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syndicom rivista N. 1 - I forzati della rete

syndicom rivista 1/17

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6 Dalla parte<br />

degli altri<br />

1<br />

Quali i vantaggi di un contratto?<br />

Nel lungo periodo, auspichiamo al<br />

conferimento del carattere di obbligatorietà<br />

generale. O quantomeno<br />

a una maggiore pressione su quelle<br />

aziende che sfruttano le aree grigie<br />

<strong>della</strong> legge previste nelle condizioni<br />

di lavoro del loro personale o dei loro<br />

fornitori. Il CCL è semplicemente<br />

una parte del grande sistema composto<br />

da politica, legislazione, sviluppo<br />

del mercato e molto altro. Oltre a<br />

tutto questo, un CCL può contribuire<br />

a una concorrenza leale, con le stesse<br />

regole per tutti gli attori.<br />

4<br />

Come valutate i salari del settore?<br />

I requisiti richiesti ai corrieri sono<br />

molto vari e pertanto lo sono anche<br />

i salari. Nella consegna per i ristoranti,<br />

siamo in concorrenza con i<br />

corrieri <strong>della</strong> pizza, con salari confrontati<br />

con questi ultimi. Lì la pressione<br />

è molto forte e conosco aziende<br />

che pagano tariffe orarie inferiori a<br />

20 franchi. Tra le aziende di corrieri<br />

in bici, Veloblitz risulta difficilmente<br />

superabile in termini di salario e condizioni<br />

di lavoro. Se si tratta di compiti<br />

logistici più complessi, per cui<br />

sono necessarie conoscenze adeguate,<br />

abbiamo personale che arriva a un<br />

salario orario di oltre 40 franchi.<br />

Christian Schutter (32),<br />

liutaio diplomato, è membro del consiglio direttivo <strong>della</strong><br />

cooperativa Veloblitz di Zurigo. Egli ha preso parte insieme<br />

a <strong>syndicom</strong> alle trattative per il nuovo Contratto Collettivo<br />

di Lavoro (CCL) dei corrieri.<br />

2<br />

Come vi comportante nei conflitti?<br />

Per come è organizzata la nostra<br />

azienda, le persone coinvolte nel<br />

conflitto devono tenere un comportamento<br />

orientato alla soluzione,<br />

altrimenti la situazione può diventare<br />

molto stressante per tutti e recare<br />

danno all’intera azienda. Lo scontento<br />

deve essere canalizzato affinché<br />

possa essere proficuo, per evitare di<br />

scivolare verso situazioni di stagnazione<br />

e insofferenza. Una buona dose<br />

di comunicazione e trasparenza aiuta<br />

a risolvere i problemi; pure questo ha<br />

contribuito al successo di Veloblitz.<br />

5<br />

Qual è la percentuale di donne<br />

nella vostra azienda? E perché?<br />

Per i corrieri abbiamo un rapporto<br />

di 1:15. Questo non dipende da<br />

decisioni relative al personale, semplicemente<br />

riceviamo molte meno<br />

candidature da parte di donne. È<br />

ampiamente diffusa l’opinione secondo<br />

cui l’attività dei corrieri in<br />

bicicletta consista nel correre all’impazzata<br />

da un cliente all’altro per<br />

effettuare le consegne. In tal caso gli<br />

uomini sarebbero eventualmente<br />

avvantaggiati dal punto di vista fisico.<br />

Ma questo non è vero: si tratta piuttosto<br />

di una logistica molto avanzata.<br />

3<br />

All’interno <strong>della</strong> vostra azienda<br />

esiste una commissione paritaria?<br />

Nella nostra cooperativa il personale<br />

è integrato nella direzione aziendale<br />

ai più svariati livelli, non solo in una<br />

commissione del personale. Circa<br />

la metà dei dipendenti sono soci<br />

<strong>della</strong> cooperativa e pertanto coproprietari<br />

dell’azienda. Si tengono<br />

regolari riunioni del personale in<br />

modo che collaboratori, comitato<br />

direttivo e amministrazione possano<br />

confrontarsi. Inoltre abbiamo anche<br />

una commissione paritetica per la<br />

previdenza del personale.<br />

6<br />

Che cosa vi disturba dei sindacati?<br />

Talvolta sembrano non essersi ancora<br />

adeguati alle condizioni del mondo<br />

attuale in così rapida evoluzione.<br />

Dal mio punto di vista, come amministratore<br />

di un’azienda per definizione<br />

estremamente veloce e flessibile,<br />

è difficile trovare un dialogo con<br />

sindacati che si orientano a tempi<br />

ormai passati.<br />

Testo: Sina Bühler<br />

Foto: Tom Kawara<br />

Marco ha 27 anni, è un bravo ragazzo,<br />

ha sempre studiato con passione e impegno,<br />

laureandosi con il massimo dei voti. Il problema<br />

è che i giovani come lui - soprattutto in<br />

questi anni, soprattutto in Ticino - fanno fatica<br />

a trovare un lavoro. Era contento, quindi, di<br />

quell’assunzione arrivata grazie a una piattaforma<br />

online, una di quelle nuove protagoniste<br />

<strong>della</strong> gig economy, quella «economia dei lavoretti»<br />

nata dallo sviluppo di internet. Marco fa<br />

parte di quei 430 mila svizzeri che guadagnano<br />

almeno metà del proprio reddito grazie al<br />

«crowdworking», un settore sempre più in<br />

espansione, che manovra sempre più soldi, e<br />

quindi tecnicamente sì, ha un lavoro. Ma a che<br />

prezzo? Lo studio commissionato da <strong>syndicom</strong><br />

citato in questo numero <strong>della</strong> <strong>rivista</strong>, infatti,<br />

racconta l’altra faccia <strong>della</strong> medaglia. Ad esempio,<br />

più è alto il grado di occupazione più la<br />

persona è obbligata a lavorare tramite una<br />

«App». In pratica, deve avere sempre il proprio<br />

smartphone a portata di mano, riceve via notifica<br />

un lavoro e ha pochi secondi di tempo per<br />

accettarlo. Quella notifica arriva a Marco e a<br />

tutti i suoi colleghi, scatenando una guerra tra<br />

poveri senza che ai lavoratori venga data alcuna<br />

tutela sindacale o contrattuale, e con tutti i<br />

pericoli di stress e burnout che ne conseguono.<br />

Più <strong>della</strong> metà degli impiegati nelle piattaforme<br />

ha tra i 16 e i 34 anni. Con così poco guadagno e<br />

con condizioni lavorative così proibitive, è difficile<br />

che riescano a pagare l’AVS sia per loro, sia<br />

per chi la riceve in questo momento. E se è vero<br />

che un giovane è più portato all’utilizzo delle<br />

nuove tecnologie, è altrettanto vero che l’alta<br />

disoccupazione giovanile in Ticino sta legando i<br />

nostri ragazzi mani e piedi al precariato, alla<br />

scarsità di tutele e, soprattutto, all’impossibilità<br />

di pianificare il proprio futuro con serenità.<br />

Quella del mondo del lavoro che cambia è una<br />

sfida che <strong>syndicom</strong> e i sindacati tutti, per Marco<br />

e per gli altri che sono nelle sue condizioni,<br />

hanno il dovere di raccogliere. E di vincere.<br />

L’ospite 7<br />

Guerra fra poveri<br />

Jacopo Scarinci<br />

Nato nel 1988, ha ottenuto il Bachelor<br />

e il Master in Storia, con specializzazione<br />

in storia contemporanea e istituzioni<br />

politiche europee. Dopo aver collaborato<br />

alla <strong>rivista</strong> Confronti, ha contribuito<br />

a fondare il portale d’informazione<br />

gas.social. Dall’autunno 2016 è nel<br />

direttivo del settore press Ticino e<br />

Moesano di <strong>syndicom</strong>, e da marzo 2017<br />

nel comitato nazionale.

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