Numero 109 - Anno XVIII, Novembre/Dicembre 2010
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Fino ai confini della Russia<br />
Dall’Italia alle Repubbliche Baltiche e da queste di ritorno in Sicilia: un itinerario<br />
nell’itinerario, relativo alla Russia, di cui parleremo nel prossimo numero...<br />
F<br />
inalmente si parte: direzione<br />
Russia! Attraversiamo d'un<br />
baleno l'Italia fino a Tarvisio, l'Austria<br />
fino a Graz, che superiamo; ci<br />
concediamo una visita a Brno e alla<br />
vicina Slavkov U Brna (Austerlitz)<br />
dove, sulla collina della pace<br />
(Mohyla Miru), fu firmato il 26 dicembre<br />
del 1805 l'armistizio dopo<br />
la battaglia nella quale Napoleone<br />
aveva vinto sugli altri due imperatori<br />
– quello russo e quello austriaco<br />
- con soli 7.000 morti a fronte<br />
del totale di 19.000 soldati uccisi.<br />
Un monumento ed un museo ne<br />
ricordano le gesta.<br />
Il monumento che ricorda la battaglia<br />
vinta da Napoleone ad Austerlitz,<br />
vicino Brno in Moravia<br />
Dalla Slovacchia attraversiamo<br />
la libera frontiera con la Polonia<br />
a Cesky Tesin; un veloce<br />
sguardo a Bielsko Biala e da Kety<br />
arriviamo allo scalo ferroviario di<br />
Brzezinka, più conosciuto come<br />
Oswiecim o Kl Auschwitz, campo di<br />
concentramento nazista, che visitiamo<br />
e dove pernottiamo senza<br />
paura e con grande rispetto per i<br />
milioni di morti causati dalla feroce<br />
e fredda determinazione dei nazifascisti,<br />
non solo tedeschi; visitiamo<br />
solo una decina di baracche in<br />
ricostruzione, fra il centinaio presenti;<br />
il muro della morte per le<br />
fucilazioni del tutto indiscriminate;<br />
guardiamo le foto di quei tempi<br />
Due immagini simbolo del campo di concentramento nazista di Birkenau<br />
in Polonia: in alto il muro della fucilazione, in basso le camere a gas<br />
con i colpi di grazia alla nuca e i<br />
forni crematori; e a pochi chilometri<br />
eccoci a Birkenau 1 e 2, tranquilli<br />
sobborghi i cui abitanti chiudevano<br />
il naso e gli occhi al fumo<br />
delle camere a gas. D'altra parte<br />
oggi si dice si fidassero del cartello<br />
Arbeit Macth Frei, l'eufemistico “il<br />
lavoro rende liberi”.<br />
Attraversiamo, io e mia<br />
moglie, a piedi l'enorme piazzale<br />
che culmina con il monumento e le<br />
IL CLUB n. <strong>109</strong> – pag. 30<br />
targhe di tutte le nazionalità coinvolte<br />
nell'Olocausto, con i binari<br />
d'arrivo fino alle baracche di prima<br />
selezione e annientamento con il<br />
gas dei più deboli, dei malati, dei<br />
diversamente abili, dei bimbi, dei<br />
vecchi, degli ebrei di ogni nazionalità,<br />
degli oppositori, anche dei prigionieri<br />
di guerra, se sovietici, e in<br />
ogni caso dei non abili al lavoro,<br />
resi tali dalla denutrizione, dal<br />
freddo, dalle malattie. Notevoli i