di vari ruoli che la società complessa richiede al soggetto di ricoprire; inparticolare, ancora una volta, l’assunzione del ruolo lavorativo.Questo autore, come è noto, afferma l’esistenza di un legame moraletra la persona, i soggetti, e la società; l’idea dell’adesione volontaristicadel soggetto al legame sociale, e, fondamentalmente, al gruppo sociale(o a vari gruppi) a cui il soggetto appartiene.Talcott Parsons ha prodotto nel suo lungo percorso intellettuale unvastissimo numero di pubblicazioni. Ha iniziato scrivere nel 1922 lo hafatto ininterrottamente fino 1979, l’anno <strong>della</strong> sua morte. Pur partendoda alcuni assunti e da alcuni interrogativi di fondo che sono rimasti costanti,Parsons ha sviluppato progressivamente la propria teoria nel corsodi quasi sessant’anni, rispecificandola in ragione anche delle notevolitrasformazioni sociali che sono avvenute durante il suo percorso intellettuale.Quello che qui si espone come modello funzionalista <strong>della</strong> socializzazioneè un modello che, per esigenze analitiche, definiamo secondoalcune caratteristiche e indicatori fondamentali; ma va subito tenutopresente che ci sono, per i motivi suddetti, nel pensiero parsonsianosulla socializzazione – come del resto su tutti gli altri fenomeni socialiche egli ha studiato – delle evoluzioni teoriche e, quindi, progressivispostamenti e progressive accentuazioni di alcune caratteristiche rispettoad altre.Nell’individuare le caratteristiche fondamentali del processo di socializzazione,sarà giocoforza una sorta di riduzione rispetto alla complessitàdel pensiero parsonsiano e soprattutto rispetto al suo sviluppo. Aciò si cercherà di ovviare esaminando alcuni elementi, soprattutto laddoveil cambiamento sociale intercorso è risultato più forte, quali sianostate queste mutazioni.L’obiettivo che qui ci si è posti, infatti, non è stato quello di sviscerarefino in fondo il pensiero parsonsiano, bensì cercare di fornireun’idea globale e complessiva di un modello di socializzazione, cioèquello funzionalista, che, non solo è stato utilizzato da Parsons stessonei suoi lavori, ma che ha pesato sulla Sociologia dell’Educazione, e inparticolare sulle sue successive immagini <strong>della</strong> socializzazione.In questo sviluppo parsonsiano si possono individuare fasi successivedi maggiore riconoscimento dell’elemento volontaristico dell’azioneo, viceversa, di maggiore enfasi sul determinismo sociale. Tuttavia (eancora una volta vi è un elemento che accomuna il pensiero di Dur-46
kheim a quello di Parsons) quando parla di socializzazione e di educazionee pone l’enfasi sulla conformità – e quindi sul determinismo sociale– tende a relegare nell’irrilevante, o addirittura nel patologico, tuttoquanto non rientra in un processo di adeguamento dell’individuo allenorme e ai valori <strong>della</strong> società.Si possono d’altronde individuare spazi possibili di nonconformismoin questa lettura parsonsiana, che del resto trovano ancheun fondamento teorico nella lettura del sistema di azione, nell’unict act, edel sistema di azione che questo autore costruisce nella sua prima grandeopera pubblicata nel 1937 col titolo The Structure of Social Action.Parsons, come è noto, era partito cercando di combinare insieme volontarismoe determinismo, volontarietà dell’azione e determinante sociale,impulsi alla conformazione. Nella stessa idea iniziale dell’azionesociale nell’unict act, individuato da Parsons come nucleo primario per lostudio <strong>della</strong> società, si collocava e vedeva contemporaneamente la presenzadi un soggetto, di un attore dell’azione, di mezzi, di condizioni, discopi e di norme. In tale struttura, l’attore era parte integrante e precisa<strong>della</strong> comprensione dell’azione sociale, a partire dalla sua preoccupazionedi evidenziare la libertà del soggetto e la sua volontà nello svolgimentodell’azione sociale. Come è stato a più riprese evidenziato daicommentatori dell’opera parsonsiana, poi però l’attore viene a mano amano espulso, messo fuori, da questo modello di azione; e non si capiscesempre dove vada a finire, e se diventa ambiente dell’azione.Per cui, progressivamente, si accentuano, appunto, le componentilegate agli scopi e alle norme, e la dimensione <strong>della</strong> volontarietàdell’azione tende a scemare. Va altresì riconosciuto che Parsons non hamai negato, in teoria, il ruolo <strong>della</strong> soggettività dell’attore nell’azione sociale.Si potrebbe anzi affermare che più volte si è richiamato ad essaesplicitamente, soprattutto negli ultimissimi anni di lavoro. Ma ciò valevasecondo lui, come vedremo tra breve analizzando la socializzazioneuniversitaria, solo per una parte <strong>della</strong> popolazione.Quindi presupposti possibili per la coesione costante di volontarietàe determinismo dell’azione sono senza dubbio rintracciabili nella teoriaparsonsiana. È pur vero, però, che per quanto riguarda la socializzazionel’adesione e il conformarsi alle norme, alle regole e ai valori, diventail polo centrale di attenzione, l’elemento-cardine interpretativodell’inserimento <strong>dei</strong> soggetti all’interno <strong>della</strong> società, analizzato in TheSocial System del 1951.47
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Rocher G. [1972], Talcott Parsons e