Campo de'fiori
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<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
di Ermelinda<br />
Benedetti<br />
foto M. Topini<br />
Le guide di <strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Continua il nostro<br />
viaggio tra i tanti<br />
paesi d’Italia e scendiamo<br />
dalle splendide<br />
vette alpine, ormai<br />
coperte da una candida<br />
coltre di neve,<br />
pronta per essere solcata<br />
dagli sci dei<br />
numerosissimi villeggianti,<br />
per visitare un<br />
piccolo borgo a 28 km<br />
di distanza da L’Aquila,<br />
suo capoluogo di<br />
provincia: Santo Stefano di Sessanio.<br />
STORIA Santo Stefano di Sessanio sorge<br />
in epoca romana, come testimonia chiaramente<br />
il nome “sessanio”, che deriva dal<br />
latino “sexstantio”, cioè distante sei miglia<br />
romane dall’antica Peltinum, importante<br />
punto di passaggio per i traffici tra Roma e<br />
la costa adriatica, ed è da identificare, con<br />
molta probabilità, con il villaggio romano<br />
di S. Marco. Proprio il declino dell’Impero<br />
ha profondamente trasformato l’economia<br />
della zona. Le prime notizie documentate<br />
si hanno nel 760, con la donazione di<br />
Carapelle al Monastero di S. Vincenzo al<br />
Volturno, da parte del re longobardo<br />
Desiderio. Durante il periodo alto medievale<br />
si assiste ad un notevole aumento<br />
della popolazione, dovuto con molta probabilità<br />
all’insediamento dei monaci benedettini<br />
presso il Convento di Santa Maria<br />
del Monte, denominato dagli anziani del<br />
paese “Convento di Casanova”, sulla piana<br />
di <strong>Campo</strong> Imperatore, che svolgono una<br />
attività volta a bonificare il territorio ed ad<br />
incentivare la pastorizia. Altre notizie certe<br />
dell’esistenza del borgo si hanno solo a<br />
partire dal 1308. Tra la fine del XIII e l’inizio<br />
del XIV secolo, Santo Stefano viene<br />
Santo Stefano di<br />
Sessanio<br />
inglobato nella Baronia di Carapelle, nella<br />
quale assume un importantissimo ruolo<br />
strategico, essendo il primo centro del<br />
feudo a confine con il Contado dell’Aquila,<br />
di controllo del percorso proveniente da<br />
Barisciano. Nel 1415 fu donato ad Antonio<br />
Tedeschini Piccolomini conte di Celano, la<br />
cui famiglia mantiene il borgo per oltre<br />
centocinquanta anni, fino al 1579, quando<br />
viene ceduto a Francesco De Medici<br />
Granduca di Toscana.<br />
Sotto i Medici il paese<br />
conosce il periodo più<br />
fiorente della sua<br />
storia, tanto che vengono<br />
costruite le<br />
case-mura difensive e<br />
le principali porte di<br />
accesso al paese. Si<br />
ha anche un notevole<br />
aumento di interesse<br />
per i prodotti della<br />
zona e della famosa<br />
lana nera, detta carfagna,<br />
che attira molti mercanti fiorenti ad<br />
incrementare i loro affari in queste zone.<br />
Così si sviluppa il fenomeno della transumanza,<br />
che nel periodo estivo sposta<br />
milioni di capi di bestiame dalle vicine<br />
puglie verso i pascoli abruzzesi. Dopo due<br />
secoli di dominio mediceo, il paese entra a<br />
far parte del Regno delle due Sicilie, diventando<br />
patrimonio privato del Re di Napoli.<br />
Dopo l’Unità d’Italia diventa comune e,<br />
verso la metà dell’Ottocento, la fine della<br />
transumanza segna la fine della prosperità<br />
di Santo Stefano del Sessanio e di tutti<br />
i paesi limitrofi basati sulla pastorizia.<br />
All’inizio del secolo successivo, così, un<br />
gran numero degli abitanti emigra.<br />
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il<br />
paese diventa un punto di osservazione<br />
privilegiato per i tedeschi, che istallano<br />
nella “Casa del Capitano” il proprio quartiere<br />
generale. Anche al termine della<br />
guerra continua un forte flusso emigratorio,<br />
che sfocia negli anni ’70 in un declino<br />
delle attività economiche della zona, contrastate<br />
anche dalla sfavorevole posizione<br />
geografica e che riduce a circa un centinaio<br />
di persone la popolazione locale,<br />
composta per lo più da anziani. In questi<br />
ultimi anni l’antico borgo sta avendo una<br />
rinascita, grazie al turismo.<br />
ITINERARIO TURISTICO Il borgo di<br />
Santo Stefano di Sessanio, interamente<br />
costruito con pietra calcarea bianca, oramai<br />
resa opaca dal tempo, è tra i più suggestivi<br />
del Parco Nazionale del Gran Sasso<br />
e dei Monti della Laga. Il borgo è da esplorare<br />
rigorosamente a piedi, viste le ridotte<br />
dimensioni delle strade, tipiche medievali<br />
e per meglio gustare l’armonia e la ricchezza<br />
architettonica del paese. Tra le<br />
splendide abitazioni quattrocentesche che<br />
si possono ammirare passeggiando per il<br />
paese, spiccano la Casa del Capitano e la<br />
trecentesca Torre cilindrica, da cui si può<br />
godere uno splendido panorama, il Palazzo<br />
Comunale, Palazzo Jannarelli e Palazzotto<br />
Leone. Sono ancora ben evidenti i segni<br />
della dominazione medicea: gli eleganti<br />
loggiati dei palazzi, i portali disposti ad<br />
arco decorati con formelle fiorite, le rifinitissime<br />
finestre in pietra, le bifore meravigliose<br />
e le mensole dei balconi e soprattutto<br />
lo stemma della Signoria che svetta<br />
sulla porta d’ingresso di sud-ovest. Non<br />
mancano le chiese, importante luogo di<br />
culto e d’incontro. La chiesa di Santo<br />
Stefano Protomartire fu eretta tra il XIV e<br />
il XV secolo e si presenta come un’unica<br />
aula a cinque campate con un insolito presbiterio<br />
dove si aprono le cappelle un abside<br />
semicircolare. Fuori dalle mura, sulle<br />
verdi rive di un laghetto sorge la chiesa<br />
della Madonna del Lago, risalente al XVIII<br />
secolo.<br />
TRADIZIONI E FESTE A causa della<br />
forte ondata migratoria che per lungo<br />
tempo ha colpito il paese, le antiche tradizioni<br />
sono state trascurate. A partire dal<br />
1974 viene organizzata la sagra delle lenticchie,<br />
che si ripete con successo ogni<br />
primo fine settimana di Settembre.<br />
Durante il periodo natalizio, poi, gli abitanti<br />
del luogo ravvivano il piccolo borgo con<br />
Natale nel Borgo Mediceo.<br />
SAPORI TIPICI Le lenticchie di Santo<br />
Stefano sono considerate tra le più buone,<br />
gustose e pregiate d’Italia. Appartengono<br />
ad una qualità rara ed antica, che viene<br />
coltivata solo in alta montagna. Il loro<br />
colore marrone scuro, le dimensioni molto<br />
piccole, la superficie rugosa e striata, e<br />
soprattutto il sapore sono le qualità che le<br />
rendono famose ed apprezzate.<br />
Tra i vari piatti che con esse si possono<br />
preparare, il piatto della nonna: l’antica<br />
ricetta di una zuppa di lenticchie risalente<br />
al 1800.