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PDF Babel 004 - Parliamo di Videogiochi

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Vincenzo AversaProfessore NerdRitenendosi da sempre uno dei cinquemigliori giocatori al mondo <strong>di</strong> Tetris, il Dr.Vitoiuvara ha deciso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con ilmondo le sue conoscenze e abilità portandoavanti su youtube quel “Corso perVideogiocatori Professionisti” che oltre arenderlo famoso, lo ha definitivamenteconsacrato al ruolo <strong>di</strong> pagliaccio. Vivesolo e abbandonato in compagnia del suofidato quaranta pollici ma, come amaripetere, risparmia un sacco sui preservativi.Nonostante attualmente passi tuttoil suo tempo libero a videogiocare, è fermamenteconvinto che, nell’arco <strong>di</strong> massimocinque anni, sarà fuori da questoambiente <strong>di</strong> sfigati.Esco <strong>di</strong> Rado (ma gioco pure troppo)e polemiche legate allostretto rapporto tra violenzaLe videogiochi non sono certouna novità. Tutto iniziò parecchianni fa, con i noti problemi <strong>di</strong>droga <strong>di</strong> Pac Man, passando poiper le infrazioni stradali <strong>di</strong> Carmaggedone le fatality <strong>di</strong> MortalKombat. Sembrerebbe cambiatopoco, a <strong>di</strong>r la verità, e invece questomillennio <strong>di</strong> buoni e generosiha capovolto le regole della sanae rigorosa censura. Una voltat’accorgevi che il sole non era ungiroton<strong>di</strong>no e lo scrivevi a chiarelettere, qualcuno si incazzava e,tempo <strong>di</strong> un caffè, ti ritrovavi abruciare in pubblica piazza per lagioia <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> e piccini. Un po’formale, se vogliamo, ma funzionavaa meraviglia. I tempi cambianoin fretta e, solo qualchesecolo dopo, l’inquisizione è passata<strong>di</strong> moda. Ecco allora che, allafine del 1900, ti ritrovavi improvvisamentea programmare un videogioco,ci infilavi un po’ <strong>di</strong>sangue nella confezione e nellacampagna pubblicitaria e, ci poteviscommettere l’orologio, unamandria <strong>di</strong> associazioni <strong>di</strong> genitoriincazzate ti faceva vendere piùcopie <strong>di</strong> quanti sol<strong>di</strong> riusciva aspillarti. Un po’ macchinoso, sevogliamo, ma funzionava. Oggicre<strong>di</strong> in No More Heroes e poi ticaghi nei pantaloni perché lemamme sono più cattive e feroci<strong>di</strong> un tempo, e sai che è megliolasciar perdere la pubblicità gratuitaper non avere problemi. Autocensuracome prevenzionequin<strong>di</strong>, ma conviene? Probabilmentesì, a giu<strong>di</strong>care dai precedenti.Mafia, per esempio, uno deivideogiochi più maturi a livellonarrativo e meglio realizzati dellastoria dei videogiochi, ha pagatoin più <strong>di</strong> qualche paese la scelta <strong>di</strong>un titolo provocatorio. E qualchemese <strong>di</strong> bando, in un settore chedeve costantemente sbattere ilmuro con spese da pagare, è certamenteun rischio che in pochihanno il coraggio e la voglia <strong>di</strong>correre. Lo sa soprattutto Rockstar,che, nonostante i suoi GTAsiano sovrani delle ven<strong>di</strong>te in Europaed Usa, ha <strong>di</strong>chiarato piùvolte <strong>di</strong> non sguazzare nell’oro acausa delle troppe cause legaliche ogni strage americana glibutta addosso. Ma ci sono davverodei buoni e dei cattivi in questomalcostume <strong>di</strong> considerare ivideogiochi come portatori insani<strong>di</strong> <strong>di</strong>sgrazie? ‘Sì signore’ non è larisposta più esatta, non del tuttoalmeno. Se da una parte è in<strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bilel’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> incastrare ivideogiochi tra Big Jim e costruzioni,dall’altra è innegabile che lacontroparte se ne sia sbattuta peranni delle più basilari regole dellamoralità. San Andreas, tanto perfare felice Thompson, si <strong>di</strong>vertivaa cementare vivo un poverettoche si era concesso il lusso <strong>di</strong> provarcicon la sorella <strong>di</strong> qualcuno.Se sai <strong>di</strong> fare tanti sol<strong>di</strong> con le taschedei minorenni (dei quali,conti alla mano, hai pure un bisognomatto), non puoi far finta <strong>di</strong>essere solo un prodotto per adultie fregartene <strong>di</strong> ogni minima conseguenza.Se sei un film pornoche sei certo vedranno anche milioni<strong>di</strong> bambini, non ti si chiede <strong>di</strong>limitare le in<strong>di</strong>spensabili penetrazioni,ma quantomeno <strong>di</strong> riporre icavalli nello sgabuzzino.La paura preventiva non è, comunque,un fatto <strong>di</strong> questi giorni.In molti ricorderanno la gloriosacampagna promozionale <strong>di</strong> Driverche raccontava <strong>di</strong> un cattivo‘vero’, prima <strong>di</strong> vendere anima emacchina al braccio armato dellalegge. Uccidere in nome delleforze del bene, insomma, era giàpiù conveniente <strong>di</strong> farlo per <strong>di</strong>letto.Così come uccidere terroristiin Call of Duty 4 è meno violento<strong>di</strong> farlo contro i tedeschi, che, asua volta, è meno immorale <strong>di</strong>farlo contro un poliziotto. Eppure,questo lo ricordo bene, la svoltabuonista <strong>di</strong> Reflection apparve atutti come un tra<strong>di</strong>mento perché(lo <strong>di</strong>mostra proprio GTA) noi videogiocatorivogliamo impersonarecattivi, spaccare vecchietteinnocenti e rubare gli incassi delleprostitute. Ma perché il videogiocoscopre il lato violento <strong>di</strong> ognuno <strong>di</strong>noi e, soprattutto, perché qualcheLa censura degli innocentilitro <strong>di</strong> sangue in più o meno dovrebbecon<strong>di</strong>zionare la qualità <strong>di</strong>No More Heroes? È una questione<strong>di</strong> principio, sembra gridare almondo la comunità degli hardcoregamers. Togliere il sangue all’ultimaopera <strong>di</strong> Suda, è come coprirele pudenda degli omaccioninella Cappella Sistina, <strong>di</strong>rannoaltri. Si rischia, e qui siamo tuttipiù o meno d’accordo, <strong>di</strong> falsare lavisione globale dell’autore che,nonostante si pro<strong>di</strong>ghi a <strong>di</strong>chiararel’esatto contrario, ha comunquelavorato tenendo ben inmente la parte che l’occhio vuole.È altresì innegabile, però, che i videogiochidavvero non hanno bisogno<strong>di</strong> un’altra polemica, più omeno pilotata, sulle regole e sulleleggi per essere venduti nei supermercati<strong>di</strong> tutto il mondo. Ed è<strong>di</strong>fficile credere che il Wii, che NoMore Heroes lo ospita egregiamente,non sia in qualche modocolpevole, o perfino artefice dell’autofustigazionecapcomiana.Nintendo è da sempre ben attentaad evitare in modo deciso lechiacchiere da ‘brucia la bambina’che hanno fatto il successo dellaprima Playstation e, se proprionon si tratta <strong>di</strong> imposizione, quantomenoun buon (o cattivo?) consigliodeve essere arrivato daKyoto.Se è stata cosa buona e giustaamputarsi nel nome del Dio genitore,lo sapremo solo a ven<strong>di</strong>teconcluse. Dispiace, però, che ilpubblico Usa, e solo lui, possa infischiarsene<strong>di</strong> tutto questo ciarlaree godersi lo stesso sangueimmaginato dal visionario talentogiapponese che ha partoritoquella straor<strong>di</strong>naria merda <strong>di</strong>gioco che era Killer 7. Dispiacesoprattutto che, ancora oggi nel2008, non si sia trovato un sistema<strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta capace <strong>di</strong> proibirei cavalli <strong>di</strong> cui sopra aibambini poco adatti. Dispiace cheil PEGI non serva a nulla se non afar sbagliare regali <strong>di</strong> Natale ainonni, e che la Caprioglio abbiasmesso <strong>di</strong> allietare le mie nottateitaliane.006

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