completo maggio per web (1)
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La Toscana nuova - Anno 1- Numero 5- Maggio 2018 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-2013 - Iscriz. Roc. 23227. E 1. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/F
Sommario maggio 2018
Musicart
Corsi di Canto
Coro Gospel
Musical
Con il patrocinio di:
Scadenza
giovedì 7 giugno
Ogni artista
parteciperà
ad una sola
selezione
e il vincitore
accederà
alla Finale
6 A Palazzo Medici Riccardi la “Rinascenza” di Ciro Palumbo
8 Eventi in Toscana: i mille anni di San Miniato al Monte
11 Spunti di critica fotografica: l’enigma dell’immagine in Man Ray
13 I libri del mese: la nuova raccolta poetica di Roberto Mosi
14 L’autoritratto di Antonio Manzi alla Galleria degli Uffizi
16 Invito a teatro: la straordinaria stagione attoriale del Novecento
18 Anteprima mostre: Lucia Sottili, da Firenze a Kazanlak
20 A Palazzo Vecchio la XXIIª edizione del Premio Filo d’Argento
22 Eventi in Toscana: “profumo di vacanze” a Montebonello
24 L’avvocato risponde: il Diritto industriale nell’intervista ad Aldo Fittante
26 Personaggi: Pola Cecchi, icona di un’eleganza senza tempo
28 Life Beyond Tourism: una nuova idea di turismo
30 Anteprima mostre: Assunta Crescitelli a Villa Vogel
32 La Sacred Art School di Firenze: una scuola-bottega
34 Sfaccettature fiorentine: la tradizione della “Fiorita”
35 Il Crocifisso di Vittoria Marziari al Cimitero monumentale di Siena
36 Dimensione salute: intervista all’endocrinologo Massimo Mannelli
38 Anteprima mostre: Samuel Seban al Podere Il Sassolo di Carmignano
40 Arte del Vino: la Toscana a Vinitaly 2018
41 Percorsi del gusto: l’azienda fiorentina InPinzimonio
42 Edoardo Billi, pensieri ed emozioni in una fotografia
43 Lorella Consorti premiata alla Biennale Il Burlamacco di Viareggio
44 Itinerari in Toscana: il Club Ippico La Commenda
46 Eccellenze toscane in Cina: arte contemporanea tra Firenze e Shanghai
52 Ritratti d’artista: David Brogi, scultore e clown
54 Al MUMELOC di Cerreto Guidi una collettiva di primavera
56 Arkiwine: l’Osteria del Pavone a Firenze
57 Eventi Arkiwine: A tavola con l’arte
59 Ritratti d’artista: Mauro Maris e le metamorfosi del colore
61 Giovanni Battista Calabri: fotografia e solidarietà
Periodico di attualità, arte e cultura
La Nuova Toscana Edizioni
di Fabrizio Borghini
Viale F. Redi 75
50144 Firenze
Tel. 333 3196324
lanuovatoscanaedizioni@gmail.com
lanuovatoscanaedizioni@pec.it
Registrazione Tribunale di Firenze
n. 6072 del 12 - 01 - 2018
Partita Iva: 06720070488
Codice Fiscale: BRGFRZ47C29D612I
Anno 1 - Numero 5
Maggio 2018
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La Toscana nuova - Periodico di attualità,
arte e cultura
Testi:
Giorgia Armellini
Paolo Bini
Fabrizio Borghini
Lorenzo Borghini
Claudio Caioli
Nicola Crisci
Maria Grazia Dainelli
Paolo Del Bianco
Luigi Del Fante
Aldo Fittante
Paolo Levi
Filippo Lotti
Massimo Mannelli
Amedeo Menci
Elisabetta Mereu
Elena Maria Petrini
Daniela Pronestì
Silvia Ranzi
Lucia Raveggi
Valentina Rutili
Barbara Santoro
Michele Taccetti
Antonio Vonci
Foto:
Andrea Blanch
Edoardo Billi
Claudio Caioli
Giovanni Battista Calabri
Maria Grazia Dainelli
Roberto Germogli
Maurizio Mattei
Gianluca Moggi
Torquato Perissi
Elena Maria Petrini
Olivia Poli
Man Ray
Valentina Rutili
Silvano Silvia
In copertina:
Ciro Palumbo
Foto courtesy Studio d’Arte
Palumbo
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Firenze
Mostre
Ciro Palumbo
A Palazzo Medici Riccardi l’omaggio del noto artista
al Rinascimento Fiorentino, tra scenari metafisici e
visioni surreali
Nel mese di ottobre la mostra si sposterà a Perugia nello spazio
dell’ex chiesa di Santa Maria della Misericordia
di Lorenzo Borghini / foto courtesy Studio d’Arte Palumbo
Venerdì 27 aprile nelle Sale Fabiani
di Palazzo Medici Riccardi (via
Cavour 5, Firenze) è stata inaugurata
la mostra di pittura dell’artista torinese
Ciro Palumbo dal titolo Rinascenza - la
pittura, un segreto non ancora svelato. L’esposizione,
che vanta il patrocinio del Comune
di Firenze e della Regione Toscana
ed è realizzata in collaborazione con 7ettanta6ei
Art Gallery di Milano, FuoriLuogo
- Servizi per l’Arte di Filippo Lotti e CRA
(Centro Raccolta Arte), è curata da Riccardo
Ferrucci, mentre il testo critico del catalogo
che accompagna la mostra è dello
storico dell’arte Luca Nannipieri con schede
tecniche a commento delle opere a cura
della critica Francesca Bogliolo. Esposte
per l’occasione circa trenta opere pittoriche
frutto del lavoro svolto dall’artista
nell’ultimo anno. Il percorso di Ciro Palumbo
(Zurigo, 1965) prende l’avvio dalla poetica
della scuola Metafisica di Giorgio de
Chirico e Alberto Savinio per reinventarne
i fondamenti secondo un’interpretazione
del tutto originale. La sua ricerca procede
attraverso momenti di contemplazione e
silenzi metafisici, a cui si contrappongono
espressività notturne e intimamente travagliate;
le opere si presentano dunque come
palcoscenici in cui gli oggetti presenti
sono portatori di simbologie oniriche. «Rinascenza
è un cammino – afferma l’artista
– così come la rinascita è disvelamento,
ovvero un’incessante indagine dell’essere
umano tesa alla verità. Vuol dire cambiare
se stessi attraverso la vita per evolversi
in altra dimensione; è abbandonare i nuovi
secoli bui portando con se solo i valori
di trasformazione e rinascere come fa la
fenice». Scrivendo dell’opera di Palumbo,
il curatore della mostra Riccardo Ferruc-
Ciro Palumbo con Luca Alinari durante la conferenza stampa della mostra
Un momento della presentazione: l’artista con lo storico dell’arte Luca Nannipieri
6
CIRO PALUMBO
ci afferma:«Per Ciro Palumbo la vera evoluzione
è una continua rinascita, mettersi
in gioco per comprendere una verità autentica,
gettare lo sguardo oltre il muro e
cogliere la verità per frammenti, attraverso
squarci di luce. In questo viaggio è in
compagnia di autori cari della pittura metafisica,
da Savinio a De Chirico, ma il suo
sguardo si spinge oltre verso i protagonisti
assoluti della moderna pittura: da Sandro
Botticelli a Michelangelo. Tra gli elementi
poetici essenziali, descritti nei suoi dipinti,
appare il simbolo dell’ala, omaggio a Durer,
ma anche elemento di un viaggio interiore,
elevazione verso l’alto, volo magico
che porta nei cieli, tra le nuvole, ad attraversare
percorsi fantastici. Per Palumbo
l’arte è un modo per rinascere, per conoscere
la verità e noi stessi. È un continuo
interrogarsi sul senso della vita, una filosofica
riflessione sul tempo, l’amore e le
passioni». Illuminante il commento di Luca
Nannipieri, che intravede nella pittura di
Palumbo la vocazione al grandioso propria
dell’arte pubblica:«Credo che l’arte di Ciro
Palumbo - seppur ad oggi su tela, dunque
pensata per uno spazio interno, privato -
abbia l’ambizione (e la narrazione) per diventare
effige pubblica. Questa è in fondo
la reazione più adeguata che sentiamo davanti
alle sue opere: esse sono una ricerca
artistica che si adegua benissimo allo spazio
privato, ma ha tutto il fascino e la potenza
di narrazione per una composizione
esterna e per i grandi spazi pubblici. Non è
un invito alla Street Art, come oggi goffamente
viene chiamata l’indifferenziata attività
degli artisti che lavorano in esterno. È
la sensazione che la sua arte possa divenire
- per caratura della narrazione, per stile
e modernità - una nuova arte pubblica,
forse anche di Stato». Altrettanto significativo
Francesca Bogliolo, che così commenta
l’opera di Palumbo: « A una mente
fervida come quella di Palumbo, colte citazioni
si presentano spontaneamente per
essere modificate, specchi di vissuto intriso
di esperienza artistica. L’ala di Dürer, o
le Grazie della Primavera di Botticelli, rielaborati
in chiave contemporanea, assumono
nuovi contorni, rivivono di nuova
energia, recuperano la funzione naturale
di tramite verso l’immaginazione. Echi
di iconografia rinascimentale, protagoniste
di una sezione che è omaggio alla linea
toscana e alla luce fiamminga, assumono
contorni metafisici ponendosi su un piano
evocativo». Parlando, invece, del significato
della luce la critica d’arte aggiunge:« Per
Una nuova Rinascita, olio su tela, cm 70x50, 2018
qualsiasi artista, la luce crea le connessioni
che regolano la realtà che egli crea, rendendo
possibile la percezione dell’interiore
e dell’esteriore. Da Caravaggio a Rothko,
passando per Tiziano, Vermeer e Turner,
questo elemento crea la consapevolezza
della visione, che è, prima di tutto, intima
verità. Palumbo sembra ricordare
Agostino d’Ippona, traducendo in pittura
Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore
homine habitat veritas. Se l’uomo che
cerca a volte dimentica che la verità abita
nell’uomo interiore, l’artista lo rimembra:
sa che non bisogna guardare fuori,
ma rientrare in sé stessi, nel grembo della
Madre Terra, dove si trovano i frutti della
conoscenza e la vera capacità visionaria».
Presenti all’inaugurazione, oltre al curatore
Riccardo Ferrucci e agli storici dell’arte
Luca Nannipieri e Francesca Bogliolo, Michele
Brancale, capo ufficio stampa della
Città Metropolitana di Firenze, Filippo Lotti,
addetto stampa, ed Alessandro Erra, titolare
di 7ettanta6ei Art Gallery. La mostra
fiorentina è la prima tappa di un percorso
che prevede un’altra esposizione ad ottobre
nello spazio dell’ex chiesa di Santa Maria
della Misericordia a Perugia.
Rinascenza - la pittura, un segreto non
ancora svelato
27 aprile - 20 maggio 2018
Sale Fabiani, Palazzo Medici Riccardi,
Firenze
Orari di apertura:
tutti i giorni, 11:00 / 19:00,
chiuso mercoledì
info@7ettanta6eigallery.com
CIRO PALUMBO
7
Eventi in
Toscana
L’Abbazia di San Miniato al
Monte celebra il millenario
dalla costruzione con il restauro
del ciborio michelozziano
all’interno della basilica
Durati oltre un anno, gli interventi di
recupero sono stati finanziati dalla
Fondazione Friends of Florence
di Barbara Santoro / foto Gianluca Moggi
Lo scorso 27 aprile sono iniziati
i festeggiamenti per i mille anni
dalla firma del vescovo fiorentino
Ildebrando sulla Charta ordinationis
con la quale si aprì una nuova
pagina di bellezza e spiritualità nella
storia di Firenze: l’Abbazia di San Miniato
al Monte. Il vescovo Ildebrando,
titolare della cattedra dal 1008 al 1024,
recuperò fra le rovine della precedente
chiesa carolingia le reliquie del martire
Miniato, un esule armeno ucciso
nel 250 d.c. dai soldati dell’imperatore
Decio e le collocò più dignitosamente
in un altare destinato a divenire la
prima pietra di fondazione della nuova
basilica romanica. Secondo la tradizione
San Miniato era un soldato ro-
Particolare del ciborio prima e dopo il restauro
mano; secondo una leggenda
invece era un re di origine armena
di passaggio a Firenze
durante la persecuzione cristiana
dell’imperatore Decio.
Rifiutatosi di venerare gli dèi,
venne condannato alla tortura
nell’anfiteatro della città. Gli
agiografi medievali riportano
una serie di miracoli avvenuti
durante il supplizio: messo
in un forno rovente uscì illeso,
messo “ai ceppi” si liberò,
con un segno di croce
ammansì un leone che lo doveva
sbranare. Alla fine fu decapitato
presso Porta alla Croce (che prende il
nome proprio dall’antica Croce posta
Padre Bernardo, priore di San Miniato (ph. Gianluca Moggi)
nel luogo del martirio). La leggenda
vuole che il santo,dopo aver raccolto
la propria testa, abbia camminato
fino al mons florentinus, dove oggi
sorge la chiesa di San Miniato e, deposto
il capo, sia morto lì. Dal 1180
fino alla sua soppressione nel 1770,
l’Arte di Calimala, potente corporazione
fiorentina ed una delle Arti Maggiori
(riuniva i mercanti di seta e di
lana), ebbe un ruolo fondamentale
nella cura del complesso monastico.
Alla metà del Quattrocento Piero de’
Medici (1416 -1469) fece realizzare il
ciborio per l’Arte di Calimala e chiamò
tre grandi artisti che insieme realizzarono
l’edicola per ospitare il miracoloso
Crocifisso di San Giovanni
8 SAN MINIATO AL MONTE
Gualberto, poi trasferito nel 1671 nella
chiesa di Santa Trinita a Firenze. Michelozzo
realizzò nel 1448 il tempietto
dalle forme classiche che fu abbellito
con le decorazioni eseguite da Luca
della Robbia; mentre Maso di Bartolomeo
fece le due aquile in bronzo di
magnifica fattura (stemma dell’Arte di
Calimala), che tuttora sono collocate
sulla copertura del tempietto, una rivolta
verso i fedeli, l’altra verso il presbiterio.
Il Crocifisso di San Giovanni
Gualberto fu collocato all’interno del
tempietto e qui rimase fino a quando
fu spostato nella chiesa di Santa Trinità.
Ma chi era San Giovanni Gualberto
e perché la sua storia si intreccia con
la chiesa di San Miniato? San Giovanni
Gualberto (995-1073) nacque probabilmente
a Firenze intorno all’anno
mille dalla nobile famiglia dei Visdomini;
secondo altre fonti, da quella dei
Buondelmonti. Suo fratello Ugo venne
assassinato e secondo i costumi del
tempo Giovanni fu chiamato a vendicarne
la morte con l’uccisione del
rivale. La vendetta si doveva consumare
fuori porta San Miniato a Firenze
ma, secondo la leggenda, il suo avversario
si inginocchiò e, messe le braccia
in forma di croce, invocò pietà.
Giovanni gettò la spada e concesse il
perdono. A quel punto, secondo la tradizione,
Giovanni andò nel monastero
di San Miniato a pregare e il Crocifisso
che si trovava là avrebbe mosso la
testa in segno di approvazione. Dopo
di che Giovanni si ritirò all’interno del
monastero benedettino annesso. Una
volta diventato monaco, si impegnò a
difendere la Chiesa dalla simonia e dal
nicolaismo. Nel 1036, dopo varie peregrinazioni,
giunse insieme ad alcuni
monaci a Vallombrosa, dove fondò la
congregazione monastica vallombrosana.
Nel ciborio, detto anche Cappella
del Crocifisso, si trovano le tavole di
Agnolo Gaddi, eseguite verosimilmente
intorno all’anno 1396. Alcuni sportelli
sono stati ingranditi, mentre altri
rifilati per poter essere collocati nella
parete di fondo dell’edicola che per
alcuni secoli ha custodito il crocifisso
di San Giovanni Gualberto. Gli eventi
in programma per la celebrazione
del millenario hanno avuto il patrocinio
del Pontificio Consiglio della Cultura,
della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, della Regione Toscana, la
co-promozione del Comune di Firenze
e la concessione del marchio del Consiglio
Regionale della Toscana e sono
stati programmati con l’aiuto di ENI,
Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze,
Poste Toscane, Toscana Aeroporti,
Guido Guidi, Nextam Partners,
Fism e AB Braganti. Il programma dei
festeggiamenti prevede oltre cinquanta
manifestazioni fra storia, arte e cultura.
L’abate di San Miniato al Monte,
monsignor Bernardo Giani, ha espres-
Il manifesto ideato dal maestro Luca Alinari
per il millenario di San Miniato
Il ciborio
SAN MINIATO AL MONTE
9
Eventi in
Toscana
so al riguardo parole dense di significato:«Nei
secoli avevamo smarrito la
chiave di una porta preziosa, quasi inghiottita
dalla fitta penombra dell’antica
basilica. Ma in quest’ultimo anno
la premura di amici lontani e lo sguardo
e le mani di amici vicini hanno ritrovato
l’antica serratura. Nel cuore
della basilica è così tornato ad aprirsi
un varco di luce dorata, un bagliore di
pura bellezza, un mistico tripudio che
sulla terra raduna le stelle e ci lascia
intuire quale amore insegni la Passione
di Cristo e quale buona speranza
dissolva il buio della notte». Dal punto
di vista artistico i festeggiamenti
del millenario si incentrano sull’inaugurazione
dello splendido restauro del
ciborio, voluto e finanziato dalla Fondazione
Friends of Florence. È stata
un’opera composita di altissimo valore
culturale, oggetto di un intervento
che non è stato solo un restauro ma
uno studio tecnologico e storico-artistico.
Per questo dobbiamo essere
grati alla contessa Simonetta Brandolini
D’Adda, presidente e animatrice
di Friends of Florence, che ha trovato
tanti donatori che generosamente ne
hanno permesso il restauro. È doveroso
ricordarli: Ellen e James Morton,
Nancy e Jeff Moreland, Ann O’Brien,
Alison e Bonifacio Zaino, Peter Fogliano
e Hal Lester Foundation, Lauren
e Phil Hughes, Rob e Ann Krebs
in onore di Col. Zane V. Kortum Terri e
Rollie Sturm, Ellie e Edgar Cullman Jr.
A tutti questi e al dottor Daniele Rapino,
che si è reso garante della tutela
delle opere e del corretto svolgimento
dei lavori di restauro, va il ringraziamento
dei fiorentini. Sullo stesso piano
devono essere messi anche coloro
che con grande impegno e perizia tecnica
hanno lavorato come restauratori
al ripristino dell’opera, ovvero Sara
Penoni, Cristiana Todaro, Stefano Pasolini
e Bartolomeo Ciccone.
In questa e nella foto in basso alcune fasi del restauro
10 SAN MINIATO AL MONTE
A cura di
Maria Grazia Dainelli in collaborazione con Nicola Crisci
Spunti di critica
Fotografica
Man Ray: l’immagine fotografica come enigma
Esponente di rilievo del Dadaismo e del Surrealismo, l’artista americano
introdusse in fotografia metodiche e tecniche rivoluzionarie, segnando
così la nascita di un linguaggio moderno
Ne parliamo con il critico Nicola Crisci, curatore da
questo numero di una rubrica dedicata ai maestri
della fotografia
di Nicola Crisci
Man Ray (1890-1976), nato
negli Stati Uniti da famiglia
russo-ebraica, fu un artista
poliedrico. Si dedicò, infatti, al design,
alla pittura e alla fotografia. Entrato
in contatto con l’avanguardia europea,
esordì in ambito dadaista. L’incontro
con Duchamp a New York fu per lui determinante.
In un periodo storico che
considerava la fotografia come semplice
strumento di riproduzione della
realtà, Man Ray fu tra i primi a darne
un’intrepretazione moderna, ricorrendo
a pratiche rivoluzionarie come la solarizzazione.
Questa tecnica, detta anche
“effetto Sabattier”, prende il nome dal
chimico francese che nel 1865 ne scoprì
l’utilizzo; consiste nel riesporre la
stampa/negativo ad un lampo di luce,
producendo così delle inversioni tonali
intorno ai soggetti in maniera del tutto
casuale; la verifica del risultato è visibile
solo quando il processo chimico di
sviluppo è completato. Quello dei nudi
femminili è uno dei soggetti più affascinanti
delle sue solarizzazioni, da cui si
evincono desiderio, seduzione e passione
per il corpo femminile. Altrettanto innovativa
fu la tecnica delle “rayografia”
ottenuta senza macchina da presa, semplicemente
appoggiando degli oggetti
sulla carta fotosensibile ed esponendoli
per alcuni istanti alla luce. Sperimentatore
instancabile, per Man Ray la tecnica
si pose al servizio di uno sguardo capace
di spingersi oltre il reale per generare immagini
che, pur essendo oggettive, raggiungono
un effetto surreale. E’ con lui,
quindi, che iniziamo a parlare per la prima
volta di elaborazione e di post-produzione
fotografica, in un’accezione
artistica e creativa di questo linguaggio.
Nicola Crisci
Le violon d’Ingres, 1924
Man Ray Ritratto solarizzato di Dora Maar, 1936
MAN RAY
11
Gente di casa “I Medici”
Opere di Monica Giarrè
Dal 26 maggio al 10 giugno
Consiglio Regionale della Toscana
Palazzo Bastogi (1°piano)
Via Cavour 18, Firenze
Inaugurazione:
sabato 26 giugno ore 17
Salone delle Feste
Interverranno:
Eugenio Giani
Presidente del Consiglio Regionale
della Toscana
Michele Loffredo
Direttore Museo Nazionale di Arte
Medievale e Moderna di Arezzo
Fabrizio Borghini
Curatore della mostra
Catalogo edito da Consiglio Regionale della Toscana
Io Re - Dux, Cosimo I, tecnica mista su tela,cm 70x100, 2017
(ph. Torquato Perissi)
Orari e giorni di apertura
Dal lunedì al venerdì
10:00/12:00 e 15:00/19:00
sabato 10:00/12:00
Servizio televisivo di Toscana Tv per la rubrica
“Incontri con l’arte”
I libri del
Mese
Navicello Etrusco
La nuova raccolta poetica di Roberto Mosi
Un percorso sulle tracce della storia e del mito
per riscoprire le antiche radici della Toscana
di Silvia Ranzi
Roberto Mosi
Roberto Mosi, ex dirigente per
la cultura alla Regione Toscana,
è noto nel milieu fiorentino
per il suo carisma di scrittore e
saggista, poeta e narratore, declinato
nel felice connubio con la sua attività
di fotografo. Innumerevoli le sillogi
poetiche pubblicate – antologia Poesie
2009-2016 (Ladolfi Editore) - che rendono
ragione di un percorso lirico denso
di contenuti dal verseggiare ispirato,
moderno per ideazione e ritmi sinfonici,
secondo linee propositive originali in
cui l’introspezione dei vissuti si carica
di valenze etico-sociali, facendo appello
alle ascendenze del mito, tra un passato
da rileggere e un futuro da reimmaginare.
La nuova raccolta poetica - Edizioni
Il Foglio, gennaio 2018 - canta l’attaccamento
per la terra di Toscana, soffermandosi
sulla Costa degli Etruschi per
l’unicità dei suoi litorali, pinete e distese
marine, dinanzi all’acropoli di Populonia,
spaziando dal Golfo di Baratti alle
spiagge del Golfo di Follonica al cospetto
dell’isola d’Elba: il navicello mercantile
etrusco diviene l’emblema di una
civiltà dedita alla lavorazione del ferro e
del bronzo. Roberto Mosi esplora l’anima
del territorio ricollegandosi
alla fisionomia mitico-politeista
del popolo dei Tirreni per
riesumare le antiche radici, ripercorrendo
siti archeologici,
riassaporando vedute naturalistiche,
leggende popolari.
Nello scenario paesaggistico
dalla Maremma a Piombino,
s’innerva la dialettica tra
passato e presente per riflettere
sulla crisi delle acciaierie e
rilanciare la dignità del lavoro
– Lontano si è spenta la fiamma
dell’alto forno – per nuove
lotte, per sostenere il fenomeno
dell’emigrazione nel Mediterraneo
riallacciandosi alle
imprese dell’eroe Dardano alla
ricerca di nuove terre su
cui insediarsi. Le due sezioni
della raccolta, Lo specchio
di Turan, dea dell’amore (giorno–rinascita),
e L’Ombra della
sera (oscurità–tramonto), sottolineano
l’anelito alla riscoperta delle bellezze
storico-naturalistiche del territorio, alla
luce della magia del mito.
Prossimi appuntamenti
- 10 maggio, Fiera del Libro di Torino,
Spazio Autori, l’Editore Ladolfi presenta
Eratoterapia e Poesie 2009-2016
- 12 giugno, Circolo degli Artisti Casa
di Dante: Archeologia, poesia e musica
e Navicello Etrusco, recital con Mariella
Bettarini e Michele Brancale. Video di
Virginia Bazzechi
- 20 settembre, Camerata dei Poeti,
Navicello Etrusco, recital con Carmelo
Consoli e Silvia Ranzi. Video di Virginia
Bazzechi (indirizzo: https://youtu.
be/-dn2XMqax0E)
- 3 ottobre, Libreria Salvemini, romanzo
Esercizi di volo, con Annalisa Macchia
e Massimo Seriacopi. Video di Virginia
Bazzechi
(indirizzo:https://www.youtube.com/
watch?v=BSyTBlbCP2U)
ROBERTO MOSI 13
Personaggi
Antonio Manzi
Un’opera del maestro toscano ammessa nella
prestigiosa collezione di autoritratti della Galleria
degli Uffizi
La cerimonia di donazione si è svolta lo scorso 9 maggio
nella Sala Bianca di Palazzo Pitti
di Barbara Santoro / foto courtesy gonews
La sezione del Corridoio Vasariano
dedicata agli autoritratti si è arricchita
il 9 maggio 2018 di quello di
Antonio Manzi. La collezione degli autoritratti
è una delle più prestigiose e conosciute
al mondo. Essa fu il frutto di una
felice intuizione di un membro della famiglia
Medici, il Cardinale Leopoldo (1617-
1675), figlio minore di Cosimo II e di
Maria Maddalena d’Austria. Detto per inciso,
del cardinale esistono molti ritratti: il
primo, un olio su tela realizzato da Justus
Sustermans, lo ritrae da bambino a cavallo;
il secondo è di Giovan Battista Gaulli,
detto il Baciccio, datato al 1670 e il terzo,
postumo, è stato scolpito da Giovan
Battista Foggini nel 1697 su commissione
di Cosimo III. Oggi la collezione di autoritratti
conta molte centinaia di pezzi e
viene continuamente arricchita con nuove
donazioni. Antonio Manzi è un artista
toscano molto noto anche in ambito nazionale,
tanto che gli è stato dedicato un
museo personale nella magnifica Villa Rucellai
di Campi Bisenzio, del quale si è da
poco festeggiato il decennale dell’apertura.
Alla cerimonia per il decennale Eike
Schmidt, direttore degli Uffizi, si è detto
ben lieto di accogliere l’autoritratto di
Antonio Manzi nella collezione più antica
e più grande del mondo. Conosco Antonio
Manzi da molti anni e, oltre ad essergli
amica, sono un’ammiratrice delle sue
opere: pitture, sculture, ceramiche e anche
graffiti. Nel 2013 gli chiesi per la mia
casa di Rosano due graffiti per adornare
la parete di una grande loggia che si affaccia
sulla campagna. Conoscendo la
sua abilità gli lasciai “carta bianca” su tutto,
ma lo pregai di farmi intervenire sulla
scelta dei colori di fondo. Ora sulla parete
ocra splendono due grandi grafiti, uno
(1,80x2 m.) dedicato alla convivialità, l’altro
(2,20x1,30 m.) alla quotidianità e all’amore.
Sono i temi interiori che Antonio
Manzi traccia con quel suo “segno” deciso
e impetuoso, ricco di sensibilità e di
creatività. Mai niente è uguale, ogni volta i
suoi sentimenti vengono analizzati e rivisitati
in maniera nuova con la scomposizione
e ricomposizione delle figure. L’uomo,
la donna, le mani, i fiori, i bicchieri, le maschere,
la tazzina, la macchinetta del caffè
e il gatto entrano nell’atmosfera di Antonio
con eleganza, quasi in punta di piedi, come
se chiedessero permesso. L’osservatore
rimane coinvolto dai grovigli e dagli
abbracci: le emozioni avvolgono e subito
rimandano alla personalità dell’autore. Col
passare degli anni la sua pittura e la sua
scultura si sono rasserenate dilatandosi in
onde sempre più piene, mentre l’uso del
L’artista con Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi
colore squillante ha sostituito i tratti drammatici
delle prime opere in bianco e nero
disegnate sulle tovaglie di lino con la biro
e sui marmi della Trattoria Sanesi di Lastra
a Signa. Oggi, in cinquant’anni di attività,
Antonio Manzi ha imparato a dosare
i pieni e i vuoti, le luci e le ombre, ottenendone
un’armoniosa energia espressiva.
Eike Schmidt ha detto di lui:«Le sue
opere riprendono in maniera originale e
personale le preoccupazioni artistiche dal
Rinascimento; lo possiamo notare nel rilievo
schiacciato, nell’uso della forma del
tondo, ma anche in soluzioni più insolite,
ad esempio sulle ceramiche che vengono
dipinte dal fuori e non dal dentro. Tutto
questo racconta di una grande mente
creativa. Per questo gli ho chiesto un autoritratto
per gli Uffizi». La grande sensibilità
dello spirito ha condotto Antonio
14
ANTONIO MANZI
Manzi a vertici di espressività tali da meritare
che il suo autoritratto sia posto nel
Corridoio Vasariano accanto a quelli di
grandi personaggi che hanno illustrato sei
secoli di storia. Il viaggio dal piccolo paese
di Montella in Campania, dove Antonio
è nato, al Ponte Vecchio rappresenta plasticamente
l’evoluzione di un grande maestro.
La scelta dell’autoritratto è stata fatta
tra le opere appartenenti all’ultimo periodo
pittorico dell’autore. Per questo, oltre
al viso dai tratti somatici identificabili, fuoriescono
dal capo pennellate di luce e cromatismi
abbaglianti come se oggi, all’età
di sessantacinque anni, una nuova vita
si fosse impossessata di lui. Oggi quelle
mani dalle lunghe dita affusolate, di grande
eleganza e raffinatezza, reggono i fili di
sfere di vetro con dentro sogni e giochi
che forse non ha conosciuto da bambino,
riscoperti accanto alla compagna Angela
e ai due gemelli di quasi due anni. Non si
può chiudere un articolo su Antonio Manzi
senza un cenno alla padronanza delle
varie tecniche espressive (pittura, scultura,
ceramica, graffiti) apprese con fatica e
sacrificio ma strumento essenziale per comunicare
in ogni modo e in ogni contesto
l’esplosività del suo sentire.
La cerimonia di donazione dell’opera nella Sala Bianca di Palazzo Pitti
Da destra, Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale della
Toscana, Barbara Santoro e Antonio Manzi
L’autoritratto di Antonio Manzi donato agli Uffizi
ANTONIO MANZI
15
Invito a
Teatro
Chi è di scena!
Quel che resta oggi in Italia della straordinaria
stagione attoriale del Novecento
di Luigi Del Fante
Signori, chi è di scena!, è il grido di
rito del direttore di scena per invitare
gli attori a tenersi pronti in
quinta per entrare a recitare la propria
parte. Sono ormai quasi cinquant’anni
dalla prima volta che varcai la soglia del
Teatro della Pergola, teatro massimo di
Firenze. Ricordo perfettamente l’emozione
che provai, anzi, meglio, le emozioni
che rampollavano in me, vedendo
un “taglio” di luce, ascoltando un timbro
di voce, nitida, che scolpiva le parole
nel silenzio di quella penombra, che
appariva come per magia dall’oscurità
della sala, attraverso il fruscìo lento del
sipario altissimo di velluto rosso... Ma
la mia dimestichezza con il teatro, era
già cominciata alcuni anni prima, attraverso
la televisione. Fu così, infatti, che
iniziai a conoscere il grande Eduardo
De Filippo e i suoi drammi, con quella
mimica e quella parlata napoletana così
espressive; il celebre Cesco Baseggio
nelle commedie di Carlo Goldoni; Gilberto
Govi, straordinario interprete ed
autore del teatro genovese; la Compagnia
dei Giovani, con gli indimenticabili
Romolo Valli, Giorgio De Lullo, Rossella
Falk, Ferruccio De Ceresa... Fu proprio
attraverso di loro che cominciai
a prendere confidenza con Pirandello.
Dunque, poco più che bambino, presi
a conoscere attori di teatro attraverso
il mezzo televisivo. Anzi, a dire la verità,
avevo già conosciuto tante “voci”
di attori, attraverso la radio, quando
ascoltavo fiabe e racconti drammatizzati,
con rumore di cavalli, di carrozze,
di spade, di passi nella notte, di vento
impetuoso, dell’onda del mare sulla riva,
dove, appunto, tutte quelle “informazioni
alonate” e, soprattutto, quelle
voci riuscivano, davvero, a dare corpo
al sogno, a mettere le ali alla mia fantasia.
Riconosco di essere stato molto
fortunato ad avere conosciuto dal vivo
tanti straordinari interpreti, con taluni
dei quali ho intrattenuto anche un
bellissimo e cordiale rapporto
di conoscenza personale.
Eduardo, Paolo Stoppa, Salvo
Randone, Gianni Santuccio,
Ernesto Calindri, Renzo
Giovampietro, Giorgio Albertazzi,
Tino Buazzelli, Vittorio
Gassman, Arnoldo Foà,
Tino Carraro, Romolo Valli,
Aroldo Tieri, Enrico Maria
Salerno, Alberto Lionello,
Gabriele Ferzetti, Luigi Vannucchi,
Renato De Carmine,
Warner Bentivegna, Corrado
Pani, Carlo Hintermann,
Rina Morelli, Alida Valli, Sarah
Ferrati, Lilla Brignone,
Lina Volonghi, Laura Adani,
Anna Proclemer, Rossella
Falk, Regina Bianchi, Pupella
Maggio, Valeria Moriconi,
Anna Miserocchi, Ileana
Ghione, Mariangela Melato e
tantissimi altri che, purtroppo,
non sono più. Tanti altri
bravissimi, calcano ancora
le scene, fortunatamente per
tutti noi, ma soprattutto per
i giovani che si avvicinano
ora al teatro: Gianrico Tedeschi
(98 anni!), Sergio Fantoni,
Glauco Mauri, Umberto
Orsini, Pino Micol, Roberto
Herlitzka, Eros Pagni, Gabriele Lavia,
Giuseppe Pambieri, Ugo Pagliai, Carlo
Simoni, Massino Foschi, Giancarlo
Giannini, Gigi Proietti, Antonio Salines,
Geppy Gleijeses, Massimo Dapporto,
Franco Branciaroli, Anna Maria Guarnieri,
Giulia Lazzarini, Giuliana Lojodice, Isa
Danieli, Andrea Jonasson, Ottavia Piccolo,
Carla Gravina, Paola Gassmann, Piera
Degli Esposti, Anna Bonaiuto, Monica
Guerritore, Mariangela D’Abbraccio, Sonia
Bergamasco, Vanessa Gravina...Detto
questo, tuttavia, non posso esimermi
dal denunciare un fatto negativo per il
teatro italiano. Negli anni ‘50 e ‘60 attori
Giorgio Albertazzi da giovane
famosi di teatro, usciti da scuole autorevoli
come l’Accademia d’Arte Drammatica
Silvio D’Amico di Roma, sotto
la guida di un maestro grandissimo,
Orazio Costa Giovangigli, o la Scuola
del Piccolo Teatro di Milano, venivano
scritturati per allestimenti televisivi
memorabili di opere teatrali di Goldoni,
Cechov, Ibsen, Pirandello, Eliot, Williams,
etc. In questo modo, interpreti
già applauditi e conosciuti nei teatri di
tutta Italia, “entravano” nelle case di
milioni di Italiani, contribuendo a formarne
il gusto e la cultura. Ormai da
alcuni anni, invece, assistiamo al fat-
16 INVITO A TEATRO
to contrario: volti noti e “belli” di attori
ed attrici giovani, magari biondi, con
gli occhi azzurri, o verdi, del cinema e
della televisione, che si cimentano, invero
con incerti risultati, in capolavori
del teatro di tutti i tempi, da Shakespeare
a Beckett. Infatti, se il mezzo cinematografico
pone l’accento soprattutto
sulla visualità di ciò che si nota all’interno
dell’inquadratura, il teatro è soprattutto
parola e gesto. E, dunque,
massima cura della dizione, dell’intonazione,
con una giusta respirazione e
articolazione delle parole, attraverso un
esercizio continuo e secondo una disciplina
ferrea. Purtroppo i cosiddetti “attori
televisivi”, balzati alla notorietà del
grosso pubblico grazie alla loro bellezza
o per l’atletismo fisico dimostrato
in scene d’azione di qualche fiction,
spesso giungono in palcoscenico “immaturi”,
perché non hanno avuto una
vera formazione attoriale. Così, qualsiasi
battuta debbano, pronunciare, essi
“sussurrano”, “bisbigliano”, “mormorano”,
sempre e comunque, come se si
trattasse della stessa cosa, della stessa
emozione, e non già, paura, dubbio,
amore, gioia, dolore, etc. E come se
non bastasse, pronunciano le parole in
sequenza, quasi come una mitragliatrice,
mangiandosele, non facendo sentire
bene le finali, senza porre attenzione
ai “legato”, alle giuste “pause”, alle
“controscene espressive”. Le cose si
aggravano ulteriormente se, non contenti
di recitare, s’improvvisano valenti
drammaturghi e registi di se stessi:
ecco, allora, per esempio, Amleto di e
con Pinco Pallino, da Shakespeare, dove
il grande autore inglese diventa solo
un pretesto per un giochetto su misura
e facilone per il sedicente prim’attore,
tanto amato dal vastissimo pubblico
televisivo. Ma tutto ciò non basta a farne
un grande interprete. Quello che più
dispiace è che il pubblico giovanile,
inesperto di teatro, recepisce, invece,
codeste prove come valide e divertenti,
convinto che quello lì sia il Teatro
con la ‘T’ maiuscola. Cosa fare, allora,
per contenere questa deriva decadente?
Una cosa soprattutto, lavorando
sia sul fronte degli attori, che su quello
del pubblico: educare ed informare i
giovani in modo corretto, facendo conoscere
loro, attraverso documenti audio
e video, le grandi interpretazioni del
passato, in modo da poter fare confronti
e formarsi un’autentica coscienza
critica, in grado di renderli “liberi” di
scegliere se aderire o meno a certe riduzioni
drammaturgiche tanto pretestuose
e fuorvianti, quanto velleitarie.
Mi piace concludere con le parole del
mio maestro Orazio Costa Giovangigli:
«Se sapete che il vostro strumento siete
voi stessi, conoscete anzitutto il vostro
strumento, consapevoli che è lo stesso
strumento che danza, che canta, che inventa
parole e crea sentimenti. Ma curatelo
come l’atleta, come l’acrobata,
come il cantante: assistetelo con tutta
la vostra anima, nutritelo di cibo parcamente,
ma senza misura corroboratelo
di forza, di agilità, di rapidità, di canto,
di danza, di poesia e di poesia e di poesia.
Diverrete poesia aitante, metamorfosi
perenne dell’io inesauribile, soffio
di forme, determinati e imponderabili,
di tutto investiti, capaci d’assumere
e dimettere passioni, violenze, affezioni,
restandone arricchiti e purificati (...)
tesi alla rivelazione di ciò che l’uomo è:
angelo della parola, acrobata dello spirito,
danzatore della psiche, messaggero
di Dio e nunzio a se stesso e all’universo
d’un se stesso migliore».
Albertazzi in scena con Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar per la regia di Maurizio Scaparro (2016)
INVITO A TEATRO
17
Anteprima
Mostre
Lucia Sottili
Dal Giardino delle Rose di Firenze alla
Valle delle Rose di Kazanlak
di Antonio Vonci
Lucia dipinge soprattutto rose.
Ormai da anni sta realizzando un
suo personale progetto attraverso
il mondo reale e simbolico di questo
fiore meraviglioso. Perchè se è vero che
Francesco Guccini cantava “ben venga
maggio, ben venga la rosa, che dei poeti
è il fiore”, possiamo ben dire che lo
sia anche per certi pittori. Lucia Sottili,
pittrice e psicoterapeuta, ha da tempo
identificato in questo fiore un meraviglioso
simbolo di armonizzazione tra il
“saper dare” e il “saper ricevere”, attribuendogli
pertanto un significato che
va ben oltre la semplice raffigurazione
pittorica. L’artista ha rappresentato nei
suoi dipinti la rosa con delicata incisività
e con toni cromatici tali da consentirle
di riportare sulla tela, con sapiente
intensità, una vibratilità tutta personale.
C’è una piena energia vitale nel suo dipingere,
con un alto grado di leggerezza
che emerge da ognuna delle sue opere,
ove le rose raffigurate hanno una vitalità
propria e consentono di andare oltre
la semplice emozione visiva, riuscendo
a provocare vividi sussulti dell’anima.
Per Lucia Sottili, questo “sposalizio”
metaforico con le diverse tipologie
di rose, con i loro colori, con i diversi
messaggi che ogni varietà transfonde,
quasi con i profumi, ha costituito il
filo conduttore di buona parte della sua
ricerca artistica, che attraverso i gruppi
di arterapia da lei istituiti, ha cercato
di trasmettere anche ad altri. Questo
amore così intenso verso la rosa e le
sue molteplici rappresentazioni riportate
sulle tele, la porterà in maggio e giugno,
quando la fioritura è al massimo, a
rispondere ad un invito che le è pervenuto
dalla Valle delle Rose in Bulgaria.
Infatti, nella città di Kazanlak al centro
della Valle, in occasione del centenario
Festival delle Rose, visitato da numerosissimi
appassionati di ogni parte
del mondo, Lucia presenterà, presso la
galleria Info-Center, una mostra personale
dal 28 maggio al 10 giugno 2018.
Insomma, rose tra le rose!
www.luciasottili.eu
luciasottili@gmail.com
Prospettiva, olio su tela, cm 70x50x4, 2017
Timeless Roses, olio su tela, cm 50x70x4, 2017
Locandina della mostra a Kazanlak
Lucia Sottili
18 LUCIA SOTTILI
Eventi in
Toscana
Nel Salone dei Cinquecento di Palazzo
Vecchio a Firenze la XXIIª edizione del
Premio Filo d’Argento
di Filippo Lotti
Mercoledì 13 giugno alle 15.30 nel
Salone dei Cinquecento di Palazzo
Vecchio si terrà la XXII^
edizione del Premio Filo d’Argento, manifestazione
promossa dall’Associazione
Auser Volontariato Toscana con l’assessorato
al Welfare e alla Sanità del Comune
di Firenze. Il premio, consistente nella
pregevole medaglia in bronzo Florentia realizzata
dal professor Roberto Ciabani, è
stato istituito nel 1996 come segnale forte
nei confronti di chi vive la terza età all’insegna
della rassegnazione ed è stato attribuito
a grandi personalità del mondo
della cultura, dell’imprenditoria, delle istituzioni,
del sociale che hanno continuato
a svolgere un ruolo attivo nella società nonostante
l’incedere degli anni; lo hanno ricevuto
Gino Bartali, Margherita Hack, Don
Backy, Nino Benvenuti, Silvano Campeggi,
Narciso Parigi, Mario Monicelli, Sergio
Zavoli, Giorgio Saviane, Mario Luzi, Nilla
Pizzi, Carlo Lizzani, Carla Fracci e tantissimi
altri. L’edizione 2018 vedrà la partecipazione
di dieci personalità di spicco della
società contemporanea italiana come il fotografo
Oliviero Toscani, il regista Franco
Franco Zeffirelli (ph. Andrea Blanch, Hulton
Archive, Getty Images)
Regina Schrecker
della satira come Bobo, l’allenatore di calcio
Renzo Ulivieri, il direttore del Museo
dell’Opera del Duomo Timothy Verdon,
Renzo Ulivieri
Oliviero Toscani
Zeffirelli, la scrittrice Dacia Maraini, la stilista
Regina Schrecker, Sergio Staino, giornalista
e vignettista conosciuto nel mondo
Sergio Staino
Timothy Verdon
20 PREMIO FILO D’ARGENTO
Carlo Pepi (ph. courtesy Blastingnews)
Carlo Pepi, famoso esperto d’arte che da
anni ha intrapreso una vera e propria crociata
per smascherare i falsi d’arte, Lamberto
Boranga, ex portiere della Fiorentina
oggi andrologo e, allo stesso tempo, ancora
titolare in una squadra di calcio nonostante
i 74 anni di età. Per la prima volta,
il premio verrà assegnato non solo a un
singolo ma a un gruppo musicale, il quintetto
Rebel JJ Rousers composto da Paolo
Maranghi, radiologo 76enne, Alberto
Ferrarese, 77enne pubblicitario, Pierluigi
Lapi, 78enne industriale delle camicie,
Nando Albini, 75enne noto spedizioniere
internazionale e Oscar Gazzarrini, urologo
e professore, che a 78 anni ha avuto l’idea
di riunire gli amici e colleghi musicisti
di una formazione degli anni Sessanta
per esibirsi per beneficenza. Ha recentemente
dichiarato: «Siamo i rappresentanti
di un’età sconfinata e astratta, che
adesso che siamo noi che ce l’abbiamo,
ci chiediamo come sia possibile. Ma chi
sono i vecchi oggi? Credo che non esistano
più. O almeno che lo siano solo anagraficamente.
Caso mai ci sono adulti attivi e
adolescenti passivi. Ecco, noi siamo adulti
attivi». Presenzieranno alla cerimonia di
consegna dei premi, l’assessore al Welfare
Sara Funaro, la presidente della Commissione
Cultura di Palazzo Vecchio Maria
Federica Giuliani, il presidente del Consiglio
regionale della Toscana Eugenio Giani,
il presidente dell’Auser Toscana Simonetta
Bessi e il presidente nazionale dell’Auser
che come ogni anno premierà due volontari;
quest’anno saranno Renato Ciampi
e Ortelia Castellani. La cerimonia, interamente
ripresa da Toscana Tv, verrà presentata,
come nelle precedenti edizioni,
dal giornalista Fabrizio Borghini.
Lamberto Boranga
Rebel JJ Rousers (ph. Roberto Germogli)
Un’immagine della passata edizione del premio nel Salone dei Cinquecento
PREMIO FILO D’ARGENTO
21
Eventi in
Toscana
L’estate ha il “profumo di vacanze”
a Montebonello
di Elisabetta Mereu
foto courtesy ASD
ASD è l’acronimo comunemente
usato per le parole Associazione
Sportiva Dilettantistica, ma
nel caso de La compagnia della Torre di
Montebonello queste tre iniziali potrebbero
significare anche Associazione Super
Dinamica, visto che i soci di questo
gruppo di volontariato della piccola frazione
della Val di Sieve sono davvero attivissimi
su vari fronti. Fra i tanti eventi
che li vedono impegnati durante l’anno
- talvolta anche con finalità benefiche -
quattro sono i fiori all’occhiello: il Carnevale,
con le sfilate in maschera per le vie
del paese e del vicino comune di Rufina
e i fantasiosi carri allegorici interamente
costruiti dai volontari, il Tiro del cacio
pecorino, divertente prova di abilità
con le forme di formaggio che si svolge
sempre il 1° maggio (anche quest’anno
andato bene nonostante la minaccia di
pioggia ndr.), la manifestazione Profumo
di vacanze, che da giugno a settembre
rappresenta ormai la rassegna estiva
per antonomasia in questa zona, e la
Smarronata, nell’ultima domenica di ottobre,
con degustazione di caldarroste,
vin brulé e fettunta ad offerta libera, oltre
al Mercatino della Nonna e la presenza
di mestieri antichi, pittori ed artisti vari.
«Quest’anno festeggiamo le nostre nozze
d’argento - mi dice Marco Passerotti,
presidente dal 2003 - e siamo orgogliosi
dei risultati ottenuti dall’ASD in questi
25 anni perché confermano quanto fosse
percepita dalla cittadinanza l’esigenza
di avere occasioni di socializzazione
in cui potersi sentire anche parte attiva di
una comunità, per trascorrere tutti insieme
momenti di allegria ed evitare l’apatia
e la disgregazione che si verifica in altri
paesi. Il motto del nostro modus operandi
è, infatti, “impegno con armonia”.
Il prossimo mese - aggiunge - inizia la
nostra manifestazione più importante ed
impegnativa dell’anno che si protrae per
oltre tre mesi. L’abbiamo chiamata Profumo
di vacanze perché vogliamo offrire
dei momenti di svago e spensieratezza in
compagnia a chi le vacanze non se le può
permettere e dunque deve stare a casa.
È un insieme di serate ed iniziative di vario
genere che iniziano il primo di giugno
- per circa due sere alla settimana - e si
concludono il 7 di settembre con la tradizionale
Festa della Rificolona. Nella centrale
piazza Sandro Pertini, (inaugurata
nel novembre del 1998 alla presenza della
signora Carla Voltolina, vedova dell’amato
presidente della Repubblica ndr.)
che ha una conformazione ad anfiteatro,
ospitiamo rappresentazioni, teatro, proiezioni
di film sul maxi schermo, concerti
di musica varia, commedie in vernacolo,
presentazione di libri, spettacoli di cabaret
e molteplici esibizioni delle scuole del
territorio e di artisti anche di caratura nazionale.
E posso dire che abbiamo l’orgoglio
di aver valorizzato in questi anni
anche moltissimi talenti locali della cultura,
dell’arte e dello spettacolo. Tutto
assolutamente gratis e senza nemmeno
l’obbligo di consumazione! Neanche per
gli spettacoli di maggiore attrazione, con
personaggi noti al grande pubblico è previsto
un biglietto d’ingresso. Ovviamente
chi vuole prendere un caffè, una bibita
o un gelato lo può acquistare presso il
nostro punto ristoro, un chiosco aperto
contestualmente alle manifestazioni, e lo
paga come da qualsiasi altra parte. L’intero
ricavato di ogni evento lo ridistribuia-
22 PROFUMO DI VACANZE
mo per le iniziative successive e sempre
a favore del tessuto sociale. Non abbiamo
mai avuto un cosiddetto “sponsor”
se non il patrocinio gratuito del Comune
di Pontassieve». Come avvenuto con la
palestra della scuola elementare che dal
2003 è diventata la sede della ASD propriamente
detta, dell’attività per la terza
età, nonché scuola di ginnastica artistica
dell’ASD che da questa primavera annovera
nelle fila delle sue atlete due campionesse
al trofeo provinciale dell’AICS,
Sara Guerrini 12 anni e Noemi Roselli,
di 10 anni. «Profumo di vacanze - continua
il presidente Passerotti - richiama
ormai da anni moltissimo pubblico
e turisti ed è diventato un’attrazione irrinunciabile
per l’estate in Val di Sieve,
ma mira soprattutto a valorizzare questa
bellissima piazza che per oltre tre mesi
diventa il fulcro della vita paesana, con
bellissimi momenti di svago per tutte le
età. E anche da queste pagine voglio far
risaltare il grande entusiasmo e la fattiva
collaborazione dei cittadini di Montebonello
che si prodigano senza risparmio
per far sì che ogni singola manifestazione
diventi un successo e ogni anno cresca
sempre più, sia nei numeri che nel
consenso popolare. Siamo sempre alla
ricerca di nuove leve perché non ci avvaliamo
di ditte, ma tutto ciò che nelle
varie stagioni viene proposto in piazza è
prodotto da noi e realizzato dalla Compagnia
della Torre grazie all’encomiabile
opera dei tanti volontari che mettono
a disposizione le loro competenze per le
varie necessità, al fine di migliorare lo
svolgersi degli eventi. Dagli allestimenti
scenici, alla preparazione del cibo per
le due cene che facciamo per circa 130
persone, una a luglio e l’altra in agosto,
all’impianto luci e amplificazione (curati
dal figlio Francesco eccellente tecnico
specializzato in elettronica e affini ndr.)
tutto è opera nostra! Io stesso all’occorrenza
faccio il presentatore di qualche
serata, oppure realizzo i carri di Carnevale,
sia nella struttura portante che nella
parte creativa del disegno e della pittura
di scena, ma se serve divento anche
cameriere o facchino. Questo è lo spirito
che anima i piccoli paesi come il nostro
dove l’aggregazione, la solidarietà e la
collaborazione per il bene comune sono
ancora valori fondanti e preziosi, nonché
il motore necessario per andare avanti».
www.montebonello.it
lacompagnia.dellatorre
Uno dei carri preparati dai volontari lo scorso Carnevale e sullo sfondo l’antica
torre di Montebonello
Il presidente dell’ASD di Montebonello La Compagnia della Torre Marco Passerotti
con i comici toscani Alessandro Paci e Alessio Nonfanti in arte Kagliostro
Prove in piazza Pertini prima dell’esibizione
La piazza di Montebonello gremita durante una delle serate di Profumo di vacanze
Francesco Passerotti, il tecnico luci e impianto audio
Uno degli spettacoli della rassegna estiva di eventi a Montebonello
PROFUMO DI VACANZE
23
L’avvocato
Risponde
Il Diritto Industriale quale presidio privilegiato
della ricerca e dell’innovazione delle piccole e
medie imprese italiane
Ne parliamo con Aldo Fittante, avvocato e docente di
Diritto della Proprietà Industriale all’Università di Firenze
di Fabrizio Borghini
La globalizzazione dell’economia
moderna impone alle
PMI italiane – portatrici di
indiscusse eccellenze nei molteplici
settori produttivi in cui si esprime il
grande appeal del Made in Italy – il
ricorso ai diversi strumenti di tutela
offerti dal diritto industriale. Marchi,
brevetti, disegni e modelli, domain
names, diritto d’autore e tutela della
concorrenza sono divenuti ormai
una scelta obbligata per un’impresa
modernamente strutturata che, investendo
in ricerca ed innovazione, intenda
assicurarsi lo sfruttamento in
esclusiva delle proprie idee creative.
Ne è fermamente convinto uno dei
più autorevoli esperti italiani in diritto
industriale: Aldo Fittante, titolare
dello studio legale omonimo con sede
a Firenze e varie partnerships nel
mondo, docente in Diritto della Proprietà
Industriale presso l’Ateneo
fiorentino ed autore di molte pubblicazioni
dedicate alla materia, tra
le quali la più recente è la monografia
Brand, Industrial Design e Made
in Italy: la tutela giuridica, edita da
Giuffrè Editore e alla sua 2^ edizione
nel 2017.
Quale ruolo la proprietà industriale
è chiamata a svolgere nell’economia
moderna?
Lo sfruttamento delle esclusive che
conseguono alla titolarità dei diritti
di privativa industriale – disegnati
dal Legislatore in modo tale da coprire
l’intero spettro delle idee creative
delle quali è portatrice l’impresa
(dal brand al design, dalle invenzioni
ai modelli di utilità, ecc…) – è in
grado di svolgere un ruolo di vero e
proprio presidio degli ingenti inve-
stimenti che le PMI italiane hanno il
merito di compiere in ricerca ed innovazione.
In questa prospettiva la
proprietà industriale può svolgere
per le nostre imprese il ruolo di vero
e proprio volano, in grado di rafforzarne
la posizione nel mercato sia
in termini di competitività sia valorizzando
quella componente del patrimonio
aziendale che, costituita da
beni immateriali, rappresenta nell’economia
moderna un vero e proprio
valore aggiunto.
Perché il diritto industriale costituisce
un presidio privilegiato per il Made
in Italy?
Non vi è dubbio che la spiccata creatività
e capacità di innovare delle
nostre imprese sono la chiave
del successo del Made in Italy e del
grande appeal dei nostri prodotti nel
mercato globale. Tale indiscusso plus
delle nostre PMI rischia tuttavia di
essere vanificato da una concorrenza
che – tanto irrispettosa delle regole
quanto organizzata in maniera
sempre più sofisticata – è in grado di
vanificare gli investimenti in ricerca
ed innovazione delle imprese, distorcendo
le regole del mercato e finendo
per danneggiare, in definitiva, anche
gli stessi consumatori. Il conseguimento
da parte dell’impresa di diritti
di privativa industriale consente ad
esse un vero e proprio sfruttamento
esclusivo e monopolistico delle proprie
idee creative e del frutto delle loro
ricerche, consentendo di reagire
efficacemente a comportamenti contraffattori
e costituendo senza dubbio
la principale chiave del successo di
qualunque iniziativa imprenditoriale
che possa dirsi modernamente strutturata.
24 L’AVVOCATO RISPONDE
Il nostro sistema giuridico consente
una adeguata difesa dei diritti di privativa
industriale?
Il sistema giuridico italiano – anche
grazie alle recenti riforme introdotte
dal nostro Legislatore – offre un
presidio molto efficiente della proprietà
industriale sia dal punto di
vista del diritto sostanziale sia sul
piano processuale. Con l’emanazione
del Codice della Proprietà Industriale,
anzitutto, si è realizzato un
vero e proprio testo unico ove la
materia industrialistica ha trovato
una organica e sistematica riorganizzazione.
In secondo luogo, sul
piano processuale, il legislatore italiano
ha recentemente istituito i cd.
Tribunali delle Imprese come giudici
specializzati nelle problematiche
afferenti l’impresa e specificamente
chiamate alla tutela giudiziaria delle
privative industriali, garantendo
grande preparazione e notevole celerità
di giudizio.
E cosa consiglia all’impresa che intenda
valorizzare al massimo il proprio
patrimonio di beni immateriali?
Il primo passo che l’azienda deve
compiere rispetto ad una adeguata
valorizzazione del proprio patrimonio
di idee è – a mio modo di vedere
– una verifica specialistica del
proprio patrimonio di diritti di privativa
industriale. Accade invece
spesso che i nostri imprenditori concentrino
i propri investimenti in beni
aziendali strumentali (capannoni,
macchinari, impianti ecc…) e sottovalutino
l’importanza delle proprie
idee. La creatività e capacità di innovare
delle nostre PMI invece – se
adeguatamente difese mediante il ricorso
ai diritti di privativa industriale
– rappresentano certamente nell’economia
moderna il principale degli
assets aziendali, da “assicurare”
con adeguati investimenti al pari dei
beni materiali funzionali all’esercizio
dell’impresa.
E tale “due diligence” del patrimonio
aziendale costituito da beni immateriali
richiede competenze specialistiche?
In effetti si tratta di una materia che, forse
più delle altre, richiede all’operatore del diritto
un costante sforzo di approfondimento
ed aggiornamento. Ciò peraltro vale non
solo nella fase patologica del contenzioso
ma anche, ed ancor prima, in sede di domanda
di rilascio dei titoli di proprietà industriale
nonché in fase di negoziazione
delle privative che l’impresa abbia già conseguito.
In questa prospettiva – oltre alla
tutela giudiziaria nelle vertenze che abbiano
ad oggetto il diritto industriale ed il diritto
di autore e alle pratiche amministrative
di concessione dei diritti di privativa industriale
– riveste una importanza fondamentale
anche la negoziazione e stesura
di accordi aventi ad oggetto privative industriali,
quali contratti di licenza brevettuale
e di know-how, accordi di collaborazione
tecnologica e di segretezza, contratti di licenza
e cessione di marchi, copyright, registrazioni
per disegni e modelli ed altri
titoli di proprietà industriale.
Aldo
Fittante
Avvocato in Firenze e Bruxelles, docente in Diritto della Proprietà Industriale
e ricercatore Università degli Studi di Firenze, già consulente
della “Commissione Parlamentare di Inchiesta sui Fenomeni
della Contraffazione e della Pirateria in Campo Commerciale” della Camera
dei Deputati.
www.studiolegalefittante.it
L’AVVOCATO RISPONDE
25
Personaggi
Pola Cecchi
Icona di un’eleganza senza tempo
Nell’atelier di via Jacopo da Diacceto, la stilista fiorentina
porta avanti un’illustre tradizione familiare creando abiti
unici per stile e materiali
di Barbara Santoro / foto courtesy Atelier GiuliaCarla Cecchi
Icona di eleganza fantasiosa, senza
tempo e senza età, Pola ci affascina
costantemente con la sua creatività.
Tra una mamma stilista e un fratello
architetto, entrambi geniali, non poteva
tradire il DNA familiare. Non avendo
potuto completare gli studi, si è laureata
a 67 anni in Economia e Commercio,
riscuotendo apprezzamenti dai professori
ed entrando in sintonia con i giovani
studenti che insieme a lei hanno
frequentato le aule universitarie. Fin da
ragazzina, gira l’Italia insieme al fratello
Marzio per vendere gli abiti della madre:
Giulia Carla Cecchi, nota creatrice di
moda, ricca d’inventiva, forte carattere
e grande volontà. Partendo da Capalle
(piccola frazione vicino Firenze), dopo
la morte del padre e la chiusura della
fabbrica dei “canotti”, famosi cappelli
da uomo, riesce a crearsi un lavoro da
sarta, che in breve tempo si trasforma
in un’attività a tempo pieno diventando
un atelier alla moda molto ambìto dalle
signore bene fiorentine. I vestiti creati
dalla madre sono oggi in parte conservati
alla Galleria del Costume di Firenze,
ad ulteriore conferma del loro indubbio
valore. Per quanto riguarda invece il fratello,
ancora oggi Pola ne ricorda con
orgoglio l’attività: mentre Marzio disegnava
case, interni ed oggetti di design,
Pola si occupava di proporre alla clientela
tanto gli abiti della madre quanto le
creazioni del fratello. Una volta il giovane
ed intraprendente architetto vinse il
1° premio in un noto concorso a Trieste
dedicato ai mobili imbottiti. Questo
lo convinse ad aprire la ditta MOST di
Francesco Cecchi (padre di Pola) per
ottemperare alla grandi richieste che arrivavano
da ogni parte del mondo. Felicemente
sposatasi con Giulio Birignani,
Pola ha avuto tre figli, nessuno dei quali
ha scelto di proseguire nel campo della
Alcuni modelli ideati da Pola Cecchi (ph. Olivia Poli)
Un momento del Premio Giulia Carla Cecchi nel Palagio di Parte Guelfa a Firenze
26 POLA CECCHI
moda. Dopo la morte del fratello, avvenuta
per un incidente stradale nel 1990,
Pola Cecchi è rimasta da sola a gestire
contemporaneamente il negozio di
via della Vigna, quello di Borgo Ognissanti
e lo studio di Marzio, dimostrando
negli anni saggezza e competenza. Dopo
la morte del marito, ha deciso di trasferirsi
nella palazzina di Via Jacopo da
Diacceto per meglio conciliare gli impegni
di lavoro con quelli familiari. Memore
degli insegnamenti materni, Pola ha
sempre creduto nell’abito di taglio sartoriale,
utilizzando spesso anche materiali
inconsueti (perle, cristalli, pelle,
pelliccia, perline, cuoio, macramè, decorazioni
floreali e fili di metallo) e creando
pezzi unici. Sempre ottimista e col
sorriso sulle labbra, con una fede che
scuote qualsiasi dubbio ed incertezza,
continua a disegnare abiti di grande
qualità, una haute couture plasmata
quasi addosso alle clienti che arrivano
un po’ da tutte le parti del mondo e ripartono
soddisfatte degli acquisti fatti.
“Coccolate e abbigliate”, secondo una
filosofia di vita che non tradisce mai.
Ancora oggi entrare nella Maison Pola
Cecchi ti fa sognare; non si può che
rimanere inebriati dai colori degli abiti,
dai tanti quadri alle pareti, dagli specchi
incorniciati in splendide cornici, dalle
luci che accarezzano, dal cibo genuino
che Pola prepara con le sue abili mani e
che generosamente offre alle signore in
visita. L’esuberanza giovanile ha lasciato
posto ad una maturità equilibrata, un
saper prendere la medaglia dalla parte
luccicante, senza mai abbandonarsi allo
sconforto e reagendo sempre positivamente
alle difficoltà della vita. Ama
promuovere i giovani e lavora instancabilmente
alla loro formazione. Nel 2014,
per celebrare i cento anni dalla nascita
della madre, ha ideato un concorso internazionale
che ha visto arrivare a Firenze
studenti da ogni parte del mondo.
Visto il successo, ha pensato di rendere
questo premio un evento annuale. Così
ogni anno, veri capolavori creati da mani
giovanili sfilano davanti agli occhi increduli
di chi, come me, ha il piacere di
prendere parte a queste sfilate. Molti riconoscimenti
assegnatigli nel corso degli
anni; tra questi vale la pena ricordare
soprattutto i premi ricevuti nel Salone
dei Cinquecento: Le Muse, Caterina de’
Medici, Filo d’Argento, AVIS ed ANT.
Pola Cecchi
La stilista (a destra), con Grazia Tomberli, autrice
del suo ritratto, e Barbara Santoro
Un angolo dell’atelier in via Jacopo da Diacceto a Firenze
POLA CECCHI
27
Istituto internazionale
Life Beyond Tourism
Life Beyond Tourism: una proposta per le città
contro l’attuale modello di turistificazione
di Paolo Del Bianco, presidente Istituto Internazionale Life Beyond Tourism
“Turismofobia”, “turistificazione”,
“promozione vs accoglienza”,
“gentrificazione”, “tornelli
anti-turisti”, “musei a cielo aperto” o
“luna park tematici”; ogni volta che
si affronta il tema del turismo nei siti
patrimonio si assiste alla proliferazione
di neologismi che riflettono una
situazione in cui la crescente impreparazione
degli operatori istituzionali va
di pari passo con un comprensibile disagio
sia per i residenti, ma anche per
i visitatori stessi. A conferma di ciò,
dopo i recenti tornelli anti-turisti a Venezia,
è la notizia che recentemente a
Barcellona è stato presentato il manifesto
SET - Sud Europa di fronte alla
Turistificazione promosso da gruppi e
organizzazioni di varie città spagnole
e portoghesi alle quali si è unita – per
il momento – anche Venezia; una rete
di esperienze e conoscenze che guarda
con preoccupazione allo sviluppo
turistico dei territori citandone un sistema
comprensivo di effetti sul contesto.
Anche nella nostra città, Firenze,
il dibattito ha da tempo preso campo
arricchendosi con esperienze di varia
genesi, sia pubblica che privata, e alterne
fortune. Tra queste, si segnala il
Movimento Life Beyond Tourism per
diffondere un nuovo tipo di viaggio,
una nuova offerta culturale e commerciale
che valorizzi e protegga le identità
locali e – al contempo – favorisca
il dialogo tra i visitatori e i residenti;
quindi alla riscoperta del vero senso
del viaggio, accoglienza e ospitalità,
ben oltre il turismo dei servizi e dei
consumi (da qui il nome), un’opportunità
di contributo di circa 10 miliardi
di giorni all’anno dedicati al dialogo tra
culture, un prezioso contributo, oggi
non colto. Life Beyond Tourism è una
risposta concreta all’istanza di una ricerca
pervenuta a Paolo Del Bianco
-nel 2006- da parte dell’esperto della
Fondazione, Andrej Tomaszewski,
primo presidente del Comitato Scientifico
Internazionale ICOMOS Teoria e
Filosofia della Conservazione e del Restauro;
il professore era preoccupato
degli effetti del turismo sul patrimonio
mondiale. Da allora, con la collaborazione
dei propri esperti e contatti
in oltre 500 istituzioni in 83 paesi nei
5 continenti, la Fondazione Romualdo
Del Bianco ha dotato il Movimento
Life Beyond Tourism di una propria
bibliografia, del suo glossario, di un
modello di applicazione pratica sui
territori, del manuale operativo, di un
programma annuale di corsi di formazione
di formatori e della Certificazione
di Qualità per il Dialogo tra Culture
(DTC-LBT:2018); quest’ultima è una
eccezionale novità per agire responsabilmente
nel rispetto del proprio territorio
abbracciando le linee-guida
contenute nella norma e esponendo al
pubblico il logotipo che la rappresenta.
In questo modo si dichiara di adottare
le buone pratiche contenute nella
certificazione per amore del proprio
territorio che si traduce in tutela e rispetto
e una qualificata visibilità commerciale
internazionale per le aziende
e le istituzioni che vi aderiscono. Tutti
questi strumenti sono stati presentati
alla recente XX Assemblea Generale
e Simposio Internazionale Heritage
for Planet Earth promosso dalla Fondazione
Romualdo Del Bianco e coordinato
dall’Istituto Internazionale Life
Beyond Tourism, lo scorso 3 e 4 marzo,
all’Auditorium al Duomo di Firenze.
Questo evento ha visto la nascita ufficiale
del Movimento Life Beyond Tourism
alla presenza di oltre 230 delegati
della rete della Fondazione, da 88 città
di 34 paesi. Proprio in questi giorni, in
una conferenza stampa a Palazzo del
Pegaso, il presidente del Consiglio Regionale,
Eugenio Giani, e il presidente
dell’Istituto Internazionale Life Beyond
Tourism, Paolo Del Bianco hanno annunciato
l’avvio a Mosca dei primi
corsi del Movimento Life Beyond Tourism.
Infatti, nella capitale russa, alla
Biblioteca di Stato della Letteratura
Straniera, il 18 aprile è stata inaugurata,
in occasione della Giornata Internazionale
dei Monumenti e Siti, l’aula
per l’insegnamento Life Beyond Tourism,
i docenti di questa prestigiosissima
biblioteca sono stati formati a
Firenze lo scorso novembre dall’Istituto
Internazionale Life Beyond Tou-
28
LIFE BEYOND TOURISM
ism. Questa scelta di formazione di
formatori per l’insegnamento al proprio
territorio, nasce sia dalla volontà
di non incorrere nell’errore di non gestire
la ricchezza del turismo subendo
gli incalcolabili effetti della sua esuberanza,
sia dall’interesse destato dalla
nuova offerta culturale e commerciale
per i singoli territori. In parallelo, a
Kemerevo, in Siberia, l’Università ha
avviato corsi di formazione per formatori
e, inoltre, Togliattigrad è già pronta
ad avviare questa esperienza e ad
aprire una propria sede di insegnamento
per Life Beyond Tourism. Oltre
alla Russia, la lista dei corsi di formazione
per formatori prosegue con l’Azerbaijan,
la Bielorussia, la Germania,
dal continente africano hanno partecipato
l’Angola, il Camerun, il Ghana, la
Mauritania, il Marocco, il Sud Africa,
la Tanzania e il Togo. Infine, dal 2019,
Life Beyond Tourism sarà parte dei
programmi di studio universitari di architetti,
conservatori e paesaggisti in
primis dei Politecnici di Madrid, Lublino
e dell’Università La Sapienza di
Roma con il progetto ERASMUS plus
– Sustainable Urban Rehabilitation
Study in Europe. Oggi è innegabile
che gli effetti della cattiva gestione
della risorsa turistica siano già visibili,
a livelli diversi, in molte città
e che per la maggior parte non
sia possibile tornare indietro, pena
un incalcolabile danno economico
per il territorio che nessuno
avrà il coraggio di provocare. Ma
è possibile vedere il tutto da una
prospettiva positiva e propositiva
che stimoli una nuova offerta culturale
e commerciale in grado di
orientare tutta la filiera del viaggio
verso un diverso modo di viaggiare,
di accogliere e di ospitare:
questo è Life Beyond Tourism, il
movimento che dalla città di Firenze
va verso il mondo e che tramite
il viaggio riesce a creare opportunità
ed esperienze di dialogo interculturale
che favoriscano la
tolleranza e quindi contribuiscano
al rispetto reciproco per uno sviluppo
dei territori in pacifica coesistenza.
www.lifebeyondtourism.org
L’Istituto Internazionale Life
Beyond Tourism ha partecipato,
dal 16 al 18 Maggio, alla VI
edizione del Salone dell’Arte e del Restauro
di Firenze con tre giornate di
incontri sul Movimento e sulle realtà
che ne fanno già parte. Il programma
si è svolto attraverso varie attività
tra cui la presentazione del Movimento
Life Beyond Tourism e la formazione
straordinaria per gli artigiani e le
aziende che hanno voluto diventarne
membri. Nello specifico, il primo giorno
ha visto focus tematici sull’oriente
con Francesco Civita sul Giappone e
XiuZhong Zhang sull’attività di scambi
culturali con la Cina della Zhong
Art International. Il secondo giorno
si è concentrato sull’applicazione del
Movimento a livello territoriale, con
la presentazione del progetto Heritage
for Planet Earth e della piattaforma
di prenotazione di servizi sul territorio
VivaToscana, concludendo la giornata
con la progettazione dell’ospitalità
per il dialogo dell’architetto
Stefano Gambacciani.
Il programma si è concluso
il venerdì con un focus sulla
Certificazione per il Dialogo
tra Culture – Life Beyond
Tourism DTC-LBT:2018, con
un’introduzione da parte dell’Istituto
seguita dalle aziende
che hanno preso parte al movimento
tramite China 2000,
con il suo presidente Michele
Taccetti, passando per
l’esperienza dell’azienda autocertificata
Centro Congressi al
Duomo presentata dalla direttrice
Carlotta Del Bianco e infine
la testimonianza di una
realtà fiorentina, membro certificato
Life Beyond Tourism,
con Gherardo Filistrucchi della
Bottega Filistrucchi.
LIFE BEYOND TOURISM
29
Anteprima
Mostre
Assunta Crescitelli
Dal 4 giugno espone in personale alla Limonia di Villa Vogel
Testo e foto di Valentina Rutili
Dal 4 al 14 giugno presso la Limonaia
di Villa Vogel si terrà la
mostra personale di Assunta Crescitelli.
Le opere, realizzate su tela prevalentemente
a olio ed acrilico, si riferiscono
a vari momenti della vita dell’artista che,
appassionata d’arte, si è però dedicata in
maniera discontinua al disegno e alla pittura
per impegni di lavoro. Infatti è stata
docente di Filosofia e Scienze dell’Educazione
nelle scuole secondarie superiori e
si è occupata per molti anni di formazione
degli insegnanti. L’autrice ha partecipato
a varie mostre collettive e propone opere
che riprendono la tradizione figurativa. Nei
suoi quadri è presente una ricerca del bello
e del senso estetico attraverso una figurazione
in cui si integrano mondo soggettivo
e oggettivo. Si nota una pittura fresca che,
nel suo procedere tra mondo reale e simbolico,
trasmette serenità lasciandoci piacevolmente
coinvolti. L’interesse artistico
si rivolge alla natura e in particolar modo
alla donna, alla sua condizione, al suo
sentimento. Le donne, raffigurate nei vari
aspetti della vita quotidiana, si situano
infatti in ambienti fantastici che vanno al
di là del presente e del reale, riflettendo,
in alcuni casi, l’interiorità dei soggetti rappresentati.
Protagoniste costanti delle sue
opere, inoltre, le donne sono figure a volte
trasognanti, attraverso le quali l’artista
racconta un percorso interiore. La complessità
della natura femminile è messa
in luce ed esaltata dell’attenzione riservata
ai volti, così come il tema della maternità
restituisce le tante sfaccettature di un
sentimento radicato nella natura femminile.
Non prive di equilibrio compositivo, le
opere mostrano un amore per l’arte nella
sua forma più gioiosa, vivace ed espressiva.
Guardando i quadri si resta stupiti per
la pace che si respira: il colore acceso e
brillante è un inno alla vita e una porta di
passaggio per la luce, è un’isola di rifugio
per tutti gli affanni della quotidianità. Le figure
sono messe in risalto,
mentre gli sfondi
sono spesso sfocati, popolati a volte da
una vegetazione prepotente, altre volte da
motivi geometrici in sintonia con i valori
tonali dell’opera.
Assunta Crescitelli,
Via Monferrato, 3 - 50142 Firenze
+ 39 055 7877701
+ 39 366 1950875
assunta.crescitelli@virgilio.it
Mostra personale di Assunta Crescitelli
Dal 4 al 14 giugno 2018
Limonaia di Villa Vogel
Via delle Torri 23, Firenze
Inaugurazione:
lunedì 4 giugno ore 17.00
Orari di apertura
Feriali 10:00 - 12:30 e 16:00 - 18:30
Festivi 16:00 - 19:00
Ingresso gratuito
Madonna moderna, olio su tela, cm 40x50
Struttura dell’apparenza, acrilico su tela, cm 100x150
30 ASSUNTA CRESCITELLI
Arredamenti d’antiquariato, oggettistica e lampadari
Via della Spada 41 56 58 60r - 50123 Firenze
Tel e fax 055 2398696 / +39 3316648066
info@antichitachiavacci.it
AMPIA ESPOSIZIONE AL PIANO SUPERIORE
Arti & Mestieri
Intervista a Ignacio Valdes, pittore e direttore
artistico della Sacred Art School - Firenze
di Fabrizio Borghini / foto courtesy Sacred Art School
La Sacred Art School - Firenze, al
suo sesto anno di vita, è la prima
scuola d’arte e d’artigianato
al mondo che si dedica esclusivamente
all’arte sacra. Una novità nel panorama
della formazione non solo per la
scelta del tema ma anche per le modalità
didattiche orientate all’inserimento
nel mondo del lavoro. Una scuola-bottega
dove è possibile apprendere mentre
si realizzano opere su commissione.
Lei viene da Siviglia, in Spagna, perché
ha deciso di insegnare in questa
scuola?
Dopo aver finito l’Accademia a Siviglia,
ho cominciato a fare il pittore.
All’inizio mi sono interessato al paesaggio
e ai ritratti. Ad un certo punto
ho avuto l’opportunità di fare una
piccola pala d’altare e da quel momento
in poi non mi sono mai mancate
commissioni d’arte sacra, senza
abbandonare i ritratti e i paesaggi.
Per sviluppare un mio stile personale
ed evitare così di replicare quanto già
fatto in passato, ho dovuto studiare a
fondo l’arte sacra. Oggi penso di poter
trasmettere ad altri l’esperienza e
le conoscenze maturate negli anni. La
Sacred Art School - Firenze è la mia
prima esperienza come docente. L’Italia,
e Firenze in particolare, ha una
grandissima influenza nel mondo per
quanto concerne l’arte sacra. Questo
è dovuto alla lunga e importante storia
artistica del paese, ma anche alla
presenza del papa a Roma. Siviglia
e Firenze sono due città con un forte
DNA artistico. Sono città molto simili
da diversi punti di vista.
Come sono i programmi della scuola?
In che cosa sono differenti dalle accademie
di belle arti?
I programmi sono concentrici, nel
senso che tutte le materie, sia tecniche
che intellettuali, sono focalizzate
sulla realizzazione materiale delle
opere d’arte. L’allievo deve acquisire
le conoscenze e abilità necessarie
a realizzare una commissione di arte
sacra. I docenti sono professionisti,
artigiani o artisti. L’intento è ristabilire
il modello della bottega artistica
dove l’allievo osserva il maestro lavorare
e collabora con lui nelle commissioni.
Perché avete scelto di concentrarvi
sul sacro?
Oggi si parla di arte sacra, ma nella storia
dell’umanità l’arte, senza aggettivi, è
sempre stata al servizio del sacro. Un
artista che sappia cimentarsi nel soggetto
sacro può affrontare qualunque
altro tipo di esperienza artistica. Questo
perchè l’arte sacra esige, oltre al rispetto
di certi valori estetici, anche una
particolare sensibilità nell’esprimere
concetti che riguardano la fede, facendo
sì che l’opera diventi un ponte
tra Dio e l’umanità. La consapevolezza
di questa alta funzione ci ha portato
a chiederci che cosa si faccia oggi per
promuovere la ricerca in questo ambito
e la risposta è stata questa scuola. A
noi interessa offrire uno spazio di qualità
per i giovani che vogliano diventare
professionisti in questo settore.
Lo studente ideale che caratteristiche
dovrebbe avere?
Occorre avere anzitutto una spiccata
vocazione artistica, e quindi sensibilità
e capacità, qualità necessarie per
affrontare un lavoro costante e lungo,
senza il quale non si diventa artisti. Altrettanto
importante è nutrire interesse
per l’arte sacra, guardando non solo al
presente ma anche a ciò che è stato fatto
nei secoli passati. Insomma, apertura
e curiosità sia sul fronte tecnico che
intellettuale. Ci sono tre tipi di allievi
che escono da questa scuola: l’artista,
l’artista che sa fare arte sacra e l’artista
che a partire dalla propria fede realizza
un messaggio più profondo.
Ignacio Valdes
Perché scegliere di studiare da voi?
Perché insegniamo ciò che si è sempre
insegnato nelle Accademie di Belle Arti,
ma che purtroppo oggi è stato abbandonato,
ovvero le basi della percezione
visiva. Per scegliere un linguaggio nel
proprio percorso artistico è necessario
avere degli strumenti di valutazione,
e noi ci sforziamo di darli. Perché siamo
l’unica scuola di arte sacra al mondo.
Perché lavoriamo per tutti i paesi in
cui c’è una chiesa. Perché non ci sono
tanti artisti capaci di fare opere di arte
sacra di qualità e invece ce ne sarebbe
bisogno.
32 SACRED ART SCHOOL
La Sacred Art School - Firenze nasce
nel 2012 con l’obiettivo di promuovere
la creatività nell’arte e
nell’artigianato artistico con un’apertura
senza confini sul mondo del sacro. Tra
i soci fondatori ci sono l’Opera di Santa
Maria del Fiore e il consorzio IULine, artisti
e artigiani fiorentini. La Camera di
Commercio di Firenze è socio sostenitore.
Il motto della scuola è Forward in Tradition:
s’impara a ideare e a realizzare opere
d’arte pienamente contemporanee, che
abbiano un significato per la donna e l’uomo
di oggi, e allo stesso tempo collegate
alla tradizione di venti secoli di storia
artistica. Gli strumenti utilizzati per raggiungere
questo obiettivo sono l’approfondimento
del pensiero contemporaneo
e del concetto di sacro a cui si vuole dare
espressione; una rigorosa formazione
artistica e tecnica che presti speciale attenzione
alla figura umana. Il tutto in un
ambiente internazionale, giovane e vivace.
La scuola è soprattutto una “bottega”
dove studenti, docenti, artisti e artigiani
producono opere di arte sacra di qualità.
I nostri corsi sono progettati seguendo
criteri di innovazione, duttilità, progressività,
valorizzazione dell’approccio pratico,
internazionalità e interdisciplinarità. Al
termine degli studi viene rilasciato un diploma.
Il fondo per le borse di studio è sostenuto
dalle donazioni della Fondazione
Cassa di Risparmio di Firenze, dal contributo
dell’ 8x1000 della diocesi di Firenze
e dall’Opera del Duomo, oltre che da molti
sostenitori che condividono il progetto
formativo
www.sacredartschoolfirenze.com
Sacred Art School Firenze ONLUS
info@sacredartschool.com
+ 39 055 350376
Via della Catena, 4
(Parco delle Cascine) Firenze
- Corso di Specializzazione in
PITTURA (biennale, 1800 ore)
- Corso di Specializzazione in
SCULTURA (biennale, 1800 ore)
- Corso di Specializzazione in
OREFICERIA (biennale, 1800 ore)
- Corso di Designer in
ARTIGIANATO SACRO
(annuale, 600 ore, partnership con
Confartigianato, Diploma riconosciuto
dalla Regione Toscana)
- Corsi brevi Invernali ed estivi
Elisabetta Carini, Annunciazione, olio su tela,
cm 130x90
Sofia Novelli, Vergine Maria col Bambino, olio
su tavola, cm 27x34
Croce astile, Basilica di San Lorenzo, Firenze;
maestro Francesco Paganini, in collaborazione
con Teresa Santoni, Maria Biondi, Fernando
Cidoncha e Sofia Carannante
Fabio Deiana, San Sebastiano, scultura in gesso,
cm 60x23x30
SACRED ART SCHOOL
33
Sfaccettature
Fiorentine
A cura di
Giorgia Armellini
La “Fiorita”, una tradizione fiorentina iniziata
con la morte del Savonarola
All’alba del 23 maggio del 1498,
alla vigilia dell’Ascensione, fra’
Girolamo Savonarola l’implacabile
castigatore dei costumi corrotti
fiorentini nonché grande avversario
politico del Magnifico, assieme a due
malcapitati confratelli, fu condotto
sull’arengario di Palazzo Vecchio dove
sotto le pesanti accuse di eresia e scisma
subì la pubblica degradazione da
parte del vescovo. Privati dei paramenti
sacri e destinati prima all’impiccagione
e poi al rogo, i tre condannati, incatenati
e vestiti di solo saio, furono condotti,
su di un’alta passerella, ad una rotonda
sulla quale erano stati montati il capestro
e le fascine per il rogo. La tradizione
vuole che nei pochi istanti che lo separavano
dalla morte, Savonarola rivolse
un ultimo sguardo ai fiorentini che inveivano
contro di lui, gli stessi che, in
tempi indietro, lo avevano esaltato ed
avevano riempito la sua chiesa. Si narra
che, nel silenzio della piazza si alzò
beffardo un grido: «Profeta, è venuto il
momento di fare il miracolo!», ma il miracolo
non avvenne dando origine ad
uno dei più discussi episodi della storia
di Firenze. Non tutti sanno però che
la mattina seguente il luogo dove era avvenuta
l’esecuzione apparve tutto ricoperto
di fiori, fogli di palma e petali di
rose. Nottetempo mani pietose avevano
voluto rendere omaggio alla memoria
dell’ascetico predicatore, iniziando una
tradizione che dura tuttora a Firenze. Infatti,
il 23 maggio di ogni anno, in piazza
della Signoria, sulla lastra commemorativa
in bronzo che ricorda il punto preciso
dove venne impiccato ed arso “frate
Hieronimo”, ha luogo la tradizionale cerimonia
della “Fiorita”. Il Corteo Storico
della Repubblica Fiorentina, dopo
aver reso omaggio con il Gonfalone di
Firenze depositando dei fiori sulla lapide
del frate, si reca sul Ponte Vecchio
dove madonne fiorentine, emulando lo
spargimento delle ceneri del frate in Arno,
lanciano petali di rosa.
Calendimaggio: festa d’amore e di bellezza
Nella Firenze dei tempi antichi si
respirava un grande amore per
le feste popolari: i festeggiamenti
avvenivano in maniera spettacolare e
vi era un vero e proprio culto del divertimento.
I balli, gli spettacoli e le parate
erano organizzati in grande stile e con
profusione di mezzi e ingegno. All’epoca
dei Medici si toccò il culmine dello
splendore con le feste che iniziavano per
il Calendimaggio e proseguivano per tutta
l’estate. Ma cosa era il “Calendimaggio”?
Era la festa più poetica e graziosa
della città in cui si celebrava il rito della
fioritura, insomma della Primavera. Le
celebrazioni avevano inizio il 30 di aprile
con la sospensione di tutte le attività lavorative
e con l’avvio di sfilate e cortei in
cui si usava portare i così detti “maggi”,
cioè rami d’albero fioriti, in onore della
risorta natura. Era la festa dei fiori e
della bellezza; le maggiolate, cioè i canti,
i suoni e i balli, inebriavano una città
dove la primavera scoppiava in tutto il
suo splendore. Era la festa delle dichiarazioni
d’amore, occasione imperdibile
anche per i più timidi spasimanti; era
insomma un vero invito all’essere felici.
La festa, d’origine pagana, prese anche
un’impronta religiosa: si inghirlandavano
di fiori tabernacoli dedicati alla Madonna
essendo maggio il mese mariano
per eccellenza. La Compagnia del Ceppo
era solita regalare al popolo mazzetti di
fiori benedetti e l’arte dei calzolai erigeva
un altare addobbato in Orsanmichele
sotto la nicchia che ospitava la statua
del suo protettore San Filippo. Purtroppo
il gioioso Calendimaggio si svolse solo
fino alla seconda metà del XVII secolo,
quando Cosimo III lo proibì, minacciando
le giovani che avessero continuato
l’usanza di cantare di maggio, di venire
frustate sull’asino del boia, come donne
di malaffare. Il bigotto Cosimo proibì anche
ai genitori di far entrare in casa i giovani
ad amoreggiare con le fanciulle. Fu
un vero peccato perdere questa deliziosa
festa che aveva allietato così tanto le primavere
degli antichi fiorentini.
34
SFACCETTATURE FIORENTINE
Eventi in
Toscana
Vittoria Marziari
Lo scorso 15 aprile si è svolta la cerimonia
di inaugurazione dell’opera bronzea della
scultrice toscana nel Cimitero monumentale
della Misericordia di Siena
Si tratta del Cristo morente e trionfante,
toccante raffigurazione del mistero di morte
e risurrezione di Gesù
di Barbara Santoro / foto courtesy dell’artista
Da destra, Vittoria Marziari con Barbara Santoro
alla cerimonia di inaugurazione dell’opera
Cristo morente e trionfante, bronzo dorato
Nonostante ami molto i cimiteri,
luoghi sacri dove si nascondono
tombe e sculture spesso dimenticate,
non ero mai stata nel Cimitero
monumentale della Misericordia di Siena,
progettato da Lorenzo Doveri nel 1835
e ampliato da Giuseppe Partini nel 1872.
L’occasione è capitata per caso e la gioia
è stata ancora più grande. Il camposanto
di Siena è veramente un luogo d’arte incredibile,
con una raccolta d’arte figurativa
tra purismo e liberty. La parte di maggior
interesse è quella più antica, raccolta in
un quadrilatero con al centro un obelisco;
molte sono le cappelle che si lasciano ammirare
anche solo attraverso le inferriate o
le vetrate. Se Il genio della morte, L’Angelo
della Resurrezione e Le tre virtù teologali
di Tito Sarrocchi ci colpiscono, la
grande Pietà di Giovanni Duprè del 1866
(opera vincitrice della medaglia d’oro all’Esposizione
Universale di Parigi nel 1867)
ci commuove. La Madonna con le braccia
aperte sembra piangere davvero sul figlio
morto e volergli quasi soffiare di nuovo
la vita. Interessante poi il monumento
ai contradaioli deceduti di Plinio Tammaro
e le opere di Alessandro Franchi, Guido
Bianconi, Vico Consorti e Ezio Trapassi. Da
oggi un’altra opera arricchisce questo spazio:
Il Cristo morente e trionfante di Vittoria
Marziari. Questa donna, dall’apparente
fragilità, ha saputo creare nel bronzo variamente
patinato la dualità del Cristo sofferente,
raffigurandolo a sinistra con in testa
la corona di spine e a destra mentre si libra
nel cielo con aria trionfante, sollevando
il perizoma fino quasi a farlo diventare una
lama di luce dorata dai bagliori cangianti.
La scelta è perfetta nel voler rispettare il
volto del Cristo ed utilizzare un lucido cristallo
di rocca sfaccettato che irradia su chi
l’osserva la luce divina che dona ai cuori
pace e serenità. Questo corpo, costantemente
in bilico fra bene e male, fra peccato
e perdono, diventa vittorioso nell’ascesa
al cielo e ridona all’uomo la certezza della
redenzione del Padre. Questa scultura
è stata caldeggiata dal provveditore della
Misericordia di Siena, al quale va la nostra
gratitudine. Lontana da mode fuorvianti,
insidie concettuali e filosofici azzardi, Vittoria,
col suo nome-omen, porta avanti un
credo di bellezza, fedele alla maestria respirata
nella salubre aria toscana, a contatto
con quella natura pura ed essenziale che
non ha bisogno di altro essendo già perfetta
così. Dopo il diploma all’Istituto d’Arte di
Siena, si dedica all’insegnamento di Disegno
e Storia dell’Arte in varie scuole. Ma
sarà la frequentazione dei pazienti dell’ospedale
psichiatrico San Niccolò di Siena,
ai quali insegna ceramica, che le farà scaturire
quel bisogno di libertà espressiva
che diventerà fondamento della sua opera
scultorea. Questa artista, che osserva
tutto con i suoi grandi occhi attenti, non
ci stupisce più: ormai siamo abituati alla
sua profondità emozionale, alla sua capacità
di combinare diversi materiali creando
forme dinamiche assolute ed affascinanti
che acquistano leggerezza ed eleganza
oltre ogni sua volontà. Molte ed importanti
le tappe del suo percorso artistico sia
in Italia che all’ estero. A Tallin (Estonia),
capitale europea della cultura nel 2011, è
stata chiamata a rappresentare l’Italia con
le sue opere. Fra le numerose opere pubbliche,
si segnalano quelle realizzate per la
città di Siena (i due Masgalani per il palio,
gli altorilievi della caserma Bandini,
l’ambone per la chiesa di Sant’Andrea),
il Crocefisso per la chiesa di San Marco
in Monte San Savino (Ar) e i drappelloni
per i palii di Massa Marittima e di Roccatederighi.
Fra le opere private si ricordano:
La Speranza nelle sale Vaticane, il Concerto
Jazz nel museo della Wolkwagen a
Wolfusburg in Germania, Arte Tecnologica
presso la Fondazione Monumentale
di Bruxelles, Tensione al palazzo del festival
del cinema di Hong Kong. Numerosi
i premi ricevuti: nel 2013, Premio Toscana
Art e Premio Dono dell’umanità (Milano);
nel 2015, Premio Spoleto Festival Art;
nel 2016, Premio di tutte le Arti (Firenze);
nel 2017, il Collare Laurenziano a Palazzo
Vecchio nel salone dei Cinquecento e
l’Onorificenza di Cavaliere all’ordine della
Repubblica. Mani piccole ma potenti queste
di Vittoria, che sa imprimere energia
vitale a tutto ciò che crea.
VITTORIA MARZIARI
35
Dimensione
Salute
Massimo Mannelli
Intervista al dirigente dell’Unità Complessa di Endocrinologia
dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi per parlare
degli aspetti diagnostici e terapeutici di neoplasie del sistema
endocrino diagnosticate incidentalmente
di Fabrizio Borghini
Nella letteratura medica si riscontra
spesso il termine “incidentaloma”.
Cosa significa?
Incidentaloma è un termine ormai
consolidato nella letteratura medico-scientifica
internazionale e riguarda
soprattutto il sistema endocrino. Indica
il riscontro incidentale di una lesione
a carico di una ghiandola endocrina,
in corso di un’indagine radiologica effettuata
per indicazioni non correlate alla
sua presenza. È, in poche parole, un
incidente di percorso diagnostico. Viene
il più delle volte rivelato nel corso di
un’ecografia, talora in occasione di una
Tomografia Computerizzata (TC) o una
Risonanza Magnetica (RM). È una patologia
così detta delle tecnologie moderne.
Quali ghiandole endocrine presentano
più spesso incidentalomi?
Il termine è nato per definire lesioni scoperte
a carico delle ghiandole surrenaliche.
Le surreni sono piccole ghiandole
poste sopra il polo superiore dei reni,
in zona profonda, retroperitoneale. Fino
all’avvento dell’ecografia e delle altre
moderne tecniche radiologiche le ghiandole
non erano praticamente visualizzabili.
L’uso sempre più frequente di
queste tecniche radiologiche ha rivelato
l’esistenza di queste lesioni nodulari che
possono essere di natura diversa. Anche
i noduli tiroidei, molto frequenti nella popolazione,
che vengono diagnosticati incidentalmente
nel corso di una ecografia
del collo richiesta ad esempio per valutare
lo stato dei vasi arteriosi carotidei,
possono essere considerati incidentalomi.
Più raro è il riscontro di un incidentaloma
ipofisario attraverso una TC o una
RM dell’encefalo richieste per un trauma
o per sintomi aspecifici come la cefalea.
Se capisco bene, l’incidentaloma viene
scoperto per caso, senza che vi sia
il sospetto clinico della sua presenza.
Perché?
Quasi sempre la lesione non determina
sintomi o segni clinici tali da indirizzare
il medico verso un sospetto diagnostico
finalizzato alla valutazione della ghiandola
affetta. Se, infatti, la lesione determina
una disfunzione endocrina tale da causare
segni e/o sintomi rilevabili, non si
dovrebbe parlare di incidentaloma ma di
mancata diagnosi. Tuttavia le disfunzioni
endocrine, come moltissime altre patologie,
mostrano un’estrema variabilità
di presentazione che dipende dall’entità
della disfunzione e dal tempo di insorgenza.
Disfunzioni di lieve entità e/o
di recente insorgenza possono non produrre
un quadro clinico sufficiente a far
porre sospetto diagnostico, specialmente
da parte di medici non specialisti o con
limitata esperienza.
Quanto sono frequenti gli incidentalomi?
Come detto, la patologia nodulare tiroidea
è molto frequente nella popolazione.
Molto spesso i noduli tiroidei vengono rilevati
alla palpazione del collo o nel corso
di una ecografia richiesta per un quadro
di patologia disfunzionale tiroidea, come
iper- o ipo-tiroidismo. In questo caso
non possono essere considerati incidentalomi.
Comunque, il nodulo tiroideo,
diagnosticato incidentalmente o meno,
merita la stessa attenzione da parte del
medico. La valutazione della funzione tiroidea,
specie con la misura del TSH, ormone
ipofisario che regola la funzione
della tiroide e che è estremamente sensibile
alle variazioni dei livelli circolanti di
ormoni tiroidei (si sopprime in caso di
eccesso e si innalza nel caso di carenza
Il professor Massimo Mannelli
di secrezione), è importante per stabilire
la funzione del nodulo. In caso di TSH
soppresso è verosimile che il nodulo sia
iperattivo e che si tratti di un adenoma,
lesione di natura benigna, ipercaptante
alla scintigrafia e pertanto detto “caldo”.
Nel caso di TSH normale o aumentato, il
nodulo non secerne ed è detto “freddo”.
I noduli freddi sono la stragrande maggioranza
ma vanno valutati bene perché
è così che si presenta il tumore tiroideo.
Gli incidentalomi surrenalici sono meno
frequenti dei noduli tiroidei. Sono rari
nella popolazione giovane ed aumentano
di frequenza con l’avanzare dell’età.
Oltre i 65 anni, il riscontro di noduli surrenalici
si aggira intorno al 7%. Gli incidentalomi
ipofisari sono diagnosticati
meno frequentemente anche per la minor
richiesta di esami radiologici dell’encefalo.
In studi autoptici si riscontrano
comunque nel 15% dei casi.
Quanto è importante la definizione
della natura degli incidentalomi?
È fondamentale. A fronte di un incidentaloma
siamo tenuti a dare risposta a
due domande: è di natura benigna o
maligna? Causa o meno un’alterazio-
36
DIMENSIONE SALUTE
ne endocrina dannosa per il paziente?
In base a queste due risposte sarà presa
la decisione di asportare chirurgicamente
la lesione o di instaurare una
terapia medica oppure di limitarsi solo
ad un controllo radiologico per un tempo
più o meno limitato.
Funzione e aggressività biologica
vanno di pari passo?
Non necessariamente. Esistono tutte
le combinazioni possibili. Dalla lesione
benigna non secernente che non ha
praticamente significato clinico, alla lesione
maligna che causa grave disfunzione
endocrina.
Chi deve farsi carico della gestione
degli incidentalomi?
Gli incidentalomi sono un chiaro esempio
di patologia a gestione multidisciplinare.
Il primo medico che affronta il
problema è chiaramente il radiologo o
chi esegue l’indagine radiologica. Oggi,
infatti, l’ecografia è una metodica largamente
diffusa ed usata anche da altri
specialisti quali gli endocrinologi, i ginecologi,
gli urologi, ecc. La gestione del
nodulo tiroideo è certamente di competenza
dell’endocrinologo che esegue e
valuta ecograficamente le caratteristiche
del nodulo ed in base a queste si decide
se procedere o meno ad un agoaspirato
con esame citologico. La manovra, che
si effettua in regime ambulatoriale, è rapida,
viene eseguita con un ago sottile
ed è pertanto minimamente invasiva. Le
cellule aspirate vengono poi esaminate
da un anatomopatologo ed è in base alla
risposta che viene presa la decisione se
procedere alla chirurgia o eseguire un
controllo nel tempo. Più complessa è la
gestione degli incidentalomi surrenalici
poiché la natura di questi può essere
molto diversa. La surrene infatti si compone
di due parti di diversa derivazione
embriologica, una corticale ed una
midollare che hanno funzioni e secrezioni
diverse. Inoltre la corticale si compone
di tre diversi strati che secernono
diversi tipi di ormoni, due dei quali sono
il cortisolo, l’ormone di risposta allo
stress e l’aldosterone che regola l’equilibrio
idrosalino. La midollare, che è di
natura nervosa, è anche essa coinvolta
nella risposta allo stress e secerne catecolamine,
sostanze che, se liberate in
eccesso da un tumore, possono provocare
pericolosissime crisi ipertensive.
Una corretta definizione dell’incidentaloma
surrenalico necessita di una TC o
RM con mezzo di contrasto e pertanto la
prima valutazione è a carico del radiologo
che deve eseguire l’esame utilizzando
la procedura più corretta per iniziare
a definire al meglio la natura del reperto.
All’endocrinologo è affidato il compito
della valutazione funzionale della
lesione attraverso un serie di esami ormonali
sia basali che, se necessari, dinamici
(test di stimolo o soppressione).
In base al risultato di questi, della valutazione
clinica del paziente e delle caratteristiche
radiologiche, fra cui, molto
importanti le dimensioni dell’incidentaloma,
sarà presa la decisione terapeutica.
Anche gli incidentalomi ipofisari
sono di competenza dell’endocrinologo
per la valutazione funzionale ed eventualmente
del neurochirurgo nel caso
di una lesione di dimensioni maggiori
di 10 mm o di una lesione secernente
responsabile di un quadro di patologia
endocrina.
Nell’ambito di questa gestione multidisciplinare
del paziente con incidentaloma,
quali altri specialisti sono
coinvolti oltre al radiologo, l’endocrinologo
e il chirurgo?
Diversi altri, in dipendenza della sede
e del tipo di incidentaloma. Per esempio
una corretta definizione di un incidentaloma
surrenalico necessita
talora di un esame di medicina nucleare,
di un laboratorio che offra le più
moderne e accurate tecniche di dosaggio,
in alcuni casi di un radiologo
interventista capace di eseguire cateterismi
e prelievi selettivi a livello della
ghiandola interessata dalla lesione.
Per le lesioni maligne, non curate dalla
chirurgia, è talora necessaria la collaborazione
con un oncologo o con un
radioterapista. Per i tumori della midollare
del surrene, i feocromocitomi,
è importante l’esperienza dell’endocrinologo
che prepara farmacologicamente
il paziente all’intervento ma
anche dell’anestesista, oltrechè, ovviamente
del chirurgo. Inoltre, essendo
questi tumori nel 35% dei casi
determinati da una mutazione genetica,
è fondamentale disporre di un laboratorio
di genetica dedicato.
Significa che questo tumore può colpire
più membri di una stessa famiglia?
Esattamente. Negli ultimi quindici
anni la genetica su questi tumori ha
compiuto avanzamenti straordinari.
Oggi sappiamo che esistono almeno
quindici geni che, se mutati, predispongono
all’insorgenza di questi
tumori e sappiamo che le forme maligne
sono per lo più determinate da
mutazioni di alcuni fra questi geni.
La scoperta di una forma geneticamente
determinata, cioè familiare,
è importantissima sul piano pratico
sia per il paziente, che dovrà essere
inserito in un protocollo di follow
up per la diagnosi precoce delle recidive,
sia per i familiari al fine di scoprire
i portatori della mutazione e
diagnosticare, attraverso i controlli,
l’eventuale insorgenza del tumore in
una fase molto precoce.
Quale suggerimento dà ad un medico
di medicina generale che scopre
un incidentaloma in uno dei suoi
pazienti?
Il consiglio è di avviare il paziente
ad un centro endocrinologico di riconosciuta
esperienza, capace di
prendere in carico il paziente in una
struttura che offra globalmente tutte
le consulenze specialistiche necessarie
alla gestione del caso. In Toscana
le tre aziende ospedaliero-universitarie
di Firenze, Pisa e Siena sono
certamente competenti per queste
patologie, come anche alcuni grandi
ospedali del territorio. Ci tengo a
sottolineare che, specie per gli incidentalomi
surrenalici, la nostra Unità
di Endocrinologia è un centro di
grande esperienza riconosciuto a livello
regionale, nazionale ed internazionale.
Facciamo parte di una rete
europea di cui sono membro fondatore
(ENSAT: European Network for
the Study of Adrenal Tumors) che
negli ultimi vent’anni ha scritto lavori
fondamentali su queste patologie.
Per il carcinoma surrenalico e per i
feocromocitomi l’azienda Careggi è
riconosciuta Centro di Competenza
Regionale e Centro ERN (European
Reference Network).
DIMENSIONE SALUTE 37
Anteprima
Mostre
Samuel Seban
Tra cielo e mare, paesaggi interiori
Dal 27 maggio le opere dell’artista francese in mostra nella cantina
del podere Il Sassolo a Carmignano
di Daniela Pronestì / Foto Maria Grazia Dainelli
Samuel Seban
Villaggio sul mare, olio su tela, cm 90x70
Sentire la natura nel profondo, viverla
internamente, fino a quando
realtà oggettiva e dimensione interiore
si sovrappongono come immagini
speculari. Nascono così le visioni naturalistiche
di Samuel Seban, dove colore
e sentimento, forma e sensibilità si
corrispondono, nel continuo alternarsi
di scenari luminosi e tonalità notturne,
orizzonti sereni e cieli carichi di inquietudine.
Non è la natura, in questo caso,
a farsi specchio dell’interiorità, ma
è il vissuto dell’artista che, traslato sulla
tela, diviene natura, in una catarsi raggiunta
per mezzo del colore. Come in
un componimento musicale, ogni nota
cromatica descrive un rapporto armonico
e insieme un contrasto tra pennellate
energiche, prospettive ardite, squarci di
colore e silenzi di luce. Infondere nell’evidenza
delle forme naturali la sostanza
invisibile dei sentimenti, il tumulto
dell’emozione, la tempesta dei pensieri;
e, così facendo, avere la sensazione che
ogni cosa - gioia, dolore, rabbia, turbamento
- conquisti finalmente il significa-
to che la vita sembra negarle. A queste
considerazioni ci guida l’opera di Seban,
che assume, dunque, il valore di una
confessione, di una messa a nudo di sé
attraverso la natura. Osservando i suoi
quadri, sentiamo nascere il desiderio di
Mare blu, olio su tela, cm 60x80
immergerci in quei paesaggi, di essere lì,
viandanti solitari davanti alla vastità marina
che si agita e cresce sotto il nostro
sguardo, alla massa imponente di nuvole
che si allunga dall’orizzonte disegnando
variopinti arabeschi. Anche noi, come
l’artista, diventiamo cielo, acqua, vento,
bufera, torniamo ad essere finalmente
natura, memori che non c’è paesaggio
più straordinario e insieme terribile
di quello celato nel cuore dell’uomo. Una
pittura, quella di Seban, capace di esprimere
tutta l’energia e la forza del mondo
con la delicatezza di un soffio.
38
SAMUEL SEBAN
Azienda Agricola Podere
Il Sassolo
27 maggio Cantine Aperte
Come ogni anno si terrà una
mostra d’arte, quest’anno
espone il pittore francese
Samuel Seban
L’azienda è situata nel
cuore della campagna toscana
a 20 km da Firenze
in una bellissima zona collinare
sulle pendici orientali
del Montalbano. Dai suoi
vigneti si producono - nel
modo più tradizionale possibile
e con la massima attenzione
all’ambiente e alla
sostenibiltà - tre vini: Carmignano
doc, Barco Reale
di Carmignano doc e Barco
Rosato detto “Vin Ruspo”.
La superfice dell’azienda è
di 13 ettari, di cui 6 coltivati
a vigneto e 4 ad oliveto.
Produzione di circa 20.000
bottiglie annue.
Via Citerna 5, 59015,
Carmignano(PO)
www.ilsassolo.it
055 8705983
Arte del
Vino
A cura di
Paolo Bini, relatore Associazione Italiana Sommelier
Lo stile toscano a Vinitaly 2018
La Toscana vinicola non ha ovviamente
mancato il più importante
appuntamento di settore che,
come consuetudine, si è svolto a Verona
nel mese di aprile. Vinitaly 2018 ha
accolto, dati alla mano, quasi centotrentamila
visitatori da tutto il mondo che
hanno reso omaggio al “made in Italy”,
rafforzato sinergie e creato nuovi contatti
per lo sviluppo e la vendita. Quattro
giorni di degustazioni, incontri e approfondimenti
culturali organizzati nei
grandi padiglioni espositivi con allestimenti
da vero e proprio Salone internazionale
dei vini e distillati. Un’atmosfera
realmente esclusiva dove il concreto si
è fuso con il glamour, dove il sapore si è
unito alla tendenza e dove anche gli oltre
settecento espositori toscani hanno cercato
di ricreare un ambiente che, chiudendo
gli occhi per un istante, lasciasse
all’ospite la suggestione di trovarsi fra
colline più belle del mondo. Inutile precisare
di quanto sia importante essere
presenti in questa vetrina e quanto risultino
strategici gli investimenti mirati alla
valorizzazione dei prodotti; la Toscana è
sinonimo di alta qualità ma sapersi presentare
con la formula giusta, perdonate
il raffronto, è come per una bellissima
donna scegliere l’abito più consono ed
elegante da indossare per l’invito al ballo
nel Salone delle feste. L’Italia, secondo
gli ultimi dati, è il paese che produce
più vino al mondo; il Chianti Classico
è la sesta denominazione d’origine nazionale
più venduta, il Chianti addirittura
resta dietro solamente al “miracolo”
Prosecco, capoclassifica, che stacca
tutti con numeri da capogiro. Altre informazioni:
credete che siano gli italiani
i maggiori consumatori di vino? Vi
sbagliate e lo fate pure se immaginate
la tradizione della Francia o di altro paese
europeo… Lo stato che oggi stappa
più bottiglie, pensate un po’, è la
Cina (quasi il doppio di quanto facciamo
nel Belpaese) e gli Stati Uniti a seguire.
Semplici, meri e impersonali dati
statistici? Assolutamente no, sono numeri
invece utilissimi per comprendere
gli sforzi che sia le grandi aziende che
le piccole imprese, unite spesso in consorzi
di tutela del marchio, concentrano
per imprimere un impulso decisivo
al loro sviluppo. E’ così che la capacità
di fare un vino eccellente si inserisce
in un cosmo fatto di pubbliche relazioni
e acuta comunicazione dove anche
l’arte dell’allestimento diventa strategia
di marketing. Davvero bellissimi alcuni
stand, ingeneroso sarebbe stilare
una classifica dei più convincenti ma in
molti sono rimasti colpiti dalle eleganti
Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano
Consorzio Tutela del Morellino di Scansano
tonalità blu del consorzio del Nobile di
Montepulciano, da quelle bianche moderne
e stilose della Denominazione di
San Gimignano e dalle lignee calde rifiniture
che rivestivano la postazione
del Morellino di Scansano per esaltare
i quarant’anni della denominazione.
Splendide e soddisfacenti conferme per
chi ama questi nostri territori.
Info e consulenza: wine@bini.eu
40
ARTE DEL VINO
Percorsi del
Gusto
Dal campo alla tavola: InPinzimonio il primo
servizio a domicilio a Firenze e provincia per
frutta e verdura di eccellente qualità a km zero
di Elisabetta Mereu / foto courtesy InPinzimonio
L’azienda InPinzimonio vanta una
storia familiare che affonda le sue
radici - è proprio il caso di dire - in
una delle più belle tradizioni della Toscana:
la cura del territorio e la coltivazione
dei meravigliosi frutti che esso può dare.
«Tutto parte prima del 1900, sei generazioni
fa, da San Casciano Val di Pesa - mi
racconta la fondatrice dell’azienda Giada
Sardelli - dove i miei avi si prendevano
cura del Podere Cancello in Tenuta
del Corno, di cui era proprietario il Duca
don Leone Strozzi, importante proprietario
terriero. Nel corso degli anni è nato
il desiderio di creare qualcosa di proprio
e così nel 1962, dopo tante fatiche e un
po’ di fortuna, i nostri parenti sono riusciti
ad acquisire un grande terreno nella zona
di Signa, dove tuttora produciamo. Alla
morte degli anziani, i miei genitori hanno
preso le redini dell’azienda, continuando
a coltivare con gli stessi metodi ed insegnamenti,
seguendo i consigli che ancora
oggi mia nonna dà in famiglia. Quindi
noi per primi vogliamo mangiare bene,
ma abbiamo adeguato il nostro lavoro anche
alle nuove esigenze dei clienti che richiedono
sempre maggiore qualità ma
hanno poco tempo per andare a cercarla.
Ecco perché ho pensato all’idea del servizio
a domicilio dei nostri prodotti che
possono essere scelti e prenotati comodamente
on line sul nostro sito». Alla domanda
su cosa distingua la loro attività
dai meccanismi della grande distribuzione,
l’imprendritrice ventisettenne mostra
di avere idee molto chiare: «Siamo i primi
a Firenze e provincia ad offrire prodotti
derivanti da coltivazioni secondo le fasi lunari,
con concimazioni organiche e a lotta
integrata, cioè senza pesticidi o altre sostanze
nocive per l’uomo. Dunque veramente
dal campo alla tavola! In questo
modo mobilitiamo l’economia locale con
vendita a km zero, non creiamo ulteriore
inquinamento all’ambiente con il trasporto
su lunghe percorrenze e soprattutto
proponiamo esclusivamente ciò che raccogliamo,
quindi solo colture stagionali
e prodotti freschi che non vengono trattati
per essere conservati più a lungo, come
invece avviene nei supermercati. Ciò che è
possibile acquistare da noi sia on line che
direttamente nel negozio di via Borghini a
Firenze è davvero il frutto dei nostri campi
vicino a Signa o proveniente da aziende
agricole toscane consociate. Solo gli agrumi
arrivano dalla Sicilia, tutto il resto dalle
uova alla pasta, al miele, alla pommarola
è made in Tuscany». Parlando, invece,
del servizio offerto al cliente, Giada precisa:
«Selezioniamo di persona i prodotti che
vendiamo, evitando l’uso di intermediari o
rivenditori, così da conoscere a fondo tutto
il processo produttivo e poi per chi vuole
la consegna a casa creiamo le confezioni
in base alle richieste e le prenotazioni che
possono essere effettuate sia tramite telefono
al numero 331.4155508, che via mail
a info@inpinzimonio.it o direttamente sul
sito (dove sono specificate le proprietà di
ogni prodotto e suggerite anche sfiziose ricette
ndr.). La nostra forza è la qualità che
va di pari passo con la freschezza, perché
InPinzimonio si impegna a consegnare i
prodotti entro 24 ore dalla raccolta. Per noi
è fondamentale nutrirsi bene, proprio come
facevano i nostri antenati. Ecco perché
come loro continuiamo a coltivare secondo
Natura».
Giada Sardelli, titolare dell’azienda InPinzimonio
www.inpinzimonio.it
INPINZIMONIO 41
Obbiettivo
Fotografia
Edoardo Billi
Un’originale simbologia dove pensieri ed emozioni
s’intrecciano per raccontare profonde verità interiori
di Maria Grazia Dainelli / Foto Edoardo Billi
Dopo essersi lungamente dedicato
alla fotografia analogica
e all’infrarosso, Edoardo Billi
ha abbracciato le nuove tecnologie, di
cui oggi si serve per creare vere e proprie
opere d’arte. Le sue fotografie confondono
il confine tra realtà e sogno,
dando origine così ad una rappresentazione
molto suggestiva e personale
dell’uomo e del mondo. Abilità tecnica
e sensibilità convivono in un’originale
simbologia, dove pensieri ed emozioni
s’intrecciano per raccontare profonde
verità interiori. Immagini che colpiscono
l’osservatore, guidando lo sguardo
lungo rotte infinite e scenari intessuti di
speranza.
Nascita
Nato a Pistoia nel 1943, si trasferisce
a La Spezia con i genitori
nel 1950. Nel 1965 entra
nel mondo della fotografia partecipando
alla prima biennale d’arte fotografica
di La Spezia. Iscrittosi alla FIAF (Federazione
Italiana Associazioni Fotografiche),
riceve l’onorificenza AFI (Artista
della Fotografia Italiana). Divenuto fotografo
professionista, apre, nel 1980,
uno studio fotografico, dedicandosi
soprattutto all’ambito pubblicitario
fotografia e al reportage matrimoniale.
Iscritto alla prestigiosa PSA (Photography
Society of America, Palm
Harbor Florida U.S.A.), espone soprattutto
negli Stati Uniti.
Le ombre dei ricordi
billiedoardo@gmail.com
42 EDOARDO BILLI
Ritratti
d’artista
Lorella Consorti
La poesia della luce nell’opera dell’artista empolese premiata dalla
stampa alla Biennale d’Arte Il Burlamacco di Viareggio
di Paolo Levi
L’atmosfera traboccante di
luce avvolge ogni singola
opera dell’artista Lorella
Consorti. Attraverso un’attenta rivisitazione
della tecnica pittorica e la
realizzazione di uno stile unico ed originale,
l’inquadratura si estende ed il
colore guadagna corposità. Con l’incantesimo
delle sfumature l’artista
plasma la bellezza di sconfinati paesaggi
o vedute urbane di luoghi emblematici
a lei cari, perché vissuti e
filtrati dalla patina del ricordo. Possiede
la capacità di intrecciare con la
natura e con il mondo che la circonda
un dialogo d’idilliaca passione oltrepassando
con struggente gestualità
scenica il limite che distingue la buona
pittura dalla pittura emozionale.
Definirei la sua pittura come nata dalla
“poesia della memoria”, con quel
suo riandare nel tempo alla ricerca
dei luoghi. Il suo è un atto di amore
che si perpetua attraverso le sue
opere e ci affida un messaggio di memorie
destinato a placare l’angoscia
della nostra esistenza, spesso dispersa
fra le trame dell’indifferenza.
L’opera premiata:Nuvole, acrilico su tela, cm 70x100, 2018
Nata a Prato nel 1958, Lorella Consorti
vive ad Empoli (FI), dove
svolge la sua attività pittorica.
Usa olio, acrilico, spatola, gessi, sanguigna
e carboncino. Privilegia la rappresentazione
del paesaggio e della figura umana,
sempre permeando l’immagine di un delicato
intimismo. Espone dal 2010 sia
in personale che in collettiva; tra le mostre
di maggior rilievo si ricordano: 2013,
Biennale Internazionale d’Arte di Palermo;
2013/2014, mostra personale presso Banca
di Cambiano, Montelupo Fiorentino;
2014, mostra personale Palazzina dei Cacciatori,
Villa Medicea Cerreto Guidi (vincitrice
premio Palio dei ragazzi 2014); 2014,
mostra collettiva Royal Art Gallery, Londra;
2014, Palazzo Sternberg, sede del Consolato
Italiano e dell’Istituto Italiano della Cultura,
Vienna; 2014, Palazzo Brancaccio,
Roma; 2014, Carousel du Louvre, Parigi;
2016, Artisti per il Giubileo, Palazzo Maffei
Scotti, Roma; 2017, Palazzo Mediceo,
Seravezza. Ha partecipato a numerosi premi
e concorsi ottenendo diversi riconoscimenti
tra cui: partecipazione su selezione
alla Biennale d’Arte Internazionale di Palermo
(2013); primo premio Succede a Prato
(2015 e 2016); quarta classificata premio
internazionale letterario artistico Maria Cumani
Quasimodo (2017) - sezione pittura;
diploma d’encomio nell’ambito del premio
Michelangelo Buonarroti (2017); seconda
classificata premio Cardo d’Argento
(2017). L’opera dal titolo La mossa è stata
pubblicata su Effetto Arte, a cura di Paolo
Levi. Due sue opere sono state ammesse
di recente nella raccolta Gli artisti nella collezione
Sgarbi come attestato della validità
del suo impegno artistico.
lorella.consorti@gmail.com
LORELLA CONSORTI
43
Itinerari in
Toscana
Club Ippico La Commenda
Il posto ideale per chi ama i cavalli e non solo…
di Elisabetta Mereu / foto courtesy La Commenda
www.agriturismolacommendatoscana.it
Chiamarlo solo centro equestre è
riduttivo perché il Club La Commenda,
alle porte di Vicchio di
Mugello, è veramente un ambiente poliedrico
e assolutamente singolare. Prima di
tutto perché all’interno della proprietà riesce
a far convivere le attività equestri con
quella di aviosuperficie per ultraleggeri,
attiva da oltre dieci anni, che oltre ai privati
ospita anche esercitazioni della Protezione
Civile. Nata come azienda agricola
nel 1965 per opera del compianto Renzo
Storai, in questi cinquantatré anni La
Commenda si è messa al passo coi tempi,
offrendo agli utenti e visitatori un ampio
ventaglio di attività, pur mantenendo
salde le sue radici collegate alla vita in
campagna, di cui tutti possono usufruire
in un contesto naturalistico di grande
suggestione, oltre che di interesse storico
ed artistico, per la vicinanza con il paese
che ha dato i natali a Giotto. «Quando nel
’95 abbiamo preso le redini dell’azienda io
e mio fratello Roberto - mi dice Riccardo
Storai - abbiamo capito che, favoriti dalla
conformazione del terreno per lo più pianeggiante,
dovevamo creare un ambiente
dedicato in prevalenza ai cavalli, che sono
la passione di tutti in famiglia (trasmessa
dal padre che si spostava in azienda col
calesse ndr.), ma dovevamo dare anche
la possibilità a chi voleva semplicemente
trascorrere una giornata in campagna
di potersi divertire e rilassare. E così abbiamo
destinato alcune strutture all’ospitalità
agrituristica con una grande piscina,
un appartamento per vacanza da sette
posti letto e servizio di ristorante pizzeria
con forno a legna, aperto tutto l’anno,
anche ai non soci, dove gustare piatti tipici
e specialità della cucina toscana. Poi
- continua Riccardo - abbiamo pensato
di organizzare anche escursioni nei boschi
del Mugello alla ricerca del tartufo e
battute di caccia in riserve di fagiani, pernici
e starne. L’attività principale resta comunque
sempre quella di centro equestre
con quattro istruttori federali, Carlotta Cipriano,
Luca Panella e Stefano Paperini
per l’equitazione di base, i pony games,
L’aviosuperficie e sullo sfondo il club ippico
la monta inglese e il salto ostacoli, mentre
per la monta americana c’è Riccardo
Landi. Inoltre abbiamo molti privati che
tengono qui i propri cavalli o pony a pensione,
perché oltre a poterli montare ed
allenarsi, sia d’estate nei maneggi esterni
che d’inverno in quello coperto, possono
lasciarli liberi negli ampi paddock all’aria
aperta, in modo da fargli ritrovare la loro
dimensione naturale di animali liberi e
non solo da compagnia e sport. E per tutti
c’è di sicuro una carezza di nostra mamma
Gabriella che, nonostante i suoi settantotto
anni, qualche volta viene ancora
ad aiutarci quando è il momento di dargli
da mangiare».
Roberto e a destra Riccardo Storai
Uno dei cinquanta cavalli, libero in un paddock
44
CLUB IPPICO LA COMMENDA
Il Comitato del Carnevale
di Dicomano e la Gelateria
Pasticceria Il Corellino organizzano
nel mese di giugno
due eventi importanti per gli
appassionati di 2 e 4 ruote
d’epoca. Un’occasione per
vedere da vicino alcuni mezzi rari e pezzi
unici da collezione. Segnate in agenda il
17 e il 24 giugno! Programma dettagliato
e info per iscrizioni nelle rispettive locandine.
Per tutti i partecipanti un mega rinfresco
e un simpatico omaggio. Ai primi
classificati nelle categorie in gara bellissimi
premi. E per finire in bellezza, pranzo
finale tutti insieme! Entrambe le manifestazioni
si svolgono con il patrocinio del
Comune di Dicomano e in collaborazione
con l’Associazione Auto Storiche di Toscana,
Accademia Italiana Antichi Motori Firenze
e C.M.E.F. Firenze.
Il Comitato del Carnevale di Dicomano,
fondato nel 1964 da Don Lino Checchi
con l’idea di aggregare i giovani del paese,
si occupa anche delle 5 manifestazioni
più importanti di Dicomano: il Carnevale,
la Fiera di maggio, i tre raduni di
auto e moto d’epoca fra giugno e settembre
e la Fiera di ottobre. E’ presieduto
da pochi mesi da Lorenzo
Capretti, fratello di
un negoziante storico del
paese, il compianto Marcello
Capretti, prematuramente
scomparso 4 anni
fa, al quale è dedicato il Trofeo del Muraglione,
in occasione della 25^ edizione
del Raduno di Moto d’epoca.
Vi aspettiamo a
Dicomano numerosi
come sempre!
Eccellenze toscane
in Cina
A cura di
Michele Taccetti
Firenze e Shanghai vicine nel segno
dell’arte contemporanea
Si è conclusa con successo la mostra promossa da
China2000 e dall’associazione Moving Gallery per
favorire lo scambio culturale tra le due città
Fondamentale il contributo organizzativo del Centro Congressi
al Duomo e di Shanghai Modern International Company
Foto courtesy China 2000
Domenica 15 aprile 2018, grazie
al contributo organizzativo del
Centro Congressi al Duomo e di
Shanghai Modern International Company
e nell’ambito di Life Beyond Tourism,
presso il Meibo Art Center di Shanghai è
stata inaugurata in simultanea una mostra
d’arte contemporanea tra le città amiche
di Firenze e Shanghai: il taglio del nastro
si è svolto in diretta con collegamento video
tra le due sedi espositive. Diciassette
gli artisti coinvolti: gli italiani Claudio Barbugli,
Italo Bolano, Anna Cecchetti, Stefano
Favaretto, Leda Giannoni, Alessandro
Nocentini, Filippo Rossi, Angela Tagani,
Fulvio Taccini, Osamu Tanimoto e i cinesi
Li Yan, Chen Xiao Yun, Wang Tian, Wang
Dong Dong, Wang Hai Xia, Chen Ke Ai e
Lin Yi Feng. All’inaugurazione, oltre agli
artisti, erano presenti autorità italiane e cinesi
con i presidenti degli enti e delle società
che hanno organizzato l’evento, e
quindi a Shanghai l’amministratore unico
di China 2000 srl e presidente dell’associazione
Moving Gallery, l’amministratore
delegato e la responsabile relazioni internazionali
del Centro Congressi al Duomo,
il managing director di Shanghai Modern
International, i delegati del distretto di
Shanghai – Minhang, il direttore del Meibo
Art Center, i rappresentanti delle istituzioni
italiane in Cina, mentre a Firenze il
presidente del Centro Congressi al Duomo,
il console della Cina a Firenze, il vice
presidente ed il consiglio dell’associazione
Moving Gallery. Il Meibo Art Center di
Shanghai copre un’area di circa 4300 metri
quadrati in cui sono racchiusi un’area
espositiva di oltre 1000 metri quadri per
eventi artistici, vari uffici, un coffee bar,
un ristorante, una scuola d’arte ed un bellissimo
parco per eventi e concerti musicali
all’aperto. Il centro costituisce ad oggi
anche la sede espositiva e il punto vendita
della società China 2000 srl, che utilizza
quest’area come mostra permanente
e flag shop per promuovere e vendere i
prodotti ed i servizi di Italy LifeStyle, un
gruppo di eccellenze del made in Italy che
raggruppa vari settori merceologici che la
società promuove nel grande paese asiatico.
Nel Meibo Art Center China 2000 srl
organizza eventi con cadenza mensile al
fine di promuovere la cultura e i prodotti
italiani e di consentire al consumatore cinese
di comprendere meglio lo stile di vita
italiano. Attraverso il punto vendita, il
coffee bar ed il ristorante si sviluppano le
vendite, ma soprattutto si creano modelli
per costituire reti distributive in Cina. Lo
Conferenza di apertura della mostra a Shanghai
spazio è altresì usato per corsi di formazione,
corsi di arte, scuole di cucina ed altri
eventi formativi legati al know how del
made in Italy. Per gli eventi culturali China
2000 srl si avvale della collaborazione
dell’associazione Moving Gallery (di
cui abbiamo trattato sul numero di ottobre
2017 di questa rivista), associazione
che ha organizzato eventi artistici di carattere
internazionale, quali la mostra di artisti
italiani a Shanghai nel maggio 2015 e
quella nella Sala del Basolato del Comune
di Fiesole nel settembre 2016 (che ha
congiunto le opere di artisti italiani e cinesi).
L’evento inaugurato il 15 aprile 2018
ha rappresentato qualcosa di innovativo
sia per la tipologia di proposta espositiva
(in quanto gli artisti erano presenti
con le loro opere in contemporanea in
due città diverse ad oltre 10.000 chilome-
46 ECCELLENZE TOSCANE IN CINA
tri di distanza), sia per l’elevato valore sociale
ed interculturale, dal momento che
gli artisti rappresentavano paesi e culture
diverse. Circa 120 il numero complessivo
delle opere esposte. A Shanghai (80)
e Firenze (40), provenienti da artisti con
una marcata diversità di stili, esperienza,
formazione, ricerca di materiali e soggetti
che ha creato un’offerta complementare
di prodotti artistici rendendo l’evento interessante
ed unico e ben rappresentativo
della proposta di arte contemporanea delle
due nazioni. La mostra, rimasta aperta
a Firenze e Shanghai dal 15 al 25 aprile
2018, ha avuto successo per il numero
dei visitatori ed ha riscosso i consensi
anche da parte dei media locali cinesi e
italiani coinvolgendo, tra l’altro, molte
scuole d’arte cinesi interessate a studiare
l’arte contemporanea italiana.
Il brindisi a Shanghai e a Firenze in collegamento video tra le due città
Da sinistra Michele Taccetti, Corinna Del Bianco, Zhu Guo Rong, Carlotta
Del Bianco e Cathy Luo
Michele
Taccetti
Laureato in Scienze Politiche con una tesi sugli scambi economici tra Italia
e Cina ed erede della propria famiglia, operante con il grande paese
asiatico fin dal 1946, assiste da oltre un ventennio le aziende italiane interessate
ad aprire il mercato cinese in vari settori merceologici e, in particolare,
alla promozione del Made in Toscana in Cina. Svolge attività di formazione in materia
di Marketing ed Internazionalizzazione ed è consulente per il Ministero dello
Sviluppo Economico.
Per info:
michele.taccetti@china2000.it
China 2000 srl
@Michele Taccetti
taccetti_dr_michele
Michele Taccetti
ECCELLENZE TOSCANE IN CINA
47
Eccellenze del Made in Italy all’ICLAB
Arte Orafa - Pittura - Scultura - Moda - Enogastronomia - Artigianato
6 - 7 giugno 2018
ICLAB - Intercultural Creativity Laboratory
Viale Guidoni 103 - Firenze
Organizzato da:
Ospite d’onore:
Pola Cecchi
In collaborazione con:
China 2000
Promosso da:
Orario 18.00 - 21.30
Media Partner:
Toscana TV
La Toscana Nuova
ETAOIN
PROGRAMMA 6 GIUGNO:
ore 18.00 - Concerto Orchestra Giovanile dell’Accademia Musicale di Firenze diretta da Janet Zadow
ore 18.30 - Prospettive policrome di Pola Cecchi con intermezzi letterari dell’attore Alessandro Calonaci
ore 18.45 - Conferenza del prof. Aldo Fittante su Brand Industrial Design e Made in Italy / La tutela giuridica
ore 19.00 - Premio Ponte Vecchio
ore 19.30 - Brindisi iniziale con sommelier e i barman dell’ABI Professional
ore 19.45 - Presentazione delle aziende dell’artigianato Made in Italy, dei maestri orafi e degli artisti in mostra
ore 20.15 - Percorsi gustativi con cena a buffet e accompagnamento musicale del maestro Riccardo Azzurri
PROGRAMMA 7 GIUGNO:
ore 18.00 - Accoglienza con prosecco e musica jazz
ore 18.30 - Conferenza del professor Roberto Barale sulla bellezza artistica associata alla degustazione
ore 18.45 - Premio Ponte Vecchio
ore 19.45 - Brindisi iniziale con sommelier e i barman dell’ABI Professional
ore 20.00 - Presentazione delle aziende dell’artigianato Made in Italy, dei maestri orafi e degli artisti in mostra
ore 20.15 - Percorsi gustativi con cena a buffet e accompagnamento musicale del maestro Riccardo Azzurri
INGRESSO LIBERO
Cena esclusivamente su invito
Premio Ponte Vecchio
seconda edizione
Premiazione 6 e 7 giugno
Firenze, ICLAB - Intercultural Creativity Laboratory
Gianni
De Magistris
Il riconoscimento, consistente in un bassorilievo
in bronzo raffigurante Ponte Vecchio realizzato
nel 1980 dalla Fonderia Il Cesello di
Firenze, verrà consegnato dal Presidente del
Consiglio Regionale della Toscana Eugenio
Giani, dalla Presidente della Commissione
Cultura del Comune di Firenze Maria Federica
Giuliani e dal Presidente della Fondazione
Romualdo Del Bianco a:
Lorenzo Baglioni, Alessandro Calonaci, Anna
Cecchetti, Pola Cecchi, Umberto Cecchi,
Marcello Chiavacci, Gianni De Magistris,
Aldo Fittante, Fonderia Del Giudice, Monica
Giarrè, Luciano Manara, Vittoria Marziari,
Alessandro Sarti, Lolita Valderrama
Umberto
Cecchi
Lorenzo
Baglioni
Arte contemporanea all’ICLAB
Mostra promossa da
curatela e coordinamento di Lucia Raveggi
Espongono gli artisti
Pittori e
fotografi
Libuse Babakova
Patrizia Bacarelli
Anna Cecchetti
Mara Corfini
Grazia Danti
Leda Giannoni
Monica Giarrè
Franco Giomini
Francesca Guetta
Luciano Manara
Anna Mercati
Anna Nigro
Vinicio Polidori
Skim
Danilo Susi
Lolita Valderrama
Scultori
Piero Biondi
Marilinda Bria
Roberto Ceccherini
Elisabetta Cialli
Carlo Ciucchi
Maria Beatrice Coppi
Giacomo Del Giudice
Sarah Del Giudice
Emo Formichi
Luciano Manara
Vittoria Marziari
Giuseppe Procopio
Paraskevi Zerva
Orafi
Cecilia Bassi
Piero Biondi
Anna Bini
Marilinda Bria
Anna Cecchetti
Grazia Danti
Elisabetta Giannini
Francesco e Fabio
Gori
Yuko Inagawa
Franca Ornella Leggeri
Tommaso Lucarelli
Ilaria Maltinti
Paolo Penko
Danilo Susi
Angela Tagani
Ritratti
d’artista
David Brogi
La sensibilità dell’artista
dietro il sorriso del clown
Scultore e performer pisano,
unisce l’arte di modellare la
creta al teatro di figura per
regalare emozioni a grandi e
piccini
di Lucia Raveggi / foto courtesy dell’artista
Scolpire la pietra e modellare l’argilla
sono passioni irrunciabili per David
Brogi. Nato a Ponsacco nel 1970, si
dedica all’arte dal 1984, dopo aver conseguito
una specializzazione accademica
in disegno e modellazione dell’argilla.
Prosegue la sua formazione frequentando
corsi di aggiornamento con vari maestri
d’arte, grazie ai quali si avvicina
alla scultura in pietra di varie tipologie
e qualità, in particolare leccese, vicentina,
bardiglio e serena. Tra le sue opere
più importanti si segnalano: monumento
a Peppino Impastato (giardini comunali
di Ponsacco, 2016); Il volo (seduta
artistica in pietra vicentina, Corso Matteotti,
Ponsacco, 2004); L’urlo d’Europa
(terracotta, 2005, primo premio Città di
Livorno nel 2016); La furia (palazzo comunale
di Castellina Marittima). Ha partecipato
a numerose mostre collettive su
tutto il territorio nazionale, esponendo
in città come Roma (Galleria Agostiniana),
Viareggio (Villa Paolina Bonaparte),
Mantova (Palazzo della Ragione), Firenze
(Fortezza da Basso e Palazzo Medici
Riccardi), Pietrasanta (palazzo comunale),
Padova e Torino. Negli ultimi anni ha
unito la passione per la scultura a quella
per la clownerie, modellando l’argilla in
perfomance portate in giro per l’Italia o
realizzate nel proprio studio a Ponsacco.
Galleria - studio:
via Marconi 27, Ponsacco (PI)
davidbrogi@yahoo.it
+39 338 7272996
David Brogi modella la creta durante una performance
Un primo piano dell’artista nel corso di un suo spettacolo
52 DAVID BROGI
Il riposo di Gesù, terracotta refrattaria dipinta a
freddo, cm 20x18, 2012 Ritratto di una ragazza livornese, argilla, 2016
L’urlo di Europa, terracotta, cm 25x18, 2005
Elmo, pietra leccese, cm 23x26, 2010
Moumento dedicato a Peppino Impastato, Ponsacco, 2017 Babilonia, pietra leccese, cm 30 x25 x23, 2005
DAVID BROGI
53
Eventi in
Toscana
Al MUMELOC di Cerreto Guidi una
mostra per festeggiare la primavera
Promossa dal circolo arti figurative
Il Ghibellino di Empoli, ha visto
coinvolti trentacinque artisti
Testo e foto di Claudio Caioli
Il MUMELOC, Museo della Memoria
Locale, racconta la storia e le
tradizioni del territorio di Cerreto
Guidi con immagini e oggetti di
uso comune ormai in gran parte dimenticati.
Tutto ruota intorno ad un
nucleo centrale: l’eccidio nazi-fascista
del padule di Fucecchio avvenuto
il 23 agosto 1944. In questa location
si è tenuta dal 5 al 13 maggio
la mostra promossa dal circolo arti
figurative Il Ghibellino di Empoli
per festeggiare l’arrivo della primavera.
Un’occasione unica per visitare
il museo ed ammirare le opere dei
trentacinque artisti coinvolti nell’iniziativa:
Gianna Francioni, Elisa Tosi,
Claudio Bernardeschi, Carlo Cappelli,
Rino Alderighi, Umberto Matteoli,
Elena Migliorini, Alfonso Fantuzzi,
Delia Caporale, Graziano Pellegrini,
Lorella Consorti, Anna Napoli, Luigina
Grasso, Bruna Scali, Eleonora
Cantini, Luana Nesti, Alma Francesca,
Giulia Peruzzi, Lorenzo Cecchi,
Bruno Sabatini, Andrea Maccianti,
Cosetta Dipietrantonio, Grazia Di Napoli,
Luigi Dimitrio, Sandra Masoni,
Attilio Cerbioni, Mario Romoli, Vera
Martino, Chiara Lunardi, Marco Beconcini,
Claudia Nesti, Fulvio Persia,
Silvana Livi, Letizia Lazzeretti, Chiara
Mattei. La mostra, presentata al
pubblico dal presidente del Ghibellino
Silvano Salvadori, ha visto la presenza
all’inaugurazione della sindaca
di Cerreto Guidi Simona Rossetti.
Un momento della presentazione al pubblico: la sindaca di Cerreto Guidi Simona Rossetti e il
presidente del Circolo Arti Figurative Il Ghibellino Silvano Salvadori
Foto di gruppo di alcuni degli artisti coinvolti nell’iniziativa
54 MUMELOC
MUSicA
Concorso di pittura,
scultura e fotografia
seconda edizione
25 maggio - 8 giugno 2018
Inaugurazione
venerdì 25 maggio ore 17
Esibizione dei MusicArtisti
ore 17.30 Auditorium Andrzej Tomaszewski
Apertura: ore 9.00 - 19.00
Ingresso libero
Auditorium al Duomo
Via Cerretani 54 r, Firenze
A cura di
Elena Maria Petrini
Un nuovo ristorante e cocktail bar nel centro
storico di Firenze: l’Osteria del Pavone
Testo e foto di Elena Maria Petrini
Cena indimenticabile con esperienza
sensoriale tutta Arkiwine
all’Osteria del Pavone,
un ristorante e cocktail bar nel centro
storico di Firenze (via del Pavone
1 rosso). L’atmosfera del locale è
molto accogliente, complici anche gli
elementi architettonici molto caratteristici,
come l’antico lastricato ottocentesco,
gli affreschi decorativi e le
vetrate policrome originali. Il mobilio
è molto elegante e curato fin nei minimi
dettagli. In cucina l’executive chef
Mauro Consolati, classe 1969 e valdarnese
doc che abbiamo incontrato
per un’intervista.
A quando risale la tua passione per
la cucina?
Ricordo che da bambino giocavo con
i “mangiarini”, anziché con i classici
giocattoli! Si tratta quindi una passione
che coltivo fin dall’infanzia e
che negli anni è cresciuta, fino alla
scelta di frequentare l’Istituto Alberghiero
Aurelio Saffi di Firenze. Terminati
gli studi, ho seguito un percorso
di altissimo livello, facendo esperienza
anche in altre attività come quella
del catering e della macelleria.
Quando è nata l’Osteria del Pavone,
di cui tu sei patron insieme ad altri
soci?
Nel 1986 ho conosciuto la famiglia
Masselli, con cui ho collaborato come
chef di cucina. Dieci anni dopo,
nel 1996, Massimo Masselli, proprietario
dell’Osteria del Cinghiale Bianco,
mi ha offerto la possibilità di
entrare in società con lui, dando così
inizio ad una lunga collaborazione
durata per ben ventun anni. Nel 2017
con gli stessi soci, Massimo Masselli,
Pietro Dipinto e Marco Masselli, è
nata l’Osteria del Pavone, oggi seguita
principalmente da me e da Marco.
Come descriveresti la tua cucina?
Direi che ha un’impronta “borghese”,
con i piatti poveri della tradizione toscana,
ma sempre attenta a seguire i prodotti
di stagione e a scegliere con cura
le materie prime. Ho un carattere che
azzarda, e questo si rispecchia anche
nelle mie creazioni culinarie, dove oso
“incastri” anche rischiosi, ma alla fine
i risultati ottenuti mi danno ragione. La
mia cucina rispecchia molto la mia personalità
oltre che la “toscanità”. La tradizione
per me è importante anche se
negli anni ho imparato a rivisitarla affindando
il mio stile fino a farlo diventare
sempre più gourmet.
Chiedo ad entrambi: Mauro Consolati
e Marco Masselli cosa vi contraddistingue
Sicuramente l’accoglienza e la professionalità
del personale, il cui lavoro è fondamentale
per offrire al cliente una cena
indimenticabile. Per questo ringraziamo
lo staff in cucina ed i professionisti di sala
che contribuiscono a garantire serate
straordinarie mantenendo un’identità unica,
curando tutto nei minimi dettagli, seguendo
e coccolando il cliente. Dal capo
barman Silvano Evangelista con i prodotti
dell’Officina Profumo Farmaceutica di
Santa Maria Novella, alla carta dei vini curata
dal sommelier Gianni Morosini con
oltre 250 etichette ed una vasta proposta
I patron dell’Osteria del Pavone: Marco Masselli
e Mauro Consolati
di vini naturali. Il servizio è attento e formale,
ma non troppo, grazie soprattutto a
Tiziano Chiti che ha trovato la giusta misura.
Dulcis in fundo, l’atmosfera creata dal
sistema musicale Glauk.
Qual è la particolarità dell’Osteria del
Pavone?
E’ un ambiente giovane e dinamico, dove
è possibile gustare un cocktail in attesa
della cena, deliziare il palato con i
piatti creativi di Mauro Consolati o intrattenersi
per un after dinner.
www.osteriadelpavone.it
Una delle proposte culinarie di Mauro Consolati: uovo fritto di quaglia su crema di asparagi con
verdure croccanti e tartufo
56 ARKIWINE
A cura di
Elena Maria Petrini
Lo scorso 21 aprile all’Iclab di Firenze si è tenuta la
manifestazione A Tavola con l’Arte promossa da Arkiwine
Un percorso gustativo ed estetico per spiegare il rapporto
tra arte e percezione sensoriale
di Elena Maria Petrini / foto Maurizio Mattei
Lo scorso 21 aprile, in occasione
della presentazione del primo Polo
Eno-Tecno-Art Arkiwine, presso
lo spazio espositivo ICLAB (Intercultural
Creativity LABoratory) in Via Guidoni a
Firenze, ha avuto luogo, presso lo spazio
espositivo ICLAB (Intercultural Creativity
LABoratory) in viale Guidoni a Firenze, l’evento
intitolato A Tavola con l’Arte – la bellezza
artistica associata alla degustazione.
Il convegno, organizzato dall’associazione
culturale Arkiwine e tenuto dal professor
di Genetica Roberto Barale, si è incentrato
sulla Genetica del gusto, vale a dire la
capacità e l’attitudine dei recettori umani
di percepire le esperienze del piacere sensoriale-gustativo
associate a quello visivo,
facendo riferimento in questo caso alla
bellezza artistica. In un esperimento ideato
e guidato dal professore sulla base di
recentissimi studi nell’ambito della neuroestetica,
sono state presentate tre opere
pittoriche di artisti contemporanei, ognuna
delle quali abbinata al relativo percorso
gustativo di tre vini (Morianobianco, Morianorosè
e il rosso IGT Isabella) dell’azienda
Tenuta Moriano di Riccardo Panconesi.
La successiva analisi ed elaborazione dei
dati raccolti ha prodotto risultati molto interessanti
su come il cervello operi una
sorta di “sintesi complessiva” dalle sensazioni
di piacere che riceviamo dalle varie
parti del corpo. Il critico d’arte Niccolò Lucarelli
assieme a Barbara Santoro hanno
introdotto al pubblico le opere degli artisti
scelte per il test: Monica Giarrè, con la sua
colta rivisitazione in chiave moderna di Caterina
de’ Medici; Sauro Cavallini, con una
delle sue rare opere pittoriche raffigurante
una “danza cosmica” dal segno armonico
e minimalista; Paolo Butera, con un quadro
astratto, intrigante e ricco di suggestive
policromie. Sono intervenuti, come
relatori, anche Giuseppe Pandolfo dell’Associazione
Nazionale Assaggiatori Grappe
ed Acquaviti (ANAG), che ha sottolineato
l’importanza della grappa come unico distillato
esclusivamente italiano, e Paolo
Tenuta Moriano, Chianti Montespertoli
DOCG
Il giornalista Fabrizio Borghini durante l’intervista a Riccardo Panconesi
(Tenuta Moriano) e al sommelier dell’azienda Giuseppe Troilo
Baldini, co-fondatore di ABI Professional,
che ha raccontato come nasce un cocktail
e tanti aneddoti legati alla sua attività come
barman. Un ringraziamento particolare
va alle aziende Rasenna in Tuscany,
presente alla manifestazione con il vino
etrusco metodo Francesco Mondini, e Gerini
Carni e Salumi di Antonella ed Alessandra
Gerini, con cui abbiamo realizzato
ben cinque percorsi gustativi accompagnati
dal Chianti Montespertoli dell’azienda
Tenuta Moriano di Riccardo Panconesi.
Quest’ultimo ha presentato un’esclusiva
etichetta personalizzata e concepita come
un’originale idea regalo; lo accompagnava
il sommelier dell’azienda Giuseppe
Troilo, che ha suggerito, tra la vasta rassegna
di vini in produzione, l’assaggio di
un Syrah in purezza. Ed è proprio con una
queste “bottiglie-trofeo” della Tenuta Moriano
che sono stati premiati il professor
Roberto Barale, Paolo Baldini e Donata
Lapi. Infine, dopo le interviste del giornalista
Fabrizio Borghini di Toscana Cultura,
il ricchissimo ed elegante buffet organizzato
da Opera Catering di Carmelo Abbate
ha chiuso la serata con deliziosi percorsi
gustativi dal sapore unico.
Da sinistra il professore Roberto Barale, Niccoló Lucarelli, Giuseppe Pandolfo, Paolo Baldini, Elena
Maria Petrini e Marco Colangelo
ARKIWINE
57
Diana Polo
Opere grafiche
3 maggio - 2 giugno 2018
Euscorpius
Metamofosi
Via de’ Renai 17r - Firenze
Orari di apertura
Tutti i giorni 12:00 / 24:00
chiuso il martedì
https://dianapolo.weebly.com
polo.diana @yahoo.it
+ 39 340 1501288
Ritratti
d’artista
Mauro Maris
Dal magma tellurico allo spazio cosmico:
le metamorfosi del colore nei dipinti del
pittore toscano
di Daniela Pronestì
La natura, intesa nella doppia accezione
di realtà fisica e mondo interiore,
è un tema centrale nell’opera
di Mauro Maris. Ne sono conferma, anzitutto,
le opere degli esordi, che spaziano
dalla natura morta al paesaggio spesso
trasfigurando il dato oggettivo attraverso
potenti cromie e concitati grafismi. Già in
questa fase emerge il bisogno di permeare
la superficie sensibile delle cose per indagarne
la sostanza intima; esigenza che,
a partire dagli anni Novanta, lo induce ad
abbandonare l’idea della pittura come rappresentazione
per concentrarsi sulla sola
espressività del colore. I dipinti di questo
periodo procedono simbolicamente dalla
terra al cielo, dal magma tellurico allo spazio
cosmico, riunendo in un solo abbraccio
il contingente e l’eterno. Siamo al cospetto
di un naturalismo vissuto con i sensi e
con l’anima, e dunque ormai del tutto interiorizzato.
Quella posta in essere dall’artista
è una sorprendente metamorfosi del
visibile, un ribaltamento non solo dei valori
che regolano la realtà naturale, ma una
più radicale “ricostruzione” del mondo.
Nel magma della materia cromatica Maris
ritrova l’impulso primordiale della vita,
un ribollire di istinti che generano una dimensione
nuova, caotica, intimamente lacerata.
Mentre dipinge, l’artista combatte
per liberare ciò che risiede nel profondo:
sogni, passioni, inquietudini senza volto.
Un sentimento oscuro e insieme luminoso
abita le sue tele, dettando il continuo
alternarsi di morti e di rinascite per mezzo
del colore. Partendo dagli abissi dell’informe
e dell’irrazionale Maris ritrova la via
dell’universo siderale, compiendo così uno
straordinario viaggio, non privo di ostacoli,
dentro se stesso. Un percorso labirintico e
tormentato in cui è facile perdersi seguendo
il richiamo di voci irresistibili. Eppure,
al termine della notte, dopo aver attraversato
memorie dolorose, incontrato presenze
ostili, tentato fughe disperate, la vita
riprende il proprio corso con rinnovato vigore.
E’ proprio questo fluire inarrestabile
dell’esistenza che Maris tenta di catturare
con una pittura densa, aspra, “urlata”, più
incline alla disgregazione che all’armonia.
Un’impresa difficile, se non addirittura impossibile,
perché la vita - sembra dire l’artista
- è più forte di noi, delle nostre paure,
viltà e debolezze. Una speranza che queste
opere consegnano all’osservatore con un
linguaggio lucido e sensibile.
I dipinti di Mauro Maris sono esposti in
permanenza presso il Baraka Cafè in via
di Novoli 75 a Firenze.
www.mauromaris.com
mauromaris@yahoo.it
Policromia dell’olfatto, smalto su tela, cm 30x40, 1996
Notte nella metropoli, smalto su tela, cm 50x70, 2014
MAURO MARIS
59
A cura di
Maria Grazia Dainelli
Obbiettivo
Fotografia
Giovanni Battista Calabri
Un fotografo al servizio della solidarietà
di Amedeo Menci / foto Giovanni Battista Calabri
Giovanni Battista Calabri, nato a
Firenze nel 1968, lavora come
cardiologo presso l’ospedale
Meyer di Firenze. Autodidatta, la sua
passione per la fotografia nasce in tenera
età tramandata dallo zio, anch’esso
bravissimo fotografo dilettante.
Colpito dagli scatti che suo zio realizzava
con una vecchia macchina analogica,
Giovanni ha deciso di ripercorrerne
le orme iniziando a fotografare, dapprima
in analogico e poi gradualmente
in digitale. Volontario già da diversi
anni presso l’associazione Milena Onlus
(nata in ricordo di Milena, una ragazza
italo-etiope che in giovane età è
stata portata via da una grave cardiomiopatia),
si reca ogni anno in Etiopia
per aiutare i malati del luogo. Durante
questi viaggi approfitta dei pochi momenti
liberi dall’impegno come medico
per dedicarsi alla fotografia. I soggetti
ritratti sono soprattutto bambini, quasi
sempre sorridenti. «In Etiopia - racconta
Giovanni - ci sono tante cose tristi,
ma la cosa più bella è vedere i bambini
che ridono e che giocano. Amano
moltissimo farsi fotografare e appena
scorgono una macchina fotografica ti
accerchiano perché vogliono tutti farsi
immortalare». Grazie a queste foto raccolte
durante i viaggi, è nata una bellissima
idea per aiutare l’associazione.
Ogni anno infatti vengono pubblicati e
venduti dei calendari (www.associazionemilena.org)
il cui ricavato è devoluto
interamente in beneficenza. Un’iniziativa
che va avanti ormai da dieci anni
e che Giovanni vorrebbe documentare
con una mostra fotografica, anche questa
pensata per raccogliere fondi in favore
dell’associazione. Il suo amore per
la fotografia abbraccia anche altri soggetti,
tra cui la città di Firenze con i suoi
scorci e le sue bellezze senza tempo.
GIOVANNI BATTISTA CALABRI
61
La Pragma srl, azienda di Prato,
opera nel settore dell’Outsourcing
Alberghiero e dei Servizi Fiduciari
La Pragma srl, fondata sull’esperienza
lavorativa acquisita dai soci nel corso
degli anni, opera nel settore dell’Outsourcing
Alberghiero e dei Servizi Fiduciari.
Il servizio base che l’azienda ha introdotto
sul mercato è la gestione di
appalti all’interno di Strutture Alberghiere,
Centri Commerciali, Cantieri
Edili e Strutture Pubbliche e Private,
attraverso accordi di Partnership che
tengano conto delle potenzialità recettive
del partner prescelto e della
volontà del cliente a voler sviluppare
il proprio core business, concentrandosi
su quest’ultimo e terziarizzando
il resto. L’Azienda è ormai una realtà
ben attestata sul territorio della Regione
Toscana, in particolar modo nelle
città di Firenze e Prato.
I soci Francesco Bellantuono e Marco Vignoli
La lunga esperienza maturata negli
anni, ha dato a PRAGMA l’opportunità
di servire importanti aziende leader
nel settore del turismo, riferendosi soprattutto
a strutture alberghiere a 3 e
4 stelle. La soddisfazione del Cliente è
massima quando riesce ad ottenere un
ottimo servizio; per il raggiungimento
di questo risultato PRAGMA è orientata
a una scrupolosa organizzazione e gestione
dei piani dell’Albergo, per permettere
al Cliente di mantenere sempre
alti gli standard di pulizia e qualità.
62 PRAGMA
PRAGMA s.r.l. opera specificamente
nel campo dei servizi di Vigilanza Non
Armata, di Guardianato e Sorveglianza,
di Portierato e Accoglienza Clienti.
Il punto di forza qualitativo di PRAG-
MA è nella sua capacità di essere
presente in modo capillare e radicato
sul territorio, del quale sviluppa una
conoscenza mirata, unita all’efficace
collaborazione con aziende che rappresentano
la storia e l’eccellenza della
vigilanza in Italia.
Lo scopo di PRAGMA è quello di fornire,
in ogni luogo e situazione in cui
c’è bisogno di ordine, organizzazione
e pulizia, un servizio completo ed efficace
mettendo insieme, procedure,
tecnologie e personale selezionato
e affidabile per soluzioni flessibili e
personalizzate.
Gioco della Pallagrossa, Prato
Pragma srl
Via Traversa Fiorentina 6
59100 Prato
tel. 0574-636564
fax 0574-635935
www.pragmasrl.eu
info@pragmasrl.eu
PRAGMA 63