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pubblicazione_finale_2015

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il crescente disagio collettivo patito da grandi<br />

masse umane prive di status, sino alle minacce<br />

di autodistruzione globale del pianeta oramai oberato<br />

da rifiuti e discariche e da plurime e colpevoli<br />

mostrificazioni prodotte dalle modificazioni<br />

del capitalismo industriale e post-industriale. La<br />

nostra appare come la prima società della storia<br />

umana incapace di affrontare l’esorbitanza e la<br />

pervasività del degrado sociale, delle sue aree disabilitate<br />

e dei suoi scarti; ovvero di dare statuto,<br />

significato ed elaborazione culturale ai suoi avanzi,<br />

alle sue infinite monnezze oramai globalizzate.<br />

Sin dai tempi dei nostri antenati di Neanderthal, i<br />

nostri resti, tutti i resti dei nostri consumi (scorie<br />

e residui materiali, prodotti secondari della nostra<br />

presenza in vita sul pianeta), per quanto poveri e<br />

banali, degni un tempo di corredare i fondi di pozzi<br />

e fosse rituali (con frammenti, reliquie o spoglie),<br />

o solo di finire smaltiti in inceneritori e discariche<br />

come accade oggi, o piuttosto come si tenta di<br />

fare convogliando gli avanzi delle nostre attività<br />

inquinanti in più virtuosi cicli di riuso e riciclaggio<br />

di risorse progressivamente depurate e corrette<br />

secondo procedimenti ecologicamente compatibili<br />

e rinnovabili per ambiente, presuppongono<br />

tuttavia forme di identificazione, e non possono<br />

sfuggire in alcun modo al sistema dei segni,<br />

a codici di significato, dato che in ogni resto si<br />

conservano tracce di cultura e di storia, persino<br />

impronte della vita individuale, spesso sorprendentemente<br />

significative.<br />

La raccolta e lo studio dei rifiuti materiali, identifica,<br />

sia pure in forma indiziaria, abitudini umane<br />

individuabili, stili di consumo, processi tecnologici,<br />

condizioni economiche e persino i comportamenti<br />

più intimi della vita di gruppi umani e di<br />

popolazioni più ampie e socialmente organizzate.<br />

Il tema della città e dei luoghi dell’abitare, l’abbandono<br />

o il degrado di spazi precedentemente<br />

antropizzati, la vivibilità degli ambienti in cui l’uomo<br />

dimora e riproduce il proprio ciclo vitale, è uno<br />

dei campi più contesi dalla moderna cosmologia<br />

dei rifiuti.<br />

La raccolta e lo studio dei rifiuti materiali, identifica,<br />

sia pure in forma indiziaria, abitudini umane<br />

individuabili, stili di consumo, processi tecnologici,<br />

condizioni economiche e persino i comportamenti<br />

più intimi della vita di gruppi umani e di<br />

popolazioni più ampie e socialmente organizzate.<br />

Il tema della città e dei luoghi dell’abitare, l’abbandono<br />

o il degrado di spazi precedentemente<br />

antropizzati, la vivibilità degli ambienti in cui l’uomo<br />

dimora e riproduce il proprio ciclo vitale, è uno<br />

dei campi più contesi dalla moderna cosmologia<br />

dei rifiuti.<br />

Ecco cosa scriveva Italo Calvino nel 1972 in Le<br />

Città Invisibili: “La città di Leonia rifà se stessa tutti<br />

i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia<br />

tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena<br />

sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove<br />

fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero<br />

barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime<br />

filastrocche dall’ultimo modello d’apparecchio.<br />

Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi<br />

di plastica, i resti della Leonia d’ieri aspettano il<br />

carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio<br />

schiacciati, lampadine fulminate, giornali,<br />

contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche<br />

scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di<br />

porcellana: più che dalle cose che ogni giorno<br />

vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza<br />

di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno<br />

vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto<br />

che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia<br />

davvero come dicono il godere delle cose nuove<br />

e diverse, o non piuttosto l’espellere, l’allontanare<br />

da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità. Certo<br />

è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il<br />

loro compito di rimuovere i resti dell’esistenza di<br />

ieri è circondato d’un rispetto silenzioso, come un<br />

rito che ispira devozione, o forse solo perché una<br />

volta buttata via la roba nessuno vuole più averci<br />

da pensare”.<br />

I luoghi che inghiottono oggi i rottami, le scorie<br />

tossiche e indigeste del nostro brevissimo passato<br />

di consumisti senza scrupoli, le discariche del-<br />

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