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FuoriAsse #19

Officina della cultura

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Luciano Funetta<br />

Dalle rovine<br />

Tunuè, 2015<br />

Luciano Funetta insaporisce il suo<br />

Dalle rovine (Tunuè, 2015) con un paio<br />

di elementi impressionanti: uno è ovviamente<br />

il “noi”, vale a dire i narratori misteriosi<br />

che seguono le gesta del protagonista<br />

(il collezionista di serpenti Rivera,<br />

dedito a pratiche sessuali in cui i<br />

serpenti hanno appunto, come dire, un<br />

ruolo non marginale) e di cui giustamente<br />

non si rivelerà l’identità (il lettore<br />

che cerca risposte a tutti i costi sarà<br />

costretto a porsi domande: sono fantasmi?<br />

spettri? siamo noi lettori? e via<br />

così). Quell’assistere alle vicende, partecipe<br />

ma mai da troppo vicino, con un<br />

certo grado di solidarietà e addirittura di<br />

compassione ma anche senza alcuna<br />

interferenza, è uno degli aspetti più intriganti<br />

del romanzo. L’altro, a mio parere,<br />

è il modo con cui viene descritto il<br />

mondo della pornografia (anche di<br />

quella estrema) in cui quasi subito il<br />

protagonista entra come una specie di<br />

messia inconsapevole: è un mondo impregnato<br />

da una sorta di cupio dissolvi,<br />

contiguo alla morte, soprattutto popolato<br />

di vecchi nostalgici, pensosi e pontificanti<br />

che recano su di sé il peso di lutti<br />

e errori tragici. In questo mondo perduto,<br />

florido un tempo alla luce del sole,<br />

ora costretto a rintanarsi nella clandestinità<br />

per celebrare i suoi riti e le sue<br />

efferatezze, il disturbante sfruttamento<br />

dei corpi e delle persone e l’enumerazione<br />

delle bizzarrie e delle anomalie passano<br />

in secondo piano rispetto a un’idea<br />

di missione che resta indefinita e che<br />

dal piano estetico sembra voler trascolorare<br />

nell’etica, se non nella mistica (il<br />

manoscritto intitolato Dalle rovine, che<br />

ci si palleggia nel corso del romanzo,<br />

sembra voler contenere il tutto e il suo<br />

annientamento). Funetta descrive<br />

questo mondo (lo fa<br />

descrivere a quel “noi” che<br />

dicevamo) con un singolare<br />

garbo, con discrezione che vela<br />

e ingentilisce senza celare le<br />

bassezze (ecco un termine che<br />

nel romanzo non appare).<br />

©Matt Black<br />

©Dariusz Klimczak<br />

FUOR ASSE<br />

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