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2013. All’unanimità dei presenti, primo Comune in Italia, abbiamo aderito ai principi della<br />
“Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società”, la<br />
cosiddetta Convenzione di Faro, firmata nel 2005 ma non ancora ratificata dal Parlamento italiano.<br />
In essa si sottolinea il ruolo che il patrimonio culturale svolge per la costruzione di una società<br />
democratica e pacifica, per il suo sviluppo sostenibile. Il patrimonio culturale è definito: “un<br />
insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente dalla<br />
loro appartenenza, come riflesso ed espressione dei propri valori, credenze, conoscenze e tradizioni,<br />
in continua evoluzione. Esso comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato<br />
dell’interazione tra l’uomo e i luoghi nel corso del tempo”.<br />
Quindi paesaggio culturale evolutivo, vivo, memoria della bellezza come punto di partenza e<br />
orgoglio della bellezza come obiettivo.<br />
Ma l’orgoglio della bellezza non basta. Non basta tutelare e valorizzare il paesaggio naturale e<br />
antropizzato. Non può ridursi a questo il compito di un’amministrazione pubblica.<br />
Il ruolo che l’assetto istituzionale riserva oggi alle amministrazioni più prossime ai cittadini è<br />
indubbiamente nuovo; esse appaiono oggi governo di interdipendenze e non soltanto produttori di<br />
beni e servizi, attori di mediazione e di ricomposizione dell’interesse generale, per assicurare<br />
sviluppo e coesione sociale.<br />
Flussi globali e mutamenti sociali endogeni riscrivono le regole della convivenza civile anche di<br />
piccole comunità. Il governo, pertanto, non è più svolto dalla singola istituzione. È una governance<br />
plurale, perché collegata all’esterno e articolata all’interno con l’intera comunità.<br />
Completamento, perfezionamento della democrazia rappresentativa, subentrano allora percorsi di<br />
partecipazione, di democrazia deliberativa, di sussidiarietà orizzontale e verticale, di relazioni tra<br />
cittadini, dei cittadini con il luogo in cui vivono, cosi come Hannah Arendt ci suggeriva.<br />
L’etica del luogo restituisce dignità ad insediamenti abitativi spesso banalizzati, omogeneizzati,<br />
avulsi dalla geografia, diffusi indiscriminatamente sulla terra, a prescindere da essa.<br />
Coltivare una comunità civicamente matura, capace di fronteggiare, anche emancipata dalle<br />
leadership politiche pro tempore, le sfide dell’agora economica, della società globalizzata, in una<br />
visione sussidiaria e eticamente orientata: potrebbe essere questo l’obiettivo dell’amministratore<br />
locale.<br />
Cementare la coesione sociale, rafforzare la rete di relazioni sociali, condividere un atlante<br />
identitario e le aspettative di sviluppo per assumersi collettivamente la responsabilità delle<br />
realizzazioni (community-led local development). In quest’ottica, nell’ottobre 2012 il Consiglio<br />
comunale di Fontecchio ha adottato lo Statuto “Borghi Attivi”, esito di un processo di<br />
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