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LA GESTIONE - Direzione Generale per la Valorizzazione del ...

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Tavolo 3 - <strong>LA</strong> <strong>GESTIONE</strong>


Tavolo 3 - <strong>LA</strong> <strong>GESTIONE</strong><br />

I mo<strong>del</strong>li di gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura,<br />

<strong>la</strong> qualità dei servizi, monitoraggio e valutazione <strong>del</strong>l’offerta<br />

Coordinatore: Rosaria Mencarelli<br />

Rapporteur: Alessandro Leon<br />

La gestione <strong>del</strong> patrimonio culturale nel nostro Paese è da tempo oggetto di dibattito, di<br />

proposte di mo<strong>del</strong>li giuridici e organizzativi, di analisi economiche. Eppure, è proprio sotto<br />

il profilo <strong>del</strong> confronto con le pratiche aziendali che il settore culturale ha manifestato e<br />

manifesta difficoltà molto forti. Diversi i fattori di natura tecnica, politica e culturale paiono<br />

oggi ostaco<strong>la</strong>re il legame automatico di consequenzialità tra innovazione normativa e<br />

innovazione organizzativa, evidenziando come <strong>la</strong> prima sia condizione certo necessaria al<br />

cambiamento, ma tuttavia non sufficiente <strong>per</strong> un passaggio da un cambiamento puramente<br />

formale ad un cambiamento sostanziale. Nel dibattito sull’innovazione <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione dei<br />

beni e <strong>del</strong>le attività culturali è quindi sempre più inevitabile una riflessione paralle<strong>la</strong> e non<br />

esclusiva tra scelta <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo giuridico e definizione <strong>del</strong> progetto strategico ed organizzativo<br />

di sviluppo.<br />

In questa logica, a partire dall’insieme di regole e opportunità definite dal quadro normativo e<br />

rego<strong>la</strong>mentare in materia, il problema teorico e applicativo che ricerca e prassi devono ormai<br />

porsi è quello di analizzare il problema <strong>del</strong> cambiamento e <strong>del</strong>l’innovazione <strong>del</strong>le modalità<br />

di gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura in una logica “contestualità coerente”, dove <strong>la</strong> qualità formale<br />

<strong>del</strong>l’assetto amministrativo è elemento importante ma non unico, necessitando altresì<br />

specifiche condizioni che riguardano più complessivamente il sistema di attori e re<strong>la</strong>zioni<br />

interne ed esterne alle singole aziende, tali da mantenere sempre alto il livello di attenzione<br />

e tensione al<strong>la</strong> qualità e allo sviluppo attesi. A tale invito, tuttavia, corrisponde un’o<strong>per</strong>azione<br />

di non facile attuazione e che, anzi, suggerisce caute<strong>la</strong>, avendo già <strong>la</strong> prassi ampiamente dimostrato<br />

come i processi di aziendalizzazione avviati attraverso concetti e schemi applicativi<br />

e<strong>la</strong>borati nel settore profit, non producano sempre gli esiti s<strong>per</strong>ati. Spesso, anzi, gli interventi<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

161


(formativi e di consulenza) hanno portato a “effetti di rigetto”, conducendo al<strong>la</strong> demotivazione<br />

e al definivo allontanamento di queste organizzazioni dalle “tecniche” loro suggerite.<br />

Va infine considerato come, <strong>per</strong> sua natura, ogni luogo <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura si contraddistingue <strong>per</strong><br />

un intenso scambio di conoscenze tra l’interno e l’esterno dei propri confini, nei confronti<br />

degli utenti, degli altri o<strong>per</strong>atori culturali, <strong>del</strong><strong>la</strong> comunità locale e dei suoi rappresentanti, e<br />

addirittura, in senso temporale, prolunga <strong>la</strong> propria azione verso le generazioni future. Per<br />

questo, una riflessione a parte meritano le forme di organizzazione a rete. Sono questi, in effetti,<br />

mo<strong>del</strong>li di gestione ormai ampiamente diffusi (anche nel caso italiano) già a partire dal<strong>la</strong><br />

metà degli anni Novanta, pur assumendo forme e denominazioni diverse in funzione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

frequenza, <strong>del</strong><strong>la</strong> densità, <strong>del</strong><strong>la</strong> tipologia e <strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni tra i soggetti<br />

che le costituiscono. Reti, sistemi, poli museali e distretti culturali, sono termini ormai quindi<br />

indissolubilmente legati al tema <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale <strong>del</strong> Paese, ma<br />

anch’essi non <strong>del</strong> tutto esplorati dal punto di vista dei dispositivi interni di funzionamento e,<br />

quindi, <strong>del</strong>le condizione necessarie <strong>per</strong> il contenimento dei costi, il miglioramento <strong>del</strong>le qualità<br />

e <strong>la</strong> maggiore efficienza <strong>del</strong>l’utilizzo dei fattori produttivi.<br />

Se <strong>per</strong> un verso tutto ciò introduce elementi di complessità nuovi nelle politiche di valorizzazione<br />

dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura, è d’altra parte evidente come il settore dei beni e <strong>del</strong>le attività<br />

culturali potrà in futuro assurgere a protagonista <strong>del</strong>le politiche territoriali solo a condizione<br />

di un’attenta progettazione e gestione capace di intercettare le indicazioni <strong>del</strong>le politiche<br />

culturali più avanzate e, soprattutto, di accrescere <strong>la</strong> capacità di impostazione strategica e<br />

controllo o<strong>per</strong>ativo <strong>del</strong>le risorse, <strong>del</strong>le attività, in definitiva degli strumenti <strong>del</strong>l’organizzazione.<br />

Dunque, proprio a partire dal rinnovamento <strong>del</strong>le gestioni, in forma singo<strong>la</strong> o associata,<br />

dalle loro modalità di funzionamento interno e dal<strong>la</strong> qualità <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni che instaurano con<br />

l’ambiente di riferimento, che ci si potrà attendere una lenta e durevole crescita <strong>del</strong> “settore<br />

culturale”, ponendo le basi <strong>per</strong> una fecondazione incrociata tra le filiere produttive a essa<br />

strettamente connesse e i settori economici tradizionali, ricostruendo un legame che non<br />

dovrebbe mai essere trascurato.<br />

162<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

163


Rosaria Mencarelli<br />

Responsabile servizi al pubblico nei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura:<br />

- Servizio I DGVAL - MiBAC<br />

Introduzione al tavolo<br />

In qualità di coordinatore di questo tavolo, desidero prima di tutto salutare e ringraziare il<br />

foltissimo pubblico che ha accettato l’invito a partecipare ai <strong>la</strong>vori <strong>del</strong> primo Colloquio sul<strong>la</strong><br />

<strong>Valorizzazione</strong>; ringrazio poi Alessandro Leon che oggi è qui in veste di rapporteur, e avrà il<br />

non facile compito di trarre da tutti gli interventi che si susseguiranno nel<strong>la</strong> giornata il senso<br />

profondo e restituirlo poi al dibattito conclusivo <strong>del</strong><strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> rotonda. Ringrazio infine i re<strong>la</strong>tori,<br />

che da tempo e da diverse ango<strong>la</strong>zioni, si dedicano ad approfondire problematiche e a<br />

s<strong>per</strong>imentare sul campo progetti che possano stimo<strong>la</strong>re e migliorare <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong><br />

patrimonio culturale italiano.<br />

La re<strong>la</strong>zione introduttiva di Manuel Guido ha ben evidenziato <strong>la</strong> complessità <strong>del</strong> tema e, soprattutto,<br />

ne ha <strong>del</strong>ineato, come in un gioco di specchi, i molteplici aspetti, diversi ma mai<br />

disgiunti e tutti convergenti, infine, nel restituire quel quadro unitario definito dall’articolo 6<br />

<strong>del</strong> Codice .<br />

La gestione <strong>del</strong> patrimonio culturale nel nostro Paese è da tempo oggetto di dibattito, di<br />

proposte di mo<strong>del</strong>li giuridici e organizzativi, di analisi economiche. Eppure , dopo quasi un<br />

ventennio di analisi e studi, si deve prendere atto <strong>del</strong><strong>la</strong> esistenza di fattori di natura tecnica,<br />

politica e culturale che paiono ostaco<strong>la</strong>re il legame automatico di consequenzialità tra innovazione<br />

normativa e innovazione organizzativa, evidenziando come <strong>la</strong> prima sia condizione<br />

certo necessaria al cambiamento ma tuttavia non sufficiente <strong>per</strong> un passaggio da un cambiamento<br />

puramente formale ad un cambiamento sostanziale. Nel dibattito sul<strong>la</strong> gestione dei<br />

beni e <strong>del</strong>le attività culturali è quindi sempre più inevitabile una riflessione paralle<strong>la</strong> e non<br />

esclusiva tra scelta <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo giuridico e definizione <strong>del</strong> progetto strategico ed organizzativo<br />

di sviluppo.<br />

La vastità e complessità <strong>del</strong>l’argomento ha imposto necessariamente che i temi da trattare in<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

165


questa sede venissero circoscritti a quelli <strong>per</strong> i quali <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> generale <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione<br />

<strong>del</strong> patrimonio culturale sta <strong>per</strong>venendo a progetti o<strong>per</strong>ativi o a e<strong>la</strong>borare strumenti che siano<br />

di indirizzo e di guida <strong>per</strong> gli uffici <strong>del</strong>l’Amministrazione e di riflessione <strong>per</strong> tutti i soggetti a<br />

vario titolo cointeressati. Da questo complesso mosaico il Tavolo dedicato al<strong>la</strong> gestione estrapo<strong>la</strong><br />

due tematiche in partico<strong>la</strong>re.<br />

Rifletteremo così sui vari e possibili mo<strong>del</strong>li di gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura e sul tema<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> qualità dei servizi offerti al pubblico. Il tavolo si apre con i due interventi, di Ange<strong>la</strong> Serra<br />

e di Maddalena Ragni, che illustrano e commentano, da diverse ango<strong>la</strong>zioni, quali siano i<br />

presupposti normativi e procedurali dai quali trarre il supporto giuridico ai diversi mo<strong>del</strong>li di<br />

gestione; entrambi gli interventi pongono in risalto elementi che ci inducono immediatamente<br />

a riflettere su un altro aspetto strettamente collegato, quello <strong>del</strong><strong>la</strong> progettualità che deve farsi<br />

carico di fornire contenuti al mo<strong>del</strong>lo giuridico. Nel dibattito sull’innovazione <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione<br />

dei beni e <strong>del</strong>le attività culturali è quindi sempre più inevitabile una riflessione tra scelta <strong>del</strong><br />

mo<strong>del</strong>lo giuridico e definizione <strong>del</strong> progetto strategico ed organizzativo di sviluppo. In questa<br />

logica, il problema teorico e applicativo che ricerca e prassi devono ormai porsi è quello di<br />

analizzare i temi <strong>del</strong><strong>la</strong> cambiamento e <strong>del</strong><strong>la</strong> innovazione <strong>del</strong>le modalità di gestione dei luoghi<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> cultura, considerando che <strong>la</strong> qualità formale <strong>del</strong>l’assetto amministrativo è elemento<br />

importante ma non unico.<br />

La seconda parte dei <strong>la</strong>vori <strong>del</strong> Tavolo è dedicata al<strong>la</strong> qualità dei servizi, al monitoraggio e<br />

al<strong>la</strong> valutazione <strong>del</strong>l’offerta, tema molto complesso al quale è nostra intenzione dedicare, a<br />

breve, incontri appositamente dedicati. E’ chiaro che i servizi, i servizi offerti al pubblico, occupano<br />

nel contesto <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione e <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura un ruolo fondamentale,<br />

<strong>per</strong>ché è proprio attraverso i servizi che avviene il primo contatto tra il visitatore e<br />

l’istituzione culturale. Il modo in cui sono organizzati e proposti restituisce <strong>la</strong> prima <strong>per</strong>cezione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> qualità <strong>del</strong>l’offerta e quindi rappresentano un elemento che contribuisce a dare e a<br />

produrre valore, inquanto innalzano i livelli <strong>del</strong><strong>la</strong> fruizione <strong>del</strong> patrimonio, aumentano il valore<br />

<strong>del</strong>l’es<strong>per</strong>ienza culturale <strong>del</strong><strong>la</strong> visita, contribuiscono ad accrescere il valore di appartenenza<br />

dei beni al<strong>la</strong> comunità e non ultimo generano benefici economici.<br />

Questo tema è approfondito dal contributo di due interventi: il primo è una analisi <strong>del</strong>l’attuale<br />

sistema di pricing nei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura statali. Il progetto è stato avviato nel maggio scorso<br />

mediante l’attivazione di uno stage post <strong>la</strong>urea reso possibile da una convenzione che <strong>la</strong><br />

<strong>Direzione</strong> generale <strong>per</strong> <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale ha stipu<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> Facoltà<br />

di Economia <strong>del</strong>l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. La <strong>Direzione</strong> <strong>Generale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

<strong>Valorizzazione</strong> ha avviato così un <strong>per</strong>corso di analisi, valutazione e riflessione volto ad una<br />

interrogazione generale <strong>del</strong>l’attuale sistema di pricing dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura e <strong>del</strong>le connesse<br />

politiche di gratuità. Lo scopo non è soltanto quello di <strong>per</strong>venire a proporre un progetto<br />

<strong>per</strong> “attualizzare” normative, tariffe e modalità di bigliettazione attualmente in vigore, ma<br />

soprattutto quello di comprendere meglio l’attuale sistema anche al<strong>la</strong> luce <strong>del</strong>le “correnti di<br />

pensiero” oggi prevalenti, evitando di allinearsi a tesi <strong>per</strong>icolosamente “riduzioniste”, essenzialmente<br />

riconducibili a obiettivi ipotetici di usare il prezzo quale leva di equilibrio economico<br />

<strong>del</strong>le gestioni o, all’opposto, a ipotesi di assoluta marginalità <strong>del</strong> prezzo al<strong>la</strong> contribuzione al<strong>la</strong><br />

sopravvivenza ed al miglioramento <strong>del</strong> sistema di gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> culturale e, quindi,<br />

dei servizi da questi erogati. Il <strong>per</strong>corso di analisi avviato dal<strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> generale, in sintesi, è<br />

innanzitutto un tentativo di contestualizzazione <strong>del</strong>le politiche possibili e quindi degli obiettivi<br />

effettivamente conseguibili. Il progetto viene presentato da Alessandro Hinna che sta svolgendo<br />

questo studio in qualità di tutor di Susanna d’Annibale, tito<strong>la</strong>re <strong>del</strong>lo stage.<br />

166<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Il quarto e ultimo intervento darà conto <strong>del</strong> progetto, ormai avviato a completamento, <strong>del</strong> Sistema<br />

nazionale di monitoraggio e valutazione dei servizi al pubblico dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura.<br />

L’argomento non è nuovo <strong>per</strong> molti tra il pubblico odierno: chi sta <strong>la</strong>vorando alle nuove gare<br />

<strong>per</strong> l’aggiudicazione <strong>del</strong>le concessioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dei servizi al pubblico nei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

cultura ha già avuto modo di comprendere come una <strong>del</strong>le maggiori innovazioni che qualificheranno<br />

i rapporti di concessione è proprio <strong>la</strong> presenza di una sistema di monitoraggio.<br />

Nel generale processo di revisione e aggiornamento dei provvedimenti in tema di servizi al<br />

pubblico, nell’ultimo decennio si è imposto con forza via via crescente il tema dei “risultati”<br />

<strong>del</strong>l’azione dei concessionari e <strong>del</strong><strong>la</strong> programmazione settoriale in genere, cui si accompagna,<br />

<strong>per</strong>ò, una evidente carenza sul piano <strong>del</strong>le metodologie di pianificazione, controllo e<br />

valutazione a livello sistemico. In altre parole, appare chiara l’esigenza di un quadro organico,<br />

di un mo<strong>del</strong>lo che sappia monitorare, valutare ed offrire elementi informativi salienti <strong>per</strong> programmare<br />

e indirizzare l’azione degli o<strong>per</strong>atori pubblici e privati in tema di servizi al pubblico<br />

nei luoghi di cultura.<br />

Affrontando <strong>la</strong> nuova stagione <strong>del</strong>le gare oggi in itinere, appariva necessario rispondere ad un<br />

quesito: è possibile realizzare un sistema di monitoraggio che possa assicurare al contempo i<br />

necessari obiettivi di controllo <strong>del</strong>l’o<strong>per</strong>ato dei concessionari, l’utilizzabilità dei suoi elementi<br />

informativi come strumento di miglioramento continuo e garantire una rendicontabilità <strong>del</strong>l’intera<br />

“nuova stagione” dei servizi aggiuntivi ai diversi livelli sociali ed istituzionali Riteniamo<br />

che il <strong>la</strong>voro che ci presenta Marcello Minuti risponda positivamente a questa domanda e<br />

che abbia colmato una evidente <strong>la</strong>cuna.<br />

Su questi temi, che ho sinteticamente presentato, <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> generale sta e<strong>la</strong>borando propri<br />

progetti, alcuni dei quali in via di conclusione e sui quali chiediamo oggi il contributo degli<br />

intervenuti. In questo contesto appare significativa <strong>la</strong> presenza di Marco Magnifico in rappresentanza<br />

<strong>del</strong> FAI, che interverrà al<strong>la</strong> ripresa pomeridiana dei <strong>la</strong>vori: riteniamo che quel<strong>la</strong> <strong>del</strong><br />

Fondo Ambiente Italiano sia un’es<strong>per</strong>ienza fondamentale nel panorama italiano <strong>per</strong> quanto<br />

attiene le formule di gestione <strong>del</strong> patrimonio, i risultati che si possono conseguire, le criticità<br />

o i punti positivi e di forza che si possono riscontrare. Un mo<strong>del</strong>lo, quindi, da non trascurare<br />

e da approfondire, con il quale confrontarsi e magari entrare in più stretto dialogo. Passo ora<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ad Ange<strong>la</strong> Serra con il suo intervento “Strumenti giuridici <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dei luoghi<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> cultura, lo stato <strong>del</strong>l’arte”.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

167


Ange<strong>la</strong> Serra<br />

Scuo<strong>la</strong> di Specializzazione in Studi sull’Amministrazione Pubblica<br />

<strong>del</strong>l’Università degli Studi di Bologna<br />

Strumenti giuridici <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura. Lo stato <strong>del</strong>l’arte.<br />

Le norme giuridiche che disciplinano <strong>la</strong> gestione e <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale<br />

dovrebbero essere viste come i supporti che sostengono i rami di un roseto, <strong>per</strong>mettendo ai<br />

fiori appesi ad essi, i nostri luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura, di diffondere nel mondo tutta <strong>la</strong> loro bellezza<br />

e il loro profumo.<br />

Il gruppo di studio composto di giuristi, che qui rappresento, ha il compito di predisporre <strong>la</strong><br />

parte normativa <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca volta al<strong>la</strong> stesura <strong>del</strong>le Linee guida <strong>per</strong> l’individuazione <strong>del</strong>le<br />

più efficaci forme di gestione degli istituti dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura. Finalità <strong>del</strong><strong>la</strong> nostra analisi,<br />

dunque, è formare un quadro che fornisca indicazioni sulle più utili modalità di applicazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> disciplina esistente al fine di consentire alle pubbliche amministrazioni che hanno il<br />

compito di gestire e valorizzare i luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura di poter compiere scelte organizzative<br />

consapevoli ed efficaci.<br />

Tale quadro si compone innanzitutto di una parte ricostruttiva, incentrata sul<strong>la</strong> analisi dei vari<br />

strumenti giuridici che <strong>la</strong> normativa attuale propone <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione e <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio<br />

culturale. La gestione consiste nelle modalità organizzative che gli enti decidono di<br />

porre in essere <strong>per</strong> valorizzare il patrimonio culturale, ossia, in ossequio all’art. 6 <strong>del</strong> Codice<br />

dei beni culturali e <strong>del</strong> paesaggio, <strong>per</strong> portarlo al<strong>la</strong> conoscenza da parte <strong>del</strong><strong>la</strong> collettività. La<br />

valorizzazione è, infatti, <strong>la</strong> funzione che orienta il bene culturale al<strong>la</strong> conoscibilità, rendendolo<br />

concretamente quello “strumento di incivilimento” che ne costituisce l’essenza stessa, secondo<br />

l’impostazione gianniniana. Il patrimonio culturale, dunque, e i singoli beni che lo compongono,<br />

sono “testimonianze di civiltà”, ossia “strumenti” caratterizzati da una vocazione<br />

unica e specifica: essere portati a conoscenza, trasmettere valori e arricchire culturalmente e<br />

umanamente i soggetti che si re<strong>la</strong>zionano con essi.<br />

Le norme sul<strong>la</strong> gestione sono quindi tutte quelle che rego<strong>la</strong>no le attività organizzative che<br />

168<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


endono concretamente il bene fruibile e dunque conoscibile. Un museo “non gestito” non è<br />

un museo, è solo un contenitore, che può ben conservare i beni al suo interno, ma non li può<br />

far conoscere quindi non li può valorizzare, non consentendo ai beni che lo compongono di<br />

comunicare il proprio valore.<br />

La disciplina sulle modalità di gestione è composta da un corpus normativo complesso e in<br />

movimento, <strong>la</strong> cui ricostruzione costituisce appunto <strong>la</strong> prima parte <strong>del</strong> nostro studio. Tale<br />

complessità deriva da diversi elementi.<br />

Dal<strong>la</strong> sua genesi, innanzitutto: quanto al<strong>la</strong> provenienza si evidenzia come esso si caratterizzi<br />

dall’essere un quadro pluri-strutturato, composto da una pluralità di poli di produzione normativa.<br />

Ci sono norme statali che hanno valore di discplina esaustiva <strong>per</strong> <strong>la</strong> valorizzazione dei<br />

beni appartenenti allo Stato; le norme statali, poi, valgono anche come principi fondamentali<br />

<strong>per</strong> i legis<strong>la</strong>tori regionali, il ché implica una ricostruzione dei rapporti fra questi due livelli di<br />

produzione normativa nonché <strong>la</strong> comprensione e <strong>del</strong>imitazione di quali siano le norme statali<br />

che effettivamente costituiscono “principi” e quali no - l’auto-qualificazione ad o<strong>per</strong>a <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

norma stessa non è vinco<strong>la</strong>nte <strong>per</strong> l’interprete. La disciplina poi si compone <strong>del</strong><strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione<br />

regionale di dettaglio; molte regioni hanno già legiferato sul tema, alcune offrendo una<br />

panoramica <strong>del</strong>le singole tipologie e forme di gestione possibili, altre seguendo invece un<br />

profilo meno strutturato e <strong>la</strong>sciando dunque molta libertà all’altro polo di produzione normativa:<br />

gli enti locali, tito<strong>la</strong>ri di poteri normativi, statutari e rego<strong>la</strong>mentari, questi ultimi alquanto<br />

incidenti sulle forme di organizzazione e gestione. Ancora, il settore <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione e <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

valorizzazione dei beni culturali è <strong>la</strong>mbito da altre forme di normazione, di provenienza sovranazionale,<br />

che implicano che spesso l’azione <strong>del</strong><strong>la</strong> publica amministrazione debba essere<br />

condotta secondo una disciplina di provenienza non nazionale (ad esempio <strong>la</strong> normativa di<br />

derivazione europea).<br />

In secondo luogo, <strong>la</strong> complessità <strong>del</strong><strong>la</strong> disciplina è data dal<strong>la</strong> sua continua innovazione; si<br />

nota infatti come essa risulti partico<strong>la</strong>mente “fluida”, ad alto tasso di riforma, controriforma,<br />

<strong>per</strong>fezionamento, rivisitazione complessiva, integrazione giurisprudenziale. Basti porre mente<br />

al fatto che l’impianto <strong>del</strong><strong>la</strong> discplina di tute<strong>la</strong> è inviariato, a parte ritocchi lessicali e procedimentali,<br />

da oltre sessanta anni; quello inerente <strong>la</strong> gestione-valorizzazione, le cui norme<br />

sono già di <strong>per</strong> sé recenti, è già stato rivisto o reimpostato più volte.<br />

Al<strong>la</strong> parte “staticamente” ricostruttiva <strong>del</strong> dato normativo, segue poi l’analisi <strong>del</strong><strong>la</strong> sua concreta<br />

applicazione, ossia <strong>del</strong>le modalità di utilizzo <strong>del</strong><strong>la</strong> disciplina. Finalità di tale seconda tappa<br />

è <strong>la</strong> comprensione <strong>del</strong>l’utilità e <strong>del</strong>l’efficacia <strong>del</strong>le forme giuridiche proposte dal<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zone,<br />

anche in re<strong>la</strong>zione alle diverse condizioni territoriali, economiche, culturali in cui esse vengono<br />

utilizzate. Oltre al<strong>la</strong> rassegna <strong>del</strong>le forme di gestione utilizzate in generale, l’attenzione<br />

viene rivolta ad alcuni casi di cui si approfondisce lo studio, realtà che hanno s<strong>per</strong>imentato<br />

nuove strade, diverse forme di dialogo, prime applicazioni di norme innovative. Le strade,<br />

infatti, a<strong>per</strong>te da alcuni possono essere con grande utilità osservate <strong>per</strong> coglierne i successi<br />

e le criticità e <strong>per</strong> valutarne <strong>la</strong> applicabilità anche ad o<strong>per</strong>a di altri soggetti.<br />

Infine lo studio si incentra su una lettura critica <strong>del</strong><strong>la</strong> normativa, orientata ad evidenziare<br />

modalità positive e costruttive che possano essere suggerite nell’applicazione <strong>del</strong>le norme.<br />

Esse infatti contengono possibilità che vengono applicate in maniera ridotta, dubbi interpretativi<br />

che spesso ne limitano l’applicazione, finanche criticità che ne possono consigliare un<br />

ripensamento.<br />

Il quadro ricostruttivo che vuol <strong>del</strong>ineare riguarda ovviamente i beni <strong>del</strong>lo Stato, ma ne sono<br />

oggetto anche le modalità di gestione e valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale che gli altri<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

169


attori istituzionali, innanzitutto regioni ed enti locali, pongono in essere. Ciò <strong>per</strong>ché, come si<br />

dirà, il punto di tenuta, “<strong>la</strong>” modalità <strong>per</strong> valorizzare efficacemente è il fare sistema, il porre<br />

in essere una modalità congiunta e concordata di valorizzare, che presuppone necessariamente<br />

<strong>la</strong> conoscenza <strong>del</strong>le forme organizzative assunta dai diversi soggetti che a tale compito<br />

partecipano.<br />

Nel condurre lo studio <strong>per</strong> <strong>la</strong> stesura <strong>del</strong>le Linee guida, si impongono all’attenzione alcuni<br />

punti focali, nodi che appaiono fondamentali e che costituiscono i terreni, i campi in cui si<br />

gioca l’efficacia <strong>del</strong> sistema amministrativo di valorizzazione. Uno di questi nodi è il ricco<br />

sistema che oggi <strong>la</strong> normativa consente di <strong>per</strong>correre <strong>per</strong> creare “re<strong>la</strong>zioni” tra i soggetti,<br />

utilizzando lo strumento <strong>del</strong>l’accordo (art. 112 <strong>del</strong> Codice). Già prima <strong>del</strong>l’avvento <strong>del</strong> Codice<br />

tale strada era già stata utilmente <strong>per</strong>corsa <strong>per</strong> <strong>la</strong> programmazione negoziata di interventi<br />

di conservazione. La nuova stesura <strong>del</strong>l’articolo 112, <strong>per</strong>ò, assume una valenza ben diversa<br />

dal<strong>la</strong> semplice indicazione di una possiblità da porre in essere <strong>per</strong> valorizzare: essa infatti<br />

spinge tutti i livelli di governo a progettare e realizzare in maniera sistematica un mo<strong>del</strong>lo di<br />

valorizzazione congiunto, concordato, condiviso. La coo<strong>per</strong>azione interistituzionale, dunque,<br />

diventa “il” principio da seguire <strong>per</strong> valorizzare e dunque gestire. Ciò da un <strong>la</strong>to deriva da una<br />

necessità che sta al<strong>la</strong> base <strong>del</strong> sistema di valorizzazione: <strong>per</strong> poter valorizzare un bene, un<br />

sito, un insieme di beni è necessario che tutti gli attori istituzionali che sono tito<strong>la</strong>ri di competenze<br />

amministrative in quel territorio siano coinvolti e vi partecipino secondo modalità<br />

coordinate e concordate. Dall’altro <strong>la</strong>to, ancor più importante appare <strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong><br />

fase ideativa, progettuale dei piani che poi dovranno essere eseguiti.<br />

Dunque, il punto a cui tendere è proprio il ricorso al<strong>la</strong> creazione di re<strong>la</strong>zioni come modalità<br />

normale, usuale <strong>per</strong> valorizzare; esse possono essere alquanto diversificate a livello di intensità,<br />

creando rapporti di diverso peso o livello di strutturazione, dal semplice coordinamento<br />

di alcune attività di interesse comune al<strong>la</strong> istituzione di soggetti giuridici cui affidare <strong>la</strong> valorizzazione,<br />

o ancora di sistemi di re<strong>la</strong>zione stabile tra enti, come nel caso <strong>del</strong>le reti, dei sistemi<br />

museali, bibliotecari, archvistici e dei distretti culturali, secondo una graduazione che deve<br />

essere soppesata caso <strong>per</strong> caso in base alle condizioni dei territori e dei beni.<br />

Altrettanto diversificati sono gli strumenti giuridici utilizzabili. Lo strumentario a disposizione<br />

è vastissimo: l’art. 112 <strong>del</strong> Codice fondamentalmente descrive una vasta gamma di possibili<br />

contenuti <strong>per</strong> lo strumento giuridico, altrove disciplinato procedimentalmente in maniera piuttosto<br />

varia e ricca, <strong>del</strong>l’”accordo”.<br />

Per concludere, il <strong>la</strong>voro che stiamo conducendo si propone di fornire un quadro di indicazioni<br />

chiare e utilizzabili dagli o<strong>per</strong>atori di tutti i livelli istituzionali sulle più opportune modalità di<br />

applicazione <strong>del</strong>le norme vigenti in re<strong>la</strong>zione alle molteplici e diversificate esigenze, <strong>per</strong>mettendo<br />

quindi alle amministrazioni di o<strong>per</strong>are scelte che devono necessariamente graduarsi a<br />

seconda <strong>del</strong> carattere dei beni interessati. Necessario appare infatti calibrare, graduare l’utilizzo<br />

degli strumenti amministrativi, dei limiti e dei controlli, in base alle esigenze e alle cautele<br />

richieste dai diversi tipi di beni; entrambe le anime <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione, quel<strong>la</strong> principale,<br />

di genere culturale, e quel<strong>la</strong> di genere economico possono coniugarsi attraverso l’ocultata<br />

scelta degli strumenti a disposizione. Abbiamo sentito da Maddalena Ragni che <strong>la</strong> stragrande<br />

maggioranza dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura in Italia è di piccole dimensioni; occorre dunque che<br />

l’applicazione <strong>del</strong>le norme sia basata su una consapevole graduazione <strong>del</strong>l’utilizzo degli strumenti<br />

normativi calibrata sul<strong>la</strong> diversificazione di condizioni e dimensioni <strong>del</strong><strong>la</strong> realtà. Detta<br />

graduazione si deve riflettere su una serie di punti, quali ad esempio gli standard di qualità<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione, il loro valore, significato e utilità, l’autonomia organizzativa dei musei in<br />

170<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


e<strong>la</strong>zione alle diverse esigenze di flessibilità, le condizioni <strong>per</strong> attivare servizi aggiuntivi che<br />

si debbono collocare all’interno di un progetto complessivo, ad esempio inerente le singole<br />

istituzioni, se di dimensioni ragguardevoli, oppure un insieme di esse, se di dimensioni modeste.<br />

Altro momento fondamentale è il coinvolgimento di soggetti privati, che si differenzia necessariamente,<br />

di nuovo, a seconda <strong>del</strong>le dimensioni e <strong>del</strong>l’importanza <strong>del</strong>le istituzioni da sostenere<br />

nonché a seconda <strong>del</strong> tipo di “soggetto privato” presente nei vari territori. Da contesti<br />

in cui il privato è quasi assente si passa a realtà in cui esso assume un ruolo primario (come<br />

nel caso degli interventi di recu<strong>per</strong>o e valorizzazione concordati tra le Consulte regionali <strong>del</strong>le<br />

fondazioni bancarie <strong>del</strong>l’Emilia Romagna, <strong>del</strong><strong>la</strong> Toscana, Ministero ed enti locali, nel gennaio<br />

2010, vertenti su un cospicuo numero di luoghi “minori”).<br />

Solo, in conclusione, una sapiente scelta nelle modalità di applicazione degli strumenti sui<br />

quali progettare <strong>la</strong> crescita e lo sviluppo <strong>del</strong>le diverse anime che compongono il patrimonio<br />

culturale può rive<strong>la</strong>rsi efficace nel <strong>per</strong>mettergli di rive<strong>la</strong>re al mondo tutta <strong>la</strong> sua ricchezza.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

Ange<strong>la</strong> Serra ha tratteggiato un quadro complesso e artico<strong>la</strong>to dal quale emergono, in sintesi,<br />

soprattutto due domande: come graduare gli strumenti normativi e come e quali reti re<strong>la</strong>zionali<br />

creare <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione e quindi <strong>per</strong> <strong>la</strong> valorizzazione. Credo che su questi temi molto<br />

utilmente si spenderà <strong>per</strong> noi Maddalena Ragni. L’intervento di Maddalena Ragni attiene “La<br />

valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale nel codice dei beni culturali <strong>del</strong> paesaggio. Gestione<br />

dei servizi <strong>per</strong> il pubblico, sostenibilità e integrazione territorio e prospettive”.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

171


Maddalena Ragni<br />

Direttore regionale <strong>per</strong> i beni culturali e paesaggistici <strong>del</strong><strong>la</strong> Toscana MiBAC<br />

La valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale nel Codice dei beni culturali e<br />

<strong>del</strong> paesaggio. Gestione dei servizi <strong>per</strong> il pubblico: sostenibilità, integrazione<br />

nel territorio, prospettive.<br />

Accettando di partecipare a questo I Colloquio <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale<br />

siamo stati tutti consapevoli di affrontare problematiche estremamente complesse; complesse<br />

dal punto di vista normativo, complesse dal punto di vista o<strong>per</strong>ativo, complesse dal punta<br />

di vista organizzativo. Gli interventi di introduzione <strong>del</strong>l’incontro <strong>del</strong><strong>la</strong> mattina hanno ripetutamente<br />

richiamato l’attenzione sul fatto che questi due anni di attività <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> generale<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione sono stati destinati in partico<strong>la</strong>re a tranquillizzare <strong>la</strong> parte più diffidente<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> collettività sul fatto che tra <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> e <strong>la</strong> valorizzazione è sempre <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> che prevale<br />

e che, o<strong>per</strong>ando <strong>per</strong> promuovere <strong>la</strong> valorizzazione dei beni culturali, c’è stato semmai un<br />

rafforzamento <strong>del</strong>l’attenzione sul<strong>la</strong> loro conservazione, anche se, valutando <strong>la</strong> realtà nel suo<br />

complesso e sempre tenendo fermo ed elevato il livello di conservazione e di tute<strong>la</strong>, è giustificato<br />

l’intento di rivolgere un’attenzione partico<strong>la</strong>re a come fare <strong>per</strong>ché tutte le iniziative e i<br />

progetti realizzati abbiano anche una resa economica,.<br />

L’Amministrazione è in un momento di oggettiva difficoltà <strong>per</strong>ché i tanti siti museali presenti<br />

sul territorio si devono mantenere e <strong>per</strong>ché, come vedremo, <strong>la</strong> realtà ha dimostrato che le<br />

iniziative che sono state avviate, non sempre sono state in grado di raggiungere il massimo<br />

dei risultati; l’Amministrazione, infatti, non è stata capace, <strong>per</strong> tutta una serie di motivi, di<br />

valutare in maniera adeguata <strong>la</strong> sostenibilità economica dei suoi progetti.<br />

Non va <strong>per</strong>altro trascurata l’importanza che assume <strong>la</strong> gestione nell’ambito <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione;<br />

come giustamente ha detto <strong>la</strong> dottoressa Serra nel suo intervento, <strong>la</strong> gestione è l’organizzazione<br />

<strong>del</strong>le attività e costituisce <strong>per</strong> questo il presupposto <strong>per</strong> raggiungere il risultato.<br />

Perché si possa par<strong>la</strong>re efficacemente di gestione, è necessario partire dal<strong>la</strong> definizione <strong>del</strong>le<br />

linee progettuali e quindi da un livello decisamente preliminare rispetto a quello che sarà poi<br />

il risultato di valorizzazione.<br />

Ricordiamo che l’articolo 6 <strong>del</strong> Codice dei beni culturali e <strong>del</strong> paesaggio, specificando che <strong>la</strong><br />

valorizzazione consiste nelle attività, complessivamente intese, dirette a promuovere <strong>la</strong> co-<br />

172<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


noscenza <strong>del</strong> patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione<br />

<strong>del</strong>lo stesso anche da parte <strong>del</strong>le <strong>per</strong>sone diversamente abili, dice chiaramente cosa si<br />

intenda <strong>per</strong> valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale ed aggiunge inoltre con molta chiarezza<br />

che il fine a cui tendono le diverse attività ivi citate, di utilizzazione, fruizione pubblica dei<br />

beni, promozione, gestione nonché supporto agli interventi di conservazione è da intendersi<br />

lo sviluppo <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura e <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca.<br />

Va da sé che quando il Codice richiama il concetto di valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale,<br />

intende riferirsi da un <strong>la</strong>to al patrimonio culturale inteso come insieme di beni culturali e<br />

paesaggistici, e dall’altro al patrimonio culturale nazionale, a prescindere dal<strong>la</strong> sua proprietà<br />

pubblica o privata e, nell’ambito <strong>del</strong><strong>la</strong> sfera pubblica, <strong>del</strong><strong>la</strong> proprietà <strong>del</strong>lo Stato o degli Enti<br />

Locali; i richiami che sovente si intravedono nelle leggi a quel legame identitario che unisce<br />

le comunità al contesto territoriale, storico, ambientale portano sempre più a considerare il<br />

patrimonio non come una summa di beni, ma come un tutt’uno, intrinsecamente complesso<br />

e variegato, ma unitario.<br />

E’ pur vero che con le modifiche introdotte nel 2001 al Titolo V <strong>del</strong><strong>la</strong> Costituzione, re<strong>la</strong>tive<br />

al<strong>la</strong> diversa attribuzione <strong>del</strong>le competenze in materia di tute<strong>la</strong> e valorizzazione, assegnata<br />

<strong>la</strong> prima allo Stato, <strong>la</strong> seconda, alle regioni, questo concetto di unitarietà è sembrato venir<br />

meno e questo ha sicuramente contribuito a rendere più complessa l’o<strong>per</strong>a <strong>del</strong>le Istituzioni,<br />

ma è stato il Codice stesso a su<strong>per</strong>are le distinzioni quando all’articolo 7, confermando che è<br />

<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione statale a fissare i principi fondamentali in materia di valorizzazione e che sono<br />

le Regioni, nell’ambito di questi principi, ad esercitare <strong>la</strong> loro potestà legis<strong>la</strong>tiva, ricorda che<br />

è posto a capo <strong>del</strong> Ministero, <strong>del</strong>le regioni e degli altri enti pubblici territoriali il <strong>per</strong>seguire il<br />

coordinamento, l’armonizzazione e l’integrazione <strong>del</strong>le attività di valorizzazione dei beni.<br />

La stretta connessione concettuale <strong>per</strong>altro esistente tra tute<strong>la</strong> e valorizzazione e l’oggettiva<br />

impossibilità di scinderne gli ambiti o<strong>per</strong>ativi, non avrebbe mai potuto rendere effettiva<br />

questa divisione <strong>del</strong>le funzioni costringendo, di fatto, Stato, regioni ed enti territoriali ad un<br />

continuo confronto in tema di valorizzazione.<br />

Una divisione così netta tra competenze, che in realtà sono strettamente complementari tra<br />

loro, ha costretto sia <strong>la</strong> Corte costituzionale che il Consiglio di Stato in tempi diversi ad esprimersi<br />

con una interpretazione <strong>del</strong><strong>la</strong> norma che consentisse di rendere efficace l’azione da<br />

parte sia <strong>del</strong>lo Stato che <strong>del</strong>le Regioni.<br />

E’ in sostanza una conferma <strong>del</strong><strong>la</strong> presenza, in materia di beni culturali, di due principi entrambi<br />

fondamentali, di cui, uno si riferisce al fatto che tute<strong>la</strong> e valorizzazione sono due funzioni strettamente<br />

connesse, due facce <strong>del</strong><strong>la</strong> stessa medaglia, e, <strong>per</strong>tanto, <strong>per</strong> loro natura inscindibili.<br />

Non è così semplice, infatti, indicare con precisione cosa sia tute<strong>la</strong> e cosa sia valorizzazione;<br />

il restauro, <strong>per</strong> esempio, cos’è E’ sicuramente conservazione, e quindi tute<strong>la</strong>, ma se il bene<br />

non è restaurato, non è valorizzabile, e quindi il restauro è <strong>per</strong> questo anche una componente<br />

fondamentale <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione.<br />

L’altro aspetto che il codice mette in evidenza è che l’unico modo <strong>per</strong> su<strong>per</strong>are questa artificiosa<br />

suddivisione, è <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>azione; sono presenti, infatti, nel<strong>la</strong> legge frequenti richiami<br />

alle istituzioni <strong>per</strong> individuare insieme le linee d’azione, gli obiettivi, le strategie, con modalità<br />

il più possibile condivise sia fra i livelli istituzionali sia con i soggetti privati che o<strong>per</strong>ano sul<br />

territorio, sia con i soggetti economici che possono eventualmente supportare e contribuire<br />

al<strong>la</strong> realizzazione dei progetti.<br />

L’articolo 6 <strong>del</strong> codice, in realtà, dà in qualche modo una rappresentazione <strong>del</strong> concetto di<br />

valorizzazione talmente ampio da essere spesso abusato.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

173


Oggi nel par<strong>la</strong>re comune si fa rientrare nel<strong>la</strong> valorizzazione praticamente di tutto; tutto è valorizzazione<br />

e, <strong>per</strong> contrapposizione, ne deriva di fatto che niente è valorizzazione.<br />

Se si interpreta il concetto dal punto di vista ideologico, allora è vero che tutto è valorizzazione:<br />

<strong>la</strong> fruizione, l’utilizzo, il restauro, <strong>la</strong> conservazione, <strong>la</strong> catalogazione, <strong>per</strong>ché tutto concorre<br />

al<strong>la</strong> trasmissione <strong>del</strong><strong>la</strong> conoscenza ed al<strong>la</strong> presentazione <strong>del</strong> bene.<br />

Se si analizza invece il concetto sotto il profilo o<strong>per</strong>ativo, <strong>la</strong> valorizzazione nel tempo ha finito<br />

<strong>per</strong> identificarsi prevalentemente con i servizi aggiuntivi. Si è passati, quindi, da una definizione<br />

molto ampia ad una definizione che si presenta nel<strong>la</strong> realtà, invece, estremamente<br />

riduttiva; è forse necessario sul punto fare un po’ di chiarezza.<br />

Il codice indica con precisione qual’è il contenuto <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione, gli aspetti che dobbiamo<br />

tener presente sia nel<strong>la</strong> fase progettuale sia nel<strong>la</strong> fase di attuazione.<br />

Dice, infatti, che <strong>la</strong> valorizzazione consiste in tutte quelle attività dirette a promuovere <strong>la</strong> conoscenza<br />

<strong>del</strong> patrimonio culturale, assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e di fruizione<br />

<strong>del</strong>lo stesso anche da parte <strong>del</strong>le <strong>per</strong>sone diversamente abili.<br />

Non si finirà mai di sottolineare a sufficienza quest’ultimo punto <strong>per</strong>ché il diritto al<strong>la</strong> conoscenza<br />

è un diritto invio<strong>la</strong>bile e incomprimibile di tutti; rendere il nostro patrimonio interamente<br />

accessibile non è una facoltà e una discrezionalità, ma un obbligo.<br />

Dice ancora il Codice che tutte queste attività, utilizzazione, fruizione, promozione, gestione<br />

ecc., sono dirette allo sviluppo <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura e <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca ponendosi con questo in stretta<br />

corre<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> Costituzione che, all’articolo 9 indica quali sono le funzioni <strong>del</strong>lo Stato<br />

(promozione e sviluppo <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura e <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca).<br />

Anche riguardo al<strong>la</strong> valorizzazione, si ritiene di dover richiamare un concetto di fondo chiaramente<br />

esplicitato nel Codice: quando si par<strong>la</strong> di valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale, ci si<br />

intende riferire al patrimonio nel suo insieme, mentre solitamente il comune pensiero riferisce<br />

<strong>la</strong> valorizzazione soltanto ai beni storici e artistici o archeologici.<br />

Il patrimonio culturale, si ricorda, è costituito dai beni culturali e paesaggistici , tutto insieme<br />

deve essere tute<strong>la</strong>to, conservato, protetto, tutto insieme deve essere valorizzato; il paesaggio,<br />

<strong>per</strong> esempio, è una componente importantissima <strong>del</strong> patrimonio culturale e non appare<br />

possibile, quando si predispongono progetti e programmi di valorizzazione, non considerare<br />

anche il contesto in cui i beni sono collocati, a maggior ragione se questo contesto presenta<br />

dei caratteri paesaggistici di partico<strong>la</strong>re rilevanza.<br />

Riferirsi al patrimonio culturale nazionale, inoltre, significa riferirsi non soltanto ai beni culturali,<br />

a prescindere dal<strong>la</strong> loro tito<strong>la</strong>rità, pubblica o privata, ma anche a settori come archivi e<br />

biblioteche che solitamente sono considerati meno in tema di valorizzazione mentre, invece,<br />

hanno un ruolo importantissimo nel<strong>la</strong> promozione <strong>del</strong><strong>la</strong> conoscenza.<br />

Le loro collezioni contengono testimonianze preziosissime, non soltanto sotto il profilo <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

conoscenza, ma anche <strong>per</strong> il loro valore artistico partico<strong>la</strong>rmente elevato.<br />

Come e con quali strumenti sia possibile dare attuazione a quanto sopra, è esplicitato negli<br />

articoli 111 e 112 <strong>del</strong> Codice stesso, il primo recante disposizioni in tema di Attività di valorizzazione,<br />

il secondo in materia di valorizzazione dei beni culturali di appartenenza pubblica.<br />

Partico<strong>la</strong>rmente innovativo appare il contenuto <strong>del</strong>l’articolo 111 che, al comma 1, dice che le<br />

attività di valorizzazione consistono nel<strong>la</strong> costituzione ed organizzazione di risorse, strutture<br />

o reti ovvero nel<strong>la</strong> messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali<br />

e che a queste attività possono concorrere, coo<strong>per</strong>are o partecipare soggetti privati,<br />

al comma 2 specifica che <strong>la</strong> valorizzazione è ad iniziativa pubblica o privata e al comma 4<br />

definisce <strong>la</strong> valorizzazione ad iniziativa privata quale attività socialmente utile di cui è riconosciuta<br />

<strong>la</strong> finalità di solidarietà sociale.<br />

174<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


L’articolo 112 si presenta come una ulteriore conferma <strong>del</strong>l’invito che il legis<strong>la</strong>tore fa affinché<br />

Stato, regioni ed enti pubblici territoriali siano pronti a col<strong>la</strong>borare; ne è conferma il compito<br />

assegnato al comma 1 allo Stato, alle regioni e agli altri enti pubblici territoriali di assicurare<br />

<strong>la</strong> valorizzazione dei beni presenti nei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura nel rispetto dei principi che lo<br />

stesso Codice indica e <strong>la</strong> possibilità prevista al comma 4 <strong>per</strong> gli stessi soggetti istituzionali di<br />

procedere al<strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> di accordi <strong>per</strong> definire strategie ed obiettivi comuni di valorizzazione.<br />

In ogni caso, anche prescindendo dal <strong>per</strong>corso che si intende scegliere <strong>per</strong> raggiungere gli<br />

obiettivi di valorizzazione imposti, che si riferisca a forme di gestione diretta o indiretta, o a<br />

intese con le quali si <strong>per</strong>segue l’auspicata integrazione fra le istituzioni o agendo ciascuno<br />

nell’ambito <strong>del</strong><strong>la</strong> propria autonomia, è fuor di dubbio che debba sempre essere garantito il<br />

livello di qualità <strong>del</strong>le prestazioni rese e <strong>del</strong> servizio offerto.<br />

Il comma quarto <strong>del</strong>l’articolo 112 è, infatti, solo una esemplificazione, anche se molto dettagliata,<br />

e non ha avuto finora una applicazione piena; a mio avviso, soltanto con l’entrata in vigore<br />

<strong>del</strong> decreto legis<strong>la</strong>tivo 85 <strong>del</strong> 2010, riguardante il tema <strong>del</strong> federalismo demaniale, si possono<br />

veramente creare le condizioni <strong>per</strong> una realizzazione di quanto previsto nel su citato art. 112.<br />

L’obiettivo finale <strong>del</strong> trasferimento <strong>del</strong><strong>la</strong> tito<strong>la</strong>rità <strong>del</strong> bene, infatti, costringe le parti a costruire<br />

insieme un programma di valorizzazione seria con tutti i passaggi che il comma quarto individua,<br />

(strategie, obiettivi, monitoraggi, valutazioni, finanziamenti, garanzie, sostenibilità e quant’altro).<br />

Partico<strong>la</strong>rmente innovativo <strong>per</strong> <strong>la</strong> materia è l’articolo 111 <strong>del</strong> codice in merito al quale è<br />

opportuno fare un rapidissimo richiamo su due punti: il primo, è che l’articolo 111, vigente<br />

sin dal 2004, nell’indicare le attività che concretizzano <strong>la</strong> valorizzazione, richiama anche <strong>la</strong><br />

costituzione e organizzazione di risorse, strutture e reti.<br />

Già 7 anni fa, quindi, il legis<strong>la</strong>tore invitava a ragionare in termini di sistema e di reti, invito<br />

che nel<strong>la</strong> realtà è rimasto totalmente disatteso <strong>per</strong>ché, fatte rarissime eccezioni, non si sono<br />

riscontrati interventi di valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio che si orientassero verso <strong>la</strong> logica <strong>del</strong><br />

sistema.<br />

Il secondo punto meritevole di richiamo è l’a<strong>per</strong>tura al<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>azione anche nei confronti dei<br />

soggetti privati; non soltanto, quindi, l’invito, <strong>la</strong> partecipazione o il riconoscere il valore <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

partecipazione <strong>del</strong> privato, ma <strong>la</strong> presa di coscienza che <strong>la</strong> valorizzazione può consistere in<br />

un’iniziativa pubblica o privata.<br />

Questo vuol dire non solo chiedere al privato di sostenere i progetti di valorizzazione, ma ammettere<br />

che ci possano essere proposte di valorizzazione anche da parte <strong>del</strong> privato e arrivare<br />

al punto di dire che l’iniziativa privata è “un’attività socialmente utile di cui è riconosciuta<br />

<strong>la</strong> finalità di solidarietà sociale”.<br />

E’ evidente che l’obiettivo <strong>del</strong> legis<strong>la</strong>tore era quello di incentivare una normativa di vera<br />

defiscalizzazione, fine che purtroppo non è stato ancora raggiunto; ciò non di meno, il principio<br />

introdotto dal Codice mantiene tutta <strong>la</strong> sua importanza in quanto <strong>la</strong> sottolineatura <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

finalità di solidarietà sociale ha il grande vantaggio di riconoscere il ruolo importantissimo<br />

<strong>del</strong>l’associazionismo e <strong>del</strong>le organizzazioni di volontariato che costruiscono <strong>la</strong> loro attività sul<br />

principio <strong>del</strong><strong>la</strong> solidarietà.<br />

A queste l’attuale impostazione <strong>del</strong> Codice attribuisce un ruolo, quindi, sia a livello istituzionale<br />

che giuridico (e quindi non soltanto di fatto, come vediamo con le tantissime associazioni<br />

amici dei musei che si costituiscono localmente e affiancano le Istituzioni nelle comunità), e<br />

soprattutto <strong>per</strong> il loro impegno riconosce che il contributo <strong>del</strong> volontario è una risorsa preziosissima<br />

di questo Paese.<br />

Prescindendo da come si voglia o<strong>per</strong>are, è evidente che quando si trasferiscono questi princi-<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

175


pi nel<strong>la</strong> realtà, qualunque sia <strong>la</strong> tito<strong>la</strong>rità <strong>del</strong> bene, Stato, Regione ed enti pubblici territoriali<br />

hanno l’obbligo di garantire il livello <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità <strong>del</strong><strong>la</strong> prestazione e <strong>del</strong> servizio offerto. Le<br />

linee guida che si stanno cominciando ad applicare, anche a livello di conferenza Stato – Regione,<br />

vanno in questa direzione.<br />

E par<strong>la</strong>ndo di gestione, va da sé che i servizi al pubblico, che colpiscono tanto <strong>la</strong> fantasia<br />

degli o<strong>per</strong>atori, hanno sicuramente un ruolo fondamentale, <strong>per</strong>ché se è vero che non esauriscono<br />

tutti gli aspetti di una piena valorizzazione, è anche vero, <strong>per</strong>ò, che essi costituiscono<br />

il primo contatto tra il visitatore e l’istituzione museale; <strong>la</strong> qualità <strong>del</strong> servizio che viene resa<br />

all’interno dei tanti servizi al pubblico normalmente previsti, rappresenta <strong>la</strong> prima <strong>per</strong>cezione<br />

ed è, quindi, l’elemento che può indurre il visitatore, non soltanto ad entrare <strong>per</strong> conoscere il<br />

patrimonio, ma soprattutto a ritornare.<br />

Questo è l’aspetto più importante, <strong>per</strong>ché nel nostro Paese il problema vero non è quello di<br />

attirare una volta il pubblico nei musei, bensì di fi<strong>del</strong>izzare quel pubblico; dove, infatti, il flusso<br />

turistico è talmente alto da garantire comunque una partecipazione, <strong>la</strong> presenza di visitatori<br />

non è messa in discussione.<br />

Nessuno ritiene che ci possano essere grandi cali di presenze in città come Firenze, Venezia,<br />

Roma, Pompei, ma il problema vero è altro; è riuscire a far crescere, promuovere e degnamente<br />

valorizzare tutta l’altra parte <strong>del</strong> nostro patrimonio presente in maniera diffusa sull’intero<br />

territorio nazionale.<br />

Per promuovere, quindi, un bene culturale che ha flussi di visitatori molto modesti, dobbiamo<br />

riuscire a creare un pubblico fi<strong>del</strong>izzato; <strong>per</strong> raggiungere questo risultato le <strong>per</strong>cezioni dei<br />

visitatori sotto il profilo <strong>del</strong>l’accoglienza devono essere migliori, i servizi offerti devono essere<br />

di migliore qualità.<br />

Bisogna riuscire ad attrarre e a stimo<strong>la</strong>re l’interesse <strong>del</strong> visitatore <strong>per</strong>ché questo poi segua <strong>la</strong><br />

vita <strong>del</strong> bene culturale e in qualche modo si affezioni al<strong>la</strong> istituzione museale.<br />

Quello che è stato attuato a seguito <strong>del</strong><strong>la</strong> legge Ronchey <strong>del</strong> ’93, anche se non ha soddisfatto<br />

tutti gli aspetti <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione, ha comunque dimostrato, da un <strong>la</strong>to, che i luoghi dove i<br />

servizi cd. aggiuntivi sono stati realizzati, ne hanno tratto un indubbio vantaggio, e dall’altro<br />

che questi servizi sono stati introdotti o hanno potuto essere introdotti soltanto nelle realtà<br />

museali considerate di eccellenza.<br />

Lì, infatti, non è stato un problema rappresentare <strong>la</strong> sostenibilità economica <strong>del</strong>l’offerta e<br />

creare un appeal da parte <strong>del</strong> mondo imprenditoriale, mentre su tutto il resto <strong>del</strong> territorio<br />

nazionale si è registrato il contrario.<br />

Come si su<strong>per</strong>a questo stato di cose e che qual è <strong>la</strong> sua dimensione Le dimensioni sono<br />

piuttosto notevoli, come è possibile evincere dai dati forniti dal<strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> <strong>Generale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

valorizzazione che, quando ha cominciato ad approfondire questi temi, ha individuato tre tipologie<br />

di musei: i grandi musei, <strong>per</strong> i quali si riconoscevano presenze su<strong>per</strong>iori agli 800.000<br />

visitatori, i musei medi con presenze su<strong>per</strong>iori a 150.000 visitatori e i musei piccoli con presenze<br />

su<strong>per</strong>iori a 50.000 visitatori.<br />

La conoscenza <strong>del</strong> nostro territorio ci fa capire che il limite minimo di museo piccolo con 50.000<br />

visitatori è in realtà un traguardo da raggiungere, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> maggior parte dei nostri musei sono<br />

<strong>la</strong>rgamente al di sotto <strong>del</strong><strong>la</strong> soglia minima e le <strong>per</strong>centuali reali sono veramente preoccupanti.<br />

Se si tra<strong>la</strong>sciano i grandi musei, che sono realtà limitate che ben conosciamo, all’interno<br />

dei musei medi soltanto l’8% dei musei garantisce presenze su<strong>per</strong>iori ai 150.000 visitatori<br />

mentre <strong>per</strong> il restante ambito, che riguarda tutti i cosiddetti musei piccoli, solo il 16% su<strong>per</strong>a<br />

i 50.000 visitatori.<br />

176<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Ci si confronta, quindi, con <strong>per</strong>centuali che sono estremamente preoccupanti in una logica di<br />

valorizzazione e di appeal “turistico – culturale”; se il 92% dei musei si colloca nel<strong>la</strong> fascia<br />

medio – picco<strong>la</strong>, questo vuol dire che il nostro patrimonio culturale è caratterizzato da una<br />

presenza diffusa di beni, di beni anche localmente inseriti in luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura noti, ma<br />

ciascuno dei quali, pur provvisto di una dimensione e rilevanza culturale non discutibile,<br />

appare invece, dal punto di vista <strong>del</strong><strong>la</strong> ricaduta turistica, privo di grande attrattiva da parte<br />

dei visitatori.<br />

Considerato, quindi, che <strong>per</strong> il 92% dei musei l’o<strong>per</strong>azione di instal<strong>la</strong>zione di servizi di supporto,<br />

cd. aggiuntivi, non sarebbe sostenibile, con una inaccettabile esclusione da forme di<br />

valorizzazione maggiori di quasi tutto il sistema museale italiano, e considerato altresì che,<br />

pur con variazioni di <strong>per</strong>centuali, le valutazioni finali non mutano se si analizza il sistema dei<br />

musei civici, ecclesiastici, privati o di altra tito<strong>la</strong>rità, si giunge al<strong>la</strong> conclusione che è necessario<br />

approfondire lo studio di queste tematiche <strong>per</strong> individuare insieme modalità di intervento<br />

diverse e più efficaci.<br />

Una prima riflessione deve essere fatta proprio sul tema “Col<strong>la</strong>borazione istituzionale”;<br />

presupposto primo <strong>per</strong> impostare correttamente un progetto di valorizzazione non può non<br />

essere <strong>la</strong> conoscenza <strong>del</strong> bene, <strong>del</strong><strong>la</strong> sua natura, <strong>del</strong><strong>la</strong> sua storia e <strong>del</strong>le re<strong>la</strong>zioni che nel<br />

tempo hanno legato sempre più il bene al territorio.<br />

Se questo presupposto è condiviso, allora le strategie da definire devono essere diverse,<br />

devono avvicinare il visitatore non solo al museo in quanto luogo di cultura, ma sopra tutto<br />

al territorio dove storia, natura, arte, archeologia, tradizioni, costumi si fondono portando a<br />

unitarietà quel<strong>la</strong> cultura materiale e immateriale che caratterizza il nostro Paese.<br />

Perseguire questo risultato richiede <strong>per</strong>ò una attenta capacità di programmazione da parte di<br />

tutti i soggetti istituzionali che intervengono nel<strong>la</strong> gestione <strong>del</strong> territorio, <strong>per</strong>ché solo o<strong>per</strong>ando<br />

insieme è possibile far emergere tutte le valenze culturali di cui il sistema Italia è ricco.<br />

Un secondo spunto di riflessione è inerente al<strong>la</strong> necessità di avere una conoscenza precisa<br />

<strong>del</strong> fenomeno “Turismo” riferito al<strong>la</strong> parte <strong>del</strong> territorio che si intende valorizzare.<br />

Esistono, infatti, molti tipi di turismo: il turismo di passaggio, meno interessato ad aspetti storici<br />

e scientifici precisi, oppure il turismo formato da studiosi, che al contrario mirano ad avere<br />

il massimo <strong>del</strong>l’informazione e <strong>del</strong><strong>la</strong> conoscenza storica e scientifica dei beni, al turismo<br />

locale, che torna a visitare i propri musei quando è opportunamente sollecitato, al turismo<br />

sco<strong>la</strong>stico artico<strong>la</strong>to nei vari livelli di scuole.<br />

Ognuna di queste tipologie ha esigenze proprie e desidera ricevere risposte diverse, riuscire<br />

a soddisfarle pienamente costituisce il presupposto <strong>per</strong>chè almeno parte di questo turismo<br />

possa nel tempo essere “fi<strong>del</strong>izzato”.<br />

Questa realtà non è nuova <strong>per</strong> gli o<strong>per</strong>atori, è solo confermata e messa in partico<strong>la</strong>re evidenza<br />

dai numeri; se non è pensabile di poter trascurare il 92% <strong>del</strong> nostro sistema mussale,<br />

ugualmente non è pensabile di poter applicare a questo 92% gli stessi criteri di valorizzazione<br />

che sono ormai adottati e s<strong>per</strong>imentati <strong>per</strong> le grandi realtà espositive.<br />

Lo spunto che con questo intervento si vuole inserire nel dibattito richiama l’attenzione, allora,<br />

su due aspetti in partico<strong>la</strong>re; il primo riguarda <strong>la</strong> necessità di e<strong>la</strong>borare <strong>del</strong>le strategie<br />

nuove che devono trovare il loro primo fondamento nel<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione interistituzionale, e il<br />

secondo attiene al fatto che non è possibile pensare ad un progetto di valorizzazione se non<br />

si parte da una conoscenza vera <strong>del</strong> bene.<br />

Conoscere il bene vuol dire, non soltanto, conoscere il bene in se stesso, ma anche il contesto<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

177


in cui il bene si inserisce; il che significa spostare l’attenzione dal bene al territorio e riuscire<br />

a cogliere nel territorio tutte le potenzialità culturali che il territorio ha.<br />

Una esemplificazione di questo diverso approccio al bene è contenuta nell’accordo di valorizzazione<br />

sottoscritto ai sensi <strong>del</strong>l’art. 112 <strong>del</strong> Codice dal<strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> Regionale <strong>per</strong> i beni culturali<br />

e paesaggistici <strong>del</strong><strong>la</strong> Toscana a giugno <strong>per</strong> il trasferimento <strong>del</strong><strong>la</strong> tito<strong>la</strong>rità <strong>del</strong>l’ex carcere<br />

di San Domenico a San Gimignano dal Demanio al<strong>la</strong> Regione, Provincia di Siena e Comune di<br />

San Gimignano in pari quote.<br />

E’ stato uno dei primi accordi previsti dal d. lgs. N. 85 <strong>del</strong> 2010, conclusi in Toscana, insieme<br />

a quello con il Comune di Firenze riguardante il Teatro <strong>del</strong><strong>la</strong> Pergo<strong>la</strong> a Firenze, e a quello concordato<br />

sempre con il Comune di San Gimignano <strong>per</strong> <strong>la</strong> chiesa di S. Lorenzo in Ponte.<br />

Quello re<strong>la</strong>tivo all’ex Carcere di San Domenico è un progetto abbastanza complesso e artico<strong>la</strong>to,<br />

<strong>per</strong>ché riguarda un compendio monumentale molto ampio, in condizioni di estremo<br />

degrado determinate anche dalle utilizzazioni non sempre proprie che nel tempo si sono succedute.<br />

Il monumento nasce come convento e viene successivamente trasformato in carcere attivo<br />

fino ad una decina di anni fa’: da allora è in uno stato di totale abbandono.<br />

Non è difficile immaginare quali stravolgimenti abbia dovuto subire <strong>la</strong> struttura e come questi<br />

abbiano inciso sulle sue attuali condizioni.<br />

Il progetto di recu<strong>per</strong>o e valorizzazione condiviso è stato il frutto <strong>del</strong> <strong>la</strong>voro condotto ad un<br />

tavolo tecnico che ha visto <strong>la</strong> partecipazione dei funzionari <strong>del</strong>le Sovraintendenze, <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>Direzione</strong><br />

Regionale, <strong>del</strong> Comune, <strong>del</strong><strong>la</strong> Provincia, <strong>del</strong><strong>la</strong> Regione e <strong>del</strong> Demanio; ognuno ha dato<br />

il suo contributo in base alle proprie competenze ed alle proprie professionalità, ma <strong>la</strong> cosa<br />

che ha colpito e ha soddisfatto di più è stato che il progetto e il programma di valorizzazione<br />

e<strong>la</strong>borato dall’amministrazione comunale di San Gimignano aveva in premessa, una attenta<br />

analisi <strong>del</strong> territorio.<br />

E’ stato questo il modo più corretto di impostare l’intervento <strong>per</strong>ché non è stato deciso subito,<br />

in prima battuta, che cosa si poteva fare <strong>del</strong>l’ex carcere, ma si è cominciato dicendo dove si<br />

colloca San Gimignano, che è un sito UNESCO, quali caratteristiche culturali ha, quali sono le<br />

attività artigianali che fanno parte <strong>del</strong><strong>la</strong> storia locale, quali sono gli elementi enogastronomici<br />

che caratterizzano quell’area (es. <strong>la</strong> Vernaccia di San Gimignano, lo zafferano, che ha una<br />

cultura tradizionale), tutti elementi e riflessioni che sono stati inseriti all’interno di un progetto<br />

di valorizzazione di area territoriale, dove le destinazioni d’uso <strong>del</strong> convento sono state<br />

individuate nel rispetto <strong>del</strong> monumento e con l’intento di valorizzare l’area nel suo insieme e<br />

favorire il rapporto tra chi visita il monumento e l’esterno.<br />

E’ stato così ottenuto il risultato di valorizzare quelle che sono le attività tradizionali locali<br />

senza <strong>per</strong>dere di vista gli aspetti economico-gestionali; <strong>per</strong> fare un esempio, nelle celle <strong>del</strong><br />

convento è stata ipotizzata <strong>la</strong> presenza dei <strong>la</strong>boratori artigianali con previsione di distribuzione<br />

dei prodotti.<br />

Nel progetto è stato esemplificato in maniera ottima proprio quel <strong>per</strong>corso concettuale che<br />

dovrebbe essere <strong>per</strong>seguito quando si <strong>la</strong>vora ad un programma e a un progetto di valorizzazione,<br />

costruendo un <strong>per</strong>corso che soddisfa appieno <strong>la</strong> indispensabile esigenza culturale<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> conoscenza, individua gli usi possibili avendo sempre presente <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> <strong>del</strong> bene e<br />

mantiene viva l’attenzione sui profili economici <strong>del</strong>l’o<strong>per</strong>azione nell’ambito dei quali anche i<br />

servizi aggiuntivi hanno avuto un ruolo, ma solo nel<strong>la</strong> parte finale.<br />

Essenziale e importantissima è stata <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione interistituzionale <strong>per</strong>ché se non si <strong>la</strong>vora<br />

tutti assieme, non è possibile costruire un programma che colga le potenzialità di tutta l’area.<br />

178<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


L’altro spunto che si inserisce nel dibattito è che, <strong>per</strong> poter efficacemente riflettere sulle ricadute<br />

di un progetto di valorizzazione e sulle scelte re<strong>la</strong>tive ai servizi da offrire, è necessario<br />

avere una conoscenza molto precisa <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong> turismo locale, profondamente<br />

diverso da zona a zona; può essere presente, infatti, il visitatore di passaggio ma anche il<br />

turismo sco<strong>la</strong>stico, quello di nicchia, lo studioso, il visitatore che ha un interesse specifico su<br />

alcuni aspetti e non su tutto.<br />

Sono tutti aspetti di cui è necessario avere una conoscenza precisa prima di e<strong>la</strong>borare un<br />

discorso di progetto vero.<br />

Prima di chiudere questo intervento, mi piace ricordare come, con il mio arrivo a Firenze nel<br />

2009, mi abbia colpito che nel<strong>la</strong> regione Toscana e con un patrimonio ricco come quello <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

regione Toscana fossero attivi i servizi aggiuntivi soltanto presso il Polo Museale Fiorentino;<br />

mi è sembrata allora una incongruenza inaccettabile <strong>per</strong> quelle che sono le potenzialità e<br />

le caratteristiche <strong>del</strong> territorio, e tutto ciò ha spinto <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> a cercare di analizzare il fenomeno<br />

ottenendo un ulteriore conferma di quello che si diceva prima, di come sia difficile<br />

organizzare dei servizi economicamente sostenibili con il risultato che tutte le procedure di<br />

gara attivate in passato in città come Arezzo, Pisa sono andate ovviamente deserte.<br />

Per affrontare questi temi <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> Regionale <strong>per</strong> i beni culturali e paesaggistici <strong>del</strong><strong>la</strong> Toscana<br />

ha organizzato nel dicembre 2010 una giornata seminariale dal titolo “Sotto i 50.000<br />

visitatori. Strategie di valorizzazione <strong>per</strong> i piccoli musei”.<br />

Il Seminario era stato naturalmente preceduto da una attenta analisi <strong>del</strong>le condizioni, sotto il<br />

profilo <strong>del</strong><strong>la</strong> fruizione e <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione, di tutti i musei statali <strong>del</strong><strong>la</strong> Toscana.<br />

I contenuti degli interventi e gli argomenti affrontati nel dibattito hanno consentito di mettere<br />

in evidenza alcuni aspetti che qui si indicano:<br />

- <strong>per</strong> i piccoli musei è necessario utilizzare procedure di appalto e capito<strong>la</strong>ti diversi rispetto a<br />

quelli di riferimento <strong>per</strong> i grandi musei;<br />

- il fattore di criticità <strong>del</strong><strong>la</strong> difficile sostenibilità economica può essere su<strong>per</strong>ato agendo su alcuni<br />

fattori oggi individuati in maniera rigida, quali i limiti <strong>per</strong>centuali degli aggi di biglietteria,<br />

<strong>la</strong> flessibilità e riduzione degli orari di a<strong>per</strong>tura dei siti, <strong>la</strong> flessibilità e riduzione degli orari di<br />

funzionamento dei servizi;<br />

- è necessario prevedere <strong>la</strong> rivisitazione dei biglietti di ingresso dei musei con <strong>la</strong> possibilità<br />

nei siti di bassissima affluenza di arrivare anche a definire il libero ingresso avendo quale<br />

compensazione una prevedibile maggiore affluenza e presenza di visitatori potenzialmente<br />

interessati a servirsi degli altri servizi disponibili quali bookshop e bar / ristorazione;<br />

- è auspicabile l’introduzione di meccanismi premianti <strong>per</strong> il concessionario basati sul riconoscimento<br />

di <strong>per</strong>centuali di aggio più elevate in presenza di incrementi di visitatori.<br />

La presenza di un concessionario attento e interessato allo sviluppo <strong>del</strong> sito può costituire<br />

una premessa indispensabile <strong>per</strong> l’attuazione di strategie complessive di valorizzazione che<br />

non possono fare a meno <strong>del</strong> coinvolgimento di tutte le istituzioni interessate al<strong>la</strong> gestione<br />

<strong>del</strong> territorio.<br />

Da quanto sopra deriva l’assoluta necessità <strong>per</strong> queste di procedere ad uno studio attento<br />

<strong>del</strong>le singole realtà da valorizzare, analizzandone le caratteristiche e individuando quelle linee<br />

di intervento in grado di promuovere, con il concorso di tutti i soggetti interessati, istituzionali<br />

e non, <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio culturale (non solo i beni culturali ma anche il<br />

paesaggio) e <strong>del</strong> territorio stesso.<br />

Le prospettive di un buon esito, in un contesto di crisi economica diffusa e globale, sono inevitabilmente<br />

legate al<strong>la</strong> capacità di progettare strategie di integrazione <strong>del</strong>le presenze culturali<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

179


(reti o distretti) <strong>per</strong> garantire <strong>la</strong> sostenibilità <strong>del</strong> sistema, rafforzare il legame identitario <strong>del</strong>le<br />

popo<strong>la</strong>zioni locali con il proprio territorio, presupposto questo <strong>per</strong>altro indispensabile <strong>per</strong> ritrovare<br />

<strong>la</strong> cultura <strong>del</strong> rispetto e <strong>del</strong><strong>la</strong> difesa <strong>del</strong><strong>la</strong> conservazione dei beni, e nello stesso tempo<br />

prevedere <strong>del</strong>le ricadute economiche in termini <strong>per</strong> esempio di potenziamento dei servizi<br />

ricettivi, di risco<strong>per</strong>ta di antichi mestieri o di avvio e/o potenziamento di nuove attività, e più<br />

in generale di valorizzazione economico-turistica dei flussi di visitatori e loro fi<strong>del</strong>izzazione.<br />

In quel<strong>la</strong> occasione e nel dibattito che ne è seguito, si è spesso sentito chiedere dai funzionari<br />

“ma <strong>la</strong> procedura quale è”; si comprende <strong>la</strong> genesi <strong>del</strong><strong>la</strong> domanda <strong>per</strong>ché l’o<strong>per</strong>ato <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

pubblica amministrazione è stato sempre caratterizzato dal<strong>la</strong> prassi, <strong>la</strong> P.A. ha sempre o<strong>per</strong>ato<br />

su procedimenti formali <strong>per</strong>ché il procedimento tipo è quello che dà sicurezza.<br />

Nel<strong>la</strong> valorizzazione <strong>per</strong>ò non esistono prassi; <strong>la</strong> valorizzazione di <strong>per</strong> sè deve adattare dei<br />

mo<strong>del</strong>li che <strong>per</strong> loro natura sono estremamente generici a realtà concrete.<br />

Il modus o<strong>per</strong>andi non può che essere diretto al confronto con i vari soggetti istituzionali, all’analisi<br />

<strong>del</strong>le s<strong>per</strong>imentazioni e <strong>del</strong>le buone pratiche realizzate, sapendo bene che qualsiasi<br />

mo<strong>del</strong>lo si scelga, sarà sempre e comunque necessario, prima <strong>del</strong><strong>la</strong> sua adozione, procedere<br />

ad una valutazione specifica <strong>del</strong> contesto su cui si interviene, <strong>per</strong>ché non esiste parte <strong>del</strong><br />

territorio che sia identica all’altra, possono solo esistere realtà simili.<br />

Il seminario, che, come detto, ha avuto un dibattito anche abbastanza serrato, è arrivato ad<br />

alcune conclusioni su come fare <strong>per</strong> rendere sostenibili i servizi al pubblico nei musei che si<br />

collocano nel<strong>la</strong> fascia picco<strong>la</strong>.<br />

È evidente che le procedure così come sono state definite non sono idonee <strong>per</strong> i musei minori,<br />

<strong>per</strong>ché non si possono applicare a contesti museali di ridotta dimensione le formalità,<br />

le procedure tipo individuate in base al codice dei contratti <strong>per</strong> le grandi realtà museali e i<br />

grandi numeri.<br />

Quando ci si confronta con dimensioni minori, è necessario uscire dagli schemi e trovare il<br />

modo di semplificare le procedure, rendere maggiormente flessibili i contenuti dei capito<strong>la</strong>ti<br />

tecnici in modo da attirare l’interesse <strong>del</strong>l’imprenditore, poter fare <strong>del</strong><strong>la</strong> misura <strong>del</strong>l’aggio,<br />

dei prezzi dei biglietti, degli orari di a<strong>per</strong>tura elementi di valutazione economica <strong>del</strong>l’offerta<br />

ragionare in maniera diversa sui prezzi dei biglietti.<br />

Per concludere, quindi, <strong>per</strong> poter impostare una efficace azione di valorizzazione, è necessario<br />

partire da presupposti diversi fra i quali è indispensabile sia presente un produttivo e col<strong>la</strong>borativo<br />

confronto interistituzionale; in assenza di una col<strong>la</strong>borazione tra le Istituzioni non è<br />

possibile che si possano trovare <strong>del</strong>le soluzioni anche di salvaguardia <strong>del</strong> nostro patrimonio,<br />

<strong>per</strong>ché o si riesce nei momenti di difficoltà a fare gruppo e quindi a coinvolgere tutte le forze<br />

che sono presenti sul territorio o altrimenti il rischio è, non soltanto quello di non veder fruito<br />

il patrimonio stesso, ma di vederne compromessa <strong>la</strong> stessa conservazione.<br />

180<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Rosaria Mencarelli<br />

Grazie a Maddalena Ragni che con grande lucidità ci ha restituito un’analisi puntuale e stimo<strong>la</strong>nte<br />

<strong>del</strong> tema. L’elemento di maggior rilievo, e anche quello sul quale <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> generale<br />

stessa intende concentrare <strong>la</strong> sua azione nel prossimo <strong>per</strong>iodo, è quello <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione <strong>del</strong><br />

patrimonio diffuso, ovvero <strong>del</strong> nostro territorio, su<strong>per</strong>ando <strong>la</strong> problematica <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione dei<br />

grandi siti e dei grandi numeri. Il tema <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione visto da questa ango<strong>la</strong>zione, insieme<br />

al<strong>la</strong> ricerca di strumenti e di col<strong>la</strong>borazioni possibili con altri partner pubblici e privati, costituirà<br />

il focus <strong>del</strong>le azioni di indirizzo e di assistenza al<strong>la</strong> realizzazione di progetti in tal senso.<br />

Gli interventi di Ange<strong>la</strong> Serra e di Maddalena Ragni sono in ulteriore contributo al dibattito<br />

sull’innovazione <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione dei beni culturali, dove è sempre più inevitabile una riflessione<br />

paralle<strong>la</strong> e non esclusiva tra scelta <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo giuridico e definizione <strong>del</strong> progetto strategico<br />

ed organizzativo di sviluppo. In questa logica, a partire dall’insieme di regole e opportunità<br />

definite dal quadro normativo e rego<strong>la</strong>mentare in materia, il problema da analizzare è quello<br />

<strong>del</strong> cambiamento e <strong>del</strong><strong>la</strong> innovazione <strong>del</strong>le modalità di gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura dove<br />

<strong>la</strong> qualità formale <strong>del</strong>l’assetto amministrativo è elemento importante ma non unico: deve<br />

emergere maggiormente lo sforzo che si sta compiendo nel<strong>la</strong> ricerca di strumenti, di <strong>per</strong>corsi,<br />

di raccolta e diffusione di buone pratiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura che efficacemente<br />

Maddalena Ragni ha definito “sotto i 50.000”. Su questo terreno si deciderà se <strong>la</strong> partita<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione potrà essere vinta o <strong>per</strong>sa, a favore o meno <strong>del</strong> patrimonio stesso.<br />

La gestione a cui vogliamo e dobbiamo dedicare da ora in poi le energie maggiori è quel<strong>la</strong> <strong>del</strong><br />

patrimonio diffuso, quello che costituisce <strong>la</strong> nostra identità e che caratterizza il nostro tessuto<br />

territoriale. Si tratta di un <strong>la</strong>voro non facile, specie in un momento storico come quello che<br />

viviamo . Vivere dentro <strong>la</strong> crisi economica di questi anni, ci impone l’obbligo di riconsiderare,<br />

rivalutare e tirare le fi<strong>la</strong> di quanto è stato progettato, realizzato, pensato almeno negli ultimo<br />

dieci anni in materia di gestione. Il nostro compito non è tanto quello di inventare <strong>per</strong>corsi<br />

nuovi, richiedere ulteriori e costosi investimenti che ora appaiono assai improbabili; ora<br />

dobbiamo contretizzare quanto abbiamo tesaurizzato in questi anni, è giunto il momento,<br />

<strong>per</strong> dir<strong>la</strong> con Michele Trimarchi “di creare <strong>del</strong>le alleanze strategiche e quindi ragionare con<br />

conveniente e intelligente umiltà, visto che un’intelligenza collettiva, come gli scienziati riconoscono,<br />

produce un risultato molto più efficace <strong>del</strong> più intelligente componente <strong>del</strong> gruppo<br />

che l’ha prodotta”.<br />

E’ in questo quadro che <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> sta sviluppando anche altri progetti che possono essere<br />

di sostegno al<strong>la</strong> valorizzazione: il progetto dedicati al pricing ritengo sia tra questi. L’obiettivo<br />

ultimo che ci poniamo è quello di rideterminare, come ho detto in a<strong>per</strong>tura dei <strong>la</strong>vori, un<br />

nuovo progetto complessivo sul<strong>la</strong> “usabilità” <strong>del</strong> biglietto d’ingresso ai luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura<br />

rendendo anche questo strumento una leva possibile, tra le molteplici necessarie, <strong>per</strong> una<br />

maggiore sostenibilità <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione. Di questo ci parlerà Alessandro Hinna che con <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong><br />

generale sta mettendo a punto il progetto.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

181


Alessandro Hinna<br />

Dipartimento di Economia e Territorio, Facolta’ di Economia, Universita’ degli<br />

Studi di Roma “Tor Vergata”<br />

Costi di produzione, politiche di pricing e scelte gestionali: <strong>la</strong> ricerca di un<br />

problema di equilibrio generale<br />

Una premessa necessaria …<br />

In un dibattito sempre più accesso sul<strong>la</strong> economia e gestione di beni e attività culturali che si<br />

fa sempre più ricco ed eterogeneo alcune “convergenze” sembrano ormai fuori discussione.<br />

Tra queste: a) finalmente l’inclusione <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura tra le determinanti <strong>del</strong> pensiero economico,<br />

così come nel<strong>la</strong> prassi <strong>del</strong>le politiche <strong>del</strong> territorio; b) purtroppo <strong>la</strong> minaccia di uno scenario<br />

di risorse economiche sempre più scarse che rischiano nel tempo di inibirne potenzialità<br />

e funzioni d’uso.<br />

La domanda, allora, come qualcuno direbbe, nasce spontanea: in che modo <strong>la</strong> cultura può<br />

essere esaminata con le categorie <strong>del</strong>l’analisi economica<br />

La teoria economica afferma che un bene possiede un valore pari al<strong>la</strong> somma attualizzata<br />

dei benefici che può erogare nel tempo. Questo può essere analizzato distinguendo tra valore<br />

<strong>del</strong>lo stock in sé – i beni culturali, dunque <strong>la</strong> loro conservazione e restauro - e quello dei benefici<br />

erogati dai medesimi sotto forma di servizi, e dunque in special modo dal<strong>la</strong> loro fruizione<br />

da parte <strong>del</strong> pubblico. Le difficoltà re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> quantificazione dei valori suddetti appaiono, a<br />

chiunque, immense se non insormontabili. Ad una esigenza di tipo analitico si accompagna<br />

l’attenzione sui benefici specifici dei beni culturali, come il valore che discende dall’esistenza<br />

in sé <strong>del</strong> bene (existence value), dal<strong>la</strong> possibilità che <strong>la</strong> fruizione possa avvenire in futuro (option<br />

value), o dal<strong>la</strong> possibilità che ne beneficino le generazioni future (bequest value).<br />

Talvolta <strong>la</strong> letteratura li accomuna tutti e tre sotto <strong>la</strong> medesima denominazione di “valore di<br />

preservazione” (preservation value). In un quadro, quindi, di generale difficoltà <strong>del</strong> riconoscimento<br />

dei valori culturali, essi rappresentano indubbiamente dei beni pubblici, caratterizzati<br />

da partico<strong>la</strong>ri “regole” di escludibilità e rivalità giustificano politiche di intervento pubblico a<br />

“compensazione” di ipotesi certe di fallimento <strong>del</strong> mercato, essenzialmente dovute al fatto<br />

che né il meccanismo <strong>del</strong> prezzo, né quello <strong>del</strong><strong>la</strong> domanda, sono capaci da soli di sostenere<br />

182<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


in modo adeguato <strong>la</strong> produzione (o <strong>la</strong> conservazione) di questi beni speciali, né tantomeno<br />

l’erogazione dei servizi ad essi collegati.<br />

Muovendo da queste premesse, e quindi nel<strong>la</strong> consapevolezza che quel<strong>la</strong> <strong>del</strong><strong>la</strong> scelta dei<br />

prezzi è innanzitutto una scelta di natura “politica” prima che tecnica, che non può seguire<br />

ambizioni di piena sostenibilità dei luoghi di cultura, ma che piuttosto bi<strong>la</strong>ncia costi economici<br />

e benefici economici e sociali, il MIBAC - <strong>Direzione</strong> <strong>Valorizzazione</strong> ha avviato un <strong>per</strong>corso di<br />

analisi, valutazione e riflessione volti ad una interrogazione generale <strong>del</strong>l’attuale sistema di<br />

pricing dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura e <strong>del</strong>le connesse politiche di gratuità. Nello specifico, combinando<br />

analisi di benchmarking su prassi o<strong>per</strong>ati in altri contesti nazionali con una analisi<br />

puntuale dei costi di gestione complessivamente e puntualmente sostenuti dal Ministero <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura statali, <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> valorizzazione sta progressivamente<br />

configurando una “fotografia ragionata <strong>del</strong> panorama gestito”.<br />

Trattasi, evidentemente, di un <strong>per</strong>corso di analisi e valutazione partico<strong>la</strong>rmente complesso di<br />

cui, al momento, possiamo discutere risultati dal contenuto informativo assolutamente parziale<br />

(è, ad esempio, ancora in corso l’indagine campionare sul<strong>la</strong> disponibilità a pagare dei<br />

visitatori nei luoghi di cultura compresi nel campione di analisi).<br />

In questa sede, quindi, più che ipotesi e tesi comprovate, abbiamo <strong>la</strong> possibilità di aprire un<br />

confronto costruttivo sul tema <strong>del</strong> pricing dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura, evitando di allinearsi a tesi<br />

<strong>per</strong>icolosamente “riduzioniste”, essenzialmente riconducibili a obiettivi ipotetici di usare il<br />

prezzo quale leva di equilibrio economico <strong>del</strong>le gestioni o, all’opposto, a ipotesi di assoluta<br />

marginalità <strong>del</strong> prezzo al<strong>la</strong> contribuzione <strong>del</strong>le gestioni dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> culturale e, quindi, dei<br />

servizi da questi erogati.<br />

Il campione di analisi …<br />

Come si dirà tra breve i dati raccolti in questa prima fase di analisi si riferiscono ad un primo<br />

campione di osservazione di Soprintendenze. Vale tuttavia rilevare che detti Organi <strong>per</strong>iferici<br />

<strong>del</strong> Ministero sono stati scelte ed inseriti all’interno <strong>del</strong> campione solo in un secondo momento.<br />

La costruzione <strong>del</strong> campione sul quale sono state effettuate le analisi è avvenuta, infatti,<br />

attraverso diverse fasi che qui vado a raccontarvi sinteticamente.<br />

Innanzitutto, vale sottolineare che <strong>la</strong> nostra attenzione si è al momento focalizzata solo sui<br />

quei luoghi di cultura statali <strong>per</strong> i quali già esiste un biglietto di ingresso. Parliamo quindi un<br />

universo 183 su 489 da cui è stato quindi estratto un campione rappresentativo di analisi.<br />

Una volta, infatti, ordinata l’intera distribuzione sul<strong>la</strong> base dei visitatori paganti, sono state<br />

calco<strong>la</strong>te le frequenze re<strong>la</strong>tive cumu<strong>la</strong>te <strong>per</strong> poi suddividere l’intera distribuzione in terzili<br />

corrispondenti a c<strong>la</strong>ssi di visitatori diversi, secondo le seguenti fasce: primo terzile, tutti i luoghi<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> cultura con un numero di visitatori inferiore a 12.900, secondo terzile tutti i luoghi<br />

con un numero di visitatori compreso tra 12.901 e 49.304 ed, infine, nell’ultimo terzile, tutti<br />

quei luoghi con un numero di visitatori su<strong>per</strong>iore a 49.305 visitatori. Da ultimo, <strong>per</strong> addivenire<br />

ad un campione rappresentativo utile ai nostri scopi di analisi, il campione è stato osservato<br />

e, quindi, differenziato anche rispetto al<strong>la</strong> collocazione geografica dei luoghi, o<strong>per</strong>ando un<br />

distinguo tra Nord, Centro o Sud.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

183


Nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> che segue si può osservare quanto detto.<br />

Tabel<strong>la</strong> 1. Distribuzione luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura a pagamento secondo collocazione geografica<br />

e c<strong>la</strong>sse di visitatori.<br />

C<strong>la</strong>sse Nord Centro Sud Totale<br />

1 15 8% 24 13% 22 12% 61<br />

2 19 10% 25 14% 17 9% 61<br />

3 21 11% 26 14% 14 8% 61<br />

Totale 55 30% 75 41% 53 29% 183<br />

Per un primo avvio dei <strong>la</strong>vori e, quindi, <strong>per</strong> un rapida somministrazione e raccolta dei questionari<br />

sul<strong>la</strong> disponibilità a pagare dei visitatori, il campione è stato infine dimezzato, mantenendone<br />

ovviamente invariata <strong>la</strong> logica di composizione (cfr. Tab.2).<br />

Tabel<strong>la</strong> 2. Distribuzione luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura a pagamento secondo collocazione geografica<br />

e c<strong>la</strong>sse di visitatori post dimezzamento.<br />

C<strong>la</strong>sse Nord Centro Sud Totale<br />

1 4 4% 7 7% 6 6% 17%<br />

2 5 5% 7 7% 5 5% 17%<br />

3 5 5% 7 7% 4 4% 16%<br />

Totale 14 14% 21 21% 15 15% 50%<br />

L’identificazione <strong>del</strong>l’unità produttiva e dei fattori di produzione...<br />

Come anticipato, a partire dai luoghi di cultura così selezionati si è giunti quindi al campione<br />

finale <strong>del</strong>le 37 Sovrintendenze alle quali i luoghi sono di competenze attribuiti. E’ <strong>la</strong> Sovrintendenza,<br />

quindi, <strong>la</strong> nostra “unità produttiva” di analisi, coerentemente ad un prima fase di<br />

analisi che innanzitutto vorrebbe interrogarsi sulle condizioni di equilibrio generale di sistema,<br />

che va quindi al di là degli equilibri puntuali dei singoli istituti. A questo secondo livello di<br />

analisi si potrà forse scendere in un secondo momento, pur scontando una difficoltà obiettiva<br />

nel<strong>la</strong> ricostruzione dei conti economici e dei bi<strong>la</strong>nci dei singoli luoghi, sia all’obiettivo di capire<br />

come raggiungere un<br />

Ciò premesso, non sfuggirà a voi tutti che – data <strong>la</strong> scelta o<strong>per</strong>ata ed il tipo di quindi di unità<br />

produttiva scelta <strong>per</strong> l’analisi – l’ammontare dei ricavi che andremo a registrare sarà necessariamente<br />

(e notevolmente) inferiore ai costi, essendo questi sostenuti a fronte di attività<br />

complesse ed assai più vaste di quelle direttamente attribuibili al<strong>la</strong> produzione di entrate,<br />

qui tra l’altro considerate nel solo complesso degli introiti lordi da bigliettazione incassati<br />

nell’esercizio 2010.<br />

Più che nei termini <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca <strong>del</strong> punto di equilibrio tra costi e ricavi <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dei luoghi,<br />

lo studio che andiamo conducendo va quindi ad osservare <strong>la</strong> dimensione <strong>del</strong>lo squilibrio<br />

attuale, <strong>per</strong> quindi riflettere sulle modificazioni che questo potrebbe subire a fronte di una<br />

nuova ed ocu<strong>la</strong>ta politica di pricing. Per questo, si è quindi resa necessaria una ricostruzione<br />

dei “conti economici” <strong>per</strong> Sovrintendenza, secondo <strong>la</strong> seguente artico<strong>la</strong>zione:<br />

184<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


• Costi <strong>del</strong> <strong>per</strong>sonale, calco<strong>la</strong>ti moltiplicando, <strong>per</strong> ogni singo<strong>la</strong> soprintendenza, il<br />

numero di <strong>per</strong>sone appartenenti ad una determinata fascia retributiva , con <strong>la</strong><br />

retribuzione corrispondente al<strong>la</strong> fascia stessa.<br />

• Costi <strong>per</strong> l’acquisto di beni di consumo, che comprendono i costi <strong>per</strong> carta,<br />

cancelleria, giornali, pubblicazioni, e altri materiali e accessori.<br />

• Costi <strong>per</strong> acquisto di servizi ed utilizzo di beni di terzi, comprendono i costi<br />

<strong>per</strong> consulenze e <strong>per</strong> le prestazioni specialistiche non consulenziali, i servizi <strong>per</strong><br />

le trasferte, <strong>la</strong> promozione, <strong>la</strong> formazione, <strong>la</strong> manutenzione, il noleggio, le varie<br />

utenze e canoni, e i servizi di ristorazione, i servizi ausiliari e quelli finanziari.<br />

• Altri costi, tra i quali le imposte e le tasse<br />

• Oneri straordinari e da contenzioso<br />

• Ammortamenti di beni immobili, mobili, immateriali, nonché <strong>la</strong> manutenzione<br />

straordinaria.<br />

Per <strong>la</strong> ricostruzione <strong>del</strong>le voci di costo citate, abbiamo attinto ai dati di cui il Ministero al momento<br />

dispone. In partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> le soprintendenze ai beni archeologici, sono stati analizzati<br />

i dati re<strong>la</strong>tivi al bi<strong>la</strong>ncio consuntivo 2010, mentre <strong>per</strong> le restanti soprintendenze il preventivo<br />

<strong>per</strong> l’anno 2011, non avendo al momento a disposizione i consuntivi 2010.<br />

Le prime evidenze empiriche….<br />

Dall’analisi complessiva dei “bi<strong>la</strong>nci” <strong>del</strong>le Sovrintendenze possiamo innanzitutto notare<br />

come il rapporto tra introiti da bigliettazione e costi di gestione, è oggettivamente molto basso.<br />

Un dato che in parte, come accennato, non stupisce, ma che è utile osservare <strong>per</strong> i ragionamenti<br />

che si vanno facendo in termini di politiche di pricing. Si noti, infatti, come a fronte di<br />

un rapporto introiti/costi di gestione che <strong>per</strong> le Soprintendenze Speciali si attesta attorno ad<br />

una media <strong>del</strong> 22% , il più complessivo quadro nazionale registra rapporto tra introiti e costi<br />

di gestione che si attesta su valori medi assai inferiori, con valori che oscil<strong>la</strong>no tra lo 0% e il<br />

14%, con importanti differenziazioni legati al<strong>la</strong> localizzazione territoriale <strong>del</strong> luogo (cfr. Fig.1)<br />

e, evidentemente, <strong>del</strong> numero di visitatori attualmente paganti (cfr. dimensione <strong>del</strong>le bolle in<br />

Fig.2).<br />

<br />

Il numero di <strong>per</strong>sone, nonché l’appartenenza ad una determinata fascia retributiva, sono stati ottenuti dall’anagrafica<br />

<strong>del</strong> MiBAC aggiornata al 28 gennaio 2011.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

185


Fig.1 -Stratificazione <strong>del</strong> campione: incidenza introiti lordi sui costi di gestione/prezzo<br />

medio <strong>del</strong> biglietto<br />

Fig.2 - Stratificazione <strong>del</strong> campione: incidenza introiti lordi sui costi di gestione/prezzo<br />

medio <strong>del</strong> biglietto/visitatori paganti<br />

186<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Come è facilmente intuibile anche senza ulteriori analisi di dettaglio – da noi compiute ma<br />

sulle quale non credo sia questa <strong>la</strong> sede <strong>per</strong> intrattenerci – appare evidente come il rapporto<br />

tra introiti lordi da biglietti e costi di gestione è tale non <strong>la</strong>sciar presagire alcun elemento di<br />

conforto sul piano <strong>del</strong><strong>la</strong> sostenibilità economica di sistema, anche o<strong>per</strong>ando una significativa<br />

rivisitazione dei prezzi dei biglietti. Solo <strong>per</strong> dare qualche argomento a supporto di quanto si<br />

sta dicendo si osservi no infatti le figure 3,4 e 5. Sono, queste, <strong>la</strong> rappresentazione sintetica<br />

di alcune simu<strong>la</strong>zioni da noi fatte provando ad immaginare un innalzamento di 3 euro <strong>del</strong><br />

prezzo medio dei biglietti, <strong>la</strong>sciando invariata <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale dei visitatori paganti.<br />

Ebbene, come si può agevolmente osservare, con tendenza sempre più accentuate, passando<br />

dal Nord, al Centro e poi al Sud, il campione registra uno angolo di spostamento davvero<br />

poco significativo, <strong>la</strong>sciando nel<strong>la</strong> sostanza invariato (salvo qualche rara eccezione) il margine<br />

medio di contribuzione <strong>del</strong>le entrate da bigliettazione rispetto ai costi di gestione.<br />

Addirittura, nel caso dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura <strong>del</strong> Centro e <strong>del</strong> Sud, nessuna <strong>del</strong><strong>la</strong> Sovrintendenze<br />

osservate riesce - anche con l’ipotizzato aumento medio <strong>del</strong> prezzo di biglietto a raggiungere<br />

il rapporto tra introiti lordi da biglietti e costi di gestione che abbiamo detto essere<br />

il nostro termine di confronto dato il caso dei Soprintendenze Speciali Detto in termini forse<br />

più chiari, il modesto angolo di spostamento <strong>del</strong> campione e, quindi, il suo scorrimento maggiore<br />

sull’asse <strong>del</strong>le x a paragone <strong>del</strong> suo scorrimento sull’asse <strong>del</strong>le y va sinteticamente<br />

rappresentare l’effetto complessivo <strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong> prezzo medio <strong>del</strong> biglietto, chiaramente<br />

identificabile in un sostanziale e quasi esclusivo effetto in termini di spesa degli utenti, senza<br />

alcun vantaggio sostanziale in termini di margine di contribuzione ai costi di gestione <strong>del</strong><br />

sistema (asse <strong>del</strong>le y).<br />

Fig.3 - Gli effetti di un aumento di 3 euro <strong>del</strong> prezzo medio <strong>del</strong> biglietto sul<strong>la</strong> economia <strong>del</strong><br />

sistema: sotto campaion Nord Italia<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

187


Fig.4 - Gli effetti di un aumento di 3 euro <strong>del</strong> prezzo medio <strong>del</strong> biglietto sul<strong>la</strong> economia <strong>del</strong><br />

sistema: sotto campaion Nord Italia<br />

Fig.5 - Gli effetti di un aumento di 3 euro <strong>del</strong> prezzo medio <strong>del</strong> biglietto sul<strong>la</strong> economia <strong>del</strong><br />

sistema: sotto campaion Nord Italia<br />

188<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Al<strong>la</strong> luce dei dati raccolti, e sempre in funzione di valutare gli impatti <strong>del</strong><strong>la</strong> politica di pricing<br />

sul<strong>la</strong> economia generale dei sistema di gestione dei luoghi di cultural, si è pensato di analizzare<br />

i potenziali impatti derivante da un contributo economico volontariamente offerto dai<br />

visitatori in una logica di dono e, quindi, non in una logica di acquisto di biglietto, sul<strong>la</strong> scia di<br />

quanto già avviene in altri contesti internazionali. Trattandosi di “contributo” e non di “pagamento”<br />

di un biglietto, questa volta <strong>la</strong> analisi ha incluso <strong>per</strong> il calcolo degli effetti attesi, ma<br />

i visitatori complessivi di tutti i luoghi di competenza amministrativa <strong>del</strong><strong>la</strong> singo<strong>la</strong> Sovrintendenza<br />

e, quindi, non solo il numero dei visitatori paganti.<br />

Nel<strong>la</strong> figura 6, vengono sinteticamente rappresentati gli effetti prodotti sull’equilibrio generale<br />

<strong>del</strong> sistema qualora si ipotizzi, contemporaneamente, sia una aumento di 3 euro <strong>del</strong> prezzo<br />

medio <strong>del</strong> biglietto, sia una contributo medio di 2 euro da parte dei visitatori attualmente non<br />

paganti.<br />

Fig.6 – Ipotesi di incrimento <strong>del</strong> prezzo medio (3 euro) e contributo (2 euro) <strong>del</strong>l’insieme<br />

dei vistatori nei luoghi di cultura: effetti complessivi sull’equilibrio di sistem<br />

Come è a tutto chiaro, anche questa ultima ipotesi non <strong>la</strong>scia intravedere effetti sostanziali<br />

sull’equilibrio generale <strong>del</strong> sistema, ad ulteriore conferma che non sarà <strong>la</strong> politica dei prezzi,<br />

o altra forma di contribuzione economica al<strong>la</strong> visita, ad apportare sollievo significativo al<strong>la</strong><br />

economia gestionale <strong>del</strong> sistema dei luoghi di cultura gestiti dal MIBAC. E’ questa una partita,<br />

infatti, che deve essere innanzitutto giocata sul campo <strong>del</strong><strong>la</strong> efficienza <strong>del</strong>le gestioni. I dati ci<br />

dimostrano chiaramente come un politica che voglia insistere sul sistema di pricing <strong>per</strong> migliorare<br />

<strong>la</strong> sostenibilità <strong>del</strong> sistema non solo non produce effetti reali immediati ma, soprattutto,<br />

rischia di rinviare nel tempo l’opportunità di <strong>per</strong>corre strade alternative di maggior utilità,<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

189


miranti ad affrontare il problema sul fronte dei costi e quindi <strong>del</strong>le funzioni di produzione e<br />

non su quello <strong>del</strong>le entrate.<br />

Detto in maniera più esplicita, <strong>la</strong>vorare sul<strong>la</strong> leva <strong>del</strong> prezzo, senza contemporaneamente<br />

<strong>la</strong>vorare sul<strong>la</strong> struttura dei costi di gestione, significherebbe al momento semplicemente trasferire<br />

sui visitatori i costi <strong>del</strong><strong>la</strong> inefficienza o incapacità di innovazione <strong>del</strong> sistema, con conseguenze<br />

non chiare in termini di potenziale riduzione <strong>del</strong><strong>la</strong> domanda. Una ipotesi, questa,<br />

sul<strong>la</strong> quale riflettere con attenzione in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> i luoghi di minora attrazione, bisognosi<br />

di politiche anche “aggressive” di promozione, dove <strong>la</strong> politica dei prezzo assume al massimo<br />

un valore simbolico, ma non certo una leva economica di tipo significativo.<br />

Proprio questa riflessione, mi dà lo spunto <strong>per</strong> un ultimo cenno ad una altra parte <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca<br />

che stiamo conducendo e che interessa, appunto, le politiche di gratuità. Su questo abbiamo<br />

iniziato una ricerca di benchmarking con altri paesi. In tabel<strong>la</strong> si possono osservare i primi<br />

risultati raccolti, mettendo al confronto rispetto a quelle da noi c<strong>la</strong>ssificate come politiche di<br />

gratuità in accesso, ricerca e formazione, promozione.<br />

Sono proprio queste ultime, come si può notare, quelle in cui registriamo una timidezza tutta<br />

italiana. A loro, forse prima che alle politiche di prezzo, dovremmo forse puntare <strong>per</strong> maggiore<br />

e migliore distribuzione <strong>del</strong><strong>la</strong> domanda tra i luoghi di cultura nazionali. Una pre-condizione<br />

generale all’auspicato equilibrio di sistema.<br />

Tabel<strong>la</strong> 3. Politiche di gratuità: primi confronti internazionali<br />

Più che una conclusione, una provocazione…<br />

Come avremo modo di presentare in una prossima occasione, sono attualmente in corso di<br />

svolgimento alcune rilevazioni sul<strong>la</strong> disponibilità a pagare dei visitatori nei luoghi di cultura<br />

<strong>del</strong>lo stato, anche in re<strong>la</strong>zione ai servizi che <strong>la</strong> struttura può loro offrire. La raccolta dei dati,<br />

quindi, oltre che aiutarci a comprendere il grado e<strong>la</strong>sticità <strong>del</strong>le domanda al prezzo, dovreb-<br />

190<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


e fornire indicazioni puntuali sulle motivazioni di spesa e quindi contribuire al più ampio<br />

dibattito, che anche oggi riprenderemo, sul<strong>la</strong> importanza e qualità dei servizi culturali nel<strong>la</strong><br />

composizione <strong>del</strong> sistema di offerta e, più in generale, sul<strong>la</strong> es<strong>per</strong>ienza di visita.<br />

Da qui lo spunto, <strong>per</strong> il gruppo di <strong>la</strong>voro, <strong>per</strong> un ultimo scenario di analisi degli impatti <strong>del</strong>le<br />

politiche di prezzo sul sistema di gestione <strong>del</strong> luoghi di cultura statali. Nello specifico, come<br />

<strong>la</strong> figura 7 pone in evidenza, le analisi sin qui presentate con riferimento ai possibili margini<br />

di contribuzione degli introiti lordi rispetto al<strong>la</strong> unità di produzione “Sovrintendenza”, sono<br />

stati ripetuto prendendo a rifermento (nuova unità di produzione) una portfolio base di servizi<br />

culturali, tipicamente annessi ad un luogo di cultural statale quale potrebbe essere il servizio<br />

biglietteria, un bookshop, una caffetteria ed un servizio di visite guidate.<br />

Partendo ancora una volta, quindi, dall’ipotesi di un aumento <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> biglietto di 3<br />

euro, si nota come in questo caso <strong>la</strong> leva <strong>del</strong> prezzo rappresenta effettivamente una leva<br />

economica interessante, andando significativamente ad incidere sugli equilibri economici di<br />

gestione dei servizi considerati (Fig.7). Il dato ci sembra interessante non solo <strong>per</strong> i rapporti<br />

economici che pone in evidenza, ma anche <strong>per</strong>che è apre una spazio di riflessione originale<br />

sullo “scambio” diretto che potrebbe sottostare una politica di pricing strettamente connessa<br />

ad una politica di qualità dei servizi erogati.<br />

Fig.7 – Gli effetti di un aumento di 3 euro <strong>del</strong> prezzo medio <strong>del</strong> biglietto sul<strong>la</strong> economia di<br />

gestione dei servizi culturali (portafolio standard/costi medi di settore): aggio max 30%<br />

Legare le politiche di prezzo alle politiche di servizio, avrebbe il pregio di restituire di ricompensare<br />

sacrificio economico <strong>del</strong>l’utente con una migliore es<strong>per</strong>ienza di visita, ponendo <strong>la</strong><br />

questione in una logica più chiara di “scambio” e non, come abbiamo osservato, di sostegno<br />

a problemi di spesa pubblica.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

191


Sul<strong>la</strong> scorta di questo ragionamento, nel<strong>la</strong> figura 8 si arrivano a sintetizzare gli effetti, certamente<br />

sul piano economico <strong>del</strong>le gestione dei servizi estremamente interessanti (si consideri,<br />

tra l’altro, che le entrare evidenziate nel grafico sono quelle legate al<strong>la</strong> bigliettazione, escludendo<br />

le entrate degli altri servizi), qualora venga rimosso l’attuale aggio <strong>del</strong> 30%, <strong>la</strong>sciando<br />

al gestore dei servizi l’intero beneficio economico <strong>del</strong>le gestione dei servizi, assumendo ovviamente<br />

un impegno di quest’ultimo in termini di presidio e costante miglioramento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

qualità dei servizi culturali.<br />

Fig.8 – Gli effetti di un aumento di 3 euro <strong>del</strong> prezzo medio <strong>del</strong> biglietto sul<strong>la</strong> economia<br />

di gestione dei servizi culturali (portafolio standard/costi medi di settore): ipotesi aggio<br />

al 100%<br />

E’ questo uno scenario ovviamente solo ipotetico che, evidentemente, chiama in causa un<br />

problema più generale, che non abbiamo il tempo di sviluppare, circa <strong>la</strong> modificazione o,<br />

meglio, il rinnovamento dei meccanismi di rego<strong>la</strong>zione dei rapporti pubblico –privato nel<strong>la</strong><br />

gestione dei servizi culturali, andando ad interessare non solo gli obblighi reciproci di natura<br />

economica, ma anche (a) i diritti reciproci di informazione, di decisione e di controllo, (b) <strong>la</strong><br />

divisione dei compiti e <strong>del</strong>le responsabilità e,quindi, (c) le connesse obbligazioni di natura<br />

comportamentale.<br />

Di tutto questo, gli schemi di rego<strong>la</strong>zione fino ad oggi adottati sono senz’altro carenti, facendo<br />

registrare schemi di re<strong>la</strong>zione <strong>del</strong> rapporto tra pubblico e privato essenzialmente po<strong>la</strong>rizzati in<br />

due estremi: da una parte, troviamo forme di re<strong>la</strong>zione di “autorità” <strong>del</strong> pubblico sul privato,<br />

in cui il primo mantiene nel<strong>la</strong> sostanza accentrare le decisioni riguardanti le modalità di programmazione<br />

e gestione dei spazi e dei connessi servizi; dall’altra situazioni diametralmente<br />

192<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


opposte, in cui il pubblico si affida completamente al privato <strong>per</strong> ciò che concerne le scelte di<br />

gestione, limitandosi (nel<strong>la</strong> situazioni migliori) al<strong>la</strong> registrazione ed osservazione dei risultati<br />

(fatturato dei servizi) da questi ottenuti, in una schema di re<strong>la</strong>zione tipo di mercato.<br />

Ebbene, come a noi tutti è piuttosto evidente, nell’una nell’altra situazione ha prodotto <strong>la</strong> reciproca<br />

soddisfazione <strong>del</strong>le parti, soffocando <strong>la</strong> liberta ed espressione imprenditoriale da una<br />

parte, <strong>la</strong> qualità e l’interesse all’innovazione dei servizi dall’altra.<br />

Per questo, <strong>la</strong> strada da <strong>per</strong>correre, come spesso accade, sta nel mezzo. La re<strong>la</strong>zione tra pubblico<br />

e privato nel<strong>la</strong> gestione dei servizi culturali è infatti materia complessa che necessita<br />

soluzioni complesse, non riconducibili né a l’uno né l’altro schema di re<strong>la</strong>zione citato (leggasi<br />

“autorità” o “mercato”). Va preso atto che <strong>la</strong> mancanza di risorse e competenze <strong>del</strong> pubblico<br />

rende certamente una sua assunzione tutti i diritti di decisione e controllo <strong>del</strong>le gestione<br />

(<strong>del</strong>egando al privato <strong>la</strong> mera esecuzione <strong>del</strong>le prestazioni richieste). E’ quindi necessaria<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> qualità ed il miglioramento costante dei servizi che il pubblico “ceda” al privato parte<br />

dei diritti di decisione sul<strong>la</strong> gestione. Allo stesso tempo, <strong>per</strong>ò, i risultati economici <strong>del</strong> concessionario<br />

- oltre che poco rappresentativi di una logica di servizio che spesso esu<strong>la</strong> o non<br />

si esaurisce nel<strong>la</strong> ambizione <strong>del</strong> profitto - non dipendono solo dalle azioni dei concessionari,<br />

ma sono anche funzione di elementi esogeni (es. profilo di domanda, collocazione geografica,<br />

vicinanza con altri luoghi di interesse culturale, tipo di istituzione culturale, politiche agite dall’amministrazione<br />

locale, etc..), rendendo il fatturato economico dei servizi un segnale assai<br />

poco significativo <strong>del</strong>le prestazioni dei concessionari. E’ <strong>per</strong> questo necessario che il pubblico,<br />

tanto più nel<strong>la</strong> ipotesi ormai obbligata di cessione taluni diritti di decisione sul<strong>la</strong> gestione<br />

dei servizi, istituisca nuovi sistemi di rilevazione <strong>del</strong>le azioni interprese e dei comportamenti<br />

gestionali agiti dal concessionario. Ne consegue, quindi, <strong>la</strong> necessità di rinnovamento <strong>del</strong><br />

rapporto pubblico privato che deve necessariamente passare attraverso un rinnovamento<br />

degli schemi di re<strong>la</strong>zione contrattuale, ricercando il giusto mix tra incentivi legati ai risultati e<br />

controllo dei segnali dei comportamenti.<br />

Qui mi fermo. Di questo infatti credo ci parli tra breve Marcello Minuti. Mi <strong>per</strong>metto <strong>per</strong>ò su<br />

questo punto una so<strong>la</strong> ultima nota “calda”. Nessun meccanismo di rego<strong>la</strong>zione formale tra le<br />

parti sarà mai sufficiente al raggiungimento dei risultati s<strong>per</strong>ati, se non accompagnato da un<br />

rinnovamento anche <strong>del</strong>lo schema sociale ed emotivo <strong>del</strong><strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Serve, a mio parere, un<br />

nuovo patto sociale tra pubblico e privato <strong>per</strong> -gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura, che si fondi su<br />

una rinnovata stima ed interesse <strong>per</strong> <strong>la</strong> controparte, una nuova disposizione al<strong>la</strong> comprensione<br />

<strong>del</strong>le difficoltà, ambizione e caratteristiche <strong>del</strong>l’altro, una nuovo interesse al<strong>la</strong> gestione di<br />

un bene che è “comune” e, quindi, di tutte o di nessuna <strong>del</strong>le due parti interessate.<br />

Forse dietro una nuova politica di pricing ed una diversa logica di redistribuzione <strong>del</strong>le dimensioni<br />

economiche ad esse connesse potremo, anche simbolicamente, muovere un primo<br />

passo in questa direzione.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

193


Rosaria Mencarelli<br />

La presentazione di Alessandro Hinna ha posto al<strong>la</strong> nostra attenzione una domanda di stingente<br />

attualità: può questo strumento costituire una leva o meno di crescita e comunque,<br />

come utilizzare questo strumento al meglio Le analisi in corso, le comparazioni con altri<br />

sistemi in vigore in paesi europei (soprattutto Francia, Spagna, Germania) ci indicano che è<br />

uno strumento che forse oggi non stiamo utilizzando in tutte le potenzialità che potrebbe sviluppare<br />

a favore <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione dei nostri luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura. Tuttavia attendiamo le conclusioni<br />

<strong>del</strong>lo studio <strong>per</strong> sottoporre ad una riflessione pubblica i risultati che ne emergeranno.<br />

La serie degli interventi si chiude con Marcello Minuti che ci illustra il Sistema nazionale<br />

di monitoraggio e valutazione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura <strong>del</strong>lo Stato. Dopo un anno di intenso<br />

<strong>la</strong>voro di progettazione e costruzione, il Sistema è oggi utilizzabile ed è parte integrante <strong>del</strong>le<br />

nuove concessioni che sono state appena sottoscritte e di quelle che lo saranno man mano<br />

che si concluderanno le procedure di gara in corso. L’intento che ci ha mosso ad affrontare<br />

un tema così complesso e nuovo <strong>per</strong> il settore dei servizi culturali al pubblico è stato quello<br />

di colmare le evidenti carenze esistenti in materia di controllo e valutazione a livello sistemico.<br />

In altre parole, appare chiara l’esigenza di un quadro organico, di un mo<strong>del</strong>lo che sappia<br />

monitorare, valutare ed offrire elementi informativi salienti <strong>per</strong> programmare e indirizzare<br />

l’azione degli o<strong>per</strong>atori pubblici e privati che o<strong>per</strong>ano nel settore dei servizi al pubblico nei<br />

luoghi di cultura.<br />

194<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Marcello Minuti<br />

Struttura s.r.l.<br />

Qualità e trasparenza nel<strong>la</strong> organizzazione dei servizi culturali. Il sistema nazionale<br />

di monitoraggio e valutazione <strong>per</strong> i luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura <strong>del</strong>lo Stato.<br />

Il progetto che viene presentato oggi è un progetto dagli effetti applicativi immediati e tutti coloro<br />

che si occupano e/o sono alle prese con le gare riguardanti i servizi al pubblico ne hanno<br />

conoscenza: dal punto di vista normativo è lo stesso bando, infatti, a prevedere espressamente<br />

l’applicazione di un sistema di monitoraggio e valutazione.<br />

Il tema <strong>del</strong> monitoraggio e <strong>del</strong><strong>la</strong> valutazione <strong>del</strong>l’azione <strong>del</strong><strong>la</strong> pubblica amministrazione è<br />

oggi di grande attualità. A partire dagli anni anni ’90 l’Ue attraverso <strong>la</strong> programmazione dei<br />

Fondi strutturali, in partico<strong>la</strong>r modo, ha iniziato ad introdurre questi temi e a diffonderne il<br />

loro utilizzo nei Paesi membri. Oggi il tema <strong>del</strong> monitoraggio, <strong>del</strong><strong>la</strong> misurazione <strong>del</strong>le ricadute<br />

politiche dei progetti, è uno dei temi centrali <strong>del</strong><strong>la</strong> Strategia Europa 2020; viene richiamato,<br />

inoltre, in più atti normativi <strong>del</strong> settore dei beni culturali: il codice, all’articolo 115, introduce<br />

<strong>la</strong> valutazione economica preventiva nel<strong>la</strong> scelta <strong>del</strong>le forme di gestione; le linee guida e <strong>la</strong><br />

circo<strong>la</strong>re 2009 sui servizi al pubblico richiamano, inoltre, <strong>la</strong> “valutazione preventiva”, ed anche<br />

il decreto sul<strong>la</strong> biglietteria individua nelle modalità di definizione <strong>del</strong> prezzo <strong>la</strong> logica <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

misurazione ex ante dei parametri di costo e di ricavo. Sottolineerei, inoltre, come il monitoraggio<br />

e <strong>la</strong> valutazione assumano ancora più importanza nell’attuale contesto di crisi, in cui<br />

probabilmente – di fronte a scelte allocative - <strong>la</strong> misurazione <strong>del</strong>l’impiego <strong>del</strong>le risorse e dei<br />

risultati a cui questo porta possono diventare strumenti tecnici di grande supporto.<br />

Nel sistema dei servizi al pubblico è recentemente stata avviata <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione <strong>del</strong> nuovo<br />

sistema di valutazione, inserendo le re<strong>la</strong>tive previsioni nell’ambito dei documenti ufficiali di<br />

gara. Ovviamente il “treno” <strong>del</strong>le concessioni era partico<strong>la</strong>rmente interessante da agganciare<br />

<strong>per</strong>ché c’era <strong>la</strong> necessità di inserire all’interno dei bandi l’onere a carico dei concessionari di<br />

iniziare a trasmettere e informare <strong>la</strong> stazione appaltante su una serie di dati; elementi che<br />

andassero oltre le informazioni tipiche di uno strumento di monitoraggio <strong>del</strong> “cosa si fa” (che<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

195


ha degli obiettivi di compliance, cioè degli obiettivi di controllo sull’o<strong>per</strong>ato). Quando, infatti,<br />

ci è stato affidato quest’incarico ci siamo trovati di fronte al<strong>la</strong> sfida di progettare il sistema<br />

dall’inizio – o<strong>per</strong>azione come si può immaginare abbastanza rischiosa vista <strong>la</strong> <strong>del</strong>icatezza <strong>del</strong><br />

tema - partendo da quello che era in regime prima <strong>del</strong>le nuove concessioni, cioè da che cosa<br />

era prima il sistema di monitoraggio e valutazione dei gestori dei servizi.<br />

Prima di progettare il sistema ci siamo posti dunque questa domanda “a che cosa può contribuire<br />

oggi un sistema di monitoraggio”. Questo passaggio è partico<strong>la</strong>rmente critico <strong>per</strong>ché,<br />

come vedremo poi nell’artico<strong>la</strong>zione <strong>del</strong> sistema, si vanno a toccare obiettivi partico<strong>la</strong>rmente<br />

ambiziosi e dei quali poi parleremo. Recentemente abbiamo realizzato uno studio sui sistemi<br />

di misurazione internazionale analizzando diverse istituzioni <strong>del</strong> settore cultura ed affini<br />

<strong>per</strong> capire a che cosa contribuiva, in ogni specifico caso, il sistema di misurazione. Abbiamo<br />

capito sostanzialmente che il sistema di misurazione può aiutare a) a rendere trasparente <strong>la</strong><br />

gestione (accountability), b) a migliorare <strong>la</strong> qualità <strong>del</strong> servizio e a fare un passaggio logico<br />

nell’interpretazione <strong>del</strong> concetto di qualità, da quel<strong>la</strong> che oggi sostanzialmente è una qualità<br />

fondata sul<strong>la</strong> qualità <strong>del</strong>l’offerta – impostazione attuale <strong>del</strong> nostro sistema dei beni culturali<br />

che basa <strong>la</strong> propria misurazione sul<strong>la</strong> qualità degli standard di servizio - verso i temi <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

<strong>per</strong>cezione <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità da parte <strong>del</strong>l’utente. Inoltre, c), il sistema di misurazione potrebbe<br />

contribuire a rafforzare quello che a volte è solo uno slogan, e cioè il rapporto pubblico-privato,<br />

contribuendo a costruire salde re<strong>la</strong>zioni con i concessionari, i primi interlocutori che<br />

rappresentano il Ministero di fronte agli utenti. Su questo partico<strong>la</strong>re punto, negli ultimi anni,<br />

è stata più volte richiamata l’attenzione: da una prima stagione che vedeva nelle sponsorizzazioni<br />

<strong>la</strong> “via maestra” da <strong>per</strong>correre <strong>per</strong> dare senso al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione pubblico – privato,<br />

si è passati <strong>per</strong> <strong>la</strong> stagione <strong>del</strong>l’impresa culturale, fino a quel<strong>la</strong> <strong>del</strong>le forme di gestione miste.<br />

Senza entrare in queste problematiche, che potrebbero dirottare <strong>la</strong> nostra attenzione, non v’è<br />

dubbio che oggi un nuovo rapporto tra pubblico e privato possa essere considerata come una<br />

<strong>del</strong>le poche leve a disposizione <strong>del</strong> sistema <strong>per</strong> migliori gradi di valorizzazione.<br />

Di fronte a queste evidenze, nel momento di iniziare a progettare il nuovo sistema ci siamo<br />

domandati “il sistema di monitoraggio e valutazione dei servizi al pubblico dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

cultura statali può aiutare a raggiungere questi diversi e importanti obiettivi”. La <strong>Direzione</strong><br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> Ministero ha colto le nostre provocazioni e il disegno che ne esce<br />

fuori risponde “si” a questa domanda.<br />

Per comprendere i livelli di progettazione <strong>del</strong> nuovo sistema di monitoraggio e valutazione,<br />

cioè <strong>per</strong> definire come il nuovo sistema avrebbe potuto contribuire al raggiungimento dei tre<br />

obiettivi sopra dichiarati, è stato fatto un esercizio di “posizionamento”, attraverso il quale<br />

comprendere l’evoluzione (rispetto al sistema <strong>del</strong><strong>la</strong> Pubblica Amministrazione in generale) a)<br />

<strong>del</strong> sistema dei beni culturali e b) <strong>del</strong> sistema dei servizi al pubblico, rispetto ai tre “obiettivi”<br />

che ci si era dati (cfr. fig. 1), e cioè:<br />

• l’accountability, cioè <strong>la</strong> trasparenza e <strong>la</strong> rendicontabilità,<br />

• <strong>la</strong> qualità,<br />

• il rapporto pubblico–privato.<br />

196<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Fig. 1 – Le dimensioni utilizzate <strong>per</strong> il posizionamento <strong>del</strong> sistema dei servizi al pubblico<br />

-<br />

La domanda era: le attuali norme, procedure, regole stabilite in materia di controllo nel sistema<br />

dei beni culturali ed in quello dei servizi al pubblico come posizionano questi due ambiti<br />

rispetto al livello evolutivo <strong>del</strong><strong>la</strong> Pubblica Amministrazione, in termini di trasparenza, qualità e<br />

rapporto pubblico – privato I gap di questa analisi avrebbero dunque mostrato gli spazi dentro<br />

i quali si sarebbe potuto inserire il sistema di monitoraggio e valutazione, quale strumento<br />

tecnico attraverso il quale a) rendere più trasparente <strong>la</strong> gestione; b) incrementare i livelli di<br />

qualità; c) rafforzare il rapporto di partenariato strategico tra stato e o<strong>per</strong>atori privati.<br />

A tal fine, e in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> <strong>la</strong> definizione dei “massimi” <strong>del</strong><strong>la</strong> matrice di posizionamento, è<br />

stato studiato tutto quello che nel sistema <strong>del</strong><strong>la</strong> pubblica amministrazione era stato fatto in<br />

questi anni in termini di atti e direttive, stabilendo così i massimi <strong>del</strong><strong>la</strong> distribuzione, utili a posizionare<br />

i due oggetti di analisi, cioè il sistema dei beni culturali e il sistema di monitoraggio<br />

attualmente vigente nei servizi al pubblico.<br />

Il sistema dei beni culturali, nel merito, ha <strong>la</strong>vorato fino ad oggi soprattutto sul concetto di<br />

qualità con il decreto sugli standard, il DM <strong>del</strong> 2001, e con diverse rego<strong>la</strong>mentazioni di livello<br />

regionale (sistemi di accreditamento) ma ancora c’è molto da fare sul tema <strong>del</strong><strong>la</strong> trasparenza/accountability.<br />

Molti dati sui reali livelli di valorizzazione, infatti, ancora non sono disponibili<br />

(quali ad esempio il numero dei <strong>la</strong>boratori didattici, il numero di <strong>per</strong>sone che <strong>la</strong>vorano nel<strong>la</strong><br />

gestione di un servizio, il costo medio <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione di un servizio, ecc.). Esistono cioè<br />

problemi che, più che di valutazione sono innanzitutto di conoscenza; è in questo senso che<br />

i flussi informativi <strong>per</strong> <strong>la</strong> creazione di un sistema di conoscenza (o di monitoraggio) sono al<strong>la</strong><br />

base <strong>del</strong> nostro <strong>la</strong>voro.<br />

La successiva figura fornisce una rappresentazione <strong>del</strong> posizionamento: come si può vedere,<br />

in estrema sintesi, l’analisi <strong>del</strong> sistema dei servizi al pubblico mostra evidenti gap rispetto a<br />

quanto fatto, in termini di atti, rego<strong>la</strong>menti e prassi, dal sistema <strong>del</strong><strong>la</strong> Pubblica Amministrazione<br />

in generale e rispetto a quanto già viene fatto nel sistema dei beni culturali di proprietà<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

197


<strong>del</strong> Ministero. L’accountability al<strong>la</strong> quale si assiste nel sistema dei servizi al pubblico, infatti, è<br />

di tipo finanziario, concentrandosi sui livelli di fatturato e tra<strong>la</strong>sciando qualsiasi altra informazione<br />

di natura economico-organizzativa. Così come il concetto di qualità è stato interpretato<br />

come qualità <strong>del</strong> singolo servizio e non come qualità <strong>del</strong>l’organizzazione. Infine, l’analisi mostra<br />

come gli strumenti in essere caratterizzino il rapporto tra Ministero e concessionario come<br />

un tipico rapporto di fornitura, e non già come una re<strong>la</strong>zione stabile di partenariato attivo.<br />

Fig. 2 – Accountability, qualità, partenariato: il posizionamento dei servizi al pubblico<br />

A questo punto ci siamo chiesti - con <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> - quale fosse l’ambizione rispetto al profilo<br />

atteso <strong>del</strong> nuovo sistema, <strong>per</strong>ché avremmo potuto - con grande soddisfazione di tutti i vai<br />

attori in gioco - accontentarci di un sistema che monitorasse i flussi finanziari, <strong>la</strong> spesa e i<br />

visitatori, cioè tutto quello che già adesso può essere misurato attraverso i servizi al pubblico<br />

(di cui infatti conosciamo clienti, scontrini e quota finanziaria di spettanza erariale). Questo<br />

sarebbe stato possibile se non ci si fosse posti il problema <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita da parte<br />

<strong>del</strong>l’utente e <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità <strong>del</strong>l’organizzazione, che invece appariva, sin da subito, come uno<br />

dei principali nodi da affrontare; e poi se avessimo continuato a considerare il concessionario<br />

come un fornitore e non come un partner attivo <strong>del</strong>le pratiche di valorizzazione. Potevamo<br />

prendere questa strada: avremmo avuto oggi un sistema molto più semplice di quello che<br />

alcuni di voi conoscono. In qualche modo, invece, abbiamo provato a “forzare <strong>la</strong> mano”. La<br />

sfida è stata quel<strong>la</strong> di provare a costruire un sistema che raggiungesse obiettivi importanti<br />

di trasparenza e, quindi, non solo <strong>la</strong> trasparenza sulle cifre - quanto è stato speso, quanti<br />

visitatori - ma anche sugli output, ad esempio (quante visite guidate sono state fatte e quanti<br />

<strong>la</strong>boratori sono stati realizzati), con quale efficacia e con quale risultato in termini di mediazio-<br />

198<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


ne/fi<strong>del</strong>izzazione, miglior accesso ai luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura, ecc. Tutto questo in una prospettiva<br />

molto più profonda, come si può immaginare, finalizzata al miglioramento <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità <strong>del</strong>le<br />

gestioni. Abbiamo ovviamente <strong>la</strong>vorato nel rispetto <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità come individuata dal sistema<br />

degli standard museali, contem<strong>per</strong>ando <strong>per</strong>ò questa esigenza con un concetto più ampio di<br />

qualità, legato ai processi di gestione, al<strong>la</strong> qualità <strong>del</strong>l’organizzazione, al<strong>la</strong> qualità <strong>del</strong> <strong>la</strong>voro.<br />

Infine, si è cercato in tutti i modi di trovare modalità di funzionamento, <strong>del</strong> nuovo sistema, che<br />

dessero corpo e valore all’idea <strong>del</strong> rafforzamento <strong>del</strong>le logiche di partenariato.<br />

In questo sistema, ovviamente, è fatto salvo il controllo di natura formale: <strong>la</strong> misurazione dei<br />

risultati e degli effetti <strong>del</strong>le politiche di valorizzazione non poteva implicare, evidentemente,<br />

l’abbandono <strong>del</strong> controllo in itinere degli aspetti dichiarati in sede di offerta tecnica e, quindi,<br />

di quanto offerto dal concessionario in termini di livelli quali-quantitativi di servizio.<br />

E’ opportuno, infine, porre l’attenzione su alcuni elementi tecnici <strong>del</strong> sistema.<br />

Il primo riguarda <strong>la</strong> compliance, il controllo sull’o<strong>per</strong>ato: le offerte dei fornitori di servizio, in<br />

generale e in qualsiasi settore, tendono a non addivenire a <strong>del</strong>le precise quantificazioni ove<br />

non richiesto dai capito<strong>la</strong>ti, <strong>per</strong> <strong>la</strong>sciare maggiori gradi di autonomia al futuro concessionario.<br />

In molti casi, se i capito<strong>la</strong>ti non lo richiedono, non vengono fornite nelle offerte tecniche degli<br />

aspiranti concessionari indicazioni chiare di quantificazione (quantificazione totale dei livelli<br />

di servizio, ore, <strong>per</strong>sone, numeri di <strong>la</strong>boratori, ecc) ed, invece, sarebbe importantissimo definire<br />

fin dall’inizio dati precisi <strong>per</strong> monitorare e control<strong>la</strong>re meglio l’intero processo.<br />

Il secondo elemento riguarda <strong>la</strong> rendicontabilità dei risultati, cioè gli elementi che saranno<br />

oggetti di “trasparenza”: nel corso di questo breve intervento sono stati fatti degli esempi<br />

degli oggetti osservati, dal numero di <strong>per</strong>sone che <strong>la</strong>vorano fino al numero di ore di formazione<br />

che hanno ricevuto i dipendenti o ai contratti che vengono applicati. Si è fatto<br />

riferimento anche agli elementi di qualità, come <strong>la</strong> tempestività e <strong>la</strong> cortesia <strong>per</strong>cepita. Ma<br />

<strong>la</strong> rendicontabilità riguarderà, come visto, anche gli effetti dei servizi bel<strong>la</strong> sfera cognitiva<br />

<strong>del</strong> visitatore (<strong>la</strong> mediazione, <strong>la</strong> fi<strong>del</strong>izzazione, il migliore accesso, ecc.) e gli impatti, cioè gli<br />

effetti indiretti creati dal<strong>la</strong> gestione dei servizi (reputazione <strong>del</strong> luogo <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura, incremento<br />

<strong>del</strong>le visite, ecc.).<br />

Il terzo elemento riguarda <strong>la</strong> sistematicità, cioè l’idea di alimentare costantemente un sistema<br />

informativo nazionale. Questo aspetto è fondamentale: <strong>la</strong> grande ambizione <strong>del</strong><strong>la</strong> DG<br />

<strong>Valorizzazione</strong> è di creare un sistema di flusso costante che <strong>per</strong>metta, con cadenza annuale,<br />

di avere <strong>la</strong> rappresentazione completa e aggiornata di cosa succede nel settore dei servizi al<br />

pubblico.<br />

Inoltre, <strong>per</strong> il buon funzionamento <strong>del</strong> sistema viene richiesta <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione attiva anche<br />

dei concessionari, ai quali - in sede di offerta tecnica - si chiede il rispetto di determinati<br />

parametri e <strong>la</strong> garanzia <strong>del</strong> corretto funzionamento di un sistema informativo aziendale che<br />

abbia precisi indicatori e che fornisca dati e informazioni, con cadenza <strong>per</strong>iodica, al sistema<br />

centrale di monitoraggio.<br />

Ancora, un altro elemento molto rilevante è <strong>la</strong> qualità <strong>per</strong>cepita dall’utente: dentro questo<br />

progetto confluiscono i mo<strong>del</strong>li di analisi <strong>del</strong> pubblico sviluppati dal<strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> generale valorizzazione,<br />

ponendo al centro <strong>del</strong> concetto di qualità l’utente e le sue aspettative.<br />

Un ultimo aspetto che mi sento di sottolineare, infine, è l’inserimento nel sistema, <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima<br />

volta, di meccanismi di premialità. Sono previsti infatti dei contributi finalizzati a premiare chi<br />

gestisce bene. L’idea, o se volete l’ambizione, <strong>del</strong><strong>la</strong> DG valorizzazione è di arrivare a un sistema<br />

nazionale di “rating” che valorizzi i migliori concessionari a livello nazionale e che vada a<br />

costituire un sistema di valutazione <strong>per</strong> le prossime gare.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

199


fig 3 – principali elementi di innovazione <strong>del</strong> sistema di monitoraggio e valutazione dei<br />

servizi al pubblico<br />

In conclusione, mi preme evidenziare un ultimo aspetto non meno importante, e che spesso viene<br />

avanzato come quesito ogni qual volta che ci troviamo a raccontare questa iniziativa: i costi<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione <strong>del</strong>le attività di monitoraggio. Su questo aspetto vorrei essere molto realistico,<br />

poiché penso che <strong>la</strong> questione <strong>del</strong>le risorse non debba essere il punto focale <strong>del</strong><strong>la</strong> nostra attenzione.<br />

Le risorse, certamente, serviranno a trasformare le norme in documenti (e così accadrà<br />

sicuramente, poiché ormai l’adozione <strong>del</strong> sistema è parte integrante <strong>del</strong> funzionamento <strong>del</strong>le<br />

concessioni, esplicitamente disciplinato dagli atti di gara). Penso <strong>per</strong>ò che nessuno di noi, <strong>per</strong>ò,<br />

sia interessato al<strong>la</strong> produzione di soli documenti senza che a questi seguano dei comportamenti<br />

(come invece, purtroppo, è accaduto in sistemi di monitoraggio e valutazione in altri settori). E’<br />

importante che il monitoraggio e <strong>la</strong> valutazione diventino prassi o<strong>per</strong>ativa nel sistema; e questo<br />

è un cambiamento culturale che avverrà solo quando il concessionario comprenderà fino in<br />

fondo <strong>la</strong> potenzialità <strong>del</strong> sistema informativo <strong>per</strong> le proprie pratiche gestionali; solo quando le<br />

stazioni appaltanti faranno propria l’importanza <strong>del</strong> sistema <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> gestione dei servizi<br />

e <strong>per</strong> migliorare il loro indirizzo sui gestori di servizi aggiuntivi; e quando <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> generale<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione interpreterà i dati e le informazioni che usciranno fuori da questo sistema<br />

come base <strong>del</strong>le proprie decisioni programmatiche. E’ su tutto questo, sul<strong>la</strong> presa di coscienza<br />

generale dei sistemi di misurazione e valutazione, che bisogna veramente puntare <strong>per</strong> trasformare<br />

le risorse umane e finanziarie che contribuiranno al<strong>la</strong> nascita e allo sviluppo <strong>del</strong> sistema<br />

in migliore valorizzazione <strong>del</strong> nostro patrimonio.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

Dal<strong>la</strong> sintetica presentazione di Marcello Minuti traspare, dobbiamo ammetterlo con una<br />

certa consapevolezza, quanto questo progetti si qualifichi <strong>per</strong> le sue caratteristiche di innovazione.<br />

Nel settore dei così detti servizi aggiuntivi, nell’arco di un’es<strong>per</strong>ienza quasi ventennale,<br />

non era mai stata presa in esame <strong>la</strong> possibilità di o<strong>per</strong>are un cambiamento così significativo<br />

nelle re<strong>la</strong>zioni e informazioni che intercorrono tra ente pubblico e soggetto gestore. Siamo<br />

consapevoli che, come in tutte le più recenti innovazioni che pongono al centro <strong>la</strong> “misurazione”,<br />

il rischio che potrà presentarsi è quello di una crisi da rigetto di un sistema che, in quanto<br />

fondato sul controllo, potrà essere <strong>per</strong>cepito dai soggetti coinvolti come strumento formale<br />

di pressione al rispetto <strong>del</strong>le regole. E’ invece, a nostro modo di vedere, il ruolo <strong>del</strong> Sistema<br />

come momento di miglioramento gestionale e di trasparenza e conoscenza a poter dare i migliori<br />

frutti, nel rafforzamento <strong>del</strong>le logiche di partenariato tra Ministero e gestori dei servizi .<br />

200<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Interventi e dibattito conclusivo dei tavoli tecnici<br />

Alessandro Leon<br />

Presidente Cles s.r.l.<br />

Le domande potrebbero anche essere numerose, quindi mi sembra il caso di ricominciare.<br />

Approfitto a questo punto <strong>per</strong> fare semplicemente e brevemente non tanto solo <strong>la</strong> sintesi di<br />

questa mattinata, che è stata di grande interesse almeno dal mio punto di vista <strong>per</strong>ché anche<br />

se le ricerche partivano con un dettaglio e argomento che poteva sembrare anche specialistico,<br />

in realtà abbiamo trattato uno spettro amplissimo dei problemi <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione, almeno <strong>per</strong><br />

quello che riguarda <strong>la</strong> gestione <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte sia statale che <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte non statale. E quindi<br />

<strong>per</strong> adesso, visto che comunque più tardi sono costretto a fare una sintesi vera e non vorrei<br />

ripetermi anche in questo caso, volevo riproporre al<strong>la</strong> vostra attenzione quindi, un minuto ci<br />

metto, a darvi qualche spunto, riprendere gli spunti che le <strong>per</strong>sone che mi hanno preceduto<br />

hanno effettivamente svolto e mi sembra che gli argomenti che sono stati toccati e a noi interessa<br />

sa<strong>per</strong>e, a me in partico<strong>la</strong>re interessa sa<strong>per</strong>e sul piano pratico poi questi argomenti<br />

come atterrano effettivamente nell’es<strong>per</strong>ienza quotidiana e <strong>del</strong>le sovraintendenze o negli enti<br />

locali. Allora, in linea di massima si è discusso sul<strong>la</strong> tematica <strong>del</strong><strong>la</strong> programmazione economica,<br />

quel<strong>la</strong> che chiameremmo Programmazione Economica se avessimo avuto a che fare con<br />

<strong>la</strong> gestione territoriale, vale dire che ci sono 2 livelli di programmazione strategica: <strong>la</strong> prima<br />

riguarda, e ce l’ha spiegato prima Maddalena Ragni, <strong>la</strong> questione di cosa fare <strong>del</strong> patrimonio<br />

nel suo complesso e a questo livello, su questa tematica che non è tanto decidere ora, a quel<br />

livello che tipo di gestioni e come devo orientar<strong>la</strong>, ma proprio esaminando le caratteristiche<br />

<strong>del</strong> patrimonio, esaminando gli attori che sono sul territorio, <strong>la</strong> tipologia di soggetti che possono<br />

essere anche privati, i probabili finanziatori, compreso il mecenatismo; insomma bisogna<br />

avere a che fare con una conoscenza <strong>del</strong> territorio che ci <strong>per</strong>metta di costruire una politica<br />

di valorizzazione, quindi su questo tema naturalmente il come si fa il livello, di che deve<br />

parteciparvi è un aspetto interessante. Poi c’è un secondo livello di progettazione strategica<br />

che invece riguarda <strong>la</strong> costruzione <strong>del</strong>le gestioni a livello locale, parlo di costruzione <strong>per</strong>ché<br />

è un argomento che hanno trattato più o meno tutti, cioè sembra ad oggi, visto quali sono le<br />

condizioni economiche complessive che sono pessime naturalmente e che le risorse pubbliche<br />

sono ca<strong>la</strong>nti e che forse saranno ancora più ca<strong>la</strong>nti nel futuro, ebbene di fronte a questa<br />

situazione è chiaro che bisogna trovare regimi gestionali che costino meno, che siano <strong>per</strong>ò<br />

anche più efficienti e che magari raggiungano anche quegli obiettivi, di cui oggi si è par<strong>la</strong>to<br />

moltissimo, di qualità <strong>per</strong>ché molto spesso le gestioni, <strong>la</strong> fruizione <strong>del</strong> patrimonio museale,<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

201


Alessandro Hinna l’ha messo molto bene in evidenza, non è all’altezza <strong>per</strong> mille ragioni che<br />

non affrontiamo in questo caso. Tuttavia appunto come è possibile raggiungere livelli d’integrazione<br />

quindi <strong>del</strong> patrimonio culturale sul territorio che non è regionale ma è sub regionale,<br />

il territorio è molto grande infatti si fa grandissima difficoltà a raggiungere livelli di aggregazione,<br />

<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione se n’è discusso in tanti modi, ma è veramente il tema, secondo me, nei<br />

prossimi mesi nei prossimi anni: come fare in modo che questa col<strong>la</strong>borazione ci sia <strong>per</strong> arrivare<br />

a costruire ipotesi gestionali a rete; ne esistono, ce ne sono diverse sul territorio, quindi<br />

questo è un altro argomento sicuramente importante. Un argomento che non abbiamo molto<br />

affrontato, ma che nelle domande o nel dibattito potrebbe emergere, non abbiamo discusso<br />

<strong>del</strong> funzionamento museale; allora è un tema tradizionale nell’ambito <strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

cultura che nel<strong>la</strong> gestione moderna vi siano figure professionali e attività e servizi culturali<br />

che attualmente, nel<strong>la</strong> gestione statale ma spessissimo anche in quelle comunali, non sono<br />

presenti. La valorizzazione naturalmente significa anche migliorare i servizi di marketing, piuttosto<br />

che di comunicazione, servizi che nel mondo <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura sono piuttosto rari, e <strong>per</strong> mentalità<br />

ma anche <strong>per</strong>ché è effettivamente difficile far<strong>la</strong> e non c’è un’es<strong>per</strong>ienza molto diffusa<br />

se non nelle grandissime istituzioni culturali italiane a promuover<strong>la</strong>. E poi ci sono molti altri<br />

elementi che invece attengono <strong>la</strong> governance interistituzionale, giustamente prima si discuteva<br />

di alcuni elementi che potrebbero aiutare <strong>la</strong> costruzione di questi strumenti, tuttavia se<br />

non si ha un’idea esatta di quello che si vuole fare, se non c’è una progettazione a livello generale<br />

<strong>del</strong> tipo di gestione che si vuole fare, non c’è una progettazione di qualità dei soggetti<br />

gestori sul territorio e quindi non si hanno le metodologie <strong>per</strong> poterlo fare, ebbene tutto questo<br />

disegno viene meno e anche, diciamo, le norme, i rego<strong>la</strong>menti che abbiamo a disposizione<br />

che, come oggi ha detto Ange<strong>la</strong> Serra, sono tantissime, abbiamo tutti gli strumenti ormai<br />

<strong>per</strong> poter fare quasi tutto, tuttavia è necessario anche in quel caso intervenire e siamo curiosi<br />

e attenti a conoscere es<strong>per</strong>ienze che potessero mettere in evidenza <strong>la</strong>ddove ci sono difficoltà<br />

che non siano esclusivamente quelle politiche, <strong>per</strong>ché quelle ci saranno sempre, ma sono<br />

quelle che incrociano le criticità di costruzioni di questi sistemi. A me anche interessa sa<strong>per</strong>e<br />

effettivamente, <strong>per</strong>ché questo è un territorio soprattutto statale, quanto effettivamente c’è interesse<br />

a costruire gestioni a rete <strong>per</strong>ché <strong>per</strong> chi si è occupato di economia <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura degli<br />

ultimi 30 anni costruire gestioni a rete includendo il patrimonio statale è stato difficilissimo, è<br />

stato più facile a volte farsi concedere il bene; sono stati casi rari ma io ne sono testimone è<br />

stato possibile, ma includere reti dove al loro interno possono essere presenti musei statali,<br />

musei non statali e anche musei privati pone domande di varia natura: esiste un gestore unico,<br />

che tipo di forma di gestione deve essere, deve essere privata, deve essere pubblica, se<br />

c’è anche un soggetto privato è chiaro che non potrà essere un soggetto pubblico, insomma<br />

come dire le domande che ci possiamo porre a fronte di uno scenario che vede una maggiore<br />

integrazione, se ci crediamo e se ci credete, impongono ovviamente <strong>per</strong>corsi complessi e sarei<br />

ovviamente molto interessato a sa<strong>per</strong>e quale è l’opinione vostra da questo punto di vista.<br />

Quindi aldilà di questo e di molte altre domande che poi qui chi mi ha preceduto ha fatto che<br />

potrete riprendere, cominceremo a fare, abbiamo già un elenco da questo punto di vista e allora<br />

inviterei prima di tutto Marco Magnifico <strong>del</strong> FAI che è un’istituzione importantissima, che<br />

ci ha dato o ci ha insegnato, credo, negli ultimi 20 anni che è possibile fare gestione anche in<br />

ambito privato pur avendo un interesse che non solo è simile ma analogo quanto quello che<br />

può avere lo Stato o gli enti locali. Prego<br />

202<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Marco Magnifico<br />

Vice Presidente Esecutivo - Fondo Ambiente Italiano<br />

Il FAI nasce <strong>per</strong> rendere un servizio al<strong>la</strong> collettività, come lo Stato, quindi ringrazio Rosaria<br />

Mencarelli <strong>per</strong> farmi sentire parte <strong>del</strong>lo Stato, e quindi parte di voi. Ci sentiamo dei col<strong>la</strong>boratori,<br />

non ci sentiamo dei privati. Allo stesso tempo <strong>per</strong> me è imbarazzante, non tanto dare<br />

dei consigli ma commentare quanto ho ascoltato nel corso <strong>del</strong><strong>la</strong> mattinata. E’ imbarazzante<br />

<strong>per</strong>ché, <strong>per</strong> una struttura come il FAI, è molto più facile fornire una soluzione ad alcune <strong>del</strong>le<br />

problematiche affrontate in questo Colloquio; oggi me ne sono ancora di più reso conto sentendo<br />

le titaniche difficoltà di fronte alle quali il Ministero dei Beni Culturali si trova.<br />

Dopo 30 anni di es<strong>per</strong>ienza ritengo di poter affermare che, nel processo di conservazione e<br />

valorizzazione di un bene, il progetto di gestione è altrettanto (se non quasi) più importante<br />

<strong>del</strong> progetto di restauro. Sul fronte <strong>del</strong> restauro <strong>la</strong> cultura italiana non ha uguali, e le es<strong>per</strong>ienze<br />

di alcune Soprintendenze ne sono testimonianza, anche se a volte si registrano esiti assai<br />

discutibili, come ho <strong>per</strong>sonalmente constatato al<strong>la</strong> Reggia di Monza. Tuttavia si può veramente<br />

affermare che il restauro <strong>del</strong> patrimonio culturale è una <strong>del</strong>le espressioni di cui l’Italia<br />

può andare fiera. Non altrettanto si può sostenere <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione <strong>del</strong> patrimonio culturale.<br />

Anche nel<strong>la</strong> nostra es<strong>per</strong>ienza come Fondo Ambiente Italiano il progetto di gestione è stato,<br />

soprattutto all’inizio, spesso sottovalutato e non sempre sono stati chiariti gli aspetti gestionali<br />

prima di avviare un progetto di restauro. Abbiamo anche compreso che i tempi <strong>del</strong> progetto<br />

di gestione sono, a volte, più lunghi <strong>del</strong> restauro <strong>del</strong> bene e, soprattutto, come ha affermato<br />

qui oggi Maddalena Ragni, che è fondamentale che il progetto di gestione sia fatto con il territorio<br />

e con chi gestirà il bene. Si tratta di un presupposto fondamentale, <strong>per</strong>ché le necessità<br />

organizzative e funzionali di chi gestisce sono strettamente re<strong>la</strong>zionate agli adeguamenti che<br />

vengono apportati con il restauro. Quindi è indispensabile l’apporto al<strong>la</strong> progettazione da parte<br />

di chi gestirà i cosiddetti “servizi aggiuntivi”, anche se necessariamente le scelte devono<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

203


essere compatibili con <strong>la</strong> tute<strong>la</strong>. Per quanto riguarda il coinvolgimento <strong>del</strong> territorio, nei primi<br />

tempi anche il Fondo Ambiente Italiano ha fatto spesso l’errore snob, di arrivare in un posto e<br />

dire “Bene, si fa così”, senza andare dal sindaco, senza andare dalle varie associazioni locali.<br />

Si tratta di un errore colossale <strong>per</strong>ché se non si coinvolge sin dal primo momento il territorio,<br />

anche <strong>la</strong> più picco<strong>la</strong> amministrazione comunale, ci sono altissime possibilità di insuccesso<br />

<strong>del</strong> nostro progetto, che non nasce “partecipato” e condiviso dalle varie componenti <strong>del</strong><strong>la</strong> società<br />

locale. Sicuramente non si tratta di <strong>per</strong>corsi facili, <strong>per</strong>ché le istanze <strong>del</strong> territorio, almeno<br />

all’inizio, non sempre coincidono con l’idea progettuale e soprattutto, nelle prime fasi non si<br />

è ancora instaurato un rapporto fiduciario basato sul fatto che le proposte vengono fatte nell’interesse<br />

<strong>del</strong>le comunità locali e <strong>del</strong> territorio.<br />

Quindi il progetto di restauro deve tener conto sin dall’inizio <strong>del</strong>le necessità <strong>del</strong> gestore dei<br />

cosiddetti “servizi aggiuntivi”. Il FAI ha al suo attivo un solo es<strong>per</strong>imento di gestione affidata<br />

a terzi, che è Vil<strong>la</strong> Gregoriana a Tivoli; funziona bene ma non come quando gestiamo in prima<br />

<strong>per</strong>sona, <strong>per</strong>ché non c’è niente come affidare i servizi al proprio <strong>per</strong>sonale; nessun giardiniere<br />

esterno ti curerà il giardino come lo cura il tuo, nessun bigliettaio saluta il pubblico come lo saluta<br />

il tuo. Mi preme, infatti, sottolineare l’importanza strategica <strong>del</strong>le risorse umane: è anche<br />

il <strong>per</strong>sonale in loco che fa <strong>la</strong> differenza nel successo o nell’insuccesso di una gestione. Se il<br />

<strong>per</strong>sonale è motivato, è innamorato <strong>del</strong><strong>la</strong> sua proprietà, se sente di avere un ruolo importante<br />

<strong>per</strong> il conseguimento degli obiettivi anche economici che ci siamo dati, si può ritenere che<br />

quel<strong>la</strong> gestione conseguirà i risultati s<strong>per</strong>ati; al contrario un <strong>per</strong>sonale non motivato o non<br />

disponibile può anche essere un fattore di insuccesso.<br />

Altro argomento di riflessione è l’offerta dei servizi: non sempre e dovunque è possibile offrire<br />

una gamma vasta di servizi, dal bookshoop al coffe shop, <strong>per</strong>ché solo certi musei sono in<br />

grado di rendere economicamente vantaggiosi questi servizi, mentre nel<strong>la</strong> maggioranza dei<br />

casi, <strong>per</strong> non rischiare di avere servizi di basso livello con ri<strong>per</strong>cussioni sull’immagine <strong>del</strong> monumento,<br />

è preferibile limitare l’offerta a pochi servizi essenziali quali biglietterie, audio guide<br />

e magari essere certi di avere una buona sorveglianza.<br />

Per quanto riguarda il biglietto, riteniamo che vada sempre pagato, assolutamente. A fronte<br />

dei dati emersi dallo studio che è stato presentato, l’es<strong>per</strong>ienza <strong>del</strong> FAI assume tratti maggiormente<br />

incoraggianti: con l’introito dei biglietti d’ingresso viene co<strong>per</strong>to il 30-40% dei costi,<br />

a seconda <strong>del</strong>le proprietà. Sottolineo che nel sistema tariffario praticato non sono previste<br />

gratuità, se non <strong>per</strong> gli iscritti al Fondo Ambiente Italiano. Inoltre, in partico<strong>la</strong>ri contesti territoriali,<br />

come ad esempio Luvigliano dove è Vil<strong>la</strong> dei Vescovi, gli abitanti entrano gratuitamente,<br />

anche tutti i giorni, <strong>per</strong>ché questo crea affezione verso il “proprio” monumento, <strong>per</strong>ché il monumento<br />

non è <strong>del</strong>lo Stato o <strong>per</strong> lo meno è <strong>del</strong>lo Stato <strong>per</strong>ché è di tutti, quindi prima di tutto<br />

dei cittadini che gli vivono intorno. Questa politica vale anche a Tivoli, dove i tiburtini entrano<br />

gratis a Vil<strong>la</strong> Gregoriana e questo crea affezione e crea un circuito virtuoso che contribuisce<br />

a propagare <strong>la</strong> conoscenza <strong>del</strong> bene. Ritengo, quindi, che tutto il sistema <strong>del</strong>le gratuità vada<br />

ripensato, partendo dal principio che il pagamento <strong>del</strong> biglietto è molto importante, e soprattutto<br />

è molto importante il messaggio che viene affidato al biglietto. Il biglietto non è una<br />

tassa, il biglietto deve essere comunicato come modalità di partecipazione <strong>del</strong> visitatore al<br />

mantenimento di un monumento che è anche suo, quindi il visitatore, pagando il suo biglietto,<br />

partecipa al mantenimento di questo enorme patrimonio, anche con un solo euro, ma <strong>per</strong><br />

questione di civismo, <strong>per</strong> questione di partecipazione, <strong>per</strong> questione di educazione.<br />

Aggiungo un ultimo pensiero: nel<strong>la</strong> mia trentennale es<strong>per</strong>ienza di <strong>la</strong>voro al FAI in generale ho<br />

incontrato degli Ispettori, dei Soprintendenti di straordinario valore, ma ho anche incontrato<br />

204<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


alcuni Soprintendenti e alcuni Ispettori che non solo non sono all’altezza, ma che ho vissuto<br />

come dei veri ostacoli. È inevitabile che, come ha detto Maddalena Ragni, l’atteggiamento<br />

debba cambiare; ovviamente siamo tutti nati soprattutto <strong>per</strong> favorire <strong>la</strong> tute<strong>la</strong>, ma se a un<br />

certo punto non prevale il buon senso e non si ha anche il coraggio di prendere <strong>del</strong>le decisioni,<br />

senza rinviare e paralizzare si creano sacche di stagnazione non più accettabili. Come ha<br />

detto Maddalena Ragni, è necessario adeguare l’atteggiamento che deve essere molto più<br />

<strong>la</strong>ico, molto più flessibile e molto più coraggioso, se posso dirlo.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

Ringrazio Marco Magnifico <strong>per</strong> questo suo intervento che ha molto il carattere, sentito, <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

testimonianza. Le proposte che ne emergono sono chiare e interessanti, soprattutto quando<br />

l’accento è caduto sul<strong>la</strong> gestione e sul<strong>la</strong> qualità <strong>del</strong> progetto gestionale. Altro elemento di<br />

grande rilevanza è quello re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> gestione <strong>del</strong>le risorse umane, tema sul quale sarebbe<br />

importante e necessaria una riflessione all’interno <strong>del</strong>l’Amministrazione, almeno <strong>per</strong> tutti<br />

quegli aspetti che coinvolgono <strong>la</strong> valorizzazione e <strong>la</strong> gestione dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura.<br />

Interviene ora Fabio Severino, al quale abbiamo chiesto , da es<strong>per</strong>to di marketing, di sviluppare<br />

alcune riflessioni sui temi trattati da questo tavolo secondo il suo punto di vista.<br />

Fabio Severino<br />

La mia riflessione, anche in qualità di “fuori programma”, desidera essere solo un’integrazione<br />

a quanto è stato detto dai re<strong>la</strong>tori precedenti e previsti in scaletta, oltre che al<strong>la</strong> stessa<br />

struttura <strong>del</strong> convegno. Infatti vorrei spendere qualche considerazione sul tema <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione,<br />

in partico<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> disciplina <strong>del</strong> marketing.<br />

Si è par<strong>la</strong>to già di diversi argomenti aziendali, tra cui vi è stata <strong>la</strong> presentazione di alcuni dati<br />

sulle politiche di prezzo. Questi sono stati offerti come il frutto di un’analisi econometrica,<br />

quindi considerati secondo una prospettiva di minori/maggiori ricavi. Io credo sia opportuno<br />

ampliare l’orizzonte.<br />

In letteratura le politiche di prezzo sono uno degli strumenti <strong>del</strong> marketing o<strong>per</strong>ativo. Questo<br />

potrebbe spingere ad averne una visione non solo quantitativa, sul rapporto appunto costi/<br />

ricavi e sugli eventuali miglioramenti ottenibili tramite ragionamenti di tipo matematico su fasce<br />

di prezzo, capacità reddituale, mark up aziendale etc.. Per quanto oggi <strong>la</strong> prima esigenza<br />

<strong>del</strong>le istituzioni culturali sia quel<strong>la</strong> finanziaria, ovvero di aumentare i ricavi e poter sostenere i<br />

costi, sempre più <strong>per</strong>ò si trascura il valore <strong>del</strong><strong>la</strong> domanda, <strong>del</strong>l’interesse <strong>del</strong>le <strong>per</strong>sone a fruire<br />

di cultura attraverso il pagamento o meno di un biglietto. In poche parole mi sembra si pensi<br />

troppo all’offerta. Invece il mio invito ad ampliare l’orizzonte è nel senso che occuparsi di politiche<br />

di prezzo anche da una prospettiva di marketing (ma non solo naturalmente), significa<br />

dargli un valore anche qualitativo, sforzarsi di capire <strong>per</strong>ché esistono <strong>del</strong>le soglie di accesso,<br />

cosa le determinano (ciò che in marketing si identifica coll’attenzione a come l’utente <strong>per</strong>cepisca<br />

l’equivalenza: sacrificio=beneficio).<br />

Pertanto va bene avere cura <strong>del</strong><strong>la</strong> “quantità”, ovvero voler aumentare i ricavi, ridurre i costi<br />

<strong>per</strong> avere istituzioni culturali (il più <strong>del</strong>le volte pubbliche) efficienti. Ma è importante anche<br />

occuparsi di qualità, di avere sensibilità <strong>per</strong> <strong>la</strong> domanda, <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone che cercano e consumano<br />

cultura, <strong>per</strong>ché e come questo avviene o <strong>per</strong>ché no. Ovvero tenere in considerazione<br />

anche l’efficacia <strong>del</strong>l’offerta.<br />

Il marketing è una disciplina ampia, che purtroppo viene relegata alle sole tecniche di ven-<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

205


dita, oppure al<strong>la</strong> comunicazione. In realtà è entrambe le cose e molto altro ancora. La definizione<br />

ufficiale (e anche forse <strong>la</strong> più bel<strong>la</strong>) è quelle di “creazione di valore”. Se <strong>la</strong> cultura è <strong>per</strong><br />

eccellenza essa stessa “valore” (sociale, storico, artistico; <strong>per</strong> una comunità, <strong>per</strong> il territorio),<br />

credo che il marketing possa essere <strong>per</strong> <strong>la</strong> cultura uno strumento di crescita e valorizzazione.<br />

Il marketing è un insieme di tecniche utili come detto al<strong>la</strong> creazione di valore <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone,<br />

ma svolge un ruolo determinante anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua diffusione.<br />

Di nuovo l’ambito <strong>del</strong>le politiche di prezzo sono un’ottima occasione <strong>per</strong> sfruttare il marketing,<br />

attraverso il quale si può agire non solo sul prezzo in termini assoluti (abbassare o aumentare<br />

il biglietto d’ingresso), quanto sul valore <strong>per</strong>cepito dalle <strong>per</strong>sone. A tal proposito condivido <strong>la</strong><br />

scelta <strong>del</strong> FAI di non far pagare l’ingresso ai residenti <strong>del</strong> comune nel quale si trova il bene gestito.<br />

È un contributo non marginale al<strong>la</strong> creazione di identità collettiva, di inclusione sociale,<br />

di memoria storica. La scelta <strong>del</strong><strong>la</strong> gratuità deve essere il frutto di una considerazione sociologica,<br />

di opportunità di marketing (quindi anche di diffusione <strong>del</strong><strong>la</strong> conoscenza <strong>del</strong> bene),<br />

non solo gestionali (conviene o meno rinunciare ad un quantitativo di biglietti a pagamento).<br />

La sostenibilità di tale azione deve rispondere in primis a opportunità sociali (oltre che di promozione)<br />

e secondariamente al<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura dei costi attuali. Io credo che debba venire prima<br />

l’efficacia e poi l’efficienza.<br />

Mi <strong>per</strong>metto anche di aggiungere un’altra considerazione sul<strong>la</strong> visione generale <strong>del</strong> problema<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione. Purtroppo noto che si tende a par<strong>la</strong>re solo di beni monumentali, di arte<br />

antica, di oggetti storici. Nessuno sembra interessarsi al<strong>la</strong> produzione culturale contemporanea,<br />

quel<strong>la</strong> che racconta ciò che siamo oggi, partendo da chi siamo stati. La più recente<br />

letteratura si sta soffermando molto sul<strong>la</strong> soft power, ovvero sul ruolo giocato nel<strong>la</strong> geopolitica<br />

internazionale dai contenuti culturali. Sempre meno contano forza e numeri, sempre più<br />

vincono le idee. L’Italia non smette di vantarsi di possedere un patrimonio storico rilevante,<br />

tra i più rilevanti. Vero o meno che sia dal punto di vista quantitativo, purtroppo non lo è dal<br />

punto di vista qualitativo, nel senso che nel mondo <strong>la</strong> cultura italiana è associata al passato<br />

(ormai anche remoto) e non al futuro, al moderno, all’innovazione, al contemporaneo. L’arte,<br />

<strong>la</strong> cultura, <strong>la</strong> creatività cosa sono se non innovazione, visione <strong>del</strong> futuro e sua rappresentazione<br />

Lo stesso patrimonio storico, <strong>la</strong> sua tute<strong>la</strong> e conservazione, dovrebbe essere visto<br />

come un punto di partenza, non di arrivo. Io credo che sia importante dargli vita, raccontarlo<br />

come memoria storica italiana ma anche come nostra visione <strong>del</strong> futuro. Forse un buon inizio<br />

potrebbe essere quello di <strong>la</strong>sciare i sostantivi “beni, attività, patrimonio” e par<strong>la</strong>re solo di<br />

cultura, a partire dal<strong>la</strong> stessa denominazione ministeriale: Ministero <strong>del</strong><strong>la</strong> Cultura. La legis<strong>la</strong>zione<br />

e i trattati <strong>del</strong>l’Unione europea, sul<strong>la</strong> scia <strong>del</strong>l’Unesco, sintesi di es<strong>per</strong>ienza collettiva<br />

ed espressione e volontà di progresso, ci offrono una visione più ampia di cultura da cui ci<br />

potremmo <strong>la</strong>sciarci inspirare.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

Diamo ora spazio agli iscritti a par<strong>la</strong>re.<br />

Antonello De Berardinis<br />

Cercherò di essere abbastanza sintetico. Innanzitutto, io credo di essere il primo che par<strong>la</strong><br />

come dipendente <strong>del</strong> Ministero <strong>per</strong> i Beni e le Attività Culturali, dopo <strong>la</strong> dottoressa Ragni di<br />

questa mattina. Tra gli spunti <strong>del</strong><strong>la</strong> mattinata vorrei sviluppare proprio quelli suggeriti dal<strong>la</strong><br />

dottoressa Ragni. Mi <strong>per</strong>metto, poi, di fare alcune piccole osservazioni rispetto ai due in-<br />

206<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


terventi che mi hanno preceduto. Innanzitutto tute<strong>la</strong> e restauro: il restauro non può essere<br />

associato solo al<strong>la</strong> valorizzazione. Rientra, invece, a pieno titolo proprio nell’attività di tute<strong>la</strong>:<br />

<strong>per</strong> valorizzarlo si ha bisogno che il bene esista, e, se non si interviene con il restauro, <strong>per</strong>ché<br />

caso mai, dopo, non si sa come gestire il bene, finché si pensa all’uso da farne, il bene<br />

stesso de<strong>per</strong>isce e, poi, al<strong>la</strong> fine, quando si è ideato che uso farne, si corre il rischio che il<br />

bene non “esista” più. Quindi, rientra tra i compiti istituzionali <strong>del</strong> Ministero provvedere al<strong>la</strong><br />

tute<strong>la</strong> e bisogna provvedervi a prescindere, appunto in quanto Ministero <strong>per</strong> i Beni e le Attività<br />

Culturali. Per quanto riguarda, poi, il ruolo <strong>del</strong> <strong>per</strong>sonale, che è strategico, io condivido<br />

l’opinione espressa da chi mi ha preceduto. Il problema <strong>del</strong> Ministero non è tanto il contratto,<br />

il sindacato, come si è argomentato, ma <strong>la</strong> normativa e le disposizioni di qualunque tipo<br />

comunque vigenti. Le leggi <strong>del</strong>lo Stato impongono che se determinate attività vengono affidate<br />

al <strong>per</strong>sonale interno, il <strong>per</strong>sonale interno deve svolgere detti incarichi a titolo gratuito,<br />

praticamente con lo stipendio che <strong>per</strong>cepisce. Se invece si procede a stipu<strong>la</strong>re un contratto, o<br />

anche un cottimo fiduciario, <strong>per</strong> le ditte private – che possono avere senz’altro anche meno<br />

es<strong>per</strong>ienza, meno motivazione <strong>del</strong> <strong>per</strong>sonale interno- sono previsti dei compensi. Di fronte<br />

a questo assurdo (di fatto mancanza di meritocrazia di sorta), risultano costi più alti, senza<br />

contare <strong>la</strong> costrizione <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale interno tenuto a seguire le attività che vengono svolte.<br />

Per poter procedere al col<strong>la</strong>udo (ovvero il ri<strong>la</strong>scio <strong>del</strong> certificato di rego<strong>la</strong>re esecuzione) determinati<br />

errori vanno corretti strada facendo, e ne vien fuori un’insoddisfazione di fondo,<br />

paradossalmente da ambo le parti. Mi <strong>per</strong>metto, a questo punto qualche osservazione sull’attività<br />

degli Archivi, necessariamente sintetica, anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> tempistica <strong>del</strong> pomeriggio. La<br />

crisi che attraversa l’Italia presenta <strong>del</strong>le criticità notevoli, ma, paradossalmente, ha aiutato a<br />

su<strong>per</strong>are determinati steccati. L’Amministrazione Archivistica, che immagino piuttosto “misteriosa”<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> gran parte <strong>del</strong>l’uditorio, è bicefa<strong>la</strong>, cioè una parte si occupa di documentazione<br />

statale, gli Archivi di Stato, e un’altra parte si occupa di tutto il resto <strong>del</strong><strong>la</strong> documentazione,<br />

che fa capo alle Soprintendenze Archivistiche. Queste due parti erano tra di loro abbastanza<br />

iso<strong>la</strong>te. Grazie al<strong>la</strong> crisi economica degli ultimi anni, il venir meno di risorse ha reso necessario,<br />

im<strong>per</strong>ativo, fare sistema, creare re<strong>la</strong>zioni, creare col<strong>la</strong>borazioni, su<strong>per</strong>ando steccati che<br />

<strong>la</strong> penuria stessa di <strong>per</strong>sonale non consente più. Si è trattato di una situazione di fatto che<br />

gli Archivi sono stati costretti ad affrontare da subito: essendo l’elemento meno visibile <strong>del</strong><br />

Ministero dei Beni Culturali, i tagli si sono abbattuti come una mannaia essenzialmente sul<br />

settore Archivi. Una Galleria con 150.000 visitatori presenta senz’altro un appeal turistico, gli<br />

Archivi, invece, questi flussi turistici non li veico<strong>la</strong>no, non li evocano. L’Istituto dove <strong>la</strong>voro io,<br />

l’Archivio di Stato di Pesaro, annovera circa 3500 presenze l’anno nelle tre sedi. Se <strong>per</strong> un<br />

Archivio di Stato si tratta di un risultato discreto, indubbiamente, paragonato agli standard di<br />

cui si è par<strong>la</strong>to questa mattina, il dato colloca l’Istituto Archivistico pesarese molto al di sotto<br />

anche dei piccoli musei. Per citare icasticamente dei numeri, le cifre <strong>del</strong> Ministero dei Beni<br />

Culturali, l’Istituto Archivistico con maggiori visitatori è l’Archivio di Stato di Firenze, che si<br />

ferma a quota 18.377 presenze. Per quanto riguarda l’es<strong>per</strong>ienza <strong>del</strong>le Marche mi <strong>per</strong>metto<br />

di esporre un progetto in corso di realizzazione, mirante appunto a su<strong>per</strong>are gli steccati. In<br />

che senso su<strong>per</strong>are gli steccati Cercando di realizzare <strong>del</strong>le economie di sca<strong>la</strong>, abbattendo<br />

dei costi che sono comuni e che quindi vengono ripetuti in base alle varie strutture esistenti.<br />

Per <strong>la</strong> divisione cui si è fatto cenno poco fa, nelle città capoluogo di regione, si sarebbero<br />

dovuti realizzare un Archivio storico <strong>del</strong><strong>la</strong> documentazione statale, un Archivio storico <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

documentazione prodotta dal<strong>la</strong> Regione, un Archivio storico <strong>del</strong><strong>la</strong> documentazione prodotta<br />

dal<strong>la</strong> Provincia, un Archivio storico <strong>del</strong><strong>la</strong> documentazione prodotta dal Comune, nonché un<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

207


Archivio storico (eventualmente denominato “Sezione separata d’Archivio”) <strong>del</strong>le varie istituzioni<br />

che comunque su quel territorio hanno o<strong>per</strong>ato (e continuano ad o<strong>per</strong>are). Penso,<br />

<strong>per</strong> esempio, alle amministrazioni sanitarie, piuttosto che ad attività più o meno private,<br />

tipo Camera di Commercio, piuttosto che banche o imprese varie. A Urbino si è provato a<br />

realizzare un primo es<strong>per</strong>imento, chiamandolo Polo Archivistico Territoriale. L’idea <strong>del</strong> polo<br />

è appunto quel<strong>la</strong> di mettere insieme i costi base, condividendoli, e far confluire in un unico<br />

contenitore tutta <strong>la</strong> documentazione dei soggetti che decidono di aderire. Il problema di<br />

condividere il progetto, sia a livello di linee guida, sia a livello di progetto di massima, che<br />

di fase esecutiva è stato facilmente su<strong>per</strong>abile, grazie al<strong>la</strong> penuria di mezzi determinata<br />

dal<strong>la</strong> crisi in corso. Il progetto, attualmente, è in fase avanzata di realizzazione: il piccolo<br />

neo, quello che io rilevo come neo, è dal punto di vista <strong>del</strong><strong>la</strong> governance, cioè nel momento<br />

in cui si vuol pensare a questo soggetto nuovo, Polo Archivistico, dove confluiscono più soggetti<br />

produttori o detentori di documentazione, bisognerebbe anche pensare ad un board<br />

in grado di gestirlo, sia esso Consiglio d’Amministrazione, o abbia qualunque altra denominazione.<br />

Ognuno dei soggetti aderenti dovrebbe designare un proprio rappresentante, e fin<br />

qui problemi non dovrebbero esservene. I problemi vengono fuori quando si chiede ai vari<br />

soggetti di dare un contributo di natura economica e lì, dopo, ognuno cerca di <strong>la</strong>varsene<br />

le mani. Finora l’es<strong>per</strong>ienza che ho vissuto in prima <strong>per</strong>sona come Responsabile Unico <strong>del</strong><br />

Procedimento <strong>del</strong> Polo Archivistico di Urbino porta a concludere che l’aspetto finanziario è<br />

stato interamente assunto dallo Stato. Ovviamente lo Stato <strong>per</strong>segue un proprio obiettivo,<br />

quello <strong>del</strong><strong>la</strong> tute<strong>la</strong>, <strong>per</strong>ché recu<strong>per</strong>ando questa documentazione <strong>la</strong> si mette in sicurezza.<br />

Rimane il problema <strong>del</strong><strong>la</strong> sostenibilità sul lungo <strong>per</strong>iodo. I vari soggetti aderenti hanno<br />

avanzato <strong>del</strong>le obiezioni: cito, <strong>per</strong> tutte, a titolo di esempio, quel<strong>la</strong> <strong>del</strong>l’ASUR Marche zona<br />

territoriale Urbino. Il Direttore <strong>Generale</strong> <strong>del</strong>l’ASUR mi ha risposto che <strong>la</strong> mission <strong>del</strong><strong>la</strong> sua<br />

istituzione è quel<strong>la</strong> di curare i pazienti, curare i ma<strong>la</strong>ti. Stornare dei finanziamenti <strong>per</strong> occuparsi<br />

di carte, di documentazione, secondo il Direttore <strong>Generale</strong> <strong>del</strong>l’ASUR Marche zona<br />

territoriale di Urbino, era un po’ come tradire <strong>la</strong> propria mission: ovviamente di fronte a<br />

queste obiezioni, avevo pochi argomenti da opporre. Come si è riusciti ad ovviare Vista <strong>la</strong><br />

difficoltà rappresentata dal<strong>la</strong> contribuzione in danaro, si è pensato ad un tipo di contribuzione<br />

in natura, sotto forma di locazioni in comodato gratuito, sotto forma di esenzione dal<br />

pagamento <strong>del</strong><strong>la</strong> Tarsu, sotto forma di pagamento <strong>del</strong>le utenze elettriche, piuttosto che <strong>del</strong><br />

riscaldamento. Solo sul<strong>la</strong> bolletta <strong>del</strong> telefono non ce l’ho fatta, mentre sono <strong>per</strong>sino riuscito<br />

ad ottenere il pagamento <strong>del</strong><strong>la</strong> scaffa<strong>la</strong>tura occorrente. Obiettivo conseguito con questo<br />

progetto: <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> in generale <strong>del</strong> bene culturale ed un’economia di sca<strong>la</strong>.<br />

L’ultima osservazione <strong>la</strong> volevo fare sul pricing. Il pricing è <strong>per</strong> gli Archivi difficilmente proponibile:<br />

non si può chiedere di pagare un biglietto come si trattasse di un museo, <strong>per</strong>ché uno<br />

studioso può venire in Archivio anche <strong>per</strong> anni di seguito. Il pricing lo si potrebbe applicare<br />

ai servizi che gli Archivi erogano sul territorio, <strong>per</strong> esempio <strong>la</strong> custodia di beni archivistici.<br />

Data in outsourcing dai vari soggetti produttori, <strong>la</strong> custodia di beni archivistici rappresenta<br />

un costo. Queste ditte di outsourcing svolgono un <strong>la</strong>voro, e si aspettano un determinato<br />

rientro economico. L’Amministrazione Archivistica Statale potrebbe farsi pagare lo stesso<br />

<strong>per</strong> le attività che è costretta a dispiegare nell’esercizio <strong>del</strong><strong>la</strong> tute<strong>la</strong>, rientrando così, sia pur<br />

parzialmente, nelle spese.<br />

208<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Rosaria Mencarelli<br />

Ringrazio il collega <strong>per</strong> questa testimonianza di buone pratiche, dove si tenta di fare economie<br />

di sca<strong>la</strong> e fare sistema <strong>per</strong> ottimizzare <strong>la</strong> gestione e su<strong>per</strong>are le difficoltà derivanti dalle<br />

ristrettezze economiche.<br />

Renzo Remotti<br />

Direttore <strong>del</strong>l’Archivio di Stato di Asti<br />

Io mi limito solo a porre due domande in tema di valorizzazione.<br />

Per ciò che riguarda gli Archivi chiedo, se nei prossimi <strong>la</strong>vori verrà analizzato il ruolo degli<br />

Istituti archivistici, soprattutto di quelle sedi che, di fatto, sono beni monumentali. La<br />

valorizzazione in seno a questi Istituti può coinvolgere non solo i fondi archivistici in sé, ma<br />

il monumento stesso, con nuove potenzialità di offerta turistica. Presso l’Archivio di Asti, <strong>per</strong><br />

esempio, viene realizzato un concerto serale al<strong>la</strong> settimana (http://www.archiviodistatoasti.<br />

beniculturali.it ), che coinvolge molti soggetti culturali non solo a livello provinciale (comune,<br />

provincia, associazioni musicali, università etc.), che hanno <strong>per</strong>messo di rendere l’Archivio<br />

un bene di tutti. In altre parole i costi di mantenimento <strong>del</strong><strong>la</strong> sede sono stati trasformati in<br />

investimenti in termini di valorizzazione / fruizione.<br />

La seconda domanda è questa: nel<strong>la</strong> prossima politica di valorizzazione inserirete anche<br />

il principio <strong>del</strong>l’equità organizzativa Tale principio è stato analizzato molto approfonditamente<br />

nel<strong>la</strong> letteratura specialistica internazionale (e plurimis Yi Hua Hsieh (2011), Empirical<br />

study on <strong>per</strong>sonality traits, job satisfaction and reward system preferences, African Journal<br />

of Business Management, vol 5(12), pp. 4983 – 4992). Il problema <strong>del</strong>l’equità organizzativa<br />

è molto più ampio <strong>del</strong> semplice rispetto <strong>del</strong><strong>la</strong> legalità, che, ovviamente, rimane l’obbligo<br />

prioritario nel settore pubblico (artt 97 – 98 Cost). Equità significa prima di tutto sviluppare<br />

un ambiente <strong>la</strong>vorativo improntato sul benessere e sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione positiva <strong>del</strong>l’attività <strong>del</strong>l’amministrazione,<br />

in cui si agisce. Se ci sono <strong>del</strong>le situazioni, <strong>per</strong> esempio, di graduatorie<br />

concorsuali che vengono esaurite in breve tempo e altre che, ingiustificatamente, rimangono<br />

ferme <strong>per</strong> anni, ciò crea naturalmente all’interno <strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong>le criticità, che poi<br />

incidono sull’offerta culturale e sul buon andamento.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

La prima domanda ci riporta al tema più volte evocato nel corso <strong>del</strong><strong>la</strong> mattinata. quello <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

organizzazione a rete dei luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura sul territorio. In questo sal un Archivio come quello<br />

di Arti, che riveste caratteristiche di pregio monumentale oltre che di rilevanza di contenuti ha<br />

intrinseche potenzialità non solo come luogo di conservazione di documentazione, anche importante,<br />

ma anche come monumento storico di grande valore. E’ un esempio <strong>per</strong>fetto che si<br />

colloca in quelle logiche di valorizzazione <strong>del</strong> territorio e <strong>del</strong><strong>la</strong> organizzazione a rete di cui può<br />

dotarsi e <strong>del</strong><strong>la</strong> quale non mancano esempi. Questa mattina Maddalena Ragni ha accennato<br />

anche al ruolo che gli istituti <strong>del</strong> Ministero hanno sul territorio: tra questi le Direzioni regionali<br />

hanno titolo <strong>per</strong> coordinare e progettare strumenti di valorizzazione e gestione quale, ad esempio,<br />

è una rete territoriale, ove si dovrà tener conto anche di queste realtà culturali in un’ottica<br />

di valorizzazione complessiva dei luoghi e <strong>del</strong> territorio. Per quanto riguarda l’organizzazione <strong>del</strong><br />

<strong>per</strong>sonale, il tema è sicuramente più vasto e andrebbe affrontato al<strong>la</strong> presenza e con l’ausilio<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> generale competente. Grazie, chiamiamo <strong>la</strong> d.ssa Sabina Ferrari.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

209


Sabina Ferrari<br />

Soprintendente <strong>per</strong> i beni architettonici e paesaggistici <strong>per</strong> le province di Venezia,<br />

Belluno, Padova e Treviso<br />

Il Decreto legis<strong>la</strong>tivo 42/2004 nel<strong>la</strong> PARTE SECONDA, al TITOLO II – Fruizione e valorizzazione,<br />

individua tra gli Istituti e i luoghi di cultura i “complessi monumentali”, che all’art. 101,<br />

c.2, lett. f) sono descritti come “un insieme formato da una pluralità di fabbricati anche di<br />

epoche diverse, che col tempo hanno acquisito, come insieme, un’autonoma rilevanza artistica,<br />

storica o etnoantropologica”.<br />

A questa categoria di beni appartiene il “complesso monumentale” di Vil<strong>la</strong> Pisani a Stra (Ve),<br />

gestito dal<strong>la</strong> Soprintendenza <strong>per</strong> i beni architettonici e paesaggistici <strong>per</strong> le province di Venezia,<br />

Belluno, Padova e Treviso, che comprende l’omonimo Museo Nazionale e che ospita da<br />

tempo varie iniziative ed eventi culturali; <strong>per</strong> questo motivo e <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua felice ubicazione nel<br />

contesto paesaggistico <strong>del</strong><strong>la</strong> riviera <strong>del</strong> Brenta, il prestigioso complesso è meta di un pubblico<br />

sempre più numeroso. Da alcuni anni si è su<strong>per</strong>ata <strong>la</strong> soglia di centoquarantami<strong>la</strong> visitatori.<br />

Per realizzare ogni utile forma di valorizzazione e promozione <strong>del</strong>l’immagine <strong>del</strong> compendio,<br />

in attuazione dei principi normativi istituiti dal Codice, <strong>la</strong> Soprintendenza, mediante procedura<br />

di evidenza pubblica, a partire dal 2007 ha affidato in concessione <strong>la</strong> gestione di alcune attività<br />

ad una società specializzata nel<strong>la</strong> gestione dei servizi di assistenza culturale e di ospitalità<br />

<strong>per</strong> il pubblico; ciò, ha consentito di definire un programma pluriennale <strong>per</strong> l’organizzazione<br />

di numerosi eventi culturali, teso promuovere <strong>la</strong> conoscenza <strong>del</strong><strong>la</strong> Vil<strong>la</strong> nel contesto culturale<br />

veneto e nazionale.<br />

Il complesso monumentale che risale al<strong>la</strong> prima metà <strong>del</strong> Settecento si stende su una su<strong>per</strong>ficie<br />

di 11 ettari, con un <strong>per</strong>imetro esterno di circa 1500 metri ed è composto oltre che<br />

dal corpo principale <strong>del</strong><strong>la</strong> vil<strong>la</strong>, da numerosi fabbricati e padiglioni, da orangerie, peschiera,<br />

scuderie e da quattro serre, <strong>per</strong>fettamente integrati nel vasto parco che comprende il famoso<br />

<strong>la</strong>birinto di siepi di bosso, o<strong>per</strong>a <strong>del</strong> sec. XVIII <strong>del</strong>l’architetto padovano Giro<strong>la</strong>mo Frigimelica;<br />

uno dei pochi esempi europei che ha conservato il disegno originale.<br />

Per mantenere un compendio così artico<strong>la</strong>to, in uno stato conservativo decoroso, necessitano<br />

risorse economiche sufficienti a garantire i <strong>la</strong>vori <strong>per</strong>iodici di manutenzione <strong>del</strong>le architetture<br />

e <strong>del</strong>le specie arboree presenti nel parco. A tal fine, i finanziamenti assegnati al<strong>la</strong><br />

Soprintendenza con <strong>la</strong> Programmazione Ordinaria annuale <strong>per</strong> le spese di funzionamento e<br />

manutenzione sono <strong>del</strong> tutto irrisori e non consentono di soddisfare pienamente le necessità<br />

manutentive, divenute oramai inderogabili. In riferimento a tale realtà non sono adeguate<br />

nemmeno le risorse riassegnate dal MEF derivanti dai proventi <strong>per</strong> <strong>la</strong> vendita dei biglietti<br />

d’ingresso ai luoghi di cultura, dai canoni di concessione e dai corrispettivi <strong>per</strong> <strong>la</strong> riproduzione<br />

di beni culturali.<br />

A mero titolo di esempio, nel quinquennio 2007-2011, Vil<strong>la</strong> Pisani con l’omonimo Museo Nazionale<br />

ha realizzato un introito complessivo di € 1.717. 000, 00. = derivante dal<strong>la</strong> vendita di biglietti<br />

d’ingresso, canoni di concessione, vendite al book-shop; introiti che in ottem<strong>per</strong>anza <strong>del</strong>le<br />

disposizioni <strong>del</strong>l’art.110 <strong>del</strong> Dlgs 42/2004 sono stati versati nelle casse <strong>del</strong>lo Stato e dopo un<br />

lungo iter amministrativo, solo in modesta <strong>per</strong>centuale e con criteri incomprensibili sono stati<br />

riassegnati al<strong>la</strong> Soprintendenza che ha in consegna e in gestione il compendio demaniale.<br />

Sempre a titolo di esempio, nel medesimo quinquennio 2007-2011 sono stati riassegnati al<strong>la</strong><br />

Soprintendenza complessivamente € 178. 000 ,00.= .<br />

210<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Risulta evidente <strong>la</strong> sproporzione tra le somme introitate e quelle riassegnate (sebbene il quinquennio<br />

di riferimento sia stato assunto a mero titolo esemplificativo, giacchè le riassegnazioni<br />

avvengono a distanza di tempo e di norma non fanno riferimento all’anno in cui risulta<br />

l’introito).<br />

Chiedo se sia possibile proporre una modifica al Codice, all’art. 110 – Incasso e riparto dei<br />

proventi- <strong>per</strong> far si che gli introiti in questione, possano essere riassegnati annualmente nel<strong>la</strong><br />

loro totalità o almeno nel<strong>la</strong> misura non inferiore all’ 80% ai rispettivi istituti di provenienza;<br />

ciò, tenuto conto <strong>del</strong>le necessità e <strong>del</strong>le dimensioni dei singoli compendi, che, nel caso di Vil<strong>la</strong><br />

Pisani sono notevoli; in tale modo sarebbe possibile contare ogni anno su un importo idoneo<br />

a garantire almeno <strong>la</strong> costanza degli interventi di ordinaria manutenzione, come <strong>del</strong> resto è<br />

previsto al c. 3 <strong>del</strong> citato art. 110 che recita “I proventi ... sono destinati al<strong>la</strong> realizzazione degli<br />

interventi <strong>per</strong> <strong>la</strong> sicurezza e <strong>la</strong> conservazione dei luoghi medesimi ...”. Certamente i criteri<br />

che orientano il MEF a riassegnare somme irrisorie come sopra indicato, non ottem<strong>per</strong>ano<br />

pienamente a tale disposizione normativa.<br />

In alternativa si potrebbe, anziché versare gli introiti interamente nelle casse <strong>del</strong>lo Stato,<br />

commutare parte dei proventi -<strong>per</strong> esempio il corrispettivo <strong>del</strong>le somme dovute <strong>per</strong> i canoni<br />

di concessione (<strong>per</strong> importi fino ad € 10-20.000)- in <strong>la</strong>vori di manutenzione di pari importo,<br />

da far eseguire nel compendio al soggetto che ha richiesta <strong>la</strong> concessione, sotto <strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Soprintendenza o <strong>del</strong>l’istituto che ha in consegna il bene.<br />

In tal modo si potrebbe attivare una forma di concessione dove il “privato partecipa in modo<br />

attivo al restauro <strong>del</strong> bene” come ha suggerito anche il dott. Magnifico nell’intervento che mi<br />

ha preceduto.<br />

Mi sembra un’ipotesi che potrebbe condurre a risultati concreti.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

Su questo tema invito a rispondere Maddalena Ragni.<br />

Maddalena Ragni<br />

Totale e generalizzata <strong>la</strong> soluzione è una so<strong>la</strong>: quel<strong>la</strong> che si è tentata già negli anni scorsi.<br />

Intervenire sul<strong>la</strong> legge finanziaria <strong>del</strong> 2007 che ha attivato questo <strong>per</strong>verso meccanismo che<br />

riguarda non soltanto gli introiti <strong>del</strong>le concessioni, ma tutti gli introiti, il che significa, lo sottolineo<br />

<strong>per</strong>ché richiama <strong>la</strong> legge 340, anche le erogazioni liberali che confluiscono nelle casse<br />

<strong>del</strong> Ministero, tutto va ad un fondo gestito dal Ministero <strong>del</strong>l’Economia. La soluzione sarebbe<br />

semplicissima, semplicemente rimettere mano al<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> finanziaria <strong>del</strong> 2007 ed eliminare<br />

alcune leggi che sono quelle che possono determinare il rientro e <strong>la</strong> restituzione degli introiti<br />

agli istituti. Io penso che da questo colloquio <strong>la</strong> richiesta di un intervento normativo debba<br />

assolutamente derivare.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

211


Emanue<strong>la</strong> Melloni<br />

Direttore amministrativo economico finanziario coordinatore, Soprintendenza<br />

<strong>per</strong> i Beni Architettonici e paesaggistici <strong>per</strong> le province di Bologna, Modena e<br />

Reggio Emi<strong>la</strong>.<br />

Ad un osservatore non attento potrebbe sembrare che il mondo politico abbia sco<strong>per</strong>to l’importanza<br />

<strong>del</strong> patrimonio culturale italiano e <strong>del</strong><strong>la</strong> sua enorme potenzialità economica solo<br />

ora. In realtà chi si è interessato di “servizi aggiuntivi” sa bene che il fenomeno ha origini<br />

più remote, semplicemente veniva chiamato con altri nomi ed altre erano le ango<strong>la</strong>ture di<br />

osservazione.<br />

Quando agli inizi degli anni novanta l’allora ministro Ronchey ha normato <strong>la</strong> materia ricomprendo<strong>la</strong><br />

sotto il nome di servizi aggiuntivi (legge 14 gennaio 1993, n. 4) questa sembrava<br />

essere stata legiferata pensando che i beni culturali da valorizzare avessero tutti il medesimo<br />

richiamo al<strong>la</strong> stregua di Pa<strong>la</strong>zzo Pitti, gli Uffizi, il Colosseo.<br />

In questa sede ho sentito, <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta, affrontare il tema dei “piccoli numeri”, <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

necessità di individuare strumenti giuridici che consentano di valorizzare anche quei siti di<br />

minor richiamo internazionale ma altrettanto “meravigliosi” ed importanti da un punto di vista<br />

storico, artistico, demo antropologico, architettonico ed archeologico da tute<strong>la</strong>rli e conservali<br />

come “beni culturali”.<br />

In questo contesto ritengo utile riportare l’es<strong>per</strong>ienza maturata come funzionario amministrativo<br />

responsabile dei servizi aggiuntivi <strong>del</strong><strong>la</strong> Soprintendenza Archeologica <strong>del</strong>l’Emilia Romagna.<br />

La competenza <strong>del</strong><strong>la</strong> Soprintendenza Archeologica comprende l’intero territorio regionale, ad<br />

essa afferiscono quattro musei nazionali (Marzabotto, Ferrara, Sarsina, Parma) e cinque siti<br />

archeologici (Veleia, Russi, Ravenna, Marzabotto, Cattolica) a<strong>per</strong>ti al pubblico, alcuni con tassa<br />

d’ingresso altri ad ingresso gratuito. La passione <strong>per</strong> l’arte dei diversi dipendenti che negli<br />

anni si sono succeduti al<strong>la</strong> Soprintendenza ha consentito di offrire al pubblico-utente i servizi<br />

minimi di accoglienza, quali visite guidate, prenotazioni, guardaroba, vendita guide, <strong>la</strong>boratori<br />

didattici, che hanno aumentato considerevolmente il numero dei visitatori nei singoli siti.<br />

Tutto ciò consente - a noi oggi- di affermare senza incertezze l’importanza di una corretta attività<br />

di valorizzazione sia da un punto di vista di conoscenza sia in partico<strong>la</strong>re da un punto di<br />

vista di ritorno economico. Altrettanto chiaro appare che, allo stato attuale, il MiBAC non ha al<br />

suo interno né risorse umane sufficienti né idonee professionalità <strong>per</strong> far fronte direttamente<br />

al<strong>la</strong> richiesta di offerta culturale, le sole giornate <strong>del</strong> patrimonio e <strong>la</strong> settimana <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura<br />

ne sono esempio.<br />

Lo scenario normativo vigente all’epoca dei fatti era quello <strong>del</strong><strong>la</strong> legge Ronchey (legge 14 gennaio<br />

1993, n. 4) che prevedeva che i servizi aggiuntivi elencati all’art. 117 <strong>del</strong> T. U. 490/1999<br />

potessero essere realizzati (nelle forme indicate all’art. 115) o direttamente dall’amministrazione<br />

(Soprintendenza) o dati in concessione ad un soggetto privato da individuarsi, indipendentemente<br />

dal valore economico <strong>del</strong> servizio, mediante procedura di gara ad evidenza pubblica<br />

secondo l’allora vigente disciplina <strong>del</strong>l’appalto di servizi (d.lgs. 17 marzo 1995, n. 157)<br />

che prevedeva una gara con pubblicazione di bando ed a<strong>per</strong>tura a soggetti oltre che italiani<br />

appartenenti all’unione europea, <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo di 4 anni rinnovabili <strong>per</strong> ulteriori quattro.<br />

Il territorio di competenza <strong>del</strong><strong>la</strong> Soprintendenza Archeologico coincide con quello regionale,<br />

tale circostanza consente un ulteriore raffronto <strong>del</strong>l’es<strong>per</strong>ienza fatta secondo le previgenti<br />

normative con <strong>la</strong> disciplina successiva. Ove veniva originariamente previsto l’affidamento<br />

212<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


mediante una gara europea unica <strong>per</strong> tutti i siti afferenti ad una Soprintendenza oggi viene<br />

disposta una gara unica <strong>per</strong> tutti i siti <strong>del</strong><strong>la</strong> regione, a cambiare è il soggetto affidatario, prima<br />

le Soprintendenze <strong>per</strong> il territorio di propria competenza, ora le Direzioni Regionale <strong>per</strong> tutti<br />

gli istituti ad esse afferenti sul territorio regionale di competenza.<br />

La ratio <strong>del</strong><strong>la</strong> norma consisteva nel bandire una so<strong>la</strong> gare <strong>per</strong> tutti i siti di competenza indipendentemente<br />

dal<strong>la</strong> loro posizione, dimensione, importanza in termini economici, così i<br />

concorrenti, attirati dai siti “potenzialmente redditizi” si sarebbero accol<strong>la</strong>ti anche i secondi<br />

creando un circuito che aumentasse il numero di passaggi su tutti i luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura presenti<br />

sul territorio regionale.<br />

Al<strong>la</strong> Soprintendenza Archeologica <strong>del</strong>l’Emilia Romagna, ciò non ha prodotto i risultati attesi.<br />

Anzi in ben due circostanze <strong>la</strong> gara è andata deserta ponendo l’amministrazione nel<strong>la</strong> insoddisfacente<br />

posizione di mercanteggiare con i pochi o<strong>per</strong>atori presenti sul mercato locale (gli<br />

unici che potessero “non rimetterci”).<br />

Gli o<strong>per</strong>atori economici <strong>del</strong> settore non nascosero che i siti emiliani-romagnoli, alle condizioni<br />

vigenti di concessione, non sono economicamente appetibili: troppo basso il numero di visitatori<br />

e troppo alta <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale fissa sul<strong>la</strong> vendita dei biglietti di spettanza <strong>del</strong> Ministero,<br />

ma oltre a ciò viene segna<strong>la</strong>ta l’impossibilità di servire con i medesimi o<strong>per</strong>atori i diversi siti<br />

messi a gara, alcuni a distanza di oltre 150 Km l’uno dall’altro così da rendere fuori mercato<br />

il costo <strong>del</strong> <strong>per</strong>sonale da impiegare.<br />

Nell’ambito <strong>del</strong> quadro <strong>del</strong>ineato, in considerazione <strong>del</strong>le problematiche emerse si decise di<br />

provare una via completamente diversa <strong>per</strong> quanto riguardava i servizi minimi da garantire<br />

presso il Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto “P. Aria” e annessa area archeologica.<br />

Ancora una volta <strong>la</strong> Soprintendenza ricorre al più duttile e nebuloso strumento <strong>del</strong><strong>la</strong> Convenzione,<br />

fattispecie giuridicamente inesistente a cui sin dai loro albori hanno fatto spesso fatto<br />

ricorso gli Istituti <strong>per</strong>iferici <strong>del</strong> MiBAC ogni qual volta un procedimento non era procedimentalizzato<br />

dagli istituti centrali. In merito non bisogna dimenticare che il MiBAC nasce da una<br />

costo<strong>la</strong> <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Istruzione noto come “Ministero dei custodi”, dove i “servizi al pubblico”<br />

fino agli anni novanta sono <strong>la</strong>sciati al<strong>la</strong> libera iniziativa di custodi e funzionari tecnici<br />

che in nome <strong>del</strong>l’amore <strong>per</strong> l’arte hanno celebrato il patrimonio culturale nazionale (non è un<br />

caso che <strong>la</strong> legge Ronchey sorga dall’esigenza di rego<strong>la</strong>rizzare <strong>la</strong> vendita di cartoline e guide<br />

organizzata dilettantescamente dai custodi di Pa<strong>la</strong>zzo Pitti).<br />

Nel caso di specie viene stipu<strong>la</strong>to un accordo con il Dipartimento di Archeologia <strong>del</strong>l’Università<br />

degli Studi di Bologna, già tito<strong>la</strong>re di una concessione di scavi nell’area archeologica di<br />

Marzabotto, in base al quale a fronte <strong>del</strong> versamento a favore <strong>del</strong>lo Stato <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale<br />

minima di royalty e di un modesto canone annuo, i <strong>la</strong>ureandi e gli specializzandi afferenti al<br />

Dipartimento di Archeologia provvedevano in proprio a ricevere le prenotazioni ed effettuare<br />

le visite guidate presso il sito, trattenendo il restante introito.<br />

Il risultato è stato positivo. Gli studenti sono risultati molto più motivati dei precedenti o<strong>per</strong>atori<br />

che vedevano <strong>la</strong> loro attività unicamente in termini economici e quindi insoddisfatti dagli<br />

esigui guadagni, <strong>per</strong> i primi invece si è trattato <strong>del</strong><strong>la</strong> prima es<strong>per</strong>ienza nel mondo <strong>del</strong> <strong>la</strong>voro<br />

dopo gli studi e di un ottima modalità di accrescimento professionale.<br />

L’es<strong>per</strong>ienza è stata rinnovata ad ogni successiva scadenza con soddisfazione di entrambe<br />

le parti.<br />

Tuttavia l’es<strong>per</strong>ienza di Marzabotto, non è stata <strong>per</strong>seguibile nelle altre realtà emiliano-romagnole,<br />

ma ha sicuramente a<strong>per</strong>to <strong>la</strong> strada a ricercare diverse forme col<strong>la</strong>borative <strong>per</strong><br />

valorizzare i diversi luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura così detti “con passaggi minori”.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

213


Se da un <strong>la</strong>to questo ha mostrato l’esistenza di soluzioni alternative dall’altro ha evidenziato,<br />

ai funzionari <strong>per</strong>iferici impegnati in prima linea sul territorio, <strong>la</strong> carenza di un supporto normativo<br />

adeguato, il non sa<strong>per</strong>e quali strumenti siano o meno utilizzabili, che cosa è corretto.<br />

Difatti, le difficoltà di intesa con gli enti locali ed il terzo settore, non riguardano il fine comune<br />

<strong>del</strong> come valorizzazione ma l’impossibilità <strong>per</strong> il Ministero di rego<strong>la</strong>mentare giuridicamente le<br />

molteplici forme di col<strong>la</strong>borazione ideate. Un esempio di ciò si è verificato recentemente in un<br />

altro sito emiliano testimonianza <strong>del</strong><strong>la</strong> realtà dei piccoli numeri: Rupe e Castello di Canossa,<br />

località Canossa, Reggio Emilia.<br />

Si tratta <strong>del</strong> c<strong>la</strong>ssico luogo di scarsi numeri, im<strong>per</strong>vio, gelido d’inverno ed asso<strong>la</strong>to d’estate,<br />

con un solo custode in servizio, privo di tassa d’ingresso.<br />

La nomina di un Papa di origine tedesca ha risvegliato un nuovo interesse <strong>per</strong> questa s<strong>per</strong>duta<br />

Rupe, pullman di turisti hanno “assalito” i resti <strong>del</strong> Castello tanto da interessare anche<br />

gli enti locali a richiedere maggiori servizi. E’ stato stanziato un finanziamento Arcus con cui il<br />

MiBAC ha provveduto a porre in essere <strong>la</strong>vori <strong>per</strong> l’abbattimento <strong>del</strong>le barriere architettoniche<br />

e ad affidare ad un o<strong>per</strong>atore specializzato l’individuazione e <strong>la</strong> realizzazione di diversificati<br />

servizi di valorizzazione.<br />

I risultati sono stati notevoli, sia in termini di idee che di numeri di visitatori. Sono stati creati<br />

<strong>per</strong>corsi didattici stabili, strumenti multimediali hanno consentito una migliore conoscenza<br />

dei luoghi e numerosi eventi sono stati ideati e seguiti con interesse dal pubblico.<br />

Canossa è l’esempio di come una “giusta” valorizzazione crea l’evento, l’interesse e, soprattutto<br />

i visitatori e, … fa girare l’economia.<br />

Tutto ciò <strong>per</strong>ò mal si concilia con l’attuale momento economico e con il tema <strong>del</strong> convegno:<br />

nel caso di Canossa <strong>la</strong> valorizzazione ha si portato visitatori ma si è trattata di una valorizzazione<br />

“invertita” che anziché creare entrate <strong>per</strong> lo Stato ha portato uscite e, soprattutto, che<br />

oggi nel momento in cui i fondi Arcus sono terminati il MiBAC con gli strumenti vigenti, non<br />

solo, non ha possibilità di mantenere i servizi offerti, ma si vede costretta a ridurre sensibilmente<br />

i tempi di a<strong>per</strong>tura <strong>del</strong> sito.<br />

I motivi in breve: il luogo, come già detto, è di difficoltoso da raggiungere, non vi sono mezzi<br />

pubblici, durante l’inverno spesso <strong>la</strong> neve ed il ghiaccio impediscono <strong>la</strong> salita al<strong>la</strong> rupe; i costi<br />

<strong>per</strong> l’ordinaria manutenzione sono elevati e spesso risulta difficoltoso es<strong>per</strong>ire anche solo <strong>la</strong><br />

gara <strong>per</strong> il servizio di pulizie <strong>per</strong> mancanza di o<strong>per</strong>atori interessati; il <strong>per</strong>sonale di custodia è<br />

andato negli anni riducendosi fino a rimanere una so<strong>la</strong> unità e non si trova <strong>per</strong>sonale MiBAC<br />

disposto ad accettare Canossa come sede di servizio; gli enti territoriali che si sono mostrati<br />

interessati ad una fattiva col<strong>la</strong>borazione hanno dovuto rinunciare a causa <strong>del</strong>le rigide norme<br />

che rego<strong>la</strong>no le attività di valorizzazione, royalty molto alte, obbligo di emissione di biglietto<br />

statale da parte solo di <strong>per</strong>sonale statale; impossibilità di sostituzione <strong>del</strong> custode <strong>per</strong> le dovute<br />

ferie e le eventuali ma<strong>la</strong>ttie.<br />

L’es<strong>per</strong>ienza maturata non può che portarmi a condividere l’orientamento prevalente che<br />

vede un impegno crescente <strong>del</strong> Ministero nel<strong>la</strong> valorizzazione dei culturali “minori, dei piccoli<br />

numeri”, che sono comunque molti e di grande potenzialità, individuando quale soluzione di<br />

gestione ricorrere a forme di col<strong>la</strong>borazione con le amministrazioni locali e l’associazionismo<br />

<strong>del</strong> terzo settore. Tuttavia, come funzionario, non riesco a smettere di interrogarmi se, <strong>per</strong><br />

realtà come quelle descritte, anziché ricorrere ad un o<strong>per</strong>atore economico esterno o se non<br />

a questo ad un’altra amministrazione pubblica, non sia più opportuno, efficace, efficiente,<br />

economico, potenziare le risorse umane <strong>del</strong> MiBAC che comunque si sono sempre dimostrate<br />

le più es<strong>per</strong>te e competenti in materia di beni culturali <strong>del</strong> patrimonio nazionale.<br />

214<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Rosaria Mencarelli<br />

Condividiamo tutte le argomentazioni portate da Emanue<strong>la</strong> Melloni: sicuramente le risorse<br />

umane interne all’Amministrazione vanno valorizzate, <strong>per</strong> quanto possibile. Tuttavia bisognerà<br />

presto fare anche i conti con il progressivo assottigliamento degli organici e quindi<br />

valutare soluzioni alternative funzionali e praticabili. Anche questa mattina si è par<strong>la</strong>to <strong>del</strong><br />

volontariato e <strong>del</strong> ruolo che potrebbe rivestire nel<strong>la</strong> gestione di tante realtà culturali che <strong>per</strong><br />

ubicazione e dimensione corrispondono alle casistiche ora illustrate. Quanto alle politiche<br />

occupazionali è evidente che queste vanno considerate all’interno di un quadro nazionale. In<br />

un momento di profonda crisi <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>la</strong>voro, ritengo che il dato rilevante sia quello<br />

di creare posti di <strong>la</strong>voro, che non necessariamente deve significare <strong>per</strong>sonale direttamente<br />

assunto dal<strong>la</strong> Amministrazione.<br />

Rossel<strong>la</strong> Fabiani<br />

Direttore <strong>del</strong> Museo Storico <strong>del</strong> Castello di Miramare, Trieste<br />

Grazie. Sono Rossel<strong>la</strong> Fabiani, direttore <strong>del</strong> Museo Storico <strong>del</strong> Castello di Miramare, Trieste.<br />

Vorrei richiamare l’attenzione sul tema <strong>del</strong>le gratuità negli ingressi nei musei statali. Fermo<br />

restando l’attuale direttiva <strong>del</strong><strong>la</strong> gratuità sotto i 18 anni di età, ritengo sia necessario modificare<br />

<strong>la</strong> gratuità sopra i 65 anni di età poiché molti visitatori sia italiani sia UE appartengono<br />

a quel<strong>la</strong> fascia di età. Un costo ridotto, anche a un euro, credo dia comunque <strong>la</strong> possibilità di<br />

avvicinare tutto il pubblico al bene, ma con un contributo, <strong>per</strong> non sminuire l’importanza e il<br />

valore <strong>del</strong> patrimonio culturale.<br />

Questa opinione è condivisa da molto pubblico ed è stata testata nelle risposte in un recente<br />

questionario distribuito tra il pubblico.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

Il tema <strong>del</strong> pricing è molto sentito dai colleghi e anche Rossel<strong>la</strong> Fabiani ce ne da testimonianza.<br />

Come abbiamo visto dal<strong>la</strong> illustrazione che ce ne ha fatto Alessandro Hinna, il <strong>la</strong>voro è<br />

ancora in fieri; tra i vari step di <strong>la</strong>voro è prevista anche una fase di ascolto e coinvolgimento<br />

<strong>del</strong>le Direzioni generali competenti <strong>per</strong> materia e degli Istituti <strong>per</strong>iferici.<br />

Sandrina Bandera<br />

Soprintendente <strong>per</strong> i beni artistici sotrici ed etnoantropologici <strong>per</strong> le province<br />

di Mi<strong>la</strong>no, Bergamo, Cmo Leccom Lodi, Monza, Pavia, Sondrio, e Varese<br />

La risorsa di musei<br />

Non vi è niente di più falso <strong>del</strong> mito accreditato nell’opinione pubblica <strong>del</strong> concetto di museo<br />

come qualcosa di statico. Il museo non è il luogo <strong>del</strong> sa<strong>per</strong>e acquisito, ma il luogo <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>per</strong>enne<br />

e continua acquisizione <strong>del</strong> sa<strong>per</strong>e, come i restauri, le conferenze, i servizi educativi. Se ne<br />

deduce quindi che <strong>la</strong> caratteristica tipica dei musei è di essere in grado di adattarsi al mutare<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> cultura e al mutare <strong>del</strong>l’idea <strong>del</strong> bello. Pur mantenendo inalterate le proprie collezioni, il<br />

museo infatti si esprime attraverso un variare continuo di comunicazioni, corrispondenti agli<br />

allestimenti, agli accostamenti tra le varie o<strong>per</strong>e esposte, ai servizi <strong>per</strong> il pubblico, al<strong>la</strong> crea-<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

215


zione di nuove reti anche in re<strong>la</strong>zione ai modi sempre differenti con cui l’idea di bello viene<br />

appresentata e <strong>per</strong>cepita nel corso <strong>del</strong><strong>la</strong> storia.Per quanto possa sembrare assurdo, fermo<br />

restando che un museo si c<strong>la</strong>ssificato in base alle proprie collezioni, al<strong>la</strong> loro qualità e al<strong>la</strong> loro<br />

rarità, esso è <strong>per</strong>cepito dal pubblico come “servizio”. In tale accezione è ovvio che il valore<br />

centrale di un museo deve essere “il pubblico”. Ciò implica anche un’attenzione a veri aspetti<br />

pratici, dall’ampliamento degli orari alle a<strong>per</strong>ture gratuite, alle serate speciali. Nel<strong>la</strong> moderna<br />

accezione <strong>del</strong> museo oggi più che mai l’architettura ha un ruolo fondamentale: sia l’architettura,<br />

intesa come struttura, sia come contesto ambientale (luce e spazio), sia come allestimento.<br />

Il pubblico visita un museo anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua architettura. Questa centralità costituisce<br />

forse <strong>la</strong> materia più affascianate <strong>del</strong><strong>la</strong> moderna museografia, fin dal suo nascere, cioè dai<br />

tempi in cui tra il 1802 e il 1814 Vivant Denon, Directeur Général des Musées, progettò <strong>la</strong><br />

Galerie Napoléon e risistemò <strong>la</strong> Grande Galerie e le ali <strong>del</strong><strong>la</strong> Cour Carrée <strong>del</strong> nuovo museo <strong>del</strong><br />

Louvre (Francis Haskell, La nascita <strong>del</strong>le mostre. I dipinti degli antichi maestri e l’origine <strong>del</strong>le<br />

esposizioni d’arte, Yale University 2000, ed. it. Mi<strong>la</strong>no 2008, p. 60-62). Ma al di là di tutto il<br />

Museo è fondamentalmente un luogo di civilizzazione, questa è <strong>la</strong> sua vera missione.<br />

I musei, come abbiamo visto sono luoghi profondamente diversi almeno <strong>per</strong> dimensione, <strong>per</strong><br />

storia, <strong>per</strong> specializzazione <strong>del</strong>le raccolte in essi contenute, <strong>per</strong> proprietà, <strong>per</strong> localizzazione,<br />

<strong>per</strong> tipo di pubblico.<br />

Questo è vero anche quando si vuole par<strong>la</strong>re di valorizzazione dei musei, altro concetto che<br />

necessita qualche precisazione. <strong>Valorizzazione</strong> è infatti l’azione e il risultato <strong>del</strong> valorizzare,<br />

cioè <strong>del</strong> conferire maggior valore o il mettere a frutto il valore di qualcosa. Anche questa è<br />

evidentemente una definizione di carattere generale che non può tenere conto <strong>del</strong>le diverse<br />

specie di valorizzazioni che si possono avere o ricercare, il che impedisce anche qui affrettate<br />

generalizzazioni. Nel caso dei musei, seppure con <strong>la</strong> già rilevata premessa sul<strong>la</strong> loro disomogeneità,<br />

è opportuno par<strong>la</strong>re almeno di tre tipi di valorizzazione possibili.<br />

Il primo ha carattere storico, scientifico e artistico inteso di <strong>per</strong> sé. Un museo si valorizza<br />

quando, attraverso le analisi condotte sugli oggetti in esso contenuti, i risultati degli studi e <strong>la</strong><br />

comunicazione di questi al<strong>la</strong> comunità scientifica e all’opinione pubblica aggiungono valore<br />

al<strong>la</strong> conoscenza che si aveva in precedenza. <strong>Valorizzazione</strong> è allora un contributo al progresso<br />

nel<strong>la</strong> fascia alta <strong>del</strong><strong>la</strong> conoscenza storica, scientifica e artistica.<br />

Il secondo tipo di valorizzazione riguarda invece il contributo che i musei possono dare al<strong>la</strong><br />

fascia media e bassa <strong>del</strong><strong>la</strong> conoscenza storica, scientifica e artistica attirando <strong>per</strong>sone che,<br />

nelle visite, acquisiscono nozioni, informazioni, sensazioni, curiosità e, in questo modo arricchiscono<br />

<strong>la</strong> loro cultura.<br />

Il terzo tipo di valorizzazione è prettamente economico, <strong>per</strong>altro strettamente collegato agli<br />

altri due tipi finora esaminati. Attraverso <strong>la</strong> maggiore notorietà acquisita nel mondo <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

conoscenza storica, scientifica e artistica e <strong>la</strong> conseguente maggiore capacità – ovviamente<br />

a parità di altre condizioni – di attrarre visitatori, un museo può essere valorizzato in termini<br />

economici e può essere strumento di valorizzazione economica sua propria e <strong>del</strong> territorio in<br />

cui è inserito.<br />

Qui si può aprire una parentesi sulle interre<strong>la</strong>zioni economiche esistenti fra il turismo e i beni<br />

ambientali, artistici e culturali, fra i quali sono evidentemente compresi anche i musei.<br />

Questi problemi sono partico<strong>la</strong>rmente <strong>del</strong>icati nel presente momento storico, poiché si rileva<br />

che l’andamento <strong>del</strong>le presenze di visitatori nei principali musei e siti archeologici statali italiani<br />

sta mostrando segnali di rallentamento che sembrano destinati a <strong>per</strong>durare. Il fenomeno<br />

è preoccupante <strong>per</strong>ché questi importanti veicoli di arricchimento culturale costituiscono un<br />

216<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


elemento imprescindibile <strong>del</strong>lo sviluppo economico e sociale <strong>del</strong> paese. Occorre quindi fare di<br />

tutto <strong>per</strong> cercare di invertire <strong>la</strong> tendenza al quale proposito è necessario capirne se si tratti di<br />

un decremento di natura congiunturale o strutturale. Se <strong>per</strong>ò il calo dei visitatori fosse legato<br />

a motivi strutturali, come ritengo , il dato andrebbe ricondotto ad uno scol<strong>la</strong>mento fra offerta<br />

e domanda nel settore museale.<br />

In partico<strong>la</strong>re, l’offerta potrebbe essere diventata almeno in parte obsoleta, terrebbe sempre<br />

meno conto <strong>del</strong>le esigenze di un pubblico il cui gusto si evolve rapidamente come si evolve <strong>la</strong><br />

società che lo esprime, continuerebbe a privilegiare l’aspetto conservativo rispetto a quello<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione di ciò che è custodito nei musei e nei siti archeologici, non proporrebbe incentivi<br />

al<strong>la</strong> visita, <strong>per</strong> <strong>la</strong> quale si continuano a pagare diritti di entrata consistenti e così via.<br />

Non è <strong>del</strong> resto casuale che, in controtendenza rispetto alle mete che registrano disaffezione<br />

<strong>del</strong> pubblico, ce ne siano altre che vedono un incremento dei flussi di visitatori. Si tratta di<br />

spazi nuovi, costruiti ed allestiti ad hoc, ben equilibrati rispetto ai rapporti fra tesori esposti e<br />

servizi specificamente organizzati <strong>per</strong> meglio apprezzarli, molto orientati al fruitore.<br />

Un altro mito che deve essere ridimensionato è quello riguardante il maggior contributo che<br />

i musei potrebbero ricavare dai privati specie se esso fosse trattato in modo più favorevole.<br />

Anche qui si fanno solitamente comparazioni a livello internazionale nelle quali <strong>la</strong> situazione<br />

italiana è quasi sempre <strong>per</strong>dente. In partico<strong>la</strong>re, il punto di riferimento è rappresentato ovviamente<br />

dai musei americani che vedono maggiormente protagonisti i privati e che possono<br />

beneficiare di generosissime donazioni da parte di <strong>per</strong>sone fisiche e di importanti contributi<br />

da parte <strong>del</strong>le imprese. Tutto ciò è possibile <strong>per</strong>ché il regime fiscale <strong>del</strong>le donazioni e <strong>del</strong>le<br />

sponsorizzazioni è partico<strong>la</strong>rmente favorevole.<br />

Se si vogliono ottenere risultati consistenti pure sul piano <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione economica<br />

è indubbio che l’organico dei musei dovrà comprendere accanto al direttore anche es<strong>per</strong>ti<br />

nel campo manageriale, economico <strong>del</strong> recu<strong>per</strong>o finanziamenti, <strong>del</strong><strong>la</strong> comunicazione e <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

creazione di reti ( A.M. Visser, F. Donato, Il museo oltre <strong>la</strong> crisi. Dialogo tra museologia e management,<br />

Mi<strong>la</strong>no 2010). Così come è necessario che <strong>la</strong> gestione <strong>del</strong>le risorse umane tenga<br />

conto <strong>del</strong><strong>la</strong> necessità di una continua formazione degli addetti ai musei e specialmente di<br />

coloro che sono a contatto con il pubblico dei visitatori.<br />

Quasi tutti i musei eccellono nei contenuti, ma risultano tuttavia ancora poco orientati a soddisfare<br />

il pubblico contemporaneo che richiede anche servizi e prodotti che consentano di migliorare,<br />

rendere più piacevole e coinvolgente <strong>la</strong> visita, come <strong>la</strong> nursery o come il guardaroba,<br />

o le didascalie, l’apparato educativo e le dotazioni informatiche.<br />

In questo momento di crisi economica , e di responsabilità <strong>per</strong> il futuro, in questo anno che<br />

ha celebrato con entusiasmo il 150° anniversario <strong>del</strong>l’unità d’Italia, i musei devono essere<br />

considerati non solo luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> memoria, ma <strong>del</strong><strong>la</strong> rinascita in una prospettiva di sobrietà e<br />

di scelte ocu<strong>la</strong>te <strong>per</strong> un nuovo lievito basato sul<strong>la</strong> cultura, sul<strong>la</strong> conoscenza, sul<strong>la</strong> creatività,<br />

su un intelligente turismo che unisca luoghi d’arte e territorio<br />

La vera redditività di un museo, <strong>per</strong> usare le parole di Salvatore Settis (Battaglie senza eroi.<br />

I beni culturali tra istituzioni e profitto, Mi<strong>la</strong>no, 2005, in partico<strong>la</strong>re pp.49-105), in realtà non<br />

è dagli introiti dei biglietti, e probabilmente solo in parte dall’indotto che esso genera, bensì<br />

in un senso di appartenenza che incide a fondo sul<strong>la</strong> qualità <strong>del</strong><strong>la</strong> vita, e quindi anche sul<strong>la</strong><br />

produttività <strong>del</strong><strong>la</strong> società nel suo insieme.<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

217


Rosaria Mencarelli<br />

Ringraziamo Sandrina Bandera <strong>per</strong>ché ha posto l’accento ancora una volta sul problema, ormai<br />

grave, <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione finanziaria degli introiti, che oggi penalizza <strong>la</strong> possibilità di incamerare<br />

e di gestire a seconda <strong>del</strong>le necessità <strong>del</strong> luogo gli introiti aggiuntivi che possono derivare<br />

al museo. Su questo anche Maddalena Ragni è stata molto esplicita. La <strong>Direzione</strong> <strong>Generale</strong><br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> valorizzazione, <strong>per</strong> parte sua, si impegna a farsi interprete di questa necessità affinché<br />

anche a livello politico venga colta al più presto questa urgenza, che appare generalizzata.<br />

Anche questo, comunque, è uno dei punti che entreranno nello studio <strong>del</strong> sistema di pricing.<br />

Car<strong>la</strong> Camil<strong>la</strong> Cattaneo<br />

Direttore Amministrativo <strong>del</strong><strong>la</strong> Soprintendenza <strong>per</strong> i Beni Storici Artistici ed<br />

Etnoantropologici <strong>del</strong>le province di Mi<strong>la</strong>no Bergamo Como Lecco Lodi Monza<br />

e Brianza Pavia Sondrio Varese<br />

Per affrontare il difficile rapporto che un ente culturale possiede con il territorio nel quale si<br />

sviluppa (definitivamente “distretto culturale” e “distretto turistico”) pongo due distinte argomentazioni,<br />

rifacendomi anche al caso <strong>del</strong><strong>la</strong> Soprintendenza <strong>per</strong> i Beni Storici Artistici di<br />

Mi<strong>la</strong>no/ Pinacoteca di Brera.<br />

1. Il pa<strong>la</strong>zzo di Brera è oggi considerato un grande ed importante polo culturale <strong>del</strong><strong>la</strong> città<br />

di Mi<strong>la</strong>no, grazie al<strong>la</strong> presenza al suo interno di rilevanti enti culturali e scientifici (Soprintendenza<br />

precedentemente citata, l’Accademia di Brera, <strong>la</strong> Biblioteca braidense, l’Istituto<br />

lombardo di Scienze e Lettere, l’Osservatorio astronomico, Orto botanico).<br />

Quando un turista decide di visitare il pa<strong>la</strong>zzo di Brera è quindi portato a considerare di<br />

interesse non solo il singolo ente (come nel nostro caso <strong>la</strong> Pinacoteca di Brera), ma l’intero<br />

complesso braidense. Inoltre, legato a questo, spesso, incuriosisce anche il rapporto che il<br />

pa<strong>la</strong>zzo ha con il quartiere di Brera (storia, edifici, bar storici, ed anche ristoranti, negozi...)<br />

e con il territorio lombardo dal quale provengono le o<strong>per</strong>e oggi esposte.<br />

Credo quindi che sia indispensabile cominciare a considerare <strong>la</strong> possibilità che <strong>la</strong> conoscenza<br />

dei poli culturali possa e debba implicare <strong>la</strong> necessità di far coincidere il concetto<br />

di distretto culturale con quello turistico. Preciso che: mentre il distretto culturale nasce<br />

dall’alto e va verso il basso, quello turistico nasce dal basso <strong>per</strong> andare verso l’alto. E’ quindi<br />

indispensabile che i due distretti si incontrino a metà strada così da offrire ai visitatori il<br />

miglior servizio e <strong>la</strong> migliore conoscenza possibile.<br />

Chiedo quindi se, parte dei problemi legati al turismo che dobbiamo affrontare oggi, non<br />

possano essere risolti su tutto il territorio nazionale sotto l’aspetto dei rapporti territoriali.<br />

2. Uno dei principali problemi che attanaglia i luoghi <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura italiana ed anche <strong>la</strong> Pinacoteca<br />

di Brera è, soprattutto in questi ultimi decenni, il disinteresse che alcuni gruppi sociali<br />

e alcune intere generazioni mostrano nei loro confronti.<br />

Il Ministero, <strong>per</strong> conoscere i motivi che ne stanno al<strong>la</strong> base, ha autorizzato numerose indagini<br />

di mercato. Faccio notare, <strong>per</strong>ò, che spesso queste sono state svolte solo all’interno<br />

dei luoghi di cultura (musei, gallerie, biblioteche) e quindi rivolgendosi soltanto a chi ha già<br />

risposto alle offerte degli Enti.<br />

Reputo di vitale importanza <strong>per</strong> gli enti culturali, svolgere le stesse indagini anche in luoghi<br />

differente, come presso scuole, università, ma anche discoteche, centri commerciali, bar,<br />

così da ottenere un’immagine più realistica <strong>del</strong>l’intera società (nessuno escluso).<br />

218<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Rosaria Mencarelli<br />

Cultura e turismo sono un binomio ormai consolidato. Quindi non direi che possa farsi una<br />

differenziazione concetto di distretto turistico e distretto culturale. Un territorio si qualifica <strong>per</strong><br />

le “vocazioni” che meglio lo rappresentano e che costituiscono gli aspetti <strong>del</strong><strong>la</strong> sua identità.<br />

Quanto alle indagini sui pubblici, soprattutto quello giovanile, o quello che oggi chiamiamo il<br />

“non pubblico”, se ne sta occupando in questo momento il Tavolo dedicato al tema <strong>del</strong>l’Es<strong>per</strong>ienza,<br />

coordinato da Erminia Sciacchitano.<br />

Emilio Izzo<br />

Coordinatore <strong>del</strong>le Attività di Promozione, Comunicazione e <strong>Valorizzazione</strong> -<br />

<strong>Direzione</strong> Beni Culturali e Paesaggistici <strong>del</strong> Molise<br />

Ma quale <strong>Valorizzazione</strong>!<br />

Capisco i vostri tempi ma capisco anche i miei. Avendo pazientato da stamattina non farò<br />

domande <strong>per</strong>ché non voglio risposte; di risposte, insipide e spesso senza senso o addirittura<br />

ai limiti <strong>del</strong><strong>la</strong> provocazione, ne ho avute in oltre trent’anni di amministrazione, <strong>per</strong>ciò farò solo<br />

alcune considerazioni. Visto che questo è un primo colloquio che arriva dopo quarant’anni,<br />

immaginavo che <strong>la</strong> prima azione da compiere sarebbe dovuta essere quel<strong>la</strong> di far par<strong>la</strong>re i<br />

convenuti, gli invitati e, solo in un secondo momento, di far prendere <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> alle vedette<br />

dal<strong>la</strong> passerel<strong>la</strong>. Evidentemente si è voluto seguire il criterio solito, quindi sarà pure “commovente”<br />

questo tentativo di organizzare qualcosa di nuovo ma <strong>la</strong> verità è che non serve a<br />

niente. Allora, visto che purtroppo un intervento preciso non si può fare, in considerazione dei<br />

tempi che mi si danno (praticamente uguali a zero) e di quello che rimane <strong>per</strong> finire i <strong>la</strong>vori,<br />

da bravo alunno ho preso appunti su quelli che sono stati i precedenti, prolissi e ripetitivi<br />

interventi (che io ascolto da 30 anni) da parte di <strong>per</strong>sone che ruotano all’interno di questa<br />

amministrazione (e che trovano sempre un posto giusto e al sole) e che, oggi, utilizzano il<br />

salvagente di una crisi internazionale che sta tirando tutti giù, pur di giustificare il mancato<br />

investimento di risorse nel<strong>la</strong> cultura da parte di questo governo, continuando a sostenerlo <strong>per</strong><br />

garantire se stessi. Si dimentica volutamente, così, innanzitutto, che i vari dirigenti che vagano<br />

da una direzione all’altra sono sempre gli stessi (una posizione a prescindere e ad ogni<br />

costo), spesso impreparati, incapaci di affrontare situazioni <strong>del</strong>icate o conge<strong>la</strong>te ad arte dai<br />

soggetti politici e quindi secondo me, assoggettati e assolutamente partecipi <strong>del</strong><strong>la</strong> gestione<br />

catastrofica <strong>del</strong> nostro Ministero. Ecco <strong>per</strong>ché doveva accadere il contrario: dopo 30, 40 anni<br />

il colloquio, lo dice <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> stessa, evidentemente doveva essere fatto con chi nel territorio<br />

ci ha buttato sangue, salute e veleno; <strong>per</strong>ché ogni giorno è veleno. Allora, visto come si hanno<br />

a cuore le problematiche <strong>del</strong> territorio in considerazione <strong>del</strong> tempo messomi a disposizione,<br />

cominciamo pure. Le norme su quello che è il concetto di valorizzazione le conosciamo tutti.<br />

È inimmaginabile pensare che siamo stati convocati qui <strong>per</strong> oggi <strong>per</strong>ché non informati in una<br />

materia che ognuno di noi pratica ed applica al territorio da 30, 40 anni e dunque <strong>per</strong>ché, <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> prima volta, ci illuminaste sul<strong>la</strong> valorizzazione e i suoi strumenti. Detto questo, passiamo<br />

agli appunti, partendo dal Direttore <strong>Generale</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Valorizzazione</strong>. Certo è una direzione che<br />

con ogni probabilità aveva un senso all’atto <strong>del</strong>l’istituzione, un motivo di esistere, ma se questa<br />

direzione avesse con umiltà e rispetto dato continuità a quel<strong>la</strong> che era stata l’o<strong>per</strong>atività<br />

<strong>del</strong> Ministero con le <strong>per</strong>sone interne e, in modo partico<strong>la</strong>re, con quelle sul territorio… Non<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

219


mi pare che in 30 anni e anche più, non ci sia stata attività di comunicazione, promozione e<br />

valorizzazione; c’è stata e ci sono stati anche importanti e significativi appuntamenti con successi<br />

oggettivi. Ne vorrei ricordare uno <strong>per</strong> tutti, poiché esso è stato (come aberrante prassi di<br />

avvicendamento vuole) sistematicamente bloccato e censurato dal<strong>la</strong> nuova dirigenza ed era<br />

l’unica idea innovativa che metteva in rapporto, <strong>per</strong> rifarmi ad un concetto sottolineato in questa<br />

sa<strong>la</strong>, il Ministero e le istituzioni sul territorio. Questo concetto ritorna sempre più spesso;<br />

noi <strong>per</strong> anni siamo stati quelli che con <strong>la</strong> “puzza sotto al naso”, abbiamo sempre allontanato<br />

tutti i soggetti, le istituzioni e gli enti sul territorio in quanto ci ritenevamo gli unici tito<strong>la</strong>ti al<strong>la</strong><br />

cultura! Giammai rapporti col territorio! I tecnici, archeologi in testa, hanno sempre schifato<br />

interferenze ignoranti! Oggi invece che servono aiuti, banalmente i soldi, e vai con il tormentone<br />

dei rapporti col territorio! E non è detto che non si accettano consigli e col<strong>la</strong>borazioni, cosa<br />

non si farebbe pur di essere sempre sul piedistallo! Ci vanno bene anche le pro-loco, da sempre<br />

considerate con disprezzo, organizzatrici di sagre <strong>del</strong><strong>la</strong> frittata o <strong>del</strong><strong>la</strong> porchetta. Basta<br />

che ci danno soldi e visibilità! Che squallore! Detto questo, comunque, <strong>per</strong> ritornare all’appuntamento<br />

annul<strong>la</strong>to, mi riferivo a “Cultura a Porte A<strong>per</strong>te”, uno dei progetti innovativi di questo<br />

Ministero, partito con alcune regioni, doveva poi essere esteso a tutte le altre regioni d’Italia<br />

ed invece è stato miseramente bloccato. Peccato <strong>per</strong>ché era un buon inizio, <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta<br />

una serie di associazioni ambientaliste e culturali aveva <strong>la</strong> reale <strong>per</strong>cezione di poter interagire,<br />

suggerire, indicare, vivere concretamente i problemi <strong>del</strong> settore. E lo stavano facendo<br />

con viva partecipazione e bene. E pensare che il direttore preposto a questa nuova unità,<br />

Resca, questa mattina, piuttosto che fare anche una sorta di mea culpa, ci ha sottolineato<br />

che <strong>la</strong> Cina ci ricorda che noi siamo un Paese a forte risorsa culturale… e meno male che ce<br />

lo ricorda <strong>la</strong> Cina, visto noi lo abbiamo proprio dimenticato! Ma se i cinesi lo sottolineano <strong>per</strong><br />

evidenti interessi economici legati al settore, noi abbiamo poco da sorridere, noi che il Paese<br />

Italia, cantato dai viaggiatori e scrittori <strong>del</strong>l’800, lo abbiamo devastato. Ora, sempre in considerazione<br />

<strong>del</strong>l’esiguo (!) tempo, prenderei in esame, giusto scorrendoli, un punto <strong>per</strong> ognuno<br />

di quelli che hanno par<strong>la</strong>to. C’è stato chi, come il Segretario generale Cecchi, ci ha par<strong>la</strong>to di<br />

sistema tute<strong>la</strong>; qui lo diciamo ancora una volta, oggi noi siamo qui a par<strong>la</strong>re di valorizzazione<br />

di un sistema culturale che non ha tute<strong>la</strong>, quindi che cosa dobbiamo valorizzare Un sistema<br />

non più esistente. Ma il Segretario ci ha anche detto che non sa a cosa può servire il posto<br />

che lui occupa, figuriamoci noi! Questo anche <strong>per</strong> ribadire il concetto di cui sopra, se servi o se<br />

non servi non ha importanza, a prescindere ci stai <strong>per</strong> una certa convenienza, <strong>per</strong> certi equilibri!<br />

Poi abbiamo ascoltato Caligiuri o qualcosa <strong>del</strong> genere (nell’attesa <strong>del</strong>l’intervento sono<br />

invecchiato, <strong>per</strong> fortuna ci sono gli occhiali <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> vista non aumenta proporzionalmente<br />

all’età), con quel<strong>la</strong> sua battuta su Colombo che viaggiava a spese <strong>del</strong>lo stato, certamente<br />

non quello italiano che quanto a lungimiranza… Recchia dice che tutti i sistemi a democrazia<br />

occidentale sono in qualche modo in decadenza, io aggiungo, <strong>per</strong>ò, i sistemi globalizzati, ma<br />

chi l’ha voluta ‘sta globalizzazione Qualcuno ne risponda, io, da no global, certamente no.<br />

Ma forse sarebbe stato meglio <strong>per</strong> <strong>la</strong> bril<strong>la</strong>nte direttrice rammentarci come un’organizzazione<br />

ministeriale <strong>la</strong> fai e poi <strong>la</strong> sfasci in un attimo, di come questo ministero istituisce una <strong>Direzione</strong><br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>Valorizzazione</strong> salvo poi rimangiarsi i propri compiti. Come quel<strong>la</strong> volta, non lontana<br />

nel tempo, in cui un Direttore regionale, senza fare nomi, quello <strong>del</strong> Molise, disconoscendo<br />

tale settore, diceva che <strong>la</strong> valorizzazione non l’avrebbe fatta, poiché, sapeva lui cosa fare<br />

e <strong>la</strong> dott.ssa Recchia incalzata dal sottoscritto, candidamente rispondeva che i dirigenti sul<br />

territorio fanno quello che meglio credono! E allora di cosa parliamo, eliminiamo una <strong>Direzione</strong><br />

<strong>Generale</strong> in quanto generale solo di se stessa! Questo è realmente il paese di Pulcinel<strong>la</strong>!<br />

220<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Mi incalzate sui tempi dopo solo alcuni secondi, lo so, vi capisco, <strong>per</strong>ò sono cose che vanno<br />

appuntate a chi non ha previsto un’organizzazione adeguata ad un’oceanica partecipazione<br />

da parte di chi, sul territorio, evidentemente represso e inascoltato da anni, nutriva legittime<br />

aspettative. Praticamente ci date trenta secondi <strong>per</strong> dire, o meglio non dire, allora <strong>per</strong>ché non<br />

mandarvi <strong>per</strong> email le considerazioni, e sarebbe stata <strong>la</strong> stessa cosa, anzi meglio, così veniva<br />

smascherato il tentativo di far passare un’informazione <strong>per</strong> una comunicazione! Questo è il<br />

momento, par<strong>la</strong>te con il territorio, confrontatevi, rinunciate a volgari passerelle!<br />

Guido dichiara che le risultanze <strong>del</strong>le Commissioni di Studio che di volta in volta si istituiscono<br />

ci devono dire quali sono i sistemi, come funzionano, i criteri, le criticità ecc. e invece,<br />

sistematicamente, vanno a finire nei cassetti, non servono a niente. Non è vero, servono a far<br />

incamerare qualcosa a chi evidentemente è stato commissionato lo studio e a chi glielo ha<br />

commissionato! Nel<strong>la</strong> rotazione dei nostri vari dirigenti c’è una cosa che non si ricorda mai,<br />

una cosa molto importante che voglio dire e poi chiudo: non mi pare che valutando le difficoltà<br />

che il sistema Paese ha, un dirigente che firma un contratto abbia mai detto “io con questi<br />

fondi, con queste risorse, con questi sistemi non ci posso stare quindi rimetto il mandato”. Lo<br />

avete mai visto Non ricordo un soprintendente, specialmente di questi tempi che non abbia<br />

fatto ricorso a <strong>la</strong>menti sul<strong>la</strong> mancanza di fondi e sull’impossibilità di gestire i settori di appartenenza.<br />

Ricordo invece benissimo, anche in questo caso, di come si sono sempre prese le<br />

dovute distanze dalle parti sociali sul<strong>la</strong> gestione <strong>del</strong> Bene e <strong>del</strong> <strong>per</strong>sonale e di come, invece<br />

adesso, ogni sindacato è buono <strong>per</strong> veico<strong>la</strong>re i propri disagi. No. Passiamo ad una <strong>del</strong>le cose<br />

riferiteci dal<strong>la</strong> Ragni che par<strong>la</strong>va di crescere non solo nel numero dei potenziali utenti ma<br />

nel<strong>la</strong> fi<strong>del</strong>izzazione. Io vorrei ricordare a me stesso, poi magari sbaglierò, che <strong>la</strong> cultura nel<br />

nostro ordinamento, come prevede <strong>la</strong> nostra carta costituzionale è fondamento <strong>del</strong>lo stato<br />

italiano e noi, in quanto Ministero dei Beni Culturali, siamo <strong>per</strong> una cultura garantita anche<br />

nei confronti di una so<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona. Non ci interessa il numero, o meglio ci interessa ma non<br />

è l’aspetto principale. Che da noi vengano mille <strong>per</strong>sone o una so<strong>la</strong> non cambia se non siamo<br />

capaci di intercettare <strong>la</strong> preparazione, <strong>la</strong> cultura, l’intelligenza. Il problema è che quel<strong>la</strong><br />

<strong>per</strong>sona deve essere attratta sì dal nostro bene, ma non <strong>per</strong>ché dobbiamo condurce<strong>la</strong> “con<br />

<strong>la</strong> forza”, magari dandogli dei ciocco<strong>la</strong>tini, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> cultura non può essere addolcita! Feste<br />

di innamorati, <strong>del</strong><strong>la</strong> donna (che da so<strong>la</strong> meriterebbe una giornata di discussione a parte),<br />

degli anziani, dei bambini, dei disabili ed altro, sono tutte cose che possiamo pure inventarci<br />

ma senza dimenticare che al museo, quello dove tutti si possono ritrovare, riscoprirsi, capire<br />

(se gli archeologi lo <strong>per</strong>mettono) ci vai a prescindere, <strong>per</strong> cultura, <strong>per</strong> <strong>per</strong>corso, <strong>per</strong> interesse<br />

istintivo, non <strong>per</strong>ché ti propongono spettacoli sostitutivi. Al rappresentante <strong>del</strong> FAI che diceva<br />

a proposito degli ingressi gratuiti che vanno aboliti, <strong>per</strong>sonalmente voglio dire che non sono<br />

affatto d’accordo, anzi. Ribadisco <strong>la</strong> nostra necessità di essere cultura di stato; noi dobbiamo<br />

garantire l’ingresso ai musei statali, musei di tutti, gratuitamente. Piuttosto il problema è un<br />

altro, se non si è capaci di fare una reale battaglia all’evasione fiscale, al foraggiamento degli<br />

armamenti, all’industria bellica, ciò non può essere un problema di tutti coloro i quali intendono<br />

recarsi al museo, anche più volte, “fi<strong>del</strong>izzandosi” convintamente, non si può e non si deve<br />

pagare <strong>per</strong> colpa di chi ingrassa senza rispetto e a dispetto di quelli che desiderano vivere<br />

di cultura. In un’altra occasione, sempre il rappresentante FAI, in un momento di follia da<br />

recu<strong>per</strong>o ad ogni costo, diceva che in condizioni partico<strong>la</strong>ri molto meglio sarebbe rinunciare<br />

ad un Bene in grave difficoltà, magari eliminandolo, pur di poter restaurare e recu<strong>per</strong>are una<br />

situazione più significativa. S<strong>per</strong>o vivamente di aver compreso male e di non dover ripetere<br />

quanto sopra! E chiudo. Questa chicca finale <strong>la</strong> voglio <strong>la</strong>sciare ai tanti o<strong>per</strong>atori sul territorio,<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

221


ai funzionari architetti, storici, archeologi, a soprintendenti, <strong>per</strong>sone che al momento piangono<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> mancanza di fondi. Dove eravate negli anni passati quando di risorse ne sono state<br />

e<strong>la</strong>rgite a va<strong>la</strong>nga Siete o non siete gli stessi Non siete <strong>per</strong> caso gli stessi che con ingenti<br />

capitali, con <strong>la</strong> scusa <strong>del</strong> recu<strong>per</strong>o, <strong>del</strong> restauro, <strong>del</strong>lo scavo, avete danneggiato i Beni e avete<br />

capovolto sistematicamente e vigliaccamente il concetto di tute<strong>la</strong> E, eccezioni lodevoli a<br />

parte, non siete gli stessi che oggi, in mancanza di foraggio, con i pochi soldini che arrivano<br />

dal centro (a chi ha santi in paradiso) , piuttosto che mettere al sicuro quel poco possibile,<br />

organizzate incontri e passerelle <strong>per</strong> denunciare una situazione di degrado <strong>del</strong><strong>la</strong> quale, in<br />

moltissimi casi siete i responsabili Siete o non siete i conniventi di comunelle politiche dove<br />

piuttosto che recu<strong>per</strong>are Beni in reale degrado vi siete occupati solo di “accontentare” il parroco<br />

o il politico di turno pur di avere fondi da s<strong>per</strong><strong>per</strong>are Nel<strong>la</strong> so<strong>la</strong> regione Molise, dove le<br />

situazioni di inaccessibilità, di chiusura, di cantieri mai finiti, di “sfascio <strong>del</strong><strong>la</strong> tute<strong>la</strong>” sono <strong>la</strong><br />

quotidianità, l’ente regione ha e<strong>la</strong>rgito dal 2005 al 2009, dati forniti dall’assessore al ramo,<br />

oltre cinquanta milioni di euro (parliamo <strong>del</strong> Molise!)al settore dei Beni Culturali: in quali connivenze<br />

sono finiti tali risorse se, come è vero e riportato da più fonti, il patrimonio molisano<br />

è all’abbandono totale Vorrei infatti a tale proposito ed a titolo di esempio ricordare che<br />

nel Molise si vota, unica regione italiana. Bene, occupandomi (dovrei dire ahimè, visto che<br />

non sono “agevo<strong>la</strong>to” in questo) di valorizzazione ho fatto una proposta a tutto l’apparato<br />

politico, offrendomi come garante <strong>per</strong> <strong>la</strong> salvaguardia e <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> patrimonio a<br />

titolo gratuito. Tutte le forze politiche erano disposte a dire sì ma il problema era uno solo: il<br />

volerlo fare a titolo gratuito! Ti immagini le reazioni dei <strong>la</strong>utamente compensati messi nelle<br />

condizioni di giustificarsi! Infine, vorrei ricordare a me stesso che nel<strong>la</strong> rilettura di quanto<br />

dichiarato a caldo il giorno <strong>del</strong> seminario, alcune parti sembrerebbero ampliate, amplificate.<br />

Non è così. Infatti, nel<strong>la</strong> trascrizione degli atti sono semplicemente meglio esplicitati vuoti,<br />

pause, smorfie, puntini sospensivi, atteggiamenti mimici ed altro che, diversamente, a chi<br />

può solo leggerli, come tra le pagine di questo volume, sarebbero semplicemente sfuggiti o<br />

peggio ancora risultati incomprensibili.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

Ringraziamo Emilio Izzo <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua testimonianza umana e professionale e passiamo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

a Pao<strong>la</strong> Grifoni.<br />

222<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione


Pao<strong>la</strong> Grifoni<br />

Soprintendente <strong>per</strong> i Beni Architettonici e Paesaggistici <strong>per</strong> le Province di Bologna,<br />

Modena e Reggio Emilia<br />

In merito all’intervento <strong>del</strong> Vice Presidente <strong>del</strong> F.A.I., Dott. Magnifico ed alle sue considerazioni<br />

sull’o<strong>per</strong>ato <strong>del</strong><strong>la</strong> Soprintendenza voglio esprimere <strong>la</strong> mia solidarietà ai funzionari degli<br />

uffici <strong>per</strong>iferici <strong>del</strong> MiBAC che si ado<strong>per</strong>ano ogni giorno <strong>per</strong> assolvere al meglio i loro compiti<br />

istituzionali. Lo sostengo a ragione, forte <strong>del</strong><strong>la</strong> mia ultratrentennale es<strong>per</strong>ienza nell’esercizio<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> tute<strong>la</strong>. E’ possibile che Marco Magnifico abbia incontrato funzionari che con atteggiamenti<br />

<strong>per</strong>sonalistici, vuoi indirizzati nel loro comportamento da associazioni che si interessano<br />

di tute<strong>la</strong> (Italia Nostra) con una visione ormai su<strong>per</strong>ata <strong>del</strong> restauro, vuoi con una forte<br />

connotazione accademica che spesso fa affrontare le problematiche <strong>del</strong><strong>la</strong> conservazione da<br />

un punto di vista squisitamente teorico e spesso limitativo; ma si tratta sicuramente di una<br />

minoranza.<br />

Una questione che viene spesso sollevata dall’utenza è quel<strong>la</strong> di una discontinuità di valutazione<br />

dei progetti presentati, in questo caso è al Dirigente che spetta fornire indicazioni di<br />

metodo e di giudizio che consentano ai funzionari di esprimere pareri quanto più possibile<br />

uniformati.<br />

Non condivido <strong>la</strong> considerazione che il piano di gestione debba essere preventivo al progetto<br />

di restauro, ritengo che l’uno non possa prescindere dall’altro: sono due tematiche che vanno<br />

necessariamente sviluppate in parallelo.<br />

Sul<strong>la</strong> questione re<strong>la</strong>tiva ai rapporti istituzionali con gli enti e le Amministrazioni locali posso<br />

assicurare che il rapporto costante dei funzionari con gli Enti locali consente di affrontare di<br />

concerto le problematiche <strong>del</strong> territorio.<br />

Sempre di più ormai <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> nostro patrimonio è intesa in termini economici.<br />

<strong>Valorizzazione</strong> è aggiungere valore, dare valore in termini culturali e anche gestionali; purtroppo<br />

invece quello <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione è ormai un concetto strettamente legato al<strong>la</strong> rendita. Chi<br />

vive quotidianamente <strong>la</strong> realtà <strong>del</strong>l’immenso patrimonio culturale <strong>del</strong> Paese, è consapevole<br />

che Musei e monumenti rendono ben poco in termini economici, ben poco in confronto ai<br />

costi di gestione e manutenzione; è ormai chiaro che non è con <strong>la</strong> bigliettazione più onerosa e<br />

con l’allestimento di mostre e mostrine all’interno dei complessi museali (che i visitatori sono<br />

costretti a pagare con un costo aggiuntivo al biglietto) che si risolve il problema dei nostri beni<br />

culturali. Infatti a fronte di strutture come gli Uffizi, il Colosseo, o il Castello di Miramare (tanto<br />

<strong>per</strong> citarne alcuni) ci sono un’infinità di complessi architettonici e museali, sconosciuti ai più,<br />

lontani dai centri urbani e culturali. Porto un solo esempio: <strong>la</strong> Rupe e il Castello di Canossa<br />

in provincia di Reggio Emilia, i visitatori vengono dal<strong>la</strong> Germania quasi in pellegrinaggio e noi<br />

non abbiamo che un custode il quale ha diritto alle ferie, a <strong>per</strong>iodi di riposo o di ma<strong>la</strong>ttia....<br />

e anche i bandi <strong>per</strong> le pulizie vanno deserti <strong>per</strong>ché si tratta di un complesso monumentale<br />

troppo iso<strong>la</strong>to. Vogliamo credere che qualcuno potrebbe rispondere ad un bando <strong>per</strong> i servizi<br />

aggiuntivi Che ne facciamo di Canossa (con gli esigui finanziamenti e i gravi problemi statici<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> rupe), <strong>la</strong> facciamo crol<strong>la</strong>re E’ quanto non tanto ve<strong>la</strong>tamente qualcuno ha proposto di<br />

fare <strong>per</strong> monumenti meno “famosi”.<br />

Non dimentichiamo che quel patrimonio “minore” diffuso <strong>del</strong> nostro Paese, di grande valore<br />

culturale, storico- artistico costituisce <strong>la</strong> peculiarità <strong>del</strong> nostro paesaggio insieme alle colture<br />

al<strong>la</strong> vegetazione, ai fiumi alle montagne. Come si può valorizzare un paesaggio di questo tipo<br />

Quaderni <strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione - 2<br />

223


– e comunque una realtà che non rende in maniera diretta ma in quanto indotto - quando<br />

a causa <strong>del</strong><strong>la</strong> riforma <strong>del</strong> Titolo V <strong>del</strong><strong>la</strong> nostra costituzione <strong>la</strong> valorizzazione <strong>del</strong> paesaggio è<br />

stata demandata alle Regioni, quando abbiamo Regioni che legiferano in tema di paesaggio<br />

totalmente in contrasto con il Codice dei Beni Culturali Ultima neanche un mese fa <strong>la</strong> Regione<br />

Emilia- Romagna in merito agli impianti di energia eolica.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

Giustamente Pao<strong>la</strong> Grifoni pone l’accento e al<strong>la</strong>rga l’orizzonte <strong>del</strong><strong>la</strong> discussione al paesaggio,<br />

sottolineando le difficoltà e gli ostacoli che si possono incontrare nel tute<strong>la</strong>rlo e valorizzarlo<br />

<strong>per</strong> rispettarne le qualità. Non può sfuggire l’importanza <strong>del</strong> tema, tuttavia i limiti di<br />

discussione che questo Tavolo si è dato consigliano di approfondire l’argomento in un altro<br />

contesto, magari appositamente dedicato.<br />

A questo punto, <strong>per</strong> limiti di tempo, si chiude il dibattito. Ringrazio tutti i colleghi <strong>per</strong> i suggerimenti,<br />

le riflessioni e soprattutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> partecipazione convinta e costruttiva. Proseguendo<br />

nel proprio <strong>la</strong>voro su queste tematiche <strong>la</strong> <strong>Direzione</strong> generale <strong>per</strong> <strong>la</strong> valorizzazione non potrà<br />

non fare riferimento alle vostre indicazioni, nel rispetto <strong>del</strong> proprio mandato e con l’obbiettivo<br />

di fornire strumenti di <strong>la</strong>voro e linee di indirizzo condivise e utili a supportare il <strong>la</strong>voro di<br />

tutti. Grazie.<br />

224<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione

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