Archeomatica_4_2018
Tecnologie per i beni culturali
Tecnologie per i beni culturali
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Tecnologie per i Beni Culturali 13<br />
INACCESSIBILITÀ DEL PATRIMONIO COMPLETO:<br />
LO STRUMENTO DIGITALE COME SOLUZIONE<br />
L’inaccessibilità al patrimonio completo non dipende solo<br />
da una questione di spazio o di non catalogazione delle opere,<br />
ci sono dei casi in cui le opere d’arte non possono essere<br />
portate “fisicamente” nelle sale museali, o possono rimanerci<br />
per periodi molto brevi.<br />
I motivi di questa inaccessibilità, che risolvibili con la digitalizzazione<br />
e/o la fruizione digitale delle opere, posso<br />
essere suddivisi in tre categorie (Fig. 1):<br />
1) Problema conservativo, nei casi in cui le condizioni di<br />
temperatura, umidità o luce in cui devono essere mantenute<br />
le opere d’arte o i reperti archeologici non possano<br />
essere garantite nelle sale museali (ad esempio gli album di<br />
disegni di Antonio Canova, custoditi al Museo Civico di Bassano<br />
del Grappa, oppure reperti di archeologia marina non<br />
ancora restaurati o che giacciono in fondo al mare, oppure<br />
siti non più accessibili come alcune tombe egizie, ecc...);<br />
2) Problema di difficoltà di fruizione e fragilità dell’opera,<br />
che riguarda quelle opere che per essere visualizzate dovrebbero<br />
essere in continuazione toccate (come degli album<br />
che raccolgono disegni, incisioni, libri o altro);<br />
3) Problema di non completezza delle opere, distrutte o<br />
danneggiate da bombardamenti, terremoti o incuria, che<br />
sono quindi conservate a pezzi e per vari motivi non possono<br />
essere fisicamente ricomposte (come ad esempio perché le<br />
parti perdute sono troppo estese rispetto a quelle rimaste).<br />
LO STRUMENTO DIGITALE APPLICATO NEI MUSEI<br />
Come anticipato all’inizio, prima di questa ricerca abbiamo<br />
potuto affiancare Factum Arte al Museo di Bassano del<br />
Grappa per la realizzazione di lavori quali scansioni fotogrammetriche<br />
di alcune sculture di Antonio Canova, come<br />
un bozzetto in terracotta delle Tre Grazie, e la digitalizzazione<br />
della collezione dei circa duemila disegni canoviani<br />
del museo per la riproduzione di fac-simili. In particolare,<br />
abbiamo contribuito alla scansione fotogrammetrica e con<br />
scanner a luce bianca (Breuckmann) la versione canoviana<br />
del modello in gesso in scala 1:1 del monumento bronzeo<br />
a Ferdinando I di Borbone, ultimato da uno degli allievi di<br />
Canova; il gesso si trova attualmente sezionato in circa 25<br />
pezzi e molti frammenti nei depositi comunali, dopo che<br />
negli anni Sessanta la direzione del museo decise di togliere<br />
il cavallo dalle sale museali.<br />
RICOSTRUZIONE DI OPERE IN FRAMMENTI:<br />
“ANASTILOSI DIGITALE”<br />
Nella Fig. 2, si possono vedere i tipi di opere d’arte, su cui<br />
abbiamo lavorato al museo di Bassano, in riferimento alle<br />
tre categorie di non fruibilità del patrimonio precedentemente<br />
esplicate. Si può notare come per tutti esista ovviamente<br />
un problema di tipo conservativo. Per gli album di<br />
disegni, inoltre, sussiste anche un problema di difficoltà di<br />
fruizione perché dovrebbero essere toccati in continuazione<br />
per essere sfogliati e la luce delle sale museali contribuirebbe<br />
ad un deterioramento repentino della carta. Per<br />
quanto riguarda, invece, il caso del cavallo del monumento<br />
a Ferdinando I e i busti in gesso, che stiamo per descrivere<br />
nelle prossime righe, siamo di fronte ad opere che, per diversi<br />
motivi, non sono integre e/o alcuni pezzi sono andati<br />
per sempre perduti. In questo caso, lo strumento digitale si<br />
dimostra ancora più efficace per rendere fruibile le opere<br />
e ricostruirle, praticando una vera e propria “anastilosi digitale”.<br />
Fig. 2 - Tabella di confronto tra tipi di opere d’arte e problemi di fruizione,<br />
risolvibili con lo strumento digitale.<br />
CASO STUDIO: TERSICORE<br />
A dimostrazione di come uno strumento digitale possa essere<br />
una valida soluzione per la fruizione di opere d’arte<br />
altrimenti non fruibili fisicamente abbiamo preso come<br />
esempio un’opera canoviana: il busto in gesso di Tersicore,<br />
musa della danza e del canto corale (Fig. 3), conservato<br />
nei depositi del museo di Bassano del Grappa (INVENTARIO<br />
S67 - rif. TUA 83).<br />
Esso fu danneggiato durante il bombardamento del 1945<br />
che distrusse parte del museo civico e a noi sono arrivati<br />
due frammenti: il primo costituisce la parte anteriore della<br />
testa e il basamento in legno, mentre il secondo è la coda<br />
di capelli; parte della nuca e alcuni riccioli di capelli sono<br />
andati perduti.<br />
Nelle sale museali è esposta un’altra versione di questo soggetto<br />
(INVENTARIO S35) ma è evidentemente molto diversa<br />
anche se alcuni dettagli rimangono gli stessi e saranno fondamentali<br />
per la ricostruzione della versione danneggiata.<br />
Probabilmente questi busti erano degli studi per la statua<br />
marmorea di Tersicore (a figura intera) della quale esistono<br />
due copie, oggi conservate alla Fondazione Magnani Rocca a<br />
Parma e al Cleveland Art Museum.<br />
DUE VERSIONI A CONFRONTO<br />
Il busto di Tersicore, di cui andiamo a fare la ricostruzione<br />
(INV. S 67) è un busto in gesso e legno alto circa 50 cm e<br />
con un diametro di circa 20 cm. Il basamento in legno è evi-<br />
Fig. 3 - Busto in gesso di Tersicore, Antonio Canova. Confronto dell’opera con<br />
un’altra raffigurante lo stesso soggetto.