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rivista giugno 2013 - Partito Comunista Internazionale

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quelli generali e intercategoriali del salario pieno ai lavoratori licenziati, forti aumenti salariali (maggiori per lecategorie sottopagate) e una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario.I metodi di lotta, per essere efficaci, devono imperniarsi sugli scioperi senza termine e senza preavviso, suipicchetti che bloccano le merci e i crumiri, sull’estensione del fronte di lotta a tutto il mondo del lavoro. La classeoperaia non ha nessun interesse a conservare questo sistema sociale, così come la vittima non ha nessuninteresse a prolungare la vita del suo carnefice. La crisi capitalistica da sovrapproduzione, nel corso della storiaumana documentata, è stata risolta con la guerra (immane distruzione di mezzi e forza-lavoro per rilanciarel’infernale ciclo di accumulazione), o con la rivoluzione (ottobre rosso). La lotta sindacale è importante ma non èsufficiente, perché i diritti strappati al potere, le conquiste economico-sindacali, sono sempre incerti e transitori,fin tanto che il capitalismo continua a vivere e a dettare le regole del gioco.La lotta sindacale, cioè la lotta di classe ristretta alla sfera economica, ha un senso e una prospettivaduratura di liberazione solo se funziona come una palestra per la lotta di classe politica: ovvero per la conquistarivoluzionaria del potere politico e la distruzione del regime capitalistico. In una società comunista - una societàsenza classi di schiavi e di padroni - non sarà più ammesso che degli esseri umani possano esistere, citiamoancora Marx “… soltanto se (il capitale) ne ha bisogno, e non appena può sbarazzarsene, li abbandona senzadarsi il minimo pensiero”.Non si tratta, certo, di evocare la “rivoluzione” a ogni passo e in ogni momento. La rivoluzione vera, non unaqualche rivolta ribellistica e insurrezionale, non è solo il momento del trapasso dei poteri, è un processo storicolungo e tormentoso, che come tale implica significative battute d’arresto e perfino retrocessioni, ossia fasipoliticamente non rivoluzionarie, dal punto di vista della presa di potere. Ma appunto in quanto processo cheverte sulla rottura di un modo di produzione, essa non ammette gradualismi; la rivoluzione non va confusa con ilriformismo gradualista, e non permette di equivocare tra potere reale e Governo parlamentare, tra alternanza dimaggioranze e minoranze parlamentari, tra dittatura proletaria (necessaria e temporanea) e opposizione diclasse, nell’economia, nella società e nelle istituzioni.I ruoli sono assegnati, finché la borghesia detta legge, il proletariato è dominato e non ha altro da fare cheopporsi a questa dominazione, senza cercare pietose scorciatoie. I salariati si trovano ora e si troveranno adover fare i conti con un sistema sociale rispetto al quale non avranno più nulla da perdere. Ciò che finora èstato fonte della loro esistenza diverrà per essi una condizione insostenibile; la condizione di schiavo salariato(nelle forme e condizioni prevalenti all’interno di un capitalismo agonizzante). Ciò che imprimerà caratteristicherivoluzionarie a un movimento proletario è quello che farà il movimento stesso e come agisce in prospettiva,quindi in base a un programma e ad una direzione politica, cioè in base alla direzione del suo <strong>Partito</strong>; e dunqueanche come utilizza gli organismi immediati della lotta economica, al di là di come essi formalmente appaiono.L'esperienza ci insegna che nessun sindacato resiste alla pressione di masse proletarie decise a raggiungereun risultato. C'insegna anche, attraverso una lunga storia di scontri, che di fronte alla determinazione proletariail sindacato può imboccare due strade: o viene travolto e distrutto o è costretto a far sue le istanze della base. Inquest'ultimo caso è ovvio che deve trasformarsi. C'è anche una terza prospettiva; che non è unicamentesindacale e che diventa possibile solo nei momenti di massimo scontro generalizzato. È quella in cui i sindacatisono superati come strumenti da un movimento che va oltre le richieste economiche contingenti. In questo casoil legame fra proletari diventa politico e prende altre forme, che possono variare a seconda della situazionestorica. Così successe in Russia nel 1917 con la nascita dei soviet.Così successe in Polonia nell'80, quando il sindacato ufficiale fu spazzato via da un possente moto dalbasso e nacque Solidarnosc, un miscuglio sindacale che divenne subito organismo politico intermedio, anchese poi degenerò in partito borghese a causa della situazione interna e mondiale. Tali prospettive non sarannomai possibili se permangono la convinzione che la lotta di carattere economico immediato debba avere lecaratteristiche attuali, e la pratica del fronte unico fra sindacalismo istituzionale e sindacalismo "di base":finalizzata all’utilizzo della grande forza proletaria nella difesa di garanzie e “diritti” entro il quadro della societàcapitalistica.44

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