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Sjette

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Poco alla volta tutti entrano nel casolare sotto gli occhi schifati

di Rocco.

Pasqualino, fresco di rasatura, entrando finse di avere l’illuminazione:

ah, ma io m’ero dimenticato! Tu hai il canale per vedere

le partite di pallone!

Uà, e che fortuna, gli fece da spalla Antonio Solachianiello,

Sono quasi le tre, e tra un po’ comincia il Napoli!

Mentre si recitava questa insulsa scenetta, continuò inarrestabile

il flusso di gente che si riversava in casa. Gli ultimi indossavano

persino sciarpe azzurre e cappellini col disegno del ciuccio,

lo stemma della squadra; il vecchio Carminuccio per l’occasione

aveva portato la sua storica maglietta di Careca.

Senti Rocco, domandò qualcuno da dentro, non è che avresti

qualcosa da bere?

Bravo, sì, gli fece eco qualcun altro, ci vorrebbe un poco di

Falanghina!

Per me una birra, se posso scegliere, commentò un altro.

Ce l’hai il limoncello, domandò un ultimo.

Rocco era al limite dell’indignazione. Ma vittima del dovere

dell’ospitalità, gridò alla moglie: Maria! Prepara qualche caffè! E

si chiuse la porta alle spalle. Con tanta di quella forza da svegliare

di nuovo il vecchio Armando, che ringhiò un altro paio di vol -

te per sicurezza, probabilmente non aprendo nemmeno gli oc -

chi. Però non ci mise molto ad addormentarsi di nuovo, cullato

dai cantilenanti cori da stadio che venivano fuori dalle mura as -

sediate di casa Putecaro.

Perse due a uno in casa, il Napoli. Ma ancora oggi, in paese,

si racconta con commozione di quella festa; proprio in questi

giorni Saverio Stagnaro ha sorpreso il suo secondogenito – nove

anni – a sfogliare le pagine di un dizionario d’italiano che adopera

per fare i compiti. Quel dizionario è stato il pretesto per

raccontare al figlio di quella volta in cui Rocco Putecaro invitò

tutto il paese a vedere la partita a casa sua.

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