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il crescente disagio collettivo patito da grandi<br />
masse umane prive di status, sino alle minacce<br />
di autodistruzione globale del pianeta oramai oberato<br />
da rifiuti e discariche e da plurime e colpevoli<br />
mostrificazioni prodotte dalle modificazioni<br />
del capitalismo industriale e post-industriale. La<br />
nostra appare come la prima società della storia<br />
umana incapace di affrontare l’esorbitanza e la<br />
pervasività del degrado sociale, delle sue aree disabilitate<br />
e dei suoi scarti; ovvero di dare statuto,<br />
significato ed elaborazione culturale ai suoi avanzi,<br />
alle sue infinite monnezze oramai globalizzate.<br />
Sin dai tempi dei nostri antenati di Neanderthal, i<br />
nostri resti, tutti i resti dei nostri consumi (scorie<br />
e residui materiali, prodotti secondari della nostra<br />
presenza in vita sul pianeta), per quanto poveri e<br />
banali, degni un tempo di corredare i fondi di pozzi<br />
e fosse rituali (con frammenti, reliquie o spoglie),<br />
o solo di finire smaltiti in inceneritori e discariche<br />
come accade oggi, o piuttosto come si tenta di<br />
fare convogliando gli avanzi delle nostre attività<br />
inquinanti in più virtuosi cicli di riuso e riciclaggio<br />
di risorse progressivamente depurate e corrette<br />
secondo procedimenti ecologicamente compatibili<br />
e rinnovabili per ambiente, presuppongono<br />
tuttavia forme di identificazione, e non possono<br />
sfuggire in alcun modo al sistema dei segni,<br />
a codici di significato, dato che in ogni resto si<br />
conservano tracce di cultura e di storia, persino<br />
impronte della vita individuale, spesso sorprendentemente<br />
significative.<br />
La raccolta e lo studio dei rifiuti materiali, identifica,<br />
sia pure in forma indiziaria, abitudini umane<br />
individuabili, stili di consumo, processi tecnologici,<br />
condizioni economiche e persino i comportamenti<br />
più intimi della vita di gruppi umani e di<br />
popolazioni più ampie e socialmente organizzate.<br />
Il tema della città e dei luoghi dell’abitare, l’abbandono<br />
o il degrado di spazi precedentemente<br />
antropizzati, la vivibilità degli ambienti in cui l’uomo<br />
dimora e riproduce il proprio ciclo vitale, è uno<br />
dei campi più contesi dalla moderna cosmologia<br />
dei rifiuti.<br />
La raccolta e lo studio dei rifiuti materiali, identifica,<br />
sia pure in forma indiziaria, abitudini umane<br />
individuabili, stili di consumo, processi tecnologici,<br />
condizioni economiche e persino i comportamenti<br />
più intimi della vita di gruppi umani e di<br />
popolazioni più ampie e socialmente organizzate.<br />
Il tema della città e dei luoghi dell’abitare, l’abbandono<br />
o il degrado di spazi precedentemente<br />
antropizzati, la vivibilità degli ambienti in cui l’uomo<br />
dimora e riproduce il proprio ciclo vitale, è uno<br />
dei campi più contesi dalla moderna cosmologia<br />
dei rifiuti.<br />
Ecco cosa scriveva Italo Calvino nel 1972 in Le<br />
Città Invisibili: “La città di Leonia rifà se stessa tutti<br />
i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia<br />
tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena<br />
sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove<br />
fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero<br />
barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime<br />
filastrocche dall’ultimo modello d’apparecchio.<br />
Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi<br />
di plastica, i resti della Leonia d’ieri aspettano il<br />
carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio<br />
schiacciati, lampadine fulminate, giornali,<br />
contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche<br />
scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di<br />
porcellana: più che dalle cose che ogni giorno<br />
vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza<br />
di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno<br />
vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto<br />
che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia<br />
davvero come dicono il godere delle cose nuove<br />
e diverse, o non piuttosto l’espellere, l’allontanare<br />
da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità. Certo<br />
è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il<br />
loro compito di rimuovere i resti dell’esistenza di<br />
ieri è circondato d’un rispetto silenzioso, come un<br />
rito che ispira devozione, o forse solo perché una<br />
volta buttata via la roba nessuno vuole più averci<br />
da pensare”.<br />
I luoghi che inghiottono oggi i rottami, le scorie<br />
tossiche e indigeste del nostro brevissimo passato<br />
di consumisti senza scrupoli, le discariche del-<br />
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