02.01.2022 Views

TuttoBallo20 Gennaio 2022.EnjoyArt 24

Carissimi amici e lettori, come sarà il 2022? Alcune cose non dipendono da noi, ma molte altre si! Di nostro possiamo metterci l’impegno, la dedizione ed il sacrificio, e questo vale per qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria vita, ma anche in quella che è la nostra passione comune: l’Arte! Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà vita alla terza edizione del concorso, “DILLOALLADANZA”nei prossimi numeri vi diremo in dettagli come potete esprimere a 360° la forma d’Arte che più vi si addice… e poi e poi tante cose interessanti da apprendere e conoscere. Come?! Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!!!! Cin cin e buon anno a tutti!!!

Carissimi amici e lettori, come sarà il 2022?
Alcune cose non dipendono da noi, ma molte altre si!
Di nostro possiamo metterci l’impegno, la dedizione ed il sacrificio, e questo vale per qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria vita, ma anche in quella che è la nostra passione comune: l’Arte!
Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà vita alla terza edizione del concorso, “DILLOALLADANZA”nei prossimi numeri vi diremo in dettagli come potete esprimere a 360° la forma d’Arte che più vi si addice… e poi e poi tante cose interessanti da apprendere e conoscere.
Come?! Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!!!!
Cin cin e buon anno a tutti!!!

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

24


TuttoBallo - Gennaio 2022 n.24

Copertina: Dancer: Veronica Tundis e Luigi d'Aiello, fotografati da

Monica Irma Ricci. Makeup and Hair stylist: Mauri Menga. Studio: Linea B

TuttoBallo - Gennaio 2022 n. 24

Editore "Stefano Francia" EnjoyArt

Direttore - Fabrizio Silvestri

Vice direttore - Eugenia Galimi

Segretaria di redazione - Pina delle Site

Redazione - Marina Fabriani Querzè

COLLABORATORI: Maria Luisa Bossone, Antonio Desiderio, Francesco

Fileccia, David Bilancia, Giovanni Fenu, Mauri Menga, Sandro Mallamaci,

Walter Garibaldi, David Iori, Giovanni Battista Gangemi Guerrera, Lara

Gatto, Lucia Martinelli, Patrizia Mior, Ivan Cribiú, Danilo Pentivolpe, Alessia

Pentivolpe, Carlo De Palma, Assia Karaguiozova, Federico Vassile, Elza De

Paola, Giovanna Delle Site, Jupiter, Francesca Meucci, Alberto Ventimiglia.

Fotografi: Luca Bartolo, Elena Ghini, Cosimo Mirco Magliocca

Photographe Paris, Monica Irma Ricci, Luca Valletta, Raul Duran,

DsPhopto, Raul, Alessio Buccafusca, Alessandro Canestrelli, Alessandro

Risuleo.

Le foto concesse da uffici stampa e/o scaricate dalle pagine social dei

protagonisti.

Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto

d’autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi

degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1bis della Lg. 633/1941.

É vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e immagini in qualsiasi forma.

É vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini non autorizzata espressamente dal

direttore. I collaboratori cedono all'editore i loro elaborati a titolo gratuito.

Testata giornalistica non registrata di proprietà: ©ASS: Stefano Francia EnjoyArt

per contattare la redazione Tuttoballo20@gmail.com

Contro Copertina

Cari Lettori, come sarà il 2022?

Alcune cose non dipendono da noi, ma molte

altre si!

Di nostro possiamo metterci l’impegno, la

dedizione ed il sacrificio, e questo vale per

qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria

vita, ma anche in quella che è la nostra passione

comune: l’Arte!

Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul

calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della

danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà

vita al concorso, “DILLOALLADANZA” giunta alla

terza edizione.

Nei prossimi numeri vi diremo in dettaglio come

potete esprimere a 360 gradi la forma d’Arte che

più vi si addice e poi...

e poi tante cose interessanti da apprendere e

conoscere. Come?

Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti

informa e ti tiene in forma.

Cin cin e buon anno a tutti!!!

© F R E E P R E S S O N L I N E r i p r o d u z i o n e r i s e r v a t a - D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r t "


Direzione Artistica

Massimo Polo

+39 347 3809340

BUON

ANNO

Via S. Maria in Silice, 13- Viterbo

www.goldendanceschool.it


Aiutaci a

sostenere l'arte

Con una piccola donazione puoi anche tu

sostenere, promuovere e divulgare l'arte

in ogni sua forma.

Diventa mecenate dell'arte con

l'associazione "Stefano Francia EnjoyArt".

Dona ora

Iban: IT24I0760103600001039059199

C/C: 1039059199


E D I T O R I A L E

Carissimi amici e lettori di Tuttoballo20, eccoci qui …

con un anno in più!

Molti faranno i bilanci di quello che è stato l’anno appena

passato; a noi più che fare bilanci, piace analizzare ciò che

abbiamo vissuto, qualsiasi cosa, sia bella che brutta, e tuffarci,

con tutto l’ottimismo possibile, verso nuovi progetti.

Certamente tutti saranno concentrati sul discorso Covid, vaccini,

no-vax, green pass e proteste varie, ed anche noi non possiamo

far finta che la pandemia ancora non sia finita, non possiamo

chiudere gli occhi dinnanzi alle conseguenze che essa ha

apportato a livello economico, sociale, psicologico, e di tutti i

cambiamenti che ci sono stati nel mondo dell’Arte (teatri,

cinema, spettacoli ecc. ecc.).

Ma il 2021 è stato anche un anno bello e pieno di soddisfazioni

per l’Italia: la vittoria della nazionale di calcio agli Europei, le

tante medaglie conquistate alle Olimpiadi, la vittoria dei

Maneskin all’Eurovision Song Contest 2021, i successi di

Sanremo e tante altre cose, sino ad arrivare al successo del

Macbeth alla Scala il 7 dicembre.

Certo, molte sono state anche le perdite che il mondo dell’Arte

ha subìto: Raffaella Carrà, Carla Fracci, Lina Wertmuller, Milva,

Battiato…e molti altri.

Cosa ci si aspetta, dunque, nel 2022? (oltre al desiderio di

normalità, di fine della pandemia, salute, serenità ecc. ecc. per

ognuno).

Noi artigiani dell’Arte, nel nostro piccolo ci aspettiamo che il

mondo dell’Arte “riesploda”; che i volti noti ed i personaggi che

“sono andati via”, abbiano lasciato ai nuovi artisti, alle nuove

leve, insegnamenti tali da poter portare in alto il nome dell’Arte;

ci aspettiamo tanti successi nei vari eventi in programma durante

il 2022: Olimpiadi Invernali, Mondiali di calcio, Eurovision Song

Contest. Ci aspettiamo le gare di ballo a livello nazionale e

mondiale, i teatri ed i cinema, i musei facciano il pieno con lavori

belli, interessanti, intelligenti, che vengano pubblicati libri che

catturano la maggior parte della gente e che “tanti altri

Maneskin” possano collezionare successi che poi diventano i

nostri “tormentoni”.

Un regalo particolare desideriamo, però, noi “artigiani dell’Arte”:

che la nostra Rivista possa crescere, migliorare ed essere punto

d’incontro e di confronto per molti altri che vogliano entrare a far

parte della nostra grande famiglia “artistica”. Proprio per questo,

vogliamo, insieme a voi, dar vita a tante belle iniziative da

condividere tutti insieme; Vi ricordiamo, infatti, che il 29 aprile

ricorre la giornata mondiale della danza, e noi di Tuttoballo20,

già da qualche anno organizziamo un concorso in cui vengono

messe in luce tutte le forme d’arte attraverso cui gli artisti

vogliono esprimersi. Ciò che ci auguriamo è che siate in tanti a

condividere questa bella esperienza, e che quest’anno si possa

riuscire a fare del concorso una “grande festa”, non virtuale ma

in presenza. Allora chiediamo agli amanti dell’arte di sostenerci

da tutti i punti di vista, interagendo con noi, aiutandoci in tutti i

modi possibili e, se volete, anche con una piccola donazione

destinata all’Associazione Stefano Francia, ( le modalità vi

saranno illustrate all’interno della Rivista), grazie alla quale la

Rivista vive.

Auguri di un buon inizio di anno a voi tutti.


A T T U A L I T Á

Il 2021 ci ha regalato cose belle e meno belle. Il Covid 19 ha bloccato ogni tipo di attività artistica. I musicisti, nonostante tutto, hanno

continuato a suonare e produrre musica, per mantenere alto il nostro spirito. Ognuno di noi avrà una colonna sonora che ancorerà il

2021 alla propria memoria. Noi abbiamo selezionato 20 album e 20 singoli, tra italiani e internazionali, debutti e non, passando al

setaccio tutti i progetti che abbiamo ascoltato negli ultimi 12 mesi. Alla fine è uscita una classifica di TuttoBallo 2021. Brani che

potrebbero essere scelti come vostra colonna sonora di uno spettacolo, oppure musa ispiratrice della vostra opera d’arte. Buon

Ascolto e Buon Anno.

1.Dave – We’re All Alone In This Together

2.Sons Of Kemet – Black To The Future

3.Jazmine Sullivan – Heaux Tales

4.Slowthai – TYRON

5.Baby Keem – The Melodic Blue

6.John Glacier – SHILOH: Lost For Words

7.Sega Bodega – Romeo

8.Mace – Obe

9.Frah Quintale – Banzai (Lato Arancio)

10.James Blake – Friends That Break Your Heart

11.Isaiah Rashad – The House Is Burning

12.Sault – NINE

13.Venerus – Magica Musica

14.Bluem – Notte

15.Alfa Mist – Bring Backs

16.Mdou Moctar – Afrique Victime

17.Iosonouncane – IRA

18.Floating Points, Pharoah Sanders, London Symphony Orchestra – Promises

19.Arlo Parks – Collapsed In Sunbeams

20.Little Simz – Sometimes I Might Be Introvert

Dave – We’re All Alone In This Together

Questa la top 20 dei brani.

1.Tyler, The Creator – JUGGERNAUT (ft. Lil Uzi Vert & Pharrell Williams)

2.Caroline Polachek – Bunny Is a Rider

3.Tirzah – Send Me

4.James Blake – Famous Last Words

5.Baby Keem, Kendrick Lamar – family ties

6.Kanye West – Moon

7.Colapesce, Dimartino – Musica leggerissima (anche in versione spagnola di Ana Mena)

8.Little Simz – Point and Kill (ft. Obongjayar)

9.Massimo Pericolo – STUPIDO

10.PinkPantheress – Just for me

11.Nu Genea, Cecilia Kameni – Marechià

12.Pa Salieu – Style & fashion (ft. Obongjayar)

13.Yves Tumor – Jackie

14.Ginevra – CLUB

15.Nubya Garcia – Pace (Moses Boyd Remix)

16.Brent Faiyaz ft. Drake – Wasting Time

17.LA NIÑA, Franco Ricciardi – TU

18.bnkr44 – Girasole

19.FKA twigs, Headie One, Fred again.. – Don’t Judge Me

20.Joan Thiele – Cinema

Bluem – Notte

Colapesce, Dimartino – Musica leggerissima


A T T U A L I T Á

fonte: Marco Valsecchi, giornalista di LinkedIn Notizie

Ci siamo ancora dentro? È la domanda che il mondo intero ha sulla punta della lingua da quasi due anni, aspettando il momento in cui

potremo dire che la crisi da Covid-19 è finita.

Dopo un anno come il 2020, che ci ha costretto a rivedere tutte le nostre abitudini e certezze, ma anche le nostre aspettative sia

professionali che umane, il 2021 ci ha visti cercare una nuova via. Facendo leva sul nostro spirito di adattamento, abbiamo così

sperimentato nuovi modi di vivere e lavorare che ci sembrassero giusti e sostenibili anche in mezzo alla pandemia.

Abbiamo accettato e fatto nostri nuovi livelli di separazione e decentralizzazione. Nelle nostre professioni, sperimentando il lavoro da

remoto e quello ibrido. Nel modo in cui gestiamo il denaro, sempre più smaterializzato e digitale. E perfino nelle relazioni umane,

abituandoci in poco tempo agli aperitivi in videoconferenza e alle call di famiglia. Quando abbiamo realizzato quanto e quanto in fretta

fossimo stati in grado di trasformare la nostra quotidianità - e questo è forse l'aspetto più interessante della fase storica che stiamo

vivendo - ci siamo però resi conto che cambiare non è difficile come pensavamo e come ci siamo detti per parecchi anni. Uno sforzo di

adattamento è diventato così la premessa per una grande riflessione, personale ma anche collettiva, su chi siamo, che cosa vogliamo e

che cosa ci aspettiamo dal futuro. La cattiva notizia è che sì, ci siamo ancora dentro, inutile negarlo. Quella buona è che abbiamo capito

che esserci dentro non vuol dire essere bloccati: nel 2022 questo ci porterà a continuare a rifinire e ridefinire il nostro nuovo mondo.

Ma quali cambiamenti ci attendono? Ogni anno, in dicembre, i giornalisti di LinkedIn selezionano e approfondiscono i grandi temi che

pensano definiranno i successivi 12 mesi. Anche questa volta, mentre continuiamo a navigare a vista nel contesto pandemico, vi offriamo

una selezione di spunti e idee su quello che ci aspetta da qui in avanti: nel lavoro, a casa e in tutto quello che c'è in mezzo.

Naturalmente questa non pretende di essere una lista completa, per questo ti chiediamo di unirti a noi. Quali sono i grandi temi e le grandi

questioni che ti aspetti emergano nel 2022? Condividi i tuoi pensieri nei commenti oppure in un post, in un video o in un articolo qui su

LinkedIn utilizzando l'hashtag #BigIdeas2022.

1. Il prossimo atto della pandemia si concentrerà sulla salute mentale

Nel 2022, il mondo dovrà fare i conti in modo ancora più importante con il trauma che la pandemia ha lasciato dietro di sé. Quasi due anni

dopo l’arrivo di SARS-CoV-2 nelle nostre vite, gli esperti concordano sul fatto che un'altra crisi sanitaria si sia sviluppata insieme al virus,

quella della salute mentale compromessa. “La diffusione mondiale di Covid-19”, scrive su MedicItalia lo psichiatra Alessandro Rotondo,

“ha determinato, oltre agli effetti diretti sulla salute che tristemente conosciamo, una situazione socio-ambientale in cui molti fattori, che da

sempre condizionano la salute mentale, sono stati esasperati”. In Italia, riporta Il Sole 24 Ore, si stima un aumento di almeno il 30% dei

pazienti presi in carico dal Servizio Sanitario Nazionale dall'inizio della pandemia per problemi connessi alla salute mentale. Mentre la

crisi sta gradualmente rendendo possibile parlare di un argomento che è ancora tabù, le aziende dovranno affrontare il problema della

salute mentale dei dipendenti il più rapidamente possibile. “Relativamente al ritorno in azienda”, spiega Ansa riprendendo una ricerca di

BVA Doxa per Mindwork, “circa il 40%” dei lavoratori“ si dice preoccupato del rientro a tempo pieno e il 62% di essi “valuta utile un

servizio di supporto psicologico per fronteggiare momenti di stress e disagio legati al rientro in azienda (+8% rispetto al 2020)”. Stiamo già

assistendo a un boom di soluzioni per il benessere psicologico dei professionisti, sviluppate da startup in rapida espansione, ma nella

Penisola il terreno da recuperare da questo punto di vista è ancora molto e il 2022 potrebbe essere l’anno della svolta.

2. L'inflazione sarà l'osservata speciale

Per anni l’Eurozona ha rincorso con fatica l’obiettivo di un’inflazione “al di sotto, ma vicina al 2%”, scontrandosi con il fenomeno noto

come “appiattimento della curva di Phillips”. La tendenza, cioè, che dagli anni Novanta ha visto il rapporto tra attività economica e crescita

dei prezzi indebolirsi nella maggior parte dei Paesi industriali . Come in molti altri ambiti, anche in questo caso dopo la scossa data dalla

pandemia ci ritroviamo in un mondo rovesciato: le istituzioni che si occupano di politica monetaria ora monitorano con attenzione

un’inflazione che si spinge su massimi mai toccati da decenni. In novembre i prezzi al consumo italiani hanno raggiunto picchi che non si

vedevano dal 2008, mentre in Germania la stima per lo stesso mese rimanda addirittura al 1992. Le ragioni di questo trend risiedono

innanzitutto nella crescita dei prezzi dell’energia. Ma anche nei colli di bottiglia che si sono formati con la ripresa della produzione

industriale dopo la fase più acuta della pandemia, portando a diffuse difficoltà di approvvigionamento per le aziende. Se cause immediate

e sintomi sembrano piuttosto chiari, permangono però dei dubbi sul decorso della febbre inflazionistica. La presidente della Bce, Christine

Lagarde, ha dichiarato che i prezzi dovrebbero iniziare a scendere già da gennaio. Mentre il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha

precisato che non si può già più parlare di un fenomeno "transitorio". Gli economisti Charles Goodhart e Manoj Pradhan, invitano intanto a

pensare nel lungo termine: la “ritirata” della globalizzazione e l’invecchiamento della popolazione, spiegano, faranno sì che il mondo entri

in un’era nella quale l’inflazione alta sarà una costante. Per il 2022, aspettiamoci intanto che il tasso d’inflazione sia uno dei dati che

guarderemo con più attenzione. E che si avvii una riflessione su quanto la dinamica dei prezzi rischia di erodere il nostro potere

d'acquisto.


A T T U A L I T Á

3. Il 'Buy now pay later' crescerà ancora

Nel 2022, il settore del ‘Buy now, Pay Later’ ("compra ora paga dopo", ovvero la possibilità di pagare beni e servizi a rate, abbreviato Bnpl) diventerà

ancora più popolare tra i consumatori. Questa modalità ha dato nuovo potere d'acquisto a milioni di persone con accesso limitato al credito, dal

momento che è generalmente soggetta a minori controlli, non richiede che si paghino interessi (a patto che si sia puntuali) e il servizio può essere

usufruito anche se non si soddisfanno i requisiti per ottenere una carta di credito. Con la temporanea chiusura di molti negozi fisici, la pandemia ha

fatto impennare gli acquisti online e l'uso del Bnpl, ponendo le startup di questo segmento tra le protagoniste di acquisizioni e round di investimento.

PayPal ha acquisito Paidy, Goldman Sachs ha comprato GreenSky, Square ha fatto sua AfterPay e recentemente l'italiana Scalapay - al settimo

posto nella classifica delle Top Startups di LinkedIn del 2021 - ha chiuso un round di investimento da oltre 173 milioni di euro, raggiungendo una

valutazione di circa 600 milioni di euro. E questa ascesa sembra solo l’inizio di una tendenza: Kaleido Intelligence stima infatti che entro i prossimi 5

anni il mercato di questi servizi “crescerà del 93% e raggiungerà su scala globale i 353 miliardi di euro". Cosa attendersi nel prossimo futuro? Matteo

Risi, ricercatore senior degli Osservatori Digital Innovation del PoliMi, spiega a LinkedIn Notizie che “da un lato è lecito aspettarsi una nuova

normativa che definisca criteri e vincoli per gli attori del mercato (il rischio di questo business è quello di alimentare l’indebitamento dei consumatori e

i crediti inesigibili dei player stessi). Dall’altro, vedremo sempre più spesso ampliare il raggio di azione delle società di Bnpl verso altri settori come

quello del marketing o quello bancario".

Entro i prossimi cinque anni il mercato di questi servizi crescerà del 93%, raggiungendo su scala globale i 353 miliardi di euro

4. Sarà l’anno zero per il 5G in Italia

Il piano di intervento pubblico è in consultazione, l’autorizzazione alla Commissione europea è stata chiesta e il governo punta a pubblicare presto i bandi di

gara per la realizzazione delle infrastrutture. Tutto sembra dirci che se l’orizzonte per una diffusione su scala nazionale resta fissato al 2026, il 2022 si

annuncia comunque come un anno decisivo per il 5G. “Verranno a maturazione le circostanze che ci diranno se stiamo imboccando una strada chiara di

sviluppo o se rischiamo di perdere terreno”, conferma a LinkedIn Notizie Antonio Capone, responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond del

Politecnico di Milano. I prezzi molto alti ai quali sono state vendute le frequenze, combinati a quelli molto bassi della connettività sul mercato italiano,

peseranno in negativo sugli investimenti privati. Ma a riequilibrare la situazione dovrebbero essere i soldi stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

e l’ingresso nel settore di realtà imprenditoriali diverse dai grandi operatori delle telecomunicazioni, che porteranno risorse e competizione. Da utenti, quello

che intanto possiamo aspettarci è di toccare sempre più il 5G con mano. “In ambito industriale potremo imbatterci in progetti di digitalizzazione che

comprendono servizi avanzati di connettività”, anticipa ancora Capone, citando i sistemi di tracciamento nella logistica e su quelli di monitoraggio nella

produzione. “I cittadini - prosegue l’esperto - sperimenteranno sempre di più il rapporto a distanza col sistema sanitario, mentre nelle città la connettività

avanzata farà la sua comparsa nel trasporto, nella sicurezza e nella gestione dei rifiuti”. I consumatori, infine, avranno a disposizione sempre più prodotti

nativamente connessi. Se ora la Sim incorporata è appannaggio soprattutto delle auto, il prossimo passo riguarderà probabilmente gli elettrodomestici di alta

gamma e quelli utilizzati a livello professionale. Aspettiamoci quindi di vedere frigoriferi di lusso attraverso i quali fare la spesa online, ma anche di imbatterci

al bar o al banco del salumiere in macchine del caffè e affettatrici connesse.

5. Le Big Tech proveranno - senza successo - a prendersi il metaverso

La corsa alla conquista del metaverso, un termine coniato per descrivere le esperienze 3D immersive e collaborative che si stanno facendo strada

nelle nostre vite, sta per cominciare. Ma, per una volta, non tutto il bottino finirà nelle mani delle Big Tech. La nuova versione del web è sempre più

vicina ed è pronta a saltare fuori dai nostri schermi: provate a pronunciare la parola “metaverso” e le persone immagineranno un visore - Oculus, per

esempio, o HTC Vive - in grado di trasportarci in mondi di pixel dove interagire con avatar digitali. L’orizzonte di cui stiamo parlando è però molto più

vasto: va dalle esperienze già esistenti di realtà aumentata (chi si ricorda Pokemon Go?) ai mondi di gioco di fascia più alta. Così come è successo

nel passaggio al mobile, le grandi compagnie tecnologiche cercheranno di prendere il maggior controllo possibile su questo territorio. Facebook ha

già annunciato il rebranding che la riposizionerà come Meta. Solo qualche giorno più tardi, Microsoft (società madre di LinkedIn) ha dato qualche

indizio su quelli che sono i suoi piani, anticipando che verrà data la possibilità di accedere alle riunioni su Teams nei panni del proprio avatar

tridimensionale. Ma, a differenza dei precedenti paradigmi tecnologici, questo sarà molto più difficile da isolare e controllare. Intanto perché le

tecnologie blockchain - che abbiamo conosciuto attraverso le criptovalute, ma non solo - consentiranno ai player del metaverso di creare e utilizzare

tecnologia decentralizzata, senza dover necessariamente fare ricorso alle Big Tech. Ma anche perché gli artisti e gli esperti di tecnologia che stanno

gettando le basi di questo scenario futuro non sono più legati ai grandi gruppi come una volta. E questo perché proprio grazie a blockchain

dispongono di sistemi decentralizzati per guadagnare denaro. Considerati questi due elementi, il web che ci attende sembra quindi avere tutto il

potenziale per essere aperto e in grado di ricompensare i creatori individuali per i loro contributi.

6. Vivremo un "Great Reshuffle" all’italiana

Il cosiddetto ‘Great Reshuffle’ - o ‘Great Resignation’, il fenomeno che sta portando milioni di lavoratori negli Stati Uniti (e non solo) a lasciare il

proprio impiego per cercarne uno nuovo e molti altri riflettere su questa possibilità - potrebbe costituire una tendenza pluriennale, almeno

oltreoceano. E sono in molti coloro che ne intravedono segnali anche in Italia. Stando a dati recenti del ministero del Lavoro, tra aprile e giugno c’è

stato un incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro, di cui 484mila per dimissioni volontarie e, in generale, con una quota di abbandono

volontario sul totale degli occupati che ha superato il 2% per la prima volta da anni. Tuttavia, secondo gli esperti, fare paragoni con gli Usa è

impossibile. Parlando con HuffPost Italia, l’economista Nicolò Giangrande pone l'accento sul fatto che in Italia le dimissioni potrebbero essere state

“decise tempo fa e rimandate a causa dell’incertezza generata dalla pandemia”, oppure “una forzatura da parte delle imprese che non potevano

licenziare o, anche, incentivate in vista di una propria riorganizzazione”. Che qualcosa sia cambiato nel sentire comune, soprattutto tra i più giovani, è

però innegabile. “La pandemia - commenta su LinkedIn la content creator Marta Basso - ha dato, in molti casi, alle persone che lavoravano da casa

molta più libertà di gestione del proprio tempo e, se non altro, certamente modo di riflettere sui propri valori e obiettivi nella vita”. E questo

mutamento, che le aziende non potranno sottovalutare, avrà e sta già avendo impatti anche nel nostro Paese. Tra aprile e giugno 2021 la quota di

abbandono volontario sul totale degli occupati ha superato il 2% per la prima volta da anni


A T T U A L I T Á

7. Gli atleti troveranno nuovi modi di mostrare i muscoli

Negli ultimi anni, i migliori atleti professionisti sono riusciti a far sentire sempre di più le loro voci quando si trattava di decidere dove e in quali

condizioni giocare, ma anche in che modo dovrebbero operare squadre e leghe. Una tendenza che continuerà anche il prossimo anno. I

professionisti dello sport, innanzitutto, hanno un controllo sempre maggiore sulla propria carriera. L’addio al Milan di Gianluigi Donnarumma

è l’esempio più recente, non il più estremo: chi segue il basket statunitense sa che cosa può succedere quando una stella come James

Harden decide che il suo tempo in una franchigia è terminato. Ma il fenomeno travalica i confini professionali. I giocatori NBA sono stati in

grado di mettere il movimento Black Lives Matter sotto i riflettori, mentre nella “storia minore” di Euro 2020 rimarrà la ribellione di diversi

campioni contro le bottigliette piazzate dagli sponsor in sala stampa. Se un tempo squadre e leghe avrebbero avuto gioco facile a imporre le

proprie scelte, ora i social media hanno di fatto spostato la narrazione in favore dei giocatori. "I nuovi canali di comunicazione", conferma Iker

Casillas, ex portiere della nazionale spagnola e dirigente della Fondazione Real Madrid, "ci permettono di trasferire il nostro messaggio

senza distorsioni". Nel 2022, con le Olimpiadi invernali in Cina e la Coppa del Mondo FIFA in Qatar, non mancheranno le occasioni per gli

sportivi di portare i temi a loro più cari nel discorso pubblico. Non c’è che da aspettare il fischio d’inizio.

8. Il mondo collegherà le sue reti elettriche

La domanda globale di energia potrebbe aumentare fino al 58% nei prossimi tre decenni. Per soddisfarla e al contempo evitare una

catastrofe climatica, le aziende e i governi stanno spingendo per elettrificare quante più parti possibile delle nostre vite. C'è solo un intoppo: a

differenza del carbone, del petrolio o del gas naturale, l'elettricità è difficile da immagazzinare e le energie rinnovabili vengono consumate

principalmente vicino a dove vengono prodotte. Risolvere questo problema richiederà l'interconnessione delle reti elettriche mondiali con

l'aiuto di cavi sottomarini. “Le reti sono il gigante dimenticato degli investimenti energetici globali” spiega a LinkedIn Notizie Alessandro Blasi,

consulente presso l'Agenzia Internazionale per l'Energia. “Rendere disponibili nuove fonti di energia è importante ma non sufficiente, poiché

questa deve raggiungere i centri di consumo”. I lavori sono iniziati in Europa, con una previsione di 72mila chilometri di cavi di connessione

alla rete entro il 2030, secondo The Economist. Ad esempio, riporta Il Post, in Italia, Terna, operatore di reti internazionale, sta lavorando "a

due grossi progetti di cavi sottomarini: uno è il Tyrrenian Link, cavo di 950 chilometri che collegherà assieme Campania, Sicilia e Sardegna.

L’altro è l’Adriatic Link, che collegherà via mare Marche e Abruzzo". “Oggi più che mai è necessario avere un sistema elettrico ancora più

interconnesso a livello internazionale”, dice a LinkedIn Notizie l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma. “Con quote

crescenti di rinnovabili sarà possibile contenere e ridurre gradualmente i costi energetici, a vantaggio dell'ambiente, dei cittadini e delle

imprese”.

“Le reti sono il gigante dimenticato degli investimenti energetici globali”

9. La ripresa del settore aereo si tingerà di verde

Tra i risultati raggiunti nel corso di COP26, quelli legati al settore aereo sono passati relativamente in sordina. Eppure dalla conferenza delle

Nazioni Unite sul clima è emerso un indirizzo piuttosto chiaro, con ben 23 nazioni che hanno firmato la International Aviation Climate

Ambition Declaration: un documento che riconosce come per il settore sia necessario “crescere sostenibilmente”. I dati dell’Air Transport

Action Group evidenziano come il trasporto aereo sia all’origine di circa il 2% delle emissioni di anidride carbonica prodotte dall’uomo e di

circa il 12% di quelle ascrivibili al settore dei trasporti. Cifre che vanno naturalmente pesate sul fatto che a volare prima della pandemia fosse

poco più del 10% della popolazione mondiale. Una delle vie più percorribili per ridurre l’impatto ambientale del trasporto aereo è quella che

passa dai SAF (Sustainable Aviation Fuel): i biocarburanti ottenuti da scarti alimentari agricoli e forestali in grado di garantire fino al 90% di

emissioni in meno rispetto ai combustibili fossili. “Nell’immediato i biofuel di seconda generazione, ottenuti da prodotti che non siano in

competizione con il cibo, sono la scommessa per un'aviazione più sostenibile”, spiega a LinkedIn Notizie Pierroberto Folgiero, LinkedIn

Influencer e amministratore delegato di Maire Tecnimont. “Una tecnologia innovativa e immediatamente cantierabile - spiega - che può

diventare operativa in tre anni”. Il 2021 si chiude con l'annuncio di United Airlines, che per prima ha completato un volo passeggeri

utilizzando solo carburante sostenibile. Mentre guardando al 2022 l'attesa è soprattutto per l’assemblea della International Civil Aviation

Organization di ottobre, durante la quale dovrebbero essere definiti gli obiettivi di decarbonizzazione del settore.

10. Il retail cambierà per competere con Amazon

La pandemia ha rappresentato un punto di svolta per il commercio al dettaglio. Diversi negozi hanno chiuso i battenti, molti dei quali per

sempre, e il progressivo abbandono dello shopping fisico è stato accelerato. Tutto ciò ha incrementato ancora di più il giro d'affari dei giganti

delle vendite online come Amazon. Ma ha anche messo molti retailer 'tradizionali' in enorme difficoltà. Nel 2022, questi rivenditori

combatteranno per riconquistare i clienti, attraverso una combinazione di vecchie e nuovissime tattiche. Online si diffonderanno sempre più

servizi per i clienti tipici dell’esperienza di acquisto in negozio, come la possibilità di chattare in tempo reale per ricevere consigli e supporto,

o nuove soluzioni tecnologiche per prevedere con precisione l'entità e le abitudini di acquisto. Offline, i rivenditori adotteranno servizi di

restituzione della merce, inviando corrieri a ritirare gli articoli indesiderati sull'uscio delle case dei consumatori. E vedremo crescere le

partnership con aziende specializzate nel fornire questi servizi, dice a LinkedIn Notizie l'analista di settore Richard Lim. Il passaggio dalla

vendita al dettaglio fisica a quella online non si fermerà qui. Sempre più rivenditori abbracceranno la realtà virtuale e quella aumentata nel

2022, consentendo ai clienti di interagire con i prodotti in ambienti che vanno ben oltre le repliche digitali di un negozio. "Il metaverso", un

concetto ancora in evoluzione, "può fare di più per cambiare la vendita al dettaglio rispetto al negozio fisico", spiega - sempre a LinkedIn

Notizie - Cate Trotter, consulente presso Insider Trends. “Non si tratta di creare interpretazioni virtuali del negozio. Si tratta di sganciare la

vendita al dettaglio dal negozio e reimmaginarlo completamente". Qualche esempio? A novembre, Nike ha annunciato, con la piattaforma di

gioco online Roblox, la creazione di una città virtuale in cui gli utenti possono fare minigiochi a tema sportivo e vestire i propri avatar con

abbigliamento del celebre marchio sportivo. Mentre i giocatori del popolarissimo videogame Fortnite potranno vestire i propri personaggi con

l'abbigliamento di lusso di Moncler.


A T T U A L I T Á

Mentre i media si occupano della politica nel mondo e nel nostro

Paese, di Covid, di no vax e di notizie di cronache senz’altro di

rilievo (crollo di palazzine, violenza sulle donne, omicidi di

famiglie intere…), un ragazzo, nostro amico, Matteo Levaggi,

coreografo e ballerino esce a bere un drink a Milano, offre

gentilmente da bere ad “amici etero” (o meglio, che pensa siano

suoi amici), e viene immotivatamente aggredito, riportando ferite

anche gravi e di una certa importanza… e intanto il decreto Zan

non passa…

Vi pare accettabile? Oramai non ci sono più parole per

descrivere certe situazioni e tutto sembra molto retorico…

L’odio è odio, la violenza è violenza, a prescindere da chi e

contro chi venga esercitata, per cui oggi è accaduto a Matteo,

domani potrebbe accadere a qualcuno di noi, per un motivo

assurdo ,anzi, immotivatamente, come è successo a Matteo.

L’Arte è bella perché rende liberi, perché ti fa esprimere senza

muri ed ombre, perché ti rende uguale agli altri pur nella propria

diversità … noi di Tuttoballo20 siamo nati su questi princìpi ,

stiamo crescendo alimentandoci di questi princìpi e non

permetteremo mai a niente ed a nessuno di discriminare un

artista perché “omosessuale”: per noi una persona è una

persona, un artista è un artista, un ballerino è un ballerino, un

individuo è un individuo che ama, canta, balla, lavora, vive … e

nel linguaggio degli “Artigiani dell’arte” non esistono i termini

“eterosessuale/omosessuale”. Ci rivolgiamo, dunque a tutti voi,

amici ed amanti dell’Arte; essa è un’arma molto potente per

combattere l’omofobia; facciamo in modo che la sua voce sia

sempre più forte e fonte di fatti concreti, affinché non rimanga

intrappolata solo in belle parole o nei bei salotti artistici, ma esca

fuori, nelle strade, nelle scuole, nelle chiese, nei bar, nelle

discoteche: STOP OMOFOBIA!

Un abbraccio al nostro amico Matteo ed un grande

ringraziamento per tutte le emozioni che ci dona con la sua Arte!


A T T U A L I T Á

Il Sistema Sanitario nazionale italiano riceve il

premio CIDU (Comitato Interministeriale per i Diritti

dell’Uomo), 2021. Intervista alla Dott. Sara Angelone

Ministro delle Salute Roberto Speranza con la delegazione SSN

Italiana

Danilo Mercanti,Andre Silenzi, Sara Angelone, Lyubov Ferenchak,

Termina in bellezza la fine dell’anno 2021, nonostante le tante difficoltà economiche, sociali, sanitarie, che la pandemia già da un po' ha

apportato; è stato consegnato, infatti, nell’ambito di una toccante cerimonia tenutasi presso l’auditorium dell’Ara Pacis in Roma, il 10

dicembre 2021, il premio “CIDU per i diritti umani”, a varie Organizzazioni e personalità che si sono distinte, agendo concretamente, per la

difesa dei diritti dell’uomo.

Ed in un momento difficile, per il mondo intero, piegato dalla pandemia, ma caratterizzato da tanto impegno e sacrificio da parte di varie

categorie, emblematica è stata la premiazione ad una categoria particolarmente importante: quella del nostro personale sanitario. La

premiazione è andata, infatti al nostro SSN, rappresentato, per l’occasione, dal Ministro della salute Speranza, dal Medico

competente del Ministero della Salute, Sara Angelone, da Andrea Silenzi, rappresentanti della categoria di tutti i medici, e da

Danilo Mercanti, Lyubov Ferenchak, rappresentanti della categoria degli infermieri.

“La salute è un diritto di tutti”, ha più volte ribadito il Ministro Speranza, ed il nostro SSN è stato certamente un modello per altri Paesi,

non solo nel garantire il benessere dell’uomo in condizioni normali, ma, soprattutto ed inevitabilmente, in un momento difficile in cui la

patologia CoVID ha reso ancora più forte, sebbene le tante difficoltà, questo senso di condivisione e di difesa dei diritti umani che, nel caso

specifico, si è tradotto nel diritto della tutela della salute.

A ritirare il premio, la Dott. Sara Angelone che ha rappresentato lo sforzo, il sacrificio ed il senso del dovere di tutti i “camici bianchi” del

nostro Paese.

Alla Dott. Angelone facciamo una domanda, che potrebbe apparentemente essere banale ma che, in realtà, ha un grande

significato: “Nel momento in cui ha ricevuto, accanto al Ministro ed ai suoi colleghi, un premio così importante, quali sensazioni

ha vissuto?”

“Tutto, in quel momento, si è bloccato in un unico respiro, un’unica sensazione “comprimente” come in quegli attimi che hanno

caratterizzato questi ultimi due anni in particolare, in cui abbiamo dovuto prendere decisioni, inizialmente senza strumenti e conoscenze

certe, poi in progress, avvalendoci del solo proprio percorso di studi e conoscenza scientifica fino allora nota, dell’esperienza acquisita,

dell’intuito e buon senso, quando nulla ancora si sapeva e nulla ci poteva essere raccontato dai libri, quando si agiva in modo

estemporaneo calibrandoci sulla singola problematica. Paura, umiltà e coraggio di decidere con la consapevolezza del significativo riflesso

di ogni nostra decisione sul singolo lavoratore e paziente. Solitudine e forza reciproca nel rapporto di cura e terapia del paziente. Un’apnea

che continua e si distende a tratti in base all’andamento epidemiologico e quando avviene il ritorno alla vita in comunità del

paziente/lavoratore”.

Cosa ha significato per Lei questo premio, e cosa si augura per il SSN?

“Un brivido, un piccolo passo di un percorso ancora lungo, stimolo ed attesa, in cui ancora bisogna implementare e ricostruire il SSN sul

territorio nazionale, anche riqualificando tutto il personale sanitario, garantendone la tutela integrale della sicurezza e salute

(Implementazioone delle risorse umane, turnazione legale,…) e un adeguamento della remunerazione lavorativa rispetto ai migliori

standard europei”.

Domanda personale: rifarebbe il medico?

Sorride si distende finalmente rispondendomi un convintissimo “certamente si!”

Questo è solo un piccolo omaggio, nonché un umile ringraziamento che la nostra Redazione ha voluto rendere a tutto il personale sanitario

che, con il proprio impegno, dedizione, sacrificio, a volte addirittura della propria vita, si è prodigato, e continua a prodigarsi, nonostante

tutto, senza se e senza ma, a salvare vite umane permettendo, così, anche a noi “Artigiani dell’Arte”, di poter continuare a dedicarci alla

nostra passione. Grazie da parte di tutti noi!


A T T U A L I T Á

IL “PREMIO SIMPATIA” COMPIE 50 ANNI:

RACCONTI DI MEZZO SECOLO DEL NOSTRO PAESE

Altro avvenimento importante che ha chiuso in bellezza il 2021 nel nostro Paese, è stato la celebrazione del 50.

anniversario del “Premio simpatia” chiamato anche “Oscar capitolino”.

Istituito nel 1967 dall’indimenticabile Domenico, “Momo”, Pertica, giornalista, poeta, scrittore , attore, grande amico di

Fellini, è un premio dedicato a tutti, - “ è un premio che abbraccia la gente a tutti i livelli”- dice Laura Pertica che porta

avanti con dedizione questa grande ed onorevole “tradizione” di famiglia.

Ed è proprio questa la bellezza e l’essenza di questo particolare premio: omaggiare tutti coloro i quali hanno dato

qualcosa al nostro Paese, dal punto di vista artistico, creativo, politico, sanitario, scientifico … personalità “in vista” e

persone comuni…è, cioè, un premio che avvicina e ti avvicina alla gente … si premia, infatti, l’impegno, la passione e

la voglia di dare e condividere.

Tra i premiati di questa edizione, infatti, ci sono stati l’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato e Maria Rosaria

Capobianchi dell’Ospedale Spallanzani; il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi; per la musica il M° Nicola Piovani

…e tanta altra gente comune che si è distinta per progetti importanti ideati e realizzati.

La premiazione avviene in Campidoglio e, come si diceva, quest’anno si è celebrato il 50. anniversario di detto

premio, nonostante le mille difficoltà causate dale ragioni ben note che da più di due anni stanno segnando la storia

del mondo intero ma che, come afferma Laura Pertica, “celebra mezzo secolo di storia della nostra città e del nostro

Paese”.

Parole di grande ammirazione da parte di tante grandi personalità, tra cui quelle di Carlo Verdone, nei confronti della

famiglia di Momo Pertica, la quale “continua questa grande tradizione”.

Anche noi “Artigiani dell’Arte” facenti parte della grande famiglia di “Tuttoballo20”, ci uniamo al coro di ammirazione

verso Chi ha ideato il premio, verso Chi continua a rinnovarne l’importanza ed il significato, e verso tutti coloro i quali

nel proprio “piccolo/grande mondo” trasmettono la propria creatività, professionalità od emozione, agli altri.

Vista l’importanza e l’ammirazione, nonché la “simpatia” che ci suscita questo premio, ed il suo significato che sposa

in modo completo i nostri princìpi, la Redazione di “Tuttoballo20” farà un regalo a tutti Voi, carissimi lettori: cercherà

di incontrare, il prima possibile, Laura Pertica, affinché ci racconti “il Premio simpatia” e “Momo Pertica”, come solo Lei

potrebbe fare … e per noi sarà un grandissimo onore!

Laura Pertica “celebra mezzo

secolo di storia della nostra città e

del nostro Paese”.

Parole di grande ammirazione da

parte di tante grandi personalità,

tra cui quelle di Carlo Verdone, nei

confronti della famiglia di Momo

Pertica, la quale “continua questa

grande tradizione”.


A T T U A L I T Á

60

Anni

Il Balletto di Roma, causa

Covid-19, festeggia il suo

compleanno con un anno di

ritardo presentando la

storia della famosa

compagnia.


A T T U A L I T Á

Sessanta candeline del Balletto di Roma, posticipate di un anno, a causa

dell’emergenza pandemica, con una festa svolta il 28 novembre con un

programma variegato di incontri e performance, tra dialogo e danza,

approfondimento storico e confronto tra generazioni. Per accogliere gli

ospiti - amici e colleghi di ieri e di oggi - sono stati creati nella sede del

Balletto di Roma, in via della Pineta Sacchetti, affascinanti percorsi visivi,

letterari e danzati, legati alla storia di questa istituzione. L’allestimento della

location ha visto l’esposizione del prezioso materiale video-fotografico

d’archivio, insieme ai costumi di alcune delle più importanti produzioni della

compagnia (da: Otello; Il lago dei cigni, ovvero il Canto; Lo Schiaccianoci).

La mostra, curata per l’occasione da Giuseppe Distefano, ha offerto ai

visitatori un’esperienza “immersiva” in grado di coinvolgere lo sguardo ed il

pensiero. Un pezzo di storia, che dalle immagini si è materializzato

sulle pareti della nuova sede romana - aperta nel 2020 e inaugurata

ufficialmente in questa occasione - in un percorso tra memoria,

presente e futuro. Tra gli appuntamenti centrali del mattino, la tavola

rotonda sulle nuove prospettive della danza intitolata Quali tradizioni per la

danza del futuro? Un dialogo aperto, guidato da Silvia Poletti, tra gli ospiti

che hanno affiancato e creduto nel Balletto di Roma negli ultimi 20 anni:

voci rappresentative di enti e realtà nazionali, chiamate a discutere della

possibilità di rivedere modalità produttive e distributive per una nuova

apertura dialettica di lavoro. Insieme a Luciano Carratoni, direttore

generale del Balletto di Roma, e a Francesca Magnini, direttrice

artistica, hanno partecipato, in presenza ed in collegamento online:

Gilberto Santini, direttore AMAT Associazione Marchigiana Attività

Teatrali, Piergiacomo Cirella, segretario generale Fondazione Teatro

Comunale di Vicenza, Mario Castro De Stefano, consulente artistico

Teatro Pubblico Campano, Daniele Cipriani, presidente e direttore

artistico Daniele Cipriani Entertainment, Fabrizio Monteverde,

coreografo principale Balletto di Roma, Carmela Piccione, giornalista

e scrittrice, Valerio Longo, vicedirettore Balletto di Roma, Monica

Casadei, direttore artistico Artemis Danza, Patrizia Coletta, direttore

Fondazione Toscana Spettacolo, Annamaria Onetti, direttore artistico

DANCEHAUSpiù, Marco Ciuti, direttore La Fabbrica dell’Attore, Walter

Mramor, direttore Artisti Associati, Roberto De Lellis, direttore Ater

Fondazione, Carlo Pesta, presidente e direttore artistico Balletto di

Milano, Stefano Scipioni, presidente ACS Abruzzo Circuito Spettacolo.

Dopo l’appuntamento del mattino, il programma pomeridiano è stato aperto

dalla presentazione del progetto editoriale dedicato ai 60 anni del Balletto

di Roma: l’anteprima di un libro, a cura di Carmela Piccione, ricco

d’interviste e testimonianze che rendono omaggio alla prima

compagnia di danza privata in Italia, fondata nel 1960 da Franca

Bartolomei e Walter Zappolini. Numerosi i protagonisti che, insieme

all’autrice, hanno condiviso aneddoti e ricordi legati all’avventura della

compagnia: prima fra tutti, Paola Jorio, interprete dello storico ensemble e

oggi direttrice della Scuola del Balletto di Roma, e Raffaella Appià,

coreografa e docente, nipote della fondatrice Franca Bartolomei.

Il ‘viaggio’ d’immagini e parole è stato coronato, nella seconda parte

del pomeriggio, dalla danza dei giovani allievi della Scuola del Balletto

di Roma diretta da Paola Jorio, del Corso di avviamento professionale

(CAP) e dei danzatori della Compagnia. Le performance offerte agli

ospiti hanno svelato il più recente repertorio coreografico - con

estratti da Arcaico di Davide Bombana e da Astor, un secolo di Tango,

produzione 2021 attualmente in tournée - insieme alle ultime creazioni

di danza classica e contemporanea curate dalla direttrice Paola Jorio

in collaborazione con i maestri Pia Russo, Diana Tavernier, Anna

Maria Garagozzo, Vladimir Derevianko, Serena Chiaretti, Emanuele

Burrafato, Pablo Tapia Leyton, Chiara Casciani. Dolce chiusura, per

tutti, con la torta “BdR 60”: felice augurio di nuove e brillanti

ripartenze. Da qui, dalle solide fondamenta della storia, il Balletto di Roma

riparte con coraggio guardando al presente e al miglior domani per le future

generazioni.


STEFANO FRANCIA ENJOYART - POMODORO STUDIO ALWAYS

presenrtano

"Rhythm " & "Relaxing"

di Julie Collins e Ciro Vinci

DOPO IL SUCCESSO DI "DILLOALLADANZA"

VOLUME 1 E 2 ARRIVA SU TUTTI I DIGITAL

STORE UNA NUOVA COLLANA DANCE CHE TI

PERMETTE DI ALLENARTI CON IL TUO BALLO

PREFERITO E RILASSARTI CON LE NOTE DI

JULIE COLLINS E CIRO VINCI.

SU TUTTI I DIGITAL STORE


A T T U A L I T Á

Vincenzo Peruggia: l’uomo che rubò La Gioconda

di Giovanni Fenu

Questo è il racconto di uno dei più audaci furti che la storia del

crimine ricordi, le gesta di un italiano che, stando alle sue

dichiarazioni, voleva vendicare lo scempio commesso a suo tempo

da Napoleone Bonaparte e restituire al proprio Paese il più

rappresentativo di questi capolavori (in realtà scelse l’unico che si

trovava in Francia perché donato a suo tempo al Paese transalpino

da Leonardo da Vinci, l’autore, nda).

Vincenzo Peruggia nasce a Trezzino, frazione di Dumenza, in

provincia di Varese, l’8 ottobre del 1881. Il padre Giacomo è

muratore mentre Celeste, la madre, è casalinga e si occupa della

nutrita prole (oltre a Vincenzo, infatti, vi sono altri tre maschi e una

femmina, nda). Ben presto il giovane Peruggia apprende il mestiere

di imbianchino e verniciatore, e nel 1897 segue il padre a Lione per

motivi di lavoro.

Riformato dal servizio di leva nel 1901, nel 1907 si trasferisce a Parigi: nella capitale francese prosegue nella professione di

imbianchino, un lavoro che gli lascerà in eredità il saturnismo, una malattia dovuta all’intossicazione provocata dal mercurio

contenuto allora nelle vernici.

Sin qui quella di Peruggia assomiglia a numerose altre vite, più o meno anonime, di tanti italiani emigrati in Francia in quel

periodo, in cerca di migliori condizioni di vita. Ma il destino ha in serbo un incrocio decisivo per il nostro protagonista: siamo

nell’agosto del 1911 e il trentenne varesotto, da poco assunto dalla ditta del signor Gobier, viene inviato – insieme ad altri suoi

colleghi – al Museo del Louvre a pulire diversi quadri per ricoprirli poi con cristalli. L’arrivo in tale tempio dell’arte mondiale deve

avere un effetto dirompente sul giovane Peruggia che, da sempre denigratore di quel Napoleone Bonaparte reo, ai suoi occhi, di

aver saccheggiato in lungo e in largo l’italico patrimonio artistico per condurlo oltr’alpe, decide di maturare la sua vendetta, per

conto di tutti gli italiani, mettendo a segno il classico “colpo del secolo”.

È il 21 agosto 1911, un lunedì – giorno di chiusura del Louvre – quando, alle sette in punto, Peruggia varca la porta “Jean

Goujon” del famoso museo e si dirige furtivamente verso il “Salon Carré” sicuro che nessuno possa accorgersi della sua

presenza. Bastano pochi secondi al nostro “eroe”: staccato il prezioso dipinto di Leonardo da Vinci dalla parete, lo avvolge nella

propria giacca, e uscito senza problemi dal museo si reca – con incredibile nonchalance e sangue freddo – alla fermata del bus

dove, una volta salito ed essersi accorto di aver preso quello sbagliato, scende e si fa riportare a casa – in rue del'Hopital Saint-

Louis – da un’auto privata. Giunto nel proprio appartamento Peruggia, nascosta La Gioconda, torna al lavoro giustificando il

proprio ritardo con una sbronza presa la sera prima e che lo ha fatto svegliare in ritardo. Successivamente, affidata la Monnalisa

a Vincenzo Lancellotti – temeva che l’umidità della propria stanza potesse danneggiare il capolavoro leonardesco – realizza una

cassa in legno dove adagiarla e, dopo un mese dal furto, la riprende in consegna dal suo amico.


P I T T U R A

Ma torniamo al Louvre, qualcuno si sarà accorto del furto? È la mattina del 22 agosto quando Louis Béroud e Frederic

Languilleme, due artisti, giunti nel “Salon Carré” fanno l’inquietante scoperta. Superato lo choc iniziale i due informano

dell’accaduto Louis Lépine, capo della polizia e prefetto di Parigi. Immediate scattano le indagini: bloccate le uscite, i visitatori che

quel giorno si trovano nel museo vengono perquisiti, ma inutilmente; sulla scaletta della sala dei Sept Mètres vengono ritrovati la

cornice e alcuni frammenti di vetro appartenenti all’opera. All’appello classico a coloro sapessero qualcosa di farsi avanti,

risponde un impiegato che riferisce di aver notato, nella mattinata del giorno precedente, un uomo allontanarsi dal Louvre mentre

gettava un oggetto nel fossato vicino alla strada. Nel frattempo gli “Amici del Louvre” promettono ben 25mila franchi a chiunque

fornisse notizie utili per risalire al ladro, intanto il Ritratto di Baldassarre Castiglionedi Raffaello prende – tutti auspicano

temporaneamente – il posto che fu, sino a poche ore prima, della Gioconda. Le indagini procedono a ritmo serrato, alcuni

individui, tra i quali due giovani dal futuro artistico eccelso come Guillame Apollinaire e Pablo Picasso, sono erroneamente

arrestati salvo poi essere quasi immediatamente rilasciati dalla Gendarmerie nationale dopo aver dimostrato la propria estraneità

ai fatti.

Anche Peruggia viene interrogato ma se la cava poiché nel corso della perquisizione della sua modesta stanza, i gendarmi

parigini non trovano nulla di compromettente, la Monnalisa, infatti, è al sicuro, nascosta in un apposito spazio che il nostro

protagonista ha ricavato sotto l’unico tavolo. Passano due lunghi, interminabili anni e nel 1913 Peruggia fa il classico passo falso.

Siamo in autunno quando il collezionista d’arte fiorentino Alfredo Geri decide di organizzare una mostra nella sua galleria

chiedendo a privati – tramite annuncio sui giornali – di prestargli alcune opere per l’occasione.

All’inserzione risponde anche un personaggio misterioso: a Geri, infatti, giunge ben presto una lettera a firma Monsieur Léonard

V. nel quale lo sconosciuto mittente propone al collezionista toscano l’acquisto della Gioconda con la conditio sine qua non che il

celebre dipinto tornasse in Italia e restasse lì custodito. Insospettito, Geri si consulta col direttore della Regia Galleria di Firenze,

Giovanni Poggi che escogita una “contromossa”. L’ 11 dicembre 1913 Geri fissa così un incontro col misterioso Monsieur

Léonard V. al quale partecipa anche Poggi che, dopo aver esaminato il dipinto, lo prende in custodia per esaminarlo. Il giorno

successivo i Regi Carabinieri fanno irruzione nell’albergo fiorentino e arrestano Peruggia.

Il 4 e il 5 giugno 1914 si apre a Firenze il processo contro il ladro della Monnalisa; l’evento è tale da far pervenire in Italia anche la

stampa estera e mobilitare un’opinione pubblica nostrana che, mossa anche da amore e affetto per quel gesto così eroico e

patriottico, spera in una pena lieve per il Peruggia. Facendo leva su una presunta infermità mentale dell’imputato – testimoniata

anche dall’indovinello postogli dallo psichiatra del Tribunale Paolo Amaldi (“Su un albero ci sono due uccelli. Se un cacciatore

spara a uno di essi, quanti ne rimangono sull'albero?”; “Uno!”, risponde Peruggia. “Deficiente!”, tuona il medico, in quanto la

risposta alla domanda era zero, perché l'altro sarebbe scappato, nda) la condanna per il varesotto è tutto sommato lieve: un anno

e quindici giorni di galera ridotti, il 29 luglio 1914, a sette mesi e otto giorni. Tuttavia Peruggia ritorna subito in libertà ricevendo, tra

l’altro, ben 4.500 Lire, frutto di una colletta a “nome di tutti gli italiani” offertagli da un gruppo di studenti toscani.

Da questo momento i destini di Peruggia e della Monnalisa si dividono: l’opera di da Vinci fa ritorno in Francia, mentre il nostro

protagonista dapprima prende parte alla Grande guerra – dopo la disfatta di Caporetto del 1917 finisce in un campo di prigionia

austriaco – poi fa ritorno in Francia, sostituendo al nome Vincenzo quello di Pietro, a Saint-Maur-des-Fossés, nei sobborghi di

Parigi, qui nel 1924 nasce la sua unica figlia, Celestina (da tutti chiamata la “Giocondina” e morta nel 2011, nda). Peruggia muore

l’8 ottobre 1925, nel giorno del suo quarantaquattresimo compleanno a causa di un infarto; le sue spoglie riposano nel cimitero

Condé.


A T T U A L I T Á


A T T U A L I T Á

ro

Il principio di questo metodo: mescolare esercizi di danza, yoga, respirazione

e introspezione per lasciarsi andare e scoprire la sua natura profonda. A metà

tra danza, yoga e sciamanesimo, questa dolce disciplina, nata negli Stati

Uniti, sta guadagnando sempre più seguaci. Nel 2009, l'americana Rochelle

Schieck, insegnante di danza e yoga che ha studiato con i Qeros, gli sciamani

delle Ande in Perù, ha sviluppato questo metodo ibrido e sorprendente. Tutto

parte da un desiderio di andare contro i principi della danza, quello di creare un

percorso in cui siamo più interessati a ciò che sentiamo che alla bellezza dei gesti,

e dove non possiamo sbagliare. L'idea: essere meno nella sua testa e più nel suo

corpo per dargli voce.

Sedotta dal concetto, Claire Garin, sofrologa e insegnante di reiki, ha importato in

Europa quattro anni fa, ed ha pubblicato un affascinante libro sull'argomento lo

scorso aprile in lingua francese. “Al tempo degli Incas, le qoya erano donne

sovrane, quelle che andavamo a vedere per un consiglio, quelle che

detenevano la saggezza. Tuttavia, la qoya aiuta a riconnettersi con la sua

essenza profonda attraverso tre precetti: "la donna libera", vale a dire colei

che apprezza la sua vita, "la donna selvaggia", e "la donna saggia", altrimenti

dice che funziona con la sua intuizione ", spiega l'autore. Adagi che si

ritrovano nel famoso bestseller "Donne che corrono coi lupi", di Clarissa

Pinkola Estés.

Ma le lezioni di qoya sono rivolte sia alle donne che agli uomini; L'obiettivo è

lasciarsi andare ed esplorare il proprio io interiore attraverso il movimento.

"Mescoliamo la danza - con la coreografia e l'improvvisazione - e lo yoga con

quello che viene chiamato 'yoga nella preghiera', cioè che porta intenzioni.

Facciamo anche esercizi di respirazione ed esploriamo le parti meno conosciute di

noi stessi, quelle che non sempre vogliamo affrontare", afferma Claire Garin. E,

sebbene il metodo sia incentrato sulla spiritualità, le playlist rimangono le stesse di

una lezione di danza moderna tradizionale, poiché si possono trovare brani incisivi

di Beyoncé, Rihanna o Shakira. Un misto di sacro e moderno che attrae sempre più

persone.

700: Questo è il numero di insegnanti formati nella disciplina in tutto il mondo.

Molto diffuso negli Stati Uniti, si sta sviluppando rapidamente in Francia e in

Europa.

PER CHI: Qoya è un'alternativa per chi non trova lezioni di ballo adatte. Inoltre,

non è richiesto alcun livello. Sebbene ci siano molte sessioni destinate

esclusivamente alle donne, anche le classi miste sono molto comuni. “È vero che

tra di loro le donne riescono a lasciarsi andare più facilmente, ma l'idea di base è

che ci sentiamo tutti a nostro agio insieme, ed è quello che dimostrano i corsi misti

poiché gli studenti si divertono molto”, testimonia l’ allenatore. Ci sono corsi speciali

per adolescenti, famiglie e anziani. Elenco docenti su Qoyafrance.com, circa 15€

per un'ora e mezza di lezione. Ritiro dal 10 al 14 novembre 2021 a Villa Nymphéa,

vicino a LaRochelle, con Claire Garin, da € 750 a persona, prenotazioni su

Clairegarin.com

BENEFICI: mentre rimangono gli stessi di una lezione di danza (si lavora su

resistenza, flessibilità e forza), anche i benefici sulla mente sono molto importanti.

"Ci divertiamo e lasciamo andare prima di tutto. Poi, nel corso delle lezioni,

coltiviamo la nostra creatività, rafforziamo la nostra autostima e il nostro intuito,

così riusciamo meglio, nella vita di tutti i giorni, a prendere le decisioni giuste. Di

conseguenza, le relazioni con se stessi e con gli altri migliorano davvero ", spiega

Claire Garin.

PROVA DELLO SHAKING Il principio: devi scuotere il tuo corpo per tre o quattro

minuti per tornare in forma, un "reset" del sistema nervoso. Questo è l'esercizio

qoya più semplice. "Scuoti il ​braccio destro, poi il sinistro, poi la gamba destra, poi

la sinistra, poi i fianchi, poi lo stomaco, per dieci secondi, finché tutto il corpo si

muove. Non esitiamo a farlo con i bambini, lo adorano e permette loro di sfogarsi.

Per iniziare, come musica consiglio uno dei brani contenuti nell'album

"Musicoterapia" del maestro Ciro Vinci disponibile su tutti i digital store.


C O V E R S T O R Y

"Dopo 28 anni torno a

Sanremo in coppia con

Ditonellapiaga"


C O V E R S T O R Y

Alla 72° edizione del Festival di Sanremo in programma dal 1 al 5 febbraio, torna Donatella Rettore.

Sono passati ventotto anni dal suo ultimo Sanremo, quello del 1994, che la proiettò ai vertici delle classifiche con

l’hit “Di Notte Specialmente” brano, considerato ennesimo cult della sua illuminata discografia. Amadeus,

direttore artistico per il terzo anno consecutivo, ha scelto una coppia esplosiva:

Donatella Rettore -Ditonellapiaga all’anagrafe Margherita Carducci, classe 1997. Un duo formato da una

veterana e una giovane cantautrice, scelta affatto bizzarra ed in linea con la filosofia della “cantattrice” veneta,

provenendo la Carducci da una rinomata accademia teatrale. Queste affabili “teste calde” (ma che teste e che

cervelli) regaleranno al Teatro Ariston una performance superlativa e non è difficile neanche da presagire.

Miss Rettore, prima di tutto autrice iconica ed unica del nostro asfittico panorama musicale, in grado tra la fine

degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta di catalizzare l’attenzione del pubblico, attraverso una lettura inusuale

del pentagramma, con interpretazioni sublimi, sospese tra l’Anime (cartoni animati di origine giapponese derivati

dai loro manga/fumetti) ed il rock, l’avanguardia romantica ed il futurismo di Marinetti.


C OAV TE TR U AS LT IO TRÁ

Y

Ogni esibizione era un racconto,

uno stato emotivo, un momento

di vita estrapolato e condiviso

senza alcuna mediazione,

perché la sua verità d’artista l’ha

perennemente accompagnata,

tra gli alti ed i normali bassi che

contraddistinguono chi ha

qualcosa per cui emozionare,

chi si staglia sopra tutto e tutti

involontariamente, solo

attraverso le capacità geniali di

una scrittura senza tempo, tanto

che alcuni pezzi, precursori di

quello che oggi viviamo,

risultano più che moderni ed

impeccabili, questo anche

grazie all’indivisibile Claudio

Rego, uomo da sempre amato e

con cui convolò a nozze nel 2005. La freschezza di “Lamette”, le previsioni di “Splendido Splendente”, l’audacia

di “Kobra” e l’amore sublime espresso da “Io ho te” rimangono pietre miliari super coverizzate ma che mai

raggiungeranno l’apice se non eseguite da lei stessa. Una voce distinguibile tra mille che con grande maestria ha

“recitato” per molteplici generazioni, completamente in “Estasi” (anche titolo di un brano, con videoclip annesso,

anni dopo “scopiazzato” da Madonna) sigla di “Discoring", Donatella Rettore fin dal suo debutto ha fatto la

differenza, senza accorgersi della sua unicità. La collega Giuni Russo (incantevole) fortunatamente se ne accorse,

chiedendole di duettare in “Adrenalina” canzone alienata, esemplare manifesto dell’underground londinese che

oltreoceano ne riscosse i favori ma che qui da noi, non ottenne la meritata consacrazione.

L’impalcatura folle di “Adrenalina” permise una fusione di ugole all’apice, debitrice dell’impianto, forse neanche

voluto, impostato da Diamanda Galás (compositrice statunitense che utilizza le corde vocali come un

sintetizzatore in grado di controllare con precisione le onde sonore).

Nel 2008, la Sony BMG in collaborazione con Rai Trade diede alle stampe “Stralunata” un cd con i grandi

successi ed un dvd con le esibizioni storiche tratte dagli archivi Rai e Mediaset. Oggi, inizi del 2022, il cofanetto

rientra ancora nella classifica dei dvd più venduti in Italia, a testimonianza del fatto che Miss Rettore è l’unica

“cantattrice” che ci ha permesso di seguirla retropalco, spartendo rara autenticità in oltre una decina di album da

riascoltare e magari, scoprire per la prima volta. Nuova vita ora per Miss Rettore, cantante sorpa le righe che

negli anni 80 rinnegava il suo nome cantando:

"Non capisco perché tutti quanti continuano insistentemente a chiamarmi Donatella...oh oh oh bella! Guarda dritto

avanti a te dottore chiamami e richiamami è un onore guarda bene avanti a te signore chiamami soltanto MISS

RETTORE!"


C O V E R S T O R Y

CHI É

DITONELLAPIAGA?

Nel 1997 all’anagrafe di Roma è stata registrata come Margherita

Carducci. Si avvicina alla musica nel periodo in cui frequenta gli

scout. Per tutti i suoi amici suona la chitarra e si lascia ispirare dai

boschi che è solita esplorare. Negli anni del liceo poi accumula

esperienza nel campo, strimpellando in gruppo e allenando la propria

voce. Nel passato di Ditonellapiaga c’è anche l’accademia di teatro,

nella quale comincia a scrivere brani legati alla tradizione del teatrocanzone,

ma la voglia di sperimentare dell’artista è sempre più

insistente tanto da spingerla a esplorare anche generi più complessi

come il soul e il jazz. Nel 2019 Ditonellapiaga incontra il duo di

producer romani Brod che l’aiuta a mettere a fuoco il suo stile

davvero unico fatto di sonorità elettroniche mischiate a quelle più

armoniche del pop e nel settembre dello stesso anno pubblica il suo

primo singolo dal titolo “Parli”. Nell’ottobre del 2020 pubblica con

BMG Italy la cover dell’iconico brano dei Matia Bazar “Per un’ora

d’amore”, mentre nel dicembre successivo esce il primo singolo di

Ditonellapiaga, dal titolo “Morphina”, che affronta il tema del piacere.

Le sue sonorità inoltre, sono scelte per accompagnare le scene delle

due opere dello street artist Tvboy in “Note di Viaggio”, documentario

che racconta le canzoni del grande Francesco Guccini. Il suo primo

EP dal titolo “Morsi” è invece uscito il 23 aprile 2021 seguito a quasi

tre mesi di distanza dall’EP “Morsi Remix” che vede la

partecipazione di alcuni degli interpreti della nuova scena elettronica.

L’originalità di Ditonellapiaga colpisce tanto che proprio la sua cover

di “Per un’ora d’amore” dei Matia Bazar, viene inserita nella colonna

sonora del film “Anni da cane”, disponibile su Amazon Prime Video.

Ma non solo, la cantante è la seconda artista femminile italiana ad

entrare nel programma Breakthrough di Amazon Music, che

promuove a livello internazionale gli artisti più interessanti della

nuova scena musicale. Insieme a lei anche Cecilia con il brano “Té

verde, a seguire esce subito “Non ti perdo mai” scritto insieme a

Fulminacci. Margherita su di lui dice: “un amico che ha saputo

leggermi l’anima per poi scriverla in musica”…

Ora il 2022 mette definitivamente al centro della scena musicale

nazionale la giovane artista romana. Per lei due appuntamenti

importanti: Il Festival di Sanremo in coppia con Donatella rettore e

l’uscita di Camuflage, il suo primo album contenente 12 tracce, in

uscita il 15 gennaio.

Il nu-soul e l’R’N’B, la grande tradizione della canzone italiana e i

frenetici ritmi latin, le virate psichedeliche e le molteplici traiettorie

della musica elettronica, tracce nascoste di cocktail music e chanson

d’amour.


C O V E R S T O R Y

L’ironia – a tratti anche feroce – e la malinconia, spesso struggente. La solarità raggiante e il buio delle notti urbane. Il

romanticismo che toglie il respiro e il cinismo pregno di black humor. È questo il composito (a dir poco) universo espressivo

di Margherita Carducci, in arte Ditonellapiaga, tenuto insieme da un’anima che ha il respiro del più elegante e sofisticato pop

internazionale, da una sincerità profonda e, soprattutto, da una voce intensa, dal timbro inconfondibile, capace di spingersi

fino alle più ardite evoluzioni, degne delle grandi interpreti jazz. Un talento che le consente di stare a suo agio sia sul palco

di un night club newyorkese che su quello di un grande festival pop o di un club votato alla musica indie. E se c’è anche da

rappare, Ditonellapiaga non si tira indietro e stupisce anche su questo fronte, dimostrando un eclettismo fuori dal comune e

una versatilità naturale, frutto di anni passati nel fervido ambiente delle jam session capitoline e del sound del duo bbprod

che la accompagna fin dal suo esordio. Camouflage è il perfetto autoritratto di un’artista in grado di vestire i panni di icona

urban, femme fatale di un film noir ma anche ragazza della porta accanto. Camouflage è un racconto di corpi, di sesso

(Morphina) e di sentimenti, di notti alcoliche (Tutto ok) ed esperienze lisergiche (Prozac), di storie d’amore incompiute

oppure finite (Spreco di potenziale, Non ti perdo mai), e di amori retrò (Dalla Terra all’Universo), di fantasticherie glamour

(Vogue), di avventure bizzarre dall’epilogo tragico o surreale (Repito, Altrove), di cortocircuiti comunicativi (Connnessioni) e

di catarsi (Come fai). Un album che a seconda della traccia può avere il sapore del gin tonic e della tequila bum bum ma

anche di una tisana per smaltire l’hangover sul divano, davanti a una commedia romantica americana o a un film

strappalacrime. Come un chimico attento ai dosaggi, Ditonellapiaga chiude l’abum Camouflage riportando l’equilibrio

emotivo grazie all’iniezione di sana autoironia di Carrefour Express.


T E A T R O

ro

Photo Danilo Piccini


T E A T R O

ro

L'eterna storia d'amore tra Sam e Molly continua a far sognare e a conquistare il pubblico del TAM Teatro Arcimboldi Milano fino al 9

gennaio con la magia di Ghost, il musical. Protagonisti? Il fantasma di un uomo assassinato, la donna che amava in vita e continua ad

amare da spirito, una strampalata medium che può restituirgli la voce e un assassino in attesa di essere scoperto e portato all’Inferno. Un

thriller romantico, dove la suspense creata dai continui colpi di scena si alterna alla dimensione interiore del ricordo, una storia che indaga

il senso dell’amore quando vive oltre il tempo. Anzi, quando è l’altrove irraggiungibile a renderlo autentico. Tratto da Ghost, il cult movie

della Paramount Pictures che dagli anni ‘90 ha commosso generazioni di spettatori, Ghost Il Musical, adattato per il teatro dallo

sceneggiatore originale Bruce Joel Rubin, con la regia di Federico Bellone.

Una produzione internazionale firmata Alveare Produzioni, in collaborazione con Colin Ingram e Hello Entertainment che sarà

nuovamente in tournée nelle principali piazze italiane.

Trasposizione fedele del film vincitore di un Golden Globe per la miglior attrice non protagonista (Whoopy Goldberg) e per la

miglior sceneggiatura, Ghost Il Musical mantiene l’impianto narrativo del successo cinematografico, ma sposa appieno le

regole del teatro. La forza di Ghost Il Musical è soprattutto nella storia. Sono gli archetipi dell’amore che non può ritornare alla fisicità

terrena a generare nel pubblico fascino e inquietudine. Dal mito di Orfeo che non può guardare la sua Euridice se non a costo di perderla

per sempre fino alla letteratura romantica che ha ispirato gli atti bianchi di molti balletti, animati da spiriti di fanciulle innamorate.

Questa la trama: le vite di Sam (Mirko Ranù), bancario di New York, e Molly (Giulia Sol), giovane artista, vengono sconvolte dall’omicidio

di lui. Sam si ritrova ben presto fantasma e per manifestarsi a Molly si serve della truffaldina medium Oda Mae (Gloria Enchill). I due

cercano di convincere Molly dell’esistenza di una vita ultraterrena e insieme riescono a smascherare il mandante dell’omicidio di Sam:

l’avido Carl (Giuseppe Verzicco).

Un cast eccezionale capitanato da Giulia Sol, artista di punta di Tale e Quale Show, il varietà televisivo di Rai Uno. La regia e la

scenografia sono di Federico Bellone firma internazionale che ha contribuito al trionfo in Italia di grandi musical: Mary Poppins,

Fame, West Side Story, The Bodyguard- Guardia del corpo, Dirty Dancing, Newsies, A qualcuno piace caldo.

La regia associata e la coreografia sono di Chiara Vecchi. Il disegno luci è di Valerio Tiberi, light designer, che ha lavorato nelle

più note produzioni internazionali di musical e di opera lirica.

Ma non è tutto. Gli effetti speciali, con il fantasma di Sam e degli altri personaggi che prendono forma entrando e uscendo dai corpi o

passando attraverso le porte, nascono dalla brillante mano di Paolo Carta. Un mago dell’illusionismo capace di sorprendere lo spettatore

più che con la tecnologia con trucchi da vecchio artigiano dell’inganno. La colonna sonora pop-rock, arrangiata da due big della

musica internazionale, Dave Stewart, ex componente degli Eurythmics, e Glen Ballard, tra gli autori della musicista canadese

Alanis Morissette, fa da sfondo a un racconto senza tempo. Un musical sensoriale e fantasy dove ogni accadimento nasconde un

mistero apparentemente inspiegabile.


T E A T R O

ro

SCHIACCIANOCI

Principal Dancers Teatro Opera di Berlino e Javier Rojas e

Rachele Pizzillo Principal Dancers Birmingham Royal Ballet


T E A T R O

ro

L’atmosfera natalizia si respira fino al 6 gennaio, giorno in cui l’Epifania si

porta via tutte le feste; fino a quel giorno c’è la possibilità di andare al

Teatro Atlantico Live Roma, per ammirare il balletto classico per

eccellenza dedicato al Natale: “Lo Schiaccianoci” (The Nutcracker),

con la musica di P.I. Tchiajkovskij, la regia e coreografie di Luciano

Cannito. Si tratta di una grande produzione basata sulla versione

originale di Petipa del celebre balletto di repertorio classico, nella nuova

produzione di Fabrizio di Fiore Entertainment per Roma City Ballet

Company, e può vantare, fino ad oggi, quasi tutti sold out nei teatri dove

è stato rappresentato (Teatro Massimo di Palermo, Teatro San Carlo di

Napoli, Auditorium della Conciliazione, Roma). “Lo Schiaccianoci” fu

rappresentato la prima volta al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo il 5

dicembre 1892. Il soggetto si basa sulla famosissima favola “Lo

Schiaccianoci e il Re dei Topi” di Eta Hoffmann, sogno-incubo della

piccola Clara nella notte di Natale. Nella versione coreografica di

Luciano Cannito, ruolo determinante lo ha il misterioso

Drosselmeyer, qui interpretato dal grande danzatore caratterista

Manuel Paruccini, figura fantastica che riconosce in Clara la purezza

infantile e decide di regalarle nella notte di Natale un sogno meraviglioso

nel mondo delle favole, guidata dal Principe Schiaccianoci e dalla Fata

Confetto, in un regno fatato di giocattoli che diventano figure animate,

principi e principesse e che ne fanno il titolo di balletto del repertorio

classico più rappresentato al mondo. Tutta la storia del balletto si

muoverà intorno ad un atto di generosità e di purezza infantile che la

piccola Clara avrà nei confronti di un vecchio mendicante infreddolito,

ignorato da tutti durante la notte di Natale, al quale vorrà donare un

piccolo dono di Natale. Per sdebitarsi, il mendicante, che in realtà è

l’elegantissimo e magico Drosselmeyer, regalerà a Clara una notte in cui

poter vivere come reali i propri sogni”.

Roma City Ballet Company è una delle più recenti formazioni

italiane, composta esclusivamente da artisti selezionati con

audizioni internazionali, oggi considerata una delle compagnie

classiche italiane di eccellenza e di maggior livello tecnico del

panorama nazionale. La compagnia è diretta da Luciano Cannito,

regista e coreografo, considerato uno dei nomi più prestigiosi della

coreografia italiana. Schiaccianoci di Cannito/Tciajkovskj è un balletto

creato per il Teatro Massimo di Palermo e poi ripreso al Teatro San Carlo

di Napoli e la sua partitura è una delle più belle musiche per balletto mai

scritte. Per questa nuova edizione espressamente prodotta da Fabrizio

Di Fiore Entertainment per Roma City Ballet Company, i costumi sono

stati creati da Giusi Giustino e le scene da Italo Grassi, entrambi artisti i

cui lavori sono rappresentati nei maggiori teatri del mondo.

Accanto al Corpo di Ballo e ai danzatori solisti di Roma City Ballet

Company, il pubblico potrà applaudire due coppie di primi ballerini

ospiti nei ruoli del Principe Schiaccianoci e della Fata Confetto. Si

alterneranno nelle recite i Principal Dancers del Teatro dell’Opera di

Berlino Xenia Ovsianick, Dinu Tamazlacaru, e Rachele Pizzillo,

giovanissima danzatrice italiana, futura stella della danza

internazionale, appena nominata prima ballerina al Birmingham

Royal Ballet, e Javier Rojas, reduce del successo come vincitore di

“Amici di Maria De Filippi” nella categoria ballo dell’edizione 2019,

Photo Danilo Piccini

anche lui al Birmingham Royal Ballet.

Principal Dancers Teatro Opera di Berlino e

Javier Rojas e Rachele Pizzillo

Principal Dancers Birmingham Royal Ballet


T E A T R O

ro


T E A T R O

ro

Al teatro Arcimboldi Milano il 14 e 15 gennaio 2022 Ettore Bassi nel ruolo del prof. Keating. Marco Iacomelli, il regista

descrive così la trasposizione del celeberrimo film americano. "L’Attimo Fuggente è una storia d’Amore, per la poesia,

per il libero pensiero, per la vita.Quell’Amore che ci fa aiutareil prossimo a eccellere, non secondo i dettami

socialistrutturati e imposti, ma seguendo le proprie passioni, pulsioni, slanci magnifici e talvolta irrazionali. Seguendo

quegli Yawp che spingono un uomo a lottare per conquistare la donna amata, a compiere imprese per raggiungere i

tetti del mondo, a combattere per la giustizia con la non violenza. Tom Schulman ha scritto una straordinaria storia di

legami, di relazioni e di incontri che cambiano gli uomini nel profondo. L’Attimo Fuggente rappresenta ancora oggi, a

trent'anni dal debutto cinematografico, una pietra miliare nell’esperienza di migliaia di persone in tutto il mondo.

Portare sulla scena la storia dei giovani studenti della Welton Academy e del loro incontro col il professor Keating

significa dare nuova vita a questi legami, rinnovando quella esperienza in chi ha forte la memoria della pellicola

cinematografica e facendola scoprire a quelle nuove generazioni che, forse, non hanno ancora visto questa storia

raccontata sul grande schermo e ancora non sanno “che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuire con

un verso”.

Sinossi

Nel 1959 l’insegnate di letteratura John Keating viene trasferito al collegio maschile “Welton”. John è un professore

molto diverso dai soliti insegnanti: vuole che i ragazzi acquisiscano i veri valori della vita, insegnando loro a vivere

momento per momento, perché ogni secondo che passa è un secondo che non tornerà mai più. Cogliere l’attimo è

ciò che veramente conta, e vivere senza rimpianti. L’entusiasmo di Keating conquista lo studente Neil Perry

componente della setta segreta “I poeti estinti” di cui fa parte anche Charlie Dalton. Quest’ultimo inserisce nel giornale

scolastico la richiesta di ammettere anche le ragazze nel collegio maschile, destando l’ira del preside Nolane venendo

punito. Nel frattempo Perry, seguendo la filosofia del professore, si dedica al teatro, la sua vera passione. Il padre di

Neil non accetta che il figlio si dedichi a un’attività che possa distrarlo dagli studi ed esige che il ragazzo lasci

immediatamente la compagnia. Neil disobbedisce debuttando sul palco e strappando grandi applausi grazie al suo

talento. Il padre, furioso, riporta il figlio a casa avvertendolo che lo avrebbe iscritto a un’accademia militare e che

avrebbe studiato per diventare medico. Neil, disperato, prendela pistola del genitore e si suicida. La tragedia induce il

preside Nolan a espellere il professor Keating per aver spinto il ragazzo a inseguire i suoi sogni, contrari a quelli del

padre. L’intera classe di Keating dà l’addio al professore, salutandolo in piedi sui banchi con “O capitano! Mio

capitano!”.


We are Back to Dance.

KATAKLÓ

Atletismo e Poesia in scena

al Teatro Carcano dal 26 al 30 gennaio

A T

T E

U

A

A

T

L

R

I

O

T Á


T E A T R O

ro

Al Teatro Carcano di Milano dal 26 al 30 gennaio 2022, Kataklò Athletic

Dance Theatre, la più importante compagnia italiana di physical theatre,

torna sulle scene inneggiando alla ripartenza: We are Back to Dance.

Giulia Staccioli, insieme all’attivo contributo artistico dei sei danzatori in

scena, firma uno spettacolo che accosta frammenti differenti, inediti e di

repertorio, portabandiera di un messaggio di speranza: raccogliamo tutti i

pezzi, ricostruiamoci, rigeneriamoci, mostriamoci nuovi, ma sempre fedeli

a noi stessi. Insomma, torniamo a ballare! Back to dance si svolge in un

tempo unico che affronta quattro tappe differenti: l’umanità, la mitologia,

l’eroismo, la leggerezza. Racconta il ritorno in scena dei danzatori dopo

aver vissuto un’esperienza universalmente condivisa. Nelle loro gambe

c’è la voglia di ricominciare, un istinto continuamente frenato, ostacolato,

reso sempre più complesso dalle circostanze. Travolta dalla solitudine,

dalla diffidenza e dalla paura dell’altro, l’umanità è stata portata a

riscoprire le sue paure più profonde, i suoi istinti più vivi.

Ci siamo sentiti umani, appartenenti a quella specie che si è creata e

plasmata con convinzioni profonde e apparentemente solide. Pilastri che

si sono sgretolati, polverizzandosi in incertezze. Abbiamo dovuto trovare il

coraggio di scoprirci deboli, soli, nudi. Ci siamo rialzati, abbiamo

ricominciato a correre e ci siamo ritrovati. Con determinazione, tenacia e

ironia abbiamo ripreso a ballare, consapevoli, ora più che mai,

dell’importanza di farlo. La conquista è una rinnovata leggerezza.

La chiave di lettura offerta dallo spettacolo vuole essere positiva: giocando

con l’ironia, l’energia e l’intensità proprie dello stile Kataklò, Back to Dance

dà voce ai bisogni e ai desideri che ci hanno accomunato nell’ultimo

periodo: camminare liberi tra la gente facendosi trasportare dal flusso,

sentirsi parte di un tutto che si muove con decisione nella stessa

direzione, un abbraccio, delicato o scontroso, purché sia fisico, ritrovarsi

ad una festa e scatenarsi senza pensieri. Tutto quello che eravamo è

stato travolto da un vortice per poi essere messo in pausa, come in una

vecchia fotografia. Kataklò decide però di schiacciare play e ricominciare

con più energia. L’idea del ritorno diventa fil rouge per tutte le scelte

artistiche e anche i costumi, riadattati e rinnovati da vecchie produzioni,

perseguono lo stesso ideale di recupero. L’atletismo e la poesia che

hanno reso la compagnia ambasciatrice del Made in Italy nel mondo,

tornano sulle scene ad ammaliare e a diffondere vitalità. Le prospettive

sono inevitabilmente cambiate, ma il linguaggio rimane lo stesso.

Fonte: Gazzetta di Milano


T E A T R O

ro

Fino a giovedì 6 gennaio 2022, l'OFF/OFF Theatre ospita il ritorno al teatro di

Maurizio Costanzo che, dopo dieci anni dalla sua ultima opera, firma la commedia

dedicata agli amanti, come non ce ne sono più. Come fossero una specie in via di

estinzione, Maurizio Costanzo li descrive nel testo "Abolite gli Armadi, gli Amanti

non esistono più!", diretto da Pino Strabioli, in scena con Sveva Tedeschi, Veronica

Rega, Luca Ferrini, Alberto Melone e David Nenci.

Maurizio Costanzo dichiara: “Nel 1973, o giù di lì, insieme a Marcello Marchesi, per

la regìa di Garinei e Giovannini, scrissi “Cielo Mio marito!”, l’antica storia del

tradimento. A distanza di 47 anni ho cercato di fotografare la situazione attuale. Mi

sono reso conto che gli armadi a muro non servono più perché apparentemente gli

amanti sono finiti. Ma poi, ho anche pensato che ci sono dei nuovi armadi a muro: i

cellulari. Se vi riesce: buon divertimento!”.

Una dichiarazione di intenti quella di Costanzo, che preannuncia la disamina

teatrale di una tra le situazioni più comuni dei giorni nostri, il tradimento via etere.

Chat, siti online dedicati, WhatsApp. Un proliferare di possibilità foraggia l'idea che il

tradimento sia sempre più alla portata di tutti (e di smartphone). Un modo come un

altro per dire che oggi l'armadio ce lo portiamo in tasca. È proprio dietro le ante del

nostro cellulare che nascondiamo il meglio o il peggio della nostra intimità,

comodamente a portata di mano e senza il rischio che il nostro partner venga a

scoprirlo piombando nella nostra stanza all'improvviso. Una fotografia del nostro

tempo, resa in modo ironico dal testo firmato da Maurizio Costanzo per l'OFF/OFF

Theatre. Pino Strabioli commenta: “Una conferenza, un convegno, una prolusione

sull'adulterio di ieri e di oggi. Il tradimento nella sua storia. Una giostra teatrale su

una delle istituzioni del mondo occidentale: le corna! Maurizio Costanzo mi ha

consegnato un copione stracolmo di situazioni e parole, riferimenti e allusioni.

Dall'intramontabile grido "Cielo mio marito" alle tentazioni virtuali. Gli amanti escono

dagli armadi per finire nei computer. Per chi fa questo mestiere Maurizio Costanzo è

un vero punto di riferimento; spero di non tradire le sue aspettative e soprattutto la

fiducia che mi ha dimostrato consegnandomi "Abolite gli armadi, gli amanti non

esistono più", commedia che segna il suo ritorno alla scrittura teatrale dopo dieci

anni. Con la complicità di Luca Ferrini, Sveva Tedeschi, Veronica Rega, Alberto

Melone e David Nenci ci stiamo divertendo alla costruzione di questo gioco leggero

e scanzonato, omaggio all'eterno triangolo marito-moglie-amante.”


T E A T R O

ro

Cassandra Trenary and Calvin Royal III in Giselle

Photo Rosalie O’Connor, courtesy American

Ballet Theatre 2

Dopo due anni di assenza torna il più prestigioso gala della Danza.


T E A T R O

ro

João Menegussi and Calvin Royal III in Touché

Photo Rosalie O’Connor,

courtesy American Ballet Theatre

L’inizio del 2022 si festeggia con il ritorno del gala

internazionale di danza, Les Étoiles, creato da Daniele

Cipriani Entertainment. Il 30 e 31 gennaio 2022

all’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia –

Roma si esibiranno dal Royal Ballet di Londra – Natalia

Osipova, Fumi Kaneko, Vadim Muntagirov; dall’American

Ballet Theatre – Cassandra Trenary, Calvin Royal III;

dall’Opéra di Parigi – Mathieu Ganio; dall’Opera di Berlino –

Daniil Simkin; per non parlare delle stelle internazionali

Sergio Bernal (già Balletto Nazionale Spagnolo), Alejandro

Virelles (già Balletto Nazionale di Cuba) e Ana Sophia

Scheller (già New York City Ballet). Les Étoiles non si

tratta del ‘solito’ gala di danza, accanto ai celeberrimi passi

a due tratti dal repertorio di tradizione ci sono anche brani

di sofisticata modernità, firmati da coreografi sulla cresta

dell’onda oggi. Possiamo anticipare che in questa edizione

andrà in scena, in prima italiana, Touché di Christopher

Rudd, interpretato da Calvin Royal III insieme al danzatore

João Menegussi, sempre dell’ABT. Il lavoro ha debuttato

l’ottobre scorso durante il gala autunnale dell’American

Ballet Theatre al Lincoln Centre, New York, con repliche

durante le “Pride Nights” della compagnia in quanto si

tratta di una celebrazione dell’amore gay. “Un passo a due

al maschile di rara sensibilità, onesto e avvincente, ma

anche un passo deciso nel sensibilizzare l’opinione

pubblica all’assoluta normalità dell’amore in tutte le sue

declinazioni. Les Étoiles si inserisce in un dibattito che

dovrebbe essere superato, ma che tanti recenti fatti di

cronaca mostrano essere ancora tristemente irrisolto. Per

questo motivo continua ad essere importante ed educativo

parlarne qui in Italia”, commenta Daniele Cipriani.

Oltre a lavori di celebri coreografi del ‘900, ad esempio il

Grand Pas Classique di Gsovsky, ci saranno i tradizionali

momenti di bravura che mandano in visibilio il pubblico

tratti dal repertorio dell’800, come Don Chisciotte, Il

Corsaro, Esmeralda, nonché, immancabilmente, dal Lago

dei Cigni, balletto per antonomasia, di cui i passi a due del

Cigno Bianco e del Cigno Nero saranno interpretati da

Vadim Muntagirov e Fumi Kaneko. Per l’occasione “l’Ago

dei cigni” sarà nientemeno che il celebre stilista Roberto

Capucci che ha creato due straordinari tutù (i primi della

sua pluripremiata carriera) per la ballerina giapponese

Kaneko che interpreta i due cigni, oltre ai costumi del

Principe Siegfried-Muntagirov. Icona dell’alta moda,

Capucci si avvicina al mondo della danza proprio creando

due ammiratissimi costumi per Les Étoiles 2020 (seguiti,

sempre su istigazione di Daniele Cipriani, da una collezione

di costumi immaginifici per Le Creature di Prometeo – Le

Creature di Capucci al Festival di Spoleto 2020).

Il Cigno Nero e il Cigno Bianco conferiranno a Les Étoiles anche un leitmotiv olfattivo. Spiega Daniele Cipriani: “Diaghilev aveva capito

che l’incanto dei suoi balletti era dovuto a un’alchimia dei sensi che venivano sollecitati, non solo coreografia e musica, ma anche dalla

bellezza delle scene e dei costumi. Il balletto, nel senso più alto, è tutte queste cose. Allora ho pensato: perché non aggiungere al

profluvio dei sensi anche l’olfatto? Mi sono rivolto a Laura Bosetti Tonatto, “naso” (apprezzato anche dalla Regina Elisabetta

d’Inghilterra) capace di trasformare suggestioni artistiche in fragranze capolavoro attraverso il più inusuale dei sensi, e le ho chiesto di

creare il Profumo “Les Étoiles” per celebrare con ulteriore gioia il nostro ritorno alle scene.” Odette, candido “Cigno Bianco”, assieme

alla dark Odile “Cigno Nero”, sono i due volti del temperamento umano, ed è proprio ai questi due volti che s’ispirano le due fragranze

unisex delle cui note gli spettatori potranno godere, in contemporanea alla visione in palcoscenico di questi ammalianti passi a due,

sollevando un’apposita linguetta nel programma di sala. Per gli spettatori, pertanto, un’inedita e totalizzante esperienza sensoriale. Una

“prima” assoluta, in tutti i… sensi!


C I N E M A

“IL SENSO DI HITLER”

dal 27 gennaio,giorno della memoria, al cinema

Dai filmati dell’epoca nazista ai video su Tik Tok… un’indagine alternativa sull’influenza che Adolf Hitler continua ad avere ancora oggi

In occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio 2022 arriva nelle sale italiane con Wanted Cinema “IL SENSO

DI HITLER”, il film diretto da Petra Epperleine e Michael Tucker.

Un’indagine alternativa e rivoluzionaria sull’influenza che Adolf Hitler continua ad esercitare ancora oggi sulla società:

da immagini dell’epoca nazista e documenti storici ad un’analisi approfondita del fenomeno anche attraverso i media e

i social network di oggi, come Tik Tok e Twitch.

A partire dal libro mai pubblicato in Italia “The Meaning of Hitler” di Sebastian Haffner (1978), volto a smantellare i miti

e le idee comuni su Hitler e la sua ascesa al potere, critici e storici rispondono a una domanda fortemente attuale:

Hitler continuerà ad essere sempre più influente per le nuove generazioni?

Girato in nove Paesi, il docu-film ripercorre i movimenti di Hitler, la sua ascesa al potere e le scene dei suoi crimini dal

punto di vista di storici e scrittori che esaminano l’impatto che ha avuto e che continua ad avere oggi l’ideologia

violenta di Hitler sulla società. Il documentario, analizzando diversi aspetti, esplora i vari modi in cui la tossicità di

Hitler ha continuato a diffondersi dopo la sua morte attraverso le pagine di storia, i social media, il cinema, l’arte e la

politica contemporanea.

Il film è impreziosito da interviste e testimonianze tra cui quelle della scrittrice Deborah Lipstadt, dello storico

britannico Sir Richard J. Evans, dell’autore di romanzi sull’Olocausto Martin Amis, dello storico israeliano Saul

Friedlander, dello storico e studioso dell’Olocausto Yehuda Bauer e degli attivisti e “cacciatori nazisti” Beate e Serge

Klarsfeld.


A T

C

T

I

U

N

A

E

L

M

I T

A

Á

RESURRECTION

L'attesa è finita

Wicked - The Musical - Broadway


C I N E M A

ro

The Matrix Resurrection (o Matrix 4) è uno tra i film più attesi d’inizio 2022. Il tam tam pubblicitario è partito nel 2021 con

lanci di vari trailers e locandine che puntualmente mandavano fan e il pubblico in visibilio. In tutte le sale italiane, dal 1

gannaio gli iconici Neo e Trinity tornano insieme. Thomas Anderson aka Neo (Keanu Reeves) di nuovo nel mondo reale, ma

tormentato da sogni e visioni a cui non riesce a dare un senso e che racconta al suo analista (Neil Patrick Harris), temendo

di essere diventato pazzo. Nonostante sembri non ricordare molto di quanto accadutogli in precedenza, tanto da incontrare

Trinity (Carrie-Anne Moss) e non riconoscerla, il signor Anderson sembra accorgersi di come le persone siano vittime della

tecnologia e ancorate ai loro telefoni come un prolungamento di se stessi. Ma le visioni e la sua curiosità non permettono a

questo uomo di capire che si trova incastrato in una falsa realtà, perché ogni giorno - per ragioni mediche - assume una

pillola blu, che gli impedisce di "aprire la mente". L'incontro con alcuni personaggi interessanti e la sospensione

dell'assunzione della pillola, inizieranno a riportare Neo alla consapevolezza che ciò che lo circonda non è quel che sembra.

Una volta che il vecchio Neo riesce a riprendere coscienza di sé e del programma Matrix, ci appare pronto a spingersi

ancora più in profondità nella tana del Bianconiglio...

Dalla visionaria regista Lana Wachowski arriva “Matrix Resurrections”, il tanto atteso quarto film nell’innovativo franchise

che ha ridefinito un genere. Il nuovo film riunisce nuovamente le star Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss nei ruoli iconici che

hanno reso famosi Neo e Trinity.

Nel film arrivano anche Yahya Abdul-Mateen II (il franchise di “Aquaman”), Jessica Henwick (per la TV “Iron Fist”, “Star

Wars: Il Risveglio della Forza”), Jonathan Groff (“Hamilton”, per la TV “Mindhunter”), Neil Patrick Harris (“Gone Girl –

L’amore bugiardo”), Priyanka Chopra Jonas (TV “Quantico”), Christina Ricci (TV “Escaping the Madhouse: The Nellie Bly

Story”, “The Lizzie Borden Chronicles”), Telma Hopkins (TV “Amiche per la morte – Dead to Me”), Eréndira Ibarra (serie

“Sense8”, “Ingobernable”), Toby Onwumere (serie “Empire”), Max Riemelt (serie “Sense8”), Brian J. Smith (serie “Sense8”,

“Treadstone “), e Jada Pinkett Smith (“Attacco al potere 3 – Angel Has Fallen”, “Gotham” per la TV).

Lana Wachowski ha diretto il film da una sceneggiatura di Wachowski & David Mitchell & Aleksander Hemon, basato sui

personaggi creati dai Wachowski. Il film è stato prodotto da Grant Hill, James McTeigue e Lana Wachowski. I produttori

esecutivi sono Garrett Grant, Terry Needham, Michael Salven, Jesse Ehrman e Bruce Berman.

Il team creativo scelto da Wachowski dietro le quinte comprende i collaboratori di “Sense8”: i direttori della fotografia

Daniele Massaccesi e John Toll, gli scenografi Hugh Bateup e Peter Walpole, il montatore Joseph Jett Sally, la costumista

Lindsay Pugh, il supervisore agli effetti visivi Dan Glass e i compositori Johnny Klimek e Tom Tykwer.


C I N E M A

ro

FONTE: CIACKMAGAZINE.IT

Backstage – Dietro le quinte, è un dance movie prodotto da Eagle Pictures e diretto da Cosimo Alemà (La santa e Zeta,

Una storia hip-hop e regista di innumerevoli video musicali di artisti del calibro di Tiziano Ferro, Ligabue, Noemi e Marco

Mengoni), nelle sale cinematografiche ad aprile 2022. Il film, girato interamente a Roma (tra le location principali anche il

Teatro Sistina), racconta di un gruppo di talentuosi e giovani artisti che si sfidano a colpi di canto e danza per entrare a far

parte del cast di un importante spettacolo. Ad interpretarli, nove attori alla loro prima esperienza cinematografica, scelti nel

corso di oltre 1400 casting in tutta Italia: Giuseppe Futia, Beatrice Dellacasa, Riccardo Suarez, Geneme Tonini, Aurora

Moroni, Ilaria Nestovito, Gianmarco Galati, Yuri Pascale, Matteo Giunchi. A completare il cast, Giulio Pampiglione,

Giulio Forges Davanzati, Irene Ferri, Jane Alexander e Adolfo Margiotta.

La colonna sonora, vera anima del film, conterrà due brani inediti e oltre trenta tra le più celebri canzoni della musica

italiana, tutte rigorosamente cantate dal vivo. Nessun playback, solo le straordinarie voci dei protagonisti. Scritto da Roberto

Proia (Come non detto e la trilogia Sul più bello), il dance movie tutto italiano arriverà nelle sale in primavera sempre

distribuito da Eagle Pictures.

Sinossi:

111 ragazzi dai 16 ai 25 anni si presentano alle audizioni di un nuovo spettacolo che debutterà al Teatro Sistina di Roma.

Hanno talento, determinazione e hanno tutti lo stesso sogno: diventare artisti di successo. Vengono scelti in nove ma

l’emozione dura poco perché i ruoli disponibili sono soltanto quattro. Inizia così per loro una settimana di audizioni e prove

senza sosta, una settimana per dimostrare al cinico regista James D’Onofrio chi davvero merita di far parte dello show.

Canteranno fino a perdere la voce e balleranno fino allo sfinimento. Si sfideranno, saranno rivali, ma anche amici e complici

nel percorso che li condurrà alla realizzazione del loro più grande desiderio. Qualunque cosa accadrà, le loro vite

cambieranno per sempre.


P E R S O N A G G I

“Don’t Stop Dancing”


P E R S O N A G G I

Claudia Gallo, ballerina imprenditrice palermitana, dopo aver pubblicato un

diario sulla danza dal titolo “Don’t Stop Dancing”, nel quale ha raccontato 75

compleanni dei pionieri del ballo con delle foto inedite, ha creato anche una

linea di abbigliamento per la danza.

Cara Claudia grazie di aver accettato il nostro invito.

Partiamo come sempre dagli esordi. Raccontaci un pò della tua

infanzia….

Grazie a voi per questo invito, è un vero piacere. Io ho iniziato i miei studi a

Palermo, dividendomi tra la scuola “Aurino e Beltrame”, eccellenti maestri di

danza e di vita, e il Corpo di ballo dei Piccoli Danzatori del Teatro Massimo,

un’esperienza eccezionale per dei giovani allievi. E’ stato fondamentale

crescere all’interno di un teatro, prendere parte a centinaia di spettacoli negli

anni di formazione. Studiare con Maestri di fama mondiale e attingere da

loro nozioni, esempi e racconti, rimasti poi indelebili e fondamentali per il

mio percorso futuro.

E quando hai scoperto il mondo della danza?

In realtà da piccola facevo nuoto per volere dei miei genitori, ma poi in casa

danzavo costantemente pur non avendo alcun esempio. Finché un giorno

ho detto una frase a mia mamma, che non dimenticherà mai: “Mamma, sono

stanca di vedere il fondo della piscina. Io voglio danzare.” E davanti a tanta

determinazione, non ci fu altra soluzione!

La tua prima volta in palcoscenico...cosa ricordi? Quali sensazioni?

La mia prima volta, come credo per tutti gli studenti, è stata al saggio di fine

anno della scuola. Ricordo una grande emozione mista a tanta adrenalina,

ma decisamente niente paura. Ho subito amato, ed è così ancora oggi,

l’odore che si respira dietro le quinte del palcoscenico. Il legno, le corde

attaccate dietro le quinte, la sensazione delle luci addosso. Ero decisamente

colpita da quanto fermento ci fosse dietro le quinte, tra maestranze e tecnici.

Le vibrazioni della musica che arrivano dal pavimento e l’eccitazione, il

nervosismo e l’adrenalina presente nel volto degli artisti prima di entrare in

scena. Osservavo i più grandi,i ballerini ospiti e avrei voluto già essere come

loro.

Dopo la carriera come ballerina, da diversi anni sei un’ imprenditrice di successo ed hai creatoil famoso brand "Don't Stop Dancing".

Come nasce quest'idea?

Don’t Stop Dancing nasce nel 2015 come pagina Facebook, con la necessità di raccontare la danza, l’eleganza del corpo del danzatore, le

esperienze vissute, le gioie ma anche le difficoltà di quest’arte, attraverso frasi e racconti di vita vissuta, raccolte di storie ascoltate negli anni da

ballerini professionisti del settore. Una condivisione giornaliera con chi vive di questo nella vita e ci si rispecchia; con chi lo ha fatto per anni e

continua a ricordarla con amore; con chi si avvicina alla danza per la prima volta ed ha bisogno di conoscere cosa gli aspetta. Sono pillole d’amore

nei confronti di un’arte che ci riempie la vita, legate a delle immagini fotografiche tecnicamente sempre giuste, perché è importante che i nostri

attuali 80 mila “followers” dei social più accreditati, ricevano sempre la verità, visiva e verbale, da parte nostra. Abbiamo creato il primo

diario/agenda con contenuti scritti e fotografici sulla danza, con la partecipazione di testimonial di fama internazionale che hanno aderito con

estremopiacere al progetto. Ne cito uno su tutti, il M° Amedeo Amodio. E di seguito è nata la nostra linea di abbigliamento, del tutto originale,

poiché Don’t Stop Dancing è il primo brand che collabora con le scuole di danza private di tutta Italia e realizza tutti i suoi articoli, inserendo anche

il logo della scuola di danza.

Tuo marito,Francesco Lanzillotta, è uno dei direttori d'orchestra italiani più importanti nel panorama internazionale. Come ti relazioni

con lui nel confronto danza/musica?

Ho conosciuto Francesco nel 2005 quandodanzavo per la compagnia AstraRoma Ballet di Diana Ferrarae lui era il compositore delle musiche del

balletto “L’angelo azzurro”. Dopo il debuttoal Teatro Sistinadi Roma, non ci siamo mai più divisi.

In verità, lui è sempre stato innamorato del balletto e già da ragazzo diceva che avrebbe voluto sposare una ballerina! Devo dire che il connubio

danza/musica è meraviglioso, si completa ma non si sovrappone mai, la comprensione è totale e l’amore comune per l’arte accresce il nostro

benessere. Dopo anni e anni di gavetta, lui si è affermato come direttore d’orchestra, dirige in giro per il mondo e non sempre è facile gestire la

distanza per lunghi periodi. Oggi abbiamo due splendide bimbe, Elena e Flavia di quattro e due anni, che hanno già collezionato decine di voli e

conosciuto tanti teatri in giro per l’Europa, per assistere alle prove del papà e passare più tempo possibile con lui. Sono entrambe innamorate del

canto e della danza, curiose davanti ai costumi di scena, le scenografie e abbastanza disciplinate all’interno dei teatri. Vivono questo mondo con

estrema naturalezza, ma anche come una fantastica magia, e in effetti lo è. Poco importa cosa sceglieranno di fare nella vita, ma conoscere l’arte

e praticarla, anche solo da uditore, fa bene allo spirito e ci rende persone migliori,senza dubbio! E vorrei coglierequesta splendida occasione per

dare, con affetto, un consiglio a tutti i genitori: portate i bimbi a teatro fin dall’infanzia, agli spettacoli e ai concerti a loro dedicati. Il loro interesse vi

stupirà!

Progetti futuri ed un augurio per questo nuovo anno appena iniziato.

Mi auguro di continuare a realizzare, con tutta la mia squadra, tanti prodotti belli e di grande qualità, di sostenere i progetti validi che nascono nel

mondo della danza. Spero di continuare a raccontare l’arte della nostra amata danza, con il supporto di eccelsi Maestri, danzatori e coreografi

internazionali, con i quali sono in costante contatto, nella sua meraviglia e nelle difficoltà che essa comporta, a sostegno di tutti i giovani che

vogliono fare della danza la propria professione. Buon2022 a tutti voi, buona danza e sempre Don’t Stop Dancing!


P E R S O N A G G I

dal palcoscenico alla cattedra


P E R S O N A G G I

Un ballerino è un ballerino per passione, non per lavoro. Si nasce e si

diventa ballerini da bambini perché si vuole esserlo. È una professione

veramente pesante che richiede tanti sacrifici fisici e psicologici: non è

possibile esserlo semplicemente per lavoro. Un artista non divide mai

la sua arte dalla sua vita: uno non è una persona nella vita e poi si

mette le mezze punte e diventa un altro. È il suo modo di esprimersi, è

il suo modo di vivere la vita. Io mi esprimo attraverso la danza e mi

rispecchio, mi osservo, mi conosco nella danza, che è una mia

compagna. È la mia vita. Un ballerino è un ballerino sempre: l’abbiamo

visto in questi mesi di chiusura, tutti i ballerini del mondo, anche

impossibilitati ad andare nei teatri, danzavano e si sono sempre

allenati anche in casa. Perché siamo ballerini sempre. Inizia così la

chiacchierata con il giovane danzatore Silvio Liberto. Racconta cosa è

e cosa significa essere un ballerino. Silvio inizia a studiare danza sin

da piccolino, prima nel suo paese nativo ad Agrigento, nella scuola

della zia Giusy, anche lei diplomata presso l’accademia Nazionale di

danza di Roma. All’età di tredici anni entra nella piccola compagnia dei

nuovi danzatori del Teatro Massimo di Palermo, per poi , compiuti i

quattordici anni, trasferirsi a Roma ed iniziare il suo percorso di

formazione presso l’Accademia Nazionale di danza di Roma.

Quando hai compreso che la tua vena artistica sarebbe stata la

danza?

Non credo di averlo mai compreso, avevo solo tanta voglia di ballare

sin da piccolino. Non credo che sia qualcosa che si comprende, ma

penso che sia più qualcosa che si senta , quando ascolto una

musica, la mia anima vibra. Per rifarmi alle parole di prima, mentre

stavamo conversando. Un ballerino lo è sempre. È una

vocazione.Sorridendo … dice: non decidiamo di diventare danzatori.

Sentiamo la chiamata.

Cosa ti aspetti dal futuro?

La possibilità di danzare sempre, perché questo mi rende felice. Avere

una famiglia e, perché no, trasmettere la mia passione per l’arte e la

danza come fattore culturale anche ai miei figli e alle persone.

Qual è stato il più emozionate degli spettacoli che hai fatto?

“Sansone e Dalila” con la regia di Hugo de Ana e Leda Lojodice,

presso il Teatro Reggio di Torino. Perché è stato il mio primo

spettacolo da professionista e da solista

Di recente oltre ad essere danzatore, ti stai cimentando nella

professione di docente di danza classica e storia della danza

presso il Liceo Coreutico “T. Campanella “ di Lamezia Terme.

Come è stato trovarsi all’età di venticinque anni dall’altra parte

della scrivania?

Come danzatore sono sempre stato attento nel migliorare le mie

capacità . da docente, è anche una grande emozione. Mi ritrovo come

se fossi un “regista” di giovani talenti o futuri danzatori che hanno fame

di sapere e di crescere. Ti senti una responsabilità maggiore, perché

qui non devi migliorare per te stesso, ma devi migliorare e stare

attento ai bisogni degli allievi, capirli, ascoltarli. Il mio compito non è

solo quello di insegnare la danza, ma educarli alla cultura della danza

e preparali verso un avviamento professionale, sperando che vogliano

continuare a danzare anche in futuro. Poi, mi sento anche fortunato

perché la Preside del Liceo è molto attenta all’arte e si è costruito un

ottimo rapporto tra i colleghi e gli allievi.

Che cosa consigli a dei genitori che hanno figli aspiranti

ballerini?

Di sostenerli sempre. Di sapere ascoltare i propri figli ed educarli ad

una vita civile e guidarli verso i loro sogni.


P E R S O N A G G I

LORENZO

URBANI

PH. Monica Irma Ricci

Danza e

Musica

per me

pari sono


P E R S O N A G G I

Lorenzo, romano di 21 anni,

appassionato di musica e danza.

Suona la chitarra classica da quando

è bambino e ha scoperto negli ultimi

anni di essere affascinato dal jazz e

dalla musica flamenca. A 14 anni per

caso di avvicina al mondo del ballo e

con sorpresa scopre di avere una

predisposizione naturale ed un

portamento adatto per le danze

standard e latino americane. All’inizio

aveva timore di affrontare le

competizioni di ballo, ma una volta

sceso in pista ha mostrato una

sicurezza e una disinvoltura nel

muoversi e danzare lasciando stupiti

maestri e pubblico.

Lorenzo Urbani alla nostra rivista ha

dichiarato“La danza è sempre stata

nel mio DNA anche se io lo sapevo e

non posso fare a meno di danzare. Ho

partecipato a diverse competizioni a

carattere nazionale. Mi sono

classificato al 2 posto al mio primo

Campionato italiano in Fids nella

combinata “10 balli” e nei concorsi

internazionali della WDSF. Il mio

sogno è quello di riuscire a vincere

competizioni importanti a livello

mondiale e mi sto impegnando per

riuscirci. La danza e la musica sono

parti di me e non potrei vivere senza.”

Sul suo secondo amore, la musica

dice: “La musica mi accompagna

sempre e continuo a studiare con il

sogno di frequentare il Conservatorio

non appena la mia carriera di ballerino

mi permetterà di dedicarmi ad esso,

nel frattempo continuo a studiare

presso una scuola di formazione

musicale professionale. Per migliorare

sempre più ho frequentato corsi di

dizione e recitazione anche per

diventare un attore e per essere

pronto a realizzare i miei sogni e a

vivere con passione ed entusiasmo le

mie prossime avventure”

www.istagram.com/i.r.m.a19

www.istagram.com/linea_b_

www.istagram.com/emccasting


P E R S O N A G G I O

Vivo per lei:

PH. Monica Irma Ricci

www.istagram.com/i.r.m.a19

www.istagram.com/linea_b_

www.istagram.com/emccasting

la Danza


P E R S O N A G G I

Kevin nasce a Frosinone, inizia a studiare danza all'età

di 6 anni. Dal 2006 con l'ammissione all'Accademia

Nazionale di Danza di Roma, inizia la sua formazione

professionale. In questi anni studia e lavora con maestri

e coreografi di fama internazionale, approfondendo lo

studio della tecnica classica e contemporanea. Nel

2012 vince una borsa di studio per il Liceo

Professionale Danza di Napoli diretto da R. Prete, si

diploma nel 2015. Vince molti concorsi internazionali tra

i quali "Rieti Danza Festival" e "Concorso Internazionale

Città di Udine". Vince una borsa di studio/lavoro per il

Teatro Nazionale Slovacco. Lavora per il Balletto del

Sud di Fredy Franzutti in "Il Lago dei Cigni", “Carmen” e

“Sheherazade” con Carla Fracci. Nel film produzione

americana Gore, interpreta Rudolf Nureyev nelle parti

danzate, su coreografia di Gianni Santucci. Balla come

solista per la "Gianni Santucci International Dance

Company" nella produzione "Lo Schiaccianoci" con

primi ballerini dell'American Ballet Theatre.

Dal 2018, è impegnato in tournée nazionali ed

internazionali, interpretando ruoli da solista e primo

ballerino nella compagnia "Astra Roma Ballet", diretta

da Diana Ferrara, étoile del Teatro dell'Opera di Roma

per la quale è anche coreografo, una ruolo che ricopre

anche presso la scuola professionale Formazione

Danza Iolanda Rocchi ANAD (Accademia Nazionale

Addestramento Danza)

Kevin Arduini e Giada Primiano

Ph Monica Irma Ricci


P E R S O N A G G I

Christian Romain Kossa

Nahibly, Une HistoIRe AGAIN


P E R S O N A G G I

Nahibly une histoire Again, è una proposta performativa ispirata a una storia vera, quella dell'attentato a un campo profughi

nella Costa d'Avorio occidentale nel 2012. Attraverso l'esplorazione documentaria e la costruzione di una narrazione intima,

lo spettacolo affronta il tema del lutto, della perdita di una persona cara. Come sopravvivere al dolore? E come prendersi

cura dei vivi?

PICCOLE E GRANDI STORIE

Come per ogni mio lavoro, In the Name of... (2015) e Cold Shower (2018), ho scelto di trarre ispirazione da una storia vera.

Il 20 luglio 2012, le vite di oltre 2.500 civili sono state sconvolte quando il campo profughi di Nahibly è stato preso d'assalto

da una folla armata composta da cacciatori tradizionali, soldati e civili. Centinaia di sparizioni ed esecuzioni, stupri,

distruzioni...

Se l'elenco delle stragi è lungo nella storia del mio Paese, Nahibly costituisce per me una tragedia a parte. In primo luogo,

per la sua portata e perché l'attacco è avvenuto in tempo di pace su un territorio sotto la protezione delle Nazioni

Unite.Ensuite

perché le vittime, occidentali come me, avrebbero potuto essere parenti, amici, vicini di casa...

Son cresciuto con la guerra e la violenza. Ero un adolescente quando scoppiò la guerra nel 2002. Sento ancora le

detonazioni, le pistole erano ovunque, ricordo le facce spaventate e in lutto. Da adulto, nel 2020 ho sperimentato ricorrenti

incitamenti all'odio, violazioni dei diritti umani, violenze e abusi in vista delle elezioni presidenziali. Più intimamente, Nahibly

riecheggia anche il mio stesso dolore, la perdita dei miei cari, che stranamente, nonostante gli anni, non sono mai riuscita

ad accettare.

Lo spettacolo non riporta i dettagli dell'attacco al campo. La storia di Nahibly è piuttosto un punto di partenza per costruire

una finzione coreografica, esplorando una storia che continua a ripetersi: Nahibly une histoire Again.

Quanti Nahibly devono esserci perché il ciclo si fermi? Quante generazioni ci vorranno per porre fine a questa ricorrente

violenza politica e sociale in Costa d'Avorio? Chi sono coloro che potranno finalmente scrivere una storia Again per il nostro

Paese? La ricerca di giustizia dei sopravvissuti, la tristezza dei genitori di coloro che sono caduti per caso o in nome di una

causa a lungo dimenticata, il mio legame con i miei cari che non mi interrogano più sulla morte. La morte si riferisce a chi

non c'è più o a chi continua a convivere con il dolore?

I compagni di scena o « Les glimifiques ». Essere soli non

significa essere soli. È solo per essere il testimone vivente del

corpo di migliaia di spiriti che infestano lo spazio. Per questo

progetto ho sentito il bisogno di invitare i partner di scena a

riscrivere insieme la nuova storia. Li chiamo gli scorci. Sono la

particolarità della stanza. Il lenzuolo sudario che a sua volta

protegge, soffoca, nasconde e svela...

La pellicola

come testimone delle tracce, di questa memoria che

cerchiamo di conservare ma che inesorabilmente si

cancella. Ero alla ricerca di un film quando mi sono

imbattuto in The Roundup di Roselyne Bosch, che

riecheggia stranamente il massacro di civili a Nahibly

in una storia che continua a ripetersi.

Il bagaglio è la roccia dello spettacolo. Ha superato

la prova del tempo e ha accumulato innumerevoli

ricordi. Ancora oggi contiene i ricordi delle nostre

case, dei nostri genitori e nonni.


P E R S O N A G G I

Chi è Christian Romain Kossa ?

Chriwtian Rossi si forma à l’INSAAC

d’Abidjan de 2010-2017, segue una

formazione ad hoc nella regione : il

laboratorio Un pas vers l’avant (Abidjan,

2015), Fari Foni Waati (Bamako, 2018),

ateliers di sviluppo delle capacità à l’Ecole

des Sables (Toubab Dialaw Sénégal, 2016 &

2017), au CDC-La Termitière et nello spazio

Ankata (Burkina Faso, 2017).

Nel 2019, ottiene il master ex.e.r.ce, études

chorégraphiques, recherches et

représentations à ICI-CCN Montpellier-

Occitanie e presso l’Università Paul Valery 3.

Dal 2020, esplora l’universo della

performance et le possibilità che offrono gli

spzai alternativi ad Abidjan all'interno del

collettivo TRIPLE A.

E’ interprète per Being(s)(a) part, un

progetto del coreografo néo-zélandese

Oliver Connew autore della natura ecologica

del nostro essere e del nostro divenire

reciproco. Ha inoltre collaborato con Nadia

Beugré (Côte d'Ivoire, 2020-2021),

Christiane Emmanuel (Martinique, 2021) et

Abdoulaye Konate (France,2021).

Nahibly, une histoire AGAIN est sa deuxième

création solo.


T A N G O


T A N G O

L’apporto del tango alla cinematografia argentina ed

internazionale può considerarsi storicamente generosa e

consolidata in un rapporto robusto e duraturo. A partire dal 1897,

quando fu girata la pellicola “Tango argentino”, lungo tutto il

percorso del cinema muto, i temi della musica popolare

rioplatense entrarono di diritto tra i più utilizzati, insieme ai

protagonisti della Guardia vieja, i quali ebbero un nuovo

strumento di visibilità e popolarità.

Diversi furono i tentativi, spesso maldestri, di applicare il suono

alle pellicole del cinema dei primi anni del Novecento. Angel

Villoldo, pilastro dei primi decenni del tango, provò con un

fonografo a sincronizzare suono e immagini in diversi

cortometraggi, ottenendo un risultato più casuale che voluto. In

effetti, l’accompagnamento musicale delle pellicole per tutto il

primo ventennio del Novecento fu a carico di pianisti che, nelle

prime sale cinematografiche o nei teatri, suonavano dal vivo

mentre le immagini dei film scorrevano proiettate. Nel 1917

apparvero nelle pellicole “Flor de durazno” e “¡Federación o

muerte!”, ovviamente senza cantare, Carlos Gardel e Ignacio

Corsini, due icone del tango canción di quegli anni.

Locandina film Tango! 1933 diretto daosé Luis Moglia Barth.

Eugène Py regista di La bandera argentin (1897)

Nel 1917 apparvero nelle pellicole “Flor de durazno” e

“¡Federación o muerte!”, ovviamente senza cantare,

Carlos Gardel e Ignacio Corsini, due icone del tango

canción di quegli anni. La produzione cinematografica

legata alle tematiche tanguere proseguì per i lustri

successivi, fino ad arrivare al primo film sonoro prodotto

in Argentina nel 1933 e dedicato interamente al Tango

ed ai suoi interpreti: “¡Tango!” di José Luis Moglia Barth.

Il cast d’eccezione fu composto da illustri musicisti e

cantanti di Tango, affiancati da popolari attori argentini.

Infatti, compaiono Juan D’Arienzo, Osvaldo Fresedo,

Edgardo Donato, Pedro Maffia, Luis Visca, Tita Merello,

Mercedes Simone, Azucena Maizani, Libertad Lamarque

e molti altri ancora.

Il successo del film amplificò la popolarità dei

protagonisti e marcò l’inizio di una nuova tappa storica

della cinematografia argentina, la quale acquisì un

riconoscimento internazionale importante che facilitò

l’esportazione del Tango in tutto il mondo. Attraverso il

canale cinematografico si venne a creare un

immaginario sociale molto marcato sul Tango e su tutto

ciò che fosse legato ad esso. Il cinema opera da vettore

di massa, sdoganando l’idea di un Tango primitivo e

radicalizzato negli strati più bassi della società, per

proiettarlo verso un pubblico più ampio, un affascinante

fenomeno esotico per i salotti europei, fautore di

immaginifiche avventure.


T A N G O

Carlos Gardel, ad esempio, accrebbe il proprio successo anche grazie alle

esperienze con la Paramount di New York; film come “Melodia de arrabal”

(1931), “Tango a Broadway” (1934), “Tango Bar” (1935), “El Dia que me

quieras” (1935) fecero conoscere al mondo americano ed europeo le note del

Tango canción e posero una solida base per diffondere la cultura musicale

rioplatense oltre i confini nazionali.

Il contributo del cinema per la storia ed il destino del Tango si rivelò nella

capacità di fissare nella memoria collettiva un’iconografia sociale fatta di

simboli, tematiche, luoghi e caratteristiche legate al mondo del Tango; in

alcuni casi fu il cinema a creare ex novo degli stereotipi che hanno

attraversato i decenni per giungere inalterati fino a noi. Pensiamo

all’immagine del tanguero con la rosa in bocca, una pura invenzione

cinematografica con tanto di nome, cognome e data: Rodolfo Valentino ne “I

quattro cavalieri dell’Apocalisse” del 1921.

In effetti, in questo contesto è necessario distinguere tra le pellicole prodotte

dalle produzioni argentine per il pubblico argentino e quelle realizzate negli

Stati Uniti per una platea internazionale. Mentre il primo si mantiene collegato

a narrare il Tango così come era vissuto nella sua zona di origine, dando

lustro a persone e fatti, il secondo sviluppa una mitologia del Tango

evidenziando elementi spesso immaginifici che ne restituiscono un’idea

romanzata, fatta di passione e romanticismo che tutt’ora è fissata nella

concezione occidentale.

Frutto di questo processo di narrazione sono le diverse pellicole che hanno il

Tango come collante narrativo o cornice emotiva entro la quale si sviluppa il

racconto cinematografico: “Ultimo tango a Parigi”, “Lezioni di Tango”,

“Assassination Tango”, “Shall we dance?”, “Mr and Mrs Smith”, “Profumo di

donna”, “Tango Bar” e molti altri ancora.

In conclusione, Tango e Cinema mostrano una permanente relazione tra

passato e presente che attraversa la storia di entrambi. Attraverso il cinema e

le storie di Tango fu possibile la rappresentazione e l’esportazione della

modernità socioculturale dell’Argentina a partire dagli anni ’30; questo

processo ha generato nuove forme di mercato e di attrazione per il pubblico

internazionale, ma al tempo stesso, ha dato vita a stereotipi che hanno fatto

breccia nella memoria collettiva fissandosi per sempre nell’immagine

multiculturale ed internazionale del Tango di oggi.


T A N G O

"UNA LINGUA PER IL TANGO"

Il tango come parte della vita e della letteratura rioplatense. Un esempio.


T A N G O

Abbiamo chiuso il precedente intervento accennando alla

presenza di elementi letterari del tango in romanzi e racconti di

autori come, uno su tutti, Osvaldo Soriano, che stavolta citiamo

nell’emblematico romanzo Un’ombra ben presto sarai (Einaudi,

1990), titolo preso da un tango reso celebre da Carlos Gardel,

Caminito, con musiche di Juan de Dios Filiberto e testo di

Gabino Coria Peñaloza, un tango che, per inciso, è così radicato

nella vita di Buenos Aires da aver dato il nome alla via Caminito

(in spagnolo vicoletto), museo a cielo aperto nel cuore del

quartiere de La Boca; l’altro aspetto che avevamo lasciato in

sospeso era legato alla presenza di stralci di testi di tango nelle

espressioni popolari della quotidianità rioplatense. A tal

proposito vogliamo concentrarci su un nome meno conosciuto e

per di più non bonaerense e nemmeno argentino: l’uruguaiano

Mauricio Rosencof, montevideano, e in particolare su un suo

titolo, Una gondola attraccata all’angolo (Stile Spiccio, 2016)

Una breve presentazione dell’autore, fondamentale

nell’inquadrarne le scelte letterarie: Mauricio Rosencof nasce nel

1933 a Florida, cittadina dell’entroterra uruguaiano a un

centinaio di chilometri da Montevideo. I suoi genitori e suo

fratello sono nati in Polonia e poi finiti in America del Sud in

quanto ebrei in fuga dallo sterminio nazista. L’ebraismo della

famiglia Rosencof non è molto fervido, o per lo meno non lo è

quanto il loro socialismo. È in questo clima culturale degli anni

’50-’60, ormai giornalista e scrittore a Montevideo, che El Ruso,

come da suo obbligatorio soprannome (in Argentina e Uruguay

chi è nato a oriente della Germania è ruso, come tutti gli asiatici

sono chino e gli italiani tano) si avvicina definitivamente ai

movimenti politici, fino a diventare uno dei capi del Movimento di

Liberazione Nazionale – Tupamaros che si oppone al clima

politico che poi porterà alla dittatura militare (1973-1985).

Proprio agli albori della dittatura Rosencof viene arrestato,

insieme ad altri otto dirigenti del Movimento, nel 1972 (tra gli altri

l’iconico futuro presidente José ‘Pepe’ Mujica). Verranno tenuti

come ‘ostaggi’ della giunta militare per undici anni in condizioni

disumane, in celle sotterranee di 1 metro per 2. Eppure, anche

qui scriverà poesie, tra le più alte vette raggiunte dalla resilienza

umana (Discorsi con l’espadrilla, Ponte Sisto, 2009).

Una volta fuori, sopravvissuto, si dedica alla politica e alla

scrittura e, limitandoci alla scrittura, compone una serie di

racconti e di romanzi che si muovono tra il suo vissuto recente,

quindi la prigionia e l’obbligo morale che sente nel dover

tramandare la memoria, e il suo vissuto “di prima”, quello dell’età

più spensierata e leggera dell’adolescenza, sia per il Paese sia

per lui. E proprio in quegli anni, nella Montevideo a cavallo tra i

’50 e i ’60, ambienta il romanzo in questione, Una gondola

attraccata all’angolo. Senza scendere nei dettagli dell’opera,

ricca —come si evincere dal titolo— degli elementi del realismo

magico, cioè di quella magia o soprannaturalità che si fonde

naturalmente con l’aspetto più concreto e realistico, possiamo

comunque dire che l’ambientazione è popolare, quella di un

quartiere del centro storico abitato da personaggi altrettanto

popolari; uno dei centri focali del quartiere, come spesso

succede nei paesi o nei quartieri delle città, è rappresentato dal

boliche (bar), tra i cui parroquianos (clienti) spiccano Malasorte,

detto L’Umanista, uomo dei numeri della quiniela (una sorta di

gioco del Lotto), don Pedro il Ciabattino, vecchio solitario, Il

Vecchio Pratto, carnale e scontroso, Basso Il Cieco, capace di

vedere più facilmente l’invisibile immaginario che un piatto di

fagioli e Foto León, ritrattista del quartiere. Abbandonando la

trama, possiamo vedere i personaggi in questione spesso

descritti attraverso le parole di un tango o intenti essi stessi a

cantarne o fischiarne o ascoltarne uno.


T A N G O

Don Pedro il Ciabattino ci viene presentato così: «Cinquant’anni, come

il Giuseppe di un tango, “tuque, tiqui, taque, fatica don Giuseppe”»

(pag.28), riferimento al tango del 1930 Giuseppe el zapatero, scritto e

musicato da Guillermo Del Ciancio.

Oppure Malasorte che cercando di spiegare l’amore ai suoi compagni

dice «Ma quello che succede a una persona è magico, come

un’insolazione, una febbre. Le cambia la vita, cambia forma. Mi

riferisco all’interiore, non parlo di comportamenti; è tutta un’altra cosa

[…]. Oppure l’amante che nel boliche ti canta: Eche, amigo, nomás,

echeme y llene hasta el borde la copa de champán, que esta noche

de farra y alegría, el dolor que hay en mí alma quiero ahogar. Perché

tutto questo, amico? E lui confessa: Yo la quise, muchachos, y la

quiero […]. Qualcuno smette addirittura di mangiare —astemia—;

strano: di fumare non smette nessuno» (pag.42).

È il testo di un tango del 1926 scritto da Francisco Canaro e Juan

Andrés Caruso che nella parte in spagnolo dice “Versa, amico, versa e

basta, versa e riempi fino all’orlo il bicchiere del mio vino, che in

questa notte di felicità e baldoria il dolore che ho nell’anima

annegherò. […]L’ho amata, ragazzi, e l’amo ancora”. Oppure ancora

Malasorte e Basso Il Cieco che riflettono sul lunedì: «Malasorte aveva

detto in diverse occasioni che il lunedì era un giorno da saltare, che si

doveva scivolare da domenica a martedì; il lunedì si passava in

pantofole e, a chiosa, Basso Il Cieco, uomo di tango, aveva intonato:

El almanaque nos canta que es lunes/ que se nos viene una nueva

semana/ que ha terminado la vida bacana/ y quién te banca ese día,

corazón» (pag.56), cioè “Il calendario dice che oggi è lunedì/ che è

appena iniziata una nuova settimana/ che è già finita la vita

spensierata/ chi ti ripaga di quel giorno, cuore mio”, che sono le parole

del tango Lunes, musicato da José Luis Padula nel 1923 a cui

Francisco García Jiménez aggiunse il testo nel 1939.

Come si vede, i testi e le musiche del tango servono anche

a spiegare delle situazioni di vita, a identificarle e

riconoscerle. Sono parole che saltano fuori quasi

autonomamente dalle bocche dei personaggi, tanto sono

state interiorizzate e tanto fanno parte della propria

personalità, immediate e quasi involontarie, come dei tic.

Un ultimo esempio: uno dei protagonisti lasciato un po’ in

disparte, Mario ‘Negro’ Inverno, proprietario della gondola

del titolo con la quale se ne va in giro triste alla ricerca di un

amore, si blocca improvvisamente, «Poggiò la schiena alla

poppa, puntò i piedi delle dita nude sul fondo del canale

[…] e siccome non era profondo, puntò pure un ginocchio

sulla chiglia; non la smosse di un’unghia». La reazione che

ha è semplice e non può che essere questa: «”Anclao en

Paris” (pag.89), mormorò, da amante di tango», cioè

Inchiodato a Parigi, omonimo titolo del tango del 1931

scritto da Guillermo Barbieri e Enrique Cadícamo, nel quale

si canta di un emigrante argentino in Francia che non può

tornare in patria.

Può bastare così per rendere l’idea. Sicuramente quello di

Rosencof non è l’unico esempio al riguardo ma è uno dei

più significativi perché la vitalità del tango è resa

pienamente in ambienti geografici e sociali, e anche

temporali, nei quali si percepisce come circolasse e girasse

per le vie di Montevideo o di un’altra città di radio in radio,

da finestra a finestra, di strada in strada, proprio come il

sangue che si diffonde fin nei capillari dando vita a un

intero corpo, in questo caso chiamato Montevideo.


STEFANO FRANCIA ENJOYART - POMODORO STUDIO ALWAYS

presenrtano

"Rhythm " & "Relaxing"

di Julie Collins e Ciro Vinci

DOPO IL SUCCESSO DI "DILLOALLADANZA"

VOLUME 1 E 2 ARRIVA SU TUTTI I DIGITAL

STORE UNA NUOVA COLLANA DANCE CHE TI

PERMETTE DI ALLENARTI CON IL TUO BALLO

PREFERITO E RILASSARTI CON LE NOTE DI

JULIE COLLINS E CIRO VINCI.

SU TUTTI I DIGITAL STORE


P I T T U R A

Libertà immaginativa di un architetto pittore.


P I T T U R A

Per capire Paolo Mancini e la sua pittura bisogna salire a Neviano

degli Arduini, 500 metri di altezza, appennini sopra Parma. Oppure

percorrere le sponde del fiume Po, quelle che dividono la bassa

Lombarda dall’Emilia, sponde che furono di Guareschi e Zavattini e

dei grandi narratori emiliani. Sponde che videro la fuga tedesca e la

liberazione angloamericana, popolazioni disperate per la rottura

degli argini di un fiume che, impassibile al mondo, continua il suo

lento percorso verso il mare.

A Neviano lo sguardo si può distendere tra le linee dolci delle

colline, un po' come doveva accarere per lo sguardo di Giorgio

Morandi quando si rifugiava a Grizzana, stessi appennini, una

sessantina di chilometri più in giù. Paolo Mancini, toscano,

empolese di nascita, emiliano e padano di adozione, si è scoperto

pittore da queste parti. Lui stesso cita il nome di questo paese

appartato con un po' di pudore, come se si trattasse di condividere

un segreto molto intimo. Mancini oggi abita, dipinge e insegna a

Parma. E nella lenta, profonda metabolizzazione del suo destino di

pittore che viene dall’architettura (laureato a Firenze), il paesaggio

che lo circonda non è mai stato un elemento secondario. A Neviano

poi Mancini ha potuto imbattersi in un quasi provvidenziale incrocio

proprio tra paesaggio e architettura. Un’architettura talmente

innestata nel paesaggio da farsi idealmente unità e da

rappresentare nella sua biografia un passaggio di mano: dal

costruire con pietre al costruire con le linee e i colori sulla tela. Il

riferimento è alla bellissima pieve romanica di Santa Maria Assunta

gloria artistica per Neviano (è un monumento nazionale): un

aggregato dolce e potente di pietre depositate secondo un ordine

semplice e misterioso nella frescura di un bosco. Poco distante, in

frazione Scurano, un’altra pieve alza una facciata dalle forme che

non possono non aver segnato l’occhio di Mancini: una facciata

larga, di un romanico improvvisamente addolcito, con gli spioventi

del tetto che sembrano voler seguire le linee morbide delle colline.

È lì che. Proseguendo in questo percorso di libertà immaginativa, lo

sguardo dell’architetto è confluito con molta naturalezza in quello

del pittore. Punto di contatto tra le due identità è infatti la ricerca

paziente e ostinata delle geometrie delle forme. Una vocazione a

intercettare e ricomporre l’ordine che sta all’origine delle cose. Così

per Mancini la pittura si è trasformata in un percorso paziente per

fare, come lui dice “un’immagine nuova dentro un percorso antico”.

È un cammino sul bordo di un limite, in cui la figurazione non può

essere persa ma non deve diventare uno schema. O, come lui dice,

“non deve prendere un aspetto troppo reale”. Ecco allora che il

lavoro consiste nel non farsi prendere in trappola dai dettagli. “La

macchia diventa lo strumento per essere fedele alle cose, per

renderne le linee, senza cadere nella pedanteria”, racconta

Mancini. Tra i suoi referenti cita anche un grande fotografo: Luigi

Ghirri. Un poeta della pianura, che con il suo obiettivo ha narrato un

paesaggio umano, sempre sfuggendo da ogni descrittivismo. La

fotografia di Ghirri, infatti, sembra aver fatto di una delle componenti

atmosferiche del paesaggio padano, la nebbia, un filtro per lo

sguardo. La realtà resta attutita nel suo impatto, meno descritta ma

più profonda. È una lezione che Mancini ha assimilato, mostrando

quasi una sorta di devozione verso quel grande fotografo che ha

segnato lo sguardo di tanti.

Per Mancini questo approccio è originato anche da una vocazione

istintiva al rispetto nei confronti di tutto ciò che, essendo stato

creato, viene vissuto come un dono. La sua pittura, perciò, è piena

di pudore; pittura che non si impone ma che sembra quasi lievitare

da dentro la tela.

Bosco al Lago Santo

Lungo il Po

Nasce a Empoli, in provincia di Firenze, il 17 Gennaio

1963. Si laurea presso la Facoltà di Architettura

dell’Università di Firenze. Consegue presso l’ateneo

fiorentino il dottorato in Disegno dell’ambiente e dei

monumenti, X° ciclo. Ha svolto la professione di architetto

dal 1992 al 2010 con importanti incarichi pubblici e privati.

Vive e lavora a Parma dal 1995.

Ha insegnato materie del disegno presso varie facoltà di

Architettura (Firenze, Parma, Politecnico di Milano - facoltà

di architettura, sede di Milano e Mantova, Politecnico di

Milano). Attualmente è docente incaricato di Strumenti e

Tecniche del disegno presso la facoltà di Design al

Politecnico di Milano e docente di Arte e Immagine e Storia

dell’arte - Disegno Geometrico presso la Scuola Superiore

di Primo e Secondo Grado dell’Istituto S. Benedetto a

Parma. Ha coltivato e educato l’amore per il disegno ed il

colore a Firenze. Dal 2005 inizia ad esporre in alcune

gallerie della città di Parma, Pisa, Montecatini, Forte dei

Marmi, Kirov, S. Pietroburgo e Asola. Il tema a cui

continuamente ritorna nei suoi disegnie quadri è il

paesaggio rurale e fluviale. I suoi quadri hanno trovato

casa in Toscana, Emilia, Lombardia, Germania, Russia e

Francia.

(Testo estratto da Arbiter, Agosto 2016, scritto di Giuseppe

Frangi)


P I T T U R A

Panni Stesi

Tacquino

Albero

Alberi sul Po-acquarello

Lungo il Po


C E R A M I C A

L E L A M P A D E C H E C O N Q U I S T A N O

I S A L O T T I B U O N I

ll primo pezzo di ceramica di Luca Fochetti era una tazza. Diventa un po’ timido quando

ne parla adesso, e ride quando pensa a quanto fosse ingenuo allora.

Era adolescente quando si interessò per la prima volta alla ceramica.

Ora, superati agilmente i quarant’anni, le lampade che realizza, rigorosamente a mano,

fanno bella mostra nei vari “salotti che contano” rischiarando scaltri imprenditori e brava

gente dello spettacolo.

Lo studio di Luca Fochetti è scarno, con pareti bianche di blocchi di cemento e scaffali

pieni di creazioni in attesa di essere smaltate.

Pacato e modesto, Fochetti da bambino sognava principalmente di essere atleta

professionista ma plasmare un pezzo di argilla gli ha donato le stesse sensazioni che lo

sport gli procurava, asserisce convinto.

"È una forma di meditazione", dice il simpatico Luca “Non puoi davvero pensare ad altro.

Finisci per controllare il respiro riempendoti la mente. Perché se non presti attenzione,

inevitabilmente finirai per rovinare tutto". E modellare è solo l'inizio del processo. "Se un

pittore ha dovuto tessere la sua tela prima di iniziare a dipingere, io ho imparato a

concertarmi ancor prima di acquistare l’argilla", dice convinto.

Durante il lockdown ha approfondito gli studi di ceramica cambiando il suo modo di

pensare. “Stare in quella condizione sospesa che ha toccato ognuno di noi, ha portato

dentro di me un grande mutamento, ed ho deciso, ad esempio, di prestare più attenzione

ai dettagli. Ho riflettuto sul vero artigianato, fatto di linee all’apparenza non perfette ma

concrete, reali, vere. Ho creato qualcosa che resiste alla prova del tempo ma anche

esteticamente gradevole”.

Sulla spinta della motivazione ritrovata, ha iniziato a realizzare accurate lampade da

tavolo che oggi sono il suo pezzo distintivo. Aspira a farne di ognuna un cimelio, qualcosa

che verrà tramandato di generazione in generazione, crescendo di valore.

“C'è una bellezza organica. È un'opera d'arte che puoi mettere su un tavolo invece che su

un muro”, asserisce tra il serio ed il faceto Luca.

Fochetti percorre una linea delicata di perfetta imperfezione. Tra le più richieste, la

lampada gialla e verde con tantissimi puntini bianchi in rilievo, come fossero gocce perlate

di neve. Scoprì questa tecnica per caso, quando in un forno troppo caldo lo smalto si

sciolse più di quanto avesse voluto. Molti dei suoi modelli e colori sono ispirati alla musica

e alla natura. Quando guarda gli smalti che ha creato, dice, pensa di "volare dentro un

pentagramma composto da incredibili colori che si mescolano tra loro". La curiosità di

Luca Fochetti è un minerale insolito da cui si forma tutta la conoscenza.


V E T R O

‘La perla, mediatrice di cultura, è ancora un mondo da scoprire: i

luoghi, le persone, il gergo, le memorie, il saper fare’: Marisa

Convento, Vicepresidente del Comitato per la salvaguardia

dell’Arte delle Perle Veneziane, racconta una parte fondamentale

della storia del Vetro: quella della Perla: la tradizione delle conterie,

che oggi vive di solo deposito (risorsa, quindi, limitata).

Lavorazioni complesse: di più passaggi, implicavano precisione e

perseveranza. Lavoro sociale, dedicato non solo alle donne. Due

tecniche principali: perle a canna tirata (le piccole ‘conterie’ o le

‘rosette’, dette anche Chevron, lavorate a strati e poi molate una

ad una) e perle di vetro avvolto, dette tradizionalmente ‘a lume’

(lavorazione che comprende tipologie come le fiorate, le

sommerse, il mosaico millefiori di murrine). Per le piccolissima

perline di conteria vitrea veneziana, l'ultimo passaggio, che

doveva costare di meno, era compito dell’Impiraressa

(l’infilatrice). Spesso svolgeva il lavoro a casa. Perlai e

impiraperle - due mestieri distinti, ma interconnessi.

Tradizione ricca, che rappresenta un legame, un modo di comunicare

e di esprimersi, creare forme e linguaggi, simbologie, lettere,

attraverso un elemento complesso e minuscolo (che era anche merce

di scambio). Le matasse, quali spesso vediamo nelle

rappresentazioni, fungevano da metodo comodo, adottato per il

trasporto, in modo tale che le singole unità stessero raggruppate.

Tradizione, che ha avuto massima espansione tra l’Ottocento e il

Novecento, ora mansione non più necessaria, in quanto non ci sono

più fornaci che producono perline di conteria, ma fioriscono invece i

laboratori di creazione della perla a lume e la semplice infilatura a

scopo di trasporto si è evoluta in creazione di oggetti e di bijoux.

Entrambe le professioni sono fiore all’occhiello dell’artigianato

artistico locale. Marisa Convento lavora e porta avanti il

messaggio dal cuore di Dorsoduro - presso la Bottega Cini.

di Assia Karaguiozova

Ph Assia Karaguiozova

http://Marisaconvento.it

@assiakaraguiozova


M O S T R A

di Assia Karaguiozova

Si incontrano di nuovo a Le Stanze del Vetro (Isola di San Giorgio Maggiore), Fondazione Giorgio Cini.

In un percorso ipnotico sono messi a confronto due artisti paritari, che esaltano il vetro in modo completamente diverso -

uno molto articolato nelle lavorazioni, carico e complesso; l’altro, fa spiccare ad occhio inesperto l’essenza nordica nella

pulizia delle forme e nella netta distinzione dei colori. Da soffermarsi e guardare nei dettagli, si trovano alcune particolarità

molto rare per l’approccio contemporaneo.

@assiakaraguiozova


M O S T R A

Questa volta in Vetro!

Arriva maestoso a Murano Sir Tony Cragg.

di Assia Karaguiozova

@assiakaraguiozova

Ed ecco il confronto con un creativo, che è l’esatto opposto di

me: si presenta come un non designer e non artista concettuale

- due persone semplici, che amano la trasformazione della

materia - quale linguaggio dell’anima.

Tony porta al Museo del Vetro il suo stile, attraverso le forme,

che abbiamo più volte osservato in giro per il Mondo - in

marmo e in metallo, soprattutto … e poi due cuori, dentro dei

corpi trasparenti, delle bottiglie infilzate (una si è rotta, porta

bene, dice la tradizione), dei barattoli sabbiati, pieni di

conserve – un’ esposizione ricchissima, varia, divertente,

mostri dentoni compresi. L’espressione del vetro - impeccabile

(realizzata da Berengo), l’illuminazione perfetta e suggestiva

(aspetto non trascurabile). Tony, so happy to have met you!

Good luck!


M O S T R A

Venezia; La Fondazione, Roma. Tra le sue pubblicazioni: Artiste a Porno nella prima metà del ’900 (2000); Arte

contemporanea: dal minimalismo o/le ultime tendenze (2010),- Arte contemporonea. Il nuovo m///ennio (2013). Iniziata nel

2010 sotto la direzione curatoriale di Pier Paolo Pancotto, la serie Art CIub presenta a Villa Medici il Iavoro di artisti

contemporanei internazionali, in uno spirito di apertura aIle più svariate forme di creazione. Tra gli artisti esposti di recente:

Mircea Cantor, NamsaI Siedlecki, Achraf Touloub, Arcangelo Sassolino, Julius von Bismarck, Marinella Senatore, Lili Reyna

ud-Dewa r, Cyprien G illard... villa medici.it/a rt-club/

A proposito deII’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici: Fondata nel 1666 da Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma

— Villa Medici è un’istituzione culturale francese avente sede dal 1803 a Villa Medici, villa del XVI secolo circondato da un

parco di sette ettari e situata sulla collina del Pincio, nel cuore di Roma. Ente pubblico dipendente dal Ministero della

Cultura francese, l’Accademia di Francia a Roma — Villa Medici svolge tre missioni complementari: ospitare artisti e artiste,

creatori e creatrici, storici e storiche dell’arte di alto livello in residenza annuale o per soggiorni più brevi; realizzare un

programma culturale ed artistico che interessa tutti i campi dell’arte e della creazione e che si rivolge ad un vasto pubblico;

conservare, restaurare, studiare e far conoscere al pubblico il proprio patrimonio architettonico e paesaggistico e le proprie

collezioni. L’Accademia di Francia a Roma — Villa Medici è diretta da Sam Stourdzé.

Artista

Giuseppe Penone è nato nel 1947 a Garessio (Piemonte); vive e lavora a Torino. Nel 19ó8 inizia

l’attività espositiva ed entra a far parte del gruppo di artisti deII’Arte Povera. Nelle sue sculture e

installazioni il processo di attuazione è parte integrante dell’opera e sono le azioni compiute

daII’artista in rapporto dialettico con quelle naturali che danno forma a una materia, di volta in volta

diversa, svelandone l’aspetto fantastico. L’albero, che Penone considera “l’idea prima e più

semplice di vitalità, di cultura, di scultura”, è un elemento centrale nel suo Lavoro. Nel 2007

rappresenta l’ItaIia alla 52º Biennale di Venezia; nel 2013, espone le sue sculture monumentali nei

giardini della Reggia di Versailles. L'artista ha presentato diverse mostre personali, in particolare al

Centre Pompidou (Parigi, 2004), al Rijksmuseum (Amsterdam, 2016) e alla Biblioteca nazionale di

Francia (Parigi, 2021).


M O S T R A

a cura della redazione

Dopo la grande mostra personale organizzata nel 2008 da Richard Peduzzi,

Giuseppe Penone torna oggi a Villa Medici con un progetto ideato appositamente

per le stanze storiche del cardinale Ferdinando de’ Medici. Fino al 27 febbraio

2022; l’artista presenta quattro opere emblematiche della propria poetica: Vaso

(1986) in ceramica e gesso, Il vuoto de/ vaso (2005) in terracotta bianca e

radiografie, e Avvolgere la terra/vaso (2005) in terracotta bianca e gesso, il video

Ephemeris (2O16) e cinque sculture in terracotta e bronzo dal titolo Terra su

Terra/bacile (2005). Mentre l’esposizione del 2008 era presentata negli spazi più

emblematici e maestosi di Villa Medici, l’artista occupa questa volta un luogo dal

carattere più intimo: le stanze private del Cardinale Ferdinando de’ Medici (la

stanza degli Elementi, la stanza delle Muse, la stanza degli Amori di Giove). Per

questo progetto, Giuseppe Penone cerca di mettere in valore la singolarità degli

spazi presentando tre opere che mettono in discussione il materiale e il concetto

di scultura. Ne è un esempio l’opera Vaso, composta di una ciotola di ceramica

che ospita un vaso di gesso la cui silhouette destrutturata porta l’impronta delle

mani dell'artista, facendo eco alle funzioni private, quasi domestiche, del luogo

che Io ospita. L’impronta dell'artista si trova anche nell'opera Il Vuoto del Vaso,

una composizione formata da un vaso incorniciato da tre radiografie di mani, che

gioca sulla materialità delle forme e sulla Ioro percezione visiva. Infine, l'incontro

tra gesto e materia si ritrova nella terza opera, Avvolgere la terra - vaso (2005),

realizzata in terracotta, sintesi di una forma universa le che sottolinea il

complesso legame tra uomo e natura. La terracotta è il materiale di cui è

composto anche il vaso al centro del video Ephemeris, appartenente

aII’omonimo ciclo del 2016, come pure dei bacili sorretti da basi di bronzo

ispirate, anch’esse, a elementi vegetali nella serie Terra su terra — bacile (2005).

Progetto presentato con il sostegno della galleria GAGOSIAN.

Informazioni pratiche: Le opere di Giuseppe Penone sono integrate al percorso

delle visite guidate di Villa Medici, proponendo così un dialogo fra patrimonio e

contemporaneità. Visite guidate in francese, italiano e inglese tutti i giorni,

escluso il martedì. Per maggiori informazioni sugli orari e le tariffe: villa medici.it


L I B R I

a cura della redazione

Un ritorno alla scrittura nato come

forma di giornalismo partecipativo in

cui, senza alcuna pretesa, si

sperimenta la condizione di blogger e

influencer, passando per l'analisi di

notizie, fatti di cronaca, interviste e

riflessioni di una danzatrice

professionista che ha scelto la scrittura

come suo secondo mezzo di

espressione.

La danza si avvale del linguaggio del

corpo per comunicare ciò che le parole

non sempre riescono a spiegare, ed è

proprio la danza che questo libro cerca

di indagare e approfondire attraverso

tematiche che spaziano tra contenuti

più seri e argomenti leggeri.

Un libro che si può leggere aprendo un

capitolo a caso, tra una pausa caffè e

qualche fermata di metropolitana.

L'occasione per apprezzare gli aspetti

positivi della rete, scegliendo di avere

tra le mani ciò che in passato ha

rappresentato una tra le forme

principali di divulgazione.


L I B R I

INVITO ALLA MUSICA

Il libro del M° Rosario Ruggiero è un omaggio ai sostenitori dell’associazione no profit MusiCapodimonte

a cura della redazione

L’associazione MusiCapodimonte pubblica il libro del M° Rosario Ruggiero “Invito alla

musica”, una guida minima al miglior godimento dell’arte dei suoni

Il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte: “Le sue note al pianoforte nel salone

degli Arazzi donano una magica atmosfera ai visitatori”

Un libro in formato tascabile che guida il lettore, in forma semplice e chiara, alla scoperta

delle varie forme musicali: la melodia, la fuga, il canone, la sinfonia, la sonata, il concerto,

il preludio, la fantasia, la rapsodia, il melodramma e il ritmo per citarne solo alcuni. Il M°

Rosario Ruggiero dà alle stampe “un’introduzione al messaggio musicale per quanti,

adulti e fanciulli, intendano inoltrarsi nel magico mondo dell’arte dei suoni”, come recita la

quarta di copertina.

“Questo libro è nato perché è vero che la musica si sente con il cuore, ma diventa ancora

più bella se la si assapora anche con il cervello – afferma il M° Rosario Ruggiero - Lo

dimostra un’attività che svolgo nello splendido Museo di Capodimonte ogni fine

settimana, oramai da anni. In quel museo è stato messo un pianoforte a coda, ed io lo

suono, ma prima di eseguire le musiche, spiego il programma con poche parole. Il

pubblico ascolta con attenzione e dopo è visibilmente contento, anche, e soprattutto,

delle spiegazioni”.

Un’attività unica nel suo genere, per continuità e frequenza, che il M° Ruggiero svolge

ormai da quattro anni in collaborazione con l’associazione MusiCapodimonte, presieduta

da Aurora De Magistris che spiega: “Le sue note al pianoforte riecheggiano tutti i

weekend nel Salone degli Arazzi e la sua musica resta impressa nel ricordo dei visitatori

come la colonna sonora della loro visita”.

“Con la musica abbiamo portato di nuovo alla Reggia di Capodimonte la magia e l’incanto delle corti che l’hanno abitata” dice il direttore

del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger che nella sua prefazione ringrazia l’associazione MusiCapodimonte e il M°

Ruggiero per la sua capacità di trasmettere ai visitatori la consapevolezza nell’ascolto della musica donando un’atmosfera magica alla

loro esperienza al museo. “Ogni domenica nella sala degli arazzi medievali che raccontano la battaglia di Pavia, il M° Ruggiero suona

Domenico Scarlatti, Chopin, Liszt o Busoni. Interpreta con l'umore del giorno ma fa più che incantare con la sua musica, spiega ai

bambini, e a volte ai genitori, come è fatto il suono del pianoforte, la lunga corda tesa e percossa, la cassa di risonanza, gli alti e i bassi,

siccome è una delle più belle follie dell'umanità aver voluto organizzare i suoni, e pensate cosa c'è di più straordinario e più strano di un

pianoforte?” dice Bellenger.

Il libro “Invito alla musica” del M° Rosario Ruggiero è un omaggio ai sostenitori dell’associazione no profit MusiCapodimonte, riferimento

per la musica popolare al Museo e Real Bosco di Capodimonte. info.musicapodimonte@libero.it


L I B R I

UNA SPECIE DI MAGIA IO E FREDDIE

Il nuovo romanzo di Francesco Santocono

tratto dal cortometraggio omonimo che ha conquistato numerosi riconoscimenti

È disponibile in libreria e negli store digitali con Algra Editore “Una specie di magia.

Io e Freddie”, il nuovo romanzo di Francesco Santocono.

Il protagonista è Andrea, uno studente dal carattere irruento che lo porta spesso a

scontrarsi con la madre e il fratello di cui non accetta l’omosessualità. Frequenta

una ragazza all’apparenza perfetta e amici poco affidabili che lo coinvolgono in risse

e aggressioni. Ma, ben presto, tutte le sue certezze e le sue sicurezze crollano. A

sostenerlo, nel ruolo di coscienza, è il fantasma della rockstar Freddie Mercury che,

attraverso i suoi consigli, aiuterà il giovane a sconfiggere le sue paure e i suoi

demoni interiori.

“Una specie di Magia. Io e Freddie” tratta con estrema naturalezza temi come

l’omofobia, il bullismo, l’HIV, la violenza sulle donne e il cattivo uso dei social

network. Una storia che prende ispirazione dalle vicende reali di cui spesso si sente

parlare al giorno d’oggi e casi che affollano la cronaca.

a cura della redazione

«La storia è inventata, seppur ispirata a personaggi esistenti; scritta innanzitutto per

eliminare il luogo comune del binomio omosessualità-AIDS – afferma Francesco

Santocono - Un romanzo in cui si dimostra che una malattia trasmissibile non è

pericolosa in quanto tale, ma perché si muove in un contesto e vive nel contesto. Di

conseguenza, dal punto di vista sociale, tutto ciò che ne fa da corollario diviene

parte della malattia stessa. Mercury non è altro che la coscienza interiore del

Francesco Santocono, nato a Catania

(classe 1967), è giornalista, scrittore,

regista e docente universitario.

Ha iniziato la sua carriera occupandosi

di arte, cultura e spettacolo. .

Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche

delle relazioni internazionali, da anni dirige l’unità

operativa di Comunicazione Istituzionale

dell’Arnas Garibaldi di Catania, uno dei più

importanti enti ospedalieri siciliani. Per l’impegno

profuso nel settore dell’informazione sanitaria, nel

2006 ottiene il prestigioso riconoscimento

internazionale riservato ai giornalisti “La Giara

d’Argento”. Docente a contratto in alcune

università italiane, conduce attualmente

l’insegnamento di diritto sanitario presso l’Ateneo

“Giustino Fortunato” di Benevento. Studioso

appassionato di egittologia, nel 2017 scrive il

dramma teatrale “Il loto e il papiro” con la

prefazione del grande egittologo Zahi Hawass,

testo che gli vale l’incarico di redigere il libretto

dell’opera lirica “Tutankhamon”, con le musiche

del Maestro Lino Zimbone, che il 4 novembre

2022 inaugurerà il Grande Museo Egizio al Cairo.

protagonista del libro, il quale inizia un percorso di resilienza guardando dentro se

stesso».

Al seguente link è visibile il video di presentazione del libro

https://youtu.be/30q0dfB1RGs.

Il libro “Una specie di magia. Io e Freddie” è tratto dall’omonimo cortometraggio,

scritto e diretto dallo stesso giornalista e regista catanese nel 2019, che ha ottenuto

numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso “Premio Massimo Troisi” (sezione

“emergenti”).

Il film, che ha visto tra gli interpreti Alessandro Haber, Stella Egitto, Gabriele Vitale,

Luca Villaggio e Mario Opinato, è stato presentato in tutte le scuole superiori della

Sicilia lo scorso 1 dicembre, in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS,

nelle scuole superiori della Repubblica di San Marino, proiettato nel carcere minorile

Bicocca di Catania e, nei prossimi mesi, in programma anche nell’Istituto di pena

minorile di Caltanissetta.

Il romanzo e il cortometraggio fanno parte della Campagna di sensibilizzazione

contro il virus dell’HIV promosso dal Centro Studi delle Professioni Sanitarie per la

Giustizia, presieduto dallo stesso Francesco Santocono e curato dall’agenzia di

relazioni pubbliche Ajs Connection.


L I B R I

SOLO UN GIORNO COME LE ROSE

Recensione di Valetina Sanzi

Rubrica a cura del blog

"Il COLORE DEI LIBRI"


http://ilcoloredeilibri.blogspot.com/

MURDER BALLADS. Solo un giorno come le rose

di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra

Prezzo: € 22,00 | Ebook: € 10,99

Pagine: 176| Genere: Horror

Editore: Mondadori - Oscar Ink | Data di

pubblicazione: 26 Ottobre 2021

TRAMA

Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra

reinterpretano le murder ballads: storie di

incubi, passioni, ossessioni. E sangue, tanto

sangue. Bambini perduti nel bosco, amanti

crudeli e folli, brigantesse, prostitute, assassini

seriali.

Quello delle Murder Ballads, letteralmente ballate assassine, può ormai essere

definito a tutti gli effetti un genere a sé stante. Nate dalle ballate tradizionali in

epoca medievale, come la denominazione stessa suggerisce, esse si occupano di

narrare per lo più in musica di crimini e macabre morti, presentando uno schema

ben definito nella maggioranza dei casi, ma soggetto a variazioni quando

necessario. Ogni racconto spesso non si limita a rappresentare in maniera più o

meno specifica lo svolgimento del delitto commesso, ma ne affronta antefatti e

conseguenze, ricostruendo le atmosfere lugubri e impietose di quanto alla cronaca

sopraggiunto.

Che sia la vittima, l’omicida o una voce esterna a fungere da narratore rimane così,

come a monito di una crudeltà umana ingiustificata e ingiustificabile, l’orrore da cui

strofe e rime traggono ispirazione, capaci di rendere immortali avvenimenti

altrimenti destinati a riempire solo la morbosa curiosità di chi del terrore vissuto da

altri ne ha fatto una vera e propria ossessione.

Molto più ricca e conosciuta, la letteratura musicale delle ballate omicide vanta tra le

sue fila nomi memorabili, tra i quali spicca Nick Cave con i suoi Bad Seeds, di cui si

ricorda uno dei suoi album più fortunati intitolato proprio Murder Ballads, ma non di

minore importanza deve essere considerata quella fumettistica, che si arricchisce di

un ulteriore omaggio grazie a Mondadori. Nella collana Oscar Ink si affacciano,

infatti, il genio e l’estro di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra che,

rispettivamente alla sceneggiatura e ai disegni, hanno dato vita a un fumetto

intenso, emotivamente disturbante e accecante nella sua innaturale

rappresentazione della follia della morte, eppure dotato di una rara sconvolgente

bellezza: Murder Ballads. Solo un giorno come le rose racchiude cinque storie di

sofferenza, perdita e annichilimento, cinque eventi realmente accaduti, di cui uno

forte anche di una tenebrosa leggenda, che hanno cambiato per sempre le vite dei

luoghi e di chi vi è rimasto.

Bambini strappati alla vita per avidità, egoismo e autocelebrazione, amori nati dalla

passione e per essa finiti in tragedia, famiglie annientate dalla lucida follia umana,

desideri di felicità, bellezza e futuro ridotti in frantumi da una crudeltà senza

precedenti: Bambini nel bosco, Giù al fiume, E poi non rimase nessuno, Brigantesse

si muore e Solo un giorno come le rose condividono il sangue di un’unica mano,

quella dell’uomo, capace di agire con ferocia e incapace di provare pietà e rimorso

per le anime strappate al mondo senza movente alcuno.

Tutte e cinque raccontate con lo stile proprio della cronaca, diretto e oggettivo, che

non lascia spazio a niente che non sia il voler riportare i fatti nudi e crudi così come

si sono svolti, le narrazioni riescono a destreggiarsi tra le emozioni e le sensazioni

dei lettori, ponendoli di fronte ad una spietatezza senza regole, ragioni e

giustificazioni, decisa ad insinuarsi tra le pieghe di un’umanità che dovrà fare di tutto

per non soccombere a quella rabbia vendicativa che lenta freme e si infervora sotto

la superficie placida dell’innocenza.

Caratteri tipici delle ballate nere, dolore, disperazione e disincanto vengono

perfettamente tracciati all’interno delle tavole di Daniele Serra, che dall’acquerello al

carboncino dimostra di possedere e aver fatto proprie conoscenze e abilità

incredibili: commuovono i primi piani dei volti consapevoli, anche solo per un

istante, del proprio destino, terrorizzano gli sguardi glaciali dei carnefici, fanno

rabbrividire i tetri boschi protagonisti loro malgrado della scelleratezza umana e così

come l’acqua e la terra soffocano il grido limpido della vita, il nero e il grigio

predominano spegnendo anche l’ultimo flebile bagliore dei sogni.

Murder Ballads. Solo un giorno come le rose è molto più che una ricca e

interessante antologia a fumetti: è la rappresentazione quasi perfetta della nera

dissennatezza umana.


F O T O G R A F I A

MICHELE FINI

“FOTOGRAFO IN PASTA”

di Davide Bilancia

Foggia, ottobre/novembre 2021

Passeggiando tra le opere in mostra al FotoCineClub m'imbatto in una

rappresentazione alquanto incredibile.

Guardandola riesco a vedere qualcosa che mi appartiene, che sento mio e

mi chiama a rispondere; così, decido di organizzare un incontro con l'autore

e quello che permea ed arriva a me dalla chiacchierata è una sorta di

incontro del destino. La chiacchierata con lui mi insegna a prestare

attenzione all'universo, come un osservatore che allo stesso tempo vede la

trama della materia di cui siamo fatti e la racconta trasmettendo il messaggio

in immagini. Partendo da quella fotografia, dal titolo "My God", riesco ad

intravedere qualcosa e decido di andare a fondo nella questione così scopro

una persona distinta nella sua semplicità, diretta e decisa con un lato

sensibile che ne fa di lui l'artista e l'uomo che è.

Chi è

Michele Fini?

"Per me la Fotografia

non è un insieme di

immagini ma è saper

comunicare in modo

ironico, semplice e

diretto."

46 anni, nasce a San Severo nel tavoliere delle Puglie. La sua più

grande passione è la Pasta che produce da più di vent’anni nel pastificio

in cui lavora. Nel 2017 si appassiona alla fotografia e decide di iscriversi

al Circolo Fotografico “ESTATE 1826” di San Severo.

Unendo queste due passioni, pasta e fotografia, ha scoperto e definito il

suo stile fotografico ed il suo genere preferito, lo still life, scegliendo

come modella la sua Pasta. La rende protagonista con racconti

fotografici nei suoi viaggi mentali, che poi mostra al mondo narrandone le

vicende nelle occasioni, come gli incontri fotografici, che lo vedono

protagonista. È un artista internazionalmente riconosciuto e le sue

fotografie hanno fatto il giro del mondo e per questo è stato insignito

dell'onorificenza "Artista della Federazione Internazionale dell'arte

fotografica" (AFIAP) al 73º Congresso nazionale della Federazione

Italiana delle Associazioni Fotografiche (FIAF) a Bibbiena.

"Oggi vi faccio vedere di che Pasta sono fatto", ci fa capire quanto sia

importante la nostra terra ed il valore che ha per lui questo lavoro misto

all'arte fotografica.

Protagonista assoluto di queste vicende fotografiche che lasciano il

segno. Una persona che senza dubbio porta la fotografia su un altro

livello comunicativo, talvolta sembra metafotografia, altre volte è

disarmante la sua abilità nel creare racconti vividi e sentimentalmente

puri degni un un artista completo. Sono opere esplicite che mostrano

l'essenza del suo cammino verso il ritrovamento di sé, attraverso la

fotografia, durante e dopo duri colpi emotivi.


F O T O G R A F I A

Libera-mente

Manipolazioni

Made in Italy

Da grande

Rinascere

Lumacone's family

La primavera dentro


F O T O G R A F I A

D

(ST)ANZE

La danza si ispira anche

alla storia dell'arte e alle

varie iconografie di figure

abbandonate al sonno, al

piacere, all'estasi o alla

morte.

LUCA

DI BARTOLO


F O T O G R A F I A

Nel 2015 tornato a vivere a Rimini dopo la separazione, decisi di iscrivermi ad un corso di teatro danza.

Avevo bisogno di fare amicizie e di trovare qualcosa in cui riconoscermi 'facendo'. E fu così che conobbi Barbara Martinini,

mia insegnante del corso. Vi sarebbe molto da dire su cosa abbiano significato per me i due anni di corso di teatro danza,

ma forse ne parlerò un'altra volta. Ora vivo in Sardegna e, durante il mese di luglio, ho 'portato' qui Barbara, Marinella e

Veronika con il loro “Alati senza Quota”, un' opera dedicata alla ricorrenza dantesca, proponendolo nelle cornici

archeologiche del Tempio di Antas, la necropoli di Montessu e la fortezza Su Pisu di Sant'Antioco.

Durante la loro permanenza abbiamo realizzato le riprese per un video che avrebbe poi fatto parte del loro “Pis&Lov”

andato in scena a Rimini il 5 dicembre scorso, il suo titolo è D(st)anze. Così la compagnia parla di questa esperienza.

Essere abbandonato, significa restare senza custodia e senza calcolo. Jean-Luc Nancy

Il cortometraggio di videodanza si realizza con la collaborazione di più figure artistiche. I temi sono quelli dell'abbandono e

della claustrofobia con forte riferimento ai recenti lockdown. Per questo, come nello spettacolo correlato Pis&Lov, le

coreografie vengono eseguite in spazi ristretti e praticamente contro un muro che è gabbia e sostegno al tempo stesso.

I movimenti dal sapore claustrofobico diventano una lente di ingrandimento del sentire e delle dinamiche conflittuali che

sorgono dalla ferita dell'abbandono subìto e si articolano nel corso della vita, ingigantendone le sfumature, fino quasi a

deformarle. La danza si ispira anche alla storia dell'arte e alle varie iconografie di figure abbandonate al sonno, al piacere,

all'estasi o alla morte. Dinamiche che appartengono anche alla resistenza e alla lotta prima della resa. L'abbandono, infatti,

può assumere un'accezione positiva nell'atto di lasciarsi andare e liberarsi dalle sovrastrutture, dalle maschere e dal carico

tensivo. Il Villaggio Ipogeo di Sant'Antioco è la location ideale per il progetto grazie alla sua atmosfera sotterranea ma, al

tempo stesso luminosa, la luce nitida sottolinea il carattere nudo delle anime che vi sono rappresentate.

D(ST)ANZE

di Luca Di Bartolo

progetto di Barbara Martinini

a cura della Compagnia Il Tempo Favorevole

in collaborazione con Comune di Rimini e Mulino di Amleto

Teatro

Interpretazione di Veronika Aguglia, Marinella Freschi, Barbara

Martinini

in collaborazione con Welcome to Sant'Antioco e Visit

Sant'Antioco


M U S I C A

Icona di una vita senza

libretto d’istruzioni


M U S I C A

a cura della redazione

Shel Shapiro, ci mostra il lato più disincantato del rock

romantico con il brano dal titolo “La leggenda

dell’amore eterno”, insieme all’iconica Mara Venier,

per trasportarci nell’universo più disincantato del rock

romantico. Il brano anticipa un album di inediti in

uscita a marzo.

Il video, girato da Alex Ratto, ritrae l’artista nella

splendida cornice di Vigna dei Cardinali a Roma, al

pianoforte, tra luci diffuse e un’atmosfera ottocentesca

che suona con grande enfasi il singolo.

I gesti e gli sguardi tra Shel e Mara ci trasmettono tutte

le sfumature del complesso sentimento dell’amore,

quello vero, che dovrebbe durare tutta la vita ma che,

come tutte le favole, non si avvera quasi mai.

«Ho creduto pochissime volte nella vita all’amore

eterno e ogni volta che ho creduto, purtroppo, la favola

non si è avverata. Ma eccomi sempre pronto a crederci

di nuovo.» - afferma Shel Shapiro.

“La leggenda dell’amore eterno” scritta e composta da

Shel Shapiro e prodotta dallo stesso Shel insieme a

Filadelfo Castro è una ballad che riesce ad unire

l’irrazionalità di un uomo adulto allo sguardo sognatore

di un bambino.

Autore, arrangiatore e produttore ma anche attore di

cinema, tv e teatro Shel Shapiro è un artista a 360

gradi, testimone e protagonista delle trasformazioni

culturali dagli anni ’60 fino ad oggi.

Shek nasce in Gran Bretagna da una famiglia ebrea di

origini russe. All'inizio della sua attività di musicista in

Italia ha rappresentato con grandissimo successo la

più efficace e credibile presenza "beat" nel panorama

musicale nazionale. La sua musica è diventata colonna

sonora di quella generazione ed i suoi concerti, ancora

oggi, riescono a catalizzare l'attenzione di un pubblico

trasversale, dai "giovani" della beat generation anni

sessanta alle nuove generazioni. Mia Martini, Patty

Pravo, Gianni Morandi, Mina, Raffaella Carrá,

Riccardo Cocciante, Ornella Vanoni, Paco De Lucia,

Luca Barbarossa, Carlos Beneven, I Decibel e Enrico

Ruggeri, Bill Conti, Quincy Jones, Paul Buckmaster,

Jose Luis Rodriguez: sono soli alcuni dei nomi con cui

Shel Shapiro ha avuto collaborazioni artistiche. Come

attore ha recitato in progetti cinematografici e

televisivi, tra cui spiccano: Brancaleone alle crociate,

regia di Mario Monicelli (1970), Rita, la figlia

americana (insieme a Totò) regia di Piero Vivarelli

(1965), Finalmente la felicità, regia di Leonardo

Pieraccioni (2011), Tutte le strade portano a Roma (All

Roads Lead to Rome), regia di Ella Lemhagen (2015),

La verità sta in cielo, regia di Roberto Faenza (2016),

Ti presento Sofia, regia di Guido Chiesa (2018),

Eldorado, regia di E. Galtafoni - film TV (2001), Capri 3

(2010) e Il restauratore 2, serie TV (2014). A febbraio

di quest’anno è uscito il singolo “Non Dipende Da Dio”

che insieme a “Vedrai Jerusalem” anticipa un album in

uscita questo autunno.


M U S I C A


M U S I C A

“ORO E CRISTALLO”, il singolo dei TAZENDA in collaborazione con il tenore sardo Matteo Desole, è estratto

dall’ultimo album “ANTÌSTASIS” uscito lo scorso 26 marzo del 2021. “ORO E CRISTALLO” indica una delle frequenti

dicotomie dello stile Tazenda, messe in atto nel corso degli anni per dare sfogo all’incessante spinta verso il nuovo,

verso il movimento. Il paradosso che li vede portatori di antiche radici non deve ingannare; la loro filologia non

prevede l’annullamento del moderno né tantomeno il tentativo di non aprire nuove sinapsi artistiche. Contaminare è

un’esigenza di tanti, ma per loro è un’urgenza per il fatto che dietro l’angolo c’è lo spettro che sopraggiunga la

claustrofobia dello stereotipo-ghetto di band etno-pop sarda. Quindi via libera all’incontro con il giovane cantante di

Opera Matteo Desole con un’orchestra classica diretta dal Maestro Stefano Garau, in un omaggio alla melodia

all’italiana. Liriche d’amore senza tempo e spazio, oltre i confini della galassia delle relazioni terrene, per entrare in

una dimensione dove tutto è uno e dove l’amore è la sostanza che crea vita, mantiene l’equilibrio e distrugge gli

opposti. “Abbiamo valicato le regole di ciò che pensiamo sia l’amore – raccontano i Tazenda – Non il

mercanteggiare servizi emotivi e fisici, ma fluttuare liberamente senza una precisa connotazione della nostra

individualità. La musica riesce sovente a parlare in punta di versi senza scivolare nel giudizio della mente

imprigionata negli schemi appresi. Almeno nella teoria abbiamo cercato di immaginare un amore intriso di stelle. La

musica d’autore e il mondo classico si innamorano con grande leggerezza in questo nostro singolare brano. Siamo

stati testimoni di una forza che ci ha guidato verso il cuore di quello che è diventato Oro e Cristallo”. Il singolo è

estratto da “ANTÌSTASIS” (dal greco classico “Resistenza”), un disco, uscito a marzo del 2021, che incontra

tradizione e innovazione, in cui si raccontano storie di vita comune tra debolezze, paure e speranze riposte nel

futuro. 11 brani inediti (più 1 remix), in lingua sardo-logudorese e italiano, in cui si fondono il desiderio di

esplorazione, l’attenzione di produzioni moderne e la ricerca della semplicità stilistica e vocale.

Dalla loro formazione nel 1988, i TAZENDA hanno pubblicato 20 album tra live, raccolte e studio. Già dal primo e

omonimo album, la band rock etnica mostra il loro marchio di fabbrica: un sound unico che fonde gli strumenti

musicali della tradizione sarda insieme alle chitarre elettriche. I Tazenda vantano 2 partecipazioni al Festival di

Sanremo (nel 1991 con “Spunta la luna dal monte” insieme a Pierangelo Bertoli e l’anno seguente con “Pitzinnos in

sa gherra”), molteplici dischi d’oro, vittorie in svariate competizioni (tra le quali “Gran Premio”, il “Cantagiro”, il

“Telegatto”, il “Premio Pierangelo Bertoli”), collaborazioni con importanti artisti come Fabrizio De André e Corrado

Rustici (produttore di Zucchero) e live sold out in Italia e all’estero. Nel 2007 il brano “Domo Mia”, in duetto con Eros

Ramazzotti, è in vetta a tutte le classifiche, al quale seguono altri importanti duetti con Francesco Renga, Gianluca

Grignani e i Modà. Il penultimo album di inediti “Ottantotto”, del 2012, è il primo dell’etichetta Vida, al quale seguono

2 live album (“Desvelos Tour” e “Il respiro live”), la raccolta “S’istoria”, numerosi progetti dal vivo e infine

“Antìstasis”.


M U S I C A

Tre nuove collane musicali per la cura del copro, dell’anima e della mente.

Prodotte dall’associazione Stefano Francia EnjoyArt, Pomodoro Studio

Edizioni Musicale - Always Record e composte dalla compositrice

americana Judie Collins e dal maestro Ciro Vinci.

Dopo il successo di "Dillo Alla Danza vol 2" pubblicato in occasione della Giornata

Mondiale della Danza, l'associazione Stefano Francia EnjoyArt, lancia una nuova

produzione discografica dedicata ai ritmi di tutti gli stili di danza. La collana

discografica, disponibile su ogni digital store (Spotify, Deezer, Amazon Music, Apple

Music… ) sarà composta da vari volumi, ognuno dei quali studierà il ritmo di una

singola danza. I primi 3 volume sono dedicati al ritmo del Cha Cha Cha e Rumba e un

volume dedicato al relax e meditazione.

"Rhythm" è studiata per agevolare l'insegnamento musicale e coreutico di ogni

singolo ballo. In ogni volume amatori e professionisti possono sviluppare la loro

tecnica seguendo il ritmo della danza selezionata…

"Relaxing" invece, è una collana che raccoglie brani composti per accompagnare il

danzatore nell’ attività di rilassamento quotidiano e meditazione composte a 432 Hz.

L’accordo a 432 Hertz (Hz) risuona con le frequenze fondamentali del vivente: battito

cardiaco, replicazione del DNA, sincronizzazione cerebrale, e con la Risonanza di

Schumann e la geometria della creazione.

“Musicoterapia” La musicoterapia è una disciplina basata sull'uso della musica come

strumento educativo, riabilitativo o terapeutico. Basandosi su questa definizione il

Pianista, musicoterapista, compositore, vocal coach, Ciro Vinci, persenta il suo primo

abum sul benssere dell’essere umano intitolandolo “Musicoterapia”, un lavoro

composto da 8 track con lo scopo di educare, riabilitare e accrescere la cultura del

benessere. Diversi studi hanno dimostrato che la musica influenza il cervello ed il

corpo, l’ascolto delle note musicali sono utile per alleviare lo stress, ridurre la

depressione e contrastare stati mentali negativi. Molte ricerche sull’argomento hanno

evidenziato che alcuni dei principali modi in cui la musica può aiutarci a sentirci

meglio, è ridurre l’ansia, migliorando l’ accettazione di sé e facilitando la

comunicazione e le relazioni con gli altri, ascoltare musica è altamente legato

all’aumento di stati di felicità. La musica a questa frequenza è stata utilizzata per

migliaia di anni come musico terapia anche se è decollato nei primi anni 2000.

Le pubblicazioni discografiche prodotte dalla Stefano Francia EnjoyArt sonos state

composte scegliendo melodie musicali, concentrate sui ritmi accompagnati da solo

armonie per sviluppare maggiore concentrazione e apprendere meglio il rimo di un

ballo. Oggi avere una conoscenza di base della musica, e in particolare del ritmo,

aiuta nei movimenti e armonia del copro. Una base ritmica è il giusto supporto per

memorizzare la coreografia, per migliorare la coordinazione con il partner o i partner

e, soprattutto, a muoverci a tempo. Ogni singola Album è utile ai principianti, agli

amatori ai professionisti, ai semplici appassionati di musica, e ai coach. L’utilizzo della

musica nell’apprendimento sviluppa maggiori endorfine rendendolo più facile. Il

progetto è stato realizzato da Fabrizio Silvestri e Bernardo Lafonte. La produzione è

affidata al Pomodoro Studio Edizioni Musicale e la distribuzione, negli store digitali,

alla Always Record. La composizione delle basi musicali ritmiche di latini, standard,

liscio e ballo da sala e caraibici è affidata all’artista Americana Julie Collins, mentre la

musico terapia al maestro Ciro Vinci, Pianista, musicoterapista, compositore, vocal

coach. La sua musica innovativa ed elegante dotata d’intensa espressività è frutto di

una ricerca profonda ed elaborata di contaminazioni sonore che si aprono al new age,

al jazz, alla musica mediterranea e la rendono pienamente compatibile come colonna

sonora d’ immagini surreali. Dal 2019 compone musiche per programmi televisivi in

onda su “La 7” e per spot pubblicitari per reti nazionali e Web.

disponibili su tutti i digital store.

Gli album sono


V I A G G I

Lontana dalla stagione estiva, Tropea non si ferma e diventa, anche in inverno, una perfetta meta turistica dalla calorosa atmosfera

natalizia grazie alle luci d'artista, che trasformano tutto il centro storico in un luogo incantato agli occhi di adulti e bambini.

Partendo da Piazza V. Veneto, addobbata con un artistico albero di Natale, renne, doni e una bellissima cornice che augura buone feste,

seguendo gli archi illuminati del Corso V. Emanuele, si è catapultati in un centro storico da favola. Passeggiando lungo le vie, si noteranno

spettacolari luminarie come la carrozza principesca in Piazza Ercole su cui potersi sedere e sognare, oppure come il vascello collocato al

Belvedere del Vescovado, da cui sventola con orgoglio la bandiera Blu (riconoscimento assegnato dalla Fee - Fondazione per

l'educazione ambientale - a Tropea nel Maggio 2020) e su cui anche qui è possibile salire per scattare delle foto e sentirsi a bordo di una

vera nave, guardando il porto e il mare.

In Largo Duomo, accanto la Cattedrale di Maria Santissima di Romania, si erge un grande albero di Natale nel quale è possibile entrare

per essere avvolti da decorazioni dorate e luci calde, mentre il romantico affaccio Raf Vallone, definito "il più bello del mondo", è la location

perfetta per gli innamorati grazie alle luminarie raffiguranti coppie di amanti che danzano lungo la balconata.

La sfavillante luce d'artista del pianoforte in Largo Ruffa, circondato da grandi note musicali, fa venire voglia di suonare per poi seguire la

grande e scintillante Stella Cometa in Piazza Cannone che punta verso le isole Eolie. La Stella è un grande arco luminoso da cui è

possibile passare sotto e andare ad affacciarsi per ammirare l'iconica Santa Maria dell'isola, anch'essa illuminata.

Ogni angolo del centro storico di Tropea è decorato con luci a tema, anche in prossimità dell'edificio comunale, dell'affaccio del Liceo

Scientifico "Fratelli Vianeo", con decori natalizi in Largo Galluppi e persino con una Mail Box vicino le Tre Fontane, lungo il corso

principale, per le letterine a Babbo Natale, tutto avvolto da musiche natalizie riprodotte in filodiffusione a rendere ancora più magica

l'atmosfera.

Se pensiamo a Tropea, con la sua storia millenaria e con le sue origini che affondano le radici nella mitologia, vengono subito in mente le

assolate spiagge dalla sabbia bianca, le insenature paradisiache con grotte da esplorare e il mare profumato, azzurro e cristallino ma,

scostandosi da questa classica immagine estiva, Tropea, da poco entrata anche nel circuito dei Borghi più belli d'Italia, si rivela romantica

e mozzafiato anche in inverno, capace di far vivere una esperienza di viaggio in Calabria magica, diventando senza ombra di dubbio una

Perla splendente tutto l'anno.


V I A G G I

di Sandro Mallamaci

Esistono luoghi dove l'uomo ha preso possesso del deserto e lo ha trasformato in oasi lussureggianti costruendovi città supertecnologiche.

E luoghi dove la natura ha manifestato tutta la sua forza ridisegnando interi territori, lasciando all'uomo solo la possibilità di ammirare con

stupore paesaggi fatti di terre verdi e rigogliose alternate a montagne e vallate aspre. Terre abitate da gente abituata da sempre ad avere

rispetto ma anche timore della natura. Gente d'Aspromonte narrata in una famosa raccolta di racconti da Corrado Alvaro che in un passo

scrive "non è bella la vita dei pastori in Aspromonte di inverno quando i torbidi torrenti corrono al mare".Da sempre gli elementi

atmosferici hanno forgiato queste rocce e queste valli; vento e acqua sono qui artefici dei continui cambiamenti causando erosioni,

trasformazioni profonde di tutto il territorio. Un esempio particolarmente significativo ed evidente è la vallata dell'Amendolea, una delle

tante fiumare che raccolgono acqua e sedimenti che dalle cime più alte del massiccio aspromontano scendono a valle verso il mare con

una forza difficilmente controllabile dall'uomo. Quello che si può ammirare dalle alture che circondano la valle racconta la storia delle

evoluzioni di tutti i torrenti di questa area che, chi più chi meno, hanno causato profonde trasformazioni dei territori attraversati. Il letto di

questa fiumana, in particolare, ampio e sabbioso, ci ricorda che un tempo, nemmeno tanto remoto, tra le pendici delle montagne che lo

circondano, si incuneava il mare, formando un vero e proprio fiordo navigabile. Oggi la terra ne ha preso possesso ricacciando indietro

l'acqua, ricucendo quella antica frattura, come conseguenza di enormi smottamenti di interi costoni dovuti all'erosione delle forti piogge e ai

continui terremoti che da sempre scuotono violentemente tutta l'area. E per proteggersi dalla furia degli elementi, ma anche da quella dei

nemici che sbarcavano sulla costa, i centri abitati da tempi lontanissimi si sono formati qui proprio sulle più alte ed impervie cime che

puntellano questo paesaggio unico. Bova da un lato Roccaforte del Greco dall'altro. Borghi che proprio per la loro particolare ubicazione

hanno conservato nel tempo singolari radici culturali che li rendono oggi unici agli occhi degli stupidi visitatori che in numero sempre più

crescente si trovano a percorrere gli stretti vicoli che si aprono tra le costruzioni che si inerpicano sulla roccia. Della vallata Bova è il

centro più importante che per la sua unicità è stato annoverato tra i borghi più belli d'Italia, oltre ad essere riconosciuto da sempre

come capitale della cultura greca di Calabria. Già colonizzata dai Greci della Locride, è intorno all'anno ottocento che gli abitanti della costa

e delle campagne si rifugiarono su questa montagna per sfuggire alle incursioni dei Saraceni. Nei secoli seguenti arrivarono i Bizantini che

ebbero grande influenza sulla cultura e sulla religione di questa popolazione, lasciando in eredità una lingua, il greco antico di Calabria, e

chiese con i loro riti ortodossi, tutt'ora presenti. Successivamente giunsero i Normanni che ne presero possesso per la sua strategica

posizione e dove costruirono il castello e torri di avvistamento per controllare il territorio. È un esempio di quella Calabria sconosciuta ai più,

raramente raccontata e valorizzata, meta di turisti particolarmente curiosi che vanno alla ricerca di luoghi unici dove rivivere atmosfere

ormai perse, dove respirare aria di storie antiche e gustare i prodotti tradizionali e genuini che gli uomini e la natura di queste terre sanno

offrire con la loro riconosciuta ospitalità. La Calabria che non ti aspetti, che cerca di scrollarsi di dosso etichette poco edificanti che nel

tempo le sono state cucite da chi si è sempre rifiutato di riconoscere i veri valori che questa cultura esprime. Grandi sforzi vengono sempre

più fatti dalle amministrazioni locali attraverso mirate campagne divulgative nella speranza che un giorno queste terre, per molto tempo

dimenticate, possano avere il gusto riconoscimento delle proprie ricchezze per poter dare una speranza di futuro ai tanti figli che ancora

oggi non hanno alternativa all'abbandono dei luoghi natii per cercare una vita migliore in terre lontane.


V I A G G I

a cura della redazione

Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” è il progetto realizzato dalla Regione Lazio con la collaborazione del Dipartimento di Scienze

dell’Antichità , presentato prima di Natale alla presenza del Ministro della Cultura Dario Franceschini, del Presidente della Regione Lazio

Nicola Zingaretti, della Magnifica Rettrice della Sapienza Università di Roma Antonella Polimeni, del Prorettore al Patrimonio archeologico

Paolo Carafa, della Prorettrice alla Ricerca della Sapienza Università di Roma Maria Sabrina Sarto e del Presidente del FAI, professore

emerito Andrea Carandini.

IL PROGETTO

“Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” è una mappatura digitale completa dei beni e dei siti archeologici riferibili al periodo tra il IX

secolo a.C. e il VI secolo d.C. nel territorio laziale a sud del Tevere. Uno strumento nuovo e di grande valore scientifico che, attraverso la

creazione di una moderna Infrastruttura di Dati Territoriali (IDT), ha fatto sì che si potessero integrare i database digitali già in uso con i dati

raccolti e tutte le fonti di informazione disponibili quali studi pregressi, ricerche edite e inedite e indagini archeologiche. Il risultato è una

piattaforma digitale, www.lazioantico.it, in cui la memoria del Lazio e i suoi resti materiali sono stati ordinati nello spazio e nel tempo e

riuniti in un’unica presentazione della storia urbana e rurale della nostra Regione. Chiunque, anche dal proprio smartphone, potrà accedere

a questo racconto e alle ricostruzioni grafiche e virtuali che restituiscono contesti e paesaggi oggi scomparsi, ridotti in frammenti o poco

noti, frutto dei ritrovamenti archeologici effettuati nelle zone comprese nel Latium Vetus (incluso il suburbio di Roma) e Latium Adiectum.

Un lavoro enorme che, dal 2018 al 2021, ha visto il censimento e la catalogazione di epigrafi, sculture, decorazioni architettoniche,

pavimentali e parietali in 215 comuni del Lazio con l’analisi di 69 contesti territoriali attribuibili a tutte le antiche città del settore indagato.

Un totale di oltre 41 mila presenze archeologiche e monumentali, le cosiddette Unità Topografiche, che hanno condotto alla schedatura di

oltre 10 mila oggetti. Sono stati, inoltre, analizzati i resti di 160 edifici e complessi monumentali (tra cui Villa Adriana a Tivoli) proponendone

una ricomposizione dell’architettura e dell’arredo. Sono state così realizzate 216 tavole ricostruttive e 16 tavole “tipologiche” per classi di

monumenti (terme, templi, teatri, etc.). Chiunque potrà, dunque, intraprendere questo affascinante viaggio nell’antichità, navigando sulla

mappa attraverso le diverse epoche storiche e scoprendo i cambiamenti che il nostro territorio ha subito nel corso del tempo.

STUDIO E RICERCA

Grazie al finanziamento della Regione Lazio, il progetto “Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” ha visto il coinvolgimento di più di 30

giovani studiosi tra i 22 e i 40 anni (dottori di ricerca e dottorandi, specializzati e specializzandi in archeologia, studenti e laureandi) che

hanno collaborato in sinergia con i docenti e le istituzioni coinvolte coniugando conoscenze storico-archeologiche e innovazione. Un team

di altissimo livello che la Regione ha supportato con 500mila euro grazie ai quali La Sapienza, aggiungendo ulteriori contributi propri, ha

bandito ed erogato in tutto 8 assegni di ricerca, 7 contratti di tipo A e 21 borse di studio.

Questo progetto, dunque, ha anche consentito ai giovani studiosi coinvolti nel progetto di conseguire titoli importanti per sostenere le loro

future carriere scientifiche, professionali e accademiche. In particolare: i ricercatori “junior” hanno potuto presentare tesi e articoli in

prestigiose riviste scientifiche basati sui nuovi dati acquisiti; i ricercatori “senior” hanno potuto ottenere gli anni di Assegno di Ricerca

necessari a costruire la propria carriera. “Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” è un progetto fondamentale, dall’alto valore

scientifico, ma che riveste anche un ruolo molto importante per la futura programmazione e l’attuazione di attività di pianificazione

urbanistica e territoriale e che agevolerà in futuro l’opera di tutela e valorizzazione dei Beni Culturali nella Regione, favorendo la

conoscenza da parte del pubblico attraverso la realizzazione di percorsi editoriali ed espositivo-museali virtuali o reali.


V I A G G I

“Viaggiare è

Trovare un genio tra le erbacce e i cespugli

Un tesoro smarrito tra piastrelle rotte” (cit.)

di Rita Martinelli

Andarsene in giro "ad occhi aperti" (come dice Marguerite Yourcenar), ogni giorno, in qualsiasi luogo del Pianeta uno si trovi. Guardare e,

soprattutto, vedere. E, ogni tanto, fare un gioco: seguire un tempo altro: un tempo-flusso, dove non c'è scansione passato-presentefuturo

ma un nucleo delicato, come una bolla di sapone.

Sto camminando per Testaccio. E mentre "ciriolo" (la ciriola, in dialetto romanesco, è l'anguilla piccola d'acqua dolce - una prelibatezza -

e si muove fluida, imprendibile) tra un rifiuto e l'altro, mi gusto la bellezza delle case testaccine, alcune a laterizio, con le vaste corti

interne che raccontano di contatti e rapporti umani oggi quasi perduti; ecco, qui (in via Amerigo Vespucci 41), ha abitato Elsa Morante -

c'è una epigrafe, curata da Dacia Maraini, fuori dal portone.

Mi sposto verso il fiume, la sponda sinistra - siamo nel 193 a.C. - comincia la costruzione di un nuovo porto, l'Emporium e di un edificio

retrostante, adibito allo stoccaggio delle merci, la Porticus Aemilia. La sua costruzione è ultimata nel 174 a.C.; l'edificio misura 487 × 60

m., lo spazio suddiviso in 50 navate, larghe 8,30 m. ciascuna, coperte da volte a botte e digradanti verso il Tevere - siamo nell'area

compresa fra le attuali via G. Branca, via A. Vespucci, via Florio e via Rubattino e nel cortile dell'Istituto C. Cattaneo, in via B. Franklin - i

resti ancora riconoscibili fra i palazzi. L'attività commerciale è frenetica: dal mare e, poi, per via fluviale, arrivano cereali, olive, lupini, olio

d'oliva, aceto, vino, garum - tutto stipato in anfore - e merci e marmi pregiati - il settebasi, l'imetto, il pario, l'imezio, l'africano, il numidico,

il pavonazzetto e porfidi rossi e graniti, dalle tinte bellissime, screziati, a macchie vive e punteggiate, a grana fine e lucente. È un mondo

affascinante quello dei marmi policromi nella Roma antica.

Ora - una sosta che mi emoziona sempre: entro nel cortile di una casa in via Marmorata - c'è un cippo romano, in mezzo ad una aiuola

ben tenuta, utilizzato come memoria, ci sono tanti nomi sopra: tutte persone che abitavano qui, finite alle Fosse Ardeatine.

Esco e, fra horrea (i magazzini-deposito) che sembrano cattedrali, vado, sempre 'ciriolando', verso Monte Testaccio. E, prima di salirci

sopra, decido di circumnavigarlo tutto intorno. Ben visibili, fra l'erba, i frammenti delle anfore fessate o rotte, impilati non a casaccio ma

secondo un criterio preciso, dal I sec. a.C. al III sec. d.C.

Mons Testaceum (testae = cocci). Una fantastica discarica organizzata di circa 1 Km. di diametro e un'altezza di 35 m. più o meno.

Sono davanti a Checchino dal 1887 (via di Monte Testaccio 30) - cucina romana di classe - la famiglia Mariani porta avanti il ristorante da

sei generazioni. Da non mancare la magnifica cantina: all'interno del Monte dei Cocci, fra le anfore dell'impero romano, in una situazione

perfettamente asciutta, areata e a temperatura costante, tutto l'anno. I vini, lì dentro, visibilmente felici... È un Viaggio nel Gusto e nel

Tempo, questo posto.

Continuo la circumnavigazione e mi lascio alle spalle i locali-movida. Adesso comincia una serie di abitazioni - una più abusiva dell'altra,

tutte con parabolica - poi carrozzieri, lo "studio" di un personaggio che raccoglie e ricicla e costruisce strambe strutture. E, infine, ecco il

cancello d'accesso al Monte dei Cocci. Prima una serie di gradini e, poi, un sentiero che sale e sale. Cammino sui frammenti delle

anfore, fra alberi e vegetazione varia - quando è stagione, anche gli asparagi selvatici. Sulla sommità, un grande prato aperto - da qui c'è

una vista unica sul gazometro e su tutta l'area del vecchio mattatoio. Respiro, sorridendo, a braccia aperte - è bellissimo, quassù.

Devo scendere (il guardiano deve chiudere). Torno verso il fiume e mi soffermo a guardare ciò che resta del porto romano, da Ponte

Sublicio. Poi riprendo a camminare, su Lungotevere Testaccio e, sul muro, proprio dove fa angolo la storica trattoria Lo Scopettaro, noto

una scritta: "PENSA POETICO".

N.B. il percorso che vi ho illustrato va cercato - nel tempo e nello spazio.

Non ha bisogno di foto, credo. Vi mostro, invece, qualcos'altro..


C U C I N A


C U C I N A

Appena passato il 2021, ci tuffiamo nell’anno nuovo pieni

di prospettive positive. Come sempre, cerchiamo di

viaggiare con la mente in luoghi che ci scaldano il cuore,

magari legati ai ricordi di viaggi estivi ….

Siamo ancora in pieno inverno ma già pensiamo alla

prossima gita fuori porta. E quindi, per passare un po' di

tempo insieme, vorrei parlarvi di un posto a cui sono

particolarmente legato, un luogo ricco di colore e storia,

soprannominato la “Perla di Francia” cioè la dolce

cittadina di Mentone.

Mentone si trova in Costa Azzurra a pochi chilometri dalla

riviera ligure. Ricca di sole, gode di un clima

eccezionalmente mite, che conferisce alla sua terra una

fertilità ineguagliabile. Il suo clima tipicamente

mediterraneo è dovuto al fatto che Mentone si divide tra

mare e montagna, dove vengono coltivati molti tipi di

arbusti e alberi da frutto, tra cui agrumi e, in particolare, il

limone, vero protagonista di questo centro cittadino.

Questo agrume, infatti, qui è coltivato in maniera intensiva

e si distingue dalle altre qualità di limoni per il suo

particolare colore giallo acceso, la forma ovale, l’alta

concentrazione di oli essenziali nella sua buccia, l’alta

acidità. Grazie a questo magnifico frutto, ogni anno si

tiene la festa del Limone, che dura quasi un mese e si

svolge nel periodo tra Febbraio e Marzo. Durante la festa,

è possibile osservare le strutture artistiche composte da

agrumi, sparse per tutta la città, come i Giardini Biovès

dove vengono utilizzati più di 15 tonnellate di agrumi per

realizzare delle vere e proprie sculture dalle dimensioni

enormi.

Detta anche la “città giardino” dai monegaschi, per la

presenza di molteplici giardini veri e propri musei all’aria

aperta, a Mentone troverai boutique di alta moda e

ristoranti di prim'ordine, ma anche bellissime spiagge. Per

godersi appieno la cittadina vi consiglio di armarvi di

comode scarpe da passeggio, e camminare nel centro

storico per scoprire le caratteristiche case dalle facciate

dipinte con colori pastello che vanno dal rosa, al giallo, dal

crema, all’azzurro cielo.

Qui si respira ancora l’aria della “Belle Epoque” dove

artisti e cantori vi rallegreranno le serate, in un contorno

surreale e sublime.

Il patrimonio architettonico è perfettamente conservato.

Molteplici i luoghi che potrete visitare, come il museo della

Preistoria regionale, un viaggio di un’ora attraverso

l’evoluzione dell’uomo; il museo del Bastione Jean

Cocteau e la Galleria d’Arte Contemporanea. Le chiese in

stile barocco e gli splendidi giardini floreali fanno da

contorno alle grandi ville storiche. Non dimentichiamoci di

fare una capatina negli antichi mercati sparsi per la città

che vi delizieranno con colori accesi e profumi

mediterranei. Qui potrete acquistare edegustare i prodotti

tipici del luogo, tra cui i limoni igp, le arance amare, il

basilico, la fougasse (la focaccia alle olive, formaggio e

acciughe), i liquori e le marmellate di agrumi, la salsa aioli

con aglio, olio evo, tuorlo d’uovo e limone; la soupe au

pistou ( variante liquida del pesto a base di basilico, aglio

e olio); la zuppa di carne e fagioli; il famoso plateau de

coquillage, formato da cozze, vongole, granchi, ostriche,

gamberi e ricci di mare rigorosamente della zona e tutto a

crudo; la socca, la tipica torta di ceci.

Lo stile inconfondibile della città dei limoni vi farà fare un

viaggio nel tempo a ritroso verso un’ epoca di

rinnovamento.

“C'era nell'aria un senso di benessere crescente e di gioia

della vita”


C U C I N A

INGREDIENTI

600 gr di acqua

200gr di farina di ceci

30 ml di olio evo

sale e pepe a piacere

PROCEDIMENTO

Mescolare la farina con l’acqua, il sale ed il pepe per ottenere una pastella. Lasciare riposare per almeno 3 ore.

Passato il tempo, versare l’impasto in una teglia tonda da forno unta di abbondante olio. Fare riposare ancora

per 30 minuti. Cuocere in forno caldo ventilato a 220° C per 20 minuti circa

INGREDIENTI

PER LA PASTA BRISÉ

200 gr di farina

100 gr di burro

50 ml di acqua

un pizzico di sale

PER IL RIPIENO

8 limoni bio

8 uova itere

4 tuorli d’uovo

200 gr di burro fresco

400 gr di zucchero

PROCEDIMENTO

Preparare la pasta brisé impastando la farina con il burro, l’acqua ed il sale. Lavorare velocemente fino ad ottenere

un impasto liscio ed omogeneo. Fare raffreddare in frigorifero per 30 minuti circa. Passato il tempo di riposo

stendere la pasta ad un’altezza di 5 millimetri e foderare una tortiera ricoperta di carta forno. Bucherellare il

fondo (per una riuscita perfetta vi consiglio di coprire la pasta con un disco di carta forno e dei fagioli secchi, per

evitare che il guscio vi si rompa) e cuocere in forno caldo a 170° C per 20 minuti. A cottura ultimata estrarre dal

forno e fare raffreddare. Nel mentre preparare la salsa al limone. Grattugiare la buccia dei limoni e spremerli per

ricavare il succo. In una casseruola unire la scorza, il succo e la metà dello zucchero. Portare a bollore. Aggiungere

le uova ed i tuorli sbattuti con il restante zucchero. Continuare a mescolare fino a quando il composto non si sia

addensato. Togliere dal fuoco e mantecare con il burro, continuando a mescolare affinché il composto incorpori

tutto il grasso. Lasciare raffreddare. Riempire il guscio di brisé con la crema ai limoni e fare raffreddare in

frigorifero per 2 ore.


C O C K T A I L

Sicuramente subentreranno novità, ricette, metodi e nuovi supporti per innovarsi e reinventarsi.

Nonostante si possa pensare che i baristi possano essere sostituiti dalle macchine digitali, il mestiere, ormai diventato

antico ed un pò vintage dell’uomo alla barra, aggiornerà i suoi strumenti per progredire e presentare ancora una figura

che ancora molti si aspettano di trovare nelle loro piacevoli seratine alcoliche.

l’Italia, da progressista nel settore, ha avuto il maggior numero di meriti nei 50 best bars nel mondo (classifica

disponibile online) e, quindi, rappresenta l’avanguardia nel “perfect serve” dell’aperitivo della mescita di vermut, liquori

e distillati.

Si possiede anche tanti valorosi guerrieri ormai acquisiti all’estero che tengono alto il nome e l’orgoglio della Nazione,

facendo valere le proprie competenze ed esperienze.

Insomma, un vero e proprio campo di battaglia per i più abbienti, e carica emotiva per le promesse del settore.

Siamo quindi sicuri che quest’anno ne vedremo delle belle, oppure faremo un ritorno al “medioevo”?

Buon anno e salute!

Instagram: https://www.instagram.com/danilo_pentivolpe/

WEB SITE: www.bartendersclassheroes.com

Facebook: https://www.facebook.com/pentivolpe.danilo/

Danilo Pentivolpe


Aiutaci a

sostenere l'arte

Con una piccola donazione puoi anche tu

sostenere, promuovere e divulgare l'arte

in ogni sua forma.

Diventa mecenate dell'arte con

l'associazione "Stefano Francia EnjoyArt".

Dona ora

Iban: IT24I0760103600001039059199

C/C: 1039059199


M A K E - U P


M A K E - U P

Ci sono alcuni elementi fondamentali che non devono mancare prima

di truccare le nostre labbra. Ecco quali:

Scrub e balsamo labbra. In questa prima fase dedicatevi alla cura

delle labbra, per mantenerle morbide e facilitare l'applicazione di

matita e rossetto. Una volta a settimana eseguite un leggero scrub

(potete utilizzare anche miele e zucchero) per eliminare eventuali

pellicine e cellule morte. Ogni giorno applicate un balsamo labbra

per idratarle e nutrirle. Un po' di fondotinta o correttore renderà il

risultato finale più omogeneo e duraturo.

Pennellino per le labbra. Vi aiuterà a sfumare alla perfezione la

matita, per poi procedere ad applicare il rossetto. Per una maggiore

precisione, aiutatevi con un pennellino a setole rigide e cercate di

ottenere un risultato più uniforme e preciso.

Usare una matita per le labbra. Richiede un po' di pratica, ma, una

volta che ci avete preso la mano, vi chiederete perché non l’avevate

mai usata in precedenza.

Basta seguire questa semplice guida per avere labbra perfette:

In primo luogo, tracciare un profilo a forma di v sulla curva al centro

del labbro superiore. Poi, tracciare una breve linea orizzontale al

centro del labbro inferiore.

Allineate gli angoli della bocca. Fate attenzione, in questi punti,

perché è facile andare al di fuori della forma naturale del labbro.

Ora, è sufficiente collegare le linee sulle labbra superiori e inferiori

alle linee e agli angoli.

Come scegliere la matita : esiste una vasta tipologia di matite

labbra, ognuna delle quali ci dà performance diverse, e noi

dobbiamo essere abili a capire di cosa abbiamo bisogno.

Matita classica: É il tipo di matita che prediligo sempre, grazie alla

sua versatilità. La caratteristica della sua mina è quella di non

essere né eccessivamente morbida, né eccessivamente dura, il che

assicura la realizzazione di un tratto preciso e duraturo.

Tendenzialmente non secca le labbra e la performance è un perfetto

compromesso tra durata e comfort. Si adatta a tutte le tipologie di

labbra.

Matita cremosa: Questa tipologia di matita è invece caratterizzata

da una mina molto morbida ed una più elevata quantità di oli nella

formula, pensata proprio per chi ha le labbra secche e disidratate.

Svolgono la stessa funzione delle classiche matite ma hanno una

durata inferiore proprio a causa della formula più idratante. Tuttavia

possono essere utilizzate come rossetto e rimangono l’opzione più

valida per chi avverte la sensazione di labbra secche.

Matita automatica: É la tipologia di matita retraibile che non ha

bisogno di essere temperata. Ha solitamente una mina molto sottile

e leggermente più dura, ma questo la rende anche più resistente. É

ideale quando vuoi creare dei bordi ben definiti, ma spesso non è

adatta ad essere utilizzata come rossetto per via della mina troppo

sottile e della texture leggermente asciutta.

Matita waterproof: Questa matita può essere sia temperabile che

automatica. É adatta a chi cerca una durata estrema ma risulta

leggermente più asciutta rispetto a tutte le altre. Non consiglio di

utilizzarla su labbra secche, ma è perfetta per realizzare dei contorni

duraturi.

Matitone/Rossetto: É una tipologia di matita labbra cremosa che ha

una formula ibrida tra un rossetto e una matita, ideale per chi è alla

ricerca di comfort e durata, ma non per chi è alla ricerca di

definizione. Infatti i matitoni non garantiscono una mina piccola e

ben affusolata. Sono un prodotto ideale per uso giornaliero.


M A K E - U P

Rossetto: Dopo aver individuato il colore della carnagione e il

sottotono della pelle, possiamo ora procedere con facilità nella

scelta dei colori di rossetti più adatti a noi. Se avete la pelle chiara,

i rossetti più indicati per voi saranno senza dubbio quelli sulle

tonalità del rosa chiaro e del nude, ma potete spingervi anche nei più

decisi rosa pesca e corallo. Se il vostro sottotono è freddo però,

l'ideale per voi sarà un brown deciso o un nude sui toni del beige. Se

invece il vostro sottotono è caldo, restate sulle sfumature ton sur ton

del rosa - ottimo ad esempio il rosa chiaro - o su un nude dai toni

color pesca. Se avete la pelle media, potete attingere dalla pallet

dei rosa ma nelle sue declinazioni più forti, come il malva e il

bordeaux. Queste tinte, insieme al mirtillo, sono perfette soprattutto

se avete il sottotono freddo. Se invece avete un sottotono caldo,

optate per le sfumature del bronzo, del rame e del mattone.

Quest'ultimo poi è l'ideale nel caso in cui aveste la pelle medioscura,

che trova la sua migliore valorizzazione con i rossetti dai toni

aranciati: perfetto quindi, oltre al mattone, il corallo. Meglio evitare

invece, il marrone e il bordeaux. Se avete la pelle scura, puntate su

rossetti scuri come il bordeaux, il burgundy, il prugna e il marrone.

Meglio le sfumature del bordeaux e del vinaccia se avete un

sottotono freddo, mentre i toni del marrone, il bronze e il rame se

avete un sottotono caldo.

Un altro consiglio: la scelta del rossetto in base al colore dei denti;

se avete denti bianchi i colori indicati posso essere, rosso fuoco ,

corallo , vermiglio ,ciliegia e prugna e dobbiamo tener conto anche di

come si adatta meglio alla stagione ed al tipo di trucco. Denti grigi,

rossetti scuri o a contrasto come il rosso ciliegia, riesce a far

apparire il sorriso più luminoso e bianco; evitiamo i lucidi e colori

perlati e i rosa tenui perché penalizzeranno il vostro sorriso e la

vostra dentatura. Denti gialli: rossetti neutri o rosa chiaro a base

fredda, o un balsamo incolore per tutti i giorni. Da evitare le tonalità

violacee che esaltano il colore giallastro dei denti. Esistono diversi

prodotti che si possono utilizzare per fare ciò ma tutti questi prodotti

possono avere diversi finish:

Opaco/matte: sicuramente quello che sta andando più di moda in

questo periodo. Purtroppo questo tipo di rossetto tende a seccare

molto le labbra, quindi se già si hanno le labbra secche non è

altamente consigliabile. Velvet: è un rossetto che ha un effetto molto

simile ad un opaco, in quando non dona luminosità alle labbra.

Tende a seccare però meno rispetto ad un rossetto opaco.

Lucido: regala un aspetto luminoso alle labbra e, di conseguenza, al

viso ed è una via di mezzo tra un rossetto ed un gloss. Cremoso:

rimane semi-lucido sulle labbra ed è molto scorrevole. Satinato: può

essere considerato una via di mezzo tra l’opaco ed il cremoso.

Metallizzato: Rossetti Liquidi; si tratta di prodotti che

assomigliano ai gloss nell’aspetto, ma non danno l’effetto lucidissimo

proprio di questi ultimi. Il loro effetto infatti, è decisamente quello di

un comune rossetto in stick. Esistono infatti anche rossetti liquidi

opachi.

Il miglior rossetto utilizzabile, alla sera dona quel tocco in più che

nessun altro rossetto riesce a dare. Rossetti in stick: sono i classici

rossetti nel tubetto. Possono avere una forma diversa, infatti alcuni

sono facili da applicare, altri invece possono essere più complicati.

Per quelli che non riusciamo ad applicare facilmente possiamo usare

un pennellino per aiutarci


M A K E - U P

Tinte Labbra: eccoci arrivate ad un prodotto a mio parere

meraviglioso. Ha la stessa forma del rossetto liquido ma la

differenza sta nel fatto che le tinte labbra, come suggerisce il nome

stesso, tingono letteralmente le labbra. Durano moltissimo e si

“incollano” alle labbra (spesso sono anche difficili da pulire) quindi

anche se mangiamo un intero pasto non si sbavano. Unica pecca è

che tendono, ovviamente, a seccare le labbra, per questo alcune

marche mettono a disposizione anche un altro liquido trasparente

che rende, si, il rossetto meno opaco, ma lo rende anche meno

secco.

Rossetti Compatti: sono dei rossetti che troviamo in confezioni

simili alle palette di ombretti. Si applicano con un pennellino per

essere più precise, ma sono più generalmente usate dalle make up

artists.

Il Gloss: E’ anche detto lucidalabbra e solitamente non viene

considerato un vero e proprio rossetto. Può essere indossato da solo

oppure sopra a rossetto o matita labbra per aggiungere lucentezza

ad un prodotto opaco. Può essere trasparente o colorato a seconda

dei gusti.

Rossetti Curativi: sono prodotti che svolgono una funzione

“protettiva” grazie al fatto che contengono particolari prodotti che

servono proprio a questo. Solitamente si trovano in colorazioni

chiare.

Matitoni: questi prodotti sono a metà strada tra un lucidalabbra, un

rossetto e un burro nutriente e idratante. Sono perfetti per chi ha le

labbra secche però hanno il difetto di sbavarsi e togliersi molto

facilmente se vengono toccati.

Rossetti-Pennarello: come dice il nome stesso, questi rossetti

hanno la punta di un pennarello. Forse per il fatto che la maggior

parte non si riescono a stendere molto bene non sono prodotti

particolarmente apprezzati.

Cosa è il lucidalabbra?

Il lucidalabbra – detto anche gloss o lip gloss – è un

cosmetico per la bocca dalla texture fluida, leggera e

trasparente.

A cosa serve?

Dona alle labbra un effetto lucido e bagnato, con una

colorazione più trasparente e delicata di quella dei normali

rossetti.

Tipi/tipologie?

Esistono lucidalabbra di consistenza più liquida, da

applicare con il pennellino o i polpastrelli, oppure più

solida, confezionati in pratici stick come il rossetto. Il

risultato migliore si ottiene in genere utilizzando la

versione liquida con applicatore; in alternativa potete

stenderlo con un pennellino da labbra piatto.

Si può scegliere tra una vastissima gamma di colori; per

un trucco da sera puntate sulle versioni metallizzate o con

glitter, per il giorno invece sono perfetti i gloss trasparenti

o di color naturale.


B E N E S S E R E

Gennaio è il mese della ripartenza. Tanti

propostivi, tra cui il volersi bene. Nell’osservare

una candela, le luci rosse e oro, i profumi delle

essenze, come il biancospino la cannella, le

creme vanigliate e olii di cioccolato tutto questo

ci viene voglia di coccole ed amore. Volersi

bene è un impegno con noi stessi e dobbiamo

ripromettercelo costantemente ricreando

continuamente questo benessere che

allontana l’ansia e lo stress del quotidiano, per

rifugiarci nel nostro bel mondo interiore,

trovando pace e calma sensoriale e generando,

conseguentemente, un allentamento delle

tensioni muscolari, drenando le tossine e

rigenerandoci sia internamente che

esternamente…raggiungendo il piacere del

corpo e della mente! Affidandoci a mani esperte

e scegliendo tra le varie tecniche il massaggio

che più ci si addice, ci regaliamo amore che poi

possiamo donare agli altri. Namastè e Buon

Anno

di Alessia Luna Pentivolpe


B E N E S S E R E

di Giovanni Battista Gangemi

L’addio amoroso di chi abbandona e se ne va e di chi resta “Attaccato al palo”

sentendosi disperato. L’amore è la forma più intensa d’integrazione fra due

persone: genera senso e configura nuove prospettive emotive e psichiche.

Naturale, perciò che la fine di una relazione rappresenti, sia per chi lascia sia per

chi è lasciato, un trauma dalle mille implicazioni. Certamente non è uguale se

lasciamo o veniamo lasciati, se l’addio è concordato oppure accade all’improvviso

come un fulmine a ciel sereno; è diverso se è stato annunciato, se veniamo

ingannati, oppure lasciati pian piano in un rapporto che si andava sempre più

deteriorando. È diverso se siamo convinti della scelta, seppur doloranti; se siamo

stati umiliati oppure costretti a lasciare l’altro/a. Abbandono, perdita, separazione,

fuga, crisi, rottura del legame , posso essere tutti sinonimi di un amore che è finito,

ma, sono tutti costrutti diversi, le sfumature di differenza sono sottili. La realtà

vissuta è specifica ad ogni storia, le emozioni che nascono ne sottolineano l’unicità

e le loro differenze.

Ma chi è davvero innamorato e pronto ad affrontare una relazione ai giorni nostri?

Oggi si cerca di soffrire poco per amore, si ha paura di questa sofferenza, come se

procurasse troppo dolore. Molti giovani e non solo loro, preferiscono rimanere in

una sorta di limbo, non attaccarsi al partner, vivere nel “mito” dell’autonomia. Hanno

costruito un progetto di vita di indipendenza separando la sessualità dall’impegno di

vivere in relazione di coppia .Cercano una monogamia seriale che pretende che

l’abbandono sia lontano dalla sofferenza. Vivendo una vita fatta sempre di nuovi

inizi, in cui diventa importante saper voltare pagina con facilità piuttosto che

imparare a costruire nella relazione per la relazione. Stiamo vivendo un

“ amore” dove conta più la velocità e l’intensità più della durata.

C’è chi passa da una storia ad un’altra e utilizza il copione della fuga, che vive il

rapporto come “vomitatorio” delle proprie insoddisfazioni; persone che lasciano per

professione , soffrono quando si sentono bloccate nella relazione e trovano mille

ragioni per la fine di ogni storia; persone che entrano in storie molto passionali, per

poi andarsene accusando l’altro di non essere riuscito a trattenerle, si accontentano

di amori fugaci, vissuti in tempi brevi, come se avessero il bisogno di bere un

bicchiere di acqua fresca per dar fine al loro bisogno di sete d’amore; c’è chi non

resiste ad un nuovo sorriso e la possibilità di avere nuove conquiste, sperando che

la porta di casa resti sempre aperta. Sembrano tanti topini chiusi in un labirinto alla

ricerca di un’uscita. Per finire abbiamo il bugiardo cronico, il manipolatore, l’attore

prefetto. Chi non ricorda Pinocchio? Il bugiardo più famoso della letteratura? Il

burattino mente per sostenere la propria immagine di bambino obbediente: quello

che non riesce ad essere. E non è neanche un abile bugiardo … ma queste

persone hanno l’abilità nel costruire personaggi verosimili e stupefacenti,

l’immagine ideale di sé plasma una “vera “ nuova identità, più che creare una falsa

identità.

Pensandoci su mi viene in mente il proverbio : “ in amore vince chi fugge” . Quanto

c’è di vero in questo famoso detto? Chi di noi, almeno una volta nella vita è fuggito

da un amore oppure si è ritrovato da solo/a perché l’altra/o improvvisamente si è

volatilizzato. Tutti noi ci siamo passati, vittime indifese e carnefici inconsci. A mio

parere siamo ritornati ad uno stato primitivo dell’amore dove realmente abbiamo

più il bisogno di essere cacciatori e cercare le nostre “prede” con la volontà di

soddisfare più un nostro capriccio che un reale interesse verso l’altra persona.

Perciò per quanto l’indifferenza in amore può essere un buon metodo per attirare

l’attenzione di un’altra persona , badiamo bene a dosarla con cura e cerchiamo di

distinguere se chi ci insegue è mosso da una reale attrazione o se la sua è solo

voglia di vincere.

Per una volta lasciamo da parte il nostro “bisogno” di crocerossina e impariamo a

miscelare nella magia di una storia affettiva l’amore per noi stessi e quello per il

nostro o la nostra partner.


B E N E S S E R E

di Lucia Martinelli

Letta così ha un bel suono e un altrettanto piacevole sapore, vero?

La risposta corretta è NO. Nel modo più assoluto. E triste chi ci si ritrova in mezzo, perché è un mare incazzato dove rischi di

affogare.

Innanzitutto c’è da sapere che burnout non è il cognome dello scienziato che ha studiato tale grave malessere umano, giacché di

quello stiamo parlando, il termine inglese burn-out significa bruciato.

Ebbene bruciato rende bene l’idea.

Solo nel 2019 tale inquietudine emotiva viene riconosciuta come ‘sindrome’ e, quindi, inserita nella 11esima revisione

dell’International Classification of Disease (ICD), stilata dall’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in prossima pubblicazione

(2022) ma, a mio avviso, è un problema antico, altrettanto sottostimato e mal classificato.

All’inizio il burnout era stato correlato alle ‘helping professions’, cioè ‘professioni sanitarie e assistenziali che prevedono un

contatto con le persone o deputate alla difesa, alla sicurezza pubblica ed alla gestione delle emergenze: infermieri, medici,

insegnanti, assistenti sociali, operatori per l'infanzia, poliziotti e vigili del fuoco. A seguire, hanno capito che la problematica può

presentarsi in ogni ambiente lavorativo ove sussistano ‘forti condizioni stressanti e pressanti’.

In pratica, questa sindrome dall’ironico nome abbastanza musicale altro non è che: stress cronico all’interno del contesto

lavorativo (o derivante da esso) a causa dello squilibrio che si crea tra la richiesta/esigenza professionale e le risorse in effetti

disponibili (incluse le personali), ovvero il lavoratore dovrà investire troppa energia nello svolgimento della propria professione al

punto di ritrovarsi al collasso, nutrendo il burnout con la sua stessa ‘demotivazione, delusione e disinteresse’.

Vorrei porre l’attenzione su un dato che dovrebbe essere scontato e che, invece, viene dimenticato con una facilità imbarazzante e

pericolosa: un ambiente di lavoro insano (per tutte le ragioni – ovviamente plausibili e oggettivamente accettabili – che si possano

pensare), alza il rischio di manifestazioni psico-fisiche che impattano negativamente sul benessere della persona, con

conseguente decadimento delle prestazioni professionali. Ciò che io trovo davvero terrificante è che il burnout non si manifesta

come un colpo di cannone, piuttosto è un processo graduale che si sviluppa nel tempo, un’agonia che ti logora da dentro in

corrispondenza degli stimoli esterni sempre meno motivanti. Purtroppo, per quanto il lavoratore ne possa aver preso coscienza,

non ha armi valide in mano per non soccombere a se stesso e allo sfinimento emotivo, pena il ritrovarsi in una condizione ben più

ardua o – nella peggiore delle ipotesi – senza lavoro.

Le cause/fattori della sindrome sono molteplici:

Fattori individuali come i socio-demografici o le caratteristiche della personalità (ad esempio sembra che i single siano più

vulnerabili, però a me non pare affatto, anzi, il male oscuro è molto democratico)

Fattori socio ambientali e lavorativi:

le relazioni interpersonali con colleghe/colleghi tossiche/ci (le carogne andrebbero evitate e punto);

le aspettative connesse al ruolo assunto (laddove manco il ruolo è ben chiaro, figuriamoci le aspettative);

l’organizzazione del lavoro (la regola – e non l’eccezione – vuole che sia lasciata in mano a dei responsabili incapaci e arrivati

a quegli incarichi non certo per meriti);

le caratteristiche ambientali (sicurezza e politiche sanitarie non pervenute, per intenderci);

l’organizzazione del lavoro (questa è quella che preferisco, visto che all’ordine del giorno sento lamentele relative alla

mancanza di comunicazione/gestione, alla consistenza fumosa dei programmi ma non stile Amsterdam, alla assoluta non

trasparenza dei compiti/obiettivi, all’impossibilità di partecipare attivamente ai processi decisionali nella propria area di lavoro

– un palazzo lo costruisci dalle fondamenta, quale sarebbe la parte non chiara, imbecilli?! –, all’assenza di riconoscimenti

sociali/economici per i risultati ottenuti piuttosto che all’inesistenza del concetto di equità che di norma dovrebbe andare a

braccetto con onestà/correttezza, alla presenza di un fin troppo marcato mobbing che va punito con pene esemplari).

Alla luce di quanto elencato, ecco che la sindrome prende consistenza manifestandosi in modo subdolo e spesso non subito

compreso dal soggetto interessato. Nella stragrande maggioranza dei casi l’insorgenza del burnout evidenzia problemi legati alla

qualità del sonno, alla comparsa di cefalee, a una notevole insofferenza (nonché perdita esponenziale della motivazione per lo

svolgimento dell’attività lavorativa) che sfocia in diverse forme, a diffuse tensioni muscolari, al mal di stomaco (in abbinamento

con l’inappetenza), alla diminuzione delle libido, alla depressione/crisi di panico e mi fermo visto che la lista è tanto lunga quanto

immaginabile. Cioè tutte sintomatologie che possono essere ricondotte a milioni di altri motivi, perché non dimentichiamoci che il

lavoratore fuori ha anche una vita con tutti i problemi che ne conseguono. Di conseguenza, non potrebbe essere che una

personale e spinosa questione familiare, ad esempio, sia causa del disagio provato e, perciò, non esso in buona parte

riconducibile all’ambiente lavorativo? Certo che sì! Ci siamo caduti in molti, troppi, anzi.


B E N E S S E R E

Uno dei sintomi ‘migliori’ in assoluto, comunque, resta il fatto che, nonostante lo stacco dall’attività lavorativa (weekend, ferie

etc.), la persona interessata non riesca a recuperare davvero forze/energia. Il che comporta un crescente logorio, una mancanza di

iniziativa e una evidente difficoltà di portare a termine i compiti, un progressivo distacco emotivo dal lavoro fino al completo

disinteressamento. E non solo, appaiono – per quelli che operano a confronto diretto con gli utenti – sempre più marcate

incapacità nel relazionarcisi, atteggiamenti sprezzanti e colpevolizzanti neanche fosse il cliente la causa di ogni male nel mondo,

ostruzionismi improntati a vari livelli (e addio alla qualità di tanti servizi). C’è da chiedersi come sia possibile che non sia dia il

corretto peso alla gravità dei rischi della sindrome, perché un sistema di difesa che nasce in modo parecchio spontaneo è

l’assenteismo. Poi, per peggiorare l’intera faccenda, al perenne senso di frustrazione potrebbe combinarsi la non meno rischiosa

depersonalizzazione. Un trittico, questo, che parrebbe il preambolo di un film catastrofico. E lo è. Per quanto riguarda i metodi

preventivi, gli eventuali trattamenti e i rimedi, rimando al web e ai professionisti del settore. D’altronde un tripudio di belle parole

non cancella le difficoltà oggettive di opporsi a certe dinamiche (tolto l’omicidio che non mi sento di consigliare) e, ancor meno, il

riuscire a far valere i propri diritti di essere umano che dovrebbero già trovarsi all’apice dell’infame piramide produttiva. C’è da

aggiungere, inoltre, che la diffusione del burnout è in triste aumento. Personalmente ritengo che ciò stia avvenendo in quanto

siamo intrappolati in sistemi che si basano su principi corrotti irrimediabilmente e che incitano atteggiamenti devastanti di ogni

ordine e grado, laddove la lealtà, la correttezza e la coerenza non sono più assolutamente considerate dei pregi. Problemi globali o

principalmente italiani? Mi astengo. Dei consigli a beneficio della resilienza, ad ogni modo, voglio darli benché siano da prendersi

come un’elaborazione di ordine personale e nient’altro: lavorare con serietà e professionalità senza soccombere alle altrui

esigenze, non prestare ascolto alle sterili e continue lamentele dei colleghi (in particolare se arrivano da personaggi che sono i

primi a telare in certe circostanze) e, soprattutto, fare in modo che la mala gestione dell’ambiente lavorativo non diventi

l’argomento principe delle conversazioni anche fuori dal lavoro, dedicare più tempo possibile a se stessi per coccolarsi e, infine,

imparare a guardare oltre poiché non avremo una vita di ricambio. Mia nonna diceva: “Fattela passare pelle pelle” mentre

strofinava una mano sul braccio così, a tirar via.

Ad maiora semper.


A S T R O D A N C E R

AMORE

Vi aspettano giornate piuttosto vivaci: a voi saper sfruttare al meglio gli appoggi cosmici, per ottenere quello che volete, o per

chiudere con le incertezze. Godetevi la vita e la spensieratezza della vostra giovinezza o anche della vostra mezza età.

LAVORO

È un buon momento per migliorare la vostra posizione professionale o per capire dove avete sbagliato, con lo scopo di correggere la

rotta. Ogni iniziativa decollerà, portandovi successo e anche qualche bella entrata economica. L’entusiasmo ok, e avrete voglia di

fare tantissime cose; vi sentirete parecchio su di giri e supererete i vostri limiti, questo grazie anche ad un Sagittario amico.

AMORE

La vita affettiva sarà frizzante, avrete una gran voglia di vivere, di conoscere, di viaggiare. Venere, vostro dominante vi renderà dolce

e disponibile, vi farà venire la voglia di corteggiare e di essere corteggiato.

Tenderete a strafare: troppo, ma dovete cercare di riposare, invitate più persone possibili a casa vostra; uno Scorpione è quello che

ci vuole.

LAVORO

Il periodo sarà allettante e propizio per chi lavora in team o ha un'attività a contatto col pubblico. Riuscirete a sbalordire i vostri

interlocutori, sia per le idee geniali che sfornerete con grande facilità, sia per la vostra memoria prodigiosa, che vi metterà in grado di

ricordare le preferenze di tutti.

AMORE

Spesso riuscite ad essere sorprendenti. E questo sarà un bene per quanto riguarda la sfera affettiva: quello che è scontato e

prevedibile rischia di essere noioso! Le Stelle vi rendono stravaganti in questo periodo. Per questo avrete fame e sete di novità e di

situazioni diverse, caratteristiche vitali per voi.

LAVORO

È un buon momento per capire dove avete sbagliato e quindi potrete modificare il tiro. Finalmente, prossimamente i progetti

andranno in porto e otterrete il successo ed anche qualche bella entrata economica. Concedetevi spesso delle pause, passeggiate

nel verde e regalatevi almeno dieci minuti di puro relax ogni tanto. Non trascurate il riposo notturno: è importantissimo! Un Leone vi

sarà sempre vicino, per qualsiasi cosa.

AMORE

Gennaio è tutto da dedicare alla persona amata, se tenete al partner ed al rapporto. Forse la vostra innata diffidenza una volta tanto

ha ragione d'essere: qualcuno potrebbe cercare di creare situazioni d'imbarazzo fra voi e il partner.

LAVORO

Ottima periodo per lavoro e finanze, ma dovrete stare attenti a non essere frettolosi o superficiali: occhio agli errori, alle distrazioni,

verificate i contratti e non fidatevi delle parole. E mi raccomando: tenete da parte qualche euro, potrebbe sempre servirvi. È un buon

momento per smaltire qualche chiletto di troppo, oppure per riprendervi dopo un periodo di duro lavoro. Non dimenticate di

circondarvi di Capricorni, vi daranno un grande aiuto

AMORE

Avrete una marcata sensibilità, sarete vulnerabili e facilmente influenzabili da ciò che succede dentro e intorno a voi; spesso vi

sentirete soli e avrete un bisogno incredibile di un rapporto sentimentale. Uscite e conoscete gente!!!

LAVORO

Nella vita professionale nessun altro è preparato quanto voi. Nessuno è temuto più di Voi per la preparazione e la forza mentale. Se

vi applicaste, il vostro futuro professionale potrebbe non conoscere limiti. Se vi sentite affaticati dalle innumerevoli attività che

praticate, riuscirete ad essere i medici di voi stessi. L’importante è farsi sempre consigliare: Il Toro è il segno che fa per Voi.

AMORE

Nelle vostre relazioni di coppia siete sinceri e controllati. Nelle relazioni durature siete buoni amanti, anche se a volte anteponete gli

interessi professionali a quelli di coppia. Amate sentirvi liberi, ed in una relazione d’amore cercherete più l’affetto che non il contatto

fisico. Regalatevi dei momenti di puro riposo, e andate alla ricerca di nuovi amici. Il Pesci è un segno che farà il caso vostro

LAVORO

È da molto tempo che gli Astri vi incitano ad essere prudente con denaro e impegni finanziari. Nel mirino delle stelle ci saranno

soprattutto i rapporti societari, le collaborazioni, i contratti, la burocrazia. Non agite mai senza riflettere.


A S T R O D A N C E R

TuttoBallo

AMORE

Circolano molte energie positive, novità, creatività e amore. E' un buon momento: vivetelo alla grande e non fatevi disanimare da nessuno.

Avete dei sogni nel cassetto? Tirateli fuori perché potreste realizzarli in tempi brevissimi. Una stessa Bilancia saprà apprezzarvi

moltissimo

LAVORO

La forza di Mercurio, unita all'intervento di persone importanti, vi aiuteranno ad evolvevi dal punto di vista professionale oltre che

personale. La partecipazione di colleghi e collaboratori sarà la chiave di volta che consentirà di ottenere maggiori introiti in modo

prestigioso. Mettete in atto i cambiamenti estetici che avete programmato, e i risultati saranno certamente di vostro gradimento.

AMORE

Liti e tensioni andranno a sovvertire anche le relazioni più solide. Lasciate alle spalle tutto questo, le stelle promettono un sostanziale

ribaltamento della situazione. Mettete subito a fuoco quello che vi manca per stare davvero bene e cominciate a lavorare con decisione. Un

Ariete sarà di grande slancio verso la felicità

LAVORO

Un mese caratterizzato da una serie di giornate zeppe di attività di routine: lavoro, casa, obblighi familiari. Per questo è bene prepararsi da

subito a gestire lo stress e la fatica derivanti dalla famiglia e dal consueto ambiente di lavoro. Aspettare sarà la parola d'ordine. Vi sentirete

in ottima forma e troverete d'istinto i ritmi di vita più giusti per voi e le attività fisiche che vi sono congeniali.

AMORE

Vi attendono giorni piacevolissimi sia dal punto di vista relazionale che amoroso. Tutto va per il verso giusto, con tante stelle che vi

appoggiano e danno concretezza alle vostre azioni e vigore ai sentimenti. Per un buon riscontro, circondatevi di Gemelli

LAVORO

Seminerete e raccoglierete nuovamente successi e gratifiche, sia al lavoro che a scuola.

Tutti i giorni saranno perfetti per firmare contratti, esporvi in prove di studio e parlare in pubblico; per chi opera in proprio, è prevista una

flessione e qualche intoppo.

Se tendete a mettere qualche chilo di troppo, controllate gli eccessi a tavola.

AMORE

Periodo positivo e romantico. Urano vostro dominante vi offrirà dolcezza, disponibilità, aumenterà la complicità, la voglia di corteggiare e

di essere corteggiato. Questo è il momento giusto per girare pagina e fare qualche dolce follia. Una Vergine è quello che ci vuole.

Il vostro erotismo sarà in primissimo piano e le manifestazioni passionali saranno esaltate. Come contorno però dovrete fare i conti con la

gelosia, la vostra impulsività e un leggero sottofondo di aggressività. Cercate di essere positivi. Vi sentirete molto meglio, quando

conoscerete un Acquario che vi aiuterà a vivere meglio

LAVORO

Se siete indipendenti nella professione, il periodo offrirà buone opportunità che vi entusiasmeranno, tuttavia non dimenticate la prudenza:

tenetevi alla larga da tutto ciò che non è sicuro, specialmente nelle faccende di denaro, che potrebbero essere penalizzate da Saturno-

Siete in forma, ma cercate di rilassarvi!

AMORE

Periodo positivo e romantico. Urano vostro dominante vi offrirà dolcezza, disponibilità, aumenterà la complicità, la voglia di corteggiare e

di essere corteggiato. Questo è il momento giusto per girare pagina e fare qualche dolce follia. Una Vergine è quello che ci vuole.

LAVORO

È un buon momento per pianificare i vostri passi successivi, capire chi o che cosa vi ha impedito di raggiungere gli obiettivi, impostare

strategie e progetti per il tuo futuro. L’aspetto positivo di Mercurio vi sosterrà soprattutto nelle questioni pratiche. Non sempre riuscirete a

governare esattamente le vostre forze. Organizzatevi meglio e vedrete che quando volete riuscite a stupire voi stessi.

AMORE

Vi attende un mese caldo e luminoso, non solo l'amore sarà sempre in primo piano nelle vostre giornate, riuscirete anche a essere

perfettamente in sintonia con chiunque, pronti a dimostrare solidarietà e comprensione e figuriamoci con la persona che amate!

Circondatevi di Arieti, spesso fanno la differenza

LAVORO

Il cielo è estremamente chiaro: vi porterà fortuna e vi darà gioia. Se siete ancora in vacanza, ve la spasserete senza alcun pensiero. Se

dovete lavorare, lo farete con piacere ed entusiasmo e otterrete non pochi vantaggi, specie sotto il profilo economico.

La forma fisica è giusta. Sarete impetuoso e avrete voglia di fare tantissime cose, di godervi la vita e di realizzare i vostri progetti.


Pensiero del mese

DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE

Gennaio prende il suo nome dal dio di origine romana

Giano, in latino Ianus, e viene rappresentato in dipinti e

statue con due volti che guardano in direzioni opposte.

Indietro e avanti, inizio e fine, è il dio del passaggio che può

essere inteso in senso stretto, come passare attraverso una

porta, che guarda caso in latino si dice 'ianua', oppure

possiamo interpretare il suo doppio volto in senso

metaforico, vedendoci il passaggio da uno stato mentale al

suo contrario, il cambiamento da una situazione ad un'altra.

Gennaio è la fine di un percorso e l'inizio di una nuova fase.

Poi magari non cambia nulla ma puntualmente investiamo il

primo mese del nuovo anno di poteri infiniti. Facciamo

propositi (sempre buoni, sempre indirizzati al miglioramento)

che spesso non riusciamo a realizzare.

Una lista di desideri da trasformare in realtà ogni volta più

lunga e articolata. Perché anno dopo anno dobbiamo

aggiungere tutto quello in cui non siamo riusciti in

precedenza. Personalmente sono scesa dalla giostra. Non

faccio propositi a gennaio ma coltivo sogni tutti i mesi.

Mi emoziono al passaggio dell'anno e spero di vivere

pienamente tutto quello che accadrà, nel bene e nel male.

Con l'auspicio che tutti noi possiamo realizzare almeno un

piccolo sogno, vi auguro...

buona fine e buon principio!

WWW.SOLOMENTE.IT


TuttoBallo

Attualità, Arte, Cinema, Danza, Musica e Teatro

J a n u a r y 2 0 2 2

Lina Wertmüller

14 agosto 1928

9 dicembre 2021

© F R E E P R E S S O N L I N E - v i e t a t a l a r i p r o d u z i o n e D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I

R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r y "

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!