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rivista giugno 2013 - Partito Comunista Internazionale

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LA FARSA ELETTORALELavoratori, disoccupati, giovani precari, non fatevi ingannare. La nuova farsa elettorale non cambierà levostre condizioni di vita. QUESTO SISTEMA NON HA FUTURO: solo la lotta di classe e la rivoluzionecomunista possono mettere fine alla barbarie capitalista.11“Se fosse utile votare, non ce lolascerebbero fare”. (Mark Twain)Viviamo in un mondo in cui anche le cose più inutili spesso hanno uno scopo; sembra che questo valgaanche per le vicine elezioni politiche del 24 febbraio <strong>2013</strong>. A prima vista, allestire una consultazione elettorale,sembrerebbe uno spreco insensato di tempo e di denaro, ben sapendo che, chiunque sia vincitore, alla fine,esso potrà solo, inevitabilmente e indipendentemente dalla sua volontà, adeguarsi al sistema capitalistico,continuando a mettere in atto (usiamo le autorevoli parole di Napolitano) i provvedimenti le riforme necessariche ci sono richiesti dall’Europa. Infatti, chiunque esca vincitore dal confronto delle urne non metterà mai inquestione, per debolezza intrinseca ed adesione passiva allo statu quo, prescrizioni e diktat esterni provenientidagli organismi mondiali, politici e finanziari). Assodata questa necessità, osiamo dirci perfino in sintonia con lecommoventi riflessioni del presidente della repubblica, e, sfruttando la sua luce riflessa, sosteniamo che - inogni caso - dal parlamento ai comuni, qualunque amministrazione potrà affrontare i problemi posti dallacomplessa macchina sociale contemporanea, soltanto adeguandosi alle leggi che regolano il capitalismo. Pernostra sventura l’unica legge fondamentale che regola questo sistema, da cui tutte le altre derivano, è quelladella produzione di plusvalore attraverso lo sfruttamento del lavoro salariato. Di conseguenza, qualunque sia ilcolore della compagine politica che dovrà governare l’Italia dopo le elezioni, le attuali tendenze all’inasprimentodelle condizioni di sfruttamento e di schiavitù della classe lavoratrice, non cambierà di una virgola.Possiamo anche chiarire meglio cosa sono le tendenze di cui stiamo parlando. Usiamo i dati -probabilmente ottimistici - di una fonte ufficiale come il Censis, così non ci accuseranno d’essere catastrofisti.Il Censis nel Rapporto 2012 descrive una crisi peggiore delle altre, "perfida", che ci rende inermi di fronte a"eventi estremi", quasi al di fuori della comprensione.I consumi di molte famiglie sono ritornati ai livelli del 1997 e, in certi casi, anche più indietro nel tempo. Ilreddito medio è sceso a 15.700 euro annui pro capite. Una percentuale pari a 83% delle famiglie italiane hariorganizzato la spesa alimentare, ricercando offerte speciali e cibi meno costosi, il 65,8% ha drasticamenteridotto gli spostamenti in auto per risparmiare, il 42% ha rinunciato a viaggi e vacanze, il 39,7% all'acquistod’abbigliamento e calzature, 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro e altri oggetti preziosi, 2,7 milioni d’italianihanno iniziato a coltivare ortaggi e verdura, quasi 11 milioni d’italiani preparano in casa quasi tutti i generialimentari per l’autoconsumo familiare.In dieci anni la ricchezza finanziaria è scesa mediamente da 26.000 a 15.600 euro a famiglia, tuttavia la quotapercentuale di nuclei familiari con una ricchezza finanziaria superiore a 500.000 euro è più che raddoppiata,spostandosi dal 6% al 12,5% (Miracoli della crisi, che come la guerra fa sopravvivere e arricchire solo i più forti).I disoccupati, secondo la stima prudente del Censis ammontano 2.753.000 unità (tuttavia tale numero noncomprende l’enorme esercito di lavoratori precari e sottoccupati). Aumentano inoltre i soggetti costretti avendere la propria casa, rassegnandosi a vivere in affitto (+2,6%).Inoltre nei centri urbani, la percentuale dellefamiglie in affitto è cresciuta fino al 30%.Quali cose possono dire adesso, di fronte a questi dati ufficiali, tutti coloro che ancora l’altro ieri irridevano etrattavano con sufficienza il vecchio Marx e le sue scoperte scientifiche sulla caduta tendenziale del saggio diprofitto, l’impoverimento della popolazione, le crisi economiche? Quanti ci hanno creduto, fino in fondo, nellibero mercato e nell'’impresa? Quanti sono quelli che ci credono, ancora adesso, al pari di quei soldatigiapponesi che non sapevano che la guerra era finita? Soprattutto, quanti sono gli ingenui che ancoraritengono d’essere liberi, solo perché gli è consentito di scegliere con il voto democratico la propriaamministrazione politica? Quando questi signori dicono che terranno fede agli impegni assunti con le principalicancellerie straniere, con l’UE, il FMI, i mercati ecc. poichè questi obblighi rappresentano una politica obbligatadi impoverimento delle proprie popolazioni, si può avere finalmente presente il valore del vostro voto. La sua

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