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Il gioco grafico <strong>di</strong> Biagio Pandolfi bilancia contrasti <strong>di</strong> luci ed ombre, che enfatizzano la forza del segno e la scelta<br />
della sintesi figurativa. Sono immagini-fiction. Tra realtà ed illusione si intravedono particolari “texture” ricavate<br />
da fo<strong>to</strong> naturalistiche. Gli elementi della natura non sono collocati nella “visione” come puro sviluppo formale<br />
ed imitazione, ma servono ad evocare memorie, miti, commozioni. Vuoti e pieni, segmenti e linee, convergono<br />
nell’inten<strong>to</strong> <strong>di</strong> interrompere la continuità. Regolarità ed imprevisti visivi attraggono la percezione. Espressioni,<br />
ana<strong>to</strong>mie e forme devono essere osservate nell’insieme per poi scoprirne i particolari, andando oltre i suggerimenti<br />
<strong>di</strong> tecniche usate (l’au<strong>to</strong>re è parti<strong>to</strong> da fo<strong>to</strong>grafie in stu<strong>di</strong>o che ha successivamente elabora<strong>to</strong> con software <strong>di</strong><br />
fo<strong>to</strong>ri<strong>to</strong>cco e software per grafica vet<strong>to</strong>riale).<br />
L’incisione sperimentale <strong>di</strong> Alessandra Maxaculi ha ra<strong>di</strong>ci in tecniche tra<strong>di</strong>zionali, che l’artista ama rendere con<br />
maggiore ritmo e con alternanze <strong>di</strong> chiaroscuri. Vortici <strong>di</strong> “graffi”, circolarità e <strong>di</strong>rezioni. Sulle carte emergono<br />
grafie, spazi, forze. Dissolvenza <strong>di</strong> corpi-segni, che intendono <strong>to</strong>rnare ad essere materia, riportando alla memoria<br />
le filosofie <strong>di</strong> Lucrezio, quell’indecifrabile natura delle cose in costante <strong>di</strong>venire. Lavori che sembrano avere voce,<br />
quasi un grido blocca<strong>to</strong>. Invocazioni nel nome dell’arte del passa<strong>to</strong> che necessita generare forme contemporanee.<br />
Fili <strong>di</strong> pensieri resi forti dall’intensità del messaggio. Figure evolute in forme astratte, a causa del vortice in cui sono<br />
state catapultate, bloccate nella loro trasformazione, vera essenza del rappor<strong>to</strong> idea-prodot<strong>to</strong>. Trame <strong>di</strong> sorrisi e<br />
lacrime, momenti <strong>di</strong> debolezze dell’essere artista.<br />
Noemi Aversa e Yiannis Vogdanis operano all’interno <strong>di</strong> un’arte in cui affiorano “i sensi della creazione”. Aversa<br />
occupa, Vogdanis invade. Aversa pre<strong>di</strong>lige creare aree in cui muoversi, Vogdanis è in bilico tra “<strong>di</strong>nnanzi ed in<strong>to</strong>rno”.<br />
Entrambi s’inseriscono in quel mondo <strong>di</strong> rappresentazioni sensoriali. Simulazioni. Esplorazioni. Contrazioni ed<br />
espansioni <strong>di</strong> og<strong>get</strong>ti e significati, opera d’arte e messaggio, visione e sensazione. Una interessante <strong>di</strong>stribuzione tra<br />
energia creativa e materia, fortemente personalizzata e <strong>di</strong>versa nei due artisti. Entrambi cercano il gius<strong>to</strong> rappor<strong>to</strong><br />
tra espansione ed implosione. Uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse tecniche e tecnologie, mantenimen<strong>to</strong> <strong>di</strong> valide basi accademiche<br />
rivoluzionate nel nome dell’oggi.<br />
Passione, curiosità, ardore nel vivere la vita, esigenza profonda <strong>di</strong> raccontare: il cinema <strong>di</strong> Alessia Capuccini e Gino<br />
D’Amico. Uniti nell’idea <strong>di</strong> “parlare” con la cinepresa, usando immagini, suoni, luci, fo<strong>to</strong>grafie. La macchina da<br />
presa è lo strumen<strong>to</strong> con cui inventare, il mezzo per completare un processo <strong>di</strong> creazione già inizia<strong>to</strong>. Esprimere<br />
idee ed emozioni, scrivendo sceneggiature da rendere in video, collaborando con <strong>di</strong>versi artisti, per spiegare la loro<br />
realtà. Linguaggio delle immagini. Giovani registi con l’esigenza del senso armonioso, della ricerca e della vitalità<br />
da trasmettere nel gioco sottile <strong>di</strong> ambienti, parole, luci, performance, scritture.<br />
Maria Maquieira s’impossessa dello spazio e trasforma pareti in pagine <strong>di</strong> un personale <strong>di</strong>ario in cui scrive, <strong>di</strong>segna,<br />
annota. Tracce <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>conti intellettuali stanchi <strong>di</strong> luoghi chiusi, un vulcano <strong>di</strong> linguaggi in costante relazione tra loro.<br />
L’at<strong>to</strong> del <strong>di</strong>segnare, scrivere, tagliare, incollare, <strong>di</strong>pingere è parte integrante dell’opera. Ogni lavoro è realizza<strong>to</strong> per<br />
il luogo dove si espone, unico ed imprevis<strong>to</strong>. Sgorga dall’esaurimen<strong>to</strong> <strong>di</strong> spinte psicologiche ed artistiche dell’autrice,<br />
come rinascita ed intensificazione dell’evoluzione dell’essere in un coinvolgente e personale ipertes<strong>to</strong> visivo.<br />
“La moda è contemporaneamente essere e non essere, essa sta sempre sullo spartiacque del passa<strong>to</strong> e del futuro<br />
e ci dà, finché in voga, una così forte sensazione del presente come pochi altri fenomeni riescono a darci …. La<br />
moda innalza l’insignificante facendone il rappresentante <strong>di</strong> una <strong>to</strong>talità, l’incarnazione particolare <strong>di</strong> uno spiri<strong>to</strong><br />
collettivo”. Sono affermazioni ancora valide del filosofo e sociologo tedesco Georg Simmel (1858-1918). Osservazioni<br />
che comprovano la scelta <strong>di</strong> inserire nella rassegna anche alcuni “fashion designer”: Assunta Climaco, Giovanni<br />
Percacciuolo, Raffaela Ruggiero. Climaco interpreta spazi e materiali che possono essere indossati o resi altro,<br />
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