(Fabrizio Bonera). - CAI Manerbio
(Fabrizio Bonera). - CAI Manerbio
(Fabrizio Bonera). - CAI Manerbio
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
L’eden del botanico.<br />
Lungo il Sentiero dei Fiori del Pizzo<br />
Arera sulle orme dei primi botanici<br />
Coordinatore: Giuseppe Bravo<br />
Collaudo. Giuseppe Bravo<br />
Partecipanti: 25<br />
Condizioni meteo: nuvolosità variabile.<br />
Domenica 27 giugno 2010<br />
“Tutto non è che fiori<br />
In un universo fiorito”<br />
Nakagawa Soen Roshi<br />
I fianchi sud occidentali dell’Arera rappresentano per i botanici un autentico<br />
giardino. Vi crescono infatti specie che sembrano quasi miracolosamente<br />
scampate alle glaciazioni e che, nonostante la quota e le difficili condizioni<br />
ambientali, sopravvivono in questo ambiente. La montagna è alta 2512 metri e<br />
bisogna considerare che, botanicamente parlando, quando ci muoviamo a<br />
quote comprese fra i 2000 e i 2500 metri si realizzano condizioni ambientali che<br />
rendono la vita assai difficile. La pressione parziale di ossigeno diminuisce, le<br />
temperature diminuiscono secondo un gradiente medio di 0,8 °C ogni cento<br />
metri di quota, l’aria è più rarefatta e trattiene meno il calore della radiazione<br />
solare, i versanti esposti sono soggetti ad una quota di essiccazione a cui<br />
concorre il vento. Il terreno diviene più scarso e ciò si traduce in una maggiore<br />
povertà di sostanze nutritizie. Inoltre la stagione favorevole è più corta il che<br />
costringe le piante ad una sorta di accelerazione e compressione del proprio<br />
ciclo biologico limitandolo alla breve estate dell’alta quota.<br />
Si comprende quindi come si siano selezionate specie in grado di resistere ed<br />
adattarsi a queste condizioni.<br />
Alcune specie, come il Salix reticolata sviluppano forme di nanismo, si dotano di<br />
un apparato radicale assai sviluppato e tendono a crescere prostrate.<br />
Altre specie come Leontopodium alpinum, Myosotis alpestris e Pulsatilla alpina<br />
sviluppano una fitta peluria in modo da creare uno straterello di aria prossimo<br />
alla loro superficie in grado da fungere da intercapedine isolante e limitare la<br />
perdita di acqua. Altro meccanismo per ridurre la evaporazione consiste nella<br />
diminuzione della superficie fogliare come accade in Sempervivum<br />
26