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rivista giugno 2013 - Partito Comunista Internazionale

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FAME ED INSETTIQuando la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione nel 1960 lanciò una chiassosacampagna contro la fame nel mondo, i grandi paesi capitalistici in piena fase di boom espansivo e quindi prontiad ogni tipo di affare, si impegnarono secondo la loro logica del profitto, (si ricorda la rivoluzione verde,l’incremento delle colture estensive ed intensive nei paesi del terzo mondo, le opere faraoniche di bonifica ecanalizzazione delle risorse idriche, la biotecnologia sulle sementi) a compiere tutti gli sforzi necessari perdebellare nel minore tempo possibile questo flagello. Sono trascorsi più di sessanta anni, ed i rappresentanti deipaesi più affamatori, rapaci e spreconi del mondo, affiancati dai rappresentanti di quelli rapinati, ad ogni loronuova conferenza mondiale, non possono che prendere impotentemente atto del fallimento di tutti i loropropositi.Nel frattempo le multinazionali dell’agro-alimentare e delle biotecnologie hanno visto moltiplicare i loroprofitti e la loro produzione verso un tipo di consumatore pagante ipernutrito (male) e pieno di patologie tossicoalimentari,mentre una metà della popolazione mondiale continua a patire la fame. 33L’alimentazione è uno degli esempi dove appare in maniera maggiormente stridente la contrapposizione trai bisogni umani (in questo caso il bisogno primario di qualunque specie vivente) ed il modo di produzionecapitalista. Le statistiche e le cifre che gli organismi internazionali sciorinano nei loro grafici documentano lecaratteristiche e le contraddizioni classiche del capitalismo: divario crescente fra produzione industriale eproduzione agricola troppo avara di profitti, con progressivo deterioramento e mineralizzazione di quest’ultima,diminuzione delle superfici coltivabili ed erosione del suolo. Concentrazione della produzione commerciale deisettori trainanti dell’alimentazione (grano, mais e sostanze proteiche) in mano a pochi grandi monopoli euroamericani,che operano secondo la logica della massima estorsione di plusvalore per ogni dollaro cheinvestono, e si sa che l’agricoltura che è legata a determinati cicli biologici della terra, non consente gli stessiprofitti dell’industria.Ecco allora che si produce per chi paga e paga meglio, si forza in tutte le maniere la produttività dei suoli, sifa operare la legge della rendita (i prezzi vengono tarati sui prodotti dei campi a più bassa produttività) conconseguente aumento del costo dei prodotti agricoli in rapporto alla loro produzione, fino alla produzione dibiocarburante da colture cerealicole e dalla canna da zucchero. (In questo senso è utile ricordare la crescitacostante della superficie agricola finalizzata alla produzione di energia per le macchine). A fronte di questaevidenza che inchioda inesorabilmente il modo di produzione capitalistico alla sua inefficienza ed incapacità dirispondere adeguatamente ai bisogni generali dell’umanità, cosa fanno ricercatori e scienziati sempre pronti arattoppare le falle nella barca del sistema con mirate teorie? Dal cilindro di questi signori, nell’ultima Conferenzainternazionale su "Le foreste per la sicurezza alimentare e la nutrizione” tenuta a Roma il 13-15 maggio scorso,è sorta l’idea di nutrire una parte dell’umanità con gli insetti. Cioè la proposta è quella di attingere direttamentedal patrimonio agro forestale e dagli insetti che dentro vi vivono una fonte alimentare, non più casualmente,come miliardi di persone fanno già da tempo in alcune zone del mondo, 34 ma “sfruttando”, parola magica che fadrizzare le antenne a tutti gli affaristi, queste risorse in modo più sistematico ed industriale. "Il settore privato èpronto ad investire nell'allevamento degli insetti. Abbiamo enormi opportunità davanti a noi ", ha detto PaulVantomme, uno degli autori del rapporto. “Allevare insetti in modo sostenibile potrebbe contribuire ad evitareuna sovrapproduzione, che potrebbe avere conseguenze sulle specie più pregiate. Alcune specie, come adesempio i vermi pasto, vengono già prodotte a livello commerciale, e sono utilizzati in mercati di nicchia comealimenti per gli animali domestici, per i giardini zoologici e come esche nella pesca da diporto. Se la produzionedovesse essere ulteriormente automatizzata, questo alla fine abbasserebbe i costi a un livello in cui l'industria33 Il cibo è una merce che è sempre in uno stato di sovrapproduzione e, spesse volte, si procede alla sua distruzione per non farabbassare troppo i prezzi. A fronte di questo, gran parte dell’umanità soffre la fame e, inoltre, una pletorica quantità di cibo vieneusata per l’alimentazione animale. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) stima che la metà degli esseri umani, circa 3miliardi di persone, soffra di un qualche genere di malnutrizione. Una persona su cinque nei paesi in via di sviluppo soffre della piùgrave tra le varianti della malnutrizione - la fame.34 Lo dice l'ultimissimo studio della FAO: “gli insetti sono già elemento essenziale della dieta quotidiana di 2 miliardi dipersone”.46

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