03.01.2015 Views

La TOSCANA - Giugno 2014

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Da sinistra Alessandro Sarti, assessore alle Politiche Culturali del Comune di Pontassieve,<br />

Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi, Anja Beck, titolare di AP<br />

Kunstgalerie, Giovanni Maranghi e Roberto Milani, titolare della Galleria San Lorenzo<br />

I ritagli della memoria<br />

di Antonio Natali<br />

Casta Diva,<br />

plexiglas, cm. 120x115<br />

Si cammina sul crinale d’una sponda alta dell’Arno e Giovanni Maranghi<br />

m’addita luoghi storici e al contempo però mi segnala i tanti<br />

fabbricati in cui un artigianato intelligente e nobile ha vissuto e talora<br />

séguita a vivere. E, con l’occhio risalendo l’Arno, mi figuro in<br />

quegli edifici semplici la gente che s’impegna in mestieri imparati<br />

dai vecchi di famiglia e poi con acume perfezionati e sovente aggiornati<br />

con tecniche sempre nuove.<br />

Sotto la balza, su cui ci si muove con Alessandro Sarti, scorgo stavolta<br />

altre fucine, altre botteghe, tuttora attive. Lo studio di Giovanni,<br />

da fuori, si prospetta come una di quelle; e, anche dentro,<br />

le sembianze sono le stesse d’un laboratorio. È un’impressione che<br />

s’avvalora spostandosi negli spazi stretti che i quadri, i tavoli, gli<br />

scaffali, le mensole coi colori nei tubetti o, più spesso, in recipienti<br />

di vetro, lasciano per il passaggio. M’avvedo, aggirandomi, che<br />

la disposizione degli oggetti e l’ingombro sui piani di lavoro quasi<br />

s’addicono più, giustappunto, a un piccolo opificio che a un atelier<br />

d’artista. Idea che i rendiconti tecnici di Giovanni decisamente ratificano,<br />

giacché dalle parole di lui s’apprende che ogni sua opera è<br />

una commistione di poesia e ricerca. E la seconda non è strumentale,<br />

ma sostanziale. Come se il fervore artigianale della sua terra<br />

avesse informato la sua stessa lingua; fin a essere parte integrante<br />

(e, anzi, ineludibile) della sua poesia.<br />

L’unicità di un’opera di Giovanni non va intesa soltanto nel senso<br />

tradizionale d’un lavoro che ha un suo tempo, un suo soggetto, una<br />

sua espressione.<br />

Si capisce bene proprio nell’esposizione di Pontassieve, dove l’artista<br />

ha voluto presentare una decina di quadri in cui il soggetto<br />

è sempre il medesimo, senza variazioni tematiche. A cambiare è<br />

giusto la tecnica che n’è sottesa. E ogni quadro ne sorte differente:<br />

c’è il prototipo (che si potrebbe definire tradizionale, se non fosse<br />

ch’esso pure è esito d’una tecnica che tradizionale, in senso stretto,<br />

non è) e ci sono i suoi gemelli; che in nessun modo si possono qualificare<br />

come repliche, giacché la tecnica adottata in ciascun opera<br />

n’ha fatto una creazione assolutamente inedita.<br />

<strong>La</strong> ricerca che impronta e che proprio contrassegna l’operatività<br />

dell’artista è rigorosa e sistematica. Obbedisce a quelle regole ferme<br />

cui s’attengono i tanti artigiani che gli sono fisicamente contigui.<br />

E vien di pensare - al cospetto dei quadri di lui che la resina<br />

finale ha come vetrificato - agli scultori robbiani, che appunto nelle<br />

argille e nei colori da forgiare alle vampe dei forni s’esercitavano<br />

per le loro terrecotte invetriate.<br />

Si dice dei quadri di Giovanni che la lucida e specchiante loro apparenza<br />

possa nuocere all’apprezzamento della figurazione.<br />

Mi pare di poter dire che anche Giovanni consapevolmente ammetta<br />

l’accidentalità degli sbattimenti luminosi sulle sue creazioni.<br />

Non mi riesce difficile sospettarlo, giacché nei suoi lavori è proprio<br />

la casualità di lacerti assunti dall’esistenza a ricomporsi nell’unità<br />

dell’opera. Sono collages di memorie personali (appunti vergati per<br />

fermare pensieri connessi a una contingenza quotidiana, numeri di<br />

telefoni e indirizzi trascritti su carte pescate al momento dell’occorrenza)<br />

oppure fogli scartati da uno stampatore dopo le prime prove<br />

al torchio. Ma sono anche colature di bevande calde, che, rapprendendosi<br />

magari su un cartone, producono effetti ora di radica, ora di<br />

damasco. E cosa c’è di più casuale d’una colatura D’uno sgocciolamento<br />

D’un vaso che trabocca<br />

Di qui si perviene a un'altra riflessione. I supporti di Giovanni - siano<br />

tele, siano tavole, siano pezze di tessuti industriali, siano lastre di<br />

plexiglas - sono sovente schizzati di colore, conforme a un processo<br />

gestuale che fu peculiare dell’Action Painting. L’artista schizza<br />

col pennello intriso sulla superficie che sarà supporto della sua invenzione<br />

o assume carte casualmente maculate da gocce di colore<br />

cadute durante l’esecuzione d’altre opere. Carte sùbito nobilitate<br />

da Giovanni, che le adotta nella costruzione di un’immagine che peraltro<br />

non ha niente a che fare con l’informale americano. Semmai,<br />

la figurazione che n’esce mostra attinenze visive e concettuali con<br />

la pop-art: campiture compatte di cromie vibranti per oggetti quotidiani<br />

elevati al rango d’icone. Il caso e l’accidente sono innalzati<br />

alla dignità d’una vita nuova che l’opera sa loro restituire.<br />

Nello studio di Giovanni vedo d’un tratto due grandi volti, appena<br />

tracciati nei contorni, ancorché con un segno fermo e spesso. Sono<br />

fisionomie essenziali. Immote, alla stregua di totem. E si ritagliano,<br />

lucide, su tinte forti o su fondi che tornano a evocare il dripping<br />

americano. Vi scorgo i segni d’una libertà creativa che non dirò contrapposta<br />

alle figure femminili della sequenza di Pontassieve, ma<br />

certo indizi di un’aspirazione a imboccare percorsi d’affrancamento<br />

dalla grazia estenuata d’effigi di più agevole approccio.<br />

Giovanni Maranghi<br />

15

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!