cromosomici di una data popolazione». 25 Come ora dovrebbe essere chiaro, lacaratteristica principale della vita è proprio quella di essere “biodiversificata”.Questo le ha permesso in passato, e le permetterà in futuro, di superare terribilisconvolgimenti; è grazie alla biodiversità che la vita si è potuta insediare in ogniangolo del pianeta, anche negli ambienti più ostici.Non possiamo sapere con certezza quanti esseri viventi condividanol’esistenza insieme a noi. Possiamo soltanto dire che «Il numero di specie notedi organismi, incluse le piante, gli animali e i microrganismi, dovrebbe aggirarsiintorno a 1,4 milioni […]. Secondo i biologi evoluzionisti tale stima rappresentameno di un decimo di specie che realmente vive sul pianeta». 26 Per nostrasciagura, contrariamente a quanto dovrebbe accadere, la biodiversità è ora piùche mai sul punto di collassare. Molto frequentemente sentiamo parlare dianimali estinti, in pericolo d’estinzione o di piante protette perché divenuteormai rarissime. Ma non è certo questo il problema, se si pensa che quasi tuttele specie vissute in passato sono scomparse. Quel che preoccupa è lapercentuale d’estinzione unita alla velocità con cui sta avvenendo, fattori chenon permettono un adeguato ricambio con nuove specie. «L’estinzione è unprocesso <strong>natura</strong>le, ma l’attuale tasso di perdita di variabilità genetica, dipopolazioni e di specie è di gran lunga superiore ai tassi <strong>natura</strong>li; […] questorappresenta un cambiamento globale del tutto irreversibile». 27Purtroppo ci si allarma soltanto per alcune specie simbolo, come le tigri,le balene o grandi animali che colpiscono la sensibilità collettiva, mentre lespecie chiave per gli ecosistemi vengono lasciate al loro destino. Chi potrebbepreoccuparsi se qualche piccolo insetto scomparisse? Probabilmente solo glientomologi. Spesso, però, sono proprio le specie meno considerate dall’uomo,quelle più lontane dai suoi interessi utilitaristici, a rappresentare il vero motoredella <strong>natura</strong>. «Gli insetti e gli artropodi – ad esempio – sono talmente importantiche, se dovessero scomparire tutti quanti assieme, l’uomo non sopravvivrebbeche per pochi mesi […]. La superficie terrestre finirebbe letteralmente con il25 E. O. Wilson, La diversità della vita…, cit., p. 115.26 Ivi, p. 191.27 Peter M. Vitousek, Harold A. Mooney, Jane Lubchenco, Jerry M. Melillo, Human domination of Earth’secosystems, in Science, volume 277 (1997), p. 494. (La traduzione dei testi in lingua inglese è mia senon è dichiarato diversamente).22
marcire». 28 Viceversa, è curioso scoprire che, secondo certe stime, se l’uomoscomparisse improvvisamente, nel giro di pochi secoli «gli ecosistemi delmondo si rigenererebbero tornando allo stato ricco, più prossimo all’equilibrioche esisteva più o meno diecimila anni fa». 29I ricercatori sono sostanzialmente d’accordo nel rilevare, nel corso dellastoria, cinque grandi estinzioni di massa. Si tratta di momenti critici nei quali laTerra ha rischiato di diventare un’immensa sfera deserta, proprio come le suesorelle che compongono il sistema solare. «Le cinque estinzioni di massa sisono verificate in quest’ordine: nell’Ordoviciano, 440 milioni di anni fa; nelDevoniano, 365 milioni di anni fa; nel Permiano, 245 milioni di anni fa; nelTriassico, 210 milioni di anni fa; nel Cretaceo; 66 milioni di anni fa». 30Certamente l’estinzione più nota è l’ultima, quella che riguardò lascomparsa dei dinosauri e inaugurò l’era dei mammiferi. Con ogni probabilità fucausata dall’impatto con un asteroide che provocò danni inimmaginabili e permolto tempo cambiò radicalmente il clima. Delle precedenti estinzioni non siconoscono con esattezza le cause, ma tra le varie ipotesi compaiono impatticon meteoriti, eruzioni vulcaniche, deriva dei continenti e cambiamenti climaticicatastrofici. Pare inoltre che 251 milioni di anni fa la vita sia stata realmente sulpunto di scomparire: «è stato calcolato che il grande crollo del Permiano abbiaportato a una perdita di specie marine tra il 76 e il 96 per cento. […] Il mondobiologico – almeno per quanto attiene gli organismi superiori – ha evitatoproprio per un soffio l’estinzione totale». 31 Questi dati sono molto importanti enon vanno sottovalutati, poiché grandi ricercatori come Wilson sono giunti adavanzare l’ipotesi che sia iniziata una sesta estinzione di massa. Tuttaviastavolta non provocata da fenomeni esterni, ma da colui che è considerato ilprodotto più riuscito della selezione <strong>natura</strong>le: l’uomo.È dunque sbagliato considerare l’inquinamento attuale come l’unicacausa della progressiva diminuzione di biodiversità; in realtà, il problemaprincipale sembra essere l’uomo stesso. Per certi versi l’homo sapiens è da28 Ivi, p. 19129 Edward Osborne Wilson, La creazione, Adelphi, Milano 2008, p. 46.30 E. O. Wilson, La diversità della vita…, cit., p. 58.31 Ivi, p. 59.23
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