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rivista giugno 2013 - Partito Comunista Internazionale

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sinistra) per la soluzione di problemi parziali il cui senso generale è fuori dalle loro stesse capacità. Diconseguenza, ogni reale parentela tra l’esercizio del potere statale ed i programmi generali o l’ideologia delleforze politiche diviene sempre più formale; tutti si uniformano alla necessità di conservazione del sistemaeconomico sociale ed i programmi governativi si assomigliano come fotocopie, almeno sulle questioni di vitaleinteresse per il capitale.Così alla crisi dei parlamenti si associa la crisi dei partiti, la loro trasformazione in apparati e in macchinefinalizzate alla gestione del potere, la loro disgregazione in sistemi di clientele e corruzione, e la loro parzialesostituzione con organizzazioni di tipo corporativo.Dall’incalzare di questa crisi e dalle spinte centrifughe che da essa si sprigionano (instabilità, incertezza delpotere, inefficienza) sorge un rafforzamento del potere esecutivo nella sua forma estrema: il poterepersonificato. La delega al “capo carismatico” diventa la sola forma possibile di mediazione fra il simulacro della“sovranità popolare” e la realtà del potere borghese. Dunque le “riforme istituzionali” e costituzionali, checaratterizzano e accompagnano la presente fase di crisi, non sono meri contraccolpi del disordine “politico” marappresentano una tappa necessaria del generale riassetto del potere imperialistico internazionale. Lacaricatura plebiscitaria e maggioritaria della democrazia diretta è consona a questa mistificazione istituzionale.Nella storia umana il pensiero e la pratica riformista hanno rappresentato la migliore attività di produzioneideologica - di cui il capitale è riuscito a dotarsi - per sconfiggere l’infezione rivoluzionaria (paragonabile, inquesto, alla produzione d’anticorpi da parte delle difese immunitarie di un organismo biologico).Ritroviamo nel primo volume dell’opera dal titolo “Storia della sinistra comunista” le seguenti considerazioni,a nostro parere ancora attuali e calzanti rispetto ai temi imposti dal presente. La lotta di classe…“ Il riformista laconcepisce come conflitto d’interessi fra i padroni capitalisti e le maestranze operaie, fra i quali lo statointerviene secondo l’influenza dei partiti borghesi e operai in lotta nel parlamento. Non troviamo un solocongressista (Si parla del IV congresso socialista svoltosi nel settembre del 1900) che ricordi la tesi marxistache lo stato democratico e parlamentare difende per sua natura gli interessi del capitale… (in definitiva) per ilmarxismo, vi è uno stato in cui il proletario è inferiore al capitalista; e se ne prevede uno in cui il capitalista èinferiore al proletario, anzi in cui il primo è nulla e il secondo è tutto: l’assurdo sta nel ritenere che ci si arrivipassando per una forma di stato storico in cui il proletario e il capitalista siano giuridicamente e politicamenteuguali. Qui il nocciolo della demolizione della democrazia in cui la dottrina marxista consiste, e qui la centralescoperta di Marx: la dittatura proletaria”. Pag.30Il contenuto di questa citazione può aiutarci a leggere in modo appropriato le farsesche vicende elettoralirecenti, la citazione, infatti, mette in luce il fondamentale vizio del pensiero riformista, che si rivela (alla resa deiconti) illogicamente assurdo e funzionale al sistema. Un conto, infatti, è affermare che nel divenire storico ilnegativo (lo Stato borghese), può trasformarsi in positivo (lo stato proletario) - attraverso il non secondarioevento definito rivoluzione - un altro conto è sostenere che, mentre il negativo è negativo, cioè stato borghese,può essere anche, contemporaneamente, qualcosa di diverso da se stesso, cioè stato proletario.Riprendiamo le vivaci riflessioni critiche contenute nel testo a pag.31, dove si ricorda come nella visioneriformista di Turati e Treves ” lo Stato democratico (è il luogo) dove il proletario si sente realmente uguale,politicamente e giuridicamente, al capitalista”. Sarebbe a questo punto una crudeltà inutile ricordare anche ainostri moderni riformisti democratici, che un luogo del genere non può esistere - e, infatti, non è mai esistito - eche nel mondo capitalistico reale lo stato, assuma una forma democratico - parlamentare o una forma fascista,è sempre l’arma che permette al capitale di perpetuare la schiavitù e lo sfruttamento del proletario. Le illusionidemocratico – elettorali, tuttavia, non sono solo dei sogni innocui. Nell’esperienza reale della vita, la tesiassurda che pone come effettivamente esistente una dimensione in cui “Lo stato democratico (è il luogo) dove ilproletario si sente realmente uguale, politicamente e giuridicamente, al capitalista”, si rovescia nellaconcretezza di una società dove, invece, il proletario continua ad essere schiavo, politicamente, giuridicamenteed economicamente del capitalista e del suo stato, anche grazie all’assurda irrealtà delle tesi riformiste, chesvolgono la funzione pratica di persuadere le moderne moltitudini di schiavi d’essere liberi e di potere sceglieredemocraticamente il proprio governo. L’aggravamento della crisi economica cui si assiste da anni, tuttavia,aumentando la disoccupazione e i tagli al welfare, spinge una parte dei proletari a ribellarsi, erodendo nelfrattempo l’importanza politica della funzione riformista e della farsa elettorale democratica, poiché, alla carota e13

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