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Campo de'fiori

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22<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

di Ermelinda<br />

Benedetti<br />

foto M. Topini<br />

Le guide di <strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Continua il nostro<br />

viaggio tra i tanti<br />

paesi d’Italia e scendiamo<br />

dalle splendide<br />

vette alpine, ormai<br />

coperte da una candida<br />

coltre di neve,<br />

pronta per essere solcata<br />

dagli sci dei<br />

numerosissimi villeggianti,<br />

per visitare un<br />

piccolo borgo a 28 km<br />

di distanza da L’Aquila,<br />

suo capoluogo di<br />

provincia: Santo Stefano di Sessanio.<br />

STORIA Santo Stefano di Sessanio sorge<br />

in epoca romana, come testimonia chiaramente<br />

il nome “sessanio”, che deriva dal<br />

latino “sexstantio”, cioè distante sei miglia<br />

romane dall’antica Peltinum, importante<br />

punto di passaggio per i traffici tra Roma e<br />

la costa adriatica, ed è da identificare, con<br />

molta probabilità, con il villaggio romano<br />

di S. Marco. Proprio il declino dell’Impero<br />

ha profondamente trasformato l’economia<br />

della zona. Le prime notizie documentate<br />

si hanno nel 760, con la donazione di<br />

Carapelle al Monastero di S. Vincenzo al<br />

Volturno, da parte del re longobardo<br />

Desiderio. Durante il periodo alto medievale<br />

si assiste ad un notevole aumento<br />

della popolazione, dovuto con molta probabilità<br />

all’insediamento dei monaci benedettini<br />

presso il Convento di Santa Maria<br />

del Monte, denominato dagli anziani del<br />

paese “Convento di Casanova”, sulla piana<br />

di <strong>Campo</strong> Imperatore, che svolgono una<br />

attività volta a bonificare il territorio ed ad<br />

incentivare la pastorizia. Altre notizie certe<br />

dell’esistenza del borgo si hanno solo a<br />

partire dal 1308. Tra la fine del XIII e l’inizio<br />

del XIV secolo, Santo Stefano viene<br />

Santo Stefano di<br />

Sessanio<br />

inglobato nella Baronia di Carapelle, nella<br />

quale assume un importantissimo ruolo<br />

strategico, essendo il primo centro del<br />

feudo a confine con il Contado dell’Aquila,<br />

di controllo del percorso proveniente da<br />

Barisciano. Nel 1415 fu donato ad Antonio<br />

Tedeschini Piccolomini conte di Celano, la<br />

cui famiglia mantiene il borgo per oltre<br />

centocinquanta anni, fino al 1579, quando<br />

viene ceduto a Francesco De Medici<br />

Granduca di Toscana.<br />

Sotto i Medici il paese<br />

conosce il periodo più<br />

fiorente della sua<br />

storia, tanto che vengono<br />

costruite le<br />

case-mura difensive e<br />

le principali porte di<br />

accesso al paese. Si<br />

ha anche un notevole<br />

aumento di interesse<br />

per i prodotti della<br />

zona e della famosa<br />

lana nera, detta carfagna,<br />

che attira molti mercanti fiorenti ad<br />

incrementare i loro affari in queste zone.<br />

Così si sviluppa il fenomeno della transumanza,<br />

che nel periodo estivo sposta<br />

milioni di capi di bestiame dalle vicine<br />

puglie verso i pascoli abruzzesi. Dopo due<br />

secoli di dominio mediceo, il paese entra a<br />

far parte del Regno delle due Sicilie, diventando<br />

patrimonio privato del Re di Napoli.<br />

Dopo l’Unità d’Italia diventa comune e,<br />

verso la metà dell’Ottocento, la fine della<br />

transumanza segna la fine della prosperità<br />

di Santo Stefano del Sessanio e di tutti<br />

i paesi limitrofi basati sulla pastorizia.<br />

All’inizio del secolo successivo, così, un<br />

gran numero degli abitanti emigra.<br />

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il<br />

paese diventa un punto di osservazione<br />

privilegiato per i tedeschi, che istallano<br />

nella “Casa del Capitano” il proprio quartiere<br />

generale. Anche al termine della<br />

guerra continua un forte flusso emigratorio,<br />

che sfocia negli anni ’70 in un declino<br />

delle attività economiche della zona, contrastate<br />

anche dalla sfavorevole posizione<br />

geografica e che riduce a circa un centinaio<br />

di persone la popolazione locale,<br />

composta per lo più da anziani. In questi<br />

ultimi anni l’antico borgo sta avendo una<br />

rinascita, grazie al turismo.<br />

ITINERARIO TURISTICO Il borgo di<br />

Santo Stefano di Sessanio, interamente<br />

costruito con pietra calcarea bianca, oramai<br />

resa opaca dal tempo, è tra i più suggestivi<br />

del Parco Nazionale del Gran Sasso<br />

e dei Monti della Laga. Il borgo è da esplorare<br />

rigorosamente a piedi, viste le ridotte<br />

dimensioni delle strade, tipiche medievali<br />

e per meglio gustare l’armonia e la ricchezza<br />

architettonica del paese. Tra le<br />

splendide abitazioni quattrocentesche che<br />

si possono ammirare passeggiando per il<br />

paese, spiccano la Casa del Capitano e la<br />

trecentesca Torre cilindrica, da cui si può<br />

godere uno splendido panorama, il Palazzo<br />

Comunale, Palazzo Jannarelli e Palazzotto<br />

Leone. Sono ancora ben evidenti i segni<br />

della dominazione medicea: gli eleganti<br />

loggiati dei palazzi, i portali disposti ad<br />

arco decorati con formelle fiorite, le rifinitissime<br />

finestre in pietra, le bifore meravigliose<br />

e le mensole dei balconi e soprattutto<br />

lo stemma della Signoria che svetta<br />

sulla porta d’ingresso di sud-ovest. Non<br />

mancano le chiese, importante luogo di<br />

culto e d’incontro. La chiesa di Santo<br />

Stefano Protomartire fu eretta tra il XIV e<br />

il XV secolo e si presenta come un’unica<br />

aula a cinque campate con un insolito presbiterio<br />

dove si aprono le cappelle un abside<br />

semicircolare. Fuori dalle mura, sulle<br />

verdi rive di un laghetto sorge la chiesa<br />

della Madonna del Lago, risalente al XVIII<br />

secolo.<br />

TRADIZIONI E FESTE A causa della<br />

forte ondata migratoria che per lungo<br />

tempo ha colpito il paese, le antiche tradizioni<br />

sono state trascurate. A partire dal<br />

1974 viene organizzata la sagra delle lenticchie,<br />

che si ripete con successo ogni<br />

primo fine settimana di Settembre.<br />

Durante il periodo natalizio, poi, gli abitanti<br />

del luogo ravvivano il piccolo borgo con<br />

Natale nel Borgo Mediceo.<br />

SAPORI TIPICI Le lenticchie di Santo<br />

Stefano sono considerate tra le più buone,<br />

gustose e pregiate d’Italia. Appartengono<br />

ad una qualità rara ed antica, che viene<br />

coltivata solo in alta montagna. Il loro<br />

colore marrone scuro, le dimensioni molto<br />

piccole, la superficie rugosa e striata, e<br />

soprattutto il sapore sono le qualità che le<br />

rendono famose ed apprezzate.<br />

Tra i vari piatti che con esse si possono<br />

preparare, il piatto della nonna: l’antica<br />

ricetta di una zuppa di lenticchie risalente<br />

al 1800.

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