Scorci d'autunno"<br />
Ente organizzatore: FocuSardegna<br />
Tema: autunno in Barbagia<br />
Scadenza: 16 dicembre <strong>2014</strong><br />
Iscrizione: gratuita<br />
Concorso legato alla manifestazione<br />
Autunno in Barbagia - Cortes Apertas.<br />
Dopo il successo della prima edizione<br />
di “Scorci d’autunno”, e di “Scatta l’Isola<br />
a 360°” FocuSardegna ripropone
il concorso fotografico on line volto a<br />
raccogliere i momenti più belli e significativi<br />
della manifestazione “Autunno<br />
in Barbagia (Cortes Apertas)”. Lo scopo<br />
è quello di raccontare gli eventi attraverso<br />
scatti fotografici legati alla tradizione,<br />
possibilmente accompagnando<br />
l’immagine con una breve frase, un<br />
aneddoto o comunque una piccola parte<br />
di testo che sia legato allo spirito della<br />
manifestazione. Il concorso si svolgerà<br />
su due differenti piattaforme: Facebook<br />
e Instagram per un totale di tre<br />
premi selezionati dalla giuria popolare<br />
e da quella di FocuSardegna. Novità di<br />
questa edizione: si partecipa anche con<br />
i video su Instagram! Inizio concorso:<br />
5 settembre <strong>2014</strong>. Fine concorso: 16 dicembre<br />
<strong>2014</strong>. Assegnazione premio finale:<br />
Entro il 23 Dicembre. Giurie: Giuria<br />
popolare, Giuria FocuSardegna.<br />
Premi: Sono previsti 3 premi (1 Facebook,<br />
2 Instagram con foto o video)<br />
consistenti in pernottamenti in strutture<br />
alberghiere del territorio. Destinatari:<br />
Fotografi professionisti e dilettanti,<br />
iscritti a Instagram e followers della pagina<br />
@Focusardegna, fan della pagina<br />
Facebook “Focusardegna”. SCOPO DEL<br />
CONCORSO: Raccogliere nuovi sguardi<br />
sulle particolarità, legate in particolar<br />
modo alla tradizione e agli antichi saperi<br />
concernenti la manifestazione “Autunno<br />
in Barbagia”, dal punto di vista<br />
di affezionati, visitatori occasionali e abitanti<br />
del luogo che, attraverso il loro<br />
scatti cercheranno di rappresentare al<br />
meglio l’anima e il clima della manifestazione<br />
itinerante che coinvolgerà<br />
molti dei centri dell’interno della Sardegna.<br />
Il tutto nello spirito di FocuSardegna:<br />
un’isola a 360 gradi. La partecipazione<br />
al Concorso è gratuita e si<br />
svolge esclusivamente on line. I partecipanti<br />
sono chiamati a postare le fotografie<br />
o i video scelti mediante queste<br />
modalità:<br />
- INSTAGRAM: I partecipanti, iscritti al<br />
social network e followers della pagina,<br />
dovranno postare la fotografia o il<br />
video sul loro profilo andando a inserire<br />
gli hashtag #scorcidautunno<strong>2014</strong> e<br />
#focusardegna possibilmente corredando<br />
l’immagine con una breve descrizione<br />
tenendo cura di specificare il luogo<br />
in cui è stata scattata la foto (per<br />
esempio: #Fonni, #Nuoro, #Mamoiada).<br />
È possibile inviare un massimo di tre<br />
contributi fotografici o video per ogni<br />
luogo visitato. I partecipanti, iscritti al<br />
social network e fan della pagina Focusardegna,<br />
dovranno inviare le loro<br />
foto tramite email all’indirizzo focusardegnaconcorsi@gmail.com,<br />
corredando<br />
l’immagine con un aneddoto, una frase<br />
o in generale un breve testo che racconti<br />
lo spirito e l’atmosfera caratteristici<br />
della manifestazione “Autunno in<br />
Barbagia”. È possibile inviare un massimo<br />
di tre fotografie nell’arco dell’intera<br />
manifestazione. È inoltre necessario,<br />
al fine di essere inseriti tra i partecipanti<br />
del concorso (sia per Instagram<br />
che per Facebook), inviare una email all’indirizzo:focusardegnaconcorsi<br />
@gmail.com, specificando: Nome e<br />
Cognome; Età; Località di provenienza;<br />
Username Facebook o Instagram.<br />
www.focusardegna.com<br />
■ GLOBAL SU WEBSITE<br />
3° Concorso Fotografico<br />
“ARTèNSILE <strong>2014</strong>”<br />
Ente organizzatore: Ferramenta Canese<br />
Dante - La Spezia<br />
Tema: il fascino dei congegni<br />
di protezione<br />
Scadenza: 31 dicembre <strong>2014</strong><br />
Iscrizione: gratuita<br />
ROMA<br />
Domenica 23 <strong>Novembre</strong> <strong>2014</strong> si terrà un workshop di Glamour Art in 2 sessioni,<br />
con una modella professionista, Sweetie Liz, che poserà per voi, all’interno<br />
del contesto scenografico ambientato in stile moderno/antico, presso<br />
il Relais “Villa San Nicola” Via Quarto Mascherone, 38/40 Roma (Storta)<br />
Sito: www.villasannicola.it). Illuminato con la luce continua a 3200°K,<br />
potenza complessiva 10000W, con 9 punti luce corredati con spot, Lente<br />
di Fresnel, Soft bank e concentratori di luci.<br />
Prima sessione: dalle ore 9.00 alle ore 12.30.<br />
Seconda sessione: dalle ore 14.30 alle ore 17.00.<br />
Il workshop è tenuto dai fotografi professionisti Andrea Scardigli e Max Giorgetta<br />
che personalmente seguiranno i partecipanti durante le riprese, dalla<br />
sistemazione delle luci, del nudo artistico, fine art nude, lingerie, portrait<br />
e delle novità della fotografia digitale. Infine sarà lasciata la liberatoria per<br />
l’uso delle immagini realizzate dai singoli partecipanti per uso portfolio e utilizzo<br />
web.<br />
Numero massimo di partecipanti al Workshop: 8 fotografi a sessione.<br />
Per informazioni e costi, contattare i Responsabili della fotografia:<br />
Andrea Scardigli cell.: 339 1859870 email: info@andreascardigli.com<br />
Max Giorgetta cell.: 3885873872 email: info@maxgiorgetta.it<br />
Siti: www.andreascardigli.com www.maxgiorgetta.it<br />
WORKSHOP<br />
Organizzate un workshop? Tenete un corso di fotografia? Se desiderate<br />
che le vostre iniziative siano inserite in questo spazio, contattate<br />
i nostri uffici via email:<br />
fotografare.novita@fotografare.com<br />
re il loro occhio e la loro mano nel<br />
momento dello scatto. Sul sito<br />
www.artensile.it è possibile trovare e<br />
scaricare la scheda di partecipazione e<br />
la dichiarazione liberatoria. Per partecipare<br />
è necessario compilare, sottoscrivere,<br />
scannerizzare ed inviare per<br />
e-mail all'indirizzo<br />
artensile@artensile.it scheda di partecipazione,<br />
dichiarazione liberatoria e<br />
copia di valido documento di identità,<br />
unitamente alle opere che si intendono<br />
presentare in concorso, elaborate<br />
in formato digitale QUADRATO (.tiff o<br />
.jpg con definizione a 300dpi minimo).<br />
Documenti sottoscritti e opere<br />
dovranno pervenire entro il 31 dicembre<br />
<strong>2014</strong>. Ove la domanda di partecipazione<br />
e la dichiarazione liberatoria<br />
non giungano sottoscritte il candidato<br />
sarà escluso dalla partecipazione al<br />
concorso, come anche in caso non<br />
pervenga copia di documento di identità<br />
in corso di validità. E’ facoltà del<br />
concorrente allegare curriculum vitae<br />
rappresentativo del percorso formativo<br />
ed artistico. Non è prevista alcuna spesa<br />
di partecipazione. I concorrenti partecipano<br />
alle due sezioni sulla base<br />
dell'età, che sarà attestata dal documento<br />
di identità inviato. Sono ammesse<br />
solo opere di fotografia. Sono<br />
ammesse opere collettive; se uno o<br />
più autori della stessa opera supererà<br />
il limite della sezione under trenta, l'operà<br />
concorrerà nella sezione unlimited.<br />
Vi sarà un unico premio della critica,<br />
l'opera verrà scelta ad insindacabile<br />
giudizio della giuria tra tutte quelle<br />
inviate. La giuria composta da critici e<br />
curatori di provata esperienza e presieduta<br />
dal fotografo Jacopo Benassi effettuerà<br />
una selezione delle opere inviate.<br />
I lavori selezionati verranno<br />
stampati a cura e spese della Canese<br />
Dante srl ed esposti al “CAMeC - Centro<br />
d’arte moderna e contemporanea”<br />
di La Spezia, in una esposizione appositamente<br />
ad esse dedicata, allestita<br />
entro la fine del mese di febbraio<br />
2015. Le stampe resteranno di proprietà<br />
di Canese Dante srl. Alla foto riconosciuta<br />
vincitrice della sezione under<br />
30 sarà assegnato un premio in<br />
denaro del valore di 600 euro, a quella<br />
vincitrice della sezione unlimited un<br />
premio del valore di 400 euro. E’ prevista<br />
una segnalazione della critica,che<br />
non dà diritto a premi in denaro. La<br />
Canese Dante srl acquisterà la proprietà<br />
delle opere premiate che potranno<br />
essere usate liberamente per<br />
tutti i fini commerciali e non che Canese<br />
Dante srl riterrà opportuni compresi<br />
la promozione delle proprie attività e<br />
dei propri prodotti, l'impiego in sito internet,<br />
la formazione di un catalogo e<br />
l'esposizione a fini commerciali.<br />
Canese Dante srl bandisce la terza edizione<br />
del concorso nazionale di fotografia<br />
Artènsile. Il concorso prevede 3<br />
premi: uno per Under 30, uno senza limiti<br />
di età ed una segnalazione della<br />
critica. L’edizione <strong>2014</strong> del progetto<br />
Artènsile pone l’attenzione sui sistemi<br />
di sicurezza. Con questo concetto si<br />
vogliono indicare tutti quei dispositivi<br />
di uso quotidiano che servono a proteggere,<br />
allestire, assicurare gli oggetti<br />
di cui ci circondiamo all’interno delle<br />
nostre abitazioni. La ferramenta e i<br />
suoi prodotti legati alla “sicurezza”<br />
servono a risolvere problemi e a garantire<br />
a prestatori, proprietari, direttori<br />
di musei la sicurezza dell’opera d’arte.<br />
Questo il quadro di riferimento su<br />
cui chiediamo che si cimentino i fotografi<br />
che vorranno<br />
partecipare a questa<br />
edizione del premio.<br />
La tensione tra bellezza<br />
dell’utensile e<br />
sua funzione deve essere<br />
alla base della<br />
loro visione. Esplorare<br />
nuovi territori e significati<br />
di questo<br />
connubio deve guidanovembre<br />
<strong>2014</strong> | fotografare 33
la foto<br />
svelata<br />
Notte al faro di<br />
Capo Spartivento<br />
Ivan Pedretti Cagliari
Si tratta di una panoramica<br />
composta da 12 scatti<br />
orizzontali, 2 file da 6 scatti<br />
ognuno. Ogni scatto è una<br />
lunga esposizione da 30 secondi,<br />
a f/2.8 e ISO 3200, con<br />
fotocamera Canon 500D e ottica<br />
Tokina 1116mm f/ 2.8. Era<br />
l'aprile del 2013, verso le 4 del<br />
mattino, e volevo catturare l'arco<br />
della Via Lattea da sud a nord<br />
presso il faro di Capo Spartivento,<br />
nel sud della Sardegna. La<br />
maggiore difficoltà era la giusta<br />
sovrapposizione da dare in fase di<br />
scatto sul campo, un altro<br />
problema è stato il passaggio dei<br />
fasci luminosi del faro, che distava<br />
20m da me, e per evitare una<br />
eccessiva sovraesposizione<br />
coprivo l'obiettivo per il breve<br />
tempo del passaggio del raggio<br />
davanti alla lente. Ho<br />
cronometrato i tempi di rotazione<br />
del fascio luminoso, costituito da<br />
4 raggi, e questo processo è stato<br />
ripetuto 6 volte nei 30 secondi di<br />
esposizione, il tutto per 12 scatti.<br />
Così l'amico Ivan ci racconta come<br />
è stato realizzato questo scatto<br />
molto d'effetto. Il faro di Capo<br />
Spartivento è stato costruito nel<br />
1866, ed è quindi tra i fari più<br />
antichi della Sardegna tuttora in<br />
funzione. E’ un faro d'altura: è<br />
composto da un edificio alto 19<br />
metri, sopra il quale è posta la<br />
struttura del faro rivestita dalla<br />
gabbia di Faraday. La lanterna si<br />
trova a 81 metri sul livello del<br />
mare, ha un’ottica fissa con<br />
portata di 18 miglia. Emette lampi<br />
di 0,2 secondi intervallati da 2<br />
eclissi di 3,3 e una di 7,8 per un<br />
periodo totale di 15 secondi. Il<br />
faro è stato dismesso<br />
dall'amministrazione militare, è<br />
stato ristrutturato nel 2006 ed è<br />
attualmente un resort di alto<br />
livello. ■<br />
Fotocamera Canon 500D<br />
Obiettivo Tokina 1116mm f/2.8<br />
Dati di scatto f/2.8 30sec 3200ISO
ABC FOTOGRAFIA DIGITALE<br />
L’ISTOGRAMMA<br />
E I SUOI SEGRETI<br />
Un alleato prezioso e spesso ignorato<br />
di Matteo Virili<br />
Una delle comodità delle fotocamere<br />
digitali è senza dubbio la possibilità di<br />
rivedere immediatamente le foto<br />
scattate sullo schermo LCD. Se<br />
possiamo affidarci completamente a<br />
quest'ultimo nella valutazione della<br />
composizione e nel controllo della corretta<br />
messa a fuoco, non possiamo fare lo stesso<br />
quando si tratta di valutare l’esposizione delle<br />
nostre fotografie, operazione per la quale<br />
conviene affidarsi a uno strumento molto più<br />
preciso: l’istogramma. I fotoamatori più navigati<br />
conoscono già l’utilità di questo grafico, mentre<br />
chi è alle prime armi spesso tende ad ignorarlo<br />
non riuscendo a capire come decifrarlo. La sua<br />
interpretazione tuttavia non è molto difficile e<br />
ci salva da errori dovuti all’interpretazione<br />
dell’esposizione basata sulla sola visione<br />
dell’immagine sul display. Chi non ha mai<br />
vissuto la tragica esperienza di fotografare nelle<br />
ore centrali di una giornata molto soleggiata e<br />
non riuscire a discernere granché dallo<br />
schermo? In questo caso le foto appena<br />
scattate ci paiono sul display più scure di<br />
quanto non siano in realtà e se si compensa<br />
l’esposizione per avere foto più chiare sul<br />
display si avrà la gran brutta sorpresa, una volta<br />
tornati a casa, di ritrovarsi foto con le alte luci<br />
completamente bruciate. L'istogramma invece<br />
è un sistema di riferimento preciso e non<br />
Sfumatura<br />
Ecco come si presenta l’istogramma di una<br />
graduale sfumatura lineare che va dal nero<br />
assoluto al bianco puro.<br />
Tinte piatte<br />
Giusto per capire come ragiona l’istogramma: ecco<br />
quello di una immagine che conta solo il nero, il bianco<br />
e due tinte di grigio equidistanti dai due e tra loro.<br />
36 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Come visualizzare<br />
l'istogramma<br />
A ciascuno il suo... tasto!<br />
Per accedere alla<br />
visualizzazione<br />
dell'istogramma delle foto<br />
scattate sullo schermo della<br />
vostra fotocamera, dovrete<br />
premere un tasto o una<br />
combinazione di tasti<br />
apposita che varia a<br />
seconda del produttore e<br />
del modello. Nella maggior<br />
parte dei casi è sufficiente<br />
premere una o più volte il<br />
tasto INFO o DISP. Sulla<br />
quasi totalità delle reflex<br />
Nikon bisogna premere il<br />
tasto direzionale “su”.<br />
Canon EOS 60D<br />
Sony SLT A77<br />
Nikon D7000<br />
influenzabile da fattori esterni per individuare al<br />
volo una sovra o sottoesposizione e per capire<br />
se ci sono perdite di dettaglio nelle alte luci o<br />
nelle ombre. Una lettura sul campo<br />
dell'istogramma dà modo, quando possibile, di<br />
ripetere lo scatto modificando le impostazioni<br />
di ripresa per aggiustare il tiro e massimizzare la<br />
quantità di informazioni registrate. Nello<br />
specifico l'istogramma è in grado di fornirci<br />
informazioni sulla quantità di toni scuri, medi e<br />
chiari presenti nelle nostre fotografie, dandoci<br />
così anche un'idea del contrasto e della gamma<br />
dinamica della scena. Impariamo dunque a<br />
leggere questo “strano” grafico, che poi tanto<br />
strano o difficile da leggere non lo è affatto.<br />
Prima di cominciare c'è da fare però un<br />
doveroso avvertimento: l'istogramma non è un<br />
oracolo da cui pretendere una risposta univoca<br />
Istogramma equilibrato<br />
Una scena dal basso contrasto mostra un<br />
istogramma equilibrato e con gli estremi vuoti. Il<br />
picco nelle luci è determinato dalle grosse nuvole in<br />
cielo. Quasi assenti i toni scuri.<br />
sulla corretta esposizione di una foto, quanto<br />
piuttosto un'insieme di indicazioni che va<br />
interpretato in base al tipo di illuminazione<br />
della scena e al risultato che si intende<br />
ottenere. Imparare a leggere e interpretare<br />
l'istogramma è ancor più fondamentale durante<br />
la fase della postproduzione, perché è in grado<br />
di informarci se una nostra modifica<br />
comporterà o meno una perdita di dettaglio.<br />
Come si legge<br />
L'istogramma è un grafico che, sugli assi<br />
cartesiani, rappresenta la distribuzione di<br />
luminosità all'interno della scena, o meglio ci dà<br />
un’indicazione su quanti pixel di una<br />
determinata luminosità ci sono nell'immagine.<br />
Sull'asse orizzontale troviamo i vari livelli di<br />
luminosità, che spaziano tra un valore di 0,<br />
sull'estremo sinistro, che equivale al nero<br />
assoluto e 255, sull'estremo destro, che<br />
rappresenta il bianco assoluto. Tra questi due<br />
estremi troviamo tutti gli altri valori di<br />
luminosità intermedi. L'altezza del grafico in<br />
uno specifico punto ci dice invece quanti pixel<br />
di una determinata luminosità sono presenti<br />
nella scena. Immaginiamo, per semplificare,<br />
che la nostra immagine sia in scala di grigio a 8<br />
bit, cioè caratterizzata da un massimo di 256<br />
diverse tonalità di grigio, comprese tra 0 e 255.<br />
Immaginiamo ora l'istogramma come un abaco<br />
composto da 256 asticelle su cui i pixel<br />
dell'immagine vengono presi e disposti<br />
ordinatamente in base alla loro luminosità.<br />
È evidente che se l'istogramma è spostato verso<br />
il bordo sinistro l'immagine avrà una prevalenza<br />
di toni scuri, mentre se è spostato verso destra<br />
presenterà una maggioranza di toni chiari. I<br />
valori estremi dovrebbero essere vuoti. Se non<br />
lo sono significa che ci sono nell'immagine<br />
alcune aree (più o meno estese a seconda<br />
dell'altezza del grafico ai punti estremi) che<br />
q<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 37
Sapevate che...<br />
Istogramma in live view<br />
Le mirrorless, le reflex con specchio<br />
traslucido di Sony, e molte compatte,<br />
offrono la possibilità di vedere un’anteprima<br />
dell’istogramma dell’immagine che si andrà<br />
a scattare in diretta mentre si inquadra, sul<br />
display posteriore o sul mirino elettronico,<br />
quando presente. Sfruttate questo valido<br />
aiuto se potete.<br />
Notturno, clipping quasi inevitabile<br />
Nelle scene di notturno urbano si<br />
incappa spesso in qualche bianco<br />
bruciato, che coincide tipicamente<br />
con i lampioni stradali.<br />
sono completamente nere o completamente<br />
bianche, dunque non presentano alcun<br />
dettaglio. In questo caso si parla di clipping<br />
nelle ombre, o nelle luci. Come vedremo però,<br />
non sempre una foto con maggioranza di toni<br />
scuri può considerarsi sottoesposta, così come<br />
non sempre è da considerare sovraesposta una<br />
con molti toni chiari. Molto dipende dal tipo di<br />
scena che stiamo fotografando e dell'effetto<br />
che vogliamo ottenere. A questo punto leggere<br />
passivamente l'istogramma non basta più e<br />
occorre saperlo interpretare.<br />
Come si interpreta<br />
L'istogramma può dirci solo quanto chiara o<br />
scura sia una foto in senso assoluto, ma non<br />
può dirci da solo se sia sovra o sottoesposta<br />
rispetto al “giusto”. Quel “giusto” poi dipende<br />
dalla scena fotografata ma anche dal proprio<br />
gusto personale quindi è chiaro che i dati forniti<br />
dall'istogramma vanno interpretati<br />
diversamente di volta in volta. Mettiamo il caso<br />
che stiamo facendo un ritratto in studio con<br />
uno sfondo nero e che quest'ultimo occupi<br />
un’area considerevole, anche maggiore di<br />
quella del soggetto ritratto. Chiaramente<br />
l'istogramma presenterà una certa abbondanza<br />
di toni scuri, ma questo non significa che la foto<br />
è sottoesposta, perché l'unica area<br />
dell'immagine di cui ci interessa la corretta<br />
esposizione è quella occupata dal soggetto.<br />
Nell'impossibilità di leggere l'istogramma<br />
relativo al solo soggetto, non dobbiamo farci<br />
ingannare da questo istogramma spostato sulle<br />
ombre. Se i toni medi e chiari sono presenti (e<br />
di questo l'istogramma ci informa<br />
precisamente) possiamo stare tranquilli. Se<br />
però essi sono quasi del tutto assenti e<br />
l'istogramma è totalmente spostato nella metà<br />
di sinistra è il segnale che l'immagine potrebbe<br />
essere sottoesposta. La stessa cosa vale<br />
all'inverso con le alte luci se lo sfondo del<br />
ritratto è bianco, o comunque molto chiaro. In<br />
casi limite come questi non è infrequente<br />
anche avere un clipping sulle ombre o sulle alte<br />
luci. Questo però non ci deve preoccupare se il<br />
nostro intento è precisamente quello di avere<br />
uno sfondo completamente nero o<br />
completamente bianco: l'importante è che la<br />
perdita di dettaglio riguardi solo lo sfondo.<br />
Controllare e gestire il clipping<br />
Come accennato, per clipping si intende la<br />
presenza nella foto di aree prive di dettaglio,<br />
siano esse nelle alte luci, nelle ombre o in<br />
entrambe. Una forzata italianizzazione del<br />
termine inglese pretende che si parli di bianchi<br />
e neri “clippati”, ma pensiamo che gli italici<br />
termini “bruciati” per i bianchi e “bucati” per i<br />
neri, siano molto più indicati. Alcune<br />
fotocamere, specialmente se di fascia alta,<br />
permettono di evidenziare le aree interessate<br />
dalla perdita di dettaglio, fornendo così un<br />
ulteriore aiuto alla corretta interpretazione<br />
dell'istogramma. Quando questa opzione è<br />
attivata da menu le aree completamente<br />
bianche e/o quelle completamente nere<br />
lampeggiano colorandosi con due diverse<br />
tonalità. La maggior parte delle volte sulle<br />
fotocamere troviamo però solo l'evidenziazione<br />
delle alte luci bruciate, e non quella dei neri<br />
bucati. Vi invitiamo a consultare il libretto di<br />
istruzioni della vostra fotocamera per<br />
controllare la presenza di questo utile<br />
strumento. Se osservando l'istogramma di una<br />
foto appena scattata ci accorgiamo che c'è un<br />
clipping, come dobbiamo agire? Prima di tutto<br />
dobbiamo chiederci se il clipping è dovuto a<br />
una eccessiva sovra/sottoesposizione o se è<br />
“congenito” al tipo di scatto, come già visto<br />
nell'esempio dei ritratti con sfondi chiari o scuri<br />
o come accade sempre nei notturni urbani in<br />
cui i punti luminosi dei lampioni saranno<br />
ovviamente dei bianchi perfetti. Se possiamo<br />
Scelta stilistica<br />
Clipping sulle alte luci e sulle ombre,<br />
toni medi assenti, toni scuri prevalenti.<br />
In questo caso però si tratta di una<br />
precisa scelta stilistica. Una curiosità:<br />
istogramma deriva dal greco “istos” =<br />
trama e “gramma” = lettera<br />
dell’alfabeto. Foto di Giorgio Carlon.<br />
38 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
L'istogramma in postproduzione<br />
Teniamolo d’occhio: sarà una correzione più progressiva.<br />
Molti programmi di fotoritocco consentono di tenere sempre aperta una finestra in cui visualizzare<br />
come si modifica l'istogramma quando si interviene sull'immagine. In questo modo si evita di<br />
combinare guai perché ci si accorge subito se si stanno sacrificando dei dettagli. Molto utile lo<br />
strumento “Livelli” di programmi come Photoshop. Tre cursori, uno per i toni scuri, uno per i medi e<br />
uno per le luci, possono essere spostati generando così una modifica del grafico dell’istogramma che<br />
si riprecuote poi sulla luminosità di taluni elementi della nostra fotografia.<br />
L’immagine di partenza era molto povera di toni medi. Spostando verso sinistra il cursore<br />
dei medi, la parte dei toni scuri si è spostata verso la zona centrale dell’istogramma<br />
comportando uno schiarimento delle zone d’ombra.<br />
Rosso e basta<br />
A causa di una sovraesposizione, una vasta area del<br />
muro rosso ha perso ogni suo dettaglio, diventando un<br />
rosso puro. Nell’istogramma “a strati” di Adobe<br />
Camera RAW è evidenziato il clipping sul canale rosso.<br />
escludere questi casi procediamo ad adeguare<br />
l'esposizione. In caso di bianchi bruciati<br />
esponiamo di meno, al contrario esponiamo di<br />
più se ci sono neri bucati. Nei nuovi scatti<br />
vedremo il grafico dell'istogramma<br />
“distendersi”, spostandosi via via verso l'area<br />
centrale. Continuiamo a correggere<br />
l'esposizione finché lo spostamento del grafico<br />
non determina anche l'uscita dal clipping. Può<br />
capitare che nel tentativo di compensare per<br />
evitare di bruciare i bianchi si vadano a bucare i<br />
neri. Quando questo avviene vuol dire che la<br />
scena che stiamo fotografando ha<br />
semplicemente dei contrasti troppo forti per<br />
essere registrata nella sua interezza dal sensore.<br />
Potremmo anche dire, in una maniera un po'<br />
semplicistica ma che bene rende l'idea, che la<br />
gamma dinamica della scena eccede quella del<br />
sensore: un po' come se si volesse far entrare<br />
un oggetto troppo largo in una valigia troppo<br />
stretta. In questi casi l'unica cosa da fare se si<br />
vuole massimizzare la gamma dinamica è fare<br />
più scatti con diverse esposizioni (a soggetti<br />
immobili e con macchina sul cavalletto) da<br />
fondere insieme con i filtri digitali HDR o con la<br />
tecnica della mascheratura, che abbiamo<br />
illustrato approfonditamente su <strong>Fotografare</strong><br />
dello scorso Luglio.<br />
Tipi di istogramma:<br />
luminosità, RGB, singolo<br />
canale<br />
Finora abbiamo parlato dell'istogramma in<br />
generale, tralasciando infatti che esistono<br />
diversi tipi di istogramma, o meglio, diversi<br />
modi di rappresentarlo. Per le foto a colori<br />
possiamo avere l'istogramma luminosità,<br />
l'istogramma RGB, e l'istogramma a singolo<br />
canale. Il primo usa un algoritmo che<br />
interpreta la luminosità dei colori in modo<br />
simile a come la interpreta l'occhio umano.<br />
Questo è di solito l'istogramma mostrato sulle<br />
fotocamere. Il clipping però, inteso come area<br />
senza dettaglio, può riguardare non solo i<br />
bianchi o i neri, ma anche solo alcuni<br />
determinati colori. Pensiamo al caso di un fiore<br />
dai petali rossi interessato da una locale<br />
sovraesposizione. Se i petali non sono<br />
sovraesposti eccessivamente non diventano<br />
bianchi (comportando così un clipping delle<br />
alte luci) ma può succedere che un'area più o<br />
meno estesa del petalo sia completamente<br />
rossa, senza alcun dettaglio al suo interno. In<br />
questo caso si parla di clipping del canale<br />
rosso. Questo clipping non viene però<br />
evidenziato dall'istogramma luminosità. In<br />
molte fotocamere fortunatamente è possibile<br />
visionare anche i singoli istogrammi di ognuno<br />
dei tre colori fondamentali: rosso, verde e blu.<br />
Esiste poi un tipo di istogramma, che è il più<br />
usato nei programmi di fotoritocco, detto<br />
istogramma RGB, simile a quello della<br />
luminosità, ma in grado di evidenziare il<br />
clipping anche per i colori, perché i valori<br />
riportati sono la media geometrica di quelli dei<br />
tre istogrammi rosso, verde e blu. Alcuni<br />
programmi, come Adobe Camera RAW<br />
permettono infine di visualizzare l'istogramma<br />
RGB e quelli dei tre colori separati, l'uno<br />
sovrapposto all'altro. ■<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 39
TEST BRIDGE<br />
OLYMPUS STYLUS 1<br />
La bridge che non ti aspetti<br />
629<br />
euro<br />
Qui sotto c’è<br />
il piccolo flash<br />
incorporato, non<br />
molto potente, ma<br />
utile.<br />
Corpo robusto e<br />
ben sagomato.<br />
L’impugnatura è<br />
molto comoda.<br />
Il tappo a petalo<br />
ci solleva dal<br />
problema di<br />
dimenticare il<br />
tappo ovunque.<br />
Il tasto<br />
configurabile Fn2<br />
con levetta per<br />
commutare la<br />
ghiera dei<br />
diaframmi a<br />
ghiera di messa<br />
a fuoco manuale.<br />
Lo zoom da<br />
10,7x equivale<br />
a un 28-300mm<br />
f/2.8.<br />
A un primo sguardo sembra<br />
una mirrorless della serie<br />
OM-D, ma il sensore è più<br />
piccolino e al posto delle<br />
ottiche intercambiabili ha un<br />
megazoom luminoso f/2.8.<br />
di Matteo Virili<br />
Negli ultimi anni abbiamo assistito,<br />
anche nel settore delle bridge, a un<br />
progressivo assottigliamento della<br />
fascia bassa di mercato,<br />
controbilanciata dalla maggiore offerta di<br />
prodotti forse un po' più costosi ma finalmente<br />
appetibili anche dal fotografo esperto. Olympus<br />
non è restata a guardare e ha lanciato la sua<br />
proposta in questa categoria, che si chiama<br />
Stylus 1. Non è la solita bridge e a confermarlo ci<br />
pensa anche il design simile alle mirrorless serie<br />
OMD, il corpo robusto e pieno di controlli<br />
diretti e il mirino elettronico di generose<br />
dimensioni sormontato dalla slitta<br />
portaccessori. La lettura della scheda tecnica poi<br />
fuga ogni dubbio: sensore da 1/1,7”<br />
(7,44x5,58mm), non tanto grande ma<br />
nemmeno microscopico come quello delle<br />
compatte più economiche e un obiettivo dalla<br />
focale equivalente di ben 28300mm reso<br />
COSTRUZIONE<br />
òòòòò<br />
Un corpo macchina robustissimo<br />
e ben sagomato<br />
che rende l’uso comodo<br />
e piacevole.<br />
MESSA A FUOCO<br />
òòòò<br />
Molto veloce in tutte le<br />
condizioni di illuminazione.<br />
Solo in AF continuo<br />
non entusiasma.<br />
ESPOSIZIONE<br />
òòòò<br />
Tende a salvaguardare<br />
le alte luci, quindi può<br />
capitare che sottoesponga<br />
in controluce.<br />
QUALITÀ IMMAGINE<br />
òòòòò<br />
Molto elevata vista la taglia<br />
del sensore. A bassi<br />
ISO le foto sono nitide e<br />
hanno colori gradevoli.<br />
RUMORE ALTI ISO<br />
òòòò<br />
Nonostante il piccolo sensore<br />
da 1/1,7” si può scattare<br />
senza troppa ansia<br />
fino a 800 ISO.<br />
40 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
La ruota dei<br />
modi offre le<br />
modalità P,<br />
A, S e M e<br />
alcuni<br />
automatismi.<br />
La ghiera di<br />
regolazione<br />
attorno<br />
all’obiettivo.<br />
La slitta<br />
portaccessori<br />
permette di<br />
ampliare le<br />
possibilità di<br />
questa bridge.<br />
Il mirino<br />
elettronico mostra<br />
il 100% del<br />
campo inquadrato<br />
ed è molto fluido<br />
(conta 1.440.000<br />
pixel) e piuttosto<br />
ampio.<br />
Un’altra rotella di regolazione sporge dalla calotta superiore.<br />
Sulla destra il pulsante di scatto, d’accensione, per i video e<br />
la leva dello zoom.<br />
Il pulsante Fn1, a<br />
cui associare una<br />
funzione a<br />
piacere.<br />
Il display LCD da<br />
3” ha una<br />
risoluzione di<br />
1.040.000 pixel.<br />
Dal tasto “OK”<br />
si accede a un<br />
menu<br />
riepilogativo<br />
dei parametri di<br />
scatto.<br />
interessante dall'apertura massima di f/2.8 su<br />
tutta l'escursione focale. I concorrenti offrono<br />
bridge dalle caratteristiche simili ma con più<br />
performanti sensori da 1” (13,2x8,8mm)<br />
tuttavia un sensore più grande comporta<br />
tendenzialmente un'ottica di dimensioni<br />
maggiori, motivo per cui le proposte dei<br />
concorrenti sono sì capaci di una migliore<br />
qualità d'immagine anche a valori di sensibilità<br />
ISO più elevati, ma con un ingombro simile a<br />
quello di una reflex. La Olympus Stylus 1 è<br />
progettata per accontentare coloro che sono<br />
disposti a scendere a compromessi con la<br />
qualità d'immagine ad alti ISO ma non con la<br />
compattezza. La Stylus 1 infatti, pur essendo ben<br />
lontana dall'essere tascabile riesce a contenere<br />
molto bene le dimensioni, considerate le sue<br />
caratteristiche. Al tempo stesso però le<br />
dimensioni non sono così ridotte da rendere<br />
difficile l'impugnatura o da non permettere<br />
l'integrazione di un mucchio di controlli diretti<br />
sul corpo macchina che ne rendono immediato<br />
l'utilizzo.<br />
Come è fatta<br />
La Olympus Stylus 1 è una bridge... nonbridge!<br />
Intendiamo dire che solitamente questo tipo di<br />
fotocamere si fanno riconoscere per l'ingombro<br />
dell'obiettivo che le fa somigliare quasi tutte a<br />
delle reflex di fascia bassa con il 1855mm q<br />
PER QUALE USO?<br />
REPORTAGE<br />
VIAGGI<br />
PAESAGGIO<br />
SPORT<br />
STUDIO<br />
100%<br />
100%<br />
80%<br />
50%<br />
10%<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 41
LA OLYMPUS STYLUS 1 VISTA DA VICINO<br />
Ghiera attorno all’obiettivo<br />
La ghiera di regolazione attorno all’obiettivo<br />
scorre liscia anziché a scatti quando la si associa<br />
alla messa a fuoco azionando la levetta.<br />
Ai lati<br />
A sinistra le connessioni via USB/AV e HDMI.<br />
A destra il flash sollevato, il tasto per espellere<br />
il flash e la seconda levetta per lo zoom.<br />
Schermo inclinabile<br />
Lo schermo da 3” può essere inclinato di 90°<br />
verso l’alto e di 45° verso il basso per inquadrare<br />
da posizioni insolite.<br />
Batteria e scheda di memoria<br />
La batteria permette di fare circa 400 scatti con<br />
una carica. La scheda è una comune SD, il tipo<br />
di scheda più diffusa ed economica.<br />
Tappo a petalo<br />
Avvitando il tappo a petalo l’obiettivo potrà<br />
continuare a fuoriuscire tranquillamente, ma rimarrà<br />
protetto quando è retratto.<br />
Menu riepilogativo<br />
Premendo il tasto OK si accede a un menu riepilogativo<br />
dei parametri di scatto principali.<br />
Molto utile ed intuitivo.<br />
SCHEDA TECNICA<br />
DIMENSIONI MM/PESO G: 116x87x57 / 402.<br />
SENSORE: BSI-CMOS da 1/1,7” da 12 Megapixel<br />
RISOLUZIONE MIN/MAX: 640x480/3968x2976<br />
FORMATI IMMAGINE: JPEG, RAW, RAW+JPEG.<br />
SENSIBILITÀ DI RIFERIMENTO: da 100 a 12800 ISO<br />
BILANCIAMENTO DEL BIANCO: automatico, manuale<br />
con 6 modalità più 2 impostazioni personalizzate<br />
SCHERMO LCD: inclinabile touch da 3” con 1.040.000<br />
pixel<br />
SUPPORTO DI MEMORIA: SD/SDHC/SDXC.<br />
INTERFACCIA: USB 2.0, AV, HDMI, Wi-Fi, slitta accessori<br />
OBIETTIVO: equivalente a 28-300mm f/2,8 (fisso)<br />
FATTORE DI ZOOM: 10,7x ottico<br />
MESSA A FUOCO: automatica e manuale<br />
AUTOFOCUS: autofocus a rilevamento del contrasto su<br />
35 punti<br />
MIRINO: elettronico con 1.440.000 pixel, copertura<br />
100%, ingrandimento 1,15x, regolazione diottrica<br />
MODALITÀ VIDEO: Full HD 1920x1080/30p<br />
STABILIZZATORE IMMAGINE: sì, di tipo ottico<br />
MODI ESPOSIZIONE: Programmata, priorità diaframma,<br />
priorità tempi, manuale, automatico, scene.<br />
BRACKETING: 2 o 3 fotogrammi a passi di +/- 1/3, 2/3,<br />
1 EV.<br />
CORREZIONE ESPOSIZIONE: +/-3 EV a passi di 1/3 stop.<br />
BLOCCO ESPOSIZIONE: sì.<br />
FLASH INCORPORATO: sì (N.G. non dichiarato).<br />
TEMPI: da 60 sec. a 1/2000 di sec.<br />
SINCRO-FLASH: su tutti i tempi.<br />
MODI SCATTO: singolo, a raffica 7fps.<br />
FILTRO ND INCORPORATO: sì.<br />
ALIMENTAZIONE: pila ricaricabile agli ioni di litio BLS‐5.<br />
innestato. La Stylus 1 invece, pur potendo<br />
contare su uno zoom con apertura fissa f/2.8, ha<br />
una profondità di soli 5,7cm con l'obiettivo<br />
retratto. È anche vero che la quasi totalità delle<br />
bridge ha zoom con escursione focale da far<br />
girare la testa: è diventato normale ormai sentir<br />
parlare di zoom 50x, che coprono focali<br />
equivalenti comprese tra 24 e 1200mm, ma che<br />
sono anche scuri come la notte e coprono<br />
sensori microscopici! La Stylus 1 invece ha uno<br />
zoom ottico da “soli” 10,7x equivalente, come<br />
abbiamo detto, a un 28300mm f/2.8 che a<br />
dispetto della sua buona luminosità rimane<br />
compatto per via delle modeste dimensioni del<br />
sensore che deve coprire. A ben vedere si tratta<br />
di un compromesso, ma è ben studiato. I sensori<br />
da 1/1,7” infatti, pur essendo solo leggermente<br />
più grandi di quelli da 1/2,3” tipici delle<br />
compatte amatoriali, consentono una qualità<br />
d'immagine visibilmente superiore a questi<br />
ultimi. A bassi ISO inoltre è difficile notare la<br />
differenza tra una foto scattata con un sensore<br />
da 1/1,7” e una scattata con un sensore da 1”, a<br />
meno che non si facciano ingrandimenti oltre il<br />
formato 20x30cm. Il sensore della Stylus 1 è<br />
un CMOS retroilluminato e conta 12<br />
Megapixel. Non è stabilizzato, come<br />
avviene nelle mirrorless della casa, ma<br />
solo perché in questo caso lo<br />
stabilizzatore d'immagine è di tipo<br />
ottico, dunque integrato<br />
nell'obiettivo. Scattare con i semiautomatismi o<br />
con l'esposizione manuale è agevole grazie ai<br />
doppi controlli per tempi e diaframmi. I tempi si<br />
regolano con una rotella che sporge dalla calotta<br />
superiore, comodamente raggiungibile dal<br />
pollice destro, mentre per i diaframmi c'è<br />
un'apposita ghiera alla base dell'obiettivo.<br />
Spendiamo due parole su questa ghiera, perché<br />
nasconde una particolarità molto gradita.<br />
Normalmente procede a scatti, con ogni scatto<br />
corrispondente a una variazione di un terzo di<br />
stop, così da rendere più immediato capire di<br />
quanto si sta aprendo o chiudendo il diaframma<br />
o di quanto si sta compensando l'esposizione,<br />
senza dover tenere sempre d'occhio il valore<br />
mostrato sul mirino, ma se si sposta la levetta<br />
frontale (quella coassiale al pulsante Fn2)<br />
procede in maniera liscia e cambia la sua<br />
funzione servendo alla regolazione della messa a<br />
42 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
fuoco manuale. Davvero una bella trovata!<br />
Peccato solo che la ghiera non sia molto reattiva:<br />
alla sua rotazione non corrisponde un<br />
cambiamento immediato del valore che si sta<br />
regolando. È quasi immediato, ma non<br />
immediato, e anche se alla lunga ci si fa<br />
l'abitudine, resta un un po' fastidioso e ci ha<br />
lasciato con l'amaro in bocca, visto e considerato<br />
che l'altra rotella, quella per i tempi, non è<br />
affetta da questa problematica. È più reattiva<br />
nell'uso invece quando la si usa per regolare la<br />
messa a fuoco manuale. Nella sua modalità<br />
“liscia” la si può impostare anche per comandare<br />
lo zoom, ma in questo caso purtroppo torna a<br />
non essere reattiva come vorremmo. Poco male<br />
almeno per quel che riguarda lo zoom, dato che<br />
ci sono già due modi per comandarlo: tramite la<br />
classica levetta coassiale al pulsante di scatto o<br />
tramite un'altra levetta posta su un fianco, sotto<br />
al pulsante per l'estrazione del flash incorporato.<br />
Una inutile ripetizione? No, le due levette<br />
assolvono a due funzioni diverse. Per come sono<br />
impostate, la prima regola la lunghezza focale<br />
velocemente, la seconda più lentamente, cosa<br />
che può tornare utile durante le riprese video (in<br />
Full HD a 30p) in cui è preferibile effettuare<br />
zoomate più dolci. Così come nelle altre bridge di<br />
fascia alta della concorrenza, anche la Olympus<br />
Stylus 1 non risparmia sul mirino elettronico che<br />
è molto fluido, con i suoi 1.440.000 pixel e anche<br />
piuttosto ampio. È inoltre dotato di un sensore di<br />
prossimità che quando vi si avvicina l'occhio<br />
attiva il mirino. e di una rotella per la regolazione<br />
diottrica. Sopra il mirino troviamo il piccolo flash<br />
a scomparsa sufficiente giusto per schiarire un<br />
ritratto in controluce o per illuminare stanze di<br />
medie dimensioni. È comunque sempre<br />
possibile montare un flash esterno sulla slitta<br />
portaccessori: ce ne sono diversi, piuttosto<br />
compatti, con numero guida 20, ma nulla vieta di<br />
montarne uno assai più potente, anche se è<br />
facile che pesi più della fotocamera! Il display,<br />
che misura 3” e conta 1.040.000 pixel, è<br />
inclinabile di 90° verso l'alto e di 45° verso il<br />
basso, per facilitare riprese da punti insoliti. La<br />
Stylus 1 registra le immagini su una scheda SD,<br />
che trova alloggiamento sotto lo stesso sportello<br />
dove si trova la batteria, batteria in grado di<br />
garantire quasi 400 scatti. La ricarica avviene<br />
tramite un caricabatteria esterno, comoda<br />
soluzione qualora si senta il bisogno di caricare<br />
una seconda batteria. Sul fronte della<br />
connettività la Stylus 1 ha le prese USB/AV e<br />
HDMI oltre al WiFi tramite il quale può dialogare<br />
con lo smartphone, che può usare anche come<br />
controllo remoto. q<br />
IL RUMORE<br />
JPEG<br />
RAW<br />
125<br />
200<br />
400<br />
ALLA PROVA DEI FATTI<br />
Ecco come va la bridge di fascia alta Olympus<br />
800<br />
NITIDEZZA<br />
1600<br />
A bassi ISO le<br />
immagini sfornate<br />
dalla Stylus 1 sono<br />
molto nitide, merito<br />
in questo caso anche<br />
dell’obiettivo dallo<br />
zoom non esagerato.<br />
A dirla tutta se si<br />
tiene bassa la<br />
sensibilità ISO è<br />
davvero difficile<br />
notare differenze tra<br />
le foto fatte con<br />
questa bridge e<br />
quelle fatte con<br />
fotocamere con<br />
sensore da 1”. Ovvio<br />
che a ISO più alti le<br />
cose cambiano.<br />
3200<br />
6400<br />
12800<br />
Il sensore della Olympus Stylus 1 è di tipo 1/1,7”, cioè<br />
misura 7,44x5,58mm. Più grande di quello delle<br />
compatte amatoriali ma più piccolo di quelli da 1”,<br />
garantisce comunque una buona resa fino a 800 ISO.<br />
Anche a 1600 ISO tuttavia si può scattare, mentre da<br />
3200 in poi il disturbo è troppo evidente.<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 43
Sul campo<br />
È una fotocamera che si usa comodamente sia<br />
per via della posizione dei comandi ben studiata<br />
che per l'impugnatura ben sagomata. Il menu<br />
interno non è dei più intuitivi, a nostro avviso,<br />
ma fortunatamente tutti i parametri di ripresa di<br />
maggiore interesse sono riepilogati in un menu<br />
rapido a cui si accede premendo il tasto “OK”.<br />
Questo menu permette di continuare a<br />
osservare la scena inquadrata e mostra su una<br />
fascia verticale il parametro da modificare e su<br />
una orizzontale le varie opzioni possibili per quel<br />
parametro. Niente ansia di perdere il tappo: la<br />
Stylus 1 viene venduta con un copriobiettivo a 4<br />
petali che lascia fuoriuscire l'ottica e si richiude<br />
quando questo viene retratto. La velocità<br />
operativa è notevole, anche quando si usa la<br />
raffica da 7 fps o quando salvano i file<br />
contemporaneamente in RAW e JPEG.<br />
L'autofocus è molto reattivo in tutte le<br />
condizioni di illuminazione. Funziona molto<br />
bene in modalità AF singolo, ma non ci ha<br />
impressionati con l'AF continuo<br />
nell'inseguimento di soggetti in movimento,<br />
settore in cui le compagne di banco Panasonic<br />
sono ancora ben lontane dall'essere battute.<br />
Dal momento che il diaframma non può essere<br />
chiuso oltre f/8 e l'otturatore centrale non<br />
permette tempi più brevi di 1/2000 di secondo,<br />
la Stylus 1 incorpora un filtro ND attivabile dal<br />
menu riepilogativo quando necessario.<br />
La qualità delle immagini<br />
Fino a un paio di anni fa una compatta con<br />
sensore da 1/1,7” (7,44x5,58mm) era<br />
immediatamente considerata di fascia alta.<br />
Oggi, con l'invasione di compatte con sensore<br />
da 1”, sembra quasi che quella del sensore da<br />
1/1,7” sia una scelta “sfigata”, che non è né<br />
carne né pesce? Ma chi l'ha detto? Quando<br />
abbiamo rivisto le foto scattate con la Stylus 1 le<br />
abbiamo trovate nitide e molto gradevoli nella<br />
resa cromatica, una caratteristica troppo poco<br />
spesso presa in considerazione nella scelta di una<br />
fotocamera. Inoltre le foto scattate ad alti ISO si<br />
sono dimostrate del tutto comparabili, come<br />
dettaglio, a quelle scattate in condizioni simili con<br />
compatte da 1”. Ovviamente quando si comincia<br />
ad alzare la sensibilità le cose cambiano, ma fino<br />
a 800 ISO la perdita di dettaglio è accettabile.<br />
Anche a 1600 ISO tuttavia è ancora possibile<br />
scattare con soddisfazione se si è disposti ad<br />
accettare qualche compromesso sulla qualità<br />
d'immagine. La riduzione del disturbo sul file<br />
JPEG riesce comunque a ridurre bene il rumore<br />
cromatico senza essere troppo aggressiva con il<br />
dettaglio. In parole povere, le immagini ad alti<br />
ISO mostrano chiaramente la grana ma non sono<br />
appiattite e slavate. In generale, ad alti o a bassi<br />
ISO che sia, l'esportazione JPEG interna della<br />
macchina è molto buona e ciò significa che non è<br />
necessario scattare sempre in RAW per ottenere<br />
una buona qualità.<br />
Conclusioni<br />
Una fotocamera effettivamente progettata<br />
molto bene, frutto di vari compromessi, certo,<br />
ma in un certo senso, veramente completa. Il<br />
prezzo non è certo bassisimo, ma è tutto<br />
sommato ampiamente giustificato dalle ottime<br />
dotazioni tecniche. ■<br />
ESPOSIZIONE<br />
CONTROLUCE<br />
OFF<br />
LUCE A FAVORE<br />
Il “cervello” esposimetrico della Olympus Stylus 1 tende a salvaguardare la leggibilità delle alte luci, cosa<br />
che a volte comporta eccessive sottoesposizioni in controluce, che bisogna ricordarsi di compensare<br />
adeguatamente in fase di scatto.<br />
STABILIZZATORE<br />
Diversamente dalle mirrorless della casa, che usano lo stabilizzatore sul sensore, la Olympus Stylus 1 ha uno<br />
stabilizzatore ottico sull’obiettivo. Si è dimostrato piuttosto efficace anche se certo non fa miracoli. Unito<br />
alla buona luminosità dell’obiettivo permette l’uso di focali lunghe anche quando la luce scarseggia.<br />
Ecco un caso<br />
esemplare di<br />
sottoesposizione in<br />
controluce. Di per sé<br />
non è un errore perché<br />
se si scatta in RAW si<br />
possono in questo<br />
modo preservare le<br />
alte luci recuperando<br />
luminosità sulle ombre<br />
in postproduzione. Se<br />
si scatta in JPEG però è<br />
meglio compensare<br />
l’esposizione.<br />
ESCURSIONE FOCALE<br />
28mm<br />
ILLUMINAZIONE CRITICA<br />
300mm<br />
ON<br />
Lo zoom da 10,7x<br />
equivalente a un 28<br />
300mm è più che<br />
sufficiente per ogni<br />
genere di ripresa.<br />
Guardate qui a lato il<br />
Colosseo nella sua<br />
interezza e i<br />
lontanissimi operai al<br />
lavoro per<br />
restaurarlo.<br />
44 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
INTERNI ALTI ISO<br />
GAMMA DINAMICA<br />
100<br />
800<br />
JPEG RAW CON RECUPERO OMBRE +100<br />
1600<br />
Nonostante il sensore non sia dei più ampi<br />
dimostra una buona gamma dinamica per<br />
la categoria. Qui sopra lo stesso file in JPEG<br />
così come uscito dalla macchina e il file<br />
RAW con il recupero ombre impostato al<br />
massimo in Adobe Camera RAW.<br />
WB AUTO<br />
3200<br />
I dettagli a fianco<br />
mostrano come fino<br />
a 800 ISO la qualità<br />
d’immagine sia<br />
abbastanza ben<br />
preservata. A 3200<br />
ISO invece il rumore<br />
diventa eccessivo.<br />
WB TUNGSTENO<br />
Il bilanciamento del bianco automatico non è<br />
certo il cavallo di battaglia della Olympus Stylus 1.<br />
Con illuminazione al tungsteno (3200 K)<br />
otteniamo una dominante calda non trascurabile.<br />
RESA CROMATICA<br />
Una delle cose<br />
che ci è piaciuta<br />
di più della<br />
Olympus Stylus<br />
1 è la resa<br />
cromatica. Si<br />
tratta di una<br />
caratteristica<br />
spesso lasciata<br />
in secondo<br />
piano nella<br />
scelta di una<br />
fotocamera,<br />
quando in<br />
realtà riveste<br />
un’importanza<br />
cruciale! I colori<br />
sono fedeli alla<br />
realtà, mai<br />
troppo saturi,<br />
perfino nelle<br />
tonalità del<br />
verde e del<br />
rosso, di solito<br />
le più critiche.<br />
CI PIACE<br />
• Qualità a bassi ISO<br />
• Corpo molto robusto<br />
• Autofocus molto veloce<br />
• Rumore fino a 800 ISO<br />
• Qualità JPEG<br />
• Ottima ergonomia<br />
• Molti tasti per l’accesso<br />
diretto alle funzioni<br />
• Altamente configurabile<br />
• Filtro ND incorporato<br />
• Resa cromatica<br />
• Ghiera obiettivo può<br />
procedere a scatti o liscia<br />
• Otturatore molto discreto<br />
• Gamma dinamica<br />
• Slitta portaccessori<br />
• Tappo a petalo<br />
• Doppia leva dello zoom<br />
• Velocità del motore dello<br />
zoom regolabile<br />
NON CI PIACE<br />
• AF continuo<br />
• Ghiera obiettivo non<br />
sempre reattiva<br />
• A volte sottoespone<br />
troppo nei controluce<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 45
TEST COMPATTA<br />
30X CON IL MIRINO<br />
Panasonic Lumix TZ60<br />
400<br />
euro<br />
La Panasonic Lumix TZ60<br />
porta i benefici del mirino<br />
elettronico incorporato su<br />
una compatta di dimensioni<br />
tascabili, ma con zoom ottico<br />
da ben 30x.<br />
di Matteo Virili<br />
In casa Panasonic, la serie di fotocamere con<br />
la sigla “TZ” raggruppa quelle compatte<br />
digitali amatoriali che pur avendo dimensioni<br />
tascabili possono contare su un obiettivo<br />
zoom dall'escursione focale molto grande. Con la<br />
TZ60, Panasonic cerca di attirare verso questo<br />
tipo di compatte anche l'interesse dei<br />
fotoamatori più esigenti e lo fa mettendo una<br />
utile ghiera di regolazione attorno all'obiettivo,<br />
introducendo la possibilità di scattare anche in<br />
formato RAW e, in particolare, con l'integrazione<br />
di un mirino elettronico, che rende molto più<br />
agevole l'uso della fotocamera sotto il sole,<br />
quando lo schermo diventa niente più che un<br />
rettangolo nero. Un gradito “effetto collaterale”<br />
del mirino è poi quello di aiutare a mantenere<br />
stabile la fotocamera mentre si inquadra: è<br />
evidente infatti che le vibrazioni si riducono<br />
considerevolmente tenendo la fotocamera<br />
appoggiata al viso piuttosto che lontano dal<br />
corpo con le braccia tese. Degno di nota anche<br />
l'aumento dell'escursione focale dello zoom, che<br />
arriva a ben 30x. Questo però a nostro parere<br />
non si può includere tra i miglioramenti volti a<br />
conquistare un pubblico più esigente ma, al<br />
contrario, di un espediente per continuare ad<br />
attirare l'altra fascia d'utenza, quella meno<br />
esperta, che non sapendo come valutare una<br />
compatta finisce per basare la propria scelta sui<br />
COSTRUZIONE<br />
òòòò<br />
Globalmente molto solida<br />
a parte alcuni punti. Ben<br />
sagomata per una comoda<br />
impugnatura.<br />
MESSA A FUOCO<br />
òòòòò<br />
L’autofocus è molto<br />
veloce, anche in interni<br />
poco illuminati e alle<br />
focali tele più spinte.<br />
ESPOSIZIONE<br />
òòòòò<br />
Un ottimo circuito<br />
esposimetrico. Anche<br />
con forti contrasti se la<br />
cava bene.<br />
QUALITÀ IMMAGINE<br />
òòò<br />
È quella di una compatta<br />
amatoriale. I dettagli più<br />
fini sono un po’ impastati<br />
anche a bassi ISO.<br />
RUMORE ALTI ISO<br />
òòò<br />
Oltre 400 ISO il rumore<br />
non è più trascurabile. 800<br />
è il limite da non superare<br />
se si vuole stampare.<br />
46 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
grandi numeri (di “per” dello zoom e di<br />
megapixel del sensore soprattutto) strillati sul<br />
volantino.<br />
Come è fatta<br />
La Panasonic Lumix TZ60, a dispetto delle sue<br />
piccole dimensioni, è una compatta<br />
dall'impugnatura comoda. Due sporgenze<br />
gommate, una anteriore per accogliere il medio<br />
e una posteriore per poggiare il pollice, aiutano a<br />
mantenere salda la presa. Globalmente è una<br />
fotocamera solida, che però trova il suo tallone<br />
d'Achille nella leva dello zoom e nella rotella dei<br />
modi d'esposizione che non ci sono parsi sullo<br />
stesso livello costruttivo del resto della<br />
fotocamera. La ghiera di regolazione attorno<br />
all'obiettivo è sicuramente un valore aggiunto,<br />
ma purtroppo è liscia, priva di scatti, dunque per<br />
capire di quanto si sta variando un certo<br />
parametro è obbligatorio tenere d'occhio lo<br />
schermo non potendosi affidare ad alcuna<br />
risposta di tipo tattile. In alternativa si può usare<br />
la rotella posteriore (incorporata nel<br />
multiselettore a 4 vie per navigare nel menu),<br />
quest’ultimo dotato di scatti. Quando si usa<br />
l’esposizione manuale il primo regola i<br />
diaframmi, il secondo i tempi. L’obiettivo, come<br />
detto, è uno zoom con escursione focale 30x: per<br />
la precisione è equivalente a un 24720mm su<br />
full frame, dunque si va da un ampio<br />
grandangolo a un tele molto spinto. Dovendo<br />
adattarsi alla compattezza della fotocamera non<br />
è molto luminoso: f/3.3 all’estremità<br />
grandangolare e f/6.4 su quella tele: da qualche<br />
parte doveva pur pendere l’ago della bilancia.<br />
Questo significa che difficilmente le focali tele<br />
troveranno un utilizzo pratico se non in esterni e<br />
nelle ore centrali della giornata. Il sensore CMOS<br />
da 18,1 Megapixel misura 1/2,3” (6,17x4,55mm),<br />
dunque è di dimensioni molto ridotte e non<br />
bisogna aspettarsi chissà quali prestazioni in<br />
quanto a definizione dei particolari più minuti e<br />
tenuta del rumore elettronico. Panasonic<br />
dichiara una durata della batteria di circa 300<br />
scatti, che possiamo confermare. Per la ricarica<br />
basta collegare l’adattatore per la spina a muro e<br />
il cavo USB forniti nella confezione alla presa<br />
microUSB della fotocamera. Se da un lato ciò<br />
permette di risparmiare spazio in valigia non<br />
dovendo portare con sé anche un caricabatterie<br />
più o meno ingombrante, ripropone il solito<br />
problema dell’impossibilità di caricare una<br />
seconda batteria mentre si è in giro a usare la<br />
fotocamera. Per chi ci tiene ad annotare<br />
meticolosamente i luoghi esatti in cui ha scattato<br />
le proprie foto la Panasonic Lumix TZ60 integra<br />
un ricevitore GPS che consente di salvare le<br />
coordinate geografiche nelle proprietà<br />
dell’immagine. A questo proposito vi invitiamo a<br />
rileggere il nostro approfondimento sul<br />
geotagging pubblicato sul numero scorso. Oltre<br />
alla microUSB la TZ60 offre anche la presa<br />
microHDMI per il collegamento alla TV e la<br />
connettività WiFi con NFC che consente<br />
PER QUALE USO?<br />
REPORTAGE<br />
VIAGGI<br />
FAMIGLIA<br />
SPORT<br />
STUDIO<br />
90%<br />
80%<br />
80%<br />
50%<br />
10%<br />
LA SUPERZOOM TUTTOFARE DA VICINO<br />
Ghiera di regolazione<br />
La ghiera di regolazione attorno all’obiettivo è<br />
utile ma non tanto comoda perché senza scatti.<br />
A sinistra vediamo il piccolo flash N.G. 6,4.<br />
Interfacce<br />
Le connessioni via cavo della TZ60 sono la microUSB<br />
e la microHDMI. Senza fili invece c’è il<br />
Wi-Fi con modulo NFC.<br />
Mirino di base... ma utile<br />
È un mirino elettronico piccolo e scarsamente<br />
definito (200.000 pixel) ma si rivela utile quando<br />
lo schermo risulta illeggibile per via del sole.<br />
Slot batteria e scheda<br />
La TZ60 utilizza schede di memoria SD/SDHC/<br />
SDXC. La batteria permette fino a circa 300<br />
scatti prima di alzare bandiera bianca.<br />
Caricabatterie interno<br />
Per caricare la batteria si collega il cavo USB<br />
con adattatore fornito alla macchina. Comodo<br />
e salvaspazio se si usa una sola batteria.<br />
Q Menu<br />
Il Q Menu, a cui si accede da un apposito pulsante<br />
sul dorso, riepiloga i parametri di scatto<br />
più usati mentre si continua a inquadrare.<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 47
IL RUMORE AL CRESCERE DEGLI ISO<br />
JPEG<br />
160 200 400 800<br />
1600 3200 6400<br />
RAW<br />
160 200 400 800<br />
1600 3200 6400<br />
Il sensore CMOS da 18,1 Megapixel della Panasonic Lumix TZ60 ha la stessa taglia di quello di molte altre compatte amatoriali. Non gli si può chiedere chissà<br />
quali prestazioni ad alti valori ISO. Dai dettagli qui sopra appare evidente come dopo gli 800 ISO la qualità scenda in maniera drastica.<br />
COLORI<br />
NITIDEZZA<br />
La Panasonic Lumix TZ60 è caratterizzata da una<br />
resa cromatica decisa con gialli e verdi<br />
particolarmente saturi. Le tonalità del cielo sono<br />
invece più fedeli.<br />
SCHEDA TECNICA<br />
DIMENSIONI MM: 111x64x34<br />
PESO G: 240<br />
ELEMENTO SENSIBILE: CMOS da 1/2,3” con 18.1 Mp<br />
RISOLUZIONE MIN/MAX: 640x480/4896x3672<br />
FORMATI IMMAGINE: JPEG, RAW, RAW+JPEG<br />
SENSIBILITÀ DI RIFERIMENTO: da 100 a 6400 ISO<br />
BILANCIAMENTO DEL BIANCO: automatico, manuale con 4<br />
modalità più una personalizzata<br />
SCHERMO LCD: Touchscreen da 3” con 920.000 pixel<br />
SUPPORTO DI MEMORIA: SD/SDHC/SDXC<br />
INTERFACCIA: USB 2.0, AV, HDMI, Wi-Fi + NFC<br />
OBIETTIVO: equivalente a 24-720mm f/3,3-6,4<br />
FATTORE DI ZOOM: 30x ottico, 4x digitale<br />
MESSA A FUOCO: automatica, manuale<br />
MIRINO: elettronico da 200.000 pixel<br />
MODALITÀ VIDEO: Full HD 1920x1080/50,25fps<br />
TEMPI: da 4 sec. a 1/2000 di sec.<br />
ALIMENTAZIONE: 1 pila ricaricabile agli ioni di litio<br />
WB AUTO<br />
Anche a bassi ISO le<br />
immagini denotano<br />
un leggero<br />
impastamento dei<br />
dettagli più fini.<br />
Tutto normale vista<br />
la piccola taglia del<br />
sensore.<br />
WB TUNGSTENO<br />
Ottimo il comportamento del bilanciamento del<br />
bianco automatico, anche con luci miste. Qui le<br />
matite sono illuminate con lampade al tungsteno.<br />
ESCURSIONE FOCALE<br />
24mm<br />
720mm<br />
Lo zoom 30x permette la ripresa di ampi spazi<br />
così come di dettagli lontani.<br />
48 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
ESPOSIZIONE<br />
LUCE A FAVORE<br />
CONTROLUCE<br />
Le due foto qui sopra, scattate dallo stesso punto semplicemente voltandoci per avere il sole alle spalle o<br />
di fronte, dimostrano il buon comportamento dell’esposimetro di questa Panasonic.<br />
FILL-IN<br />
FLASH OFF<br />
MACRO<br />
Alla focale più grandangolare si può mettere a<br />
fuoco fino a circa 2 centimetri dal soggetto per<br />
delle macro facili e divertenti.<br />
FLASH ON<br />
Quando si usa il flash in controluce la fotocamera sottoespone intenzionalmente per migliorare la<br />
leggibilità dello sfondo, ma il piccolo flash non sempre riesce a illuminare a sufficienza il primo piano.<br />
RUMORE ALTI ISO<br />
La foto sopra è stata scattata in<br />
JPEG a 800 ISO. È questo il<br />
valore da non oltrepassare se si<br />
vuole una buona qualità anche<br />
in stampa.<br />
numerose possibilità, tra cui quella di trasferire le<br />
foto sulla memoria del cellulare o usare lo<br />
schermo di quest’ultimo come uno scatto<br />
remoto da cui poter anche visionare a distanza la<br />
scena inquadrata. Il prezzo di listino della TZ60 è<br />
di 400 euro, ma in alcuni negozi è possibile<br />
trovarla anche a circa 350.<br />
Sul campo<br />
Partiamo dalle nostre impressioni sulla novità più<br />
interessante di questo modello, cioè il mirino<br />
elettronico. Ebbene, utile è utile, ma ci ha<br />
lasciato con un po’ di amaro in bocca perché non<br />
è nemmeno lontanamente paragonabile a quelli<br />
in uso sulle mirrorless della casa. È piccolo e poco<br />
definito: solo 200.000 pixel, contro gli oltre 2<br />
milioni dei top di gamma. Nella pratica significa<br />
vedere l’immagine a mirino evidentemente<br />
sgranata. Difficile comunque aspettarsi di più:<br />
integrarvi un mirino più grande e performante<br />
avrebbe forse aumentato le dimensioni e reso<br />
necessario un prezzo di listino che sarebbe stato<br />
fuori mercato per la fascia d’appartenenza. Il<br />
mirino non si attiva automaticamente quando si<br />
avvicina l’occhio perché manca il sensore di<br />
prossimità. Bisogna dunque premere il tasto LVF<br />
sulla destra del mirino per usarlo e ricordarsi di<br />
ripremerlo per tornare a usare il monitor.<br />
Insomma, un mirino un po’ scomodo quello<br />
della TZ60, ma comunque utile, perché aiuta a<br />
inquadrare quando la troppa luce ambientale<br />
crea insopportabili riflessi sulla superficie del<br />
display. Molto utile il pulsante Q Menu, tramite il<br />
quale accedere a gran parte dei parametri di<br />
ripresa senza perdere d’occhio cosa si sta<br />
inquadrando. Un pregio innegabile della TZ60 è<br />
senza dubbio la sua velocità operativa: ha un AF<br />
davvero molto veloce anche in interni e tra uno<br />
scatto e l’altro non passa più di mezzo secondo<br />
anche facendo decine di scatti consecutivi.<br />
Questo ovviamente a patto di scattare in JPEG. In<br />
RAW e RAW+JPEG i tempi di salvataggio si<br />
allungano a circa 12 secondi: comunque un<br />
tempo ragionevole.<br />
I risultati<br />
Con dotazioni da fotocamera avanzata, il sensore<br />
rimane quello di una compatta amatoriale. Ciò<br />
significa che se usata di giorno e a basse<br />
sensibilità sforna fotografie gradevoli che però<br />
mostrano un certo impastamento dei dettagli<br />
fini: superando i 400 ISO il rumore non è più<br />
trascurabile. A 800 le immagini sono ancora<br />
utilizzabili ma non andare oltre, a meno che la<br />
distinazione delle foto non sia la condivisione in<br />
bassa risoluzione. L’estesissimo zoom invece<br />
dobbiamo dire che mantiene un buon livello di<br />
dettaglio anche all’estremità tele, di solito la più<br />
critica su questi zoom da record. A 720mm<br />
equivalenti ogni vibrazione della mano si traduce<br />
in un terremoto e qui lo stabilizzatore ottico<br />
integrato torna davvero utile.<br />
Conclusioni<br />
La Panasonic Lumix TZ60 è un ibrido tra una<br />
compatta per fotografi alle prime armi e una da<br />
utenti esperti. Il prezzo fa pendere l’ago della<br />
bilancia verso l’utente esperto che bisogna<br />
vedere se è disposto a pagare la comodità di una<br />
compatta tuttofare con una qualità non scadente<br />
ma neanche eccelsa. ■<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 49
TEST COMPATTA<br />
IBRIDA MA NON TROPPO<br />
Samsung Galaxy Camera 2<br />
di Matteo Virili<br />
400<br />
euro<br />
Samsung tenta ancora una volta di dare nuovo<br />
smalto alle compatte imitando i cellulari,<br />
che ne stanno determinando la crisi.<br />
Tra prodotti più o meno interessanti, più<br />
o meno utili, più o meno innovativi,<br />
possiamo dire che da tre anni a questa<br />
parte non c'è proprio di che lamentarsi<br />
in quanto a varietà di fotocamere lanciate dai<br />
vari produttori che sembrano rincorrersi a suon<br />
di modelli sempre più strani o sempre più<br />
performanti, molto più che in passato.<br />
Responsabile di ciò è il sempre più massiccio<br />
uso del telefono cellulare come fotocamera<br />
che ha comportato in questi ultimi anni una<br />
pesante crisi del settore delle compatte di<br />
fascia bassa, cosa che ha costretto i produttori<br />
a riorganizzarsi. Tutti hanno ridotto, chi più chi<br />
meno, la varietà di compatte di fascia bassa e<br />
contemporaneamente hanno studiato nuove<br />
soluzioni, alcune davvero innovative, per<br />
rendere ancora appetibile l'acquisto di una<br />
fotocamera compatta. Ecco dunque fiorire<br />
un'infinità di modelli di fascia alta con sensori<br />
di generose dimensioni e, parallelamente, un<br />
certo numero di compatte che, non puntando<br />
a differenziarsi dai cellulari tramite la superiore<br />
qualità d'immagine, scendono a patti con<br />
questi ultimi adottando parte delle loro<br />
funzioni e della loro “filosofia”. È il caso delle<br />
compatte che possono connettersi a internet e<br />
hanno un sistema operativo mobile integrato,<br />
come la Samsung Galaxy Camera 2, su cui fa<br />
bella mostra di sé un grande schermo da 4,8”<br />
tramite il quale, oltre a inquadrare, si può<br />
interagire con il sistema operativo Google<br />
Android, che aggiunge una serie di funzioni che<br />
altrimenti sarebbero prerogativa dei soli<br />
cellulari. Sul numero di Marzo 2013 testammo<br />
il primo modello, chiamato semplicemente<br />
Samsung Galaxy Camera. Le due fotocamere si<br />
somigliano molto e il nuovo modello non<br />
rivoluziona il progetto originario. In realtà lo<br />
COSTRUZIONE<br />
òòòò<br />
Molto solida e ben rifinita.<br />
L'impugnatura è comoda<br />
ma i comandi sono troppo<br />
pochi.<br />
MESSA A FUOCO<br />
òòò<br />
Non una scheggia ma<br />
abbastanza veloce per le<br />
situazioni di ripresa più<br />
comuni.<br />
ESPOSIZIONE<br />
òòòò<br />
Quasi sempre buona.<br />
Solo con i controluce<br />
spinti tende a<br />
sottoesporre.<br />
QUALITÀ IMMAGINE<br />
òò<br />
Ci aspettavamo di più.<br />
L’ottica non è mai molto<br />
incisa, specialmente all'estremità<br />
tele.<br />
RUMORE ALTI ISO<br />
òò<br />
Evidente già a 800 ISO,<br />
ma il pubblico cui si rivolge<br />
spesso vede le foto<br />
solo su piccoli schermi.<br />
50 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
NEL DETTAGLIO<br />
ridimensiona un po' soprattutto per quel che<br />
riguarda le opzioni di connettività. Il modello<br />
originario infatti esisteva in due versioni: una<br />
con la sola connettività WiFi e un'altra con<br />
connettività 3G/4G, quello attuale esiste invece<br />
solo in versione WiFi. In soldoni, e spiegato<br />
anche a chi non se ne intende, significa che<br />
nella versione 3G/4G si poteva infilare una Sim<br />
Card come quella dei telefonini per collegarsi a<br />
internet sfruttando la rete cellulare, mentre<br />
nella versione solo WiFi bisogna sfruttare il<br />
segnale senza fili generato da un modem WiFi,<br />
domestico o pubblico. Il motivo di questa<br />
scelta sta forse nella volontà dell'azienda di<br />
non accavallare questo prodotto con il suo<br />
Samsung Galaxy K Zoom, che è un vero e<br />
proprio cellulare (con, udite udite, anche la<br />
possibilità di telefonare!) caratterizzato da una<br />
fotocamera integrata con zoom ottico 10x.<br />
Come è fatta<br />
E' “solo” una fotocamera, anche se quel grosso<br />
schermo touch posteriore può trarre in<br />
inganno. La Galaxy Camera 2, è evidente, non è<br />
stata studiata per gli appassionati di fotografia<br />
più esigenti, che desiderano avere un buon<br />
numero di controlli fisici, anziché un enorme<br />
schermo touch con cui fare quasi tutto, bensì<br />
per quell'utenza interessata al gadget<br />
stravagante e alla condivisione istantanea di<br />
foto e video sui social network. Compatta nel<br />
nome, ma non troppo nelle dimensioni, che<br />
ricordano più quelle di una mirrorless con<br />
sensore APSC che non quelle di una compatta<br />
tascabile. Del resto lo schermo da 4,8” impone<br />
di suo che la fotocamera sia molto larga. Gli<br />
unici controlli fisici sul corpo macchina sono il<br />
tasto di accensione/spegnimento, il pulsante di<br />
scatto, la levetta coassiale a quest'ultimo per<br />
azionare lo zoom e il tasto per l'espulsione del<br />
flash incorporato. La Galaxy Camera 2 è dotata<br />
di un sensore da 1/2,3” (6,17x4,55mm) in linea<br />
con quello delle altre compatte amatoriali,<br />
sormontato da un'obiettivo zoom 21x<br />
equivalente a un 23483mm f/2.85.9, quasi<br />
identico a quello del modello precedente. Sono<br />
talmente tanti i punti di contatto con il primo<br />
modello che si fa prima a dire che cosa è<br />
cambiato: oltre alla già citata assenza della<br />
versione con connettività 3G/4G, le differenze<br />
principali riguardano una batteria più<br />
performante (fino a 400 scatti dichiarati) e un<br />
processore più potente che ora è un quadcore<br />
da 1,4GHz. Fa strano sentire “processore quadcore”,<br />
quando si parla di una fotocamera, ma<br />
Flash incorporato<br />
Tramite un pulsante sulla calotta si estrae il<br />
piccolo flash della Samsung Galaxy Camera 2,<br />
con numero guida 4.<br />
USB e cuffie<br />
Su un lato della fotocamera troviamo l’ingresso<br />
jack 3,5mm per le cuffie e uno sportellino<br />
che nasconde la presa microUSB.<br />
Ricarica interna<br />
Per caricare la batteria non serve estrarla e metterla<br />
in un caricatore esterno. Basta collegare al<br />
cavo microUSB l’adattatore fornito.<br />
Wi-Fi con NFC<br />
Per associare un dispositivo a cui trasferire le<br />
foto via Wi-Fi si può avvicinarlo al modulo NFC<br />
della fotocamera, se compatibile.<br />
Slot batteria e scheda di memoria<br />
Se si usa solo la funzione foto la batteria dura per<br />
circa 400 scatti. La memoria interna è da 8 GB.<br />
Se non basta c’è uno slot per schede microSD.<br />
Filettatura treppiedi<br />
Scheda di memoria e batteria non possono essere<br />
sostituite se la fotocamera è sullo stativo: la<br />
filettatura è troppo vicina allo sportello.<br />
Schermate<br />
Sopra, a sinistra: uso<br />
della modalità manuale.<br />
A destra: menu delle<br />
funzioni. Qui a fianco: le<br />
foto possono essere modificate<br />
e inviate facilmente<br />
anche subito<br />
dopo lo scatto.<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 51
IL RUMORE<br />
AL VARIARE<br />
DEGLI ISO<br />
ESCURSIONE FOCALE<br />
23mm<br />
483mm<br />
L’obiettivo è uno zoom 21x equivalente a un<br />
23483mm f/2.85.9. All’estremità tele la<br />
qualità ottica non è entusiasmante.<br />
100 200<br />
ESPOSIZIONE<br />
400 800<br />
1600 3200<br />
Rumore ben contenuto fino a<br />
400 ISO ma a 800 subisce<br />
un’impennata. Se le foto sono<br />
riviste solo sugli schermi dei<br />
cellulari (come è probabile<br />
visto il pubblico d’elezione di<br />
questa compatta) non è un<br />
problema. Se si vuole stampare<br />
le foto invece è meglio non<br />
superare i 400 ISO.<br />
SCHEDA TECNICA<br />
DIMENSIONI MM: 133x71x19<br />
PESO G: 305<br />
ELEMENTO SENSIBILE: BSI-CMOS da 1/2,33”<br />
con 16.3 Megapixel<br />
RISOLUZIONE MIN/MAX: 1024x768/4608x3456<br />
FORMATI IMMAGINE: JPEG<br />
SENSIBILITÀ DI RIFERIMENTO: da 100 a 3200 ISO<br />
BILANCIAMENTO DEL BIANCO: automatico, manuale con 6<br />
modalità più una personalizzata<br />
SCHERMO LCD: da 4,8" con 1.036.800 pixel<br />
SUPPORTO DI MEMORIA: microSD/microSDHC/microSDXC<br />
INTERFACCIA: USB 2.0, HDMI, Wi-Fi + NFC, Bluetooth® 4.0<br />
OBIETTIVO: equivalente a 23-481mm f/2,8-5,9<br />
FATTORE DI ZOOM: 21x ottico, digitale n.d.<br />
MESSA A FUOCO: automatica<br />
MIRINO: no<br />
MODALITÀ VIDEO: Full HD 1920x1080/30fps<br />
TEMPI: da 16 sec. a 1/2000 di sec.<br />
ALIMENTAZIONE: 1 pila ricaricabile agli ioni di litio<br />
dobbiamo ricordarci che questa compatta altro<br />
non è che un piccolo computer con<br />
fotocamera, che è solo una delle sue tante<br />
applicazioni. Via cavo le possibilità di<br />
connessione sono limitate alla microUSB (alla<br />
quale va collegato anche il cavo del<br />
caricabatterie) e la microHDMI, per rivedere le<br />
foto sul televisore. Troviamo anche un ingresso<br />
jack 3,5mm per le cuffie, utile per rivedere i<br />
video girati con la fotocamera ascoltando<br />
contemporaneamente un audio più nitido di<br />
quello che uscirebbe dai piccoli altoparlanti<br />
incorporati. In realtà, come detto, il sistema<br />
operativo non pone limitazioni e basta<br />
trasferire della musica sulla memoria della<br />
fotocamera per poterla ascoltare in cuffia<br />
addirittura mentre si scattano fotografie.<br />
La accendi e...<br />
Una volta premuto il pulsante d'accensione<br />
l'avvio non è immediato. Bisogna attendere<br />
qualche secondo affinché venga caricato il<br />
sistema operativo, dopodiché l'obiettivo<br />
fuoriesce e viene aperta automaticamente<br />
l'applicazione fotocamera. Fortunatamente<br />
questa operazione non va ripetuta sempre:<br />
una volta accesa, la pressione del pulsante<br />
d'accensione non spegne realmente la<br />
fotocamera ma la mette in standby, dal quale<br />
si risveglia sempre tramite il pulsante<br />
I controluce<br />
spinti come<br />
quello a fianco<br />
mettono in crisi<br />
l’esposimetro,<br />
ma anche<br />
l’obiettivo che<br />
soffre di un<br />
vistoso lensflare.<br />
d'accensione, ma mettendoci stavolta meno di<br />
due secondi, un tempo perfettamente in linea<br />
con quello di tante altre compatte.<br />
L'accensione vera e propria va fatta soltanto<br />
dopo che la fotocamera è stata realmente<br />
spenta (si spegne tenendo premuto il pulsante<br />
d'accensione e toccando la voce “Spegni” che<br />
appare a schermo), dopo che è restata in<br />
standby per molte ore oppure a seguito della<br />
completa scarica della batteria. Inquadrare da<br />
uno schermo così largo dà un effetto di<br />
immersione nella scena considerevole, peccato<br />
solo che lo schermo sia anche l'unico modo per<br />
regolare i vari parametri della fotocamera. La<br />
Galaxy Camera 2 offre diverse possibilità di<br />
regolazione avanzate e anche i modi<br />
d'esposizione semiautomatici o manuale, ma<br />
regolare tempi e diaframmi tramite le finte<br />
ghiere che appaiono sullo schermo non è che<br />
sia proprio comodo. Vedrà mai la luce una<br />
Galaxy Camera con uno schermo di dimensioni<br />
inferiori che faccia spazio anche a un buon<br />
numero di controlli fisici? Noi ci auguriamo di<br />
sì, anche perché la soluzione della compatta<br />
ibrida con sistema operativo mobile integrato<br />
può essere utile in molti casi e non è giusto che<br />
a usufruirne sia solo la fascia d'utenza<br />
interessata al mero punta e scatta! Samsung a<br />
questo proposito ha in catalogo anche una<br />
mirrorless APSC con sistema operativo<br />
52 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
FILL-IN<br />
Quando il flash è sollevato la fotocamera compensa l’esposizione per avere sia il primo piano che lo sfondo<br />
ben illuminati. Un buon comportamento.<br />
WB AUTO<br />
Praticamente irriconoscibile la foto scattata con il<br />
bilanciamento del bianco automatico e quella con il<br />
preset per la luce usata (tungsteno). Ottimo risultato.<br />
STABILIZZATORE<br />
Molto efficace lo stabilizzatore ottico dell’immagine.<br />
Sopra vediamo dei ritagli al 100% di una griglia<br />
fotografata da 1 metro di distanza con focale<br />
equivalente a 100mm e tempo di 1/8sec.<br />
Per nulla<br />
entusiasmante la<br />
resa ad alti ISO.<br />
A 800 l’immagine<br />
è molto rovinata.<br />
Meglio non<br />
oltrepassare i 400<br />
se la destinazione<br />
è la stampa o la<br />
visione su schermi<br />
grandi.<br />
ISO 800<br />
WB TUNGSTENO<br />
NITIDEZZA<br />
A bassi ISO le<br />
immagini sono<br />
sufficientemente<br />
incise, mentre<br />
alzando la<br />
sensibilità anche di<br />
poco sono dolori,<br />
come mostra la<br />
foto sotto.<br />
Android: la Galaxy NX (provata su <strong>Fotografare</strong><br />
di Aprile <strong>2014</strong>). Anche lì purtroppo lo schermo<br />
gigante lascia poco spazio ai controlli fisici.<br />
Rinnoviamo il nostro appello: mettete più tasti!<br />
Utilizzo sul campo<br />
Se si usano poco o niente le regolazioni<br />
manuali la Galaxy Camera 2 non è spiacevole<br />
da usare. Le foto appena scattate possono<br />
essere aperte per essere modificate al volo con<br />
qualsiasi applicazione fotografica inclusa o<br />
scaricabile dal Play Store (il negozio digitale di<br />
Google per le applicazioni Android) tra cui<br />
segnaliamo l'ottima Adobe Photoshop Touch,<br />
facile da usare ma che nasconde anche tante<br />
funzioni avanzate. Una volta stabilita una<br />
connessione a internet tramite WiFi si<br />
possono anche inviare le foto direttamente a<br />
chi vogliamo usando applicazioni social o di<br />
messaggistica di ogni tipo. Tolto quello di<br />
telefonare, non c'è alcun limite di utilizzo del<br />
sistema operativo sulla Galaxy Camera 2, e si<br />
possono installare ogni tipo di applicazioni<br />
compatibili con Android. Possiamo anche<br />
configurare la nostra casella email o collegarci<br />
a servizi di archiviazione online come DropBox,<br />
OneDrive, Google Drive se vogliamo creare una<br />
copia dei nostri file su una nostra cartella su<br />
internet (utile se sta per finire la memoria e<br />
non si ha altro modo per svuotarla).<br />
Qualità d'immagine<br />
La Galaxy Camera 2 non fa della qualità<br />
d'immagine il suo biglietto da visita, facendo<br />
leva più sulle sue possibilità di connessione.<br />
Possiamo confermare sostanzialmente i giudizi<br />
espressi per il modello precedente:<br />
considerato il piccolo sensore le immagini sono<br />
decenti, ma non fanno certo strabuzzare gli<br />
occhi. L'obbiettivo zoom 21x soffre un po' nei<br />
controluce e alle focali più estese, alle quali le<br />
immagini appaiono decisamente morbide.<br />
L'apertura f/2.8 all'estremità grandangolare,<br />
relativamente luminosa, permette di fare a<br />
meno del flash in interni in qualche occasione<br />
oppure di non alzare troppo il valore della<br />
sensibilità ISO. Il rumore elettronico è<br />
contenuto fino a 400 ISO ma poi subisce<br />
un'impennata a 800 ISO. Ai valori più elevati<br />
(1600 e 3200 ISO) il rumore si presenta a<br />
chiazze dunque è preferibile usare il flash in<br />
interni con poca luce, per evitare che la<br />
fotocamera imposti un valore ISO<br />
eccessivamente elevato.<br />
Conclusioni<br />
Le caratteristiche fotografiche non sono molto<br />
avanzate ma con l'elettronica a supporto del<br />
sistema Android integrato sono di tutto<br />
rispetto, motivo per cui il prezzo non è tanto<br />
basso. Ad incidere sul prezzo è anche la sua<br />
quasi unicità: al momento l'unico concorrente<br />
è Nikon con la Coolpix S810c. Per chi proprio<br />
non può fare a meno di condividere<br />
istantaneamente le proprie fotografie (o per<br />
chi deve farlo per forza come chi lavora per un<br />
quotidiano online) può rivelarsi molto utile, ma<br />
bisogna che le pretese in quanto a usabilità<br />
non siano molto elevate: l'interfaccia quasi<br />
totalmente touch potrebbe essere uno scoglio<br />
per più di qualcuno. ■<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 53
Luigi Benedetti<br />
Fermo<br />
“Venti e maree”<br />
Sul numero<br />
di Giugno 2012<br />
compare questo<br />
portfolio con<br />
immagini di<br />
mare e di costa,<br />
realizzate con<br />
grande cura<br />
paesaggistica.<br />
Franco Aresi<br />
Sangiano (VA)<br />
“Danza, che<br />
passione!”<br />
A Gennaio 2012<br />
una serie di<br />
scatti di grande<br />
drammaticità<br />
teatrale sul<br />
mondo del<br />
balletto classico.
fotografare portfolio<br />
Vi vogliamo!<br />
Qui si fa appello ai più bravi<br />
Anziché una singola foto, vorremmo ricevere un intero<br />
portfolio di immagini, accomunate da un tema ricorrente<br />
o da una particolare tecnica di ripresa.<br />
Per essere convincente, un portfolio va concepito con un tema<br />
già chiaro nella mente prima ancora di mettersi all’opera.<br />
Ogni mese pubblicheremo il portfolio ritenuto più meritevole.<br />
Le immagini ricevute non vengono restituite, ma entrano<br />
nell’archivio della redazione, con la possibilità che singole foto<br />
vengano pubblicate nella rubrica “Voi autori” o per illustrare<br />
articoli della rivista.<br />
È importante dunque che il nome e la città di provenienza siano<br />
chiari. Riassumiamo:<br />
Cosa:<br />
un portfolio di immagini (da 10 a 20).<br />
Come:<br />
file TIFF o JPG ad alta risoluzione (minimo 5Mp a 300dpi)<br />
o stampe su carta (formato minimo 13x18 cm, massimo 20x30 cm).<br />
Dove:<br />
CD o stampe vanno inviati a:<br />
“fotografare portfolio, Via Salaria, 1319, 00138 Roma”.<br />
In alternativa potete caricare i file su servizi<br />
di archiviazione online e fornirci il link per scaricarli all’email:<br />
fotografare.novita@fotografare.com<br />
Inoltre:<br />
il tema è libero. Ricordatevi di allegare un breve testo in cui<br />
raccontate l’idea del portfolio, la tecnica e l’attrezzatura<br />
fotografica utilizzata.<br />
Marco<br />
Tarantino<br />
Milano<br />
“High StillLife”<br />
La natura morta<br />
fotografica vista<br />
in maniera<br />
nuova e<br />
dinamica<br />
pubblicata a<br />
<strong>Novembre</strong> 2012.
PORTFOLIO DEI LETTORI<br />
Variazioni<br />
all’orizzonte<br />
Eugenio Frasca Trieste<br />
Alla fotografia mi ha<br />
portato la mia passione<br />
per i viaggi e i reportage,<br />
soprattutto i servizi<br />
fotografici realizzati dai grandi<br />
maestri dell’agenzia Magnum<br />
Photos. Mi sono interessato poi di<br />
fotografia cinematografica, a<br />
tutt’oggi una mia grande fonte<br />
d'ispirazione, e credo di essere<br />
riuscito a sviluppare un mio<br />
personale occhio fotografico, da<br />
semplice “spettatore”, acquisendo,<br />
quasi inconsapevolmente un certo<br />
registro stilistico. Normalmente<br />
utilizzo una Nikon D700 e molti<br />
miei scatti sono accomunati da<br />
una composizione con orizzonte<br />
centrale, che il grandangolo (17 o<br />
18mm) mi permette di sfruttare al<br />
meglio, dando più “respiro"<br />
all’immagine. In questo tipo di<br />
composizione, più che l’elemento<br />
umano, mi piace raccontare<br />
l’energia che sprigiona dai luoghi<br />
che fotografo. Il contesto diventa<br />
così il vero protagonista, dove<br />
spesso la figura umana, comunque<br />
imprescindibile, si perde,<br />
inserendosi come semplice trait<br />
d’union tra la foto e chi la guarda.<br />
Cerco sempre la massima sintonia<br />
tra il soggetto della foto e<br />
l’ambiente in cui è immerso,<br />
poiché è grazie ad esso che si<br />
riesce a “entrare” nella foto.<br />
L’atmosfera (o il mood come va di<br />
moda dire) è un altro elementochiave<br />
della mia fotografia. In<br />
questo caso, la fase di postproduzione<br />
gioca un ruolo<br />
essenziale, perché mette , sempre<br />
secondo me, in un certo senso<br />
completamente a nudo l’anima<br />
delle mie immagini attraverso<br />
variazioni cromaticoluminose,<br />
ricerca voluta di granulosità e<br />
contrasti particolari. ■
APPLICAZIONI<br />
di Matteo Virili<br />
Lo smartphone ha esteso i confini di quello<br />
che una volta era solo e soltanto il<br />
telefono cellulare, facendone un<br />
dispositivo multifunzione che, se usato<br />
bene (e non abusato!) ci può aiutare in molte<br />
faccende della vita quotidiana. Fondamentale<br />
in questo la possibilità di installare sullo<br />
smartphone piccoli programmi detti “app” o<br />
più semplicemente “applicazioni”, capaci di<br />
aggiungere al dispositivo sempre nuove<br />
funzionalità. Così come ci sono le app per lo<br />
sport, il benessere, la salute e la cucina,<br />
esistono anche applicazioni studiate<br />
appositamente per gli appassionati di<br />
fotografia, che integrano alcuni strumenti che<br />
possono tornare utili durante lo scatto. Non<br />
parliamo di app per fotografare con la<br />
fotocamera del cellulare, bensì di app che danno<br />
al fotografo alcune indicazioni per fotografare<br />
meglio con la propria fotocamera. Si va da quelle<br />
più semplici che calcolano la profondità di campo<br />
ad altre più sofisticate che, tramite l’ausilio di<br />
appositi accessori esterni, trasformano lo<br />
smartphone in un esposimetro a luce incidente o<br />
in un trigger di buon livello. Qui ne abbiamo<br />
raccolte 10, per tutti i sistemi operativi, in grado<br />
di dare una mano al fotografo, sia che scatti in<br />
digitale sia che preferisca la pellicola. ■<br />
DOF MASTER<br />
Calcolo della profondità di campo<br />
★★★★★<br />
1,79<br />
euro<br />
Descrizione: DOFMaster è l’app ufficiale del sito www.dofmaster.com, utilissima risorsa<br />
(che vi avevamo già segnalato nella rubrica Http del numero di Settembre scorso) per<br />
calcolare l’estensione della profondità di campo e per individuare la distanza iperfocale<br />
partendo da parametri dati. Va selezionata la dimensione del supporto sensibile (le<br />
scelte possibili sono numerosissime, dai sensori delle microcamere alle pellicole di<br />
grande formato), l’apertura di diaframma, la lunghezza focale e la distanza di messa a<br />
fuoco e un grafico molto intuitivo mostrerà l’estensione della profondità di campo. Se<br />
non si conosce la dimensione del sensore della propria fotocamera basta scegliere il tipo<br />
di fotocamera e la marca tra molte disponibili. Per calcolare la distanza iperfocale che<br />
permette di avere una profondità di campo estesa da una certa distanza all’infinito per il<br />
diaframma impostato, occorre lasciare vuota la voce della distanza e premere “HD” (cioè<br />
Hyperfocal Distance). È disponibile solo per Apple iOS, ma chi usa altri dispositivi può<br />
visitare la versione del sito ottimizzata per i dispositivi mobili, all’indirizzo<br />
www.dofmaster.com/m. In realtà anche per le altre piattaforme esistono applicazioni<br />
simili come HyperFocal Pro per Android e PhotographersTools (vedi pagina 62) per<br />
Windows Phone.<br />
Versione corrente: 1.0.1 Sviluppatore: Donald Fleming. Requisiti: iOS 2.0 o superiore.<br />
DISPONIBILE PER: iOS<br />
60 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
FOTOMETER PRO<br />
Esposimetro esterno facile<br />
★★★★<br />
0,89<br />
euro<br />
Descrizione: FotometerPro è una app per iPhone dal costo irrisorio che sfrutta la<br />
fotocamera del cellulare alla stregua di un esposimetro esterno, utile per esporre<br />
correttamente quando si usano fotocamere prive di esposimetro. Non può però<br />
competere con dei veri esposimetri dedicati perché, se è molto preciso con la lettura<br />
della luce riflessa, non può esserlo con quella della luce incidente. La app offre questa<br />
modalità ma per sfruttarla al meglio c’è bisogno di coprire la la fotocamera del cellulare<br />
con un diffusore bianco (la classica palletta degli esposimetri) che però non viene fornito<br />
e bisogna procurarsi a parte. Ce ne sono tanti e diversi in vendita online, ma chi può dire<br />
quale è veramente efficace? Usato per la sola misurazione della luce riflessa è comunque<br />
uno strumento utilissimo, completo e anche facile da usare. Gli ISO possono essere<br />
regolati tra 25 e 6400 ISO con intervalli di 1/3 di stop e l’apertura può essere regolata tra<br />
f/0.95 e f/1000, cosa che ne fa un utile strumento per misurare il tempo di posa<br />
necessario con fotocamere a foro stenopeico. La app infatti integra anche un conteggio<br />
alla rovescia molto utile per gestire le lunghe pose. App simili per altre piattaforme sono<br />
LightMeter Free (per Android) e la tuttofare PhotographersTools per Windows Phone.<br />
Versione corrente: 1.2 Sviluppatore: Kit Da Studio Company Limited.<br />
Requisiti: iOS 5.0 o superiore.<br />
DISPONIBILE PER: iOS<br />
MASSIVE DEV CHART TIMER<br />
Il timer per sviluppo e stampa<br />
★★★★★<br />
6,99<br />
euro<br />
Descrizione: È una app che suggerisce tempi e agitazioni per lo sviluppo di centinaia di<br />
pellicole in bianco e nero abbinabili ad altrettanti rivelatori. A renderla davvero utile però è<br />
il fatto che una volta scelti pellicola, rivelatore, formato e temperatura si può far partire un<br />
timer che aiuta a gestire l’intero processo di sviluppo, con tanto di avvisi acustici che<br />
avvertono quando è ora di agitare la tank o di svuotarla per fare spazio al composto chimico<br />
successivo. Non è il Sacro Graal, ma può essere una buona base di partenza per trovare poi<br />
autonomamente tempi di sviluppo più precisi. Il bello è che si possono modificare a<br />
piacimento tempi, passaggi, numero e durata delle agitazioni per creare i propri timer<br />
personalizzati. Nulla vieta di usare l’app anche per lo sviluppo colore o per le carte bianco e<br />
nero. In quest’ultimo caso l’app va messa in modalità luce rossa per non velare la carta. Ciò<br />
non è possibile con la carta colore, che richiede il buio assoluto. Permette anche di tenere<br />
nota delle diluizioni dei vari chimici usati. Costa un po’ (quella per iOS viene addirittura un<br />
euro in più) ma è davvero la migliore nel suo genere. Per Android ne esiste anche una<br />
versione “Lite” gratuita che però non permette di modificare i timer o crearne di nuovi.<br />
Versione corrente: 3.2.1 Sviluppatore: Digitaltruth Photo Ltd.<br />
Requisiti: iOS 6.0 o superiore, Android 2.2 o superiore, Symbian^3 o superiore. La versione<br />
per Symbian non è più aggiornabile ma comunque funzionante.<br />
DISPONIBILE PER: iOS, ANDROID, KINDLE FIRE, SYMBIAN<br />
PHOTO TOOLS PRO<br />
Tante in una<br />
★★★★<br />
1,99<br />
euro<br />
Descrizione: Se non ne volete sapere di dover aprire tante applicazioni diverse per avere<br />
a disposizione altrettanti strumenti utili in fotografia, eccovi una app per Android che è<br />
un vero e proprio coltellino svizzero al riguardo. Tra i tanti strumenti utili all'interno della<br />
app troviamo un esposimetro, un calcolatore della profondità di campo e della distanza<br />
iperfocale, un calcolatore dell’esposizione da usare con il flash e anche uno per<br />
conoscere il tempo di posa più lungo impostabile per non avere il mosso. Non mancano<br />
nemmeno gli orari di alba e tramonto di Sole e Luna per tutto il mondo (molto utile<br />
soprattutto per i paesaggisti), un calcolatore della compensazione dell’esposizione da<br />
usare con i filtri ND, uno per organizzare dei timelapse, un cronometro per le lunghe<br />
esposizioni, uno strumento per calcolare di quanto compensare l’esposizione quando si<br />
è in multiesposizione, e perfino uno strumento per calcolare di quanto allungare i<br />
soffietti per la fotografia macro. Sul Google Play Store si trova anche una versione<br />
chiamata semplicemente Photo Tools, che è la stess app ma con annunci pubblicitari,<br />
quindi gratuita. Occhio a non confonderla con la app omonima Photo Tools Pro per<br />
iPhone: si tratta di un’altra applicazione, prodotta da altri sviluppatori.<br />
Versione corrente: 5.2.1 Sviluppatore: Hcpl.<br />
Requisiti: Android 2.1 o superiore.<br />
DISPONIBILE PER: ANDROID<br />
fnovembre novembre 2011<strong>2014</strong> - | fotografare - 61
TRIGGERTRAP<br />
Per scattare col giusto ritmo<br />
★★★★★<br />
gratis<br />
(solo app)<br />
Descrizione: TriggerTrap è una potentissima applicazione per trasformare il cellulare in un<br />
trigger altamente avanzato per la propria fotocamera. È gratuita ma per usarla bisogna<br />
comprare l’apposito kit con il cavo per collegare il cellulare alla presa dello scatto remoto<br />
della fotocamera (tutti i marchi sono supportati). Il prezzo del kit varia tra i 29 e i 45 euro<br />
a seconda del proprio modello di fotocamera. Si ordina da www.triggertrap.com. Non si<br />
tratta di un semplice scatto remoto ma di un intervallometro regolabile minuziosamente<br />
e anche di un vero e proprio trigger di livello semiprofessionale per far scattare la<br />
fotocamera sfruttando anche l’attivazione con rumori o vibrazioni. Queste ultime funzioni<br />
sono le più care ai fotografi naturalisti. Si possono così fotografare anche momenti<br />
effimeri come lo scoppio di un palloncino! Molte le opzioni dell’intervallometro, utile nei<br />
timelapse: ad esempio se la sequenza intervallata è scattata da un mezzo di trasporto si<br />
può cambiare la cadenza di ripresa automaticamente in base alla velocità del veicolo,<br />
oppure si può impostare un time lapse per essere più o meno accelerato in diversi punti.<br />
Aiuta anche nella configurazione di multiesposizioni per la realizzazione di HDR e informa<br />
anche sugli orari di alba e tramonto.<br />
Versione corrente: 2.6 Sviluppatore: Triggertrap Ltd.<br />
Requisiti: iOS 6.1 o superiore, Android (varia in base al dispositivo).<br />
DISPONIBILE PER: iOS E ANDROID<br />
PHOTOGRAPHERS TOOLS<br />
Di tutto di più<br />
★★★★★<br />
1,49<br />
euro<br />
Descrizione: Anche se dotato di un numero di app inferiore (ma in crescita) rispetto a<br />
quello dei concorrenti, lo store degli smartphone con Windows a bordo non manca delle<br />
sue perle e PhotographersTools è una di esse. In una sola applicazione si trovano tutti gli<br />
strumenti che possono essere utili tanto al fotografo digitale quanto a quello analogico.<br />
Lo sviluppatore, che è italiano e si chiama Andrea Cristaldi, ci tiene a dire che la sua app<br />
contiene “alcuni strumenti utili ai fotografi (quelli veri!)”. Sicuramente gli strumenti che<br />
incorpora sono utilissimi. Li elenchiamo: esposimetro (la precisione dipende dalla<br />
fotocamera del telefono) con lettura per luce riflessa e incidente (valgono gli stessi<br />
avvertimenti che vi abbiamo dato riguardo all’app Fotometer Pro), calcolo profondità di<br />
campo e distanza iperfocale, equivalenza delle focali sul full frame, calcolo angolo di<br />
campo, info su utilizzo filtri wratten e filtri per la fotografia bianco e nero, triplo timer per<br />
operazioni in camera oscura, timer per lunghe esposizioni, bugiardini delle pellicole,<br />
tabella con tempi di sviluppo, calcolatore proporzioni chimico/acqua per la tank,<br />
proporzioni tempo/temperatura dei chimici, calcolo tempi di esposizione per fotocamere<br />
stenopeiche, flash e numero guida, Codici DX.<br />
Versione corrente: 2.4 Sviluppatore: Andrea Cristaldi.<br />
Requisiti: Windows Phone 8 o superiore.<br />
DISPONIBILE PER: WINDOWS PHONE<br />
LUMU PHOTO<br />
Piccolo, ma vero!<br />
★★★★★<br />
gratis<br />
(solo app)<br />
Descrizione: Di appesposimetro ce ne sono molte e alcune funzionano anche bene, ma<br />
solo per la lettura della luce riflessa. L’app Lumu Photo invece misura solo quella incidente<br />
e per farlo si avvale di un vero sensore di luminosità, racchiuso nel classico diffusore<br />
bianco semisferico degli esposimetri dedicati, che si collega al cellulare per mezzo<br />
dell’ingresso per gli auricolari. Lumu è prodotto da un’azienda giovanissima che è riuscita<br />
a finanziare questo progetto grazie a una raccolta fondi su KickStarter.com. Il sensore<br />
Lumu viene venduto sul sito www.lu.mu al prezzo di 149 euro, che oltre al sensore<br />
include una custodia in pelle da infilare sulla tracolla della fotocamera e un laccetto per<br />
appendere il Lumu al collo quando non lo si usa. Un accessorio dall’aspetto oltremodo<br />
“fighetto”, ma che funziona molto bene ed è sufficientemente accurato anche per<br />
applicazioni professionali. L’applicazione ha un aspetto estremamente pulito ed<br />
essenziale, cosa che la rende immediata e facile da usare. Oltre alla app Lumo Photo,<br />
l’azienda ha rilasciato anche le app Lumu Video (con lettura esposimetrica continua) e<br />
Pinhole, per calcolare l’esposizione da usare con macchine a foro stenopeico.<br />
Versione corrente: 1.2.3 Sviluppatore: Lumulabs d.o.o.<br />
Requisiti: iOS 6.0 o superiore, Android 4.1 o superiore (per Android sono supportati solo i<br />
seguenti modelli: Samsung Galaxy Note 2, Samsung Galaxy S4 e HTC One).<br />
DISPONIBILE PER: iOS E ANDROID (SOLO ALCUNI MODELLI)<br />
62 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
SHOTLIST ASSIST<br />
Studia lo schema luci!<br />
★★★★★<br />
6,99<br />
euro<br />
Descrizione: Per chi fa spesso foto in studio con molteplici fonti di illuminazione e ha<br />
bisogno di ricordare lo schema luci utilizzato per un particolare scatto per poterlo<br />
riproporre anche in sessioni successive, questa app è davvero una manna dal cielo. Si<br />
può partire da uno schema vuoto per aggiungere via via le luci che si sono usate o<br />
modificare uno dei modelli preimpostati che si trovano già salvati nella app. Questi<br />
ultimi possono anzi essere usati come spunto dal fotografo che è alle sue prime<br />
esperienze in sala di posa per partire da schemi luce “tipici” e poi sperimentare da sé. I<br />
vari tipi di luce disponibili (ce ne sono moltissimi) possono essere spostati nello studio<br />
virtuale dell’applicazione semplicemente trascinandoli con un dito. L’interfaccia è di<br />
gradevole aspetto e di facile utilizzo. Oltre allo schema luci si può annotare l’obiettivo<br />
usato, il nome o i nomi dei modelli che hanno posato o poseranno, i dati di scatto, la<br />
fotocamera utilizzata e anche la pellicola se si sta scattando in pellicola. La app<br />
permette l’esportazione via email dei dati, che vengono salvati come file di Excel,<br />
programma dal quale poi si potranno salvare in PDF. Il prezzo dell’applicazione è<br />
relativamente alto ma funziona bene ed è praticamente unica.<br />
Versione corrente: 3.2 Sviluppatore: Digitaltruth Photo Ltd.<br />
Requisiti: iOS 4.3 o superiore.<br />
DISPONIBILE PER: iOS<br />
ND CONVERTER<br />
Per filtri a densità neutra<br />
★★★★★<br />
gratis<br />
Descrizione: ND Converter è una applicazione per Windows Phone che fa una cosa sola<br />
e la fa bene. Serve a capire di quanto bisogna compensare l’esposizione quando<br />
sull’obiettivo della nostra fotocamera è innestato un filtro ND, cioè un filtro a densità<br />
neutra. Questi filtri hanno la peculiare caratteristica di far filtrare meno luce verso<br />
l’obiettivo senza intaccare i colori o il contrasto della scena (se i filtri sono di buona<br />
qualità si intende). I filtri ND di maggiore intensità sembrano quasi del tutto neri e con<br />
questi ultimi l’esposimetro interno delle reflex può andare in panne e dare valori del<br />
tutto sballati. Di solito quindi si misura l’esposizione senza il filtro: si calcola<br />
l’esposizione da usare con il filtro in base al numero di stop di luminosità che il nostro è<br />
in grado di schermare e, infine, scattare (con la posa B perché normalmente si fa uso<br />
dei filtri ND per ottenere tempi di posa lunghi). Con l’applicazione ND Converter ci<br />
basta riportare il tempo di posa rilevato senza il filtro e il numero di stop che il nostro<br />
filtro sottrarrà, per avere l’indicazione del tempo di posa finale. A ben vedere basta una<br />
banale calcolatrice per fare questa operazione, ma la comodità di ND Converter sta nel<br />
timer con conto alla rovescia integrato che si programma automaticamente sul tempo<br />
di posa rilevato.<br />
Versione corrente: 1.9 Sviluppatore: IJ Software Requisiti: Windows Phone 7.5 o superiore.<br />
DISPONIBILE PER: WINDOWS PHONE<br />
F-STOP PRINTING CALCULATOR<br />
Per la stampa in camera oscura<br />
★★★★★<br />
gratis<br />
Descrizione: Questa app è indicata per coloro che amano stampare da sé in camera<br />
oscura le proprie foto. Le indicazioni date dalla app riguardano i tempi di posa per la carta<br />
fotosensibile da dover impostare sul timer dell’ingranditore per schiarire o scurire una<br />
foto già stampata ma che si ritiene di dover modificare nell’esposizione. Il dato di<br />
partenza da inserire nell’applicazione è il tempo, espresso in secondi, usato per la stampa<br />
di riferimento. In un istante la app suggerisce i tempi di esposizione necessari per<br />
compensare l’esposizione di un quarto, mezzo o tre quarti di stop verso l’alto o verso il<br />
basso, a seconda che si senta la necessità, appunto, di scurire o schiarire l’immagine di<br />
partenza. L’applicazione torna utile anche nella preparazione dei provini a scalare in cui si<br />
espongono diverse porzioni del foglio con differenti tempi di posa. Se ad esempio<br />
l’esposizione che si considera giusta per la stampa si trova a metà strada fra una striscia<br />
esposta con un determinato tempo e quella successiva, possiamo usare l’applicazione f<br />
Stop Printing Calculator per calcolare i tempi per le frazioni di stop tra quei due tempi. La<br />
app è dotata di una modalità a luce rossa, per usarla in modo da non velare la carta<br />
bianco e nero. Ricordiamo che la carta colore invece richiede il buio assoluto.<br />
Versione corrente: 1.0 Sviluppatore: Digitaltruth Photo Ltd e Bruce Tanner.<br />
Requisiti: iOS 6.0 o superiore, Android 3.0 o superiore.<br />
DISPONIBILE PER: iOS, ANDROID E KINDLE FIRE<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 63
TECNICA<br />
INFRAROSSO<br />
DIGITALE<br />
La fotografia dello spettro invisibile<br />
Testo e foto di Giancarlo Parisi<br />
In genere siamo abituati a compiere<br />
piuttosto meccanicamente l'atto<br />
fotografico, senza interrogarci sulle leggi<br />
fisiche che vi sottendono. La luce,<br />
elemento fondamentale della fotografia, non è<br />
che una minima parte dello spettro<br />
elettromagnetico, che dipende dalla<br />
radiazione solare. Questa, a sua volta, è<br />
responsabile della nostra visione a colori: ogni<br />
gradiente cromatico corrisponde ad una<br />
lunghezza d'onda. Quelle inferiori<br />
appartengono ai colori tendenti al viola (oltre<br />
vi sono i raggi ultravioletti, invisibili e dannosi),<br />
quelle superiori al rosso. L'occhio umano non<br />
è in grado di vedere la luce che si situa al di<br />
sopra di una certa lunghezza d'onda, ovvero la<br />
cosiddetta radiazione infrarossa, ma ciò non<br />
significa che non possa essere fotografata!<br />
Con la fotografia a pellicola era relativamente<br />
semplice fotografare all'infrarosso, essendo<br />
sufficiente acquistare una pellicola specifica ed<br />
anteporre un filtro davanti alla lente che q<br />
64 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
LO SPETTRO ELETTROMAGNETICO<br />
INFRAROSSI<br />
SPETTRO VISIBILE<br />
ULTRAVIOLETTI<br />
1500 1000 700 600 500 400 300<br />
Una rappresentazione schematica dello spettro visibile, ossia di quella parte dello spettro<br />
elettromagnetico che va dal rosso al violetto, includendo tutti i colori percepibili dall'occhio<br />
umano. La lunghezza d'onda della luce visibile nell'aria va all'incirca dai 380 ai 760nm<br />
(nanometri). Prima dei 380nm ci sono le radiazioni ultraviolette, dopo i 760nm quelle<br />
infrarosse, che possono essere fotografate, come spieghiamo in questo articolo.<br />
nella borsa<br />
Filtro IR<br />
Quelli a vite evitano il problema<br />
delle infiltrazioni luminose. Se usate<br />
una reflex non modificata per l’IR<br />
sceglietene uno da 590 a 720 nm<br />
circa.<br />
Cavalletto<br />
A causa delle lunghe esposizioni è<br />
indispensabile, anche perché sarà<br />
utile effettuare due riprese<br />
identiche, con e senza filtro IR.<br />
Scatto flessibile<br />
Indispensabile per evitare vibrazioni e<br />
variazioni di inquadratura tra uno<br />
scatto e l’altro.<br />
q<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 65
lasciasse passare solo la luce infrarossa. Con il<br />
digitale le cose stanno diversamente. Il<br />
problema principale è rappresentato dal<br />
cosiddetto filtro “lowpass” che i produttori<br />
antepongono al sensore delle fotocamere<br />
reflex digitali. La sua funzione, oltre a quella di<br />
ridurre il moirè, consiste nell'impedire che al<br />
sensore arrivino le lunghezze d'onda della luce<br />
infrarossa. Questo perchè i moderni sensori<br />
sono particolarmente sensibili a queste<br />
radiazioni e la normale resa cromatica ne<br />
risulterebbe alterata. Esistono diversi metodi<br />
per fotografare all'infrarosso con una<br />
fotocamera digitale, alcuni molto semplici,<br />
altri più complicati. Proprio a causa della<br />
sensibilità dei sensori alla luce infrarossa,<br />
quest'ultima giunge comunque sul sensore in<br />
piccole quantità, nonostante il filtro lowpass.<br />
Per questa ragione, anteponendo un filtro IR<br />
all'obiettivo, che lasci passare quasi<br />
esclusivamente la luce infrarossa, sarà<br />
possibile registrarla in fotografia. Il rovescio<br />
della medaglia sarà il notevole allungamento<br />
del tempo di posa, dovuto alla scarsa<br />
intensità dei raggi infrarossi che arriveranno<br />
al sensore. In alternativa è possibile<br />
modificare la propria fotocamera<br />
rimuovendo il filtro lowpass, in modo che<br />
tutto l'infrarosso arrivi al sensore, ed<br />
utilizzando comunque il filtro innanzi<br />
all'obiettivo che, a questo punto, potrà<br />
essere di densità inferiore, consentendo<br />
tempi di esposizione più brevi. Ulteriore<br />
possibilità è quella di ricorrere alla modifica<br />
permanente, sostituendo il filtro lowpass<br />
con un filtro infrarosso, che sarà, dunque,<br />
collocato direttamente sul sensore. Queste<br />
ultime due soluzioni sono riservate ad utenti<br />
esperti e dotati di manualità: inutile dire che si<br />
rischiano danni incalcolabili! In queste pagine<br />
spiegheremo come fotografare all'infrarosso<br />
con il metodo più semplice, consistente<br />
nell'utilizzo di un semplice filtro dinanzi<br />
all'obiettivo e procedendo, poi, ad alcuni<br />
aggiustamenti del file in postproduzione. ■<br />
IL FILTRO<br />
Quale scegliere e come montarlo<br />
Innanzitutto è necessario dotarsi di un filtro IR (= Infra Red). In commercio se ne trovano<br />
molti, di vari prezzi. La caratteristica principale del filtro è la sua capacità di bloccare lo<br />
spettro visibile lasciando passare l'infrarosso, indicata in nm (nanometri). Per il tipo di<br />
fotografie realizzate in questo articolo è stato utilizzato un filtro Cokin P007,<br />
equivalente al Kodak 89B, che ha una densità di 720 nm. Con densità maggiori si<br />
perdono pressoché del tutto le informazioni sul colore, consentendo soltanto fotografia<br />
infrarossa in bianconero. Con filtri minori, senza modifica alla fotocamera, si riuscirà a<br />
raccogliere solo una piccola parte della radiazione infrarossa, insufficiente a risultati<br />
d'effetto. E' possibile usare sia un filtro a vite che a lastra. Quest'ultima, però, se usata<br />
con un normale holder ha l'inconveniente di non aderire perfettamente alla lente<br />
frontale, lasciando passare infiltrazioni luminose che rovineranno le nostre foto. Per<br />
questa ragione ho realizzato un rudimentale portafiltri che garantisce l'assenza di luce<br />
parassita. Il filtro è molto scuro, quindi per l'inquadratura e la messa a fuoco bisogna<br />
procedere come con un filtro NDx400 o NDx1000, cioè inquadrare e focheggiare prima<br />
di installare il filtro. L'esposizione sarà molto lunga anche in pieno giorno, non meno di<br />
610 secondi, a seconda della sensibilità e del diaframma scelto.<br />
66 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Colori e riflessi<br />
Per le nostre foto infrarosse cerchiamo di<br />
individuare delle inquadrature d'effetto, che<br />
possano rendere anche con il tipico<br />
stravolgimento cromatico dell’ IR. Specchi<br />
d'acqua, fogliame, vegetazione sono i soggetti<br />
ideali, anche se nulla vieta di sperimentare con<br />
tutto. Nella foto a sinistra, una pineta assume<br />
connotazioni aliene, con le chiome tinte di rosso<br />
e la corteccia di un verde acido. Sopra, invece,<br />
un laghetto artificiale sembra confermare la<br />
presenza di acqua e vita su Marte!<br />
Aguzziamo l'ingegno<br />
Il filtro a lastra ha il vantaggio di adattarsi a diversi<br />
obiettivi, ma non aderendo perfettamente al barilotto<br />
lascia passare la luce che, riflettendo tra la lente<br />
frontale e il filtro stesso, crea dei fastidiosi riflessi che<br />
affliggeranno le nostre foto. Con un po’ di cartone e<br />
del nastro isolante abbiamo creato un rudimentale<br />
portafiltro a tenuta di luce, che ha risolto il problema.<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 67
L'ESPOSIZIONE<br />
Alcune semplici regole<br />
Il procedimento per iniziare ad esporre<br />
all'infrarosso è piuttosto semplice. Una volta<br />
scelta l'inquadratura si mette a fuoco avendo<br />
cura di disattivare l'AF per evitare che la messa a<br />
fuoco si modifichi alla pressione del pulsante di<br />
scatto e si scatta una prima fotografia senza<br />
filtro, che ci servirà per le operazioni di<br />
postproduzione. Successivamente installiamo il<br />
filtro e procediamo alla nostra esposizione<br />
infrarossa. Sarà necessario sovraesporre<br />
parecchio rispetto alla lettura dell'esposimetro,<br />
ovviamente falsato dalla poca luce e dalla sua<br />
particolare struttura. Il risultato sarà una<br />
fotografia piuttosto rossastra. Teniamo presente<br />
che più il sole è forte più è facile catturare le onde<br />
infrarosse: all'interno di un bosco è più difficile<br />
ottenere buoni risultati a colori, meglio puntare<br />
al bianconero.<br />
Riflessi indesiderati<br />
La foto sopra è stata realizzata con un solo scatto e sarebbe<br />
stata una buona immagine. La non perfetta aderenza del<br />
filtro, tuttavia, ha causato il riflesso circolare al centro.<br />
Le foto in basso, invece, sono prive di riflessi, grazie<br />
all'utilizzo del portafiltri a tenuta di luce.<br />
68 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
LA POSTPRODUZIONE<br />
Il lavoro al computer dopo la ripresa infrarossa<br />
La prima operazione da effettuare una volta<br />
scaricato il file al pc è quello di ottimizzarne<br />
il bilanciamento del bianco. Ovviamente lo<br />
scopo non è quello di ottenere una<br />
fotografia normale non solo sarebbe un<br />
controsenso, ma è anche impossibile,<br />
avendo il sensore registrato quasi<br />
esclusivamente luce infrarossa – bensì<br />
quello di ottenere il massimo contrasto<br />
cromatico possibile (cfr. schermata 1 A/B).<br />
Per questa ragione è d'obbligo scattare in<br />
formato RAW. Le fotografie prese con<br />
questo procedimento, inoltre, potrebbero<br />
risultare povere di contrasto cromatico, a<br />
causa della scarsa radiazione infrarossa<br />
presente al momento dello scatto (cielo<br />
coperto, zone ombreggiate, colori a scarsa<br />
riflettenza di radiazione infrarossa, ecc.). Per<br />
ovviare a questo problema si utilizzano in<br />
parte le informazioni del primo scatto,<br />
quello realizzato senza filtro IR. Uno a scelta<br />
dei canali RGB della foto senza filtro viene<br />
copiato e sostituito al corrispondente canale<br />
della foto IR, in modo da aggiungere<br />
informazioni cromatiche alla fotografia<br />
infrarossa. Per farlo è necessario importare<br />
nello stesso documento le due foto,<br />
collocandole una sopra l'altra come livelli,<br />
selezionare il livello corrispondente alla foto<br />
senza filtro e successivamente selezionare<br />
tutta la fotografia (Ctrl+A). Fatto questo ci si<br />
sposta nella palette canali, si seleziona il<br />
canale che si intende copiare e lo si copia<br />
(Ctrl+c). A questo punto ci spostiamo sul<br />
livello della foto infrarossa, palette canali,<br />
selezioniamo il canale corrispondente a<br />
quello copiato in precedenza e incolliamo<br />
(Ctrl+V). A questo punto, selezionando<br />
nuovamente tutti i canali della foto IR<br />
vedremo gli effetti del mescolamento dei<br />
canali (cfr. schermate 2 e 3), ed è possibile<br />
eliminare il livello della foto normale.<br />
Il lavoro è tendenzialmente finito, ma<br />
possiamo agire ulteriormente con i vari<br />
strumenti di photoshop per ottenere il<br />
risultato voluto, ad esempio con il<br />
miscelatore canale o con il comando<br />
tonalità. Non ci sono regole precise, è<br />
necessario sperimentare varie combinazioni<br />
per verificare quale canale è meglio<br />
sostituire, in base ai gusti personali. Non<br />
sempre, inoltre è necessario procedere alla<br />
sostituzione: è possibile che il file ottenuto<br />
dalla singola esposizione infrarossa sia<br />
dotato di un buon contrasto e possa essere<br />
utilizzato da solo. Come è facile intendere<br />
bisogna procedere per tentativi, sino ad<br />
ottenere il risultato voluto e che spesso non<br />
è chiaro fin dall'inizio del lavoro. L’appetito<br />
vien mangiando, come si diceva una volta,<br />
ed il bello di questo tipo di fotografia è<br />
proprio la libertà di sperimentare<br />
combinazioni e variazioni sempre diverse,<br />
fino ad arrivare a risultati soddisfacenti.<br />
schermata 1A<br />
schermata 1B<br />
I passaggi fondamentali<br />
In alto, possiamo vedere la fotografia IR così come scattata, caratterizzata da una fortissima<br />
dominante rossa. Modificando il bilanciamento del bianco (portato a 2000K) e la tinta (-100) il<br />
risultato è più equilibrato. Ulteriori aggiustamenti possono essere fatti con lo strumento<br />
"bilanciamento colore" di Photoshop. Sotto, i tre canali RGB della foto IR prima (a sinistra) e<br />
dopo la sostituzione del canale blu. La sostituzione ha inciso sulla resa del cielo e del fogliame.<br />
schermata 2 schermata 3<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 69
PELLICOLE FOTOGRAFICHE<br />
L ETÁ DEL<br />
BROMURO<br />
La domanda sorge spontanea:<br />
in piena era digitale, che spazio<br />
rimane per una vecchia<br />
fabbrica di pellicole? Ma c’è chi<br />
ha scommesso di nuovo sul<br />
glorioso marchio Ferrania.<br />
di Giovanni Di Miceli<br />
La fabbrica Ferrania era uno<br />
degli unici quattro posti al<br />
mondo, insieme a Kodak,<br />
Fuji e Agfa, in cui venivano<br />
prodotte pellicole a colori, nel<br />
particolare formato che le rendeva<br />
adatte sia alla fotografia che al<br />
cinema. Ferrania è una frazione del<br />
comune di Cairo Montenotte, in<br />
provincia di Savona. Ma le origini<br />
della fabbrica risalgono addirittura<br />
al 1882, quando in Liguria, sulle<br />
rive della Bormida, venne costruita<br />
una fabbrica di dinamite, la SIPE<br />
(Società Italiana Prodotti<br />
Esplodenti), che fabbricava tra<br />
l’altro le bombe a mano in<br />
dotazione all’esercito italiano, le<br />
famose, per l’appunto, “bombe<br />
sipe”. Infatti è proprio con<br />
l’ingresso dell’Italia nella prima<br />
guerra mondiale che l’impianto<br />
comincia a crescere a dismisura,<br />
producendo materiale bellico in<br />
quantità talmente elevate che<br />
perfino la Russia, a corto di<br />
esplosivi, si rivolse alla SIPE per<br />
rifornirsi di nitrocellulosa,<br />
necessaria per fabbricare la<br />
nitroglicerina ed altri analoghi<br />
prodotti chimici esplodenti. Negli<br />
impianti di Ferrania i tecnici dello<br />
Zar Nicola II preparavano polveri<br />
esplosive, fino a quando, con la<br />
Rivoluzione d’ottobre la Russia uscì<br />
dal conflitto. Le ingenti scorte<br />
lasciate dai russi diedero l’idea di<br />
riconvertire l’azienda e iniziare a<br />
produrre celluloide (nitrocellulosa<br />
e canfora), il materiale con cui è<br />
prodotta la pellicola<br />
cinematografica. E’ qui che<br />
interviene un’altra azienda:<br />
Cappelli. La storia di questo<br />
marchio ha inizio nel 1885 a<br />
Milano, quando Michele Cappelli<br />
apre un piccolo laboratorio per<br />
produrre lastre fotografiche al<br />
bromuro d’argento. Si tratta di un<br />
prodotto all’avanguardia nel<br />
settore dei supporti sensibili, un<br />
tipo di materiale che da pochi anni<br />
ha sostituito le lastre al collodio<br />
secco. Per parecchi anni la Cappelli<br />
rimane l’unica azienda italiana di<br />
medie dimensioni a realizzare<br />
questo genere di articolo e il<br />
successo delle vendite coincide, a<br />
cavallo del secolo, con un<br />
momento storico in cui la<br />
fotografia si va affermando come<br />
prodotto di largo consumo. La<br />
produzione riguarda naturalmente<br />
anche la carta fotografica da<br />
stampa e nel 1898 l’azienda riceve<br />
il Diploma d’Onore all’Esposizione<br />
Italiana di Torino per il settore<br />
“Lastre e carte sensibili”. La validità<br />
dei suoi materiali viene confermata<br />
in più occasioni anche negli anni<br />
successivi e sulle confezioni sono<br />
spesso indicati i riconoscimenti<br />
ottenuti in analoghe esposizioni,<br />
come a Milano nel 1906 e a Torino<br />
nel 1911. Nel 1932 l’azienda ligure<br />
FILM, che dopo un periodo di grave<br />
crisi si trova a sua volta in un<br />
momento di notevole sviluppo<br />
commerciale, assorbe la Cappelli<br />
S.A., per la quale già realizzava<br />
1<br />
2<br />
70 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
alcuni prodotti, modificando la<br />
propria denominazione in<br />
Fabbriche Riunite Prodotti<br />
Fotografici Cappelli e Ferrania o,<br />
più semplicemente, Film Cappelli<br />
Ferrania: in pratica l’acquisizione<br />
della Cappelli è l’evento che<br />
determina l’apparizione del<br />
marchio Ferrania. Nel 1938<br />
iniziarono gli studi sul colore, che<br />
portarono ad effettuare le prime<br />
prove industriali nel 1941, a<br />
conflitto già iniziato. Purtroppo gli<br />
eventi bellici portarono ad un<br />
rallentamento della produzione, sia<br />
per la mancanza di materie prime,<br />
sia per la chiamata alle armi di<br />
molti “filmisti”. Durante l’epoca<br />
della Repubblica Sociale Italiana,<br />
"Ferrania" prese la denominazione<br />
di “Stabilimento Ausiliario<br />
Germanico”. Il 25 aprile 1945, con<br />
la Liberazione, anche la produzione<br />
iniziò lentamente a riprendere<br />
quota. Nel 1946 ripresero le<br />
ricerche sul colore grazie anche<br />
all’intervento di tecnici ex Agfa.<br />
L’anno successivo nacque il<br />
Ferraniacolor 12 ASA, unica<br />
pellicola a colori realizzata in<br />
Europa nel dopoguerra. Ed in<br />
questi anni iniziò anche la stagione<br />
d’oro della Ferrania legata al<br />
cinema, grazie alla migliorata<br />
produzione della pellicola bianco e<br />
nero. Sue pellicole furono utilizzate<br />
per alcune dei film più belli dei più<br />
grandi autori del dopoguerra. Fra<br />
tutti segnaliamo “La Ciociara” di<br />
Vittorio De Sica, premio Oscar nel<br />
1960. Anche i prodotti radiografici<br />
e per arti grafiche conobbero un<br />
grande sviluppo, influenzando le<br />
scelte produttive che oggi sono la<br />
base della nuova società della<br />
quale fa parte lo stabilimento di<br />
Ferrania. Il 2 giugno 1964 nacque<br />
dall’accordo con una grande<br />
multinazionale americana, la 3M,<br />
divenendo Ferrania3M. D’altronde<br />
l’origine era simile. 3M prima si<br />
chiamava proprio MMM, ossia<br />
Minnesota Mining Manufacturing.<br />
Iniziò così il cambiamento di<br />
immagine e di indirizzo produttivo<br />
voluto dai vertici americani per<br />
tagliare i rami non produttivi. Nel<br />
1971 venne abbandonata la<br />
dicitura Ferrania divenendo 3M<br />
Italia. La storia della Ferrania però<br />
si interrompe bruscamente nel<br />
2003 quando, come conseguenza<br />
dell’avvento del digitale, è costretta<br />
a chiudere i battenti diventando la<br />
prima industria fotografica a<br />
dichiarare bancarotta. Ma<br />
lasciamoci alle spalle gli ultimi 10<br />
anni e arriviamo al 2013, quando<br />
un gruppo di ex impiegati dello<br />
5<br />
stabilimento, pensarono di dare<br />
una nuova opportunità alla<br />
fabbrica e ricominciare a produrre<br />
pellicola. «Tutti ci davano dei pazzi<br />
e forse lo siamo… ma forse no»<br />
raccontano. Dopo un anno di duro<br />
lavoro di restauro dei vecchi edifici,<br />
lo stabilimento è quasi pronto per<br />
ricominciare la produzione, ma<br />
solo di piccole quantità e a costi<br />
molto elevati. Dai vecchi edifici<br />
della Ferrania sono state<br />
recuperate tonnellate di materiale,<br />
ma non sono abbastanza, e il<br />
tempo sta per scadere perché<br />
entro fine anno la fabbrica verrà<br />
demolita. Non potendo più contare<br />
sui soli finanziamenti europei,<br />
Nicola Baldini e Marco Pagni, i<br />
leader del progetto, hanno cercato<br />
fondi su Kickstarter per l’acquisto di<br />
tre macchinari, “Big Boy”, “Walter”<br />
e “Trixie”, che consentiranno alla<br />
Ferrania Film di soddisfare la<br />
domanda del mercato analogico<br />
riducendo i costi. Ma cos’è<br />
Kickstarter? Si tratta di un sito di<br />
crowdfunding per progetti creativi.<br />
Il crowdfunding è una tipologia di<br />
finanziamento collettivo, nel caso<br />
di Kickstarter a fondo perduto.<br />
Chiunque può decidere di<br />
supportare un prodotto o un’idea<br />
interessante con una donazione a<br />
scelta. Non ci saranno ricompense<br />
in denaro, ma chi riceve il<br />
3<br />
1 - L’“omino Ferrania” (una F<br />
maiuscola a righe bianche e<br />
azzurre con in spalla un rullino).<br />
2 - Pubblicità di pellicola per<br />
diapositive a colori. 3 - Fotocamera<br />
Ferrania Falco 1° tipo (1946).<br />
4 - Formula segreta di emulsione<br />
Ferrania. 5 - Le pellicole in preproduzione:<br />
135 e 120 e cine Super<br />
8 e 16mm. 6 - Pubblicità delle<br />
pellicole Cappelli - Ferrania (1932<br />
circa). www.filmferrania.it<br />
6<br />
4<br />
finanziamento sarà sicuramente in<br />
grado di mostrare la propria<br />
gratitudine. C’è chi manda lettere<br />
di ringraziamento, chi regala<br />
gadget, chi invita a cena i donatori<br />
e chi offre un primo collaudo del<br />
prodotto. Tra i progetti finanziati su<br />
Kickstarter due documentari<br />
candidati al premio Oscar. Per<br />
Ferrania, l’obiettivo da raggiungere<br />
era di 250.000 dollari in 30 giorni e<br />
il sito è riuscito a raccoglierne<br />
260.000 a 17 giorni dalla scadenza<br />
prefissata. La speranza dei<br />
nostalgici della cellulosa è che la<br />
vecchia fabbrica, possa<br />
ricominciare la produzione della<br />
classica pellicola. ■<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 71
FRAMMENTI<br />
DEL CIELO<br />
E DELLA TERRA<br />
“La fotografia di paesaggio racconta luoghi<br />
e momenti, annullando la distanza<br />
dell’osservatore dagli scenari ritratti.<br />
E’ l’arte di saper far immedesimare<br />
chi la guarda al suo interno e di condurlo<br />
per mano alla scoperta del tuo mondo.”<br />
testo e foto di Riccardo Improta<br />
72 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Abbiamo chiesto a<br />
Riccardo Improta,<br />
professionista fotografo<br />
a tutto campo, di<br />
parlarci della sua passione, più<br />
che della sua professione, dei<br />
paesaggi che ci restitusce in una<br />
maniera tutta sua, e lui,<br />
gentilmente ci ha accontentato...<br />
Partiamo dalla Terra, il nostro<br />
habitat, il pianeta azzurro,<br />
definizione ormai alquanto in<br />
disuso. Da quanto? Da un istante,<br />
misurando in tempi geologici.<br />
Intervengo con piacere su queste<br />
pagine, parlando di fotografia di<br />
paesaggio, di me e del mio lavoro,<br />
ma non posso non partire da qui.<br />
Come disse qualcuno, viaggiare è<br />
il modo migliore per conoscere se<br />
stessi. Mi ritengo fortunato nel<br />
fare il mio lavoro e ogni volta che<br />
vado per un nuovo assignment è<br />
sempre come la prima. La<br />
curiosità, che muove le mie<br />
giornate, mi ha reso nel tempo un<br />
attento osservatore. <strong>Fotografare</strong><br />
ha dato un senso al mio essere.<br />
Non credo che riuscirò mai a<br />
conoscerlo tutto, il nostro<br />
pianeta, ma, per quel che ho<br />
“visto e sentito”, affermo che il<br />
significato ultimo di questa<br />
nostra, un po’ malandata, casa<br />
comune risiede nella sua<br />
incredibile varietà. Ogni<br />
latitudine ha il suo cielo, ogni<br />
deserto i suoi colori, ogni foresta<br />
la sua forza, ogni nuvola la sua<br />
forma, e non ce ne sarà mai una<br />
uguale. La Terra non applica<br />
nessun rendering, è tutto vero,<br />
vivo e pulsante. Se lasciata in<br />
pace sa funzionare alla<br />
perfezione. Così è. Riflettendoci<br />
su, è evidente come oggigiorno le<br />
cose cambino molto in fretta.<br />
Ansel Adams era un uomo libero,<br />
noi un tantino meno: c’è sempre<br />
questo rumore di fondo, questo<br />
senso di inquietudine che affiora<br />
in chi sente dentro la natura. Bei<br />
tempi, i suoi...! Ho iniziato presto<br />
a fotografare, grazie a favorevoli<br />
contaminazioni ambientali ed a<br />
una buona predisposizione. Non<br />
c’erano fotografi in famiglia, ma<br />
nella sala cinematografica di mio<br />
nonno mi sentivo a casa, ne<br />
subivo il fascino. Immerso nel suo<br />
buio contemplavo e fantasticavo.<br />
La passione esplose al primo<br />
contatto diretto con la pellicola.<br />
Sorprendente: tutto veniva fuori<br />
da lì. In più, ogni singolo<br />
fotogramma era a sé e potevo<br />
osservarlo per tutto il tempo che<br />
volevo. Questa considerazione<br />
centrò il mio interesse<br />
permanentemente sulla<br />
fotografia. Cominciai a<br />
sperimentare. Fotografavo di<br />
tutto, cercando un continuo<br />
confronto con gli altri,<br />
perseguitandoli col prodotto<br />
delle mie visioni. All’inizio si è<br />
tutti istinto puro. Per chi va<br />
avanti, segue un percorso<br />
importante, al termine del quale<br />
chi è fortunato si ritrova al punto<br />
di partenza, pronto ad accogliere<br />
il suo istinto con una nuova<br />
consapevolezza. L’esigenza di<br />
saperne di più, di approfondire<br />
tanti aspetti della fotografia, mi<br />
portò a frequentare un master<br />
presso la migliore realtà<br />
accademica romana. Fu una<br />
scelta giusta: imparai molto e,<br />
soprattutto, trovai un fertile<br />
terreno di confronto. Riuscii a<br />
mettermi in evidenza e<br />
cominciarono ad arrivare i primi<br />
incarichi. Lavoravo<br />
principalmente per l’editoria del<br />
settore turistico. Viaggiare mi<br />
dava modo di conoscere tanti<br />
luoghi nuovi e riuscivo sempre a<br />
ritagliarmi del tempo per la mia<br />
ricerca più pura: il paesaggio.<br />
Contemplare il paesaggio mi ha<br />
sempre restituito una grande<br />
pace interiore: esprimerlo per<br />
immagini è il più bel modo che<br />
conosca per comunicare cos’è.<br />
Mi hanno chiesto mille volte cos’è<br />
per me la fotografia di paesaggio.<br />
Ecco: la fotografia di paesaggio<br />
racconta luoghi e momenti,<br />
annullando la distanza<br />
dell’osservatore dagli scenari<br />
ritratti. E’ l’arte di saper far<br />
immedesimare chi la guarda al<br />
suo interno e di condurlo per<br />
mano alla scoperta del tuo<br />
mondo. E’ libera interpretazione<br />
ed esaltazione di quanto visto e<br />
sentito. E’ sentirsi parte della<br />
natura, è prenderne il ritmo. Non<br />
esiste una ricetta per fare buone<br />
foto di paesaggio. Per ogni<br />
fotografo esiste un percorso unico<br />
ed intimo, che, se portato a<br />
In apertura: Namibia,<br />
Dead Vlei, Parco<br />
nazionale di<br />
Namib-Naukluft.<br />
Sotto: Islanda,<br />
Landmannalaugar.<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 73
“Organizzare<br />
un viaggio per<br />
fotografare<br />
paesaggi<br />
richiede una<br />
buona fase di<br />
analisi e<br />
programmazione.”<br />
compimento, lo condurrà a<br />
mostrarsi vestito del suo Io più<br />
profondo. Per quanto attiene alla<br />
mia esperienza, le cose stanno<br />
così. E’ importante, naturalmente,<br />
conoscere il più possibile i luoghi<br />
da fotografare prima ancora di<br />
andarci, specie se a noi<br />
sconosciuti. Oggi è semplice: c’è<br />
Google Maps. Organizzare un<br />
viaggio per fotografare paesaggi<br />
lontani richiede comunque una<br />
buona fase di analisi e<br />
programmazione, così da evitare<br />
perdite di tempo ed inutili<br />
inconvenienti. Una volta sul posto<br />
è fondamentale sganciarsi,<br />
dimenticarsi tutto ed inserirsi<br />
mentalmente nel contesto, senza<br />
fretta, per comprenderlo. E’<br />
questo un passaggio obbligato<br />
per tradurre il tutto in linguaggio<br />
fotografico, così come bisogna<br />
cominciare a previsualizzare le<br />
proprie inquadrature. Si tratta di<br />
un genere di fotografia molto<br />
tecnico, quindi ci vuole molta<br />
cura in fase di ripresa; una buona<br />
padronanza del mezzo<br />
fotografico consente più soluzioni<br />
creative e il pieno controllo dello<br />
scatto. Attenzione, però: la<br />
tecnica è e resta un mezzo, mai<br />
traghettarla sull’altra sponda,<br />
quella del fine. Facendo mio un<br />
famoso aforisma: non c’e’ niente<br />
di peggio della perfetta<br />
realizzazione di un’idea che non<br />
c’è... Trovo sbagliato andare a<br />
fotografare un luogo con una preesistente<br />
idea nella mente. L’idea<br />
dobbiamo farla scaturire dal<br />
contatto col luogo e dalle<br />
condizioni che troviamo. Certo,<br />
esistono anche momenti di<br />
“brutta luce”. Nel caso, non resta<br />
che saper aspettare condizioni<br />
più favorevoli. Ho realizzato<br />
buone immagini in 5 secondi, per<br />
altre ci sono voluti giorni. La<br />
determinazione poi è parte<br />
integrante del corredo. Con lo<br />
scopo di crescere<br />
fotograficamente, può essere<br />
molto formativo fotografare la<br />
stessa scena ad orari diversi o con<br />
condizioni meteorologiche<br />
differenti. Confrontare i risultati<br />
arricchisce molto, conferisce<br />
maggiore sensibilità alla luce.<br />
Crescere fotograficamente è un<br />
processo senza traguardi. Non si<br />
finisce mai di imparare, di<br />
sorprendersi. Credo aiuti molto<br />
confrontarsi, visitare mostre,<br />
guardare ed immedesimarsi nel<br />
lavoro degli altri, sfogliare libri di<br />
qualità, sviluppare un senso<br />
critico ed educarsi all’autocritica,<br />
senza che questo diventi un<br />
macigno sulle spalle. In fondo<br />
fotografiamo perché ci piace e<br />
non c’è modalità migliore che<br />
credere in se stessi nel farlo. In<br />
fondo, che ci piaccia o no, siamo<br />
noi gli autori delle nostre foto e<br />
questo accade ogni volta che ne<br />
scattiamo una. Visto da fuori<br />
questo è un gran bel mestiere e lo<br />
è, a patto di saperne gestire la<br />
complessità. C’è bisogno di una<br />
ottima programmazione di se<br />
stessi, di risolutezza e flusso<br />
creativo costanti; non devi<br />
mollare mai e contestualmente<br />
metterti sempre in discussione.<br />
Ho vissuto sulla mia pelle il<br />
passaggio al mondo digitale,<br />
soffrendone l’iniziale effetto<br />
destabilizzante, accettando di<br />
dover ricominciare, ma<br />
apprezzandone poi le enormi<br />
potenzialità. Mettiamola così:<br />
quando si andava a pellicola si era<br />
molto creativi ed attenti in fase di<br />
ripresa e la mancanza di un<br />
riscontro immediato ti obbligava a<br />
riflettere con maggiore<br />
attenzione. Riflettere insegna<br />
molto. Oggi, complici alcuni<br />
effetti collaterali propri del<br />
74 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Riccardo Improta lavora con diversi sistemi. Full Frame Nikon: D3x-D800E con ottiche 14/24mm F/2.8, PC-E 24mm F/3.5, 35mm F/2, 60mm F/2.8<br />
MICRO, 105mm F/2.8 MICRO, 24/70mm F2.8, 70/200mm F/2.8, 300mm F/4. Full Frame Leica: M-Monochrom con 35mm F/2. Medio Formato: Leica S<br />
con ottiche 30/90mm F/3.6-5.6, 24mm F/3.5, 180mm F/3.5. Medio formato panoramico film: Fuji GX617 con ottiche 105mm F/8 e 300 mm F/8.<br />
digitale, si tende a riflettere<br />
meno, a scattare con meno<br />
controllo, considerate le infinite<br />
possibilità di manipo lazione<br />
delle immagini in postproduzione.<br />
Si aprono discorsi<br />
infiniti sulla questione<br />
manipolazione delle immagini in<br />
postproduzione. Esulando da<br />
questioni etiche e<br />
contestualizzando l’argomento<br />
esclusivamente nel genere<br />
fotografico landscape fineart,<br />
credo che gli interventi in<br />
Photoshop devono mirare ad<br />
evidenziare l’idea del fotografo ed<br />
a dare riscontro finale del suo<br />
“sentire”. Finchè ci saranno idee e<br />
cuore le belle foto non<br />
mancheranno mai. Diverso è<br />
utilizzare il fotoritocco per far<br />
funzionare un’immagine che,<br />
spogliata delle sue magie, tanto<br />
immagine non è. Viva le idee,<br />
quindi. ■<br />
In alto, a sinistra nella pagina a<br />
fianco: Utah (USA), Dixie<br />
National Forest;<br />
in basso, Algeria, Tassili N'Ajjer.<br />
In questa pagina, in alto:<br />
Giordania, Mar Morto; in basso,<br />
Arizona (USA), Monument<br />
Valley.<br />
RICCARDO IMPROTA<br />
Romano, età 49, è attivo da anni nel panorama fotografico<br />
internazionale, con produzioni landscape e travel che realizza<br />
sia su supporto digitale che su pellicola medio formato<br />
panoramico, curandone personalmente la postproduzione. Il<br />
suo progetto di ricerca sul paesaggio “WideWorld”,<br />
indirizzato a ritrarre le più spettacolari locations naturalistiche<br />
del pianeta, muove dalla volontà di sensibilizzare l’opinione<br />
pubblica alle ormai inderogabili tematiche ambientali.<br />
Ha esposto due personali a Roma sul suo stato dell’arte.<br />
Aggiorna continuamente il suo catalogo di stampe fineart a tiratura limitata.<br />
Adora divulgare e lo fa con passione e soddisfazione da quindici anni. Estende la sua<br />
consulenza didattica e divulgativa a prestigiose realtà accademiche italiane e straniere,<br />
insegnando teoria e tecnica fotografica, reportage geografico, fotografia landscape<br />
fineart. Con il piacere di avvicinare gente di fotografia al paesaggio e ai suoi significati,<br />
organizza personalmente workshop tematici in Italia e all’estero. È consulente<br />
scientifico per progetti di ricerca in materia di sensori digitali e di software di sviluppo.<br />
RAW.slpw@riccardoimprota.com,<br />
www.facebook.com/sceniclandscapephotoworkshop<br />
www.riccardoimprota.com<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 75
INTERVISTA<br />
OFELIA E<br />
LE ALTRE<br />
Alessio Albi ci svela il suo stile<br />
personalissimo, dove ogni<br />
immagine racconta una storia,<br />
vissuta nelle scenografie<br />
dei boschi e delle acque.<br />
di Giovanni Di Miceli<br />
Come ti sei avvicinato alla<br />
fotografia?<br />
E' tutto iniziato nel 2010,<br />
quando un'amica,<br />
conoscendo la mia passione per il<br />
disegno e la pittura, mi ha<br />
consigliato di tentare l'approccio<br />
alla fotografia. Era il mio ultimo<br />
anno di studi universitari e sentivo<br />
l'esigenza di trovare una valvola di<br />
sfogo dagli impegni e dalla routine<br />
quotidiana. Ho ancora un grande<br />
amore per disegno e pittura, ma<br />
penso di non riuscire, in queste<br />
altre forme d'arte, ad esprimermi<br />
appieno.<br />
uQual è stato il tuo primo<br />
apparecchio fotografico?<br />
Una Canon 450D, con un obiettivo<br />
1855mm e un 50mm f/1.8. Ho<br />
avuto a disposizione solo questo<br />
corredo per il mio primo anno da<br />
fotografo.<br />
uIn che modo hai appreso<br />
la tecnica?<br />
La stessa amica che mi ha<br />
consigliato di iniziare, mi ha anche<br />
insegnato le basi tecniche: tempi,<br />
diaframmi, ISO... Per il resto sono<br />
autodidatta: sfruttando riviste<br />
fotografiche, tutorial online,<br />
sperimentando (e sbagliando)<br />
tanto.<br />
uCome hai scelto il tuo stile<br />
fotografico?<br />
Credo sia sempre stato nelle mie<br />
corde, legato alla mia passione per<br />
altre forme d'arte come disegno,<br />
pittura, cinema... Ho passato i<br />
primi due anni a sforzarmi per<br />
trovare uno stile; quando ho<br />
smesso di farlo, il mio stile ha<br />
iniziato ad emergere e almeno a<br />
detta di qualcuno a diventare<br />
riconoscibile. Attualmente punto<br />
molto sul connubio tra soggetto,<br />
ambientazione e colore per<br />
ottenere le atmosfere che ho in<br />
mente.<br />
uRaccontaci la tua evoluzione<br />
professionale.<br />
Ho iniziato a fotografare quattro<br />
anni fa senza una strada precisa in<br />
mente, con la prima reflex in mano<br />
e il grande entusiasmo che<br />
caratterizza il neofita. Nel primo<br />
anno mi sono dedicato<br />
prevalentemente alla fotografia<br />
“street”. Di tanto in tanto ho<br />
sfruttato anche amici e amiche per<br />
le prime prove di ritratti, ma ho<br />
iniziato a dedicarmi in maniera<br />
prevalente al ritratto solo nel 2013.<br />
Nei primi periodi ho fatto una gran<br />
fatica a trovare i soggetti adatti,<br />
ricorrendo al massimo ad amici<br />
(che comunque restano i miei<br />
soggetti preferiti) o amici di amici.<br />
Con la diffusione dei social<br />
network dedicati alla fotografia e<br />
non, come flickr e facebook, le mie<br />
fotografie hanno iniziato a essere<br />
molto visibili, di conseguenza ho<br />
iniziato a ricevere molte richieste di<br />
collaborazione da modelle e<br />
modelli in Italia e all'estero.<br />
Attualmente la fotografia rimane<br />
prevalentemente una passione e<br />
mi dedico quasi solo a progetti<br />
personali, ma non escludo che in<br />
futuro la cosa possa estendersi a<br />
situazioni lavorative.<br />
uHai usato l'attrezzatura analogica,<br />
e quale preferivi?<br />
Ho rispolverato anni fa una<br />
Olympus OM30 trovata nei<br />
cassetti di mio padre, con un<br />
obiettivo fisso 50mm f/1.8. Ho da<br />
76 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 77
Non è necessario che si tratti di una modella professionista: ho scattato<br />
le mie foto preferite a soggetti che non avevano mai posato prima.<br />
poco terminato e sviluppato un<br />
rullino durato quasi un anno, il che<br />
mi è stato molto utile a evidenziare<br />
i cambiamenti che ho avuto dal<br />
punto di vista stilistico nel <strong>2014</strong>.<br />
Per il resto, rimango<br />
prevalentemente concentrato sul<br />
mezzo digitale.<br />
uChe corredo utilizzi al momento<br />
attuale?<br />
Da due anni scatto con una Nikon<br />
D600 e tre obiettivi, un Nikon<br />
85mm f/1.8 G, un Sigma 35mm<br />
f/1.4 Art e un Nikon 50mm f/1.4 D.<br />
uSei più portato alle riprese in<br />
studio o in esterni?<br />
Decisamente per quelle in esterni.<br />
Per una questione stilistica e di<br />
gusto personale, preferisco<br />
scattare sempre con la luce<br />
naturale che ho a disposizione.<br />
Trovo inoltre che le location che<br />
scelgo per le mie foto ambientate<br />
siano fondamentali e sicuramente<br />
non replicabili in studio.<br />
uHai un interesse prevalente per il<br />
ritratto ambientato?<br />
Il ritratto ambientato mi permette<br />
di enfatizzare l'atmosfera che è il<br />
cardine della mia fotografia.<br />
I miei ritratti sono quasi sempre in<br />
formato “landscape”, sia per dare<br />
all'ambiente una posizione di<br />
importanza quasi pari a quella del<br />
soggetto, sia per ottenere un taglio<br />
cinematografico; mi piace infatti<br />
pensare alle mie foto come frame<br />
di un film, o di una storia<br />
immaginaria.<br />
uParlaci di alcuni tuoi lavori<br />
che giudichi importanti.<br />
Sto portando avanti da mesi una<br />
serie intitolata “Inner Spaces”, in<br />
cui i soggetti (prevalentemente<br />
femminili) si trovano isolati in un<br />
ambiente spoglio, con toni<br />
abbastanza scuri, incolori e<br />
un'atmosfera cupa, quasi<br />
deprimente. Attraverso i soggetti<br />
di questa serie racconto me stesso<br />
durante i periodi difficili che ho<br />
attraversato negli ultimi anni.<br />
Ho inoltre appena iniziato una<br />
serie ispirata a dei libri a cui sono<br />
molto affezionato, della saga “La<br />
Torre Nera” di Stephen King. Ho<br />
avuto la fortuna di conoscere una<br />
modella che nel mio immaginario è<br />
identica a un personaggio<br />
femminile del libro, quindi quasi<br />
tutta la serie sarà incentrata su di<br />
lei.<br />
uQuale tipo di modella ti è più<br />
congeniale?<br />
78 fotografare |agosto novembre <strong>2014</strong> <strong>2014</strong>
Quella che attraverso lo sguardo<br />
riesce a comunicare qualcosa<br />
all'osservatore, non per forza un<br />
messaggio univoco. Mi piacciono<br />
sguardi intensi nelle foto più cupe,<br />
oppure espressioni vacue e<br />
distaccate in atmosfere più eteree.<br />
Per questo, non è necessario che si<br />
tratti per forza di una modella<br />
professionista: ho scattato le mie<br />
foto preferite a soggetti che non<br />
avevano mai posato prima.<br />
uParlaci delle foto pubblicate<br />
in queste pagine.<br />
Credo che siano una buona sintesi<br />
della mia fotografia; l'amore per<br />
l'acqua e la natura, di cui la mia<br />
regione, l'Umbria, è<br />
particolarmente ricca; la passione<br />
per le atmosfere surreali e<br />
oniriche; ritratti stretti per<br />
concentrarsi sullo sguardo, ma<br />
anche inquadrature ampie, a<br />
contestualizzare meglio il soggetto<br />
nell'ambientazione; l'uso del colore<br />
e le luci naturali.<br />
uPensi che ci sia un futuro per<br />
questa professione?<br />
Personalmente tendo ancora a<br />
considerarla solo una passione,<br />
avendo un altro lavoro. Ma non so<br />
per quanto tempo ancora... Posso<br />
permettermi di fare quello che<br />
voglio, con un’altra attività, quando<br />
voglio, senza avere vincoli o<br />
restrizioni stilistiche.<br />
Ciò non toglie che in futuro potrei<br />
considerare situazioni lavorative, se<br />
se ne aprisse la possibilità.<br />
Spero solo di lasciare intatta la<br />
passione e l'amore sconfinato che<br />
provo per la fotografia.<br />
uCome utilizzi la rete e quanto ti<br />
serve?<br />
Sono iscritto a diversi social<br />
network legati al mondo della<br />
fotografia. In particolar modo sono<br />
molto legato a flickr, che trovo<br />
essere la miglior piattaforma online<br />
dove scoprire e seguire artisti<br />
estremamente talentuosi.<br />
Ho avuto modo tramite siti come<br />
flickr di conoscere, anche<br />
personalmente, artisti che stimo e<br />
che mi hanno arricchito<br />
incredibilmente, sul piano artistico<br />
e personale, sia in Italia che<br />
all'estero. Trovo che questo sia<br />
l'aspetto più importante della rete<br />
e dei social network in generale.<br />
Ho inoltre aperto da febbraio una<br />
pagina facebook dedicata alla mia<br />
fotografia, sempre più utile per<br />
aumentare la visibilità dei propri<br />
lavori.<br />
uHai un sogno nel cassetto?<br />
Da grande amante della musica, il<br />
mio sogno è quello di vedere una<br />
mia foto pubblicata sulla copertina<br />
dell'album di uno dei miei gruppi<br />
preferiti, magari i Tool, i Sigur Ros o<br />
i Radiohead. ■<br />
ALESSIO ALBI<br />
Ha 28 anni e vive a Perugia. Laureato in<br />
biotecnologie mediche, attualmente svolge la<br />
professione di nutrizionista. Ha scoperto la<br />
fotografia nel 2010 e questa passione lo ha<br />
coinvolto al cento per cento. Ama anche la musica,<br />
il cinema e la letteratura, e lo fa vedere nelle immagini studiate che<br />
crea dopo una lunga preparazione, basandosi talvolta sul contributo<br />
di modelle professioniste, oppure di ragazze dilettanti, che riesce a<br />
coinvolgere nel suo gioco in maniera più spontanea.<br />
www.flickr.com/photos/alessioalbi/<br />
“Il ritratto ambientato mi permette di enfatizzare l'atmosfera che è il cardine della mia<br />
fotografia. I miei ritratti sono quasi sempre in formato ‘landscape’, sia per dare all'ambiente<br />
una posizione di importanza quasi pari a quella del soggetto, sia per ottenere un taglio<br />
cinematografico; mi piace infatti pensare alle mie foto come frame di un film, o di una storia<br />
immaginaria.”<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 79
Islanda:<br />
una natura<br />
aspra e<br />
mutevole<br />
ad ogni minima<br />
variazione<br />
delle condizioni<br />
meteorologiche.<br />
In Islanda? Ma in Islanda in<br />
questo periodo c’è solo neve e<br />
ghiaccio. Cosa ci vai a fare?”. E’<br />
stata questa la prima<br />
considerazione dei miei familiari<br />
quando ho comunicato che avrei<br />
partecipato a una spedizione<br />
fotografica nella terra del ghiaccio e<br />
fuoco. Devo dire che queste<br />
perplessità si sono rivelate<br />
fortunatamente superficiali.<br />
L’Islanda è in realtà la terra che non<br />
t’aspetti. Ti sorprende per i<br />
paesaggi primordiali: rocce laviche,<br />
spiagge nere ed innevate, lagune<br />
glaciali e iceberg. La particolare<br />
natura si manifesta anche nel vento<br />
gelido, teso e costante o dalle<br />
raffiche improvvise e rabbiose.<br />
Oppure nei vapori bollenti dei<br />
geyser, i tipici fenomeni eruttivi, o<br />
nell’impeto delle imponenti cascate<br />
disseminate nel territorio. Senza<br />
dimenticare le magiche luci delle<br />
aurore boreali che danzano nelle<br />
notti stellate. Una coltre di nubi, un<br />
raggio di sole o anche<br />
un’improvvisa e frequente<br />
nevicata, modificano radicalmente<br />
la luce e di conseguenza il<br />
paesaggio che ci si pone davanti.<br />
Appena sbarcato a Reykjavík sono<br />
stato accolto da un vento gelido e<br />
qualche improvvisa spruzzata di<br />
neve. La capitale islandese, il cui<br />
nome significa “baia fumosa”, è la<br />
più settentrionale del mondo. Ha<br />
un’architettura prevalentemente<br />
tradizionale e tipicamente nordica,<br />
ma con una proiezione alla<br />
modernità. L’Islanda ha una<br />
superficie quattro volte quella della<br />
Sardegna, eppure spesso è definita<br />
la piccola isola del Nord Atlantico. E’<br />
anche geologicamente giovane,<br />
avendo “solo” 25 milioni di anni...<br />
Molti vulcani dell’isola sono ancora<br />
attivi. La popolazione islandese, la<br />
cui densità corrisponde a 3 abitanti<br />
per km², è concentrata<br />
maggiormente nella capitale<br />
Reykjavík e i pochi centri che q<br />
80 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
NELLA TERRA<br />
DEL GHIACCIO<br />
E DEL FUOCO<br />
testo e foto di Enrico Barbini
“Durante le tappe<br />
giornaliere su un territorio<br />
sostanzialmente deserto,<br />
ho avuto modo di<br />
fotografare la natura<br />
dell’isola, di una bellezza<br />
autentica e pressoché<br />
incontaminata.”<br />
s’incontrano percorrendo l’unica<br />
strada asfaltata che disegna un<br />
anello nell’intera isola, contano,<br />
quasi tutti, poche centinaia di<br />
abitanti. Le condizioni meteo in<br />
inverno rendono spesso difficile<br />
fotografare come si vorrebbe. Il<br />
viaggio a bordo dei fuoristrada fa<br />
percepire le sensazioni della<br />
scoperta e dell’avventura. Nelle<br />
notti passate a inseguire ed<br />
aspettare le aurore boreali, era<br />
facile trovarsi anche a 20 gradi<br />
sottozero col vento sferzante e le<br />
mani che avevano difficoltà ad<br />
articolare e gestire i comandi delle<br />
fotocamere. Il vento è l’elemento<br />
caratterizzante che più si è<br />
impresso nella mia memoria. Ha<br />
spesso reso difficile anche la<br />
stabilità del treppiede su cui era<br />
montata la reflex nelle lunghe<br />
esposizioni. Al contempo però<br />
regalava suggestioni uniche con le<br />
mareggiate che battevano le<br />
spiagge spesso coperte di neve<br />
sollevata a sua volta in piccoli e<br />
vorticosi turbini. Il viaggio è stato<br />
un susseguirsi di emozioni e<br />
scoperte. Tra i ricordi più<br />
affascinanti i cigni selvatici che<br />
abitano le piccole lagune a poche<br />
decine di metri dalla riva del mare.<br />
I loro voli in solitaria o in piccoli<br />
stormi tra i cieli plumbei e<br />
tempestosi o nella luce dorata del<br />
tramonto, costituiscono uno<br />
spettacolo difficilmente vivibile alle<br />
nostre latitudini. Oppure il<br />
vorticoso e stridulo garrire delle<br />
centinaia di gabbiani che nidificano<br />
nelle ripide scogliere,<br />
approfittando proprio delle<br />
mareggiate per lanciarsi in<br />
picchiata a pescare. L’itinerario<br />
prevedeva anche escursioni<br />
all’interno percorrendo piste<br />
sterrate e sconnesse praticabili solo<br />
da fuoristrada “di razza”, per<br />
arrivare ad alcune lagune glaciali<br />
dove è possibile osservare<br />
82 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
l’apparente immobilità degli iceberg<br />
affioranti e che caratterizzano le<br />
lingue estreme del ghiacciaio<br />
Vatnajökull, il più grande d’Islanda e<br />
d’Europa, la cui superficie è<br />
all'incirca pari a quella dell’Umbria.<br />
In queste lagune trovano spesso<br />
rifugio foche e sterne artiche. Spinti<br />
dalla corrente sottomarina, gli<br />
iceberg si staccano in masse<br />
voluminose e raggiungono la riva<br />
del mare, depositandosi spesso in<br />
frammenti più o meno grandi, sulla<br />
spiaggia nera di cenere di lava. Qui<br />
la continua erosione del vento e<br />
delle onde, li modella creando<br />
insolite forme astratte o<br />
riconducibili ad animali esistenti in<br />
natura. Fotografati all’alba o al<br />
tramonto assumono lucentezze e<br />
colori davvero inimmaginabili.<br />
L’Islanda offre quindi molteplici<br />
spunti fotografici non solo naturali,<br />
come ad esempio le tipiche<br />
costruzioni col tetto di torba sparse<br />
in buon numero nelle campagne e<br />
attualmente adibite per lo più a<br />
fattorie o bed & breakfast. Il tutto è<br />
comunque caratterizzato dalla<br />
varietà ed intensità della luce<br />
islandese, spesso molto morbida e<br />
diffusa a causa del cielo quasi<br />
sempre nuvoloso, soprattutto nel<br />
lungo inverno. Le difficili condizioni<br />
meteo mi hanno consentito anche<br />
di verificare l’efficienza della mia<br />
attrezzatura fotografica. Mi ero<br />
premunito del classico sacchetto di<br />
plastica trasparente con elastico per<br />
preservare la mia Nikon dalle<br />
intemperie ma distratto dal furore<br />
fotografico da cui ero pervaso, ho<br />
finito per non utilizzarlo mai. Eppure<br />
la D600 s’è confermata affidabile e<br />
robusta. Il telaio in lega di magnesio<br />
e le guarnizioni che la proteggono,<br />
hanno garantito un’ottima tenuta<br />
anche sotto forti nevicate, la pioggia<br />
e l’immancabile vento. ■<br />
www.enricobarbini.com<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 83
LIBRO<br />
A PARTE<br />
PICASSO<br />
Dora Maar<br />
Sarebbe stata apprezzata<br />
se non fosse stata<br />
l’amante di Picasso? Le<br />
sue fotografie sarebbero<br />
passate alla storia? Sì,<br />
non c’è dubbio. Ma Dora<br />
Maar è stata una vittima<br />
di Picasso, potendo<br />
accedere allo studio<br />
dell'artista solo su invito.<br />
di Giovanni Di Miceli<br />
In quel momento mi accorsi<br />
che Dora Maar mi stava<br />
osservando.<br />
Il suo sguardo possedeva una<br />
radiosità straordinaria, ma<br />
poteva essere anche molto duro.<br />
Mi resi conto che era bella, con un<br />
naso dritto e pronunciato, labbra<br />
scarlatte perfette, mento fermo,<br />
mascella un po’ prominente che le<br />
conferiva un piglio più energico,<br />
capelli castani e folti, pettinati<br />
morbidi all’indietro, e ciglia come<br />
le spesse antenne delle lucciole.<br />
Così scrisse James Lord, in Picasso<br />
e Dora. Per troppo tempo<br />
Henriette Theodora Markovitch,<br />
meglio nota come Dora Maar<br />
(Parigi, 19071997), è stata<br />
relegata nell’immaginario e nel<br />
ricordo dei posteri al ruolo di<br />
amante e musa, tragicamente<br />
abbandonata, del grande Picasso.<br />
Dora Maar, la fotografa franco<br />
croata, legata al circolo dei<br />
surrealisti di Parigi e compagna<br />
di Picasso dal 1936 al 1943. Un<br />
legame difficile che segnò<br />
pesantemente la Maar, che<br />
trascorse gli ultimi cinquant’anni<br />
della sua vita lontano da tutti,<br />
trovando nella psicanalisi e nella<br />
religione la forza di superare il<br />
dramma. Fu in realtà una donna<br />
acuta, intelligente, politicamente<br />
e socialmente impegnata, amica<br />
di Georges Bataille, André Breton,<br />
Paul Éluard, Man Ray, Henri<br />
CartierBresson. Fu soprattutto<br />
una straordinaria artista, una<br />
sensibile e pungente fotografa già<br />
affermata quando conobbe il<br />
pittore spagnolo. Le sue<br />
fotografie “di strada”, così attente<br />
e sinceramente partecipi della<br />
disperazione dei diseredati, i<br />
fotocollage, i ritratti, le<br />
sperimentazioni nei lavori artistici<br />
SCHEDA LIBRO<br />
Titolo: Dora Maar. Nonostante<br />
Picasso<br />
Curatore: Victoria Combalìa<br />
Pagine: 144<br />
Fotografie: 103<br />
Contenuti: D. Maar fotografa<br />
Lingua: italiano<br />
Editore: Skira<br />
Anno di pubblicazione: <strong>2014</strong><br />
Prezzo: € 37,00<br />
84 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Sopra, due fotografie<br />
di Dora Maar.<br />
A sinistra, Lise<br />
Deharme (1936 circa).<br />
A destra, il poeta Paul<br />
Eluard con la moglie<br />
Musch a Mougins<br />
(1936-1937 circa).<br />
Sotto, un ritratto di<br />
Dora Maar opera di<br />
Israel Bidermanas<br />
(Izis), dal titolo<br />
Ritratto di Dora Maar<br />
di tre quarti con<br />
bocchino, 1946.<br />
come in quelli commerciali,<br />
l’ironia surrealista che connota<br />
molti suoi scatti ci fanno scoprire<br />
il grande talento di un’artista<br />
enigmatica e visionaria . Pubblica<br />
le sue prime foto nel 1930 e<br />
l’anno seguente lavora con il<br />
fotografo ungherese Brassaï. Nel<br />
1931, in società con Pierre Kéfer,<br />
apre uno studio fotografico,<br />
operando nel settore della moda<br />
e della pubblicità, firmando le sue<br />
foto KéferDora Maar. Legata<br />
ideologicamente all’estrema<br />
sinistra, diviene famosa, con la<br />
sua costosa Rolleiflex, per le<br />
istantanee che ritraggono la<br />
mondanità francese del tempo.<br />
Le sue foto vengono pubblicate su<br />
riviste prestigiose come Madame<br />
Figaro. Diviene prima la<br />
compagna del cineasta Louis<br />
Chavance, e in seguito del poeta<br />
Georges Bataille. Espone<br />
all’Internazionale della fotografia<br />
di Bruxelles ed alla mostra dello<br />
studio SaintJacques per la<br />
"Constitution des Artistes<br />
Photographes". Georges Bataille<br />
la introduce nella cerchia dei<br />
surrealisti, dove conosce Breton,<br />
Eluard, Leiris, Man Ray. Prende<br />
parte all’attività del gruppo con<br />
alcune foto e fotomontaggi;<br />
ritocca i negativi, utilizza<br />
solarizzazioni, collage,<br />
fotomontaggi e sovrapposizioni.<br />
Maar era già conosciuta come<br />
fotografa prima di incontrare<br />
Picasso. Il primo incontro<br />
avvenne a Parigi nel 1935 sul set<br />
del film Le crime de Monsieur<br />
Lange di Jean Renoir quando lei<br />
aveva 28 anni e lui 54. Il secondo<br />
sulla terrazza del caffè Les Deux<br />
Magots a SaintGermaindesPrés<br />
dove Dora, seduta da sola a un<br />
tavolino, colpiva con un coltellino<br />
lo spazio tra un dito e l'altro della<br />
mano, inguantata di bianco, non<br />
fermandosi se si feriva. Li<br />
presentò il famoso poeta Paul<br />
Éluard, che accompagnava<br />
Picasso. Il pittore si fece dare i<br />
suoi guanti insanguinati e li<br />
espose su una mensola del suo<br />
appartamento. Picasso era<br />
affascinato dalla bellezza e dallo<br />
spagnolo fluente di Dora, che era<br />
cresciuta in Argentina. Poco dopo<br />
quest'incontro trovò a Picasso un<br />
nuovo appartamento in affitto, in<br />
Rue des GrandsAugustins,<br />
mentre lei restò nella casa dietro<br />
l'angolo, potendo accedere allo<br />
studio dell'artista solo su invito.<br />
Picasso adorava umiliare Dora,<br />
tanto da convincerla ad<br />
abbandonare la fotografia per la<br />
pittura, campo in cui non poteva<br />
competere con l'artista. La faceva<br />
ingelosire, essendo ancora legato<br />
a MarieThérèse Walter, che gli<br />
aveva dato anche una figlia,<br />
Maya. L'ormai exfotografa fu<br />
sopraffatta dalla personalità del<br />
pittore: divenne la sua musa<br />
privata e la ritrasse in<br />
numerosissimi dipinti, ma era<br />
vista anche come l'incarnazione<br />
stessa del dolore. Picasso iniziò a<br />
dipingere Guernica usando il<br />
volto di Dora per ritrarre la figura<br />
che sorregge la lampada al<br />
centro, e lei, affascinata dalla<br />
potenza figurativa del dipinto,<br />
riprese in mano la macchina<br />
fotografica e cominciò a scattare.<br />
Gli scatti fotografici che la resero<br />
famosa al mondo artistico<br />
testimoniano ancora oggi<br />
l'evoluzione dell'opera e furono<br />
pubblicati nel numero 45 della<br />
rivista Cahiers d'art del 1937.<br />
Insieme, lei e Picasso studiarono<br />
diversi tipi di stampe con Man<br />
Ray. La loro relazione durò quasi<br />
nove anni. Dora Maar fu lasciata<br />
da Picasso, che nel 1943 aveva<br />
appena incontrato la<br />
giovanissima Françoise Gilot, e<br />
cadde in una profonda<br />
depressione, che la costrinse a<br />
farsi ricoverare in una clinica<br />
psichiatrica. Fu presa in cura dallo<br />
psicanalista Jacques Lacan, il più<br />
importante guru della psicanalisi<br />
francese. ■<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 85
SOFTWARE<br />
Il Pannello di Controllo è una barra che<br />
comprende i comandi per aprire la<br />
pagina web di Akvis ArtWork, per<br />
condividere le opere sui social network,<br />
per importare ed esportare i preset, per<br />
visualizzare o nascondere le linee guida<br />
aggiunte manualmente, per avviare<br />
l’elaborazione e per applicarla<br />
all’immagine, per accedere all’aiuto e<br />
per aprire la finestra di dialogo delle<br />
preferenze.<br />
La Barra degli Strumenti comprende lo<br />
strumento Mano e Zoom e, nelle<br />
versioni Home De Luxe e Business del<br />
software ulteriori strumenti, disponibili<br />
in alcuni effetti, come Olio e Pastello. I<br />
principali sono lo strumento Direzione<br />
Traccia, per definire manualmente la<br />
direzione delle pennellate e lo<br />
strumento Sbavatura, per sfumare le<br />
pennellate sull’immagine elaborata.<br />
La Finestra dell’Immagine mostra<br />
l’anteprima dell’effetto del filtro dopo<br />
aver avviato l’elaborazione con<br />
l’apposito comando, prima che sia<br />
effettivamente applicato alla fotografia.<br />
La finestra dell’immagine ha due<br />
schede per visualizzare l’immagine<br />
originale o la foto elaborata.<br />
AKVIS ARTWORK 8<br />
DIFFICOLTÀ<br />
òòòò<br />
La curva di<br />
apprendimento è buona.<br />
Si intuisce subito come<br />
applicare uno stile e un<br />
preset. È anche<br />
abbastanza facile<br />
personalizzare il risultato.<br />
INTERFACCIA<br />
òòòò<br />
La grande finestra<br />
d’anteprima permette di<br />
osservare bene l’effetto<br />
del filtro globalmente e<br />
le pennellate nei dettagli.<br />
La grafica è essenziale e<br />
ben progettata.<br />
REQUISITI MINIMI<br />
òòòòò<br />
Akvis ArtWork 8 può<br />
essere utilizzato anche su<br />
un computer un po’<br />
datato. Il processo di<br />
elaborazione è veloce<br />
anche su computer con<br />
configurazioni non al top.<br />
FUNZIONALITÀ<br />
òòòò<br />
I sette stili consentono di<br />
riprodurre le principali<br />
tecniche pittoriche. Gli<br />
stili sono personalizzabili,<br />
ed è possibile aggiungere<br />
tele, texture e testo alle<br />
immagini elaborate.<br />
QUALITÀ/PREZZO<br />
òòò<br />
Lo stile Pastello e alcuni<br />
strumenti sono disponibili<br />
solo nelle versioni Home<br />
De Luxe o Business. In<br />
questo caso, il costo è<br />
piuttosto elevato, ma la<br />
qualità lo giustifica.<br />
86 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Il navigatore mostra la porzione<br />
d’immagine che è visualizzata nella<br />
finestra di anteprima e, quando si osserva<br />
l’immagine ingrandita, permette di<br />
spostarsi sulla fotografia trascinando una<br />
piccola cornice rossa.<br />
I comandi sotto il navigatore permettono<br />
di zoomare l’immagine alla grandezza<br />
desiderata con delle percentuali<br />
prefissate, con i due pulsanti + e – o con<br />
un cursore a scorrimento orizzontale.<br />
Nel Pannello delle Impostazioni si sceglie<br />
l’effetto da applicare nell’elenco degli stili<br />
e si possono regolare le relative<br />
impostazioni, che variano in base allo<br />
stile prescelto. Il pannello comprende tre<br />
schede per definire come la foto debba<br />
essere convertita in dipinto, e per<br />
aggiungere il testo e le tele alle immagini<br />
elaborate.<br />
Il Pannello dei Preset consente di<br />
scegliere uno dei preset Akvis, oppure di<br />
salvare e richiamare i propri preset<br />
personali. Quando si scorre con il mouse<br />
su uno dei preset, si apre<br />
automaticamente una piccola finestra che<br />
mostra l’anteprima dell’effetto del preset.<br />
Uno dei software più avanzati<br />
per trasformare una foto in<br />
una vera opera pittorica.<br />
di Glauco Dattini<br />
Akvis è una società, specializzata in software per la grafica e per la<br />
fotografia, nata nel 2004. Sviluppa programmi in grado di<br />
funzionare sia come applicazioni standalone, sia come plugin per<br />
Photoshop e per gli altri più diffusi programmi di grafica,<br />
compatibili con Windows e con Mac OS X. Akvis ArtWork è un software per<br />
l’applicazione di tecniche pittoriche alle fotografie. Il programma renderizza<br />
digitalmente opere pittoriche con un aspetto molto realistico, che le fa<br />
sembrare come se veramente fossero un prodotto di gesti manuali. Akvis<br />
ArtWork può ricreare quadri, fumetti o altri tipi di opere in differenti stili:<br />
Olio, Acquerello, Guazzo, Fumetti, Penna e inchiostro, Linoleografia e<br />
Pastello. Dalla combinazione di più tecniche, si possono realizzare ulteriori<br />
stili personali. Il software realizza gli effetti in tempi rapidi: una volta scelto e<br />
applicato uno stile, la trasformazione si può seguire sul monitor in tempo<br />
reale e, in pochi istanti, si può assistere alla metamorfosi delle fotografie in<br />
opere d’arte. Per rendere ancora più realistiche le opere pittoriche, Akvis<br />
ArtWork consente di sovrapporre alle immagini le texture di numerose<br />
tipologie di tele. Infine, il programma permette di aggiungere del testo, con<br />
il carattere e il colore desiderato, per firmare le proprie opere prima della<br />
stampa o della condivisione sul web.<br />
La nuova versione, Akvis ArtWork 8, introduce la funzionalità di sharing. Un<br />
comando, avviabile dal menu principale, consente con facilità di pubblicare<br />
le proprie opere sui principali social network: Facebook, Twitter, Flickr,<br />
Tumblr, Google+. La nuova release, inoltre, è ora compatibile con<br />
Photoshop CC e Photoshop CC <strong>2014</strong>.<br />
L’interfaccia<br />
L’interfaccia è ben congegnata e sostanziale, permette di concentrarsi<br />
facilmente sul lavoro. La finestra immagine, con due schede, Prima e Dopo, q<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 87
PRIMA<br />
DOPO<br />
L’immagine originale<br />
ed elaborata con lo<br />
stile Fumetto.<br />
che mostrano la fotografia originale o quella<br />
elaborata, occupa tutta l’area sinistra<br />
dell’interfaccia. È possibile passare da una<br />
scheda all’altra con un clic, ma manca l’opzione<br />
per affiancare i due stadi dell’immagine.<br />
L’ampiezza della finestra immagine è una scelta<br />
indovinata, in quanto permette di osservare la<br />
fotografia convertita in dipinto nella sua globalità<br />
e di esaminare l’effetto delle pennellate in<br />
dettaglio. La piccola barra a sinistra della finestra<br />
immagine contiene alcuni strumenti. Nelle<br />
versioni Home De Luxe e Business del software,<br />
negli effetti Olio e Pastello, è presente uno<br />
strumento, chiamato Direzione Traccia, da<br />
utilizzare prima di avviare l’elaborazione, che<br />
permette di definire manualmente la direzione<br />
delle pennellate. Il programma segue le linee<br />
guida tracciate al momento della conversione<br />
dell’immagine in dipinto. Se si lascia lavorare il<br />
software in automatico, comunque, è in grado di<br />
utilizzare, con una discreta precisione, le linee e<br />
le curvature degli elementi presenti<br />
sull’immagine come riferimento per la direzione<br />
delle pennellate. Negli effetti Olio, Acquerello,<br />
Guazzo e Pastello, sempre nelle versioni Home<br />
De Luxe e Business, si trova un altro strumento,<br />
Sbavatura, che si utilizza dopo aver eseguito<br />
l’elaborazione, ma prima di applicare<br />
definitivamente il filtro all’immagine, che<br />
permette di sfumare le pennellate, per rendere<br />
più realistica la pittura, spezzando la regolarità e<br />
l’uniformità delle pennellate. La scelta dell’effetto<br />
e tutte le relative impostazioni sono disponibili<br />
nell’area destra dell’interfaccia. Il pannello delle<br />
impostazioni è suddiviso in tre schede. La prima<br />
scheda (Pittura), contiene tutti i parametri per<br />
impostare le caratteristiche delle pennellate,<br />
come la lunghezza e lo spessore della traccia, il<br />
Un ritratto<br />
fotografico<br />
convertito<br />
in stile ad<br />
Olio.<br />
88 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Con lo strumento<br />
Direzione Traccia è<br />
possibile definire delle<br />
linee guida che<br />
consentono di orientare la<br />
direzione delle pennellate.<br />
rilievo e la densità dei tratti. La seconda scheda<br />
(Testo), permette di aggiungere una firma<br />
personalizzata all’opera. La terza scheda (Tela),<br />
consente di aggiungere la trama di una tela<br />
all’immagine, scegliendo la texture in<br />
un’apposita libreria. Anche le caratteristiche della<br />
tela sono regolabili con vari parametri, come il<br />
rilievo, l’evidenza della trama e la direzione della<br />
luminosità. Se si desidera, è possibile selezionare<br />
una propria immagine di texture e utilizzarla<br />
come trama. Il pannello in basso a destra<br />
dell’interfaccia contiene i preset. Ognuno degli<br />
stili disponibili in ArtWork ha una serie di preset<br />
Akvis pronti all’uso. Passando il cursore sopra<br />
uno dei preset, compare all'istante la sua<br />
miniatura in una piccola finestra, che permette di<br />
avere un’anteprima dell’effetto, facilitando la<br />
ricerca. I preset possono essere applicati così<br />
come sono, con un solo clic, oppure si possono<br />
regolare le impostazioni dell’effetto, per<br />
adattarlo meglio alla fotografia che si sta<br />
utilizzando. È possibile salvare le proprie<br />
impostazioni personalizzate come un nuovo<br />
preset, per poterlo utilizzare in seguito. I preset<br />
personalizzati possono anche essere esportati e<br />
importati in un altro computer che abbia<br />
ArtWork installato. Akvis ArtWork offre anche<br />
l’opportunità di elaborazioni batch per applicare<br />
simultaneamente l’effetto a un gruppo di foto:<br />
eseguendo il programma come applicazione<br />
standalone è disponibile un apposito comando,<br />
se invece si usa ArtWork come plugin occorre<br />
creare un’azione in Photoshop e applicarla a una<br />
cartella di immagini.<br />
Considerazioni finali<br />
Akvis ArtWork è un’applicazione divertente da<br />
utilizzare. Con facilità si possono creare opere<br />
d’arte da qualsiasi immagine digitale, anche se si<br />
utilizzano fotografie di poca qualità, ottenute con<br />
una compatta o uno smartphone, oppure che<br />
hanno dei difetti evidenti come il micromosso o il<br />
rumore di fondo, che non sono più evidenti con<br />
la trasformazione in pittura. Una volta stampate<br />
le opere, si possono ottenere quadri da<br />
appendere per decorare la pareti di casa. Ma<br />
Akvis ArtWork può essere utilizzato anche a<br />
scopo commerciale, ad esempio una stampa su<br />
tela con un ritratto degli sposi potrebbe essere<br />
un’opzione per offrire qualcosa in più in un<br />
servizio di foto di cerimonia. I sette stili<br />
disponibili presentano una buona scelta di<br />
tecniche pittoriche per simulare i più frequenti<br />
tipi di pittura. Le numerose impostazioni<br />
consentono di personalizzare e adattare lo stile<br />
alle proprie foto. L’elaborazione è veloce e il<br />
flusso di lavoro può essere anche molto rapido<br />
se si salvano i propri preset da applicare con un<br />
clic. Certo il computer non può dipingere a mano<br />
un vero quadro con i pennelli artistici, ma con<br />
Akvis ArtWork la fotografia assume con realismo<br />
l’aspetto di un’opera d’arte. Per avere tutti gli<br />
strumenti e gli stili, occorre acquistare una<br />
versione del software tra quelle meno<br />
economiche, perciò il costo non è basso per un<br />
applicativo destinato a un unico scopo specifico,<br />
ma occorre dire che il programma svolge bene il<br />
suo compito e ciò giustifica il costo. Akvis<br />
ArtWork 8 può essere acquistato, sul sito<br />
akvis.com, nella versione Home Plugin o Home<br />
Standalone al costo di 55 euro, che ha meno<br />
funzionalità, oppure nella versione Home Deluxe<br />
(plugin + standalone) completa di tutte le<br />
funzionalità ma non utilizzabile a scopo<br />
commerciale, al prezzo di 77 euro, e infine nella<br />
versione Business, al costo di 145 euro, che può<br />
essere utilizzata per fini commerciali. Tutti i prezzi<br />
sono da intendersi al netto dell’IVA.<br />
Lo stile Penna<br />
e Inchiostro<br />
utilizza i<br />
contorni delle<br />
immagini per<br />
tracciare un<br />
disegno che<br />
sembra fatto<br />
a mano con<br />
inchiostro su<br />
carta.<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 89
TUTORIAL<br />
AREA DI INTERESSE<br />
NUOVO COMANDO<br />
Photoshop CC <strong>2014</strong> ha introdotto una nuova funzione<br />
per selezionare rapidamente le aree attive dell’immagine.<br />
di Glauco Dattini<br />
A sinistra, la foto grande è l’immagine finale<br />
rielaborata. Qui sopra, a sinistra la foto originale<br />
e a destra l’immagine utilizzata come sfondo<br />
alternativo all’interno dell’area selezionata.<br />
Il comando di Photoshop Selezione>Area di interesse permette di<br />
selezionare velocemente la aree a fuoco di un’immagine. Si utilizza<br />
agevolmente su una fotografia con profondità di campo ridotta, dove<br />
il soggetto è a fuoco e lo sfondo sfocato. Il comando può lavorare<br />
completamente in automatico ma, in molti casi, non è in grado di<br />
raggiungere il risultato ottimale al primo colpo. Per questo, ha gli<br />
strumenti per restringere o estendere la selezione, regolando, con<br />
l’apposito parametro, l’intervallo a fuoco, e utilizzando due pennelli che<br />
aggiungono o rimuovono manualmente aree dalla selezione. Inoltre,<br />
Area di Interesse è integrato con il comando Migliora Bordi, per rifinire i<br />
margini della selezione e riuscire a scontornare elementi difficili, come i<br />
capelli o il pelo animale. Inoltre, il comando Area di Interesse ha anche la<br />
funzionalità di riduzione del rumore dell’area selezionata, che può essere<br />
lasciata in automatico o regolata se il soggetto presenta un disturbo<br />
evidente. In conclusione, Photoshop ha introdotto un comando che<br />
rende più veloce selezionare un soggetto e mascherare uno sfondo,<br />
laddove abbiamo bisogno di scontornare un elemento per poterlo<br />
utilizzare in un altro contesto o di cambiare lo sfondo a una fotografia,<br />
come nel presente tutorial. ■<br />
90 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
1Apriamo in Photoshop l’immagine in cui vogliamo<br />
scontornare il soggetto. La fotografia adatta è con poca<br />
profondità di campo, con il soggetto a fuoco e lo sfondo<br />
sfocato.<br />
2Per avviare il comando che consente la selezione scegliamo, dal<br />
menu principale di Photoshop, il comando Selezione>Area di<br />
Interesse.<br />
3All’avvio del comando, l’intervallo a fuoco è calcolato in<br />
automatico, ma spesso alcune aree che fanno parte del<br />
soggetto sono escluse dalla selezione.<br />
Trasciniamo il cursore del parametro Intervallo a Fuoco, in modo che<br />
4 sia compresa nella selezione tutta l’area che occupa il soggetto da<br />
scontornare.<br />
5Con lo strumento<br />
Sottrazione dell’Area di<br />
Interesse, clicchiamo laddove<br />
ci siano aree che non vogliamo<br />
facciano parte del soggetto da<br />
scontornare.<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 91
6Inviamo la selezione allo strumento Migliora Bordo, per<br />
perfezionare il contorno della selezione dove presenta<br />
elementi di difficoltà, come nella capigliatura.<br />
Nella sezione Rilevamento Bordo spuntiamo la casella Raggio<br />
7Avanzato e regoliamo il Raggio in modo che la selezione recuperi lo<br />
spazio che contiene gli elementi da includere (i capelli più esterni).<br />
8Con lo strumento Migliora Raggio (attivo di<br />
default) diamo una o più pennellate per<br />
migliorare il rilevamento degli elementi più<br />
esterni della selezione.<br />
9Appena terminata la pennellata, lo strumento<br />
automaticamente riconoscerà quelli che sono gli<br />
elementi del contorno irregolare da includere nella<br />
selezione (i capelli più esterni sono ora inclusi).<br />
Nel parametro Output In<br />
10 impostiamo la scelta<br />
Nuovo Livello con Maschera di<br />
Livello per avere il soggetto<br />
scontornato in un livello<br />
separato, eventualmente<br />
perfezionabile dipingendo sulla<br />
maschera di livello.<br />
92 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
Se facciamo ALT + Clic sulla<br />
11 miniatura della maschera<br />
di livello possiamo vedere la forma<br />
della maschera. Dipingendo con il<br />
bianco aggiungiamo alla<br />
selezione, con il nero sottraiamo.<br />
Ora apriamo una qualsiasi immagine che vogliamo utilizzare<br />
12 come sfondo per il soggetto. Selezioniamola tutta (CTRL + A) e<br />
copiamola negli appunti (CTRL + C).<br />
Incolliamo l’immagine (CTRL + V) sulla fotografia,<br />
13 collocandola tra i due livelli di sfondo e quello che<br />
contiene il soggetto mascherato dalla maschera di livello.<br />
Creiamo infine un livello<br />
14 di regolazione Valori<br />
Tonali o Curve, per ottimizzare<br />
toni e contrasto dell’immagine<br />
finale e poi salviamo il lavoro in<br />
un formato che mantenga<br />
livelli e qualità (PSD).<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 93
monochrome<br />
IL DRAMMA IN B&W<br />
Con il bianco e nero è possibile conferire alle immagini una<br />
forza drammatica di particolare intensità.<br />
E adesso c’è anche l’ App “Dramatic Black & White”.<br />
di Giovanni Di Miceli<br />
Ineguagliabile. Questa è la sola<br />
attribuzione qualitativa che ci<br />
sentiamo di dare al bianco e<br />
nero quando si tratta di<br />
esprimere qualcosa di altamente<br />
drammatico. In genere anche nel<br />
campo delle arti figurative<br />
tradizionali, le acqueforti o i<br />
carboncini, a forti tratti di colore<br />
nero, hanno sempre rappresentato<br />
per l’artista un modo per esprimere<br />
stati d’animo, personaggi,<br />
avvenimenti, storie e leggende a<br />
fosche tinte (appunto!). Un tempo<br />
il fotografo che oggi chiamano<br />
“analogico” si familiarizzava prima<br />
di tutto con un grafico (che ha fatto<br />
penare più di uno di noi) della<br />
“gamma di contrasto”, strettamente<br />
legato operativamente ad una<br />
striscia di tonalità crescenti di grigio,<br />
dal bianco al nero, detta all’epoca<br />
“cuneo dei grigi”. Che però, allora<br />
ma naturalmente anche oggi, non<br />
hanno logicamente subito nessuna<br />
variazione, ed andrebbero quindi<br />
ripresi in considerazione dai nuovi<br />
fotografi, soprattutto da quelli che<br />
94 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
vogliono cimentarsi nel “bianco e<br />
nero digitale”. Le immagini a livelli<br />
di grigio, anche dette a scala di grigi,<br />
grayscale o greyscale, sono<br />
immagini digitali raster in bianco e<br />
nero costituite da una gamma di<br />
grigi, in genere 256 livelli di grigio a<br />
partire da 0 (nero) fino a 255<br />
(bianco). Alcuni programmi di<br />
grafica permettono di convertire<br />
una fotografia a colori in livelli di<br />
grigio. Naturalmente se andiamo<br />
sui più sbandierati programmi di<br />
fotoritocco, di questi “cunei” ne<br />
troveremo a volontà. Sarà bene<br />
però avere un’idea della cosiddetta<br />
“curva di annerimento” anche “ad<br />
occhio”. Magari a tal fine aiuta<br />
l’istogramma (vedere a pagina 36 e<br />
seguenti). Oggi è possibile inoltre,<br />
per chi proprio volesse testare al<br />
massimo, misurare la variazione in<br />
scala di grigi in modo strumentale,<br />
ossia usando uno spettrofotometro<br />
a riflettenza in relazione allo<br />
Standard di test EN ISO 105A05.<br />
(www.soraco.it). Ma perché il<br />
bianco e nero dovrebbe essere in<br />
genere più drammatico? Noi<br />
interpretiamo i colori anche<br />
secondo una gerarchia “morale”,<br />
non solo estetica. A parte le<br />
preferenze personali, l’azzurro<br />
indica la pace, la tranquillità, la<br />
purezza; il giallo l’odio, il<br />
tradimento, la viltà; il rosso la<br />
passione, la battaglia, l’amore. E il<br />
nero? Ecco, non ditelo... Certo è<br />
anche il colore della morte... Ma<br />
anche di tutti quei momenti in cui<br />
l’adrenalina ci fa sentire vivi... Le<br />
immagini più contrastate, ossia in<br />
cui il passaggio è solo dai toni chiari<br />
a quelli molto scuri, conferiscono<br />
maggiore drammaticità soprattutto<br />
ai ritratti, alla figura umana in<br />
generale (vedi foto in questa<br />
pagina). Invece nei paesaggi spesso<br />
è proprio la presenza di zone grige,<br />
magari inquadrate da quinte molto<br />
scure, a dare profondità, come dire<br />
“drammatica” all’inquadratura (foto<br />
della pagina a fronte). Per quanto il<br />
suo sistema sia legato a doppia<br />
mandata con le pellicole<br />
fotografiche, ancor oggi alcuni<br />
fotografi considerano la scala di<br />
Ansel Adams come un punto di<br />
riferimento anche nella fotografia<br />
digitale. L’obiettivo per cui il<br />
Sistema Zonale è stato ideato è<br />
ottenere, nella fotografia finale, la<br />
massima scala tonale possibile con<br />
dettagli visibili sia nelle ombre che<br />
nelle luci. Quindi per trovare la<br />
giusta drammaticità, andranno più<br />
o meno eliminati i toni grigi<br />
intermedi. Infine, segnaliamo, a<br />
titolo di cronaca... digitale, un certo<br />
programmino di questo nome,<br />
Dramatic Black & White,<br />
un'applicazione per Mac<br />
disponibile sul Mac App Store a<br />
pagamento. Forse è<br />
un’applicazione più adatta al<br />
fotocellulare che a fotocamere di<br />
un certo... peso, ma oggi anche<br />
parecchi telefonini hanno i numeri<br />
(di megapixel...) giusti per dire la<br />
loro in campo... artistico. Potremo<br />
quindi con l’App in oggetto dare<br />
uno stile retrò, quasi riprendendo<br />
lo stile delle foto d’epoca, il tutto in<br />
maniera molto semplice.<br />
L’applicazione però permette anche<br />
di intervenire manualmente: infatti<br />
sono molti i parametri che l’utente<br />
potrà modificare per ottenere un<br />
risultato diverso da quello<br />
automatico. Per esempio si potrà<br />
modificare la luce, il contrasto,<br />
perfino la texture; inoltre potremo<br />
utilizzare un utilissimo strumento<br />
denominato Ellisse Spotlight, che<br />
permette all’utente di selezionare<br />
una zona specifica della foto da<br />
mettere in risalto, mettendola più a<br />
fuoco rispetto al resto delal foto.<br />
Una volta terminata la fase di<br />
modifica potremo naturalmente<br />
salvare la foto e conservarla fra i<br />
documenti del nostro Mac oppure<br />
decidere di caricarla online per<br />
condividerla con amici e compagnia<br />
bella. L’applicazione Dramatic Black<br />
& White è disponibile a pagamento<br />
su Mac App Store, al prezzo di 4.99<br />
euro, nella categoria Fotografia.<br />
L’app è in lingua inglese, ha un peso<br />
di 27.2 MB ed è compatibile con<br />
Mac OS X 10.6 o versione<br />
successiva. ■<br />
In apertura:<br />
il castello di Bardi in<br />
provincia di Parma<br />
in uno scatto<br />
di Flavio Nespi che<br />
ne sottolinea in<br />
maniera efficace<br />
l’aspetto romantico.<br />
A sinistra:<br />
un’originale<br />
immagine opera<br />
di Luca Zanella in<br />
cui il forte contrasto<br />
aumenta la<br />
drammaticità della<br />
figura.<br />
Si tratta di due<br />
esempi in cui il<br />
paesaggio e la<br />
figura umana<br />
acquistano grande<br />
tensione<br />
per mezzo<br />
delle particolari<br />
sfumature<br />
della scala dei grigi.<br />
novembre <strong>2014</strong> | fotografare 95
GADGET<br />
OGGETTI DEL<br />
Uno sguardo sulle<br />
ultime novità di<br />
supporto<br />
al fotografo.<br />
Accessori talvolta<br />
stravaganti, curiosità<br />
da conoscere.<br />
Poppy 3D iPhone Camera<br />
Il Viewmaster per l’iPhone<br />
photojojo.com<br />
I più anzianotti tra di noi ricordano le ore passate a<br />
visionare i caricatori circolari del Viewmaster. La<br />
tecnologia stereoscopica ha unito le forze con il tuo<br />
iPhone per renderlo un vero Viewmaster dei tempi attuali.<br />
Questo nuovo pezzo di magia ottica si chiama Poppy. E’ un<br />
dispositivo che trasforma il vostro iPhone in una fotocamera<br />
3D e un visualizzatore 3D tutto in uno. Poppy utilizza specchi<br />
per catturare foto e video a due angoli leggermente diversi.<br />
Quando si guarda nell’oculare i tuoi occhi vedono foto diverse<br />
che il cervello combina per creare immagini in 3D davvero<br />
impressionanti. È anche possibile caricare i tuoi video<br />
direttamente su YouTube.<br />
19 .99$<br />
69 .00$<br />
#TheSelfie gadget<br />
Per i patiti dell’autoscatto “old fashion”<br />
gabbagoods.com<br />
Gabba Goods ha sviluppato un gadget per<br />
aiutare i proprietari di iPhone a scattare le<br />
migliori selfies individuali e di gruppo possibili,<br />
senza dover tenere i loro telefonini goffamente e<br />
faticosamente attivare il pulsante di scatto. E’ chiamato<br />
#TheSelfie (hashtag incluso nel nome del prodotto, che<br />
è scritto tutto attaccato!). Ha un po’ l’aspetto di un<br />
detonatore da film di spionaggio della Guerra Fredda, o<br />
meglio di un pulsante di scatto remoto dei vecchi<br />
tempi. #TheSelfie si può connettere nella presa cuffie<br />
su qualsiasi modello di iPhone, iPad o iPod. Un<br />
pulsante sulla parte superiore del “detonatore” aziona<br />
lo scatto. #TheSelfie è venduto in uno stuolo di colori,<br />
tra cui nero, bianco, rosa, verde lime e viola. E’<br />
disponibile online o presso selezionati negozi al<br />
dettaglio.<br />
96 fotografare | novembre <strong>2014</strong>
DESIDERIO<br />
Lomo’Instant Camera<br />
Le nozze tra Polaroid e Lomography<br />
shop.lomography.com<br />
Una fotocamera Lomo... istantanea! Era ora! Ha un<br />
sistema di lenti avanzato: obiettivo grandangolare<br />
integrato, e gli accessori Fisheye, CloseUp e da Ritratto<br />
addizionali. In tre differenti colori: bianco, nero e arancio.<br />
Scatta le tue istantanee con il flash automatico per fantastici<br />
risultati immediati, o prendi il controllo con le modalità di<br />
scatto creative (con flash o senza flash). Combina scatti<br />
multipli in un solo frame per straordinarie istantanee<br />
sperimentali. Esposizioni lunghe infinite: ideale per scattare in<br />
condizioni di luce scarsa, al tramonto, all´alba o di notte.<br />
Scatena la tua creatività con il light painting e crea istantanee<br />
piene di magnifiche forme luminose. Trasforma le tue foto<br />
con il colore, scattando con le divertenti gelatine colorate. Due<br />
impostazioni di messa a fuoco. Utilizza pellicola Fujifilm Instax<br />
Mini, la pellicola istantanea attualmente più diffusa al mondo.<br />
Attacco per treppiede e per il cavo per scatto a distanza. La<br />
fotografia istantanea è veloce, emozionante e cattura bei<br />
momenti... E, a differenza delle centinaia di foto scattate col<br />
telefonino, questi scatti sono vere foto, oggetti reali. Da<br />
attaccare al muro, o da tenere nel portafogli per avere un<br />
ricordo prezioso sempre con voi.<br />
Foldio Pop Up, ministudio portatile<br />
Un sogno per lo stilllife... fuori sede!<br />
photojojo.com<br />
The Foldio è un sogno che si avvera! Si tratta di uno<br />
studio fotografico popup, completo di illuminazione<br />
incorporata, abbastanza piccolo da portare ovunque<br />
vuoi. Foldio e suoi LED danno un luminoso spazio illuminato<br />
in modo uniforme per tutti i tipi di progetti fotografici. Dei<br />
magneti “energici” mantengono le pareti bianche al loro<br />
posto, mentre le clip rendono facile scambiare i fondali. Il Foldio<br />
è un vero e proprio ministudio portatile, o studio popup,<br />
ossia ripiegabile a vostro piacimento. Le pareti bianche e i<br />
LED incorporati forniscono la giusta quantità di luce in qualsiasi<br />
condizione di illuminazione. Si monta in un attimo e puoi<br />
applicare i tuoi sfondi preferiti, realizzati con qualsiasi tipo di<br />
carta o tessuto.<br />
55 .00€<br />
99 .00€ novembre <strong>2014</strong> | fotografare 97
FRANCESCO MARI - BERLINO<br />
Fotografia vincitrice del Contest fotografico <strong>2014</strong> di Shooting Factory Roma. Tema: “Estate: alla ricerca dello scatto perduto”.<br />
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