Premio Campiello 2008 - Gotha Magazine
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Lotto e Stonefly<br />
due successi da raccontare<br />
“Le avversità possono essere delle formidabili occasioni!” scriveva Thomas Mann. E certamente Andrea Tomat<br />
non si è mai sottratto alle avversità, ha accolto con entusiasmo le sfide più impegnative e complesse che Lotto<br />
e Stonefly hanno messo sul suo cammino, costruendo così due grandi successi imprenditoriali. Un punto di partenza e uno<br />
d’arrivo, come due pietre miliari: la laurea cum laude all’Università Cà Foscari in Economia Aziendale e l’ultimo traguardo di Lotto,<br />
la nuova scarpa da calcio Red&White ai piedi degli atleti di Euro <strong>2008</strong>, ad incoronare un consolidato successo internazionale.<br />
Cosa ha provato, da sportivo appassionato, nel vedere l’ultima creazione Lotto sui campi degli Europei di Calcio di quest’anno?<br />
Grande gioia e la soddisfazione per aver creato un prodotto di alta tecnologia e design che sarà protagonista dei campionati di calcio di tutto il<br />
mondo a partire dalla prossima stagione, ma che oggi debutta ufficialmente agli Europei di Austria e Svizzera onorando i colori delle nazioni ospitanti.<br />
Insieme all’Università di Pavia, Lotto Sport Italia ha ideato una nuova tecnologia rivoluzionaria Twist’ngo, un tacchetto rotante in alluminio<br />
in grado di migliorare le performance dei calciatori e ridurre il rischio di infortuni.<br />
Quali sono le tappe più importanti della Sua carriera per arrivare ad un così brillante successo con Lotto?<br />
Ho studiato a Venezia, quando in Italia c’erano solo 2 facoltà di Economia Aziendale e così ho scritto il mio destino di “veneto” nonostante le mie<br />
origini friulane. Ho fatto la “gavetta” a Belluno in una multinazionale americana nel settore della componentistica industriale, poi per la loro capogruppo<br />
europea ho lavorato a Strasburgo 4 anni e nel loro settore finanziario e fiscale tra Milano e Torino fino all’87, quando sono approdato in<br />
Lotto. Cercavo un’azienda che avesse contatto diretto col mercato, che gestisse il prodotto finito e Lotto rappresentava una realtà industriale veneta<br />
importante, con una famiglia alle spalle, in una fase di forte crescita ed espansione. Erano anni di euforia del mercato italiano in generale. Sono<br />
entrato nell’area commerciale, fino a ricoprire la carica di direttore marketing.<br />
Qual è la prima vera sfida che ha incontrato?<br />
Stonefly, sicuramente. Accettare la proposta che mi fece Giovanni Caberlotto nel ’93 e lasciare la capogruppo Lotto in pieno boom, la Lotto del Milan<br />
di Gullit, di Boris Becker e Martina Navratilova, per andare a gestire come amministratore delegato una divisione, Stonefly, che stava annaspando,<br />
non fu facile. Anzi possiamo dire senza eufemismi che fu una sfida molto impegnativa. Stonefly era allora la linea di calzature “casual” di Lotto, un<br />
marchio lanciato negli anni ’80 dal patron dell’azienda Giovanni Caberlotto, sull’onda dello strabiliante successo del fenomeno Timberland. Ma<br />
agli inizi degli anni ’90 è lo sport a diventare il fenomeno trainante, e tutto ciò ad esso connesso, dalla scarpa all’abbigliamento. Lo sport diventa<br />
un must, un look ancor prima della pratica sportiva, uno status symbol, che spazza via il gusto “casual-outdoor” dominante negli anni ’80, e mette<br />
in difficoltà anche Stonefly. Bisognava creare una nuova mission per quest’azienda, ora indipendente da Lotto. Ci voleva un’intuizione a che aprisse<br />
il nuovo corso intrapreso da me e Adriano Sartor, esperto di prodotto e produzione, e questa ci arrivò dal mercato nordeuropeo. Una calzatura che<br />
abbinasse il concetto di “comfort” tipico di quei paesi, ad un look più sofisticato di design italiano, un confort italian-style, in cui ritrovare anche le<br />
connotazioni tecniche della scarpa sportiva, ma per un uso più cittadino. Questo ha fatto la differenza e ci ha permesso di vincere sui mercati internazionali,<br />
negli Stati Uniti, in Nordeuropea e in Asia. Nel ’97, in seguito ad una prima fase di crisi del gruppo Lotto, abbiamo rilevato l’azienda<br />
attraverso la prima operazione di “management buy-out” nel distretto. Oggi Stonefly è una “multinazionale tascabile” che rappresenta l’Italia nel<br />
mondo, che ha vinto la sua scommessa.<br />
Considera la Presidenza di Lotto la sfida maggiore della sua carriera?<br />
Nel ’99 Lotto era in grande difficoltà, risentiva della inevitabile crisi di crescita della domanda dell’articolo sportivo, dopo un decennio di galoppo<br />
sfrenato. Sono stato richiamato dalla proprietà per tentare il salvataggio dell’azienda e i tempi erano strettissimi. C’era necessità di un’iniezione di<br />
grandi capitali e la soluzione la vidi in una cordata di imprenditori veneti del distretto decisi a salvare una delle aziende storiche del settore. Dopo<br />
la nomina a presidente di Lotto, iniziai il percorso di rilancio dell’azienda, ma i primi dodici mesi sono stati durissimi.<br />
In che modo ha stabilito il nuovo corso di Lotto?<br />
Sono state due le principali direttrici: una maggiore focalizzazione su alcuni temi, calcio, tennis, running, con molta più attenzione alle logiche di<br />
mercato, con lo sviluppo di nuovi prodotti con quei contenuti di italianità unici agli occhi dei consumatori. E un’importante opera di razionalizzazione<br />
sul piano distributivo, l’Europa con l’avvento dell’euro era diventata un unico mercato e si potevano diminuire i costi di distribuzione, puntando<br />
alla presenza del marchio a livello globale con una fase di espansione fino a presidiare anche i Paesi Asiatici e il Sud America. Oggi il marchio<br />
è distribuito in 90 paesi. Nel 2006 con l’acquisizione della società Etonic negli Stati Uniti, leader nel golf e nel running con una storia di oltre 130<br />
anni, abbiamo voluto rilanciare nel mondo l’immagine Lotto e rafforzare la presenza negli Usa<br />
utilizzando la loro struttura localizzata a Boston. Nel corso del 2007 ci sembra di aver “shakerato”<br />
la ricetta giusta per presentare oggi il prodotto Lotto che volevamo.<br />
Cosa ha determinato il successo di Stonefly che quest’anno festeggia 15 anni di attività?<br />
Una mission chiara fin dal primo momento: comfort in italian style. Tutto parte dal prodotto:<br />
quindi visione strategica innanzitutto, e poi grande capacità di innovazione. Ma accanto al<br />
prodotto è poi necessario attivare un complesso meccanismo aziendale. Una sofisticata<br />
architettura produttiva e logistica innanzitutto, poi un efficace processo di comunicazione,<br />
capace di dialogare con il consumatore e con i compratori di ogni<br />
parte del mondo. Ma le sfide non si fermano qui. Da tre anni è partito il Retail<br />
Plan un ambizioso processo di espansione basato sui punti vendita<br />
da sviluppare in Italia e all’estero. Da quest’anno invece, il sistema tecnico<br />
Blu Soft, lo speciale cuscinetto in gel che assorbe l’impatto del<br />
piede al suolo e riduce il rischio di microtraumi, è stato esteso a tutti i<br />
prodotti della collezione Stonefly.<br />
Un cammino così complesso, come si concilia con i Suoi importanti<br />
incarichi istituzionali, quello di Presidente di Unindustria di Treviso?<br />
Certo un’altra sfida! Ma arrivata nel 2004 in una fase in cui sia in Lotto che in Stonefly i progetti<br />
erano già avviati. Il Veneto ha fatto grossi passi in avanti in senso di rappresentanza nel<br />
paese e nella capacità di tessere relazioni positive per produrre progettualità. Il Presidente Andrea<br />
Riello ha creato una squadra che sta lavorando molto bene per il territorio nei rapporti<br />
con la Confindustria centrale, con le istituzioni regionali e nelle singole province. Sono stati<br />
quattro anni molto impegnativi sul piano personale, un rilevante investimento di tempo, ma<br />
parimenti un’esperienza avvincente, di straordinario arricchimento personale. Ho dato quindi<br />
volentieri il mio contributo per ottenere risultati che, con piacere, sento che ci vengono riconosciuti.<br />
Continuerò il mio impegno in Giunta e Consiglio di Confindustria come rappresentante<br />
per il Veneto, oltre a presiedere la Fondazione Nord Est e la rappresentanza italiana<br />
della Camera di Commercio Internazionale, cui sono stato eletto tre mesi fa.<br />
Cosa può dire ai giovani? Una ricetta, un segreto per il successo?<br />
Ricette non ce ne sono. I successi nella vita sono frutto anche di tempismo, fortuna, intuito,<br />
bisogna saper trovare nella propria attività professionale sfide appaganti e avvincenti. Ma è<br />
impossibile prescindere, almeno pensando alle aziende del nord Italia fisiologicamente proiettate<br />
verso un mondo molto aperto, da una formazione senza un sufficiente livello di internazionalizzazione.<br />
È indispensabile il contatto con mondi e realtà diversi per avere la<br />
capacità di sintonizzarsi a livello linguistico e culturale. Le esperienze internazionali sono<br />
spesso vissute dai giovani italiani come un sacrificio sul piano della comodità, piuttosto che<br />
un’opportunità, quando invece rappresentano un enorme vantaggio competitivo, un valore<br />
che dura nel tempo. Alle lingue si aggiunge infatti una dimensione più ampia, quella culturale:<br />
sapersi rapportare con altre culture significa saper mediare sul proprio stile di vita, saper<br />
negoziare e creare il team tra gente che arriva dai più lontani angoli del mondo, come accade<br />
nelle multinazionali. Questo sarà il futuro!<br />
Ha dei modelli imprenditoriali da cui trarre esempio?<br />
Ho sempre pensato che si può prendere qualcosa da tutti. Ma nel nostro settore della calzatura<br />
e dell’abbigliamento forse considero un maestro Giorgio Armani quando dice che il segreto<br />
del suo successo e fatto di 3 cose: lavoro, lavoro e ancora lavoro. Se lo dice lui, possiamo<br />
proprio crederci. Nel panorama veneto penso a Giancarlo Zanatta, Presidente del gruppo<br />
Tecnica, il guru degli scarponi, il “più giovane” di tutti per l’impegno e la dedizione che ancora<br />
mette nel lavoro, sempre lui l’ammiraglio sulla corazzata, che ha precorso i tempi delle aggregazioni<br />
costruendo un gruppo fantastico di marchi e ha conservato uno spirito piacevole<br />
fatto di umorismo ed ironia, che dà un tocco diverso ad una persona.<br />
E quali sono le sue passioni?<br />
Oltre al lavoro? Sono uno sportivo, un agonista d’animo, amo le competizioni e dove le trovo<br />
mi ci butto in ogni tipo di gioco, amo lo sci, il calcio. E se si è agonisti nello sport lo si è anche<br />
nella vita.<br />
Francesca Dolcetta<br />
Andrea Tomat.<br />
Nella foto sotto con la famiglia.<br />
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