scongiurato ed esorcizzato dai controrivoluzionari finalmente appare, non ha in testa il berretto frigio dell’anarchia,ma porta l’uniforme dell’ordine.”La «Questione Morale», la battaglia contro i costi della politica, la ricerca del “capro espiatorio” i corrotti, ibanchieri e la finanza, sono una merce che si vende sempre bene, soprattutto in tempi di crisi sociale, quandole classi dominanti si preparano a dare sonore mazzate economiche alle classi subordinate. Tali argomenti,veicolati da efficaci manipolatori mediatici, fanno parte ancora una volta, della migliore, e più antica e collaudatastrategia di distrazione (e distorsione) di massa dalle cause reali della crisi. La divisione fittizia del fronte dellaclasse dirigente in due grandi fazioni apparentemente contrapposte - con la variante grillista già ridimensionata- ovvero la polarizzazione estrema dello scontro politico, ha solo una funzione “distrattiva” in vista dell’emergeredi un partito dell’ordine che assicuri un esecutivo “snello e forte” non troppo intralciato dalle disfunzioniparlamentari. In riferimento a cosa la definiamo una divisione fittizia o apparente? La risposta è semplice: inrelazione all’obiettivo strategico, e cioè soccorrere il sistema in crisi. Il capitalismo ed il suo apparato statale didifesa vanno “salvati”. La manovra è quella di sempre: una grande e complessa operazione di distoglimentodell’attenzione delle masse dal capitalismo, in quanto reale artefice e responsabile della crisi mondiale.Il “pilota automatico”In Italia, come ha dichiarato con chiarezza il burocrate euroglobalista Draghi per "tranquillizzare" i mercati, èin funzione il pilota automatico. In altre parole, a dettare le politiche governative di qualunque governo sarannoancora le misure economiche di austerity in osservanza ai trattati internazionali capestro (fiscal compact),dell’obbligo del pareggio di bilancio recepito costituzionalmente (art. 81) e in sintonia con i diktat BCE/UnioneEuropea, e i "consigli" degli ispettori del FMI, i rating delle agenzie internazionali. Si dovrà andare avanti perinerzia, sulla strada della difesa dell’euro e del rigore dell’euro-consiglio. La ingovernabilità italiana non riguardasolo l’Italia, ma coinvolge in maniera significativa tutto il capitale legato all’euro e gli apparati politici che attornoad esso si sono formati. Il debito è sempre meno sovrano, così come la parvenza di una sovranità popolare èun ricordo del passato, visti gli interventi della nuova governance europea con il fiscal compact. Il debito deipaesi del sud dell’Europa (ma si può includere tra questi anche la stessa Francia) è tale che non potrà maiessere pagato dai singoli stati, e infatti non potrà che diventare un problema continentale, da affrontarsi tramiteprocessi di ristrutturazione.Gli interessati appelli e condizionamenti internazionali verso una “soluzione rapida” della crisi politicaitaliana, nell’ottica della conflittualità intra-imperialistica, hanno sullo sfondo il conflitto euro- dollaro. Da unaparte le politiche di austerità dettate dalla Bce sono la condizione per accedere al fondo salva stati, ma sonoanche il tentativo di contrastare la speculazione del capitale a base dollaro attraverso la scommessa sui debitipubblici, soprattutto quando i Paesi in questione non saranno solo la Grecia o Cipro, ma l’Italia e la Spagna conla Francia in predicato. Chiaramente gli interessamenti americani con i loro referenti nazionali operano in sensoopposto. A dividere le principali fazioni politiche in gioco non è dunque solo un fattore interno, il loro essereespressione di interessi di frazione delle classi che difendono, ma è anche un fattore internazionale, e cioè lapressione verso un posizionamento definitivo nello scontro inter -capitalistico in atto fra l’euro ed il dollaro.La situazione di crisi politica odierna è caratterizzata dall’assenza di una proposta strategica della borghesiaitaliana e dalla incertezza della collocazione dell’industria italiana nel mercato mondiale. La destra cherappresentava il tessuto produttivo del capitalismo più legato alla produzione di beni e servizi per l’interno,pesantemente attaccato dalla recessione e dalla morsa della grande borghesia europea, è in crisi di identitànon in grado di adeguarsi alle mutate condizioni economiche di riduzione di spesa richieste dal risanamentoeconomico imposto. Il centro-sinistra che sembra essere il fedele esecutore degli ordini provenienti dalle istanzedella finanza internazionale, ‘perché l’Europa lo vuole’, vorrebbe essere il referente di quella borghesia che hala necessità di collegarsi ai circuiti della produzione internazionale.La variante grillista è invece l’espressione della paura e dell’agitamento delle mezze classi schiacciate edimmiserite, e di settori operai esausti e sfiduciati, ritrovatisi dentro un ampio e trasversale accorpamentoelettorale fatto di soggetti diversi dichiaratisi “né di destra né di sinistra, che si battono per un nuovonazionalismo per salvare la “vera” Nazione, quella costituita dalle genuine forze produttive, scacciando dallascena i parassiti alleati al grande capitale ed alla grande finanza”. La crisi fa risorgere ovunque nel mondo36
forme di nazionalismo ed il movimento di Grillo si allinea ai tempi: “essere "apartitici" non significa altro cheessere del "partito dominante" del Capitale, in cui la fusione eclettica di argomenti di “sinistra” e di “destra” perfondare un programma “né di destra, né di sinistra”, incarna “veramente” lo spirito per l’emergere di unnazionalismo-popolare molto più adeguato ai tempi di crisi e sacrificio, rispetto a quello fatto di retoricapatriottarda ed europeista evocato dal presidente della repubblica e da tutti i “vecchi” partiti. Tutti questiinteressi trasversali danno luogo a spinte e controspinte che hanno un riflesso sul quadro politico immediato: ipartiti tradizionali e le istituzioni parlamentari si dimostrano inadeguati ad assicurare un equilibrio tra lecomponenti sociali, aumenta la conflittualità politico-istituzionale, emergono “nuovi” soggetti e formazioniparlamentari.Ma tutte le forze politiche, anche se apparentemente divise su molti punti, sono però unite su una precisaposizione di classe: rendere il lavoro ed i salariati ancora più flessibili e genuflessi agli interessi del Capitale edai meccanismi della sua riproduzione. Qualunque esecutivo dovrà risolvere un problema che è sul tappeto daanni: agire sulla forza lavoro per estrarre più plusvalore dentro un nuovo “patto fra produttori”.La sovrastruttura politica che serve a ciò è una democrazia blindata con un esecutivo forte che agisca edoperi senza intralci parlamentari. Su questo terreno democratico tutti i protagonisti della politica-politica sitrovano d'accordo, bisogna cambiare, rinnovare, promuovere, riformare. La direzione di questo cambiamento èsolo quella di portare ad una collaborazione con le buone o con le cattive tutte le classi in nome di un “interessecomune”. Quale schieramento trasversale si farà interprete e massa di manovra, di questa impellente necessitàha poca importanza, la realtà lavora per la sua formazione poiché si restringono gli spazi di mediazione socialesi potenziano gli esecutivi politici e l’invasività dello stato e questo processo troverà i suoi esecutori. Il problemava al di là degli individui oggi in campo, che in quanto tali possono anche uscire di scena, e riguarda, appunto,le dinamiche sociali in atto e il loro sviluppo in un quadro generale che, tra tante incertezze, offre una solidacertezza: non si tornerà più in una situazione precedente la crisi e bisognerà dirottare il più dei sacrifici sullespalle del lavoro dipendente.Quello che è importante, per noi, è la conferma storica che dimostra come: a fronte della necessità dipreservare il ciclo di valorizzazione ed accumulazione del capitale, e di quello finanziario in particolare, gli statidevono continuamente rompere la loro architettura istituzionale trasformandosi, contro tutta la loro ideologiauniversalistica, democratica e schedaiola, nelle macchine di controllo e di dominio che Lenin in Stato eRivoluzione aveva tratteggiato. Accentramento dei poteri, svuotamento degli istituti elettorali-perlamentari edelle istanze politiche tradizionali, impossibilità di gestire e distribuire la ricchezza come in passato, mentre lefunzioni repressive di carattere preventivo assumono una prassi quotidiana: “Anche quindi la politica di governodella classe imperante, da vari decenni a questa parte e con ritmo sempre più deciso, si evolve verso forme distretto controllo, di direzione unitaria gerarchica fortemente centralizzata. Questo stadio e forma politicamoderna, sovrastruttura che nasce dal fenomeno economico monopolistico ed imperialistico previsto da Leninfin dal 1916 col dire che le forme politiche della più recente fase capitalistica possono essere soltanto di tiranniae di oppressione, questa fase tende a sostituire generalmente nel mondo moderno quella del liberismodemocratico classico, non è altro che il fascismo.” (Tesi della Sinistra 1945)La borghesia non aspetta la crisi, e la sua tormentata evoluzione si dirige verso la preparazione alla difesaed all’attacco: la classe operaia ne tragga a sua volta l’ammonimento a difendersi per poter contrattaccare sututti i fronti, dalla più semplice rivendicazione salariale fino alla più vasta affermazione politica, riconoscendo inogni mossa dello stato volta a rafforzare la propria “corazza”, un colpo diretto alla sua esistenza organizzata.Aprile <strong>2013</strong>37