Archeomatica_2_2020
Tecnologie per i Beni Culturali
Tecnologie per i Beni Culturali
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AGORÀ
Ricostruzione 3D del volto di
Raffaelo Sanzio – Dopo secoli di
.
dissidi, la tecnologia ha 'localizzato'
i resti di Raffaello Sanzio. Le
ricerche sono state condotte dal
Centro di Antropologia molecolare
per lo studio del DNA antico,
Dipartimento di Biologia dell’Università
degli studi di Roma “Tor
Vergata” che, in collaborazione
con la Fondazione Vigamus e l’Accademia
Raffaello di Urbino, ha
realizzato una ricostruzione tridimensionale
computerizzata del
volto di Raffaello Sanzio in età
matura, per accertare l’identità
dei resti custoditi nella tomba del
Pantheon.
Finora – ha dichiarato Mattia Falconi,
professore associato di Biologia
molecolare a Tor Vergata –
nonostante l’accuratezza delle
indagini svolte nel 1833 dall’anatomista
Antonio Trasmondo, principale
artefice dell’ultima riesumazione
di Raffello (eseguita con
i metodi non risolutivi del tempo,
ma all’avanguardia per l’epoca)
non vi era alcuna certezza che
i resti ritrovati e conservati nel
Pantheon fossero realmente quelli
del Sanzio. Per dissipare dubbi è
stato utilizzato un calco in gesso
del cranio del pittore, realizzato
dal formatore Camillo Torrenti
nel 1833. Nella prima fase è stato
determinato il profilo biologico
dell’individuo in esame. In seguito,
la ricostruzione è stata realizzata
manualmente al calcolatore,
con un procedimento molto flessibile,
come se fosse scolpita manualmente,
e che ha portato alla
realizzazione di un prodotto realistico
con molteplici possibilità di
rendering - spiega una nota stampa
dell’Università di Tor Vergata.
Inoltre, la ricostruzione è stata
confrontata con gli autoritratti di
Raffaello e con dipinti di altri autori,
al fine di valutare la possibilità
che il pittore fosse il soggetto
rappresentato. La ricostruzione
facciale rappresenta una tecnica
interdisciplinare in grado di ricreare
con buona approssimazione,
basandosi esclusivamente sulla
morfologia del cranio, il volto di
una persona al momento della
sua morte. Questa procedura è
stata ampiamente utilizzata per
svelare i volti di resti craniali di
rilevanza archeologica e storica,
nonché per l'identificazione quando
utilizzata in ambito forense,
sottolineano Cristina Martinez-Labarga,
professoressa associata di
Antropologia forense a Tor Vergata,
e Raoul Carbone, professore di
Grafica 3D Applicata alle Scienze
Forensi e presidente della Fondazione
Vigamus.
Se vengono messi a confronto il
celebre ritratto realizzato da Raffaello
tra il 1504 e il 1506, conservato
agli Uffizi di Firenze e la ricostruzione
3D, nel rendering vengono
messi in risalto i tratti del volto
molto pronunciati, mentre nel suo
autoritratto emergono lineamenti
gentili, delicati. E’ giusto soffermarsi
sulle affinità tra il rendering
e l’autoritratto?
36 36 ArcheomaticA N°2 giugno 2020