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SUONO n° 489

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Sophia Loren nel film del 1960<br />

che Vittorio De Sica trasse<br />

dal celebre romanzo di Moravia,<br />

La Ciociara.<br />

è venuto a teatro con l’idea preconcetta<br />

di far giustizia sommaria.<br />

Hanno tirato due ciabatte sul<br />

palcoscenico: quindi le ciabatte<br />

se le erano portate da casa. Forse<br />

su questo comportamento hanno<br />

<br />

di Guttuso, per esempio. Forse è<br />

stata l’irritazione per un argomento<br />

sgradevole, neorealistico<br />

direi. La presenza di due poveri<br />

sulla scena ha fatto pensare che<br />

si trattasse di un’opera di sinistra,<br />

mentre era semplicemente<br />

un grottesco. A mio avviso non<br />

c’era motivo per una protesta così violenta e, in ogni caso, si poteva<br />

decafonica<br />

di Peragallo è piaciuta, come del resto è piaciuta a tutti<br />

coloro che se ne intendono”.<br />

Per la cronaca della serata, Festa Campanile annotò: “fu forse la presenza<br />

sulla scena di una macchina vera – una “Topolino a balestra<br />

lunga” (e alla Scala non s’era mai vista una cosa del genere) – a<br />

l’ “apertura sociale”<br />

intravista da qualcuno e sottolineata dalle scene di Guttuso; o, in<br />

<br />

dello spettacolo il pubblico mostrò i pugni tesi agli autori e si mise<br />

<br />

due ciabatte, lanciate dal loggione. Il giorno successivo, in sede di<br />

resoconto, un quotidiano spingeva la sua critica al punto di scrivere:<br />

“Quanti milioni sarà costato l’allestimento di quest’opera alla Scala<br />

<br />

esempio, al soccorso invernale”.<br />

Quanto accadde quella sera alla Scala, certamente non incoraggiò Moravia<br />

a intrecciare successivamente la sua opera al melodramma; oppure,<br />

più semplicemente, nella sua attività di scrittore si sentiva estraneo<br />

al mondo dell’opera, che pure ammirava, come dichiarò in seguito:<br />

“per me l’opera lirica ha il valore che poteva avere cento o duecento<br />

anni or sono. È vero che sembra essere morta o quasi, dal momento<br />

che oggi si scrivono e rappresentano pochissime opere liriche nuove;<br />

ma è anche vero che la particolare esperienza culturale e artistica<br />

dell’opera lirica è sempre quella e non è cambiata, ed è insostituibile<br />

<br />

d’esistenza eterne e sempreverdi, come la tragedia greca o il dramma<br />

elisabettiano; e che chiunque riesca a “vivere” a fondo queste ragioni,<br />

non possa non trovarsi a suo agio nell’atmosfera dell’opera lirica”<br />

(Sipario, 1964, n. 224).<br />

Una qualche colpa dell’esito disastroso della serata l’ebbero forse i<br />

<br />

in una acuta recensione della serata, intitolata “Un trittico forzoso”,<br />

ancora dalle pagine de La Fiera Letteraria.<br />

<br />

lone<br />

di quest’anno – è cosa alquanto inusuale quando non si tratti di<br />

festival e di stagioni d’eccezione. Ma ci permetteremo di considerare<br />

ottimistica quella interpretazione che ha esaltato il procedimento<br />

<br />

<br />

<br />

conto ad associarli in una rappresentazione di durata normale. Quanto<br />

al vantaggio che ne ricaverebbero i compositori stessi è più esatto<br />

<br />

sia per la ricettività del pubblico, messa troppo a dura prova dal contrasto<br />

di stili e di tendenze che, intrinseco alla situazione operistica di<br />

oggi, non può non emergere nel momento in cui si mettano tre autori<br />

a contatto di gomito”.<br />

<br />

<br />

riferirne. Pittoresco a vedersi e candidamente sproporzionato alla<br />

portata del fatto, esso ha inoltre molte probabilità di venire smentito<br />

in altre sedi meno “storiche” o un po’ più spregiudicate e ospitali alle<br />

<br />

spoglie dell’agnello innocente… ”.<br />

Infatti, quando nel 1958 l’opera di Peragallo/Moravia fu ripresa a Roma<br />

(trasmessa anche alla radio) per iniziativa della Filarmonica, al Teatro<br />

stiche”<br />

dell’opera di Peragallo, considerata alla stregua di un antico<br />

“intermezzo”, e non più davanti a un pubblico come quello della Scala,<br />

<br />

del resto era già accaduto nelle numerose riprese che si ebbero, dopo<br />

la Scala, in Germania e America. A Roma l’opera fu diretta da Bruno<br />

Bartoletti, sul podio dell’Orchestra della RAI di Roma, ed ebbe la regia<br />

di Luigi Squarzina.<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2014 21

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