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Maggio - Giugno - Sigot.org

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Geriatria<br />

una condizione di rischio rilevante (fattori<br />

di rischio concomitanti, presenza di danno<br />

d’<strong>org</strong>ano o patologia concomitante) e<br />

tale atteggiamento terapeutico rappresenta<br />

certamente uno dei cardini dell’approccio<br />

globale al rischio CV (gestione<br />

uniforme ed interattiva).<br />

Per quanto attiene all’obiettivo del trattamento<br />

farmacologico, le linee guida sono<br />

assolutamente concordi nel ritenere che il<br />

livello di target da raggiungere sia un valore<br />

di pressione inferiore a 140/90 mmHg<br />

nella popolazione generale ed anziana,<br />

mentre nella popolazione a rischio elevato<br />

e soprattutto in quella diabetica, il livello di<br />

intervento debba essere più aggressivo ed il<br />

target presso rio da raggiungere significativamente<br />

più ridotto e collocato al livello di<br />

130/80 mmHg. Questo risulta largamente<br />

accettato anche dalle altre linee guida che<br />

coinvolgono pazienti a rischio.<br />

Le finalità del trattamento antipertensivo<br />

Nonostante lo scopo del trattamento antipertensivo<br />

sia universalmente quello di<br />

migliorare la prognosi clinica della popolazione<br />

ipertesa, è tuttavia possibile identificare<br />

tra le diverse Linee Guida una serie di<br />

differenze significative nelle modalità di<br />

acquisizione di tale scopo. Tali differenze<br />

rispecchiano largamente quanto descritto<br />

in precedenza circa le finalità primarie che<br />

perseguono i singoli documenti di consenso<br />

e rappresentano l’elemento sostanziale<br />

sul quale si basano le scelte terapeutiche. In<br />

particolare secondo le Linee Guida JNC-VII<br />

la finalità unica del trattamento antipertensivo<br />

deve essere la riduzione efficace della<br />

pressione arteriosa, mentre secondo le<br />

Linee Guida ESH-ESC un intervento efficace<br />

nei confronti della popolazione ipertesa<br />

dovrebbe articolarsi attraverso una riduzione<br />

del profilo di rischio cardiovascolare<br />

globale che vede come momento primario,<br />

ma non esclusivo, la riduzione efficace<br />

degli elevati valori pressori. Il documento<br />

OMS-ISH sottolinea la necessità di ottenere<br />

il massimo risultato in termini sia di controllo<br />

pressorio che di riduzione del rischio<br />

associato al maggiore vantaggio possibile<br />

in termini di contenimento dei costi e<br />

massa critica di popolazione che può essere<br />

raggiunta dal beneficio. Tutto ciò si inserisce<br />

in maniera differenziata in una logica di<br />

rischio CV prospettandosi una maggiore<br />

flessibilità di intervento per le Linee Guida<br />

ESH-ESC le quali appaiono ancora una<br />

volta più strettamente integrate con documenti<br />

analoghi sviluppati in altri ambiti di<br />

rischio CV.<br />

L’approccio al trattamento antipertensivo<br />

Si tratta certamente di un aspetto cruciale<br />

poiché le diverse modalità di accesso al trattamento<br />

antipertensivo differiscono tra le<br />

diverse linee Guida ancora una volta in<br />

accordo con i principi basilari che le caratterizzano,<br />

ma non si discostano, comunque,<br />

da quelli proposti nella popolazione più<br />

giovane, con un accenno di prudenza circa<br />

l’inopportunità di un trattamento troppo<br />

aggressivo nel paziente anziano ed una<br />

nota relativa alla ancora non dimostrata<br />

efficacia del trattamento nella popolazione<br />

di età maggiore di 80 anni.<br />

In particolare secondo il JNC-VII la scelta<br />

di attuare un trattamento antipertensivo<br />

dipende esclusivamente dai livelli di<br />

pressione arteriosa sistolica e diastolica<br />

che identificano inoltre l’indirizzo prevalente<br />

verso la monoterapia o la terapia di<br />

combinazione. Nelle Linee Guida ESH-<br />

ESC la decisione circa la opportunità del<br />

trattamento è certamente più complessa,<br />

ma aderente alla logica del documento e<br />

subordinata al profilo di rischio globale<br />

del soggetto quale emerge dall’interazione<br />

tra valori pressori e altri determinanti<br />

del rischio.<br />

In pratica le Linee Guida ESH-ESC identificano<br />

una situazione nella quale è possibile<br />

ipotizzare un trattamento più aggressivo<br />

anche in presenza di valori pressori solo<br />

lievemente aumentati quando però essi si<br />

associno ad un profilo di rischio CV particolarmente<br />

elevato. Tale approccio, che<br />

appare più adeguato ad una visione<br />

moderna del problema ipertensione arteriosa,<br />

risulta peraltro perfettamente integrato<br />

con il concetto di base che promuove<br />

le scelte terapeutiche nell’ambito delle altre<br />

Linee Guida coinvolte nel trattamento dei<br />

pazienti a rischio quali la NCEP ATP III e le<br />

Linee Guida per il trattamento del paziente<br />

Vol. XVIII n. 3 - <strong>Maggio</strong>/<strong>Giugno</strong> 2006 171

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