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Rassegna bibliografica infanzia e adolescenza», Vol. 9, n ... - minori.it

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Crescere in rete: giovani e nuove tecnologie<br />

una prospettiva di contrapposizione tra<br />

reale e virtuale, infatti, i due autori sono<br />

particolarmente attenti ai percorsi di<br />

scambio, di andata e r<strong>it</strong>orno tra mondo<br />

reale e ambiente dig<strong>it</strong>ale. Con una modal<strong>it</strong>à<br />

di indagine vicina all’etnografia, il testo<br />

racconta il mondo delle relazioni e dei<br />

sentimenti su Internet, in cui la “liquid<strong>it</strong>à”<br />

(alla Bauman) è cifra distintiva. Può essere<br />

indeterminata la qualifica del proprio stato<br />

civile (“complicated”), variabile la tipologia<br />

di immagini pubblicate (anche se il<br />

più delle volte il serbatoio della memoria<br />

personale è ipertrofico), fluttuante lo stato<br />

delle relazioni (la chat tende a privilegiare<br />

la dimensione fatica rispetto a quella<br />

espressiva). Si costruisce un mondo – mai<br />

del tutto slegato da quello reale – in cui<br />

domina però l’indeterminatezza, la possibil<strong>it</strong>à<br />

sempre aperta: «È l’avverbio di Facebook,<br />

maybe. È tutto, più o meno, maybe»<br />

(Carzaniga, Civati, 2009, p. 49).<br />

Si può dire che Facebook assuma, all’interno<br />

della propria netiquette, alcuni<br />

dei caratteri propri delle relazioni dell’epoca<br />

moderna, enfatizzando la dimensione<br />

orizzontale (l’estensione della rete, ma<br />

anche la numeros<strong>it</strong>à degli “amici”), rispetto<br />

a quella verticale (la profond<strong>it</strong>à dei rapporti).<br />

Segno dei tempi. Dei tempi nostri che, non<br />

a caso, sono anche quelli di Facebook. Meglio<br />

non spingersi troppo in là, perché, una volta<br />

spento il computer, c’è da imbastire una relazione<br />

seria. E si deve abbandonare tutto questo<br />

mondo, e non solo sulla rete. Ci si deve “chiudere”<br />

in una relazione, quando hai aperto il<br />

mondo del possibile, e anche dell’impossibile,<br />

almeno un po’. Chi te lo fa fare? Su Facebook<br />

la regola è quella di non avere mai l’ultima parola,<br />

di lasciare le cose in sospeso, finire tutto<br />

con un bel punto di domanda. (Carzaniga, Civati,<br />

2009, p. 48)<br />

Facebook non muove un popolo di<br />

tecnomaniaci: l’estrema facil<strong>it</strong>à dell’utilizzo<br />

fa sì che l’aspetto della competenza tecnica<br />

non sia discriminante rispetto all’uso.<br />

Il successo e l’entusiasmo che susc<strong>it</strong>a –<br />

sembra di poter leggere tra le righe di questo<br />

testo – è determinato piuttosto dalla<br />

possibil<strong>it</strong>à di trovare all’interno di questo<br />

ambiente la s<strong>it</strong>uazione ideale per dare a relazioni,<br />

legami, amicizie, una forma “ideale”,<br />

che è indipendente dal mezzo utilizzato,<br />

ma è piuttosto connessa al clima culturale<br />

e valoriale contemporaneo, che non riguarda<br />

solo la fascia dei più giovani.<br />

Il carattere “volatile” delle relazioni<br />

online è confermato anche all’interno di<br />

Chat line (Roversi, 2001).<br />

Il testo propone un’ampia analisi delle<br />

diverse tipologie di chat (diverse nella<br />

logica, nella tecnologia e nell’uso dai social<br />

network come Facebook), dedicando<br />

qualche pagina nello specifico all’utilizzo<br />

da parte degli adolescenti. Roversi c<strong>it</strong>a a<br />

questo propos<strong>it</strong>o uno studio, effettuato<br />

su un campione di adolescenti americani.<br />

Ciò che emerge è una sostanziale mancanza<br />

di preoccupazione rispetto alla veridic<strong>it</strong>à<br />

dell’ident<strong>it</strong>à degli interlocutori,<br />

non tanto perché i ragazzi non si pongano<br />

il problema dell’eventual<strong>it</strong>à di forme<br />

più o meno pericolose di inganno; piuttosto,<br />

essi non paiono molto interessati a<br />

utilizzare le chat come “anticamere” di<br />

amicizie reali, anche per il semplice fatto<br />

che – trattandosi di giovanissimi – risulterebbe<br />

molto difficoltoso raggiungere coetanei<br />

che ab<strong>it</strong>ano in c<strong>it</strong>tà lontane. Sono<br />

consapevoli dell’unico vero rischio, l’ade-<br />

<strong>Rassegna</strong> <strong>bibliografica</strong> 4/2009<br />

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