Però l’interrogativo rimane ed è molto forte: che cos’è l’uomo se non vivenella società?Tornando a Durkheim, dobbiamo sottolineare come a questo propositoegli sia convintissimo: l’uomo è quel soggetto che è chiamato avivere nella società, e che solo all’interno del gruppo sociale può trovareil proprio percorso e gli strumenti per diventare effettivamente uomo.E ciò avviene attraverso un itinerario, più o meno lungo, di costruzionedi questo essere sociale. Ma, come si è già visto, secondo questoautore la socializzazione non dura tutta la vita, ma è proprio solo <strong>della</strong>fase iniziale, <strong>dei</strong> bambini e <strong>dei</strong> giovani. Ad un certo punto, quindi, ilgiovane entra a far parte <strong>della</strong> società come uomo “maturo” el’educazione termina, la socializzazione ha fine e l’essere sociale è costruito.Ma l’esito di tale processo non è scontato: se questa costruzione nonha funzionato, si ha, dal punto di vista sociale, anomia e, dal punto divista soggettivo, delle patologie, delle difficoltà per il soggetto, e questoindipendentemente dal tipo di contenuti che si sono messi in questa costruzionedel soggetto, prescindendo dalle norme e valori determinanti<strong>della</strong> società.Durkheim riconosce, d’altra parte, nella socializzazione la centralitàdel linguaggio verbale umano. È solo da questo punto di vista che questoautore si occupa del linguaggio, non tanto perché gli interessiun’analisi in sé <strong>della</strong> comunicazione e del linguaggio ma perchéquest’ultimo è inteso come strumento cardine dell’aggregazione sociale.L’apprendimento del linguaggio, in tal senso, diventa elemento fondamentaledel percorso di socializzazione, in quanto permette al soggettodi entrare in relazione con altri, di capire e di trasmettere norme, valori,atteggiamenti e conoscenze.L’“essere libero”, l’essere individuale, è quindi, evidentemente, un esseresociale. È proprio partire dalla considerazione che la società modernaè caratterizzata da individualismo, che si afferma che i soggetti debbanoessere costruiti in quanto individui, ma, in nome <strong>della</strong> condivisione <strong>dei</strong>“modi di parlare e di agire”, sempre come individui sociali. Durkheim ci ricordache anche questa norma dell’autonomia individuale, <strong>della</strong> costruzione<strong>della</strong> propria individualità, è una norma definita socialmente. È lasocietà a dettare la norma dell’essere individui nella società, dell’essereattivi, del comportarsi responsabilmente rispetto alla costruzione <strong>della</strong>società.32
Nel complesso, si potrebbe quindi definire questa come una visioneultrasocializzata, che sta ad indicare proprio questo dominio del socialesull’individuale, o comunque la definizione sociale dell’individuale.Come già detto, pur essendoci alcuni scritti in cui Durkheim nonsembra così rigido e ultrasocializzante, soprattutto per le sue preoccupazionimetodologiche ad esempio nello studio Le Suicide, nel momentoin cui si occupa di educazione, egli ci fornisce una visione in cui vi è unforte dominio <strong>della</strong> società sull’uomo. Si tratta, però, di un dominio vistoin senso ottimistico.Non sempre infatti il considerare predominante la dimensione socialesu quella individuale conduce a tale visione. Più di recente, ad esempio,i teorici <strong>della</strong> riproduzione sociale, nell’ottica neo-marxista, mentreaffermano, soprattutto riferendosi alla società capitalistica, questo dominio<strong>della</strong> società sull’uomo, e in particolare sulla costruzione <strong>dei</strong> percorsidi socializzazione, allo stesso tempo hanno invece una visione negativa,critica, <strong>della</strong> società, in quanto luogo, appunto, di riproduzionedi disuguaglianze soprattutto di tipo economico.Nel caso di Durkheim, invece, la società è “bene” in senso morale,quindi questa educazione, che equivale a socializzazione, a costruzionee incardinamento sociale, è un percorso analizzato ottimisticamente inchiave progettuale: la società è in evoluzione, il progresso sociale è unbene, l’uomo moderno deve essere un uomo che si riconosce responsabileall’interno <strong>della</strong> società e, quindi, è bene che l’educazione costruiscaquesto essere sociale in chiave progettuale.1.4 Gli agenti <strong>della</strong> educazione/socializzazione: i genitori e gli insegnantiA questo punto si rende necessario approfondire un aspetto centrale deldiscorso: chi fa educazione per Durkheim? Chi ne è responsabile?Si è già più volte ripetuto che, secondo questo autore, il socializzandoè il giovane e che il socializzatore è genericamente, in primo luogo,la generazione adulta. Però questa generazione adulta va collocata inspecifiche agenzie di socializzazione (il termine non è suo), di cui lascuola, per Durkheim, è la più importante. Come si è già accennato, egliha <strong>della</strong> famiglia un’immagine molto diffusa al suo tempo, ma che percerti versi è diffusa ancora oggi.33
- Page 1 and 2: La civilizzazione dei barbariLa con
- Page 3 and 4: INDICEIntroduzione p. 51. Émile Du
- Page 5 and 6: Introduzione 1« Quella che è stat
- Page 7 and 8: questa relazione mette in primo pia
- Page 9: questo saggio risultano più chiare
- Page 12 and 13: Un testo particolarmente illuminant
- Page 14 and 15: genti socializzatori cui questo aut
- Page 16 and 17: solo trasmissione di conoscenze e c
- Page 18 and 19: strada del progresso sociale. Propr
- Page 20 and 21: debba rimanere in vita. Quindi, l
- Page 22 and 23: Ma quali sono questi principi che D
- Page 24 and 25: Per quanto riguarda gli “stati fi
- Page 26 and 27: il gruppo o i gruppi ai quali appar
- Page 28 and 29: di intervenire sull’uomo, di camb
- Page 30 and 31: ispondere dicendo appunto che l’u
- Page 34 and 35: Innanzitutto, va precisato che Durk
- Page 36 and 37: deve riuscire, per così dire, a co
- Page 38 and 39: sa per la vita, cioè la famiglia e
- Page 40 and 41: 1.5 Quadro sinteticoA conclusione d
- Page 42 and 43: esempio, data dalla famiglia e cono
- Page 45 and 46: CAPITOLO SECONDOTalcott Parsons: la
- Page 47 and 48: kheim a quello di Parsons) quando p
- Page 49 and 50: elementi ricavati dalla psicologia
- Page 51 and 52: di progressiva differenziazione, es
- Page 53 and 54: periodo iniziale di socializzazione
- Page 55 and 56: tamenti di valore, per cui in alcun
- Page 57 and 58: la società come specifici di ogni
- Page 59 and 60: In tale fase, comunque, il meccanis
- Page 61 and 62: do da parte dell’agente socializz
- Page 63 and 64: A questa segue la seconda fase che
- Page 65 and 66: cesso di ulteriore differenziazione
- Page 67 and 68: adolescenza e nella studentry. Ma v
- Page 69 and 70: glia. Come si sa, in questo modello
- Page 71 and 72: momento storico preciso in cui c’
- Page 73 and 74: dello schema del mantenimento valor
- Page 75 and 76: “centrale” di soggetti che, per
- Page 77 and 78: ci si occupa all’interno della fa
- Page 79 and 80: sottostare al lungo training, al lu
- Page 81 and 82: cale, cioè una trasmissione dai gi
- Page 83 and 84:
conflitto diventa troppo forte ed i
- Page 85 and 86:
perché, sostanzialmente, è costru
- Page 87 and 88:
guidati sulla base delle esigenze f
- Page 89 and 90:
are delle rivoluzioni, delle rottur
- Page 91 and 92:
- In relazione a questo, la sociali
- Page 93 and 94:
CAPITOLO TERZOIl modello integrazio
- Page 95 and 96:
schema che delle ricadute molto for
- Page 97 and 98:
stico - almeno in quello che nei su
- Page 99 and 100:
e della separatezza e quindi con un
- Page 101 and 102:
Bibliografia essenzialeAlexander J.
- Page 103:
Rocher G. [1972], Talcott Parsons e