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Numero 109 - Anno XVIII, Novembre/Dicembre 2010

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Il nostro gruppo in una sala del Museo Regionale di Messina<br />

paratissima guida Katia, che fin da<br />

subito ha cominciato ad illustrarci<br />

le peculiarità della città dello Stretto;<br />

infatti Messina vanta origine<br />

antichissime, retaggio di antiche<br />

leggende come quella della mostruosa<br />

creatura che con il solo<br />

nome, Cariddi, suscitava le angosce<br />

dei marinai dell’antichità, come<br />

la dirimpettaia Scilla.<br />

Ai giorni nostri la città conserva<br />

pochi dei suoi tesori artistici,<br />

a causa dei numerosi terremoti che<br />

ha subito nel corso dei secoli, uno<br />

dei più gravi avvenuto il 28 dicembre<br />

1908, che la rase praticamente<br />

al suolo e, come se questo ancora<br />

non bastasse, grazie al martellante<br />

bombardamento alleato che nel<br />

1943 distrusse quel poco che era<br />

sopravissuto di antico nella zona<br />

del porto. In particolare della ricostruzione<br />

post terremoto restano<br />

numerose pregevoli costruzioni in<br />

stile liberty o eclettico, con influenze<br />

neogotiche e catalane.<br />

La nostra prima tappa è<br />

stata presso il Museo Regionale,<br />

dove abbiamo ammirato notevoli<br />

dipinti che vanno dal ‘300 al ‘600,<br />

in particolare opere di Antonello da<br />

Messina, che a metà del ‘400 ha<br />

saputo coniugare la prospettiva dei<br />

maestri italiani con la precisione<br />

per i dettagli dei maestri fiamminghi,<br />

e quelle di Caravaggio, i cui<br />

toni bui potrebbero spiegarsi con la<br />

sua vita tumultuosa e la struggente<br />

personalità che lo portarono<br />

perfino all’assassinio.<br />

Quindi ci siamo spostati<br />

verso il cuore del centro storico,<br />

ammirando le numerose costruzioni<br />

liberty e razionaliste che incontra-<br />

vamo lungo il percorso, fino a raggiungere<br />

l’ombelico storico della città,<br />

piazza Duomo, vasto slargo su<br />

cui si affaccia la cinquecentesca<br />

Fontana di Orione, una delle poche<br />

opere scultoree sopravvissute ai cataclismi<br />

cittadini, nata per celebrare<br />

la costruzione del primo acquedotto<br />

cittadino, con figure umane che personificano<br />

importanti fiumi. Il duomo<br />

fu voluto dai normanni nel XII secolo<br />

ed è stato parzialmente ricostruito<br />

sia a causa dei frequenti terremoti<br />

cittadini che del bombardamento del<br />

1943; il suo interno a tre navate,<br />

diviso da colonne con archi ogivali, è<br />

sovrastato da un magnifico tetto ligneo<br />

a capriate dipinte, mentre la<br />

facciata è scandita da fasce marmo-<br />

IL CLUB n. <strong>109</strong> – pag. 5<br />

Davanti al Duomo di Messina<br />

ree a bassorilievo, da un bel portale<br />

del ‘500 e dalla sagoma del famoso<br />

campanile, con i due quadranti che<br />

rappresentano il calendario e il sistema<br />

planetario e gli automi che<br />

entrano in funzione a mezzogiorno.<br />

E così, dopo la visita<br />

dell’interessante Tesoro del Duomo,<br />

con splendidi pezzi di oreficeria<br />

sacra in argento e lamina d’oro,<br />

a mezzogiorno in punto eravamo<br />

tutti con il naso all’insù a scrutare<br />

il campanile e i suoi automi, che<br />

rappresentano le allegorie dei<br />

giorni della settimana e dell’età<br />

dell’uomo e la Madonna protagonista<br />

dell’episodio della consegna<br />

della lettera: una leggenda vuole<br />

che durante una grave carestia sia<br />

giunta nel porto di Messina una<br />

nave senza uomini a bordo, ma carica<br />

di frumento, con una lettera<br />

contenente una ciocca di capelli e<br />

un messaggio della Madonna che<br />

benediceva la città e i suoi abitanti,<br />

probabilmente i primi siciliani a<br />

convertirsi al cristianesimo nel 42<br />

dopo l’arrivo di San Paolo.<br />

La tappa seguente è stata<br />

presso la vicina chiesa dei Catalani,<br />

scandita da notevoli influenze<br />

arabo-normanne, una delle pochissime<br />

testimonianze antecedenti al<br />

terremoto giunte fino a noi, dato<br />

che il complesso d’impianto basilicale,<br />

con un interno a tre navate e<br />

volte a crociera, risale al XII secolo<br />

e mostra nella decorazione della<br />

facciata e dei prospetti influenze di<br />

impronta araba, con lisce colonnine<br />

addossate ad archetti, su un<br />

piano di calpestio molto più basso<br />

rispetto a quello della città moder-

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