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Numero 109 - Anno XVIII, Novembre/Dicembre 2010

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facciata principale del Palazzo Senatorio<br />

e una delle facciate laterali<br />

della già visitata chiesa di Santa<br />

Caterina.<br />

La straordinaria scenografia<br />

della piazza è dovuta alla magnifica<br />

fontana che, costruita fra il 1554 e<br />

il 1555 dallo scultore fiorentino<br />

Francesco Camilliani, era stata destinata<br />

originariamente alla villa toscana<br />

di Don Pietro di Toledo, ma<br />

fu poi venduta dai suoi eredi al Senato<br />

palermitano per un prezzo che<br />

all'epoca destò scandalo: trentamila<br />

scudi. La fontana, alla quale la nostra<br />

guida Alessandra ha dedicato<br />

alcune interessanti spiegazioni, è in<br />

realtà una gigantesca macchina<br />

d'acqua, composta in origine da<br />

ben 644 statue di marmo (allegorie,<br />

divinità pagane e varie figure femminili,<br />

sirene, arpie, animali e mostri)<br />

che, a causa delle loro nudità,<br />

hanno fatto sì che a livello popolare<br />

la piazza prendesse la denominazione<br />

di Piazza delle Vergogne (non<br />

dimentichiamo che proprio di fronte<br />

ad esse vivevano le suore domenicane<br />

di clausura del convento di<br />

Santa Caterina).<br />

La chiesa di Santa Maria<br />

degli Angeli alla Gancia<br />

L’ultima tappa del nostro<br />

giro è stata infine dedicata alla<br />

Chiesa di Santa Maria degli Angeli,<br />

più nota ai palermitani come Chiesa<br />

della Gancia. La storia della chiesa<br />

è legata a quella dei Frati di Santa<br />

Maria di Gesù che avevano ottenuto<br />

alla fine del XV secolo da Papa Innocenzo<br />

VIII il permesso di edifica-<br />

re fuori dalle mura della città una<br />

loro "Gancìa", cioè un edificio che<br />

servisse per i loro ammalati e per<br />

coloro che si trovassero in città per<br />

varie ragioni, con annessa la relativa<br />

chiesa. Contravvenendo a quel<br />

limite, però, avevano finito con l'edificare<br />

il nuovo complesso al limite,<br />

ma comunque all'interno, delle<br />

mura cittadine, sul luogo della preesistente<br />

chiesa di San Girolamo.<br />

Dopo una notevole querelle giuridica,<br />

Papa Giulio II aveva "sanato" la<br />

nuova costruzione permettendo ai<br />

frati di completare la nuova chiesa<br />

e la limitrofa Gancia, alla quale il<br />

Il cortile della Gancia, che fu teatro dell’insurrezione antiborbonica<br />

del 1860 capeggiata da Francesco Riso<br />

Viceré Vigliena aggiunse a sue spese<br />

nel 1609 un grandioso chiostro.<br />

Di quella Gancia originaria<br />

rimangono oggi poche visibili tracce<br />

(un porticato con alcune figure<br />

di Francescani dipinte, un loggiato<br />

e una bassa torre), anche perché<br />

l'edificio in cui la struttura era ospitata<br />

è stato più volte rimaneggiato<br />

e quindi adibito ad archivi e<br />

uffici pubblici. Invece la chiesa annessa<br />

alla Gancia, dedicata a Santa<br />

Maria degli Angeli, per quanto<br />

manomessa nel corso dei secoli, si<br />

mostra ancora oggi nella sua magnificenza<br />

rinascimentale.<br />

All'esterno l'architettura<br />

della chiesa si presenta in forme<br />

semplici, come tutte quelle francescane,<br />

con una facciata nuda e i<br />

muri perimetrali in conci squadrati.<br />

Ma è l'interno che, pur se non<br />

sempre in omogenee buone condizioni,<br />

lascia trasaliti sia per alcune<br />

sue strutture come il bellissimo<br />

soffitto a cassettoni in legno del<br />

'500, sia per il celeberrimo organo<br />

IL CLUB n. <strong>109</strong> – pag. 20<br />

realizzato da Raffaele La Valle<br />

all’inizio del ‘600, sia per l'enorme<br />

numero di opere d'arte che gelosamente<br />

custodisce tra le navate, il<br />

presbiterio e le cappellette laterali.<br />

Tra i vari artisti che hanno<br />

lasciato il loro segno all'interno<br />

della chiesa vi sono Giacomo Serpotta,<br />

autore di numerosi stucchi<br />

sparsi un po' dappertutto, Giuseppe<br />

Salerno e Pietro Novelli con alcune<br />

opere pittoriche di pregio, e<br />

soprattutto Antonello Gagini: suoi<br />

sono un bassorilievo raffigurante<br />

Gesù al Limbo, la statua di San Michele<br />

e una Pietà nelle cappelle di<br />

sinistra, due tondi raffiguranti un<br />

Angelo e la Madonna dell'Annunciazione<br />

nel presbiterio, il grande<br />

pulpito poligonale a destra, con alcune<br />

delicate formelle con raffigurati<br />

gli Evangelisti, e infine una delicatissima<br />

statua della Madonna<br />

nella quarta cappella di destra.<br />

La storia e le vicissitudini<br />

della chiesa e del convento della<br />

Gancia ci sono state raccontate<br />

anche da un simpatico frate che ha<br />

fatto gli onori di casa e ha interessato<br />

tutti i nostri soci ricordando<br />

anche una storia realmente accaduta<br />

nel corso del risorgimento palermitano,<br />

quella di Francesco Riso<br />

e di alcuni suoi compagni che proprio<br />

all’interno di queste mura prepararono<br />

l’insurrezione contro i<br />

Borboni del 1860; al suono della<br />

campana della chiesa scoppiò a<br />

Palermo, infatti, un’insurrezione<br />

antiborbonica che fu però ben presto<br />

sedata. Il Riso e gli altri compagni<br />

si rifugiarono quindi nel convento<br />

ma furono sorpresi dalla<br />

truppe borboniche e uccisi tutti<br />

tranne due soli, che si nascosero<br />

tra i cadaveri dei frati nei sotterranei<br />

e qui rimasero cinque giorni.<br />

Distrutti dalla fame e dalla paura,<br />

riuscirono infine a fuggire dopo aver<br />

scavato con le loro mani nelle mura<br />

del convento una buca, ancora visibile<br />

in Via Alloro, mentre alcune<br />

donne facevano sfociare appositamente<br />

in una rissa un banale litigio<br />

per distrarre le truppe borboniche.<br />

A ricordo di quel fatto la buca si<br />

chiamò Buca della Salvezza.<br />

Un bellissimo finale per la<br />

nostra visita di Palermo barocca,<br />

con la promessa di rivederci al più<br />

presto per effettuarne un’altra alla<br />

scoperta di altri tesori della nostra<br />

sorprendente stupenda città.<br />

Testo di Maurizio Karra<br />

Foto di Larisa Ponomareva<br />

Amenta e Maurizio Karra

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