18.01.2015 Views

LA GESTIONE - Direzione Generale per la Valorizzazione del ...

LA GESTIONE - Direzione Generale per la Valorizzazione del ...

LA GESTIONE - Direzione Generale per la Valorizzazione del ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

dita, oppure al<strong>la</strong> comunicazione. In realtà è entrambe le cose e molto altro ancora. La definizione<br />

ufficiale (e anche forse <strong>la</strong> più bel<strong>la</strong>) è quelle di “creazione di valore”. Se <strong>la</strong> cultura è <strong>per</strong><br />

eccellenza essa stessa “valore” (sociale, storico, artistico; <strong>per</strong> una comunità, <strong>per</strong> il territorio),<br />

credo che il marketing possa essere <strong>per</strong> <strong>la</strong> cultura uno strumento di crescita e valorizzazione.<br />

Il marketing è un insieme di tecniche utili come detto al<strong>la</strong> creazione di valore <strong>per</strong> le <strong>per</strong>sone,<br />

ma svolge un ruolo determinante anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua diffusione.<br />

Di nuovo l’ambito <strong>del</strong>le politiche di prezzo sono un’ottima occasione <strong>per</strong> sfruttare il marketing,<br />

attraverso il quale si può agire non solo sul prezzo in termini assoluti (abbassare o aumentare<br />

il biglietto d’ingresso), quanto sul valore <strong>per</strong>cepito dalle <strong>per</strong>sone. A tal proposito condivido <strong>la</strong><br />

scelta <strong>del</strong> FAI di non far pagare l’ingresso ai residenti <strong>del</strong> comune nel quale si trova il bene gestito.<br />

È un contributo non marginale al<strong>la</strong> creazione di identità collettiva, di inclusione sociale,<br />

di memoria storica. La scelta <strong>del</strong><strong>la</strong> gratuità deve essere il frutto di una considerazione sociologica,<br />

di opportunità di marketing (quindi anche di diffusione <strong>del</strong><strong>la</strong> conoscenza <strong>del</strong> bene),<br />

non solo gestionali (conviene o meno rinunciare ad un quantitativo di biglietti a pagamento).<br />

La sostenibilità di tale azione deve rispondere in primis a opportunità sociali (oltre che di promozione)<br />

e secondariamente al<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura dei costi attuali. Io credo che debba venire prima<br />

l’efficacia e poi l’efficienza.<br />

Mi <strong>per</strong>metto anche di aggiungere un’altra considerazione sul<strong>la</strong> visione generale <strong>del</strong> problema<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> valorizzazione. Purtroppo noto che si tende a par<strong>la</strong>re solo di beni monumentali, di arte<br />

antica, di oggetti storici. Nessuno sembra interessarsi al<strong>la</strong> produzione culturale contemporanea,<br />

quel<strong>la</strong> che racconta ciò che siamo oggi, partendo da chi siamo stati. La più recente<br />

letteratura si sta soffermando molto sul<strong>la</strong> soft power, ovvero sul ruolo giocato nel<strong>la</strong> geopolitica<br />

internazionale dai contenuti culturali. Sempre meno contano forza e numeri, sempre più<br />

vincono le idee. L’Italia non smette di vantarsi di possedere un patrimonio storico rilevante,<br />

tra i più rilevanti. Vero o meno che sia dal punto di vista quantitativo, purtroppo non lo è dal<br />

punto di vista qualitativo, nel senso che nel mondo <strong>la</strong> cultura italiana è associata al passato<br />

(ormai anche remoto) e non al futuro, al moderno, all’innovazione, al contemporaneo. L’arte,<br />

<strong>la</strong> cultura, <strong>la</strong> creatività cosa sono se non innovazione, visione <strong>del</strong> futuro e sua rappresentazione<br />

Lo stesso patrimonio storico, <strong>la</strong> sua tute<strong>la</strong> e conservazione, dovrebbe essere visto<br />

come un punto di partenza, non di arrivo. Io credo che sia importante dargli vita, raccontarlo<br />

come memoria storica italiana ma anche come nostra visione <strong>del</strong> futuro. Forse un buon inizio<br />

potrebbe essere quello di <strong>la</strong>sciare i sostantivi “beni, attività, patrimonio” e par<strong>la</strong>re solo di<br />

cultura, a partire dal<strong>la</strong> stessa denominazione ministeriale: Ministero <strong>del</strong><strong>la</strong> Cultura. La legis<strong>la</strong>zione<br />

e i trattati <strong>del</strong>l’Unione europea, sul<strong>la</strong> scia <strong>del</strong>l’Unesco, sintesi di es<strong>per</strong>ienza collettiva<br />

ed espressione e volontà di progresso, ci offrono una visione più ampia di cultura da cui ci<br />

potremmo <strong>la</strong>sciarci inspirare.<br />

Rosaria Mencarelli<br />

Diamo ora spazio agli iscritti a par<strong>la</strong>re.<br />

Antonello De Berardinis<br />

Cercherò di essere abbastanza sintetico. Innanzitutto, io credo di essere il primo che par<strong>la</strong><br />

come dipendente <strong>del</strong> Ministero <strong>per</strong> i Beni e le Attività Culturali, dopo <strong>la</strong> dottoressa Ragni di<br />

questa mattina. Tra gli spunti <strong>del</strong><strong>la</strong> mattinata vorrei sviluppare proprio quelli suggeriti dal<strong>la</strong><br />

dottoressa Ragni. Mi <strong>per</strong>metto, poi, di fare alcune piccole osservazioni rispetto ai due in-<br />

206<br />

Primo colloquio sul<strong>la</strong> valorizzazione

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!