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che contengono oggetti diversi e inappropriati per<br />
la sue condizioni (un costume femminile da ballo,<br />
dei pattini da ghiaccio, delle video cassette,<br />
un pallone). In breve tempo lo sguardo si acuisce<br />
supera la percezione di quello che gli oggetti<br />
sono e c erca di capire cosa quei materiali<br />
potrebbero essere: così le tulle diventano reti, i<br />
nastri delle video cassette lacci, i pattini asce.<br />
L’oggetto è scomposto e recuperato per parti.<br />
Il risultato formale del riuso non è codificato.<br />
Scaturisce da una attività eclettica fortemente<br />
condizionata dal caso, dal capriccio, dalla necessità.<br />
L’esito si sottrae ad ogni forma di maniera<br />
non ha un linguaggio definito è troppo dipendente<br />
da condizioni casuali e imprevedibili.<br />
E’ difficile in questo caso parlare di una estetica<br />
che comunque ha bisogno di una codificazione<br />
mentre si riscontra in queste trasformazioni<br />
un valore soggettivo più che oggettivo: quello<br />
che serve viene riutilizzato così come al ciabattino<br />
gli serviva uno sgabello e non un quadro.<br />
E’ proprio la rinuncia alla considerazione del valore<br />
culturale degli oggetti che pone in questo<br />
tipo di situazione e questa rinuncia è determinata<br />
da una condizione di necessità in cui queste<br />
trasformazione sono stati attuati. Necessità di un<br />
riparo, scarsezza di risorse, povertà materiale.<br />
Ma se il riuso passa da una situazione di necessità<br />
ad una di opportunità se il riuso è sottratto alla necessità<br />
e quindi al capriccio che lo caratterizza, se<br />
esso stesso si appropria di una dimensione culturale<br />
e abbandona l’estemporaneità dell’ignoranza la<br />
centralità del hic et nunc ma diviene percorso progettuale<br />
allora vi può essere una estetica del riuso.<br />
Una estetica che caratterizzerebbe l’azione conservativa<br />
e trasformativa degli individui e delle<br />
comunità e che sarebbe molto diversa da<br />
quella vigente così profondamente fondata<br />
sulla scarsa attenzione alle risorse, all’utilitas,<br />
al benessere che ha definito la contemporanea<br />
qualità delle trasformazioni e delle merci.<br />
La preminenza di un gusto definisce una monocrazia,<br />
imponendo una unica percezione estetica<br />
e strutturando una sorta di “manierismo” di fatto.<br />
Ma la maniera, che si basa su di un giudizio uniformato,<br />
non possiede le caratteristiche per definire il<br />
bello; può comprenderlo ma non esaurirlo, in quanto<br />
il bello, per sua natura, si sottrae all’uniformità.<br />
Il bello quindi non può essere affidato ad una<br />
maniera né come giudizio né come prodotto.<br />
I materiali, le tecniche, il metodo progettuale<br />
uniformati producono edifici di maniera.<br />
Per ottenere edifici belli è necessario modificare<br />
i criteri che ne guidano l’attuale produzione<br />
Il recupero, il riuso, il riciclo di oggetti<br />
e materiali riduce gli sprechi e i consumi di<br />
energia e di risorse, costringe ad una maggiore<br />
attenzione nei confronti dei manufatti.<br />
E’ un atto lento, riflessivo, etico. Vi è una equivalenza<br />
etico/esttico: “che bella persona”.<br />
Il giudizio estetico è dinamico, cambia nel<br />
tempo, tende a modificarsi in quanto giudizio<br />
profondamente culturale, e dunque soggetto<br />
agli slittamenti della percezione del gusto.<br />
La variabile etica stabilizza il giudizio estetico e gli<br />
impedisce di divenire anch’esso oggetto di inesplicabile<br />
consumo?<br />
Un oggetto prodotto da un materiale scartato è più<br />
bello in quanto in esso vi è una maggiore qualità<br />
degli elementi che determinano l’atto creativo e<br />
una più elevata espressione della capacità tecnica.<br />
E’ un atto che si misura con il limite, condizione<br />
questa inalienabile dell’attività creativa. Si pensi<br />
al David di Michelangelo tratto da un marmo<br />
già sbozzato e da anni abbandonato perché di<br />
difficile utilizzazione; è l’atto creativo dello scultore<br />
che risolve il problema facendo emergere<br />
dalla pietra una forma possibile contenuta nelle<br />
dimensioni date. Una grande creatività applicata.<br />
Il riuso infatti ponendo limiti, avendo obiettivi<br />
ambientali e sociali impone un processo creativo<br />
e progettuale applicato e non è più volto alla<br />
realizzazione di un idea auto referenziata. Colloca<br />
la creatività nella società la pone fuori dalla<br />
gratuità le conferisce motivazione di esistenza.<br />
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