syndicom rivista N. 1 - I forzati della rete
syndicom rivista 1/17
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20 Dalle<br />
professioni<br />
«La democrazia ha bisogno di media indipendenti» Roland Kreuzer<br />
Ringier e Tamedia hanno speso 400 milioni di franchi per il portale di ricerca<br />
di lavoro jobs.ch. Un investimento per contrastare l’arrivo sul mercato di Google.<br />
21<br />
Incentivare la stampa<br />
invece di ingoiare<br />
Fake News<br />
La democrazia ha bisogno di media indipendenti<br />
e qualità giornalistica. La<br />
dipendenza dagli inserzionisti minaccia<br />
la libertà di stampa, come il risucchio<br />
del denaro <strong>della</strong> pubblicità attraverso<br />
Google, Facebook & Co. che non<br />
reinvestono nell’editoria. La massimizzazione<br />
dei profitti di Tamedia, il<br />
calo degli introiti nella carta stampata<br />
che si vogliono compensare con tagli<br />
al personale, e i 50 milioni annuali che<br />
fluiscono nelle tasche dei proprietari e<br />
dei piani alti, rappresentano un attacco<br />
alla pluralità e alla qualità <strong>della</strong><br />
stampa. Ora servono buone idee ma<br />
soprattutto la pressione <strong>della</strong> società<br />
civile, perché urge un’incentivazione<br />
pubblica del giornalismo, e la ripartizione<br />
dei soldi deve essere trasparente<br />
e legata allo sviluppo dell’informazione<br />
e a un CCL. Vanno sostenuti progetti<br />
come la piattaforma Wepublish<br />
affinché la stampa indipendente<br />
possa investire le sue risorse nel lavoro<br />
giornalistico. Altre misure urgenti<br />
sono la continuazione <strong>della</strong> distribuzione<br />
a prezzo ridotto <strong>della</strong><br />
stampa regionale e associativa fino a<br />
quando non sarà garantita un’incentivazione<br />
del giornalismo. E prima di<br />
tutto va mandato a monte l’attacco al<br />
finanziamento del canone <strong>della</strong> SSR,<br />
chi si chiami No Billag, dimezzamento<br />
o quant’altro.<br />
Roland Kreuzer è respondabile del settore Media<br />
e membro del comitato direttivo<br />
A Locarno, studenti di cinema distribuiscono volantini per richiamare l’attenzione sull’importanza <strong>della</strong> SRG per il sostegno del settore. (© Nina Scheu)<br />
I difensori dei media si schierano<br />
Un vero uragano di applausi ha riscosso un trailer proiettato ad<br />
agosto al Festival di Locarno, il cui messaggio era «SaveTheMedia.ch».<br />
La reazione positiva del pubblico dimostra la grande<br />
preoccupazione circa la qualità dei media, che da qualche tempo<br />
inquieta non più soltanto i giornalisti.<br />
Dietro savethemedia.ch c’è l’associazione<br />
«Media per tutti» di cui fa parte<br />
anche <strong>syndicom</strong>: professionisti <strong>della</strong><br />
cultura e associazioni di giornalisti<br />
che cercano soluzioni finanziariamente<br />
percorribili per uscire dall’incombente<br />
situazione critica e che<br />
con manifestazioni e iniziative come<br />
quella di Locarno intendono sensibilizzare<br />
la consapevolezza sociale in<br />
merito all’importanza di un panorama<br />
mediatico forte e indipendente per la<br />
democrazia.<br />
La speranza delle piattaforme<br />
«Media per tutti» partecipa anche al<br />
gruppo di riflessione che gravita attorno<br />
all’Association pour le financement<br />
du journalisme, «fijou», attiva<br />
nella Svizzera romanda, un modello<br />
che intende implementare nella Svizzera<br />
romanda il finanziamento del<br />
giornalismo indipendente secondo il<br />
principio <strong>della</strong> promozione cinematografica.<br />
Il settore stesso si riunirebbe<br />
attraverso una piattaforma, finanziata<br />
da fondazioni, privati ed enti pubblici<br />
sulla base di criteri chiari.<br />
Simili pensieri li hanno avuti i realizzatori<br />
di WePublish.ch, che sempre<br />
in agosto si sono rivolti all’opinione<br />
pubblica. L’idea è quella di mettere direttamente<br />
a disposizione dei professionisti<br />
dei media una piattaforma<br />
sulla quale possono essere pubblicati<br />
articoli, diffusi in modo mirato grazie<br />
a un algoritmo. Hansi Voigt, figura di<br />
spicco dietro a WebPublish, auspica<br />
per l’implementazione tecnica<br />
anche un supporto tramite il canone<br />
radiotelevisivo. Il finanziamento<br />
dei contenuti deriverebbe dai singoli<br />
attori: pubblicità, micropayment, abbonamenti,<br />
fondazioni o fondi pubblici.<br />
È però necessario garantire che i<br />
contenuti diffusi sulla piattaforma siano<br />
prodotti a condizioni eque (= CCL,<br />
Contratto Collettivo di Lavoro).<br />
Partecipare e dar voce al giornalismo<br />
Il 13 settembre (dopo la chiusura redazionale<br />
<strong>della</strong> nostra <strong>rivista</strong>) la Commissione<br />
federale dei media (COFEM)<br />
dovrà esprimersi tra l’altro anche in<br />
merito a queste proposte. Il suo presidente<br />
Ottfried Jarren ha affermato che<br />
vi sarebbero interessanti approcci per<br />
il futuro di un giornalismo rilevante in<br />
Svizzera. Vi invitiamo a informarvi sul<br />
web in merito ai vari progetti e a discuterli<br />
con noi. Sempre al fine <strong>della</strong> discussione<br />
invitiamo a diverse manifestazioni<br />
(vedi agenda) sull’iniziativa<br />
«No-Billag». Siamo convinti che una<br />
limitazione o il completo venir meno<br />
del ruolo di servizio pubblico infliggerebbe<br />
un grave danno se non addirittura<br />
irreparabile al giornalismo.<br />
(Nina Scheu)<br />
<strong>syndicom</strong>.ch/it/divisioni/stampa<br />
Commissione federale dei media:<br />
www.emek.admin.ch<br />
Trailer cinematografico Locarno:<br />
savethemedia.ch<br />
Media per tutti: mfa-mpt.ch<br />
Piattaforma <strong>della</strong> Svizzera tedesca:<br />
wepublish.ch<br />
Articolo pubblicato su Le Temps<br />
su Fijou (francese): http://bit.ly/2viMIDa<br />
Le case editrici perdono il settore<br />
<strong>della</strong> ricerca dei posti di lavoro?<br />
Gli avvenimenti storici, recita una battuta di spirito attribuita<br />
a Karl Marx, si ripetono costantemente una seconda volta;<br />
la prima volta sotto forma di tragedia, la seconda di farsa.<br />
Presto jobs.google.com affosserà i nostri portali <strong>della</strong> ricerca di lavoro. (© David Goldmann/Keystone)<br />
Nella recente storia dei media non<br />
mancano le tragedie. Un colpo del destino<br />
di questo tipo, con conseguenze<br />
percepibili fino a oggi, è comunemente<br />
costituito dalla perdita delle attività<br />
correlate agli annunci pubblicitari<br />
di imprese esterne al settore. Ciò<br />
che per molti anni ha contribuito alla<br />
prosperità delle case editrici, sta gradualmente<br />
andando in fumo.<br />
Già dieci anni fa il Tages-Anzeiger<br />
veniva esortato a non fare più affidamento<br />
sugli introiti dello «Stellenanzeiger»,<br />
ovvero la rubrica dedicata alla<br />
ricerca dei posti di lavoro. E da allora<br />
le cose non sono cambiate. Nel frattempo,<br />
la maggior parte dei soldi li<br />
hanno fatti giovani imprenditori ingegnosi,<br />
che hanno fiutato l’affare al momento<br />
giusto rendendosi conto che la<br />
ricerca di posti di lavoro online è più<br />
elastica rispetto ai giornali cartacei.<br />
Sembra che le case editrici di giornali<br />
abbiano perso questa opportunità.<br />
Chi giunge in ritardo la paga. Questa<br />
massima vale in particolare per internet.<br />
A meno che non si metta seriamente<br />
mano al portafogli. Ringier e<br />
Tamedia lo hanno già fatto, quando<br />
nel 2012 acquisirono per quasi 400 milioni<br />
di franchi jobs.ch. Da allora il settore<br />
ha evidenziato un andamento<br />
«soddisfacente». Eppure sussiste la<br />
minaccia che la soddisfazione non<br />
duri a lungo, poiché il futuro all’orizzonte<br />
non è roseo. La storia dovrebbe<br />
ripetersi. Perdere una seconda volta il<br />
mercato <strong>della</strong> ricerca dei posti di lavoro,<br />
questa volta quello digitale, rappresenterebbe<br />
quindi una farsa. Uno<br />
scenario certamente realistico se Google<br />
emergesse come competitor.<br />
A maggio, Google ha avviato una<br />
funzione di ricerca per i posti di lavoro<br />
vacanti. Ciò altro non è che un attacco<br />
a tutte le società che attualmente offrono<br />
servizi di ricerca di posti di lavoro.<br />
Google, da parte sua, conosce il<br />
comportamento dell’utenza. Già oggi<br />
coloro che effettuano delle ricerche inseriscono<br />
la loro richiesta su Google.<br />
Così è puramente logico creare un<br />
nuovo comparto d’affari. La voracità di<br />
Google non conosce limiti. Lo sanno<br />
bene anche Ringier e Tamedia. Ciononostante,<br />
sperano di potersi opporre al<br />
gigante del Web laddove dovesse fare il<br />
suo ingresso sul mercato svizzero. Entrambe<br />
credono soprattutto di poter<br />
far leva sul radicamento locale. Ciò appare<br />
piuttosto l’ultimo filo di speranza<br />
a cui aggrapparsi in mancanza di promettenti<br />
strategie di difesa. Alla fine,<br />
resta la magra consolazione che una<br />
seconda perdita del mercato <strong>della</strong> ricerca<br />
dei posti di lavoro non andrebbe<br />
comunque a coinvolgere il giornalismo.<br />
Che dispone a malapena di risorse<br />
adeguate. (Nick Lüthi)<br />
News sempre aggiornate sul sito<br />
<strong>syndicom</strong>.ch