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Ottopagine Sport 02

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<strong>Ottopagine</strong><br />

Il Re<br />

di Coppa


Lunga<br />

notte<br />

di festa<br />

Una notte di festa.<br />

Senza limiti e distanze<br />

sociali. Napoli<br />

ha ritrovato la<br />

voglia di “abbracciarsi”<br />

per la conquista<br />

della sesta<br />

Coppa Italia della<br />

storia. Quando<br />

Milik ha beffato<br />

Buffon la città si è<br />

scatenata. Da Posillipo<br />

a piazza<br />

Garibaldi, dai<br />

Quartieri Spagnoli<br />

alla Sanità,<br />

la gente è scesa in<br />

strada con sciarpe<br />

e bandiere. Battere<br />

l'odiata Juventus è<br />

sempre bello, figurarsi<br />

per un titolo.<br />

Macchine,<br />

scooter, c'è stata<br />

una carovana che<br />

ha girato per le vie<br />

della city. Non<br />

sono mancati i<br />

fuochi d'artificio.<br />

Tenuti nascosti<br />

fino all'ultimo rigore.<br />

Tante le persone<br />

che hanno<br />

aspettato la squadra<br />

che tornasse in<br />

treno dalla Capitale.<br />

Applausi per<br />

tutti e festa fino al<br />

mattino.<br />

<strong>Sport</strong> Napoli


<strong>Sport</strong> Napoli<br />

Coppa<br />

Rinascita<br />

Contro la Juve dell’ex amico Sarri<br />

Gattuso firma il sesto successo e rilancia<br />

C’<br />

è lui dietro il trionfo del Napoli all'Olimpico.<br />

La sesta Coppa Italia della storia<br />

azzurra porta la firma di Gennaro Gattuso.<br />

Ha scalato la montagna il tecnico<br />

calabrese prima di arrivare al successo<br />

contro la Juventus nella finale del trofeo<br />

tricolore. Quando arrivò a dicembre sapeva<br />

che il suo compito sarebbe stato<br />

arduo. Ma da buon meridionale non si è<br />

mai arreso. Ricomporre i cocci lasciati da<br />

Ancelotti non era semplice. Il gruppo era<br />

sfaldato, deluso, arrabbiato per le multe<br />

comminate dal presidente De Laurentiis<br />

dopo l'ammutinamento. Una brutta<br />

gatta da pelare ma “Ringhio” se l'è voluta<br />

giocare la carta del grande club<br />

dopo l'esperienza con il “suo” Milan e si<br />

è portato a casa il primo trofeo della sua<br />

carriera da allenatore. Sfilandolo a quello<br />

che lui ritiene il maestro del bel calcio. A<br />

quel Maurizio Sarri che ancora non ha titoli<br />

in bacheca in Italia. Forse vincerà il<br />

di Salvatore Caiazza


<strong>Sport</strong> Napoli


campionato, o magari la Champions. Ma<br />

per il momento si è dovuto arrendere all'allievo.<br />

Che per due volte nella stessa<br />

stagione gli ha impartito lezioni di calcio.<br />

Sì perché anche in campionato al San<br />

Paolo non ci fu storia. Mercoledì sera,<br />

però, la posta in palio era alta. C'era da<br />

conquistare la Coppa Italia della rinascita.<br />

«Dio mi ha tolto qualcosa e mi ha<br />

dato altro nel calcio», ha detto Gattuso<br />

con le lacrime agli occhi riferendosi alla<br />

scomparsa della sorella Francesca. Questa<br />

morte ha ricompattato ancora di più<br />

il Napoli che si era prefissato l'obiettivo<br />

per ridare un po' di sorriso al proprio tecnico.<br />

E c'è riuscito. Il dolore rimane senza<br />

dubbio ma un attimo di gioia ci può<br />

stare.<br />

La forza di Rino è stata quella di dare un<br />

senso di appartenenza ai suoi ragazzi.<br />

Nessuno si sentiva più addosso l'azzurro<br />

Napoli. In tanti voleva scappare dopo<br />

l'ammutinamento. Speravano che finisse<br />

presto l'anno per cambiare aria. Partendo<br />

da Insigne ha cominciato a lavorare<br />

nella mente di ogni singolo<br />

calciatore. Ma è stato molto bravo anche<br />

dal punto di vista tattico. Ci ha messo un<br />

po' per rendere il 4-3-3 credibile ma appena<br />

si è iniziato a carburare si sono visti<br />

i risultati. E adesso? «Bisogna cominciare<br />

a credere di poter riconquistare la Champions»,<br />

ha ammesso Gattuso nella notte<br />

del trionfo all'Olimpico. Al momento il<br />

Napoli è già nella fase a gironi di Europa<br />

League e dovrà giocare la Supercoppa.<br />

Ma per il quarto posto c'è ancora tempo.


La conferma<br />

Un giorno<br />

due grandi<br />

emozioni<br />

Due grandi emozioni<br />

in un solo giorno.<br />

Dries Mertens ha vissuto<br />

un mercoledì<br />

unico a Roma. Nel<br />

pomeriggio la firma<br />

sul rinnovo per altri<br />

due anni in maglia<br />

azzurra. La sera la<br />

conquista della<br />

Coppa Italia. La seconda<br />

dopo quella<br />

del 2014. Resterà,<br />

dunque, altri due<br />

anni il “Ciro” fiammingo.<br />

Che per l'occasione<br />

ha postato suo<br />

suo profilo Instagram<br />

un video molto emozionante.<br />

Non ha segnato<br />

contro la<br />

Juventus ma resta il<br />

capocannoniere indiscusso<br />

della storia del<br />

Napoli con 122 gol.<br />

«Mai mi sarei aspettato<br />

quando venni nel<br />

2013 una soddisfazione<br />

del genere», ha<br />

ammesso Dries. Una<br />

gioia unica per quel<br />

biondino che aveva<br />

deciso di rinnovare<br />

già durante la quarantena.<br />

<strong>Sport</strong> Napoli


<strong>Sport</strong> Napoli<br />

Mister<br />

record<br />

Più di Hamsik e più di Maradona<br />

ma i gol di Mertens che peso hanno?<br />

P<br />

iù di Hamsik, più di Maradona: più<br />

di tutti quelli che hanno segnato in<br />

azzurro Mertens nato Dries e ormai<br />

definitivamente Ciro. Già, perché<br />

più che il trono dei bomber di tutti i<br />

tempi del Napoli col suo gol contro<br />

l'Inter Dries si è preso un altro pezzo<br />

di napoletanità, il basilico sulla<br />

pizza, la ciliegina sulla zeppola.<br />

Fritta, ça va sans dire. 122 Mertens:<br />

un gol più di Hamsik che a 121 ha<br />

deciso di abdicare e partire per la<br />

Cina. Ma Mertens da Lovanio si è<br />

fatto Ciro da Posillipo , Hamsik non<br />

si è mai scollato dall'essere Marek da<br />

Banska Bystrica. E più di Diego entrambi,<br />

con Maradona fermo a 115.<br />

di Cristiano Vella


<strong>Sport</strong> Napoli<br />

Il vangelo secondo Diego<br />

1<br />

2<br />

Roma – Napoli 1986:<br />

un gol che porta il Napoli<br />

a vincere all'Olimpico,<br />

e sarà una delle<br />

più importanti vittorie in<br />

ottica scudetto<br />

Napoli – Milan 1987:<br />

l'aggancio al volo e il<br />

dribbling sul portiere<br />

Nuciari in un pezzo di<br />

terra non censibile<br />

viste le dimensioni infime,<br />

il sinistro che supera<br />

altri due difensori<br />

in scivolata. Due domeniche<br />

dopo sarebbe<br />

arrivato il primo Scudetto.<br />

Ma al dato numerico bisogna fermarsi,<br />

per dovere e rispetto: Mertens<br />

coi suoi gol e il fare scugnizzesco si<br />

è guadagnato la napoletanità, la cittadinanza,<br />

Diego è il sovrano e qualcosa<br />

in più.<br />

Il belga ha prodotto gemme di particolar<br />

pregevolezza, ma ahinoi,<br />

quando sul bilancino del gioielliere<br />

vanno i prodotti suoi e quelli di<br />

3<br />

4<br />

5<br />

Napoli – Stoccarda<br />

1989: un rigore, sì, ma<br />

in una finale europea e<br />

mentre si è sotto di un<br />

gol con la squadra che<br />

si è persa. Vale un trofeo,<br />

e infatti...<br />

Napoli – Milan 1989: il<br />

3 a 0 contro lo schiacciasassi<br />

di Sacchi, la<br />

finta su Galli e il pallonetto<br />

delizioso a suggellare<br />

l'incontro.<br />

Napoli – Juventus<br />

1990: non uno, ma<br />

due. Il primo con cui<br />

“secca” Tacconi senza<br />

neanche girarsi, infilandogli<br />

il sinistro all'angolino<br />

restando<br />

spalle alla porta. Il secondo<br />

con una punizione<br />

che trova lo<br />

stesso angolino. E ancora:<br />

due settimane<br />

dopo sarà scudetto.


<strong>Sport</strong> Napoli<br />

Diego non c'è neppure da star lì a valutare<br />

oscillazioni e pendenze. Il<br />

dato è netto: gol da applausi, palombelle<br />

dalle curve morbide e perfettamente<br />

partenopee da un lato, tesori<br />

di San Gennaro dall'altro, pesanti,<br />

da venerare, da celebrare.<br />

Eccone cinque, dal campionario di<br />

Ciro, e cinque del vangelo di Diego.<br />

La top five di Dries<br />

1<br />

Il gol alla Fiorentina<br />

nella finale di Coppa<br />

Italia: da subentrato,<br />

per il 3 a 1 finale con la<br />

squadra in dieci uomini<br />

a soffrire. E' valso un<br />

trofeo.<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

Il gol al Benfica: in<br />

Champions, ancora da<br />

ala, spacca la partita<br />

coi portoghesi facendo<br />

doppietta per il 4 a 1<br />

finale.<br />

Il gol al Torino: la palombella,<br />

il telecronista<br />

che impazzisce, Chiriches<br />

che applaude e<br />

dice “mamma mia” incredulo.<br />

E' il Dries centravanti,<br />

appena<br />

sbocciato con 7 gol in<br />

2 partite.<br />

Il gol al Real: il vantaggio<br />

al San Paolo contro<br />

la squadra più forte<br />

del mondo, che darà al<br />

Napoli l'illusione di poterli<br />

battere. Illusione<br />

appunto.<br />

L'ultimo all'Inter: quello<br />

del sorpasso ad Hamsik,<br />

quello del primo<br />

posto nella storia azzurra.


Gol e storia<br />

La Juve<br />

naufragò<br />

a Perugia<br />

Quel gol di Calori<br />

nell’acquazzone<br />

del “Curi”<br />

regalò uno scudetto<br />

insperato<br />

alla Lazio e consegnò<br />

una delle<br />

delusioni più<br />

cocenti alla<br />

Juve. Era il 14<br />

maggio 2000 i<br />

bianconeri avevano<br />

due punti<br />

di vantaggio sui<br />

biancocelesti e<br />

mezzo tricolore<br />

già cucito sul<br />

petto. Ma mentre<br />

la squadra di<br />

Eriksson regolava<br />

facilmente<br />

la reggina,<br />

quella di Ancelotti<br />

naufragò<br />

nel nubifragio<br />

del Curi. Uno<br />

degli scudetti<br />

più rocamboleschi<br />

mai assegnati<br />

nella<br />

storia della serie<br />

A.<br />

<strong>Sport</strong>


<strong>Sport</strong><br />

Uomini<br />

d’oro<br />

Da Piola a Quagliarella<br />

ecco il club dei supuperbomber<br />

I<br />

l nostro campionato, da sempre, è<br />

pieno zeppo di grandi bomber, attaccanti<br />

che hanno incantato con le loro<br />

magie e superato quota 100 marcature<br />

in serie A. Silvio Piola, indimenticato<br />

campione degli anni ’30,<br />

resta ineguagliabile con 274 gol, avvicinato<br />

solo dal Pupone Totti che ha<br />

chiuso la carriera a 225, tutti peraltro<br />

realizzati con la maglia della Roma.<br />

Giustizieri d’area di rigore di altri<br />

tempi erano anche Nordhal, Meazza<br />

e Altafini ma tra i primi 100 c’è spazio<br />

pure per i più “recenti” Di Natale,<br />

Signori e Roby Baggio. Nomi<br />

che rievocano grandi partite e che i<br />

calciatori ancora in attività cercano<br />

di raggiungere.<br />

di Angelo Giuliani


<strong>Sport</strong><br />

Silvio Piola<br />

Tra questi il leader indiscusso è il<br />

sampdoriano Fabio Quagliarella con<br />

162 gemme e tantissime maglie indossate<br />

in carriera senza mai perdere<br />

il vizio del gol ma come<br />

dimenticare negli anni scorsi anche<br />

le gesta di Del Piero, Batistuta, Inzaghi<br />

e Gilardino, tutti vicinissimi a<br />

quota 200. Ciro Immobile con la sua<br />

Lazio ha toccato la soglia di 126 segnature<br />

e quest’anno ha lanciato la<br />

sfida scudetto alla Juve a suon di gol<br />

e Gonzalo Higuain è pronto a rispondere.<br />

Negli anni il calcio è cambiato,<br />

come la professione del<br />

bomber d’area di rigore. Magari gonfiare<br />

la rete è diventato più difficile<br />

perché spesso gli attaccanti sono<br />

chiamati anche ad altri compiti sacrificati<br />

spesso dagli allenatori sull’altare<br />

delle alchimie tattiche ma il<br />

pallone in fondo al sacco resta il momento<br />

più alto di uno sport che in<br />

questi mesi di pandemia è mancato<br />

davvero a tutti. Buon campionato, allora,<br />

con gli attaccanti chiamati a dar<br />

fuoco alle polveri per emozionare ancora<br />

milioni di italiani.<br />

Gol e storia/2<br />

Muntari<br />

e quella<br />

svista<br />

del 2012<br />

La storia della serie A è<br />

fatta anche di non gol che<br />

hanno cambiato le sorti dei<br />

campionati. Come accadde<br />

il 25 febbraio 2012 quando<br />

Sulley Muntari aveva battuto<br />

Buffon con palla dentro<br />

di quasi un metro per il<br />

2-0 che probabilmente<br />

avrebbe indirizzato lo scu-


Roberto Baggio<br />

detto su sponda rossonera.<br />

Ma nessuno vide che quel<br />

pallone era entrato e nella<br />

ripresa la Juve pareggiò i<br />

conti con Matri. Alla fine il<br />

tricolore andò alla Vecchia<br />

Signora che da lì iniziò la<br />

cavalcata degli otto scudetti<br />

consecutivi e il Milan<br />

il suo declino.


All’appello<br />

mancano<br />

otto punti<br />

Otto punti per<br />

la matematica<br />

promozione, ma<br />

in termini pratici<br />

anche qualcuno<br />

in meno.<br />

Con 22 lunghezze<br />

di vantaggio<br />

sulla<br />

terza, quest'ultima<br />

dovrebbe<br />

vincerle tutte<br />

per pareggiare i<br />

conti. Come dire<br />

che al Benevento<br />

potrebbero<br />

bastare<br />

anche 4-5 punti<br />

per brindare.<br />

Calendario difficile<br />

per i giallorossi,<br />

ma<br />

anche per il Frosinone,<br />

che ha<br />

da sbrigare pratiche<br />

complicate<br />

a Verona, Empoli<br />

e Pescara.<br />

<strong>Sport</strong> Benevento


<strong>Sport</strong> Benevento<br />

Armata<br />

Inzaghi<br />

Dopo 105 giorni nessuno torna invincibile<br />

I giallorossi ripartono contro la Cremonese<br />

L<br />

a sera dell'8 marzo il Benevento inanellò<br />

contro il Pescara (4-0) la sesta vittoria<br />

di fila toccando la quota<br />

stratosferica di 69 punti in classifica.<br />

Disse Inzaghi che la squadra aveva<br />

ormai inserito il pilota automatico e faceva<br />

tutto con una straordinaria semplicità.<br />

Da lì a poche ore sarebbe<br />

scattato il “lockdown”, si sarebbero<br />

fermati il calcio, l'Italia e il mondo intero<br />

in uno scenario surreale da “disaster<br />

movie”. Domenica saranno passati<br />

105 giorni da quella sera mentre una<br />

parte del mondo prova già a tornare<br />

alla normalità. Il calcio italiano ha rotto<br />

gli indugi: la Coppa Italia vinta dal<br />

Napoli, il recupero tra Ascoli e Cremonese,<br />

il prossimo week end che consudiFranco<br />

Santo


<strong>Sport</strong> Benevento<br />

merà per intero la 29a giornata di B. E<br />

l'armata di Inzaghi tornerà finalmente<br />

in campo. Ha già visto all'opera<br />

gli avversari e in fondo non<br />

ha scoperto nulla di<br />

nuovo: la Cremonese<br />

è un'ottima squadra e<br />

in questo particolare<br />

frangente ha anche<br />

raggiunto un discreto<br />

standard di condizione.<br />

Bisoli ha lavorato<br />

bene: 4-3-3 con<br />

due ali veloci e tecniche<br />

come Palombi e<br />

Parigini e un punto di<br />

riferimento al centro<br />

cone Ciofani. Peserà<br />

sulle gambe dei grigiorossi<br />

la fatica del<br />

Del Duca? E chi può<br />

saperlo...<br />

In allenamento il Benevento<br />

ha mostrato di star bene, ma<br />

la prova del fuoco si avrà in campo,<br />

nella partita vera. Inzaghi sa che ci<br />

saranno nuove insidie in queste ultime<br />

dieci giornate, che l'abbrivio<br />

della sua corazzata è stato spezzato<br />

da 105 lunghissimi giorni di lockdown.<br />

Ma Superpippo ha provato a<br />

riannodarlo subito quel filo spezzato:<br />

con l'entusiasmo, con la forza del pensiero,<br />

prima che dei muscoli, con la<br />

voglia di centrare ogni<br />

record ancora possibile.<br />

Senza mai distogliere la<br />

mente dall'obiettivo<br />

principale, quello di<br />

chiudere i conti con<br />

l'aritmetica.<br />

Si scende allo Zini con<br />

la solita mentalità,<br />

quella che Inzaghi ha inculcato<br />

ad ognuno dei<br />

suoi giocatori. Servirà<br />

concentrazione, grande<br />

gestione del gruppo con<br />

la consapevolezza di<br />

potersi affidare a ben<br />

cinque sostituzioni. Pensieri<br />

tutti per la Cremo,<br />

ma senza ignorare che<br />

appena cinque giorni dopo bisognerà<br />

viaggiare di nuovo verso Empoli. 105<br />

giorni dopo il calcio ha una fretta<br />

inaudita, bisogna adattarsi rapidamente.<br />

Il pallino<br />

dei record<br />

Nel mirino<br />

quelle<br />

“esterne”<br />

Il chiodo fisso dei record.<br />

Inzaghi ne ha fatto<br />

il suo mantra, lo stimolo<br />

in più per tenere sempre<br />

alta la concentrazione<br />

anche con 22 punti di<br />

vantaggio. Ora nel mirino<br />

ha quello delle vittorie<br />

in trasferta: il filotto è<br />

da lustrarsi gli occhi,<br />

dopo il pari a Castellammare,<br />

il 9 novembre,


<strong>Sport</strong> Benevento<br />

fuori casa ha sempre<br />

vinto: a Venezia, Livorno,<br />

Chievo, Cittadella, Cosenza,<br />

Entella e Perugia.<br />

A Cremona cerca l'ottava<br />

meraviglia.


Tristezza<br />

spalti<br />

vuoti<br />

La ripresa del<br />

calcio sarà senza<br />

pubblico. E questo,<br />

in una città<br />

che vive di pane<br />

e pallone come<br />

Salerno, si farà<br />

sentire. I granata<br />

dovranno provare<br />

a farsi valere<br />

in un Arechi<br />

deserto e privo<br />

del dodicesimo<br />

uomo. Contesto<br />

che ha spinto la<br />

società a lanciare<br />

un’iniziativa: i tifosi<br />

potranno acquistare<br />

una<br />

bandiera ufficiale<br />

presso lo<br />

store ufficiale<br />

del club che<br />

verrà esposta<br />

sugli spalti<br />

dell’Arechi. Un<br />

modo per provare<br />

ad essere vicini<br />

nonostante<br />

le distanze.<br />

<strong>Sport</strong> Salernitana


<strong>Sport</strong> Salernitana<br />

Cuore granata<br />

101 candeline<br />

Auguri<br />

S<br />

e avessero voluto scriverla probabilmente<br />

non sarebbe venuta così bene.<br />

Perché gli incroci del destino, a volte,<br />

regalano trame inimmaginabili. Capita<br />

così che, dopo un'astinenza durata<br />

quindici interminabili settimane<br />

per via di una pandemia che ha seminato<br />

morte e disperazione, la Salernitana<br />

torni in campo (quasi) in<br />

concomitanza del suo compleanno.<br />

Oggi, 19 giugno, la società granata<br />

compie centouno anni e ventiquattr'ore<br />

dopo riprenderà la stagione con<br />

la gara casalinga contro il Pisa.<br />

Connubio che contribuisce a rendere<br />

magico il clima nella città d'Arechi.<br />

Perché, pur non potendo rimetter<br />

piede sui gradoni dello stadio di via<br />

Allende, Salerno ha rinnovato la tradizione,<br />

celebrando la fondazione<br />

della sua squadra.<br />

di Filippo Notari


<strong>Sport</strong> Salernitana<br />

L'emergenza Covid e il divieto di<br />

creare assembramenti non hanno<br />

permesso di sfilare tra le strade della<br />

città, come tradizione vuole da qualche<br />

anno a questa parte. Ma non<br />

sono mancate le iniziative per manifestare<br />

l'attaccamento e la fede ai colori<br />

granata.<br />

Gli ultras hanno onorato il compleanno<br />

della Salernitana illuminando<br />

di granata il castello di Arechi, storico<br />

simbolo della città di Salerno. “È il<br />

nostro regalo alla squadra che<br />

amiamo e alla città con l’augurio che<br />

tutto torni presto alla normalità”, il<br />

messaggio firmato dal Direttivo Salerno<br />

che ha prodotto effetti speciali<br />

al calar del sole. L'Amministrazione<br />

comunale, invece, ha illuminato con i<br />

colori granata il Palazzo di Città.<br />

Ha il sapore della storia anche l’iniziativa<br />

promossa dall’associazione<br />

“19 Giugno 1919”, da anni impegnata<br />

in un certosino lavoro di ricerca<br />

per ricostruire le pagine che<br />

raccontano d’un secolo e più di calcio<br />

a Salerno. “Non faremo mancare il<br />

nostro apporto in quello che, per tutti<br />

i tifosi granata, è uno dei giorni più<br />

speciali dell'anno”, hanno spiegato attraverso<br />

i social, annunciando il lancio<br />

di “una mappa che ripercorre i luoghi<br />

simbolo della storia della nostra amata<br />

Salernitana”. Il prezioso documento<br />

può essere scaricato dalla pagina Facebook<br />

dell’associazione e rappresenta<br />

un modo singolare per omaggiare i<br />

centouno anni di storia della squadra<br />

di calcio della città di Salerno.<br />

Storia che la Salernitana d’oggi ha voglia<br />

di (ri)aggiornare sul campo. Partendo<br />

già da domani pomeriggio<br />

quando all'Arechi arriverà il Pisa. Una<br />

squadra che, nel libro dei ricordi granata,<br />

ha già conquistato una pagina:<br />

era il 1978, la formazione toscana al<br />

Vestuti bucò per due volte in pochi<br />

minuti la porta di un giovanissimo<br />

Walter Zenga che chiese il cambio e<br />

uscì dal campo piangendo.<br />

Adesso si riparte proprio dai nerazzurri.<br />

Sarà la prima di dieci battaglie<br />

d’un incredibile finale di stagione che<br />

vedrà la serie B giungere ai verdetti in<br />

appena quaranta giorni. Roba ch’è già<br />

entrata nella storia…<br />

Menchini<br />

come la vede<br />

il doppio ex<br />

È nato a Ponsacco che<br />

dista meno di mezz'ora da<br />

Pisa. E dei nerazzurri è<br />

stato anche allenatore. Ma<br />

a Salerno, Leonardo Menchini<br />

ha lasciato un pezzo<br />

di cuore, frutto di una promozione<br />

dalla C1 alla<br />

serie B e di due playout<br />

vinti all’ombra dell’Arechi.<br />

Va da sé che Salernitana-Pisa<br />

sia anche il suo


<strong>Sport</strong> Salernitana<br />

derby. «Ancora oggi da Salerno<br />

mi arrivano tanti<br />

messaggi di tifosi, vuol<br />

dire che ho lasciato un bel<br />

ricordo e questo mi riempie<br />

d’orgoglio. La Salernitana<br />

. ha detto Menichini<br />

alla vigilia - ha tutte le<br />

carte in regola per recitare<br />

un grandissimo finale di<br />

campionato».


Due anni<br />

tra i lupi<br />

poi l’Inter<br />

Dal 1980 al 1982,<br />

due anni per confermare<br />

l’Avellino<br />

in A e<br />

correre verso<br />

obiettivi d’alta<br />

classifica. Dopo il<br />

mondiale vinto<br />

dall’Italia, saluta<br />

l’Irpinia e firma<br />

con l’Inter. Non è<br />

una stagione da<br />

sogno: 21 presenze<br />

e due gol.<br />

Successivamente<br />

due avventure<br />

ancora in Italia,<br />

prima all’Ascoli,<br />

poi alla Cremonese.<br />

Dalla Lombardia,<br />

cambio<br />

radicale con il<br />

trasferimento al<br />

Porto con cui<br />

vince campionato,<br />

Coppa<br />

Campioni, Supercoppa<br />

UEFA e<br />

Coppa Intercontinentale.<br />

Da allenatore<br />

il<br />

brasiliano tanta<br />

esperienza nei<br />

settori giovanili.<br />

<strong>Sport</strong> Avellino


<strong>Sport</strong> Avellino<br />

Essere<br />

Juary<br />

L’uomo che parlava alle bandierine<br />

adesso ha 61 anni: Avellino è “casa sua”<br />

n legame indissolubile. Il 16 giugno<br />

è stato il compleanno di Juary Jorge<br />

Udos Santos Filho e l'attaccante brasiliano<br />

ha festeggiato i 61 anni in<br />

quella che lui stesso definisce sempre<br />

casa, Avellino. "Non c'è regalo<br />

più bello di questo, tornare ad Avellino,<br />

stare insieme ad ex compagni,<br />

alla gente che ho sempre voluto<br />

bene. È stato un regalo di Dio stare<br />

qui. - ha spiegato l'ex punta biancoverde,<br />

decisiva per due salvezze nel<br />

decennio vissuto dai lupi in Serie A -<br />

È stato un legame vero tra di noi. Venivo<br />

da un posto completamente diverso<br />

da Avellino. Arrivavo dal<br />

Brasile e da una breve avventura in<br />

Messico in cui però avvertito molto<br />

di Carmine Quaglia


<strong>Sport</strong> Avellino<br />

“I play off<br />

occasione<br />

da non<br />

perdere”<br />

“Ora ci sono i playoff. Credo<br />

che sia la cosa più importante.<br />

Le squadre ripartono<br />

alla pari. Abbiamo visto la<br />

Coppa Italia e non c’è una<br />

squadra più in forma dell’altra.<br />

Verrà fuori la voglia, la<br />

disponibilità e il coraggio.<br />

Chi avrà più coraggio potrà<br />

fare benissimo nei playoff.<br />

Noi tifosi avellinesi dobbiamo<br />

avere pazienza e dare


<strong>Sport</strong> Avellino<br />

il distacco dalla mia vera casa. Mi<br />

sono ritrovato ad Avellino, in una<br />

situazione che non mi aspettavo,<br />

con una città, un Paese e una squadra<br />

che non conoscevo. Ma grazie a<br />

Dio ho trovato degli amici straordinari.<br />

Ho amicizie speciali ad Avellino<br />

ed è una cosa incredibile. Ho<br />

affetto, un vero amore per la città e<br />

per la regione. Avellino è una storia<br />

diversa nella mia vita. Ho sempre<br />

detto che il mio percorso di vita è<br />

diviso in due parti: prima Avellino<br />

e dopo Avellino. I mie due anni qui<br />

sono stati indimenticabili. Credo<br />

che sia stata una delle avventure<br />

più importanti della mia vita".<br />

Nel 1987 ha deciso la finale di<br />

Coppa dei Campioni, vinta dal<br />

Porto contro il Bayern Monaco (2-<br />

1): "Per quel risultato devo sempre<br />

ringraziare Avellino. Se l'Avellino<br />

non mi avesse prelevato e portato<br />

nel calcio italiano, non avrei mai<br />

avuto l'opportunità di giocare poi<br />

nel Porto. Dico noi avellinesi, abbiamo<br />

vinto quella coppa dei campioni.<br />

Ha un peso nella storia del<br />

Porto, ma con un pezzo di Avellino".<br />

È iniziato un nuovo percorso societario<br />

dell'Avellino e c'è Salvatore Di<br />

Somma, compagno di squadra di<br />

Juary nel biennio vissuto in Irpinia.<br />

Il brasiliano strizza l'occhio all'opportunità<br />

di vivere una nuova avventura<br />

in biancoverde: "Se dicessi<br />

di no, sarei un bugiardo. Mi farebbe<br />

piacere tornare e restare ad Avellino.<br />

Ma oggi non è importante. Testa ai<br />

playoff. Per il futuro c'è tempo"<br />

tempo alla proprietà. Credo<br />

sia sulla strada giusta con<br />

D’Agostino, Di Somma e Capuano.<br />

Hanno tutte le carte<br />

in regola per avere un futuro<br />

veramente eccezionale”.


Società<br />

libere di<br />

retrocedere<br />

Per l'estate postemergenza<br />

la<br />

Federbasket ha<br />

garantito alle<br />

società fino al<br />

15 giugno l'opportunità<br />

di<br />

chiedere l'iscrizione<br />

al campionato<br />

inferiore<br />

evitando il salto<br />

nel buio. Imola<br />

si è autoretrocessa<br />

in Serie B<br />

salutando l'A2.<br />

Pistoia ha deciso<br />

di dire arrivederci<br />

alla<br />

Serie A riposizionandosi<br />

nel<br />

secondo livello<br />

nazionale. Altri<br />

club hanno deciso<br />

di confermarsi<br />

momentaneamente<br />

nei tornei<br />

di appartenenza<br />

valutando le risorse<br />

a disposizione<br />

nelle<br />

prossime settimane.<br />

<strong>Sport</strong> Basket


<strong>Sport</strong> Basket<br />

Senza<br />

verdetti<br />

Crisi nera per lo stop imposto dal Covid<br />

Le società rivedono piani e organici<br />

C<br />

ome e quando ripartire. Il basket italiano<br />

si interroga dopo aver chiuso<br />

la stagione senza verdetti. Di fatto, la<br />

Federazione Italiana Pallacanestro<br />

ha annullato la stagione 2019/2<strong>02</strong>0<br />

ratificando solo i risultati degli<br />

eventi come Supercoppa e Coppa<br />

Italia per tutti i livelli. È l'impatto<br />

economico dell'emergenza covid a<br />

rimettere in discussione gli organici.<br />

La settimana si è aperta con il termine<br />

ultimo per il riposizionamento<br />

delle squadre al livello inferiore. La<br />

possibilità offerta dalla FIP non ha<br />

cambiato gli scenari. Diversi club<br />

hanno preferito far scorrere l'estate e<br />

valutare solo a ridosso dell'iscrizione<br />

vera e propria la decisione di contidi<br />

Carmine Quaglia


<strong>Sport</strong> Basket<br />

La serie A<br />

e l’incubo<br />

di tornare<br />

in 17<br />

squadre<br />

Nel 2019 l'addio improvviso<br />

della Scandone dalla<br />

massima serie ha costretto<br />

la Legabasket all'organizzazione<br />

di un<br />

torneo a 17 squadre causando<br />

il turno di riposo.<br />

Per evitare un nuovo<br />

campionato con numero<br />

dispari, la Serie A ha ammesso<br />

Torino e ora si ritrova<br />

a fronteggiare<br />

l'autoretrocessione di Pistoia.<br />

Idea Verona dall'A2


<strong>Sport</strong> Basket<br />

I titoli sportivi<br />

cambiano città<br />

Nel basket si registrano diversi<br />

cambi di città. Il più<br />

eclatante, per ora, è il trasferimento<br />

dei diritti sportivi<br />

della Poderosa Montegranaro<br />

(Serie A2) a Chieti.<br />

Avellino, con il progetto promosso<br />

dalla famiglia Sanfilippo,<br />

è in contatto diretto<br />

con la Pallacanestro Biella,<br />

partecipante all'A2. La società<br />

piemontese ha deciso di<br />

non optare per il riposizionamento<br />

in B e di trovare le risorse<br />

utili per restare in A2.<br />

Avellino è in pole nel caso di<br />

difficoltà dei biellesi.<br />

nuare o meno l'attività sportiva. È<br />

la riprova di una estate che sarà<br />

molto calda nell'ambiente cestistico<br />

nazionale. La Campania è già protagonista<br />

sul mercato, in particolar<br />

modo con il Napoli Basket. Firmati<br />

Marini e Lombardi, il club partenopeo<br />

ha ufficializzato le conferme di<br />

Monaldi e Sandri. L'obiettivo è raggiungere<br />

la massima serie dal<br />

campo con la guida di Stefano Sacripanti<br />

dalla panchina. C'è poi la<br />

Givova Scafati che appare pronta<br />

ad un campionato d'alta classifica.<br />

La Juvecaserta ha sì completato<br />

l'organigramma inserendo le figure<br />

di Lorenzo Marruganti, Linton Johnson<br />

e Massimiliano Oldoini per i<br />

ruoli di general manager, direttore<br />

sportivo e coach, ma deve anche<br />

cancellare la questione BAT. Tre ex<br />

cestisti (Olek Czyz, Andrea Michelori<br />

e Peyton Siva) vantano spettanze<br />

arretrate e il 30 giugno è<br />

scadenza perentoria per la società<br />

bianconera. I lodi complicano i<br />

piani anche della Scandone, limitata<br />

nell'ultima stagione ad un<br />

campionato di Serie B vissuto agli<br />

ultimi posti del girone meridionale.<br />

La gestione sportiva biancoverde è<br />

chiamata a "conciliare" nelle vertenze<br />

perse con l'ex Jason Rich e i<br />

suoi agenti (Dan Tobin e Vittorio<br />

Ferracini) e pagare il lodo relativo<br />

ad Antonino Sabatino, giovane del<br />

gruppo negli ultimi in A del sodalizio<br />

irpino. Sarà un'estate, quindi, tra<br />

mercato e uffici per i club campani.<br />

alla A per evitare il numero<br />

17 nel primo livello<br />

nazionale. Toccherà<br />

anche alla Lega Nazionale<br />

Pallacanestro ragionare<br />

sull'organico per A2<br />

e B.


Pacevecchia<br />

Torna la<br />

palla ovale<br />

La palla ovale è<br />

tornata a rotolare<br />

sull'erba del Pacevecchia<br />

dopo tre<br />

mesi di assenza.<br />

L’IVPC Rugby Benevento<br />

ha ripreso<br />

gli<br />

allenamenti. In<br />

campo, rispettando<br />

tutte le<br />

norme del protocollo<br />

Federale,<br />

sono scese le formazioni<br />

Seniores,<br />

under 18 e 16.<br />

Sdoganato anche<br />

l'uso del pallone.<br />

Adesso si attende<br />

solo l'ok per cominciare<br />

a fare<br />

contatto. I campionati<br />

si sono fermati<br />

a febbraio e<br />

non si sa quando<br />

ricomincerà la<br />

nuova stagione.<br />

Difficile fare pronostici,<br />

ma tornare<br />

ad allenarsi è già<br />

tanta roba. Si lavora<br />

sulla parte<br />

aerobica e sui fondamentali<br />

soprattutto<br />

con i più<br />

giovani. Il nuovo<br />

progetto biancoceleste<br />

è stato rallentato<br />

dall’emergenza<br />

covid-19 ma riprende<br />

con maggiore<br />

impulso.<br />

<strong>Sport</strong> Rugby


<strong>Sport</strong> Rugby<br />

Il talento<br />

di Carlo<br />

Sulle orme di papà Gerardo Canna<br />

fino a essere uno dei giocatori più forti<br />

S<br />

e inseguite un sogno non conta dove<br />

siete nati. Se avete talento, forza di<br />

volontà e un pizzico di sana follia,<br />

nulla vi sarà precluso. Ce lo insegna<br />

la storia di Carlo Canna. Un semplice<br />

ragazzo di provincia che da<br />

bambino si è innamorato della palla<br />

ovale. Il motivo è semplice: papà Gerardo<br />

era il suo eroe quando indossava<br />

la maglia biancoceleste del<br />

Rugby Benevento. E l'esempio paterno<br />

spesso segna le nostre vite.<br />

Carlo è stato prima tenero tifoso. Poi<br />

bimbo che si diverte a correre nel<br />

fango dietro ad un pallone. In seguito<br />

giovane promessa formata nel<br />

prestigioso vivaio della società di<br />

di Michele Iacicco


<strong>Sport</strong> Altri<br />

Pacevecchia che si trasforma in<br />

talento sopraffino in cerca di una<br />

grande occasione. Ora è un campione<br />

affermato. Apprezzato<br />

anche dove il rugby è una religione.<br />

Rispettato. Molto spesso<br />

temuto.<br />

Dal Benevento al grande rugby<br />

internazionale con due Mondiali<br />

già disputati. A proposito di talento,<br />

iniziò tutto da un drop<br />

contro il Galles a Cardiff. Un<br />

gesto unico e spettacolare che<br />

spesso ama riproporre. Il più famoso<br />

quello che ammutolì lo<br />

Stade de France di Parigi in un<br />

match del Sei Nazioni 2016. L’Italia<br />

sfiorò una vittoria che sarebbe<br />

stata un mezzo miracolo. Il tutto<br />

sotto l'impulso del talento del<br />

sannita, adesso punto fermo delle<br />

Zebre che se lo godranno ancora<br />

per tanto tempo.<br />

Canna è fantasia al potere. Imprevedibile.<br />

Abile. Spesso anche geniale.<br />

Imprescindibile per il neo<br />

allenatore dell'Italia Franco Smith<br />

come era stato per Brunel, che si<br />

innamorò subito di quel numero<br />

10 che veniva da Benevento. Lo<br />

vestì d’azzurro quando nessuno<br />

immaginava. Un coraggio che ha<br />

regalato i suoi frutti. E ora Smith<br />

pur di non rinunciare alle sue<br />

mani educate e alla visione di<br />

gioco sopraffina, gli ha chiesto di<br />

giocare centro. Canna non si è<br />

fatto intimorire rispondendo presente,<br />

perché il talento va sempre<br />

messo a servizio del gruppo.<br />

“Quel numero 10, che gioca con il<br />

caschetto, mi ricorda un po’ Stephen<br />

Larkham”. L’investitura più<br />

bella arrivò qualche anno fa da<br />

Eddie Jones, tecnico dell'Inghilterra.<br />

Complimenti che fanno piacere.<br />

Ma senza mai montarsi la<br />

testa. Canna fa dell'umiltà la sua<br />

forza. E non ha mai dimenticato il<br />

Rugby Benevento che l'ha formato.<br />

Adesso sogna il terzo Mondiale<br />

e tra tanti anni un ritorno a<br />

casa in quello che definisce il suo<br />

club, passando prima dalle<br />

Fiamme Oro essendo un Poliziotto.<br />

Canna è uno dei migliori giocatori<br />

italiani. Tra i più amati dai tifosi.<br />

Il suo è un talento che incanta. Un<br />

orgoglio per Benevento.<br />

NUOTO<br />

Le notti<br />

romane<br />

dal 12<br />

agosto<br />

L'incubo di non poter<br />

gareggiare per tutto il<br />

2<strong>02</strong>0 è stato spazzato via<br />

dopo l'ultimo Consiglio<br />

Federale. Il nuoto italiano<br />

avrà le sue competizioni<br />

tra cui spicca<br />

l’edizione 2<strong>02</strong>0 del Trofeo<br />

Internazionale Sette<br />

Colli di Roma. Un appuntamento<br />

valido<br />

anche come Campionato<br />

Italiano Assoluto. Date<br />

già comunicate: si gareg-


<strong>Sport</strong> Altri<br />

gerà al Foro Italico dal 12<br />

al 14 agosto. Ci sarà<br />

anche la sannita Stefania<br />

Pirozzi che va a caccia<br />

della sua terza qualificazione<br />

Olimpica preparando<br />

200 delfino e stile<br />

libero. I Giochi Olimpici<br />

di Tokyo sono l'ultimo<br />

grande obiettivo di una<br />

bella carriera a cui<br />

manca solo la classica ciliegina<br />

sulla torta.

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