SUONO n° 489
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CHIARA CIVELLO<br />
canzoni che parlavano maggiormente al mio cuore; quelle che avevano<br />
un riferimento al cinema, di cui sono appassionata. Ad esempio, Il<br />
mondo e Io che amo solo te sono brani che canto sempre dal vivo.<br />
Volevo inserire Morricone e interpretare canzoni famose nel mondo.<br />
Più precisamente, la mia idea era quella di creare un’antologia cool<br />
che fosse un po’ scevra della melodrammaticità del melodramma che<br />
ci portiamo sempre dietro; un’antologia fresca, con un respiro e un<br />
sound internazionali.<br />
Il nomadismo musicale che ha contraddistinto la tua carriera<br />
ti ha fatto conoscere e apprezzare una varietà di approcci<br />
musicali e di sound: il soul, il jazz, la bossa nova, il<br />
pop internazionale. Un arricchimento che ti ha permesso di<br />
donare alla canzone italiana una nuova luce. Ci descrivi il<br />
tuo modus operandi E ancora: quanto si è rivelato prezioso<br />
il contributo di Nicola Conte<br />
Devo molto al produttore artistico Nicola Conte. Le mie intenzioni<br />
erano chiare sin da subito: volevo un suono che contenesse la sintesi<br />
di tutti i suoni che avevo immagazzinato nei miei giri per il mondo.<br />
mente<br />
italiano. L’Italia, molto spesso, a livello di suono è stata circoscritta<br />
a un certo tipo di drammaticità che proviene da una tradizione<br />
e da una scarsa abitudine all’esportazione. Solo un italiano poteva<br />
aiutarmi, poiché ha questa attitudine nel DNA, ma utilizza un sound<br />
completamente internazionale: Nicola Conte. Quindi ho deciso di<br />
chiamarlo; anche per lui cimentarsi in un simile contesto musicale è<br />
stata una novità. Così, dopo un primo ping-pong sul repertorio, io da<br />
Rio e lui dalla Puglia, si cercava la strada giusta per innovare e dare<br />
un respiro e una nuova luce a queste composizioni. Nicola Conte,<br />
oltre a essere musicalmente molto colto, è un’esteta pazzesco, nella<br />
sua testa pensava a un possibile groove che appartenesse a un certo<br />
tipo di soul (northern soul), quindi toglieva la canzone dal contenitore<br />
tipico, preservandone il pathos e il contenuto, e gli ridava nuove ali.<br />
Le incantevoli atmosfere che prendono vita grazie al calore<br />
<br />
<br />
della tua vita, della tua carriera artistica o una qualsivoglia<br />
bellezza in uno dei brani del disco<br />
<br />
<br />
Il Mondo, proprio per quella presa di coscienza rassegnata che c’è<br />
qualcosa di superiore a noi, che continua anche se noi sentiamo di<br />
<br />
a girare.<br />
Un disco che all’apparenza sembra italiano al cento per cento<br />
ma che sintetizza una comunità di intenti internazionale:<br />
gli splendidi arrangiamenti del grande Eumir Deodato (che<br />
ha già collaborato, tra gli altri, con Sinatra, Jobim, Bjork e<br />
Roberta Flack), le magnetiche architetture sonore suonate<br />
dall’orchestra sinfonica di Praga. Intromissioni casuali o<br />
cercate<br />
Eumir, Nicola e io eravamo totalmente d’accordo sul fatto di aver<br />
bisogno degli archi, perché avrebbero dato un altro tipo di supporto<br />
sonoro. Tra i vari arrangiatori conoscevo già Eumir (avevo avuto a che<br />
fare con lui ai tempi in cui vivevo a New York), così l’ho proposto a<br />
Nicola e lui è impazzito, essendo fan di Os Catedraticos 73 e di un sacco<br />
di grandi dischi. Eumir ha collaborato con Sinatra, Jobim. Avevamo<br />
bisogno di quell’arrangiamento romantico, non invadente, che desse<br />
una patina pazzescamente elegante a una ritmica già solida. Lui ci ha<br />
illuminato! Per registrare siamo andati a Praga, dove c’è un’orchestra<br />
in uno studio meraviglioso tipo Abbey Road. Un’esperienza unica.<br />
Negli ammiccamenti al cinema italiano degli anni ’60 e ’70<br />
sintetizzi un dolce pensiero a un momento della cultura<br />
italiana che è parte di te<br />
’60 / ’65<br />
al ’77 / ’78. È <br />
in quell’epoca, con musiche sensazionali, e trame e attori altrettanto<br />
sensazionali. Ho rivisto da poco Io la conoscevo bene di Antonio<br />
Pietrangeli con Stefania Sandrelli, lo struggente Un Borghese piccolo<br />
piccolo con Alberto Sordi, dove la musica ha un ruolo importante. I<br />
compositori erano ispiratissimi. Che mi importa del mondo era nel<br />
La Noia tratto dal romanzo di Moravia, in cui Catherine Spaak<br />
fa un balletto pazzesco.<br />
Le presenze di Chico Buarque e Gilberto Gil nell’album portano<br />
alla mente il ricordo di grandi duetti come quello di<br />
Sergio Endrigo e Roberto Carlos o il trio Vanoni-Toquinho-<br />
Vinicius. Cosa vuoi ricordare di questa esperienza<br />
Questo ponte tra l’Italia e il Brasile esiste da tempo immemore: Mina<br />
registrò La banda nel ’54, Roberto Carlos e Sergio Endrigo hanno vinto<br />
il Festival nel ’78 con Canzone per te e io, che ho vissuto molto tempo<br />
in Brasile e ho fatto collaborazioni molto importanti, ho sentito di fare<br />
un grande tributo a questa forte connessione. Chico Buarque ha vissuto<br />
in Italia per tanti anni e anche Gilberto Gil parla benissimo l’italiano.<br />
Li ho coinvolti nel momento in cui avevo deciso di fare un disco che<br />
era un tributo alla musica italiana e gli ho fatto ascoltare i brani che<br />
avevo. Chico si è subito scelto Io che amo solo te per l’amicizia con<br />
Sergio Endrigo e Gil; quando ha sentito Io che non vivo senza te si è<br />
commosso, perché ascoltava sempre in radio a Bahia quel brano di<br />
Donaggio uscito nel ’65.<br />
Nel disco ospiti Ana Carolina ed Esperanza Spalding, due<br />
grandi interpreti del pop e del jazz moderno. L’incontro<br />
di tre menti musicali femminili così diverse ma rese vicine<br />
dalla passione per la musica. Cosa porti dentro di quei<br />
momenti<br />
Esperanza e io siamo amiche già da tempo, perché anche lei era stata<br />
a Berklee e in varie occasioni ci siamo ritrovate sullo stesso palco.<br />
Mentre eravamo in giro a fare una passeggiata ci siamo incontrate<br />
e ci siamo “suonate addosso” un po’ di musica. Lei mi ha mostrato,<br />
non mi dimenticherò mai, Minnie Riperton, un genio assoluto che<br />
<br />
di The Windmills of Your Mind, l’unica canzone in questo disco non<br />
mento<br />
stilistico di questa antologia. Dopo aver fatto qualche ricerca<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2014 23