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La Toscana nuova - Anno 3 - Numero 3 - Marzo 2020 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 6072 del 12-01-2018 - Iscriz. Roc. 30907. Euro 2. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/FI/0074
Un connubio di gusto, stile ed eleganza
nella magica cornice del
Piazzale Michelangelo
Ristorante La Loggia
Piazzale Michelangelo 1 50125 Firenze
+ 39 055 2342832
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Sommario marzo 2020
I quadri del mese
Serena Mannari, Particolare del David, olio su tavola, cm 40x30
+ 39 3477446134
ser.mannari@libero.it
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Giovanni Michelucci, dal razionalismo all'architettura organica
La scomparsa di Adolfo Natalini, pioniere dell’architettura radicale
I paesaggi urbani del pittore inglese Michael Henry Ferrell
Gabriel Diana, scultore “etrusco” in Corsica
Benessere della persona: come preparare la pelle alla primavera
A San Pietroburgo, un’imponente retrospettiva in ricordo di Andrea Stella
Dimensione salute: frittura e danni alla salute
Psicologia oggi: quando la delusione diventa depressione
A Pistoia, la mostra fotografica di Sebastião Salgado sulle migrazioni
Le foto “beauty” di Wolfgang Ludes protagoniste a Firenze
La compagnia Namastè in scena al Teatro Le Laudi
La tradizione cinese nei disegni di 120 bambini alla Fondazione Kennedy
La chiesa di San Celestino I a Pietole nel saggio storico di Gianna Pinotti
A Firenze, la mostra sul femminile del pittore israeliano Rami Meir
Coriandoli di colore nel nuovo ciclo di opere di Mauro Boninsegni
Pistoia in piazza per difendere il Museo Marino Marini
Sport contro il razzismo al Mandela Forum di Firenze
Rocco Commisso incontra i giovani in una lectio al Palazzo del Pegaso
Il mistero eucaristico nell'esperienza di San Pio da Pietrelcina
Scozia: un viaggio tra antiche leggende e paesaggi mozzafiato
Il racconto dei racconti: il fantasy tutto italiano di Matteo Garrone
Intervista a Sandro Querci, direttore artistico del Teatro Persio Flacco di Volterra
Il viaggio in Europa dello scrittore Herman Melville, padre di Moby Dick
Luce di candela: la forza della fragilità nel romanzo di Roberto Tamburri
L’inno alla vita del designer e artista fiorentino Luciano Manara
L’uomo contemporaneo nei 78 racconti brevi di Elisabetta Collini
Coco trova un tesoro: sette storie per l’infanzia di Britta Heidi Cianferoni
Arte del vino: Brunello, la nuova stagione di un’eccellenza
Accademia del coccio, tempio dei sapori antichi a Lastra a Signa
Arte oltre il tempo in una riflessione dello scultore Claudio Parigi
La 55^ edizione della Coppa della Consuma
Antonio Ciulli e Figlio: 118 anni di storia da Firenze alla Cina
Scoprire le espressioni culturali del territorio con Costume Colloquium
La tutela dell’immagine: il caso del David di Michelangelo
B&B Hotels Road Trip: Bologna, tra arte e buon cibo
Arte, storia e cucina nel ristorante Bisteccatoscana a Pistoia
La presentazione del romanzo Figli del Toro di Nicola Mastronardi
Certaldo, patria di Boccaccio e gioiello medievale
Liliana Pescioli, L'artista con l'opera Vista dalle colline fiorentine,
olio su tela, cm 110x50
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liliana.pescioli@hotmail.it
La Toscana nuova - Anno 3 - Numero 3 - Marzo 2020 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 6072 del 12-01-2018 - Iscriz. Roc. 30907. Euro 2. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/FI/0074
In copertina:
Stephanie Holznecht, Sunlight on the
Water, acrilico, tempera e vernice su
tela, cm 91.44 x 91.44
Periodico di attualità, arte e cultura
La Nuova Toscana Edizioni
di Fabrizio Borghini
Viale F. Redi 75 - 50144 Firenze
Tel. 333 3196324
lanuovatoscanaedizioni@gmail.com
lanuovatoscanaedizioni@pec.it
Registrazione Tribunale di Firenze
n. 6072 del 12-01-2018
Iscriz. Roc. n. 30907 del 30-01-2018
Partita Iva: 06720070488
Codice Fiscale: BRGFRZ47C29D612I
Anno 3 - Numero 3
Marzo 2020
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Direttore responsabile:
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Capo redattore:
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Facebook e Instagram:
La Toscana nuova - Periodico di attualità,
arte e cultura
www.latoscananuova.it
Testi:
Laura Belli
Paolo Bini
Margherita Blonska Ciardi
Doretta Boretti
Fabrizio Borghini
Lorenzo Borghini
Erika Bresci
Jacopo Chiostri
Paola Curradi
Maria Grazia Dainelli
Massimo De Francesco
Aldo Fittante
Serena Gelli
Stefano Grifroni
Stefania Macrì
Elisabetta Mereu
Elena Muriana
Claudio Parigi
Lucia Petraroli
Elena Maria Petrini
Antonio Pieri
Daniela Pronestì
Valter Quagliarotti
Simone Sabatini
Barbara Santoro
Alesia Savitskay
Yuliya Savitskay
Gaia Simonetti
Michele Taccetti
Francesca Vivaldi
Foto:
Paolo Bini
Margherita Blonska Ciardi
Marco Borelli
Paola Curradi
Maria Grazia Dainelli
Tiantian Jia
Wolfgang Ludes
Rossano B. Maniscalchi
Maurizio Mattei
Simone Sabatini
Sebastião Salgado
Silvano Silvia
Luciana Zanchini
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Verso il Futuro
Evento in notturno
Un'immagine di Rossano B. Maniscalchi
Stilista Pola Cecchi
per Giuliacarla Cecchi
Atelier GIULIACARLA CECCHI, Via Jacopoda Diacceto 14 FI, 055 284269, polacecchi@gmail.com
I maestri dell'
architettura
A cura di
Margherita Blonska Ciardi
Il dialogo fra spazio interno e paesaggio
nelle architetture razionaliste ed organiche
di Giovanni Michelucci
Testo e foto di Margherita Blonska Ciardi
La vetrata a copertura del corpo centrale
L’architetto pistoiese Giovanni
Michelucci ha iniziato la sua
strabiliante carriera professionale
vincendo il concorso per la progettazione
della stazione di Firenze
insieme ad altri colleghi da lui guidati
nel cosiddetto Gruppo Toscano, di cui
facevano parte anche Niccolò Berardi,
Nello Baroni, Italo Gamberini, Sarre
Guarnieri e Leonardo Lusanna. La
magnifica struttura, costruita negli anni
1931-ʼ34, sorprende ancora oggi per
la bellezza formale e funzionale, rimanendo
sempre attuale nonostante siano
trascorsi 86 anni dalla costruzione.
Con la sua architettura razionalista, la
stazione di Santa Maria Novella s’inserisce
perfettamente nel centro storico
della città, dialogando in particolare
con la chiesa di Santa Maria Novella da
cui ha preso il nome. La genialità del
progetto si evince anzitutto dalla scelta
di un corpo compatto che si sviluppa
orizzontalmente per non disturbare
la verticalità e l’imponenza della chiesa
di fronte. La composizione planimetrica
dell’insieme si può definire “a
testa”, perché i binari, con relative pensiline,
sono perpendicolari alla facciata
della stazione per accentuarne l’importanza.
Il fronte esterno, realizzato in
blocchi squadrati di pietraforte (tradizionale
materiale fiorentino), è interrotto
dalla vetrata che come una cascata
percorre con sette larghe fasce tutto
l'edificio, permettendo l’ingresso della
luce naturale nella vasta hall rivestita
in marmo bianco e coperta dalla struttura
in rame e vetro. L’essenzialità dei
volumi, concepiti in modo da rispettare
le costruzioni circostanti, rende l’insieme
elegante e funzionale, anche in virtù
dei materiali utilizzati, vale a dire mar-
mo, rame e vetro. La volontà di Michelucci
di stabilire un dialogo tra il corpo
architettonico e l'ambiente esterno si
nota soprattutto nella presenza delle
grandi vetrate dalle quali i viaggiatori
possono osservare il paesaggio circostante.
Molto singolari i giardinetti con
le palme inglobati nei cortili degli uffici.
Un'altra importante realizzazione
del celebre architetto è la chiesa di San
Giovanni Battista, detta anche dell'Au-
La stazione di Santa Maria Novella
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GIOVANNI MICHELUCCI
I giardini interni
tostrada del Sole per la sua ubicazione.
In questa struttura, costruita negli anni
Sessanta, possiamo ammirare la libertà
creativa del maestro pistoiese che,
oltre ad essere laureato in Architettura,
era diplomato in Incisione all’Accademia
di Belle Arti. Dedicata ai viaggiatori,
la chiesa fu eretta sulle fondamenta
del precedente progetto non ultimato
dell’ingegnere Lamberto Stoppa. L’incarico
fu affidato a Michelucci nel 1960
dal Consiglio Superiore di Antichità e
Belle Arti di Firenze e dall'Istituto internazionale
di arte liturgica. L’architetto
accettò il difficile incarico di progettare
una chiesa che si sarebbe dovuta
inserire armoniosamente nella campagna
alle porte di Firenze. In una lettera
al fratello, Michelucci scrive a tale riguardo:
«Ho davanti a me qualche mese
per farmi venire un’idea e, se così
non fosse, non vale la pena progettare».
Per nostra fortuna “l'idea” arrivò
ed è lo stesso architetto a descriverla
così: « La forma generale è quella di
una tenda sorretta da bastoni che può
significare analogicamente il transito
e la dimora non definitiva degli uomini
sulla terra». Ubicata in prossimità
dell’uscita autostradale di Calenzano,
la chiesa si integra nel paesaggio pianeggiante
aperto sulle colline toscane.
La copertura a vela rovesciata − realizzata
in cemento armato e ricoperta
di rame − è sostenuta da due grandi
tiranti. Il rame, naturalmente
soggetto a ossidazione, ha
assunto nel tempo un caratteristico
colore verde che richiama
quello della campagna
circostante. I tiranti in cemento
armato portati all'esterno alludono
ai bastoni della tenda.
Il rivestimento del tetto in rame
alleggerisce otticamente la
copertura facendola sembrare
− anche grazie alla forma di
vela rovesciata − di stoffa. Le
pareti perimetrali, curvilinee e
rivestite di blocchi di marmo
rosato detto “fior d'oro”, ricordano
quelle di una fortezza
medievale. Piccolissime finestre
a feritoie permettono alla
luce di entrare all’interno, creando
effetti molto suggestivi.
La planimetria si sviluppa
in maniera irregolare seguendo
la costruzione di un piccolo borgo
medievale racchiuso dai muri difensivi.
Mentre da fuori lo spazio sembra
inaccessibile e protetto da stupendi e
pesanti portoni in bronzo arricchiti da
bassorilievi, procedendo verso l’interno,
attraverso il nartece con sculture
in rilievo dei santi patroni delle principali
città italiane, il pellegrino rimane
sorpreso dalle grandi vetrate laterali
che portano tanta luce e permettono da
una parte di accedere al giardino degli
ulivi e dall’altra al chiostro della
Madonna. Sotto la vela della copertura
si apre una navata unica
dalla forma organica e asimmetrica
con pilastri irregolari che
alludono alla forma degli alberi.
La chiesa è decorata con sobrietà;
l'altare principale, dedicato a San Giovanni
Battista, si trova lungo il lato
longitudinale dell’unica navata ovale e
sotto la vetrata raffigurante il patrono
ed eseguita da Marcello Avenali. Ai lati
più corti sono collocati due altari: uno
dedicato a Gesù con un crocefisso realizzato
da Jorio Vivarelli e uno alla Vergine
con mosaico a tessere vitree di
Luigi Montanarini. L'architettura razionalista
di Michelucci degli anni Trenta
si trasforma qui in architettura organica
per l'uso delle linee sinusoidali, pur
rimanendo costante la scelta stilistica
di creare un rapporto tra gli spazi interni
e il paesaggio intorno inteso come
prolungamento dell'architettura.
Particolare della navata
La chiesa di San Giovanni Battista
GIOVANNI MICHELUCCI
7
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Personaggi
Adolfo Natalini
Pioniere dell’architettura radicale e tra i fondatori del gruppo
d’avanguardia Superstudio, è scomparso all’età di 78 anni
di Barbara Santoro
Fatica, solitudine e passione:
erano queste per il grande architetto
Adolfo Natalini le componenti
irrinunciabili del suo lavoro. La
recente scomparsa ha lasciato un vuoto
enorme nella città di Firenze. Nato
a Pistoia nel 1941, si era laureato in
Architettura a Firenze nel 1966. Nello
stesso anno aveva dato vita a Superstudio,
un gruppo d'avanguardia iniziatore
del celebre movimento chiamato
Architettura Radicale. I progetti di Superstudio,
ideati in collaborazione con
Cristiano Toraldo di Francia, Giampiero
Frassinelli, Alessandro e Roberto Magris
e Sandro Poli, sono apparsi in mostre
e pubblicazioni in tutto il mondo,
oltre ad essere entrati nelle collezioni
di musei come il Moma di New York,
il Centre Pompidou a Parigi e il Maxxi
di Roma. Stimatissimo docente di Progettazione
architettonica all’Università
di Firenze, è stato membro onorario del
BDA (Bund Deutscher Architekten), del
FAIA (Honorary Fellow American Istituteof
Architects), dell’Accademia delle
Arti del Disegno di Firenze, dell’Accademia
di Belle Arti di Carrara e di San
Luca. Natalini è stato “l’architetto della
città”, il geniale creatore di interi quartieri
dove far vivere bene la gente, integrando
il vecchio con il nuovo, la storia
con l’innovazione. Pur essendo riuscito
a completare gli Uffizi, ad ampliare
e riallestire il Museo dell'Opera del
Duomo, a progettare il Polo Universitario
di Novoli, a dare un nuovo assetto
al quartiere di Gavinana, non si
è mai sentito “architetto di Firenze”.
Tra le opere più note si ricorda la banca
di Alzate Brianza, dove ripropose la
bicromia di Pistoia sua città natale, la
ricostruzione della Waagstratt a Groningen,
la Muzenplein a L'Aia, Boscotondo
a Helmond, il Polo Universitario
di Porta Tufi a Siena, il Muro del Pianto
Adolfo Natalini (ph. courtesy Firenze Today)
a Gerusalemme, la Dorotheenhof sulla
Monetstrasse a Lipsia. Nonostante
il trascorrere del tempo, l’esperienza
di Superstudio continua a fare scuola
ancora oggi per i giovani studenti e i
professionisti. Un patrimonio di immagini,
testi e invenzioni che una mostra
a Palazzo Strozzi − Utopie radicali, oltre
l’architettura: Firenze 1966-1976 −
ha giustamente omaggiato.
Il nuovo Museo dell'Opera del Duomo a Firenze, uno degli ultimi progetti del celebre architetto
ADOLFO NATALINI
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Contrapposti, onice, marmo giallo di Siena, marmo bianco
di Carrara, marmo verde del Guatemala, cm 37x32x52
Asturias, marmo bianco, cm 41x 18x 71
La Schiusa del Cerchio, travertino,
marmo verde Guatemala, cm 68x20x76
Maurizio Masini
Nato a San Gimignano (SI), dove tuttora
risiede, dal 1975 al 2011 Maurizio
Masini è stato insegnante di Scultura
all'Istituto d'Arte “Duccio di Boninsegna”
a Siena. Tra le sue opere pubbliche,
il monumento a Bruno Bonci e i
partigiani a Vagliagli, quello ai minatori
partigiani di Abbadia San Salvatore, la
stele in marmi policromi per onorare la
memoria delle sorelle Nissim presso la
scuola primaria “Saffi” di Siena, e a San
Gimignano la stele dedicata ai Martiri di
Montemaggio e lo stemma dello stesso
Comune. La sua fontana L'Albero delle
Cannelle, situata al Piazzale Montemaggio
di San Gimignano, è stata inaugurata
nel 2011. Ha esposto in molte città
italiane: Reggio Emilia, Roma, Spoleto,
Firenze, Udine, Gubbio, Pistoia, Piombino
e Grosseto. Ha inoltre eseguito
diverse sculture per la Contrada dell'Istrice
di Siena. Ha partecipato a molte
mostre curate dall’associazione Toscana
Cultura a Firenze (Basilica di San Lorenzo,
Limonaia di Villa Strozzi, Palazzo
del Pegaso) e a Castiglioncello dove nel
2017 ha vinto un premio per la scultura.
Nel giugno del 2017 ha ricevuto a Firenze
il Collare Laurenziano dall'Accademia
Internazionale Medicea e a gennaio
2020 ha vinto il Premio Toscana Tv.
Dalla piazza all'Infinito, marmo bianco di Carrara, cm 69x21,5x22,5
L’artista con l’opera Sentiero (della Speranza), marmo bianco di Carrara, cm 65x20x48
Via di Fugnano 24, San Gimignano (SI)
+ 39 333 1631549 mauriziomasini1@gmail.com Maurizio Masini scultore
Ritratti
d’artista
Michael Henry Ferrell
La città come espressione di bellezza e luogo di integrazione
culturale nelle opere dell’artista inglese
di Margherita Blonska Ciardi
Dopo una vita passata lavorando
come funzionario teatrale,
l’artista inglese Michael Henry
Ferrell si trasferisce in Andalusia per
dedicarsi totalmente e con passione alla
pittura. La laurea in Belle Arti e Design
e l'esperienza nel campo delle arti applicate
e del teatro gli hanno permesso
di approfondire lo studio dei comportamenti
nella società contemporanea, traendone
diversi spunti per elaborare uno
stile personale. Dai numerosi viaggi nei
paesi che predilige − in particolare Marocco,
Sud America, Francia e Italia − deriva
alcuni soggetti dei suoi dipinti, come
le scene di vita urbana, dove presta attenzione
soprattutto ai luoghi di aggregazione
delle persone: mercatini con le
bancarelle colorate, bar, piazze e viali.
L'artista cattura questi momenti di vita
sociale nelle città per trasmettere ottimismo
e gioia. Le persone ritratte, infatti,
sono felici: passanti che guardano le vetrine
e fanno acquisti, amici che si ritrovano
al bar per uno spuntino, turisti sulle
gondole nel Canal Grande di Venezia. Le
Tapas Bar 8 (2017), olio su tela, cm 100x80
Marrakesh Souk 2 (2016), olio su tela, cm 127x102
sue opere sono come un album di viaggio
in cui l’artista racconta la bellezza di
far parte di un mondo pieno di differen-
ze culturali che sono la nostra ricchezza.
Rappresentando tutto ciò che favorisce
la coesione umana, Ferrell dimostra che
la vita nelle città può renderci felici, basta
catturare le cose belle che ci circondano
e interagire con l'ambiente circostante in
maniera positiva, come fa l'artista usando
colori puri e chiari che trasmettono il
suo amore e la sua gratitudine per la vita.
Molto bella la serie dedicata a Venezia,
in cui è riuscito a cogliere la particolare
atmosfera della città lagunare: maestosi
palazzi si rispecchiano nelle acque
del Canal Grande, dove navigano solitari
gondolieri immersi nella nebbia. Dopo
le mostre in Inghilterra e in Spagna,
nel 2020 ha esposto a Parigi e nel mese
di maggio prenderà parte agli eventi
Moovart a Firenze e Contemporanea a
Lisbona. Parteciperà, inoltre, alla mostra
dedicata a Tamara De Lempicka a Milano
e alla rassegna AqvArt a Venezia, a conferma
del suo speciale legame artistico
con l’Italia.
MICHAEL HENRY FERRELL
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Musei nel
mondo
Gabriel Diana
Uno scultore “etrusco” in Corsica
di Fabrizio Borghini
Orbetellano di nascita, Gabriel
Diana rivendica le proprie
origini etrusche. Artista
nell’anima, è riuscito in breve tempo
a compiere un sorprendente percorso.
Le sue opere sottendono una forte
dimensione simbolica, riconosciuta
e apprezzata a livello internazionale.
Nel grande museo da lui fondato a Bastia
sono conservati i suoi primi lavori
accademici, gli innovativi quadri scolpiti,
i bronzetti e le opere monumentali
e qualche marmo di Carrara. Nel
2009, il presidente Ciampi lo ha insignito
del Cavalierato e, qualche anno
dopo, il ministro della Cultura francese
gli ha conferito la massima onorificenza
per un artista, le “Arts et Lettres”.
Alcune sue sculture fanno parte della
collezione di Stato di Kaliningrad per
suggellare il gemellaggio tra il Dian’Arte
Museum ed il museo dell’ambra
gialla nella città russa. Altre opere altre
di grandi dimensioni sono installate
nella corte centrale del Castello di
Der Don. I bronzi di Gabriel Diana sono
sparsi nel mondo. All’inizio le sue
fusioni (come le sue pitture) erano figurative
ma pochi anni dopo, a seguito
di una veloce evoluzione stilistica,
sono divenute “contemporanee”. Forti
di un’espressività autentica, i lavori
di Diana testimoniano un’audacia che
li rende accattivanti. E’ necessario girarci
intorno per apprezzare i delicati
volumi e i sorprendenti movimenti che
emergono dalla pesantezza del bronzo;
opere che nel tempo sono "cresciute"
diventando monumentali, a conferma
delle scelte espressive coraggiose
che l’artista ha fatto negli anni per
modellare le sue creazioni. Nell’omonimo
museo istituito dal maestro a Bastia
sono raccolti i tanti protagonisti di
un immaginario artistico carico di suggestioni
del passato e del presente. Un
vero e proprio Eden che racconta l’artista
e l’uomo Gabriel Diana, e quindi
L'uomo con la chitarra, bronzo
Coppia di innamorati, bronzo
12
GABRIEL DIANA
Donna inginocchiata, bronzo
I tre Joggers, bronzo
sia l’aspetto creativo quanto
l’esperienza manageriale
maturata come ingegnere
a Milano per un lungo periodo
della sua vita. L’arte
ha concesso all’uomo Diana
di prendersi una rivincita
sul proprio passato, iniziando
così una nuova e proficua
stagione dell’esistenza.
Il dinamismo che interiormente
lo anima si riflette
nelle sue creazioni in bronzo
che vincono la durezza
della materia per esprimere
energia e vitalità. La vita
passa inesorabilmente, ma
l’arte resta a testimonianza
di un percorso umano
e creativo che merita l’immortalità.
DIAN’Arte Museum
5992, Route des Marines
de Borgo
+33 (0)669240110
www.gabriel-diana.com
L'uomo che corre, bronzo
L'uovo di Leonardo da Vinci o il movimento
perpetuo, bronzo
GABRIEL DIANA
13
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A cura di
Antonio Pieri
Benessere e cura
della persona
Come preparare la pelle all’arrivo
della primavera
di Antonio Pieri
La primavera è alle porte, le basse
temperature degli ultimi mesi
stanno lasciando spazio ad
un’aria più mite e frizzante. Il graduale
aumento delle temperature, il polline e
una maggiore esposizione al sole renderanno
la pelle del viso più sensibile ed
è per questo che dobbiamo prepararla a
questo cambiamento per non farci cogliere
di sorpresa. Ma perché dobbiamo
rinnovare la pelle? Guardandoci allo
specchio la pelle del viso potrebbe sembrare
secca e disidratata. La disidratazione
è una conseguenza dell’inverno
trascorso con sbalzi di temperature
passando da ambienti caldi (come ufficio
o casa) ad ambienti esterni freddi.
La rimozione delle cellule morte è fondamentale
perché permette alla pelle di
ritrovare luminosità e di riattivare la microcircolazione.
Altra pratica fondamentale
è la pulizia profonda della pelle che
con l’inverno si è opacizzata per colpa
dell’inquinamento, del vento freddo
e della poca luce solare. E quindi: quali
prodotti utilizzare e come? Il mio consiglio
è sempre quello di utilizzare prodotti
naturali o biologici perché la maggior
parte dei prodotti in commercio contengono
agenti chimici che risolvono
il problema solamente a livello superficiale
e provocando a volte problemi di
sensibilizzazione cutanea.
Prima di andare ad applicare
qualsiasi crema idratante
sulla pelle dobbiamo
pulirla a fondo ed eliminare
le cellule morte. Quindi
i prodotti che non possono
mancare sono quelli
che svolgono un’azione
di pulizia profonda e di rigenerazione
epidermica e
cellulare come scrub, maschere
viso e creme idratanti.
Ma soprattutto in
che ordine usarli? Il primo
prodotto da utilizzare
è sicuramente lo scrub
viso, grazie al quale, rinnovando
le cellule della
nostra epidermide ed eliminando
quelle morte si
stimola la sintesi di collagene
ed elastina aiutando
così la pelle a far penetrare
le sostanze idratanti che andremo ad
applicare sul viso dopo aver effettuato
il trattamento scrub. Successivamente
consiglio di applicare sulla pelle liberata
dalle cellule morte, una maschera viso
ben imbevuta di tonico o acqua micellare
e tenerla dai 3 ai 5 minuti, magari
comodamente seduti in un angolo relax
della propria abitazione. Infine, ora che
la pelle è ricettiva al massimo, possiamo
applicare una crema idratante che
sarà in grado di penetrare a fondo, rendendo
così la pelle ben idratata e pronta
alle prime esposizioni solari.
“È primavera svegliatevi bambine…”,
cantava l'indimenticabile Narciso Parigi.
Antonio
Pieri
Nato a Firenze nel 1962, Antonio Pieri è amministratore delegato dell’azienda
il Forte srl e cofondatore di Idea Toscana, azienda produttrice di cosmetici
naturali per il benessere secondo la più alta tradizione manifatturiera toscana
che hanno come principio attivo principale l’olio extravergine di oliva toscano IGP
biologico. Esperto di cosmesi, profumeria ed erboristeria, svolge anche consulenze
di marketing per primarie aziende del settore. Molto legato al territorio toscano e
alle sue eccellenze, è somelier ufficale FISAR e assaggiatore di olio professionista.
Per info:
antoniopieri@primaspremitura.it
Antonio Pieri
LA PELLE A PRIMAVERA
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Mostre nel
mondo
Andrea Stella
L’imponente retrospettiva del compianto maestro
toscano al Palazzo Vladimirskij di San Pietroburgo
di Jacopo Chiostri / foto courtesy Selena Stella
Si realizza - purtroppo postumo - il
desiderio di Andrea Stella di esporre
la sua arte in uno dei musei più
belli al mondo, l’Hermitage di San Pietroburgo.
Una grande mostra retrospettiva
dell’artista pelaghese si terrà nel padiglione
Cultura e Scienza del Palazzo Reale
del Granduca Vladimirskij, nel grande
complesso dell’Hermitage, dal 20 marzo
al 12 aprile, con un titolo coerente con la
sua arte, complessa e ricca di “una fantasia
totalmente personale” (come detto
da Cristina Acidini): La leggenda dei dormienti.
Lo scorso anno il progetto dell’esposizione
era già in via di definizione,
poi con la sua scomparsa è toccato alla
figlia, Selena Stella, riallacciare i contatti
con l’Hermitage. La direttrice della sezione,
Irina Chmelnizkaja, è venuta appositamente
in Italia per vedere dal vivo le
opere di Stella nel nuovo atelier di Bagno
a Ripoli inaugurato lo scorso ottobre, ed
è stata lei a volere fortemente che il progetto
si concretizzasse. A quel punto è
iniziata la preparazione - articolata come
richiede un evento di questa portata - alla
quale ha dato un contributo sostanziale,
assieme alla figlia dell’artista, Alessandro
Sarti, già assessore alla Cultura del Comune
di Pontassieve e amico di Stella.
E sarà Sarti, curatore dell’esposizione, a
presentare la mostra il giorno dell’inaugurazione,
assieme all’altra curatrice,
la dottoressa Alla Georgieva,
mentre a patrocinare l’evento sono
la Regione Toscana, il Consolato
Italiano onorario di Mosca,
il Consolato generale italiano di
San Pietroburgo e i Comuni di
Bagno a Ripoli, Pontassieve e
Pelago, quest’ultimo rappresentato
personalmente dall’assessore
alla Cultura Deborah Tini. Ed
è così che questo grande compianto
artista, colui che Pier Francesco
Listri, in occasione della
bella mostra nella Sala delle Colonne
del Comune di Pontassieve
nel settembre del 2009, definì
“capostipite di un nuovo Rinascimento”,
avrà un’ulteriore pagina
personale nell’Olimpo di coloro
cui è stato affidato il compito di
essere ambasciatori di quella creatività
artistica che tuttora vede il
nostro paese come modello di riferimento.
Atelier Andrea Stella
Via Roma 535, Bagno a Ripoli
selenastella3@gmail.com
+39 339 3486520
Ritorno al tramonto, tecnica mista
A partire da sinistra, Alessandro Sarti curatore della mostra, Francesco Casini sindaco di Bagno a
Ripoli, Selena figlia di Andrea Stella con il marito Luca e Fulvia Giannotti moglie dell’artista
Sognando sotto le stelle, tecnica mista
ANDREA STELLA
17
Dimensione
Salute
A cura di
Stefano Grifoni
Frittura: un piacere del palato rischioso per la salute
di Stefano Grifoni
L’ostruzione dei vasi arteriosi
con conseguenti infarti e
ictus cerebrali è più frequente
in chi mangia cibi fritti rispetto a chi li
mangia di rado. Su 160.000 persone
monitorate per diversi anni, gli eventi
cardiaci sono stati 14 su mille in chi
mangiava fritti meno di una volta la
settimana, 19 su mille in chi li consumava
più di una volta la settimana fino
ad aumentare nelle persone che li
consumavano tutti i giorni. Inoltre la
frittura alle alte temperature comporta
la formazione di una sostanza cancerogena.
Occorre quindi friggere a più
basse temperature, quelle usate in casa
dalla nonna, e farlo con olio extravergine
di oliva che si mantiene stabile
alle alte temperature rispetto agli oli
di mais, soia e girasole. E le calorie?
Ogni 100 gr di pollo fritto si assumono
260 calorie, 340 con una porzione
di 200 gr di patatine fritte. La stessa
quantità di patatine in sacchetto contiene
540 kcal… Certo che sono così
golose! La vita è difficile e bisogna in
qualche modo consolarsi.
Piccole regole per gustare la frittura senza danni all’organismo
di Daniela Pronestì
Punti di fumo, temperatura,
acidi grassi: sono i valori che
andrebbero considerati per distinguere
una frittura “sana” da una rischiosa
per la salute. Questo vale sia
al ristorante, dove spesso per risparmiare
si usa olio alterato, sia a casa,
dove è facile andare incontro al rischio
di superare il punto di fumo con conseguente
ossidazione dell’olio. Come
evitare che questo accada? Ci sono diversi
cambiamenti fisico-chimici che
l’olio subisce durante la frittura, ovvero:
intensificazione del colore o imbrunimento;
aumento della viscosità e
della tendenza a formare schiuma; abbassamento
del punto di fumo. Quest’ultimo
coincide con la temperatura alla
quale un olio inizia spontaneamente a
ossidarsi a contatto con l’aria; per misurarlo
è necessario dotarsi di un termometro
da cucina. E’ buona regola non
friggere mai ad una temperatura inferiore
ai 160° e superiore ai 180° per evitare
che si sprigionino sostanze tossiche. Per
quanto riguarda invece la scelta dell’olio,
è importante che contenga una quota
maggiore di acidi grassi monoinsaturi,
come nel caso dell’olio di oliva. Altri importanti
accorgimenti da tener presenti
sono: friggere con una quantità di olio
adeguata per evitare che la temperatura
scenda fino a 150 gradi e gli alimenti
assorbano l’olio senza completare la
cottura; servirsi di una friggitrice elettrica
con un termostato che consenta
di controllare la temperatura; scartare
l’olio quando il colore inizia ad imbrunire
o se il liquido prende fuoco accidentalmente;
evitare il “flaming wok”,
vale a dire la “frittura infuocata” tipica
di alcuni ristoranti asiatici; non riutilizzare
l’olio. Poche regole, quindi, ma
necessarie per godersi la frittura senza
danni alla salute.
Stefano
Grifoni
Nato a Firenze nel 1954, Stefano Grifoni è direttore del reparto di Medicina e Chirurgia di Urgenza del Pronto
Soccorso dell’Ospedale di Careggi e sempre presso la stessa struttura è direttore del Centro di Riferimento Regionale
Toscano per la Diagnosi e la Terapia d’Urgenza della Malattia Tromboembolica Venosa. Ha condotto numerosi
studi nel campo della medicina interna, della cardiologia, della malattie del SNC e delle malattie respiratorie e
nell’ambito della medicina di urgenza. Membro del consiglio Nazionale della Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza,
è vice presidente dell’associazione per il soccorso di bambini con malattie oncologiche cerebrali Tutti per
Guglielmo e membro tecnico dell’associazione Amici del Pronto Soccorso con sede a Firenze. Ha pubblicato oltre 160
articoli su riviste nazionali e internazionali nel settore della medicina interna e della medicina di urgenza e numerosi testi
scientifici sullo stesso argomento. Da molti anni collabora con RAI TRE Regione Toscana nell’ambito di programmi
di medicina, con il quotidiano La Nazione e da tre anni tiene una trasmissione radiofonica quotidiana sulla salute.
18
FRITTURA
A cura di
Emanuela Muriana
Psicologia
oggi
Quando la delusione diventa depressione
di Emanuela Muriana
Nessuno può farti sentire infelice
se tu non glielo consenti,
diceva Franklin Delano Roosvelt.
La delusione, in effetti, è la prima
fonte d’infelicità. Tutti, prima o poi
nella vita, veniamo delusi dagli altri, e
questo dovrebbe insegnarci ad essere
un po’ più disillusi per non rischiare di
essere delusi. In alcune persone questa
esperienza sfocia in una patologia
depressiva tanto subdola quanto invadente
e persistente. Alcuni hanno ben
chiaro che “non dovrebbero prendersela”
per ciò che gli succede, ma non
si spiegano perché subiscano così pesantemente
il fatto. Altri, invece, sanno
che cos’è che li ha portati a stare
così male. In ambedue i casi, c’è quasi
sempre un “evento critico” vissuto
come impossibile da superare, ragione
per cui si arrendono. Arrendersi
può essere una soluzione di sana
flessibilità: l’etologia ne riporta esempi
nel mondo animale come meccanismo
di salvezza. Ma per le persone
che hanno sviluppato una depressione,
arrendersi non è un atto di difesa,
ma una rinuncia vera e propria. La
persona diventa allora vittima degli altri,
assume una posizione d’impotenza
che finisce per coincidere con uno
stile di vita. Tutto diventa insopportabile,
faticoso e soprattutto ingiusto.
L’attenzione al comportamento
altrui conferma
sempre la propria posizione
d’impotenza. Una
posizione di resa che spera
però in un atto riparatorio
da parte di chi li ha
danneggiati. Il loro tallone
di Achille è l’aver inconsapevolmente
creduto in
un’utopia positiva, nell’aver
pensato che a loro
certe cose non sarebbero
mai successe. Magari
avevano pensato alla possibilità
di subire un lutto
o di sviluppare una grave
malattia, ma non di poter
essere esclusi dalla corsa
per la carriera o di trovarsi
di fronte a un tradimento
sentimentale o di non poter
più contare su amicizie
sacre. Ed ecco l’effetto
sorpresa. La credenza
che prima dava sicurezza
ora ha creato impotenza.
Queste persone vivono il tradimento
delle proprie aspettative passivamente
fino a diventarne vittime, non
avendo mai pensato che la posizione
di tradito è sì dolorosa ma, se ribaltata
in un ruolo attivo, può diventare
una posizione di potere. Il tradito può
condannare l’altro in vari modi oppure
può perdonarlo, non solo per atto
di bontà o disillusa razionalità, ma anche
per aver superato il rischio di una
pericolosa visione ideale.
Emanuela
Muriana
Emanuela Muriana vive e lavora prevalentemente a Firenze. E’ responsabile
dello Studio di Psicoterapia Breve Strategica di Firenze, dove svolge
attività clinica e di consulenza. Specializzata al Centro di Terapia Strategica
di Arezzo diretto da Giorgio Nardone e al Mental Reasearch Institute di
Palo Alto CA (USA) con Paul Watzlawick. Ricercatore e Professore della Scuola
di Specializzazione quadriennale in Psicoterapia Breve Strategica (MIUR) dal
1994, insegna da anni ai master clinici in Italia e all’estero. E’ stata professore
alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Siena (2007-2012)
e Firenze (2004-20015). Ha pubblicato tre libri e numerosi articoli consultabili
sul sito www.terapiastrategica.fi.it
Studio di Terapia Breve Strategica
Viale Mazzini 16, Firenze
+ 39 055-242642 - 574344
Fax 055-580280
emanuela.muriana@virgilio.it
DELUSIONE E DEPRESSIONE
19
Spunti di critica
Fotografica
A cura di
Nicola Crisci e Maria Grazia Dainelli
Sebastião Salgado
Alla Fondazione Pistoia Musei, la mostra del fotoreporter
brasiliano sul tema delle migrazioni
di Maria Grazia Dainelli / foto Sebastião Salgado
Dall’8 febbraio al 14 giugno,
la Fondazione Pistoia Musei
ospita la mostra Exodus del
grande fotoreporter brasiliano Sebastião
Salgado. Per anni, Salgado ha
documentato le migrazioni di massa
descrivendo la condizione esistenziale
di milioni di uomini che hanno
spezzato i legami con le proprie radici
per ritrovare se stessi in altri luoghi.
Nonostante gran parte delle foto in
mostra siano degli anni Novanta, attualissime
sono le tematiche affrontate:
povertà, disastri naturali, violenza
e guerra che ancora oggi costringono
milioni di persone ad abbandonare
la propria terra. In alcuni casi, finiscono
in campi profughi che presto
si espandono fino a diventare piccole
città; oppure investono tutti i risparmi
e rischiano la propria vita per
inseguire il sogno di una mitica
terra promessa. Le foto di Salgado
raccontano la condizione di
profugo, l’istinto di sopravvivenza,
il dramma dell’esodo, i disordini
urbani, accordando insieme
paura, disperazione, dignità e
coraggio. I migranti e i profughi
di oggi sono senza dubbio il prodotto
di nuove crisi, ma il senso
di smarrimento e gli sprazzi
di speranza che vediamo sui loro
volti non sono poi molto diversi
da quelli documentati in queste
immagini. Siamo tutti colpiti dal
crescente divario tra ricchi e poveri,
dalla crescita demografica,
dalla distruzione dell’ambiente,
dal fanatismo sfruttato a fini politici.
Salgado cattura momenti
tragici, drammatici ed eroici, innalzando
l’esperienza del singolo
a valore universale.
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SEBASTIÃO SALGADO
Personaggi
A cura di
Maria Grazia Dainelli
Obbiettivo
Fotografia
Wolfgang Ludes
Gianluca Sasso presenta a Firenze il maestro della
fotografia beauty con 30 gigantografie in mostra nell’ex
convento della Chiesa di San Barnaba
di Maria Grazia Dainelli / Foto Wolfgang Ludes
Un artista che con il suo sguardo
visionario ha radicalmente
mutato il modo di intendere
la fotografia nel mondo del beauty. Stiamo
parlando di Wolfgang Ludes, ospite
di una grande mostra voluta a Firenze
da Gianluca Sasso, direttore creativo di
Academy F. «Sono felice di ospitare Wolfgang
nel mio spazio − ha dichiarato Sasso
−, per me è un maestro e un amico.
Molti anni fa era un mio cliente e adesso
ci ritroviamo in questa mostra che
Ludes con una delle gigantografie in mostra a Firenze
omaggia un artista dallo sguardo modernissimo».
I close up su occhi e labbra,
il colore liquido e molte altre innovazioni
sono segni distintivi di un fotografo
che ha rivoluzionato il modo di raccontare
make up e bellezza attraverso le immagini.
Ludes, che oggi è un rinomato
architetto e interior designer nel settore
del lusso, ha influenzato con le sue fotografie
il mondo della moda, introducendo
uno stile a cui molti altri suoi colleghi
in seguito si sono ispirati. Durante i sette
anni di lavoro per Chanel Beauty, ha
ritratto le donne più affascinanti del pianeta,
da Monica Bellucci a Isabella Ros-
sellini, interpretando il loro fascino con
un’esaltazione quasi pittorica dei dettagli.
La mostra, nell’ex convento rinascimentale
della Chiesa di San Barnaba, oggi sede
dell’International Studio Hair & Make
up e dell’Accademia Internazionale per
parrucchieri Academy F, si protrarrà fino
al Pitti Uomo del prossimo giugno.
FOTOGRAFIA PASSIONE PROFESSIONE IN NETWORK
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Via Ponte all'Asse 2/4 - 50019 Sesto F.no (Fi) - tel 0553454164
WOLFGANG LUDES
21
Dal teatro al
sipario
Namastè
Nata da un’idea dell’attore e capocomico fiorentino Beppe
Ghiglioni, la compagnia andrà in scena al Teatro Le Laudi
il 21 e 22 marzo con la commedia Il gatto in cantina
di Barbara Santoro / foto Luciana Zanchini
La compagnia teatrale Namastè
nasce molti anni fa dalla
passione di Beppe Ghiglioni,
attore e capocomico fiorentino scomparso
prematuramente nel 2006. Il nome
“Namastè” indica un gesto di saluto
molto diffuso nelle regioni dell’Asia ed
è stato scelto dalla compagnia in maniera
del tutto casuale, come sottolinea
il direttore artistico Michele Fabbri.
Beppe Ghiglioni ebbe il merito di elevare
il teatro fiorentino dalla secolare
e radicatissima tradizione vernacolare.
Già il grande Augusto Novelli, celebre
autore de L’acqua cheta e di molte
altre commedie popolari, aveva tentato
questa impresa, ma fu il Ghiglioni a
riuscirci affrontando generi nuovi come
la commedia musicale e l'operetta.
La purezza del linguaggio, il ricorso a
doppi sensi mai volgari, la musica concepita
non più solo come sottofondo,
le scenografie di qualità, un’attenta ricerca
dei costumi, il gioco delle luci e
la grande bravura degli interpreti caratterizzano
l’opera teatrale di Ghiglioni,
in cui lo spettatore è chiamato a vivere
in prima persona la commedia messa
in scena. Nel 2006, Michele Fabbri,
Sandra Morgantini e Fabio Cabras fondano
la compagnia Namastè, alla quale
poco dopo si aggiungono altri attori
di indubbia bravura provenienti dal teatro
amatoriale di qualità. E’ il caso di
Andrea Nardi, Rita Serafini, Valeria Vitti
e Laura Bozzi, senza dimenticare il
bravissimo Giovanni Nannini che ne
ha fatto parte fino alla sua dipartita avvenuta
nel 2011. Tra le commedie già
messe in scena dalla compagnia si ricordano:
Benvenuti in casa Gori di Ugo
Chiti e Alessandro Benvenuti; L'acqua
cheta, Pollo freddo, Gallina vecchia e
L’Ascensione di Augusto Novelli; Un
cappello di paglia di Firenze di Eugène
Labiche; L’Allegretto (per bene… ma
non troppo) e Arsenico e vecchi merletti
di Joseph Kesselring, entrambe
con le musiche di Marco Bucci; La
veglia sull’aia di Rita Serafini e Beppe
Giglioni; Firenze-Trespiano e…viceversa
di Emilio Caglieri; Il Castigamatti di
Giulio Svetoni; Giocondo Zappaterra di
Giulio Bucciolini; Il Gianni Schicchi di
Gildo Passini; Sorelle Materassi dal testo
di Aldo Palazzeschi. Il 21 e 22 marzo
prossimi, presso il Teatro Le Laudi a
Firenze, andrà in scena Il gatto in cantina
di Joseph Kesslring con l’adattamento
di Nando Vitali e le musiche di
Salvatore Allegra. Con ben 800 repliche,
questa commedia narra una storia
ambientata in una villa di campagna
sulle colline fiorentine intorno a metà
Ottocento, poco prima dell’unità d’Italia,
e vede coinvolti una serie di personaggi
in una trama frizzante, imbevuta
di atmosfere risorgimentali e con lieto
fine. Negli ultimi anni la compagnia si è
avvalsa della regia di Stefano Tamburini,
direttore artistico onorario, che ha
contribuito ad elevare ulteriormente il
livello degli spettacoli. Non meno importante
il contributo di Massimo Masieri,
direttore da oltre trent'anni del
Teatro Le Laudi, di cui cura la programmazione
mantenendo sempre alta la
qualità dell’offerta.
www.namasteteatro.com
www.teatrolelaudi.it
Due momenti della messa in scena de Il gatto in cantina: nella prima foto Andrea Nardi e Rita Serafini, nella seconda Fabio Cabras, Michele Fabbri,
Sandra Morgantini e Stefano Acciarino
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NAMASTÈ
SIGMA L2
LIGHTING AND INTERIOR DESIGN
Design Paolo Granchi 1972 – Restyling Granchi studio 2018
SIGMA L2 Paolo Granchi srl | Via Degli Olmi, 145 | 50019 Sesto Fiorentino (FI) - ITALY
Ph +39 055 4207107 | info@sigmal2.it | www.sigmal2.it
Firenze
Mostre
In mostra alla Fondazione Kennedy 120 disegni per
raccontare con gli occhi dei bambini la grande tradizione
cinese a 70 anni dalla proclamazione della Repubblica
di Fabrizio Borghini / foto Tiantian Jia
Ci vuole una vita per imparare a
dipingere come un bambino, diceva
Picasso. Poter osservare la
realtà con lo sguardo dell’infanzia è un
privilegio, e i dipinti dei ragazzi cinesi di
Chong Qing ne sono una testimonianza.
Nella sala Kennedy della Fondazione Kennedy
in via Ghibellina 12 a Firenze sono
stati esposti per tre giorni − dal 28 al 30
gennaio − 120 disegni di bambini cinesi
dai 3 ai 14 anni, tutti provenienti dalla città
di Chong Qing. Prima di arrivare in Italia,
la mostra si è tenuta a Chongqing, a
partire dal 6 dicembre 2019, promossa
dal Dipartimento di Propaganda del Comitato
Comunale di Chongqing, dal Comitato
Comunale di Cultura e Turismo,
dalla Federazione Municipale dei Circoli
Letterari e d'Arte e dall'Accademia di Belle
Arti del Sichuan, con l’intento di avvicinare
i giovani al mondo dell’arte. La mostra
a Firenze, intitolata New world - star future,
è stata curata dal professor Antonio
Franz Farlese. Il progetto è stato organizzato
da Chongqing tongyuefang culture
media Co. Ltd, con il sostegno di Robert
Uno scorcio della mostra
Il giornalista Fabrizio Borghini intervista il curatore della mostra Antonio Franz Farlese
F. Kennedy human rights, Fondazione Romualdo
del Bianco, Cinaitalia cinematografica
e televisiva; è inoltre inserito nella
prima edizione di Chong Qing China e nella
seconda edizione di Florence Italy, manifestazioni
che celebrano i 50 anni di
amicizia tra Italia e Cina. «Nei centoventi
disegni esposti – ha detto Chen Xuantongyue,
responsabile oranizzativo di Cinaitalia
cinematografica e televisiva, con sede
a Perugia e Chongqin, che negli ultimi anni
ha pianificato ed organizzato esposizioni
ad alto contenuto artistico in Italia − si
può scoprire il caleidoscopio di colori, temi
e stili scelti dai ragazzi per raccontare
la Cina al pubblico fiorentino. Tra le
icone italiane più ammirate e conosciute
dai piccoli di Chong Qing c’è sicuramente
la Torre di Pisa, ma anche Michelangelo
e la pizza. Anche in Cina, nei disegni,
gli occhi sono rotondi». «I manga hanno
sicuramente influenzato la cultura internazionale
– ha sottolineato il curatore
–, ma ricordiamoci che tutti i bambini disegnano
le persone nello stesso modo,
nessun bambino pensa a disegnare un
cinese o un italiano in maniera differente».
Alla delicatezza degli inchiostri e degli
ideogrammi tradizionali si alterna l’energia
psichedelica dei colori vividi delle città
supertecnologiche, attraversate da neon e
sopraelevate. Gli animali tipici e totemici
della Cina sono stati disegnati con grande
attenzione di particolari e spesso con i costumi
tipici delle feste tradizionali. Scimmie,
panda, aironi e dragoni popolano
universi colorati dalla fantasia dei bambini,
manifesto di quella spontaneità che solo
l’infanzia può esprimere.
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FONDAZIONE KENNEDY
I libri del
Mese
Gianna Pinotti
Presentato alla Casa di Dante il nuovo libro dell'artista e saggista
mantovana sulla chiesa di San Celestino I a Pietole, culla di Virgilio
di Fabrizio Borghini / foto courtesy Gianna Pinotti
Presso la Società delle Belle Arti
“Casa di Dante” è stata presentato
lo scorso febbraio l’ultimo libro
di Gianna Pinotti dal titolo La chiesa
di San Celestino I a Pietole culla di Virgilio.
Vicende di un Tempio tra storia etrusca,
medioevo, neoclassicismo ed età contemporanea
(Sometti, 2019). La Pinotti,
artista e storico dell’arte, è nota al grande
pubblico per il suo impegno culturale
in ambito pittorico e saggistico, in particolare
nel campo degli studi virgiliani e michelangioleschi,
anche attributivi (Cupido
dormiente e Crocifisso di Santo Spirito).
Ha introdotto l’incontro Franco Margari,
presidente della Società delle Belle Arti
“Casa di Dante”, a cui è seguito l’intervento
di Silvia Ranzi, critico d’arte e studiosa
del percorso artistico e letterario che l’autrice
virgiliana ha compiuto nel corso degli
anni; quest’ultima ha illustrato i principali
contenuti scientifici della pubblicazione
con particolare attenzione ai collegamenti
con la storia toscana e con i testi di Dante
e Boccaccio volti a documentare l’importanza
di Pietole, culla di Virgilio, e delle sue
tradizioni sacre legate al paesaggio e collegate
alle vicende dell’infanzia del sommo
poeta. Il libro disserta infatti della chiesa
intitolata a San Celestino I papa situata
a Pietole, o meglio delle due chiese, la
più antica fondata nel secolo XI nell’anti-
Gianna Pinotti alla Casa di Dante in occasione della presentazione del proprio libro
ca Andes (Pietole “Vecchio”) sulle rive del
Mincio e abbattuta ad inizio Ottocento per
ordine napoleonico; e la chiesa moderna
costruita nel 1833 a Pietole “Nuovo”, due
chilometri più in là dall’argine, dall’architetto
neoclassico Giovanni Battista Vergani,
salvata dalle ingiurie del tempo negli
anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.
Con la presentazione di inediti documenti
d’archivio e di nuove proposte
attributive relative a tre sopravvivenze della
chiesa canossiana, la Pinotti rintraccia
un terzo tempio di muri immateriali, ossia
quel templum etrusco di cui Virgilio verseggerebbe
nell’intento di trasfigurare la
campagna natia come luogo eletto a sede
augurale. Un’analisi di assoluta novità,
rivolta sia ai versi virgiliani sia alle vicende
relative ai due edifici cristiani, e soprattutto
a un territorio che fu parte del feudo
dei Canossa, signori di Toscana. Un’indagine
che individua il filo di una continuità
dalla storia etrusca alla storia cristiana, e
dalla tradizione virgiliana all’epoca moderna
e contemporanea. Tra i temi cruciali affrontati
nel libro, che hanno destato vivo
interesse nel pubblico, segnaliamo l’analisi
della poco nota ascendenza etrusca di
Virgilio e il suo collegamento, nelle vesti di
“profeta di Cristo”, con Matilde di Canossa
e la pieve cristiana; la tradizione medievale
originata da Dante, che scelse Virgilio
come guida nella propria Commedia, e
quella neoclassica dove la chiesa tempio
a croce greca assume un ruolo centrale in
relazione ai monumenti del territorio; l’importanza
di papa Celestino I, patrono di
Mantova ancor prima di sant’Anselmo da
Lucca. Il libro è dedicato alla memoria del
padre dell’autrice, recentemente scomparso,
Michele Pinotti, per l’intensa e disinteressata
attività da lui svolta in favore
delle opere parrocchiali e del tempio di
Pietole. La pubblicazione, con introduzione
di monsignor Roberto Brunelli, storico
dell’arte e direttore del Museo Diocesano
“Francesco Gonzaga” di Mantova, è stata
patrocinata dal Comune di Borgo Virgilio e
dal Centre Culturel Italien di Parigi.
GIANNA PINOTTI
25
Mauro
Scardigli
L’unico artista che usa la tecnica mista
su plexiglass con mani e coltello
Senza
parole
www.scardiglimauro.it
scardiglim@scardiglimauro.it
Foto @STUDIO – Livorno
SENZA PAROLE
Lucido 410 (2020), tecnica mista su
plexiglass, cm 50x50
Lucido 414 (2020), tecnica mista su
plexiglass, cm 50x50
Lucido 383 (2019), tecnica mista su
plexiglass, cm 50x50
Firenze
Mostre
Rami Meir
Fino al 21 marzo alla Florence Art Deposit Gallery le
opere dell’artista israeliano dedicate al femminile
di Yuliya e Alesia Savitskaya
Il progetto di Yuliya e Alesia Savitskaya
intitolato Carattere della donna
e giunto quest’anno alla sesta
edizione, racconta la versatilità e la creatività
della natura femminile attraverso
l'arte. Tra i protagonisti dell’edizione
2020 il pittore Rami Meir, nato in Azerbaigian
e attualmente residente a Mosca.
Presidente dell'Unione artistica
degli Ebrei di montagna in Russia, è autore
di oltre 200 dipinti presenti in collezioni
private nel mondo. Il suo stile
oscilla tra realismo e simbolismo, con
l’elaborazione di una particolare tecnica,
definita 3D Tratti, che l'artista ha
elaborato a partire dalla propria esperienza
nell'ambito delle arti applicate
e dell'oreficeria. Nel suo lavoro è forte
l’influenza della cultura ebraica, soprattutto
nella serie intitolata Mountain
Jewish, per la quale ha utilizzato documenti
storici, vecchie cartoline e fotografie.
Ha studiato inoltre l’artigianato,
lo stile di vita e gli abiti nazionali degli
ebrei di montagna del Caucaso e della
Transcaucasia. La donna è l'eroina e la
principale ispirazione di Rami Meir, che
a questo proposito afferma:«Il principio
femminile è presente dovunque in
natura; la donna è la fonte primaria di
vita sul pianeta». Fascino e sensualità,
forza e debolezza sono aspetti del fem-
minile che Meir racconta nella sua pittura,
offrendo all’osservatore immagini
di bellezza e armonia. Per la prima volta,
dal 1° al 21 marzo, l’artista espone
in Italia alla Florence Art Deposit Gallery
(via Bufalini 17, Firenze) nell’ambito del
progetto Carattere della donna; a maggio,
la stessa mostra si sposterà a Mosca,
in collaborazione con le curatrici
del progetto Yuliya e Alesia Savitskaya
e l’agenzia Aurea Roma (Mosca) e con
il patrocinio della Camera di Commercio
italiana a Mosca.
www.ramimeir.com
Rami Meir (pagina Wikipedia)
Caucasian Beauties (2017), olio su tela, cm 57x80
Queen of Saba (2020), olio su tela, cm 70x100
RAMI MEIR
27
Mauro
Maris
www.mauromaris.it
mauromaris@yahoo.it
Ritratti
d’artista
Mauro Boninsegni
Coriandoli di colore nel nuovo ciclo di opere dell’artista toscano
di Jacopo Chiostri
Ormai archiviato il successo
ottenuto con la pluriennale
mostra itinerante dedicata
all’iconografia di Pinocchio, Mauro
Boninsegni, pittore di lungo corso,
ha aperto una nuova “via” nella quale
coltivare la propria creatività. La
tecnica scelta, collage realizzati con
coriandoli, è alquanto inusuale, ma
nella realizzazione e interpretazione
di quest’artista cionondimeno risulta
subito familiare. La produzione
di Bonsinsegni in questo campo già
mette assieme un discreto numero
di opere, ciascuna con una caratteristica
saliente, e comune, cioè
a dire la semplicità delle scene illustrate
e la maestria dell’artista nella
costruzione scenografica, che raggiunge,
sia dal punto di vista tecnico
che contenutistico, risultati eccellenti.
Boninsegni dimostra non solo di
essersi impadronito autorevolmente
di questa modalità espressiva, ma
soprattutto di averne compreso appieno
quella che ne è la filosofia: la
forza di raccontare una storia che risulti
d’immediata lettura per l’osservatore.
Sono opere costruite con
Le opere pubblicate fanno parte del ciclo Attimi fuggenti, collage
di coriandoli, cm 35x45
essenzialità di forme, piani
e composizione, con chiari
e scuri accennati sebbene
efficaci, di forte impatto
visivo. Ciascuna sua composizione
è un racconto,
la cui comprensione è automatica,
quindi possiamo
concludere che l’obiettivo è
perfettamente coerente con
le premesse. Il collage, o
più propriamente detto alla
francese papier collés, è
sempre stato strumento tipico
delle avanguardie, dal
futurismo al cubismo analitico
di Picasso e Braque,
a certe opere dadaiste; gli
artisti che se ne sono serviti
hanno in genere inteso
ricomporre una diversa
sintesi della visione, quindi
un diversa rappresentazione
della realtà. Per le avanguardie,
anche inutile dirlo,
ha sempre rappresentato simbolicamente
un momento di “strappo” con
il proprio passato prossimo. Quanto
ai coriandoli, la loro storia è curiosa.
Sono due personaggi dell’Ottocento
a rivendicarne la creazione,
un milanese ed un triestino, mentre
il nome probabilmente risale a molto
prima, al nostro Rinascimento,
quando durante le feste
di carnevale si usava lanciare
confetti spesso ripieni
appunto di coriandolo. Sia
come sia, tornando a Mauro
Boninsegni, l’effetto che ottiene
con questi lavori ricorda
piuttosto il mosaico. Ed è
lecito concludere che il suo è
un lavoro di tipo calligrafico,
laddove, questi piccoli oggetti,
sapientemente e pazientemente
assemblati scrivono
storie ricche di pathos e così
ripropongono all’osservatore
l’animo curioso, oltreché attentamente
generoso, di questo
nostro artista.
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A cura di
Laura Belli
Speciale
Pistoia
Nessuno tocchi Marino
Pistoiesi in piazza contro lo spostamento delle opere
del maestro Marino Marini nel museo fiorentino
di Laura Belli
Marino Marini nel suo atelier
APistoia c’è un museo molto bello
dedicato alle opere di Marino
Marini, artista pistoiese di fama
internazionale. Il complesso museale si
sviluppa sui 4 piani di un antico edificio
molto suggestivo, il Palazzo del Tau.
Al suo interno contiene ben 183 opere
dell’artista, tra sculture, dipinti, disegni
e incisioni e ogni anno attira circa 10-12
mila visitatori. La città di Pistoia è molto
legata alla memoria di Marino Marini e al
museo che la custodisce; molti pistoiesi
infatti hanno cominciato da bambini ad
apprezzare l’arte proprio tramite l’intensa
e vivace attività dei laboratori didattici
che si svolgono al suo interno a diretto
contatto con le opere del maestro. Per
questo la reazione dei cittadini di fronte
alla possibilità che la raccolta venga trasferita
a Firenze, sede di un altro museo
dedicato all’artista, è stata forte e risoluta.
La vicenda è iniziata nel marzo 2019,
quando Paolo Pedrazzini, presidente
della Fondazione che gestisce il museo
di Pistoia, ha illustrato
il progetto della Fondazione
Marini San Pancrazio a capo
del museo fiorentino di
accorpare le opere del maestro
nel capoluogo toscano,
chiudendo quindi la sede
pistoiese. In quell’occasione
la Soprintendenza rilevò
che un tale ipotetico passaggio
sarebbe stato contrario
all’atto di donazione
delle opere del maestro alla
città di Pistoia da parte della
moglie di Marini. Nonostante
questo avvertimento
e il voto contrario del sindaco
di Pistoia, il consiglio di
amministrazione del museo ha votato a
favore dello spostamento e deciso di appellarsi
al TAR contro il vincolo voluto
dalla moglie di Marini nell’atto costitutivo
della Fondazione. Alla fine dello scorso
anno, è stata inoltre disposta dal Cda
ph. courtesy toscanamedianews.it
la sospensione delle attività didattiche
della Fondazione in attesa della decisione
del TAR. Il 2020 si è aperto con una
nuova grave decisione: il licenziamento
di due dei quattro dipendenti del museo
che il 3 febbraio, dopo 26 anni di attività,
hanno dovuto raccogliere le loro
cose e andarsene. Una lettera al
presidente Pedrazzini è stata inviata
da Gianfranco Simoncini
a nome della Regione dove
si fa presente la preoccupazione
dei sindacati e il contraccolpo
sull’indotto del museo, sulla
cooperativa che lo gestisce, sulle
attività didattiche e sull’enorme
danno arrecato all’immagine
culturale della città. Si chiede il
ritiro delle lettere di licenziamento
e una seria riconsiderazione di
tutta la vicenda. Nel frattempo si
è costituito un comitato dal nome
Nessuno tocchi Marino che
si adopererà affinché le opere del
maestro rimangano nella sua città
natale, disponibili all’ammirazione
di tutti, grandi e piccini,
come nel desiderio di Marino e
di Marina sua moglie.
MARINO MARINI
31
GALLERIA D’ARTE MENTANA FIRENZE
Presenta
Mostra personale dell’artista
Kikuko
Water lily, encausto a freddo, cm 41x53
Sono lieta di ospitare la personale di Kikuko, artista giapponese che seguo da anni
e di cui apprezzo soprattutto la grande sensibilità per il colore. Nelle sue opere
rivive la millenaria tradizione nipponica unita a suggestioni dell’arte europea, in un
connubio di eleganza formale e armonia cromatica.
Art director
Giovanna Laura Adreani
Opening Sabato 7 marzo 2020 ore 18.00
Orari 11- 13 / 16.30 - 19 domenica e lunedì mattina chiuso
La mostra sarà visitabile fino al 19 marzo 2020
GALLERIA D’ARTE MENTANA
Via della Mosca 5r - 50122 (FI)
+39.055.211984 - www.galleriamentana.it
galleriamentana@galleriamentana.it
Sito web: www.galleriamentana.it - Vendita online: www.galleriamentana.it/it/negozio
Facebook : www.facebook.com/galleriamentanafirenze
Eventi in
Toscana
Il mondo dello sport al Mandela Forum
di Firenze per dire “no” al razzismo
di Gaia Simonetti / foto Marco Borelli
Occhi lucidi fissi sulla coperta
ripiegata su se stessa nella
cella che riproduce a Firenze
quella di Robben Island in cui fu
imprigionato Nelson Mandela. Arriva
il vento ad accarezzare le emozioni
di una giornata che raggiunge il cuore.
Di ognuno. Ci sono persone con
le tempie colorate di grigio e bambini
che fanno domande su Mandela.
Schierati davanti alla cella, i capitani
delle squadre di calcio toscane di
C che, uniti come se fossero compagni
della stessa squadra, ribadiscono
il loro “no” al razzismo con una frase
di Mandela: lo sport ha il potere di
unire le persone come poco altro può.
Un pensiero che decine di atleti hanno
fatto proprio martedì 11 febbraio al
Mandela Forum di Firenze, nel 30° anniversario
della liberazione del premio
Nobel per la pace. La frase è stata letta
su tutti i campi della C come patrimonio
da condividere con i tifosi, perché
il calcio ha il potere di unire le generazioni.
La giornata dei valori dello sport
è stata anche l’occasione per premiare
Domenico, il giovane raccattapalle di
Bisceglie protagonista di un gesto di
fair play nei confronti di Mady Abonckelet,
giocatore della squadra locale
sconfitto dopo una partita. Un gesto
immortalato dal fotografo Emmanuele
Mastrodonato e diventato virale. «Il
calcio della C − spiega Francesco Ghirelli,
presidente Lega Pro − è nel gesto
di un bambino con la casacca da
raccattapalle che, al termine della gara,
dopo una sconfitta, tende la mano
a un calciatore del Bisceglie seduto
a terra. Un’immagine che nella sua
semplicità, accoglie e diffonde il messaggio
del nostro calcio, che mette in
campo valori, fair play e ribadisce il
“no” al razzismo. Un grazie a Domenico
e Mady, insieme sono i messaggeri
di un mondo migliore». Al ricordo
di Mandela davanti al Memorial a lui
dedicato hanno partecipato anche il
prefetto di Firenze Laura Lega, la vicesindaca
del Comune di Firenze Cristina
Giachi, l’assessore allo Sport e
Politiche giovanili Cosimo Guccione, il
delegato arcivescovile per l’apostolato
dei laici monsignor Vasco Giuliani e il
dirigente della Fondazione CR Firenze
Sportivi, dirigenti e rappresentanti istituzionali al Mandela Forum di Firenze
Museo Franchi, Firenze: al centro, il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli con Domenico, il giovanissimo
raccattapalle premiato per il gesto contro il razzismo
Ugo Bargagli. La chiusura resta scolpita
nelle frasi del piccolo Domenico:
«Non ho fatto niente di speciale, ma
una cosa normale; il calcio è questo».
Parla con sicurezza e convinzione. Accarezza
il pallone, sorride incrociando
il sorriso di Mady e lo abbraccia.
MANDELA FORUM
33
Il super tifoso
Viola
A cura di
Lucia Petraroli
Rocco Commisso
Il patron viola al Palazzo del Pegaso per incontrare gli studenti delle
università americane a Firenze
Eugenio Giani, presidente del Consiglio Regionale della Toscana, gli ha consegnato
il Festina Lente, un riconoscimento ispirato al motto di Cosimo I de’ Medici
di Lucia Petraroli
Giani consegna a Commisso il Festina Lente (ph. courtesy Gonews.it)
Rocco Commisso è salito in cattedra
al Palazzo del Pegaso, una
delle sedi del Consiglio Regionale
della Toscana a Firenze. Lo scorso
12 febbraio, il patron viola ha tenuto
una lectio magistralis difronte ad una
folla di 150 studenti americani della
durata di circa 90’, come una partita
di calcio, dal titolo Rocco Commisso:
a business success story between the
American and Italia cultures. Accompagnato
dalla moglie e dal figlio Joseph, il
presidente ha raccontato con l’energia
di un fiume in piena la propria vita privata,
professionale e la nuova avventura
con la Fiorentina. Ha parlato soprattutto
della scalata al successo, partendo
dagli inizi, quando appena 12enne sbarcò
in America, fino poi a diventare un
imprenditore della Tv via cavo e dello
sport. Ai giovani universitari venuti per
ascoltarlo ha detto: «Il segreto del mio
successo? Lavorare sodo e un pizzico
di fortuna che non guasta mai». Non è
mancata la commozione quando ha ricordato
se stesso bambino a Marina
di Gioiosa Ionica, una parte importante
della sua vita. Americano d’adozio-
ne e italiano nel cuore, Commisso ha
scelto Firenze per omaggiare la penisola
che gli ha dato i natali. Agli Stati Uniti
deve invece la possibilità di essere diventato
un grande imprenditore: «Era
il 1970 quando, grazie al calcio, ottenni
una borsa di studio del 50% alla New
York University, ma il problema era che
non avevo l'altro 50%. Così il mio professore
di educazione fisica mi segnalò
alla Columbia che invece mi offrì la borsa
intera. Feci anche il provino per la
nazionale olimpica americana, ma arrivai
spompato e poi, diciamoci la verità,
34
ROCCO COMMISSO
giocavo come giocavano gli americani
allora, non ero un granché». Dopo un
passaggio nell'industria farmaceutica,
arriva il successo con Mediacom, quinta
azienda fornitrice di Tv via cavo negli
USA, 5 miliardi di patrimonio e 2 miliardi
di dollari di ricavo annuali. L’ultima stima
della rivista Forbes inserisce Commisso
fra i quattrocento americani più
ricchi, piazzandolo al 131° posto. Mediacom
gli permette dopo sessant’anni
di dare spazio alla grande passione
per il calcio mai dimenticata. Prima diventa
presidente e proprietario dei New
York Cosmos, poi, dopo aver tentato di
comprare il Milan di Yonghong Li, acquista
la Fiorentina dai Della Valle, una
trattativa iniziata nel 2016 e conclusasi
in una data storica per Firenze: il 6 giugno
2019. Ai tifosi il patron promette il
massimo impegno per riportare in alto
la squadra: «L'Italia è il paese dove sono
nato, ne sono innamorato così come
sono innamorato del calcio. Sono qui
per imparare. Ai tifosi prometto di fare
quello che ho sempre fatto, cioè lavorare
tanto. I soldi che ho investito non sono
di soci o investitori, sono soldi miei,
soldi di Rocco. Non posso permettermi
di vedere i frutti di questo investimento
tra 10 anni; per questo chiedo
la collaborazione delle istituzioni e della
politica». Durante l’incontro al Palazzo
del Pegaso, Commisso ha ricevuto
da Eugenio Giani, presidente del Consiglio
Regionale della Toscana, il riconoscimento
Festina Lente. «Cosimo I
de’ Medici, secondo duca di Firenze e
in seguito primo Granduca di Toscana
− ha spiegato Giani − associò il motto
‘festina lente’ al simbolo di una tartaruga
con la vela, facendone l’emblema
della sua flotta: la tartaruga, caratterizzata
dall’estrema lentezza, simboleggia
la prudenza, mentre la vela, che spinge
la nave gonfiata dal vento, simboleggia
l’azione. In altre parole un modo di agire
senza indugi, ma con prudenza. Nell’anno
di Cosimo I abbiamo pensato a questo
omaggio ad un uomo, come Rocco
Commisso, che incarna quel motto come
nessun altro. Un uomo che guarda
sempre avanti, ma con accortezza».
Rocco Commisso al Palazzo del Pegaso durante l'incontro con gli studenti americani a Firenze (ph. courtesy Viola Channel)
ROCCO COMMISSO
35
Storia delle
Religioni
A cura di
Stefano Marucci
Il mistero eucaristico nell’esperienza
di San Pio da Pietrelcina
di Valter Quagliarotti
Continua dal numero precedente
San Pio da Pietrelcina
Qual è lo scopo per cui Cristo ha
istituito l'eucaristia? Lo scopo
è realizzare la partecipazione
degli uomini al suo sacrificio, offerto
una volta per tutte sulla croce. Ed è
l’eucaristia che realizza la piena comunione
degli uomini con Gesù e con il
suo sacrificio.Come ha vissuto San Pio
il suo rapporto con l'eucaristia? Per
Padre Pio, l'eucaristia, sia nella forma
eminente della celebrazione della
santa messa come anche nell'adorazione
in chiesa davanti al Santissimo
Sacramento, era veramente e a tutti
gli effetti, il centro vitale della sua vita
sacerdotale e religiosa. E quanto fosse
importante l'eucaristia per la sua
anima lo si può dedurre anche da una
frase molto significativa: «Come potrei
vivere io, sì debole e fiacco, senza
di questo cibo eucaristico?» (Cfr.
Ep. II). Il suo pensiero, il suo sguardo,
il suo desiderio era sempre rivolto
a Gesù sacramentato, da cui non sapeva
distaccarsi senza soffrire, come se
fosse attratto da una potente calamita.
L'11 dicembre del 1916 scriveva ad alcune
figlie spirituali: «Voglia Iddio conservarvi
nelle vie del suo santo amore
[…]. Frequentate sempre la Comunione
quotidiana, disprezzando i dubbi che
sono irragionevoli e confidate nell'ubbidienza
cieca ed ilare». Padre Pio rese
presente, sensibile, visibile, il cuore
e l'amore di Gesù eucaristico in mezzo
alla moltitudine dei suoi figli spirituali
e dei fedeli di tutto il mondo che l'hanno
potuto vedere. Accanto a Gesù eucaristico
altro aspetto importante della
vita di Padre Pio resta certamente la
santa messa, la quale aveva il suo culmine
nella santa comunione con il corpo
e sangue di Cristo. In pratica, per il
santo padre cappuccino, la prima parte
della giornata era riservata alla preparazione
della santa messa, mentre la
seconda parte della giornata il santo
padre la riservava al ringraziamento. In
quest'ottica, è facile comprendere come
anche dagli altri, devoti, pellegrini
o semplici credenti, pretendesse altrettanto
rispetto e devozione per il santo
sacrificio celebrato sull'altare. Non era
raro che Padre Pio negasse l'assoluzione,
o addirittura cacciasse via in malo
modo dal confessionale il malcapitato
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penitente di turno, quando lo sentiva
dire che non era andato a messa la domenica.
Purtroppo, oggi, tanti cristiani
non vanno alla messa; anzi vivono tranquillamente
anche senza la domenica e
senza la messa. Ricordiamo l'affermazione
dei 49 martiri di Abitene (Tunisia)
che, nel 304 d.C., difronte ai loro persecutori
affermarono: «Senza la domenica
non possiamo vivere». La messa,
e soprattutto quella domenicale, non è
un semplice rito commemorativo, ma
un atto importante che ci separa dalle
nostre abituali occupazioni per radunarci
in assemblea, e vivere così in
modo gioioso e fraterno la nostra fede.
Ridicola è la risposta che tanti cristiani
affermano: «Io posso essere un
buon cristiano, anche senza andare a
messa la domenica». La nostra società
consumistica e materialista
ha finito per contagiare
anche la domenica, per cui
il “giorno del Signore” si è
ridotto nel giorno per fare
sport, per andare allo stadio,
per andare a caccia o a
pesca oppure per stare con
gli amici al bar. Nell'eucaristia
è Gesù che ci invita alla
sua mensa e che vuole stare
insieme a noi. Noi possiamo
essere miseri, poveri
e miserabili peccatori, indegni
di ricevere il corpo di
Cristo, pane vivificante che
risana e guarisce le nostre
infermità spirituali.
36
SAN PIO DA PIETRELCINA
A cura di
Maria Grazia Dainelli
Viaggi culturali con
Mugel Travel
Scozia
Antiche leggende e paesaggi mozzafiato per un viaggio indietro nel tempo
Testo e foto di Simome Sabatini
Hermitage Castle
Con un’estensione di poco più di
un quarto dell’Italia ed una popolazione
di meno 5,5 milioni di
abitanti, la Scozia è un mondo da scoprire
lentamente, con calma e con un
mezzo di trasporto capace di portarci
alla scoperta di laghi, brughiere, colline,
paesi e città. Dominato da castelli,
spesso immersi nella nebbia e nelle nuvole
basse, è un territorio che offre paesaggi
mozzafiato sempre cangianti: le
nuvole, in perpetuo movimento, si alternano
a momenti di sole splendente. Un
movimento continuo e mutevole capace
di accrescere ulteriormente il fascino di
queste terre che profumano di selvaggio,
natura e mistero. Il viaggio verso
nord non può che partire dalla capitale
Dunnottar Castle
Smailholm Tower
Edimburgo, bella, classica e romantica,
e da suoi dintorni dove le facciate e gli
interni delle chiese nascondono segreti
di massoni, templari, eroi, cavalieri,
angeli e demoni. E’ il caso della cappella
di Rosslyn − conosciuta per la prima
volta dal grande pubblico grazie al libro
Il Codice da Vinci di Dan Brown − al cui
interno si troverebbe celato in qualche
nascondiglio segreto nientemeno che il
Sacro Graal. Per vivere e capire la Scozia
dobbiamo farci catturare dai miti e
dalle leggende che permeano ogni luogo,
dobbiamo comprendere che le storie
legate ad ogni castello, ogni chiesa
ed ogni angolo dentro e fuori le città,
non sono solo superstizioni, ma il frutto
di una vita difficile in un ambiente
Edimburgo
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ostile, di una storia lunga e travagliata
dominata da scontri fra clan, battaglie
e guerre fratricide. Dobbiamo essere
pronti a chiudere gli occhi e farci accarezzare
dalle note di una lontana e misteriosa
cornamusa e dal lieve soffio di
aria che ci avvolge lungo le scale del castello,
consapevoli che non si tratta di
vento, ma dello spirito di qualche avo
ucciso nel suo maniero che ancora oggi
chiede di essere ascoltato
e aiutato a trovare
finalmente la pace eterna.
La storia della Scozia,
iniziata più di 5000
anni fa − come si evince
da Skara Brae nelle
Isole Orcadi, il villaggio
preistorico meglio conservato
di tutta l’Europa
settentrionale − è
oggi proiettata al futuro,
con città come Glasgow,
la più grande
della Scozia, ricca di
calore ed energia.
SCOZIA
37
Il cinema
a casa
A cura di
Lorenzo Borghini
Il racconto dei racconti
La forza archetipica della fiaba nel film di Matteo Garrone ispirato
all’omonimo capolavoro letterario di Giambattista Basile
di Lorenzo Borghini
Tre fiabe. Una regina (un'ottima
Salma Hayek) con lo sguardo
perso nel vuoto osserva i giullari
di corte impassibile. Non riesce a ridere,
i suoi occhi vedono soltanto il turbamento
del non potere avere figli. Due anziane
sorelle dall'aspetto piuttosto raccapricciante
riescono ad attirare le attenzioni
di un re lascivo (Vincent Cassel) grazie al
solo uso della voce apparentemente giovanile.
Un sovrano sempliciotto, sicuro
che nessun uomo sia in grado di risolvere
il quesito da lui ideato, mette in palio
la mano della figlia senza pensarci troppo.
Queste sono tre delle cinquanta fiabe
presenti nella raccolta Lo cunto de li cunti
del napoletano Giambattista Basile, edita
intorno al 1600, da cui Garrone attinge liberamente
per creare Il racconto dei racconti
- il suo ottavo film - in concorso a
Cannes 2015. Il gioco è l'elemento cardine
di questo film. Un gioco spensierato
che si tramuta lentamente in orrore. Nella
prima storia, la regina, annoiata e insoddisfatta,
manda il marito (John C. Reilly)
in cerca del cuore di un drago marino,
che se cucinato da una vergine, renderà
gravida qualsiasi donna riesca a mangiarlo.
Da qui nasce tutto, un'avventura
in pieno stile cavalleresco che s’intinge
subito di sangue e morte. Morte da cui
verrà la nascita del figlio morbosamente
desiderato. Nella seconda storia, il gioco
è ancor più presente. Tutta la vicenda
nasce per un equivoco, che si tramuta
subito in gioco delle parti. Il re, bramoso
di carne e sesso, accecato dalla lussuria,
inizia un tête-à-tête con due vecchie,
credendole una giovane fanciulla indifesa,
così timida da non volersi nemmeno
mostrare in pubblico. Nella terza
storia il gioco è onnipresente. Fin dall'inizio,
il re gioca con una pulce, la alleva
per ammazzare la noia. Un bel giorno la
pulce se ne va, e il re deve trovare qualcosa
che possa allietargli le giornate; per
questo decide di mettere in gioco la mano
della figlia. Le sue sicurezze si sgretolano
insieme alla verginità della figlia, che
viene data in sposa ad un orco dai modi
poco raffinati. Quindi un film sul gioco,
ma anche sul trasformismo, il trasformismo
della carne, che spesso diventa macerazione,
scorticamento necessario per
diventare parte di questo mondo, per calare
la maschera, che sia fatta di pelle o di
cera ha poca importanza. Il gioco e il trasformismo,
ma anche la bellezza, così ricercata
da apparire quasi un miraggio, un
incanto degno della magia di una fata. E
infine l'amore, che è una costante imprescindibile
della vita, sia quando è amo-
re per un figlio come nella prima storia,
sia quando è amore per se stessi, come
nella storia del re narciso schiavo del desiderio,
e infine, perfino quando diventa
amore per una pulce, come nella terza
storia. Garrone mette in scena un carnevale
umano spaventoso e fantastico, un
valzer degli addii che sembra destinato a
ripetersi all'infinito. La ciclicità dell'amore,
della nascita, della morte e delle aberrazioni
umane, ma anche del desiderio,
un desiderio incessante che ci fa desiderare
sempre ciò che non abbiamo.
38
IL RACCONTO DEI RACCONTI
A cura di
Doretta Boretti
Dal teatro al
sipario
Persio Flacco di Volterra
Intervista a Sandro Querci nuovo direttore artistico del
prestigioso teatro toscano
di Doretta Boretti
Da un ex teatro storico, il Teatrodante
Carlo Monni di Campi
Bisenzio (vedi precedente
numero di questa rivista), ad un teatro
storico a tutti gli effetti: il Persio Flacco
di Volterra. Il nome apparteneva a un
poeta nato a Volterra il 4 dicembre del
34 d.c.. Fu inaugurato nel 1820 su progetto
di un grande architetto dell’epoca,
Luigi Campani, e gode ancora della sua
antica bellezza nonostante i doverosi restauri
e la messa in sicurezza secondo
le norme vigenti. Incontro il neoeletto,
dall’Accademia dei Riuniti, direttore artistico
del teatro Persio Flacco di Volterra,
Sandro Querci.
Nipote, figlio d’arte, navigato attore,
regista, e adesso anche direttore artistico…
Sì, dopo tanti anni di carriera, quattro
generazioni nel mondo dell’arte, dalla
prosa al canto alla musica, direttore
artistico del teatro Persio Flacco. Sono
veramente onorato e dedico a questo
incarico tutte le mie energie.
Accettare questo ruolo ha comportato
delle rinunce?
All’inizio non è stato facile. Essendo
regista e attore, spesso in
tournée per alcuni spettacoli e produttore
di altri, accettare l’incarico
della direzione artistica, con la responsabilità
di migliaia di persone
che ci lavorano e di numerosissimi
spettatori, ha richiesto inevitabilmente
alcune rinunce. Ma questo è
il mio lavoro e lo amo tantissimo,
ecco perché ho rinunciato volentieri
ad alcune date dei miei spettacoli
per dedicarmi a questa nuova avventura.
Che ruolo svolge il direttore artistico
in un teatro? Anche lui deve
fare i conti con un budget ristretto?
Sì, qualunque direttore artistico deve
fare i conti con un budget ristretto.
Mi hanno dato una cifra e con quella
mi hanno detto di fare la stagione. Nei
Sandro Querci, nuovo direttore artistico del teatro volterrano
(ph. courtesy Sandro Querci)
trent’anni di carriera ho instaurato tante
conoscenze artistiche che mi hanno
permesso di avere artisti di “serie A”
a prezzi ragionevoli e quindi di fare un
cartellone di primissima fascia.
Il Persio Flacco è stato inaugurato
il 15 agosto del 1820,
quindi quest'anno compie
200 anni; sono stati già programmati
alcuni eventi e se
sì, i nostri lettori dove possono
trovare notizie a riguardo?
Il Teatro Persio Flacco di Volterra (ph. courtesy Volterratour.it)
La stagione dei festeggiamenti
è già iniziata. Il primo grande
evento è stato il Concerto
di Capodanno; altri appuntamenti
si terranno nel corso
dell’anno. Le notizie si possono
trovare sul sito del teatro e
sulla pagina Facebook (Teatro
Persio Flacco Volterra) sempre
aggiornata.
TEATRO PERSIO FLACCO DI VOLTERRA
39
Letterati stranieri in
Toscana
A cura di
Massimo De Francesco
Herman Melville
Lo scrittore americano divenuto celebre per il romanzo
Moby Dick viaggiò in Europa alla ricerca di ispirazione
di Massimo De Francesco
Herman Melville nasce l’1 agosto
del 1819 a New York. Con
la famiglia si trasferisce prima
al Greenwich Village e poi, in seguito al
fallimento finanziario del padre, nel villaggio
di Lansingburgh, lungo il fiume
Hudson. Abbandonati gli studi, il giovane
Herman, dopo qualche esperienza
di lavoro, s’imbarca come mozzo
su una nave con destinazione Liverpool,
in Inghilterra. Dopo un periodo
trascorso a Londra, torna in America
e pubblica Redburn: il suo primo viaggio,
suo romanzo di esordio. Imbarcatosi
nuovamente, questa volta sulla
baleniera Acushnet per viaggiare attraverso
il Pacifico, trascorre un periodo
nelle Isole Marchesi, trasferendosi
poi a Tahiti e alle Hawaii. Rientrato negli
Stati Uniti, inizia a pubblicare varie
opere, tra cui Typee (1846), Omoo
(1847) e Mardi (1849). L’avventura
marinaresca nel Pacifico, durata circa
diciotto mesi, potrebbe avergli ispirato
il suo più celebre capolavoro: Moby
Dick, pubblicato a Londra con il titolo
The Whale (La balena) e composto
tra il 1850 e il 1851. Nel 1846, durante
la sua permanenza nel Massachusetts,
conosce e sposa Elizabeth Shaw, figlia
del procuratore generale dello stesso
stato, con la quale si trasferisce a
New York. Le critiche del pubblico ai
suoi romanzi e la difficoltà a trova-
re degli editori, lo spingono a partire
per l’Europa nel 1856. Dopo una tappa
in Inghilterra e un viaggio in Terrasanta,
soggiorna a Firenze all’Hotel du
Nord, presso Palazzo Bartolini Salimbeni
di Piazza Santa Trinita. Al suo rientro
a New York, riesce ad ottenere
un posto come ispettore delle dogane,
ruolo che riveste per vent’anni, durante
i quali tenterà invano di raggiungere
il successo letterario. I suoi ultimi tre
anni di vita sono dedicati all’opera Billy
Budd Marinaio: Una narrazione dal di
dentro, pubblicato postumo nel 1924.
Muore il 28 settembre del 1891 dimenticato
da tutti; è sepolto al Woodlawn
Cemetery nel Bronx.
Joseph Oriel Eaton, Ritratto di Herman Melville (1870), olio su tela
Il frontespizio della prima edizione di Moby Dick
40
HERMAN MELVILLE
I libri del
Mese
Luce di candela
La forza della fragilità nel romanzo di Roberto Tamburri
di Erika Bresci
Vincitore Premio Firenze 2019, sezione narrativa edita
Luce di candela, vincitore del
Premio Firenze 2019 – sezione
narrativa edita, è un romanzo
intenso e pieno, capace di mettere a
nudo la psicologia umana, di seguirla
nelle sue pieghe più nascoste e di studiarne
la veste sociale, generazionale e
di genere dentro la quale essa sempre
si stringe. Siamo a Firenze, in anni particolari
sia per la città sia per il mondo intero.
Anni compresi tra il 1966 e il 1975.
E se all’alluvione che mise in ginocchio
la Città del Fiore sono dedicate pagine di
grande impatto emotivo, che fa rivivere
l’incalzare drammatico delle ore in cui
l’acqua lorda di fango e distruzione gradino
dopo gradino salì invadendo case,
negozi e chiese, minacciando i ponti e
ingoiando vite e progetti, non mancano
continui accenni ai grandi eventi storici
protagonisti di quegli anni di fermento,
dalla guerra in Vietnam, alla primavera
di Praga, al ’68 studentesco, fino alla
crisi del petrolio del 1973. A questo
brulichio di fatti esterni sembra fare da
controcanto mesto la vita di Laura, soprannominata
“candela” dagli amici di
un’adolescenza chiusa, introversa e tormentata
da incubi e paure, da quel suo
essere alta e filiforme, un bruco “che
non divenne farfalla. Semmai cavalletta”.
Laura si diploma ragioniera non
coltivando i suoi sogni ma seguendo le
necessità della famiglia, si innamora di
un amore che si rivelerà impossibile, incontra
amici con cui passerà momenti
belli ma circoscritti all’occasionalità
(“cinema, teatro, calcio, musica, politica,
diavolo e acqua santa: ce n’era per
tutti i gusti”), scopre il volontariato ma
ne rimane prigioniera per l’incapacità
di affermare i propri bisogni (“come
una barca si era semplicemente lasciata
trasportare dalla corrente, senza dare
un minimo colpo di remi”). Proprio come
una candela che consuma la sua luce
piano, dunque, Laura attende che la
sua fiamma venga alimentata dall’esterno,
accettando passivamente la propria
vita, incatenata a una sorta di autocombustione.
Finché un vento improvviso,
doloroso e violento arriva a scuotere
quella fiamma, divora la cera fino in fondo
per permetterle poi una metamorfosi
vera, niente più bruco, o cavalletta o
candela, padrona finalmente di prendersi
quella luce che aveva per troppi anni
solo immaginato, inseguito nei sogni
ad occhi aperti, tedofora adesso solo di
se stessa. Luce di candela è davvero il-
luminato da un riverbero interno che
fa scoprire la forza dentro la fragilità,
il bagliore che arriva a spezzare il buio
pensato impenetrabile. Una trama che
scorre lenta e chiara per gran parte del
romanzo, fino a tracimare nell’impeto
delle pagine finali e acquietarsi di nuovo,
raggiunta la meta, lo sbocco al mare
e con esso la consapevolezza chiara
di una vita da vivere appieno.
LUCE DI CANDELA
41
Programma del Festival
IN FONTE VERITAS 3
7 marzo
Flash mob Teatro per la pace sul
territorio di Bagno a Ripoli
18.30 - 20.30 / Master class di
Viktor Proskurjakov
Lavoro con il corpo e pantomima
APERTURA DEL FESTIVAL
21.30 / Farruscad e Cherestanì
tratto dalla fiaba teatrale
La donna serpente di Carlo Gozzi
regia di M.Di Costanzo
Compagnia Teatro Dell'Elce (Fiesole)
Club del teatrante discussioni dopo
lo spettacolo
8 marzo
18.00 / Prima Margherita
fantasmagoria non verbale tratta dal
romanzo Il Maestro e Margherita
di Michail Bulgakov
regia di V.Proskurjakov
Compagnia Teatro Grotesk (Surgut/
Russia) e Centro di Teatro Internazionale
(Firenze)
Club del teatrante discussioni dopo
lo spettacolo
21.00 / Festa della donna con il dj set
presso il Teatro La Fonte
9 marzo
18.30 - 20.30 / Master class del
professor Vladimir Filonov
Il dialogo è la base del teatro
21.30 / Cappuccetto Rosso
regia, drammaturgia e coreografia
di L.Gramegna
Compagina Teatro Zaches (Scandicci)
Club del teatrante discussioni dopo
lo spettacolo
10 marzo
18.30 - 20.30 / Master class di
Viktor Proskurjakov
Lavoro con il corpo e pantomima
21.30 / Decameron
tarantella appestata tratta dalle
novelle di Giovanni Boccaccio
regia di V.Filonov
Compagina Teatro studio “Maneken”
(Cheljabinsk/Russia)
Club del teatrante discussioni dopo
lo spettacolo
11 marzo
18.30 - 20.30 / Master class del
professor Vladimir Filonov
Il dialogo è la base del teatro
21.30 / Il sogno diventa realtà
monologo di clown di Didier Charuel
Una nascita di una nascita
monologo di clown di Karine Delabare
(Nantes/Francia)
Club del teatrante discussioni dopo
lo spettacolo
12 marzo
18.30 - 20.30 / Master class di
Didier Charuel e di Karine Delabare
La nascita di un clown
21.30 / Blue Moon
spettacolo di clown e burattini (o
marionette)
con Roberto di Lernia (Clown Rufino)
Produzione Trukitrek (Spagna)
Club del teatrante discussioni dopo
lo spettacolo
13 marzo
18.30 - 20.30 / Master class di
Didier Charuel e di Karine Delabare
Caratterizzazione di un clown
21.30 - Festa di chiusura del Festival
presso il Teatro La Fonte
Concerto di Mariachi el Magnifico de
Florencia (Messico e Italia)
Concerto dei partecipanti e premiazione
dei vincitori
L'ingresso a tutti gli eventi è
gratuito
Informazioni:
Teatro La Fonte,
Via Roma 368 / Bagno a Ripoli (FI)
www.centroteatro.it
infonteveritas@gmail.com
In Fonte Veritas
Centro Teatro
Ritratti
d’artista
Luciano Manara
L’inno alla vita del designer e artista fiorentino
di Doretta Boretti
Luciano Manara, un nome che
travalica gli anni e la storia, e
non è uno pseudonimo anche
se appare tale. Ho incontrato Luciano,
Fate questo in memoria di me, terracotta, plexiglass;
opera donata alla Fondazione Elisabetta e
Maria Chiara Casini
dopo essere stata da lui contattata telefonicamente,
quando mi consegnò
una sua opera dedicata alla Fondazione
di cui ero presidente. Da quel giorno,
un crescendo di eventi mi ha permesso
di conoscerlo più approfonditamente.
Disegnatore, ideatore di opere astratte,
oggetti, mobili, affermato musicista,
maestro d’arte e poeta di una parola
che non si scrive e non si pronuncia
ma che è trasmessa in tutto quello che
lui pensa o crea. A volte dissacrante,
altre volte polemico, autocritico, determinato,
esageratamente preciso e pulito
in tutto quello che la sua mente è
capace di produrre. Modernissimo e al
contempo molto classico, eclettico nel
senso più positivo del termine, onestamente
ambizioso nella consapevolezza
di essere un numero uno, ma anche
fragile e solo, con i suoi fantasmi, come
lo sono le persone geniali. Sono
trascorsi cinque anni da quando ci siamo
sentiti la prima volta, e ininterrottamente
lui ha continuato a pensare e
a creare nuove originali luci da tavo-
Luciano Manara
lo, da terra, mobili, sculture, in mille
e mille forme e colori, in un connubio
tra materia rigida che non si piega e
ceramica che con un niente si rompe.
Così adesso posso veramente affermare
che in tutte queste forme, Luciano
Manara trasmette religiosità, determinazione,
fragilità, ironia, dolore, ma
anche speranza e gioia in un’unica
poesia che non si spegne, in un continuum
senza fine, come un suo originalissimo
inno alla vita.
elischia@inwind.it
Progetto per il ponte Ecce Papillon, designer Luciano Manara, ingegnere Michelangelo Micheloni
LUCIANO MANARA
43
I libri del
Mese
Atrocità quotidiane e poco d’altro
L'uomo contemporaneo nei 78 racconti brevi di Elisabetta Collini
Il prossimo 22 marzo il libro verrà presentato dal giornalista Fabrizio Borghini a Villa Viviani
di Erika Bresci
Atrocità quotidiane e poco d’altro.
Titolo provocatorio e tagliente,
che pare da un lato
sminuire in quel gioco tra soggetto e
attributo l’orrore del male e, dall’altro,
sottolineare la perpetuità ossessiva di
quel dolore. Tesi e antitesi hegeliana
per arrivare alla sintesi che ciò che resta
è “poco d’altro”. E pare giocarsi
qui, in questo ossimoro, tutto il senso
della presenza dell’uomo contemporaneo
sulla Terra. Uomo che porta
in sé il peso di tutte le proprie assenze
e meschinità, che non si accorge che
l’intero universo, anche quello delle
piccole cose, sembra ricordargli e fare
eco alla pochezza e alla gravità delle
sue azioni. In questa bolgia dantesca
vivono uno accanto all’altro, senza
mai incontrarsi davvero, lacerti di carne
illuminati dalla penna di Collini in
flash e frammenti, colti più nelle azioni
che nel loro sentire (perché quasi
sempre manca). Spesso, nel bene
e nel male, sono proprio quelle azioni
che prendono il posto della volontà
e dell’esserci, la vita si risolve in vuote
dispute, in un “inutile parossismo”,
in “consolidate abitudini”, in “penose
prossimità” di coppia che tradiscono
le ragioni dell’esistenza e liquidano
in fretta anche la morte, come un fastidio,
o un inciampo, da cancellare in
fretta per riprendere l’ottundente cam-
Atrocità quotidiane e poco
d’altro è la prima raccolta
di racconti pubblicata da
Elisabetta Collini; in precedenza ha
scritto recensioni per monografie di
artisti e alcuni articoli per la mostra
del cinema di Venezia 2016. Proveniente
da studi classici, esordisce
come pittrice, successivamente inizia
il discepolato presso la scultrice
Amalia Ciardi Dupré esprimendosi
con la scultura in
terracotta e bronzo.
Ha esposto
in gallerie e spazi
pubblici con personali
e collettive.
Nel 2018 ha vinto
il Premio Internazionale
Stefano
Ussi per la sezione
Scultura.
Elisabetta Collini
mino della quotidianità.
L’Apocalisse raffigurata in
copertina, olio su tela della
stessa Collini, suggerisce
che non è più tempo
di aspettare, perché l’uomo
si è definitivamente
perso, disgregato, parcellizzato
nei propri egoismi
e insignificanti interessi.
Non resta che la resa dei
conti. Ma se nella prima
delle tre sezioni che compongono
la raccolta, la pesantezza
di questo insulso
arrabattarsi dell’uomo nel
magma informe dei giorni
arriva a prendere la gola e
soffocare – grazie anche
all’uso sapiente di un’aggettivazione
ricca e puntuale,
sempre pensata e
pesata con cura –, nella
seconda e, soprattutto,
nella terza sezione (quella
dedicata alle magagne
di una politica corrotta,
gretta e istupidita) il timbro si fa via
via più ironico, vira sul salace, si appoggia
sull’avvenuta consapevolezza
che “così è se vi pare”. Come se,
dopo la tempesta, l’onda desiderasse
ora placarsi, non rinunciando però a
continuare a battere e scavare la battigia.
Come una ferita aperta, che continua
a sanguinare. Atrocità quotidiane
e poco d’altro si compone di ben 78
racconti brevi, spesso racchiusi nello
spazio brevissimo di sole due pagine,
una sfida che testimonia una notevole
dimestichezza con la scrittura e la
parola, fatta di un labor limae
intelligente e attentissimo, in
cui significato e significante
aderiscono sempre in modo
perfetto, rimandano a giochi
interni e si intrecciano in trame
che assomigliano a tele dipinte.
La raccolta, segnalata al
Premio J. Prévert 2019, merita
davvero di essere presa in
mano e distillata piano, meditata
anche nel silenzio breve
che rintocca la pausa del volgere
la pagina.
44
ELISABETTA COLLINI
I libri del
Mese
Britta Heidi Cianferoni
Coco trova un tesoro: sette racconti dedicati alla meraviglia dell’infanzia
di Erika Bresci
Sette racconti coloratissimi, dedicati
ai più piccoli e al loro
mondo, fatto di avventura, scoperta,
incontri comuni e straordinari,
di coccole in famiglia e mondi sconosciuti,
di paura, talvolta, ma più spesso
di meravigliosi tesori da scoprire.
Le storie di Britta Heidi Cianferoni nascono
direttamente dagli occhi dei
bambini e sono capaci di coglierne le
strutture del pensiero e d’espressione,
dipanando gli episodi in frasi brevi,
concentrate spesso su un singolo
elemento che poi si espande a raggiera,
facendo toccare con mano quella
necessità di immediatezza e di concreto
che permea di sé il mondo dell’infanzia.
Coco, bimbo sveglio e curioso,
scorrazza per le pagine del libro portando
al seguito un fratellino – forse
più cauto ma altrettanto solare –,
la sorellina appena nata e un nugolo
di amici, coinvolgendo il piccolo lettore
nei giochi e nelle conquiste quotidiane
e nella condivisione di momenti
dell’anno particolari (come le vacanze
estive al mare). E così l’immaginarsi
pirati alla ricerca di un tesoro (che
sarà di buonissime caramelle), una
vacanza a sorpresa ai Caraibi o il giro
del mondo alla scoperta delle radici
cosmopolite della famiglia sono avvenimenti
che passano tutti sotto la voce
“avventura”, perché è proprio in
questo modo che l’occhio del bambino
li registra. Mondi fantastici e realtà
di ogni giorno danzano insieme la loro
voglia di meraviglia. Un plauso particolare
per l’autrice che in poche pagine
e grazie a disegni ricchi di vivaci
sfumature è riuscita a entrare in quel
mondo, farlo suo e riproporlo ai suoi
piccoli lettori. Forse anche perché lei
stessa mamma (e direi attenta) di tre
bimbi, presente anche nei racconti come
“personaggio”. Se è vero, infatti,
che la voce e lo spirito che tracciano
il cammino di queste brevi storie sono
quelli di Coco, non restano ai margini
né sono assenti mamma e papà, che
osservano e consigliano, qualche volta
consolano i nostri protagonisti alla
scoperta della vita. Perché la curiosità
dei bambini va stimolata e assecondata
nelle loro domande, un brutto mal
di gola si cura anche con un buon libro
letto dalla voce della mamma, e
le vacanze sono tali solo quando sia-
mo tutti insieme a condividerle. Una
lettura intelligente, che punta a far riscoprire
la bellezza dell’incontro, dei
rapporti umani, delle diversità come
momento di arricchimento, del quotidiano
da vivere con gioia. Un progetto
di vita in positivo, che dovrebbe coinvolgere
tutti, grandi e piccini.
BRITTA HEIDI CIANFERONI
45
Arte del
Vino
A cura di
Paolo Bini
Brunello: la nuova stagione di
un’eccellenza
Testo e foto di Paolo Bini
Chi non lo conosce non può
comprendere, chi non partecipa
difficilmente può immaginare:
si è aperta ufficialmente la stagione del
nuovo Brunello di Montalcino DOCG.
Sono stati quattro giorni densi di appuntamenti
ma che soprattutto hanno
registrato un’affluenza impressionante.
Nella giornata di venerdì 21 febbraio
la sola stampa internazionale ha di fatto
colmato gli spazi riservati nei bellissimi
chiostri del complesso di Sant’Agostino
per degustare in anteprima i nuovi
Brunello di tutte le aziende del Consorzio
prima della effettiva messa in commercio.
I grandi vini nascono soltanto
se le uve sono le più idonee per quel
determinato territorio, se le caratteristiche
pedoclimatiche favoriscono a priori
la loro crescita, se la mano dell’uomo
coltiva con estrema cura e preserva in
cantina la corretta maturazione dopo la
vinificazione e prima dell’imbottigliamento.
Ma potrebbe non bastare. Esiste,
infatti, una variabile che rende tutto
aleatorio ma, al tempo stesso, unico:
L'entrata al Complesso di Sant'Agostino
l’andamento stagionale, ovvero
le condizioni meteorologiche
che si verificano in
tutto quel periodo che copre
l’intero ciclo vegetativo della
vite arrivando poi fino alla
vendemmia delle uve. Il cielo
può quindi condizionare
l’eccellenza di un vino e, nel
bene o nel male, garantirne
l’unicità.
Il 2014 fu un anno difficile
per i vignaioli di Montalcino
a causa di un’estate fresca e
troppo piovosa, i nuovi prodotti
presentati in anteprima
lo scorso anno risultarono
più snelli, meno avvolgenti
e in pochi quest’anno hanno
deciso di presentare “en
primeur” i pregiati vini Riserva
che, per legge, devono
uscire sul mercato almeno 6 anni dopo
la vendemmia. L’annata 2015 ha invece
restituito quanto tolto, regalando
un perfetto andamento stagionale che
inevitabilmente per tutte le aziende si è
tramutato in ottimi vini dall’ampio bouquet
aromatico e un gusto fruttato
lungo, ricco e fruibile. In
questo momento sarebbe fantastico
abbinarli a preparati come
il cinghiale in salmì ma fra molti
anni li immaginiamo elegantissimi
su del pecorino toscano stagionato.
E’ stata principalmente
la festa del nuovo Brunello di
Montalcino DOCG ma ci sono
stati spazi per assaggiare in anteprima
anche il Rosso di Montalcino
DOC (ottimo per primi
piatti al ragù e secondi leggeri di
carne), Sant’Antimo DOC (perfetto
per l’abbinamento a manzo
e selvaggina), e il Moscadello di
Montalcino DOC (ideale per pasticceria
secca della tradizione).
Resta la certezza di un territorio
inimitabile e del suo vino che tutto
il mondo ci invidia.
46
BRUNELLO
A cura di
Paola Curradi
Percorsi
gourmet
Accademia del coccio
Fondata da Franco Tozzi a Lastra a Signa nel 2006, è un tempio
dei sapori antichi dove la passione per il cibo diventa cultura
Testo e foto di Paola Curradi
Nata nel 2006 dalla trasformazione
dell’antico Emporio casalinghi
(1856), l’Associazione
culturale della cucina ospita al suo interno
l’Accademia del coccio, fondata da
Franco Tozzi per raccogliere e riutilizzare
in cucina le stoviglie di coccio tipiche
di questa zona, con le quali riproporre
vecchie ricette locali ricercate nei libri
e nelle riviste della biblioteca dell’associazione,
quantificati in circa un migliaio.
Arrivo a Lastra a Signa e, lungo la
sponda dell’Arno, mi fermo davanti ad
una casa dalla cui terrazza pendono tre
bandiere. Mi viene ad aprire la famiglia
Tozzi: il padre Franco, la moglie Stefania
e la dolcissima figlia che collabora
con loro. Prima della
degustazione, Franco
mi parla della sua mania
(così la definisce)
di raccogliere cose vecchie
nei mercatini, delle
sue collezioni, tra le
quali quella di pentole
antiche di coccio, della
sua raccolta di libri
e riviste di cucina con
manoscritti e ricette del
1400, che si trovano in
ogni angolo del locale
e al piano superiore
nella stanza adibita
a biblioteca (mi viene di
paragonarla alla mia).
«Questo locale − spiega Franco − aperto
solo il venerdì e il sabato a cena, non è
un ristorante; ci sono 30 posti distribuiti
in tre tavoli intorno ai quali si riuniscono
le persone che, oltre a mangiare, vogliono
trascorrere e condividere con altri
momenti di convivialità e cultura culinaria.
E’ il luogo dove io e mia moglie
possiamo dare vita alla nostra passione
per il cibo e per la sua storia. Non serviamo
ai tavoli, ma a buffet seguendo
la stagionalità dei prodotti». Ci sediamo
a tavola. Arrivano gli antipasti: tortina
di ricotta di pecora dell’Abetone con liquirizia
della Calabria grattugiata; fichi
secchi della Calabria ripieni di aringa;
involtini di prosciutto toscano con burro
di bufala maremmana all’interno.
Franco mi racconta che
con la ricetta dei fichi secchi,
ideata da lui, ha vinto il primo
premio al concorso Benvenuto
fico secco del Comune di Carmignano
nel 2008. Comincio
gli assaggi: la tortina è delicatissima;
il piatto dei fichi invitante,
coreografico, equilibrato
nel suo contesto dolce-forte.
Non mi aspettavo di assaggiare
questa ghiottoneria, cosa dire:
Paola Curradi con la famiglia Tozzi dell'Accademia del coccio
una bontà infinita. Passiamo ai primi:
tagliatelle alla maremmana con pancetta,
salsiccia, fegatini di pollo e coniglio e
gherigli di noce; penne al coccio, ricetta
della cucina fiorentina; lasagne di spinaci
e gorgonzola. I sapori di questi tre
piatti li trovo decisi e corposi. I secondi:
trippa alla fiorentina; pollo alla cacciatora
con olive; lonza di maiale al latte.
Il tutto è molto delicato e cucinato bene
dalle sapienti mani di Stefania. Finiamo
con la grappa al pepe ideata da Franco:
buona, morbida e molto particolare.
I prodotti sono per la maggior parte
locali acquistati nelle botteghe del paese
oppure al mercato di Lastra. Il pane è
di grani antichi. Soddisfatta dell’ospitalità
e del buon cibo, esco da questo locale
ripensando alla libreria di casa mia.
Anch’io dunque possiedo un tesoro. Mi
allontano orgogliosa.
ACCADEMIA DEL COCCIO
47
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Arte e
critica
Arte oltre il tempo
Una riflessione dello scultore fiorentino Claudio Parigi
sull’evolversi della creatività nelle varie epoche
Testo e foto di Claudio Parigi
L'arte è sempre "nuova" quando
la "scopriamo" per la prima
volta. La pittura, in particolare,
è una finestra spalancata sullo spettacolo
del mondo: vedute, paesaggi,
scorci urbani, scene di vita quotidiana,
personaggi del passato e del presente.
A volte può sembrare che i dipinti
di una stessa epoca comunichino tra
loro, soprattutto quando gli autori hanno
condiviso il medesimo ambiente o
milieu culturale. Nel Corridoio Vasariano,
ad esempio, il ritratto di Ingres è
di fronte a quello di Delacroix e quello
di Rembrandt vicino a quello di Rubens.
La storia dell’arte recente è piena
di esempi di artisti figurativi che, ad un
certo punto della loro carriera, si sono
avvicinati all’astrazione in maniera
momentanea o definitiva. Nulla di strano,
perché la creatività è anche questo:
cambiare strada, cercare nuovi
spunti e ispirazioni, senza farsi però
influenzare dalle mode del tempo. Vale
per molte esperienze dell’arte contemporanea:
l'astrazione, ad esempio,
è un concetto troppo spesso abusato;
la Pop Art appartiene già al passato;
la Land Art per molti aspetti è ancora
da "scoprire"; le installazioni e la Mi-
nimal Art sono spesso elaborazioni fini
a se stesse. All’artista è concessa la libertà
di sperimentare nuovi linguaggi
e stilemi, se lo ritiene opportuno; l’importante
è tirare fuori sempre nuovi significati.
Ben vengano dunque le varie
forme espressive, perché l'arte non è
finita e non finirà; è un’esigenza insita
nell’essere umano da sempre, dai
graffiti nelle caverne alle avanguardie
e oltre, fino al presente. Ogni periodo
storico con il proprio linguaggio, per
indagare la natura umana, raccontare
gli aspetti sociali di un secolo e lasciare
al futuro ciò che è contemporaneo.
Claudio Parigi in una foto del 1979 con il dipinto intitolato L'uomo avventuroso e incerto scoprì il mondo
ARTE OLTRE IL TEMPO
49
Eventi in
Toscana
Il Club Ferraristi Toscani Sieci brinda in…Coppa
Fra i tanti eventi in calendario per il 2020 l’organizzazione della
storica cronoscalata della Consuma, con la partecipazione del
campione fiorentino Simone Faggioli
di Elisabetta Mereu / foto courtesy Club Ferraristi Sieci
Enio Turrini Presidente Ferraristi Toscani Club Sieci
Fermi ai box solo per le festività
natalizie, i Ferraristi Toscani
Club Sieci, uno dei più numerosi
d’Italia, dall’inizio dell’anno sono ripartiti
con il piede sull’acceleratore in
vista dell’intensa attività nell’organizzare
gli eventi in calendario nel 2020.
«Prima di tutto inaugureremo la nostra
nuova sede all’Indicatore − dice il presidente
Enio Turrini − che è anche la sede
del club per Firenze Ovest. Qui potremo
ospitare al meglio sia gli attuali 270 soci,
una cinquantina dei quali possessori
di Ferrari, sia tutti coloro che vorranno
tesserarsi quest’anno per partecipare
attivamente alle nostre prossime manifestazioni.
Il primo appuntamento in
auto per i nostri Ferraristi sarà il Raduno
di Primavera nel Chianti domenica
22 marzo, come apertura del nostro
anno di attività. Poi il 2° Memorial Cecchi
in ricordo del caro amico Roberto,
la selezione in Toscana per il concorso
di Miss Italia e tante iniziative di beneficenza
che ci vedranno coinvolti anche
quest’anno, come succede da quando
è nato il Club, 37 anni fa. In particolare
mi piace segnalare quello che
si svolgerà a Pracchia, sulla montagna
pistoiese, a favore dei bambini bielorussi
di Chernobyl. Ma l’evento clou di
questo nostro 2020 è senza dubbio la
55^ edizione della Coppa della Consuma,
nel 1° week end di ottobre, della
quale saremo organizzatori insieme al
Club Autostoriche Le Palaie e ACI Firenze».
Questa gara automobilistica
in salita è fra le più antiche e spettacolari
al mondo e, con i suoi 12 km e
mezzo, terza in Europa per lunghezza.
Partendo da Pontassieve, comune alle
porte di Firenze, le auto percorreranno
il tortuoso e suggestivo tracciato collinare
che si snoda fino al Passo della
Consuma, nel Casentino, a 1050
metri slm. «Colgo l’occasione − ha
proseguito Turrini − per comunicare
in anteprima ai vostri lettori che
da quest’anno la competizione sarà
anche intitolata 1° Trofeo Piero Frescobaldi,
in ricordo del grande pilota
fiorentino tragicamente morto nel
1964 in una gara sul circuito belga
di Spa-Francorchamps. Inoltre, la
Coppa della Consuma, nata nel 1901
Per info e tesseramenti:
+ 39 348/3324759
info@ferraristiclubsieci.it
Ferraristi Toscani Club Sieci
Alcuni esemplari di storiche Ferrari
50
COPPA DELLA CONSUMA 2020
e tradizionalmente rivolta alle vetture
storiche, da quest’anno sarà aperta
di nuovo alle auto moderne, pilotate
dai migliori fuoriclasse della categoria
italiani e stranieri che daranno spettacolo
al volante dei loro bolidi da 500
cavalli. Uno su tutti il fiorentino Simone
Faggioli, 40 anni, 13 volte campione
italiano e detentore di 11 titoli europei,
che a febbraio è stato premiato insieme
ai piloti del suo team per le vittorie
conseguite nel 2019 e nell’occasione
ha presentato la nuova livrea della
sua auto da corsa e del casco (notizie
e foto nella scheda ndr.). Siamo molto
orgogliosi di essere parte attiva
nel riportare in auge questa
bella competizione storica − ha
concluso Turrini − ed emozionati
all’idea di poterle dare nuovo
sprint dopo l’interruzione che
la gara ha avuto lo scorso anno.
Siamo certi che questo sarà un
appuntamento molto importante
non solo dal punto di vista sportivo,
ma anche per tutto l’indotto
che creerà, visto che, come
nelle precedenti edizioni, attirerà
migliaia di appassionati da ogni
parte d’Italia».
Uno dei raduni dei Ferraristi
Sarà il fiorentino Simone Faggioli
il pilota di punta nella Coppa
della Consuma 2020, la spettacolare
cronoscalata automobilistica
che torna in calendario dopo un anno
di pausa. E’ lui, infatti, il più grande
specialista mondiale delle corse in
salita e il pilota in attività più titolato.
Debutta a soli 22 anni con le sport
prototipo e, appena l’anno dopo, nel
Faggioli (a destra nella foto) con il suo team
2002, inizia a collezionare il primo dei
suoi 13 titoli di campione italiano, affiancati
agli 11 in ambito europeo, che
lo collocano tra i grandissimi delle corse
di tutti i tempi. Una serie di successi
culminati con le vittorie del 2019 che
sono state festeggiate lo scorso 21 febbraio
nel Simone Faggioli Day a Firenze,
nei locali della Fabbrica della Birra Pedavena.
Occasione per presentare con le
altre macchine del team
la sua vittoriosa Norma
M20 FC e il nuovo
casco Schuberth, disegnato
da Aldo Raveggi,
con i colori blu e giallo,
gli stessi che contraddistinguono
anche
la livrea della sua carrozzeria.
Premiati oltre
agli sponsor anche gli
altri piloti della squadra:
Alberto Dall’Oglio, Diego Degasperi,
Marco Capucci, Stefano Catalani e lo
svizzero Fabien Bouduban, arrivato dal
cielo col suo elicottero. Erano in 130
a brindare ai successi passati e futuri
del pluricampione toscano, oltre al
suo staff, al papà Mario e la moglie Beatrice,
tanti personaggi del mondo automobilistico
italiano e internazionale:
Norbert Santos, costruttore francese
delle sport prototipo Norma, Massimo
Ruffilli, vicepresidente nazionale
Aci, Alessandra Rosa, direttrice ACI Firenze,
Mario Mordini di Aci Promuove,
il 96enne Remo Cattini, storico direttore
di gara all’autodromo del Mugello,
Francesco Casini, sindaco di Bagno
a Ripoli e naturalmente l’amico e assiduo
fan Enio Turrini. Guido Schittone,
noto giornalista Mediaset e Sky del
settore Formula 1, ha condotto sul palco
la premiazione.
Con il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, e il
padre Mario Faggioli
Il casco per la prossima stagione di gare del campione
disegnato da Aldo Raveggi
Il campione al Simone Faggioli Day
COPPA DELLA CONSUMA 2020
51
Eccellenze toscane
in Cina
A cura di
Michele Taccetti
Antonio Ciulli e Figlio
Fondata a Firenze nel 1902, è un’eccellenza nel settore
dell’arredamento di lusso oggi lanciata sul mercato cinese
di Michele Taccetti
Nel 1902 viene fondato il Real
Madrid (uno dei club di calcio
più titolati della storia);
il primo cantante d'opera (Enrico Caruso)
incide la propria voce su grammofono;
Igor Stravinskij compone due
opere (la romanza per voce e pianoforte
Nube tempestosa e lo Scherzo per pianoforte);
viene pubblicato da Sir Arthur
Conan Doyle il celebre romanzo del ciclo
di Sherlock Holmes Il mastino dei
Baskerville; a Catania viene pubblicato
Il turno di Luigi Pirandello. Nello stesso
anno a Firenze nasce l’azienda Antonio
Ciulli, che, negli anni ’30, con l’ingresso
del figlio Renzo, muterà la propria ragione
sociale in quella di “Antonio Ciulli
e figlio” che conserva ancora oggi.
L’impresa nasce come bottega artigiana,
ma con il tempo diventa una fonderia
ed assume sempre più l’aspetto di
una piccola azienda industriale: nel periodo
del boom economico allarga la
propria capacità produttiva e aumenta
le vendite mentre, dagli anni ’80, accresce
la propria presenza a livello nazionale
e, dagli anni’90, quella internazionale
(soprattutto in Russia, che diviene un
mercato importantissimo, oltre che in
Medio Oriente): sono questi gli anni in
cui il mercato nazionale sembra orientarsi
su uno stile più moderno ed easy,
mentre i mercati emergenti apprezzano
lo stile classico ed il lusso, che ben
si abbinano alla loro storia ed alla loro
cultura. Negli anni 2000 segue il trend
dell’arredamento di lusso in generale,
cui si abbina un posizionamento deciso
verso una nicchia di mercato quasi
esclusivamente estera. Gli anni dell’isolamento
russo e del rallentamento del
mercato del Medio Oriente vedono inevitabilmente
un ridimensionamento dei
quantitativi prodotti ed un ritorno
ad una dimensione artigianale
di qualità, forse più
consona alla tradizione ed alla
struttura aziendale: i grossi
gruppi mondiali e la concorrenza
dei nuovi produttori
dei paesi emergenti sembrano
ridurre l’interesse nelle
grandi commesse dall’estero,
ma resta sempre vivo
l’interesse per il marchio storico,
la qualità, la flessibilità
della produzione e la capacità
di proporre nuovi articoli e
nuove soluzioni per l’arredo.
Il futuro richiede - come per
tutte le aziende del settore - un approccio
nuovo al mondo internazionale che
valorizzi la storia e la qualità, vale a di-
Antonio Ciulli e Figlio srl
Via Bibbiena 24 - 50142 FIRENZE
+39 0557322301 - fax +39 0557324501
www.ciulli.it
antonio@ciulli.it
ciulli@ciulli.it
52
ANTONIO CIULLI E FIGLIO
re i valori che hanno reso questa impresa
famosa nel mondo: decrescono i
grandi numeri ma, in contemporanea,
aumenta le collaborazioni con le realtà
produttive locali, viste non più come
concorrenti bensì come partner strategici
per penetrare nei relativi mercati.
L’obiettivo è entrare in contatto con
produttori qualificati che sappiano riconoscere
e apprezzare 120 anni di storia,
esperienza, presenza nazionale ed internazionale;
proprio in quest’ottica che la
“Antonio Ciulli e Figlio” si è rivolta al
mercato cinese cercando di mettere a
frutto e rilanciare tutto quello che è stato
fatto in questi numerosi anni di attività.
Anche se la visibilità dei marchi
italiani è stata finora riservata solo alle
ditte più grandi, l’arredamento è tuttora
il principale prodotto Made in Italy
presente in Cina e nei mesi scorsi sono
iniziati i primi contatti con gruppi cinesi
interessati a sviluppare la collaborazione,
per la quale l’interesse sarà ancora
più forte di prima non appena rientrata
l’emergenza per il coronavirus. Congratulazioni
alla ditta “Antonio Ciulli e Figlio”
per i suoi primi 118 anni di vita e
auguri perché i prossimi anni di attività
siano accompagnati dal giusto riconoscimento
che merita un’ azienda che
ha portato Firenze e l’artigianato fiorentino
nel mondo.
Michele
Taccetti
Laureato in Scienze Politiche con una tesi sugli scambi economici Italia/
Cina ed erede della propria famiglia operante con il grande paese asiatico
fin dal 1946, assiste da oltre vent’anni le aziende italiane interessate
ad aprire il mercato cinese in vari settori merceologici e, in particolare, alla promozione
del Made in Toscana in Cina. Svolge attività di formazione in materia di
marketing ed internazionalizzazione ed è stato consulente per il Ministero dello
Sviluppo Economico.
Per info:
michele.taccetti@china2000.it
China 2000 srl
@Michele Taccetti
taccetti_dr_michele
Michele Taccetti
ANTONIO CIULLI E FIGLIO
53
Movimento
Life Beyond Tourism
Travel To Dialogue
Tessile e moda internazionale a Firenze con il Movimento
Life Beyond Tourism Travel to Dialogue
Scoprire le espressioni culturali del territorio con Costume Colloquium
di Stefania Macrì / foto courtesy Movimento Life Beyond Tourism
In programma dall’11 al 15 novembre
2020 a Firenze la settima edizione
del Costume Colloquium che ha
come titolo Fashion and Dress in Space
and Place. Il Colloquium fin dal 2008 riunisce
a Firenze esperti internazionali,
professori, curatori di musei, restauratori
e professionisti di vari settori interessati
alle tematiche trattate di volta in
volta, che hanno come punto comune
l’abito e il tessuto nelle declinazioni passate,
presenti o future. Uno degli aspetti
peculiari di questa manifestazione è
quello di affiancare alle presentazioni e
alle discussioni in sala una serie di visite
esclusive appositamente pensate
e concordate per far conoscere ai partecipanti
luoghi insoliti e, spesso, non
aperti al pubblico nel cuore di Firenze.
Inoltre, particolare rilievo ha assunto
nelle varie edizioni la conoscenza e la
scoperta del territorio intorno a Firenze,
che normalmente non sarebbe oggetto
di visita ma che invece in questo
modo e nello spirito di Life Beyond Tourism
viene presentato come anima che
ha contribuito a rendere grande la nostra
città nel passato e meta di assoluto
interesse per un più lungo soggiorno.
Ecco infatti che, con il trascorrere degli
anni, sono state visitate diverse città toscane:
Pisa e San Giuliano Terme, Siena,
Prato, Castelfiorentino, Scarperia e
San Piero a Sieve, Stia, ognuna con i
Costume Colloquium IV - ICLAB
propri tesori nascosti, le
proprie espressioni culturali.
Questo concorre a fare
esperienza del viaggio
dei valori, quale momento
di scoperta culturale
per conoscere i luoghi
nel profondo grazie a
un’immersione nella conoscenza
delle espressioni
culturali che li
definiscono. In tal modo
i partecipanti al convegno
possono diventare
residenti temporanei di
Firenze e dei luoghi che il
Costume Colloquium propone.
Un chiaro esempio
di come l’etica promossa
da Life Beyond Tourism
viene realizzata attraverso
la partecipazione a un
convegno del Movimento
Life Beyond Tourism Travel
to Dialogue.
Costume Colloquium V - Palazzo Coppini
Costume Colloquium IV - Pucci Talent Garden
Costume Colloquium IV - area Showcase
La prima edizione del convegno si è
svolta dal 6 al 9 novembre 2008 ed è
stata un tributo a Janet Arnold, storica
del costume, designer, insegnante,
conservatrice e autrice che, con i suoi
studi, è riuscita a scoprire delle informazioni
di alto valore sugli abiti del passato.
Le sue pubblicazioni rimangono
una fonte di primaria ispirazione per i
designer di abiti di scena per il teatro, i
film e la televisione.
La seconda edizione Costume
Colloquium II:
Dress for Dance si è svolta
dal 4 al 7 novembre
2010 e ha visto la presenza
di rappresentanti provenienti
da oltre 25 paesi del
mondo. L’evento si è focalizzato
sugli aspetti interdisciplinari
dell’abito da
ballo e del costume, quali
modalità di espressione
della cultura umana da di-
54
MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM TRAVEL TO DIALOGUE
verse prospettive pratiche, storiche
e creative.
Costume Colloquium III (8 -11
novembre 2012), dedicato ai temi
Past Dress - Future Fashion,
ha analizzato il lavoro degli stilisti
e dei designer di oggi che guardano
al passato per trarre ispirazione
ma anche per ricercare temi
senza tempo sempre attuali.
Costume Colloquium V
Costume Colloquium V - Officina Profumo Farmaceutica di
Santa Maria Novella
Con Costume Colloquium IV il tema
principale è stato quello dei colori e si è
tenuto sempre a Firenze dal 20 al 23 novembre
2014. Colors in Fashion è stato
infatti la celebrazione del ruolo del colore
per la costruzione identitaria, ma anche
i significati della sua mancanza, del
colore sbiadito, di alcuni specifici colori
usati per le uniformi e l’utilizzo dei coloranti.
Nel 2016, l’analisi si è spostata sulle restrizioni
e gli eccessi nella moda con il
Costume Colloquium V: Restraint and
Excess in Fashion and Dress (17-20
novembre 2016). L’evento ha analizzato
le restrizioni e gli eccessi dal punto
di vista storico, geografico, psicologico
e sociologico, con uno sguardo alle
restrizioni che vengono imposte dal
dress code ma anche da una legislazione
suntuaria. Parallelamente alle restrizioni,
l’attenzione è stata focalizzata
anche sulle stravaganze nella moda e
sui molteplici significati che queste nascondono.
Scorrendo la cronologia del Costume
Colloquium si arriva al 2018, alla celebrazione
dei 10 anni di Costume Colloquium
e l’edizione numero 6 dedicata a
Textiles in Fashion - Creativity in Context,
che si è svolta dal 14 al 18 novembre
incentrando l’attenzione sulla fase
di creazione e produzione del tessile,
con uno sguardo alle aziende tessili e
a quelle fornitrici di materiali utili alla finalizzazione
degli abiti.
Con questo spirito di intraprendenza, il
Movimento Life Beyond Tourism Travel
to Dialogue sta organizzando la settima
edizione del convegno che porterà i partecipanti
a scoprire una Firenze inedita
e diversa.
Per conoscere il programma, i protagonisti
delle edizioni passate e di quelle
future, i temi e i luoghi visitare i siti
www.costume-textiles.com e www.lifebeyondtourism.org
Costume Colloquium VI - Lineapiù
Costume Colloquium VI - Stia
Costume Colloquium VI - Mazzanti Piume
Il Movimento Life Beyond Tourism Travel to Dialogue
Nasce e si sviluppa seguendo i princìpi di Life Beyond Tourism ® , ideati
dalla Fondazione Romualdo Del Bianco al fine di creare una rete internazionale
che promuova il Dialogo tra Culture a ogni livello coinvolgendo
le espressioni culturali dei luoghi (residenti, viaggiatori, istituzioni culturali,
pubbliche amministrazioni, aziende, artigiani e tutti coloro che rispondono alle
esigenze del mercato). Si tratta di una vera e propria nuova offerta commerciale
incentrata sull’agire etico.
Per info:
+ 39 055 284722
company@lifebeyondtourism.org
www.lifebeyondtourism.org
MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM TRAVEL TO DIALOGUE
55
L’avvocato
Risponde
La tutela dell’immagine del
David di Michelangelo
Il recente caso deciso dal Tribunale di Firenze
di Aldo Fittante
Lo sfruttamento illecito
dell'immagine del David di
Michelangelo, custodito alla
Galleria dell'Accademia di Firenze,
ha fruttato al Museo nello scorso
anno – come sottolineato dal direttore
della Galleria Cecilie Hollberg
nel corso di una recente intervista –
circa 50.000 euro di sanzioni. Tanto
hanno dovuto pagare coloro che
hanno usato la fotografia della celebre
scultura simbolo della Città di Firenze
senza le autorizzazioni imposte
dal copyright. Introiti che trovano il
loro fondamento giuridico nel principio
consacrato nella recente ordinanza
del Tribunale di Firenze del 25
ottobre 2017. Tale provvedimento ha
fatto molto scalpore nella misura in
cui si candida a costituire un precedente
davvero epocale rispetto all’enorme
patrimonio di beni culturali
italiani. Il provvedimento del Tribunale
di Firenze ha, in particolare, accolto
il ricorso del Ministero dei Beni
e delle Attività Culturali (per conto
della Galleria dell’Accademia) contro
un’agenzia di viaggi che ha usato
illegittimamente l’immagine del David
a fini pubblicitari e commerciali.
Nell’ordinanza in questione il Tribunale
di Firenze ha precisato: «L’art.
108 del Codice dei Beni Culturali riserva
all’autorità che ha in consegna
il bene culturale, il diritto di consentirne
la riproduzione, previa richiesta
di concessione e pagamento del
canone fissato dall’autorità medesima,
facendo libera la riproduzione
di opere solo se effettuata senza
scopo di lucro». Nel caso di specie,
ha sottolineato il Tribunale di Firenze,
non risulta né che sia stata richiesta
né che sia stata concessa a
detta agenzia la concessione prevista,
mentre risulta chiaramente che
la stessa “usa la figura ed il nome
del David per pubblicizzare la sua attività
commerciale; ne deriva come
ipotesi giuridica probabilmente fondata,
l’illiceità della condotta dell’agenzia,
ai sensi dell’art. 2043 del
codice civile”. Su questa base i giudici
fiorentini hanno concluso condannando
l’agenzia di viaggi che ha
fatto un uso abusivo ai fini commerciali
dell’immagine del David di Michelangelo
all’inibitoria assistita da
congrua penale per impedirne ogni
ulteriore utilizzo anche tramite il
proprio sito web e nel proprio materiale
pubblicitario, imponendo la
pubblicazione del provvedimento di
condanna su tre quotidiani e tre periodici
a diffusione nazionale a spese
della stessa agenzia, nonchè obbligando
quest’ultima a dare diffusione
della pronuncia anche nel proprio sito
internet. L’ordinanza sul David del
Tribunale fiorentino – come anticipato
– ha avuto una vasta eco anche a
livello internazionale tra gli operatori
del settore, poiché con essa per
la prima volta un bene culturale di
un museo statale è stato messo sotto
tutela consentendo di reagire nei
confronti di coloro che ne sfruttano
l'immagine a fini commerciali senza
le dovute autorizzazioni. Studiata anche
dai giuristi di altri paesi europei
con l’evidente intento di “importarne”
principi ed effetti, la pronuncia
del Tribunale di Firenze si è sin da
subito candidata a costituire un precedente
importante non solo per Firenze,
ma anche per l’Italia intera e
per l’Europa. Basti pensare a quanto
potrebbero guadagnare i musei
italiani incassando i proventi sanciti
dal diritto d’autore su magliet-
Aldo
Fittante
Avvocato in Firenze e Bruxelles, docente in Diritto della Proprietà Industriale
e ricercatore Università degli Studi di Firenze, già consulente
della “Commissione Parlamentare di Inchiesta sui Fenomeni della Contraffazione
e della Pirateria in Campo Commerciale” della Camera dei Deputati.
www.studiolegalefittante.it
56
DAVID DI MICHELANGELO
Il David di Michelangelo custodito presso la Galleria dell'Accademia a Firenze
te, poster, cartoline, statuette,
portachiavi, modellini, siti,
pubblicità e quant’altro implica
uno sfruttamento ai fini
pubblicitari e commerciali delle
immagini delle opere d’arte
italiane, una collezione che è
di gran lunga la più grande e
invidiata del mondo. All’epoca
la decisione del Tribunale
fiorentino sembrava, in effetti,
aver dato una forte scossa
al settore, e molti direttori
di musei ed accademie italiane
avevano manifestato l’intenzione
– appunto sulla scia
dell’ordinanza fiorentina – di
agire nei confronti di coloro
che, numerosissimi, sfruttano
parassitariamente l’immagine
di molti altri beni culturali
del nostro paese utilizzandola
ai fini commerciali senza
corrispondere i dovuti diritti
di copyright. Si era iniziato
a parlare, ad esempio, di intraprendere
una battaglia analoga
a quella portata avanti
dalla Galleria dell’Accademia
di Firenze anche per il Colosseo,
simbolo di Roma e – potremmo
ben dire – dell’Italia
intera. Non si ha notizia, tuttavia,
che l’iniziativa di tutelare
l’immagine dell’anfiteatro più
famoso al mondo abbia poi
avuto effettivo seguito, né che
siano state adottate iniziative
analoghe da parte di altri musei
o gallerie cui è demandata
la cura e valorizzazione delle
opere d’arte del nostro paese.
Un’occasione perduta – quella
cui ha recentemente aperto la
strada il Tribunale di Firenze –
per l’Anfiteatro Flavio così come
per gli altri innumerevoli
beni culturali italiani la cui
immagine potrebbe e dovrebbe
essere valorizzata e tutelata,
imponendo ai soggetti che
furbescamente ne fanno un
utilizzo abusivo il pagamento
di quanto dovuto in forza del
diritto d’autore.
DAVID DI MICHELANGELO
57
B&B Hotels
Italia
A Bologna con il B&B Hotels Road Trip
per weekend all’insegna dell’arte e della
buona cucina
di Francesca Vivaldi
Eccoci con un’altra tappa del
Road Trip firmato B&B Hotels.
Questa volta non ero da sola e
per il weekend più romantico dell’anno
ho scelto di stupire il mio fidanzato
portandolo nella città più golosa d’Italia:
Bologna. Le sorprese sono iniziate
appena messo piede in hotel, o meglio
nel B&B Hotel Bologna dove, approfittando
della super promo San Valentino,
ho prenotato una camera con tanto di
bottiglia di prosecco e cioccolatini Baci
Perugina inclusi! Che dire? Un’accoglienza
al bacio. Bologna, si sa, è
famosa soprattutto per la buona cucina,
ma nonostante ci fossimo ripromessi di
rimanere leggeri per goderci appieno il
cibo locale, la mattina seguente non abbiamo
potuto resistere davanti al ricco
buffet della colazione, che ci ha sicuramente
dato l’energia necessaria per
trascorrere l’intera giornata alla scoperta
del capoluogo emiliano. Tra tutte
le meraviglie artistiche e culturali di
questa città, voglio parlarvi di un’opera
che, a mio parere, meriterebbe molta
più fama: il Compianto del Cristo Morto
di Niccolò dell’Arca, custodito nella
Chiesa di Santa Maria della Vita. Sette
figure a grandezza naturale in terracotta
che lasciano lo spettatore completamente
attonito di fronte alla sofferenza
rappresentata in modo estremamente
realistico dall’espressività sconvolgente
dei volti delle statue. Ecco perché amo
viaggiare: scoprire sempre cose nuove
e rimanere sorpresa ogni volta. Se tutto
questo viene condiviso con una persona
amata poi, acquista ancora più valore.
ph. courtesy Lonely Planet
58
BOLOGNA
B&B Hotels
D
estinazioni, design, prezzo.
B&B Hotels unisce il calore e
l’attenzione di una gestione di
tipo familiare all’offerta tipica di una
grande catena d’alberghi. Un’ospitalità
di qualità a prezzi contenuti e competitivi,
senza fronzoli ma con una forte
attenzione ai servizi. 39 hotel in Italia.
Camere dal design moderno e funzionale
con bagno spazioso e soffione XL,
Wi-Fi in fibra fino a 200Mega, Smart TV
43”con canali Sky e satellitari di sport,
cinema e informazione gratuiti e Chromecast
integrata per condividere in
streaming contenuti audio e video proprio
come a casa. Vivi l’Italia come mai
avevi fatto prima. E’ questo il momento
di viaggiare.
hotelbb.com
BOLOGNA
59
Arte e
gusto
A cura di
Elena Maria Petrini
Bisteccatoscana
Storia, arte e cucina s’incontrano nel ristorante di Gerardo
Russo Krauss all’interno del Palazzo della Magona a Pistoia
di Elena Maria Petrini / Foto Maurizio Mattei e Luigi Di Meglio
Nella torre del palazzo medievale
della Magona a Pistoia, riscoperta
dopo il recente restauro
degli antichi magazzini per la vendita
dei prodotti finiti dell’omonima impresa
reale del ferro, nasce Bisteccatoscana,
un locale a tema con un format di
nuova concezione firmato e gestito da
Gerardo Russo Krauss insieme alla moglie
Cettina Camera e alla figlia Marta.
In questo palazzo, ceduto alla Magona
e protagonista nel 1784 del trasferimento
da Firenze a Pistoia dell’attività
siderurgica del Granducato di Toscana,
Gerardo Russo Krauss ha dato vita a un
perfetto connubio tra storia, arte e cucina.
Un locale accogliente e confortevole
dove il cliente può vedere, sugli schermi
distribuiti nelle varie sale del locale,
le immagini in diretta della cottura
della bistecca su brace di legno
di quercia. Oltre 160 etichette di
vino selezionate e tre carte di distillati,
come rum, gin e grappe
italiane, nostro orgoglio nazionale.
Molto spazio è dedicato anche
alla cultura, con mostre di fotografia
e pittura che allietano l’attesa,
come pure i libri messi a
disposizione dei clienti, in particolare
i romanzi brevi scritti dallo
stesso Gerardo Russo Krauss
per l’editore Iuppiter Group di Napoli:
La casa di Assos (2013), In
panchina (2016) e Password:
isola76 (2017). Un luogo dove è
possibile davvero nutrirsi d’arte
in tutte le sue sfaccettature.
ph. Luigi Di Meglio
Gerardo Russo Krauss con la moglie Cettina Camera (ph. Maurizio Mattei)
60
BISTECCATOSCANA
I libri del
Mese
A Palazzo Firenze, la presentazione
del romanzo storico Figli del Toro di
Nicola Mastronardi
di Elena Maria Petrini / foto Maurizio Mattei
L’epopea delle popolazioni italiche
dell’Appennino centro-meridionale
diventa protagonista di
un romanzo che riscopre un periodo storico
poco considerato per fare luce sulle
radici della nostra identità. S’intitola Figli
del Toro ed è il prequel di Viteliù. Il
nome della libertà, pubblicato nel 2012
da Nicola Mastronardi, giornalista, scrittore,
consulente e autore RAI. Il volume
è stato presentato a Roma nel prestigioso
Palazzo Firenze (rimaneggiato a metà
Cinquecento dall'architetto Bartolomeo
Ammannati), con l’intervento di Gianni
Letta, vice presidente della Società
Dante Alighieri che in questo palazzo ha
sede, di Stanislao de Marsanich, presi-
dente de I Parchi Letterari, e di Maurizio
Mastrangelo, fondatore di Flavour of
Italy Academy. Sono intervenuti inoltre:
Gianni di Cesare, sindaco di Anversa degli
Abruzzi, Mario Giannantonio, referente
culturale del Parco Letterario Gabriele
D’Annunzio, e Lorenzo Marcovecchio,
assessore del Comune di Agnone in rappresentanza
del sindaco. Il giornalista
Emilio Casalini ha moderato la presentazione
iniziata con la lettura, da parte della
professoressa Ida Di Ianni, di alcuni passi
del libro edito da Volturnia (Isernia). A
conclusione della serata, un aperitivo
con assaggi di prodotti tipici dell’Abruzzo
e del Molise, terre dei Marsi e dei Pentri,
protagonisti del romanzo.
Il vice presidente della Società Dante Alighieri di Roma Gianni Letta col moderatore Emilio Casalini (al centro) e l’autore Nicola Mastronardi
FIGLI DEL TORO
61
Itinerari in
Toscana
Certaldo
Patria di Boccaccio, custodisce diversi capolavori
dell’arte medievale ed è nota per la manifestazione
Mercantia dedicata al teatro di strada
di Serena Gelli
Certaldo è un piacevole borgo
medievale, a pochi passi da
Firenze e da Siena. Qui il turista
può visitare la casa dove il grande
scrittore e poeta Giovanni Boccaccio
trascorse gli ultimi anni della sua vita,
il Palazzo Pretorio, al tempo sede
dei Conti Alberti, che oggi ospita mostre
d'arte. All’interno si trovano, tra le
opere più importanti, alcuni dipinti di
Pier Francesco Fiorentino e reperti archeologici
etrusco-romani. Da visitare
anche la chiesa dei Santi Jacopo e Filippo
che conserva, oltre alla lastra tombale
del Boccaccio, anche l’urna della
Beata Giulia, patrona di Certaldo. Nella
chiesa di San Tommaso e Prospero
si trovano invece dei pregevoli affreschi
quattrocenteschi e il Tabernacolo
dei Giustiziati di Benozzo Gozzoli, dove
sostavano in preghiera i condanna-
Palazzo Pretorio
Il festival Mercantia a Certaldo (ph. Simona Fossi)
ti a morte. Degno di nota
anche il Museo del Chiodo
dove sono conservati
chiodi di ogni epoca e
foggia, utensili della civiltà
contadina e sculture
in legno; autore della
raccolta Giancarlo Masini,
storico falegname,
artista e cantastorie nella
cui bottega di Certaldo
Alto nacque il personaggio
“Beppe Chiodo”. Un
altro luogo da visitare è il
Museo dell'arte sacra che
custodisce un Cristo triumphans in legno,
databile al XIII secolo e considerato
una delle espressioni più mature
della scultura medievale italiana; vi si
trova, inoltre, una predella con le Storie
della Beata Giulia, opera commissionata
probabilmente nel 1486 per
celebrare il ritorno in città della sacre
reliquie della beata patrona. A Certaldo
Basso si trova la chiesa di San Tommaso
Apostolo ricca di numerose vetrate
policrome realizzate dalla ditta Bruschi
di Firenze su disegno del professor
Bruno Bramanti tra il
1937 e il 1945. Nella cappella
a destra dell’altare maggiore
si conserva un Crocifisso
risalente al XIV secolo, oggetto
di preghiera e di venerazione
da parte di Beata Giulia
Della Rena; custodito un tempo
nell’antica chiesa dei Santi
Tommaso e Prospero, fu trasferito
nella collocazione attuale
il 22 settembre del 1876
a seguito dell’autorizzazione
dell’arcivescovo di Firenze
Eugenio Cecconi. Una bella
occasione per visitare Certaldo
è durante la stagione estiva,
quando nel mese di luglio
il borgo alto si anima di artisti
provenienti da tutto il mondo
per la manifestazione Mercantia,
festival internazionale del
teatro di strada.
62
CERTALDO
GRAN CAFFÈ SAN MARCO
Un locale nuovo e poliedrico, con orari che coprono tutto l’arco della giornata.
Perfetto sia per un pranzo di lavoro che per una cena romantica o per qualche
ricorrenza importante
Piazza San Marco 11/R - 50121 Firenze
+ 3 9 0 5 5 2 1 5 8 3 3
www.grancaffesanmarco.it
Una banca coi piedi
per terra, la tua.
www.bancofiorentino.it