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equinozio di autunno - xx settembre<br />
Disse ‘siate seri’ e mai esortazione cadde più nel vuoto”.<br />
A scagionare il prestigioso imputato dalle accuse, le motivazioni<br />
della corte, esplicitate dal ‘giudice’ Zanone. Riguardo<br />
al primo capo di accusa, il condottiero è stato assolto perequinozio<br />
di autunno - xx settembre<br />
IL PROCESSO<br />
Imputato assolto dai capi d’accusa<br />
Una giuria d’eccezione ha analizzato la vita del<br />
condottiero a 360 gradi<br />
Assolto dai capi d’accusa l’imputato<br />
Giuseppe Garibaldi, ascritto al banco<br />
degli imputati nel processo che si è<br />
svolto in un tribunale sui generis a Villa ‘Il Vascello’,<br />
sede del Grande Oriente d’Italia a Roma.<br />
Avere invaso e procurato l’insurrezione del Mezzogiorno, aver<br />
determinato danni allo sviluppo economico del nord Italia, aver<br />
posto fine al potere temporale dei Papi: questi i capi d’accusa<br />
che pendevano sul singolare imputato, già Gran Maestro della<br />
Massoneria e protagonista di uno dei capitoli più importanti della<br />
storia italiana.<br />
Accusa, difesa e Corte si sono confrontati sugli aspetti più significativi<br />
della figura storica, attraverso un excursus della sua<br />
vita: dalla passione che guidò la spedizione dei Mille alla disobbedienza<br />
del condottiero, dall’amore per le donne alla sua<br />
singolare prosa, la vita di Garibaldi è stata messa a nudo nei<br />
suoi aspetti più umani. Nei panni del pubblico ministero c’era il<br />
giornalista e scrittore Roberto Gervaso, mentre del collegio di<br />
difesa facevano parte lo storico Santi Fedele e lo psicoterapeuta<br />
e scrittore Alessandro Meluzzi. Giudici a latere il politologo<br />
Massimo Teodori e lo storico Fulvio Conti. A decretare il verdetto,<br />
davanti a una giuria d’eccezione, il presidente del collegio<br />
giudicante, il senatore Valerio Zanone.<br />
Il ‘giudice’ ha sciolto la riserva della Corte dichiarando l’imputato<br />
assolto per i primi due capi d’imputazione<br />
“perchè il fatto non sussiste”, e dalla<br />
terza accusa perché “il fatto sussiste ma<br />
non costituisce reato”. Il pm Gervaso, che<br />
ha dovuto condurre l’accusa a Garibaldi, si<br />
è focalizzato sugli aspetti stilistici della vita<br />
del personaggio: “Al mio posto dovrebbe<br />
esserci Bossi”, ha detto ironico il giornalista,<br />
che alla fine del processo ha precisato:<br />
23 settembre 2007<br />
Roberto Gervaso<br />
Santi Fedele<br />
numero 17-18 / 2007<br />
Il “cancelliere” Antonio Calderisi legge le imputazioni<br />
“La prossima volta<br />
non voglio essere costretto<br />
a stare dalla<br />
parte dell’accusa verso<br />
un personaggio come<br />
Garibaldi”.<br />
Lo scrittore, nella sua<br />
arringa, ha sottolineato<br />
gli aspetti più umani<br />
del condottiero, definito<br />
“spesso ingenuo”,<br />
ma anche “un<br />
passionale e un entusiasta”.<br />
Tra i capi d’accusa<br />
da lui individuati,<br />
il più pesante è quello<br />
dei manoscritti a firma<br />
del condottiero, che<br />
hanno indotto Gervaso<br />
a chiedere alla corte<br />
“la condanna a 10 anni<br />
di reclusione in compagnia<br />
dei classici”. E,<br />
ironizzando sull’ingenuità<br />
del personaggio,<br />
Gervaso ha ricordato<br />
quella che<br />
ritiene “una delle<br />
sue colpe maggiori”,<br />
raccontando un<br />
aneddoto sul rapporto<br />
tra il condottiero<br />
e i romani.<br />
“Garibaldi capì i romani<br />
meglio del Belli<br />
– ha ironizzato -.<br />
Alessandro Meluzzi<br />
in primo piano<br />
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