Settembre - La Piazza
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Archivio Storico<br />
27<br />
MORIRE NELLE RETROVIE<br />
di Flavia De Bellis<br />
<strong>La</strong> prima guerra mondiale in Italia provoca la morte di circa un milione di giovani in prima linea al fronte.<br />
Ma altrettante sono le vittime dell’epidemia di “spagnola” del 1918 tra la popolazione civile nelle “retrovie”<br />
Giugno 1918. <strong>La</strong> prima Guerra Mondiale, uno dei più<br />
sconvolgenti massacri che la storia ricordi, in Italia<br />
volge ormai al termine. Una guerra combattuta al<br />
fronte, lontano dalle città, così almeno ci hanno detto,<br />
ben diversa dalla seconda guerra che invece causerà un<br />
numero straordinario di vittime anche tra la popolazione<br />
civile.<br />
Eppure, nel 1918, in quell’Italia fatta più che altro di<br />
tanti piccoli paesi, di villaggi “alla periferia dell’impero”,<br />
di realtà poverissime appena uscite dal dominio feudale,<br />
la morte imperversa ugualmente sotto forma di<br />
una epidemia influenzale passata alla storia con il nome<br />
di spagnola.<br />
Si tratta di una gravissima e contagiosissima infezione<br />
polmonare che in particolari condizioni porta alla<br />
morte nel giro di pochi giorni.<br />
Va ricordato anche che in una economia di guerra la<br />
mancanza pressoché totale di generi alimentari di prima<br />
necessità non aiuta certo a sviluppare le difese immunitarie<br />
nella popolazione.<br />
Infatti in Italia muoiono di spagnola in soli quattro mesi<br />
quasi un milione di persone; in Europa le vittime sono<br />
quasi quindici milioni, tanto che in breve si parlerà, in<br />
termini tecnici, di pandemìa.<br />
Castel Madama non è immune dal flagello.<br />
Dai documenti d’archivio risulta che di spagnola nel<br />
1918 muoiono 72 persone. In un opuscolo diffuso in<br />
quell’anno dal Ministero dell’Interno intitolato Istruzioni<br />
popolari per la difesa contro la Influenza e teso<br />
smaccatamente a minimizzare il problema, si afferma<br />
che la mortalità è in media non superiore al 2-3% dei<br />
colpiti.<br />
Ciò vuol dire che a Castel Madama si ammalano almeno<br />
2400 persone. Praticamente tutto il paese.<br />
Il Sindaco Domenico Cotogno il 7 ottobre invia al Prefetto<br />
di Roma un telegramma urgente, dietro al quale<br />
possiamo intuire tutta la drammaticità della situazione:<br />
Informo Vossignoria che anche qui influenza spagnola<br />
infierisce da vari giorni giusta relazione fatta medico<br />
provinciale da locale ufficiale sanitario con alcuni casi di<br />
morte. Giusta relazione fatta da ufficiale sanitario qui<br />
mancano medicinali disinfettanti riso carne zucchero<br />
latte, anche farmacista è malato. Prego Vossignoria<br />
voler provvedere perché Ministero invii farmacista<br />
militare, latte condensato permetta macellazione qualche<br />
bovino invii medicinali del caso disinfettanti e viveri.<br />
Sindaco Castel Madama.<br />
Dopo più di dieci giorni da questo disperato appello il<br />
Regio Prefetto risponde a tutti i Sindaci che si trovano<br />
alle prese con la stessa tragedia e con la stessa terribile<br />
impotenza, e che immaginiamo essere tanti, con una<br />
semplice e anonima circolare ciclostilata in cui, lungi<br />
dall’assicurare gli aiuti richiesti, rivolge un duro rimprovero<br />
proprio agli amministratori i quali debbono<br />
ricordare che la diffusione delle epidemie si combatte<br />
essenzialmente colla pulizia (...), con spazzature, lavaggi<br />
e rimozione di ogni lordura.<br />
Poche righe più sotto il Regio Prefetto mostra la propria<br />
indignazione in quanto questa elementare norma (...) è<br />
purtroppo quasi costantemente trascurata, e in molti<br />
Comuni di questa Provincia si vive tuttora in mezzo ad<br />
incredibili lordure e ricorda anche a tutti i cittadini che<br />
le norme per tenere pulite le nostre persone ed i luoghi<br />
in cui abitiamo sono intuitive e non hanno bisogno che<br />
di un po’ di buon volere per essere applicate.<br />
In perfetta malafede, però, il Regio Prefetto non poteva<br />
ignorare, dato che era proprio lui ad esaminare i progetti<br />
e a concedere i permessi per l’esecuzione delle opere<br />
pubbliche nei paesi della Provincia, che nel 1918 a Castel<br />
Madama, come in tutti i nuclei urbani simili a questo<br />
nella zona, nessuna abitazione aveva l’acqua corrente,<br />
che esistevano solo pubblici lavatoi e fontane e che un<br />
impianto moderno di fognatura rimaneva ancora un<br />
sogno che si sarebbe realizzato solo molti anni dopo.<br />
Sarà servito a qualcosa il buon volere