mostrarsi ora in tutta la sua gravità. L’attualità e l’urgenza di tale problematicitàsono oggi più che mai evidenti. Si pensi soltanto che, pochi mesi prima dellastesura di questa introduzione, il presidente degli Stati Uniti d’America, BarackObama, ha ritenuto opportuno indicare la tutela <strong>ambientale</strong> tra le priorità del suonuovo mandato:Vogliamo che i nostri figli vivano in un’America che non sia oppressa dal debito,che non sia indebolita dall’ineguaglianza, che non sia minacciata dal poteredistruttivo del surriscaldamento globale. 1Si tratta di un evento importante, poiché testimonia una lenta presa dicoscienza verso un dramma che, a livello politico, si è a lungo cercato dimistificare e nascondere.Ma perché la filosofia dovrebbe occuparsi di una tematica che, a primavista, pare essenzialmente politica e organizzativa? Innanzitutto, comesuggerisce Vittorio Hösle, poiché la preoccupazione è accentuata da precisedinamiche economiche e tecnologiche, «senza una filosofia della tecnica edell’economia non si potrà cogliere l’essenza della crisi ecologica». 2 Inoltre,come si cercherà di dimostrare, è evidente che dietro al trionfo di questedirettrici tecnico-economiche si celi l’eredità del programma metafisicomoderno. Partendo dai dati di fatto che emergono dal degrado <strong>ambientale</strong>,infatti, si può compiere un interessante viaggio nella storia della filosofia della<strong>natura</strong>, alla ricerca delle radici culturali che hanno condotto all’imposizione dideterminate categorie e valori morali.Sta proprio qui il senso della prima parte di quest’indagine. Quella che aprima vista può sembrare una semplice enumerazione di fatti e dati scientifici,sottintende un più ampio dibattito circa il rapporto uomo-ambiente. In primoluogo, il clima d’incertezza creatosi non fa altro che evidenziare la lacerazionedi tale legame, mettendo definitivamente in luce una progressiva degenerazione1 Lezioni di inglese, Il discorso di Obama dopo la rielezione (in italiano e in inglese), consultato on-line il10/02/2013 all’indirizzo internet http://www.lezionidinglese.net/blog-inglese/il-discorso-di-obamadopo-la-rielezione-in-italiano-e-in-inglese/.2 Vittorio Hösle, <strong>Filosofia</strong> della crisi ecologica, Einaudi, Torino 1992. P. 8.8
che dura da secoli. Per di più, i diffusi fenomeni d’inquinamento e i presunticambiamenti climatici impongono una riflessione critica sul concetto stesso di“crisi”, invitandoci a meditare sui risvolti etici che ne possono conseguire.Il corpo centrale del lavoro si sofferma poi sul periodo moderno e sugliassunti che hanno permesso la nascita e lo sviluppo di una nuova ideologia.L’interpretazione organicistica, attiva sin dai tempi più antichi, non ha saputoresistere all’incedere delle nuove idee scientifiche, lasciandosi sopraffare inmaniera inesorabile dalla prospettiva meccanicistica. Anche se la concezioneorganica del mondo non è scomparsa completamente e, di tanto in tanto, sirinnova in alcuni autori, non ha più rivestito un ruolo di primaria importanza. Loscopo di questa sezione è proprio quello di mostrare come la modernitàrappresenti un punto di svolta per l’umanità, principalmente nel modo dirapportasi con l’ambiente.I sentimenti di rispetto, venerazione e, talvolta, timore verso luoghianimati da misteriose forze lasciano il posto a territori inerti, che diventanoaccessibili, vulnerabili e completamente al servizio dell’uomo. ParafrasandoCarolyne Merchant possiamo dire che la metafora della Terra come alma materviene gradualmente sostituita da immagini di dominio, più idonee alla nuovavisione meccanizzata del mondo. 3 Di conseguenza, l’essere umano inizia aconcepirsi come un ente separato dal resto del creato, considerandoquest’ultimo soltanto in termini di utilità, come un vero e proprio oggettomanipolabile a seconda dei propri fini.Come si può facilmente intuire, le figure centrali dell’età moderna sonoBacone e Cartesio. Essi, oltre ad esser i migliori interpreti delle innovazioniscientifiche, hanno fornito le giustificazioni teoretiche e morali alla superioritàdell’essere umano e alla sua sete di dominio. Le loro immagini di autorità epossesso, accettate ancora oggi, sono usate per legittimare azioni che nelpassato premoderno sarebbero state considerate empie e contro ragione. DalXVII secolo, dunque, inizia quel rapido cammino che, nel breve volger diqualche decennio, ha portato all’industrializzazione del mondo e all’attuale statodi cose.3 Carolyne Merchant, La morte della <strong>natura</strong>, Garzanti Editore, Milano 1998, p. 38.9
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