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Tecnologie per i beni culturali

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Tecnologie per i Beni Culturali 13<br />

INACCESSIBILITÀ DEL PATRIMONIO COMPLETO:<br />

LO STRUMENTO DIGITALE COME SOLUZIONE<br />

L’inaccessibilità al patrimonio completo non dipende solo<br />

da una questione di spazio o di non catalogazione delle opere,<br />

ci sono dei casi in cui le opere d’arte non possono essere<br />

portate “fisicamente” nelle sale museali, o possono rimanerci<br />

per periodi molto brevi.<br />

I motivi di questa inaccessibilità, che risolvibili con la digitalizzazione<br />

e/o la fruizione digitale delle opere, posso<br />

essere suddivisi in tre categorie (Fig. 1):<br />

1) Problema conservativo, nei casi in cui le condizioni di<br />

temperatura, umidità o luce in cui devono essere mantenute<br />

le opere d’arte o i reperti archeologici non possano<br />

essere garantite nelle sale museali (ad esempio gli album di<br />

disegni di Antonio Canova, custoditi al Museo Civico di Bassano<br />

del Grappa, oppure reperti di archeologia marina non<br />

ancora restaurati o che giacciono in fondo al mare, oppure<br />

siti non più accessibili come alcune tombe egizie, ecc...);<br />

2) Problema di difficoltà di fruizione e fragilità dell’opera,<br />

che riguarda quelle opere che per essere visualizzate dovrebbero<br />

essere in continuazione toccate (come degli album<br />

che raccolgono disegni, incisioni, libri o altro);<br />

3) Problema di non completezza delle opere, distrutte o<br />

danneggiate da bombardamenti, terremoti o incuria, che<br />

sono quindi conservate a pezzi e per vari motivi non possono<br />

essere fisicamente ricomposte (come ad esempio perché le<br />

parti perdute sono troppo estese rispetto a quelle rimaste).<br />

LO STRUMENTO DIGITALE APPLICATO NEI MUSEI<br />

Come anticipato all’inizio, prima di questa ricerca abbiamo<br />

potuto affiancare Factum Arte al Museo di Bassano del<br />

Grappa per la realizzazione di lavori quali scansioni fotogrammetriche<br />

di alcune sculture di Antonio Canova, come<br />

un bozzetto in terracotta delle Tre Grazie, e la digitalizzazione<br />

della collezione dei circa duemila disegni canoviani<br />

del museo per la riproduzione di fac-simili. In particolare,<br />

abbiamo contribuito alla scansione fotogrammetrica e con<br />

scanner a luce bianca (Breuckmann) la versione canoviana<br />

del modello in gesso in scala 1:1 del monumento bronzeo<br />

a Ferdinando I di Borbone, ultimato da uno degli allievi di<br />

Canova; il gesso si trova attualmente sezionato in circa 25<br />

pezzi e molti frammenti nei depositi comunali, dopo che<br />

negli anni Sessanta la direzione del museo decise di togliere<br />

il cavallo dalle sale museali.<br />

RICOSTRUZIONE DI OPERE IN FRAMMENTI:<br />

“ANASTILOSI DIGITALE”<br />

Nella Fig. 2, si possono vedere i tipi di opere d’arte, su cui<br />

abbiamo lavorato al museo di Bassano, in riferimento alle<br />

tre categorie di non fruibilità del patrimonio precedentemente<br />

esplicate. Si può notare come per tutti esista ovviamente<br />

un problema di tipo conservativo. Per gli album di<br />

disegni, inoltre, sussiste anche un problema di difficoltà di<br />

fruizione perché dovrebbero essere toccati in continuazione<br />

per essere sfogliati e la luce delle sale museali contribuirebbe<br />

ad un deterioramento repentino della carta. Per<br />

quanto riguarda, invece, il caso del cavallo del monumento<br />

a Ferdinando I e i busti in gesso, che stiamo per descrivere<br />

nelle prossime righe, siamo di fronte ad opere che, per diversi<br />

motivi, non sono integre e/o alcuni pezzi sono andati<br />

per sempre perduti. In questo caso, lo strumento digitale si<br />

dimostra ancora più efficace per rendere fruibile le opere<br />

e ricostruirle, praticando una vera e propria “anastilosi digitale”.<br />

Fig. 2 - Tabella di confronto tra tipi di opere d’arte e problemi di fruizione,<br />

risolvibili con lo strumento digitale.<br />

CASO STUDIO: TERSICORE<br />

A dimostrazione di come uno strumento digitale possa essere<br />

una valida soluzione per la fruizione di opere d’arte<br />

altrimenti non fruibili fisicamente abbiamo preso come<br />

esempio un’opera canoviana: il busto in gesso di Tersicore,<br />

musa della danza e del canto corale (Fig. 3), conservato<br />

nei depositi del museo di Bassano del Grappa (INVENTARIO<br />

S67 - rif. TUA 83).<br />

Esso fu danneggiato durante il bombardamento del 1945<br />

che distrusse parte del museo civico e a noi sono arrivati<br />

due frammenti: il primo costituisce la parte anteriore della<br />

testa e il basamento in legno, mentre il secondo è la coda<br />

di capelli; parte della nuca e alcuni riccioli di capelli sono<br />

andati perduti.<br />

Nelle sale museali è esposta un’altra versione di questo soggetto<br />

(INVENTARIO S35) ma è evidentemente molto diversa<br />

anche se alcuni dettagli rimangono gli stessi e saranno fondamentali<br />

per la ricostruzione della versione danneggiata.<br />

Probabilmente questi busti erano degli studi per la statua<br />

marmorea di Tersicore (a figura intera) della quale esistono<br />

due copie, oggi conservate alla Fondazione Magnani Rocca a<br />

Parma e al Cleveland Art Museum.<br />

DUE VERSIONI A CONFRONTO<br />

Il busto di Tersicore, di cui andiamo a fare la ricostruzione<br />

(INV. S 67) è un busto in gesso e legno alto circa 50 cm e<br />

con un diametro di circa 20 cm. Il basamento in legno è evi-<br />

Fig. 3 - Busto in gesso di Tersicore, Antonio Canova. Confronto dell’opera con<br />

un’altra raffigurante lo stesso soggetto.

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