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TuttoBallo20 Gennaio 2022.EnjoyArt 24

Carissimi amici e lettori, come sarà il 2022? Alcune cose non dipendono da noi, ma molte altre si! Di nostro possiamo metterci l’impegno, la dedizione ed il sacrificio, e questo vale per qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria vita, ma anche in quella che è la nostra passione comune: l’Arte! Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà vita alla terza edizione del concorso, “DILLOALLADANZA”nei prossimi numeri vi diremo in dettagli come potete esprimere a 360° la forma d’Arte che più vi si addice… e poi e poi tante cose interessanti da apprendere e conoscere. Come?! Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!!!! Cin cin e buon anno a tutti!!!

Carissimi amici e lettori, come sarà il 2022?
Alcune cose non dipendono da noi, ma molte altre si!
Di nostro possiamo metterci l’impegno, la dedizione ed il sacrificio, e questo vale per qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria vita, ma anche in quella che è la nostra passione comune: l’Arte!
Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà vita alla terza edizione del concorso, “DILLOALLADANZA”nei prossimi numeri vi diremo in dettagli come potete esprimere a 360° la forma d’Arte che più vi si addice… e poi e poi tante cose interessanti da apprendere e conoscere.
Come?! Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!!!!
Cin cin e buon anno a tutti!!!

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<strong>24</strong>


TuttoBallo - <strong>Gennaio</strong> 2022 n.<strong>24</strong><br />

Copertina: Dancer: Veronica Tundis e Luigi d'Aiello, fotografati da<br />

Monica Irma Ricci. Makeup and Hair stylist: Mauri Menga. Studio: Linea B<br />

TuttoBallo - <strong>Gennaio</strong> 2022 n. <strong>24</strong><br />

Editore "Stefano Francia" EnjoyArt<br />

Direttore - Fabrizio Silvestri<br />

Vice direttore - Eugenia Galimi<br />

Segretaria di redazione - Pina delle Site<br />

Redazione - Marina Fabriani Querzè<br />

COLLABORATORI: Maria Luisa Bossone, Antonio Desiderio, Francesco<br />

Fileccia, David Bilancia, Giovanni Fenu, Mauri Menga, Sandro Mallamaci,<br />

Walter Garibaldi, David Iori, Giovanni Battista Gangemi Guerrera, Lara<br />

Gatto, Lucia Martinelli, Patrizia Mior, Ivan Cribiú, Danilo Pentivolpe, Alessia<br />

Pentivolpe, Carlo De Palma, Assia Karaguiozova, Federico Vassile, Elza De<br />

Paola, Giovanna Delle Site, Jupiter, Francesca Meucci, Alberto Ventimiglia.<br />

Fotografi: Luca Bartolo, Elena Ghini, Cosimo Mirco Magliocca<br />

Photographe Paris, Monica Irma Ricci, Luca Valletta, Raul Duran,<br />

DsPhopto, Raul, Alessio Buccafusca, Alessandro Canestrelli, Alessandro<br />

Risuleo.<br />

Le foto concesse da uffici stampa e/o scaricate dalle pagine social dei<br />

protagonisti.<br />

Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto<br />

d’autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi<br />

degli artt. 65 comma 2 e 70 comma 1bis della Lg. 633/1941.<br />

É vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e immagini in qualsiasi forma.<br />

É vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini non autorizzata espressamente dal<br />

direttore. I collaboratori cedono all'editore i loro elaborati a titolo gratuito.<br />

Testata giornalistica non registrata di proprietà: ©ASS: Stefano Francia EnjoyArt<br />

per contattare la redazione Tuttoballo20@gmail.com<br />

Contro Copertina<br />

Cari Lettori, come sarà il 2022?<br />

Alcune cose non dipendono da noi, ma molte<br />

altre si!<br />

Di nostro possiamo metterci l’impegno, la<br />

dedizione ed il sacrificio, e questo vale per<br />

qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria<br />

vita, ma anche in quella che è la nostra passione<br />

comune: l’Arte!<br />

Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul<br />

calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della<br />

danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà<br />

vita al concorso, “DILLOALLADANZA” giunta alla<br />

terza edizione.<br />

Nei prossimi numeri vi diremo in dettaglio come<br />

potete esprimere a 360 gradi la forma d’Arte che<br />

più vi si addice e poi...<br />

e poi tante cose interessanti da apprendere e<br />

conoscere. Come?<br />

Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti<br />

informa e ti tiene in forma.<br />

Cin cin e buon anno a tutti!!!<br />

© F R E E P R E S S O N L I N E r i p r o d u z i o n e r i s e r v a t a - D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r t "


Direzione Artistica<br />

Massimo Polo<br />

+39 347 3809340<br />

BUON<br />

ANNO<br />

Via S. Maria in Silice, 13- Viterbo<br />

www.goldendanceschool.it


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E D I T O R I A L E<br />

Carissimi amici e lettori di Tuttoballo20, eccoci qui …<br />

con un anno in più!<br />

Molti faranno i bilanci di quello che è stato l’anno appena<br />

passato; a noi più che fare bilanci, piace analizzare ciò che<br />

abbiamo vissuto, qualsiasi cosa, sia bella che brutta, e tuffarci,<br />

con tutto l’ottimismo possibile, verso nuovi progetti.<br />

Certamente tutti saranno concentrati sul discorso Covid, vaccini,<br />

no-vax, green pass e proteste varie, ed anche noi non possiamo<br />

far finta che la pandemia ancora non sia finita, non possiamo<br />

chiudere gli occhi dinnanzi alle conseguenze che essa ha<br />

apportato a livello economico, sociale, psicologico, e di tutti i<br />

cambiamenti che ci sono stati nel mondo dell’Arte (teatri,<br />

cinema, spettacoli ecc. ecc.).<br />

Ma il 2021 è stato anche un anno bello e pieno di soddisfazioni<br />

per l’Italia: la vittoria della nazionale di calcio agli Europei, le<br />

tante medaglie conquistate alle Olimpiadi, la vittoria dei<br />

Maneskin all’Eurovision Song Contest 2021, i successi di<br />

Sanremo e tante altre cose, sino ad arrivare al successo del<br />

Macbeth alla Scala il 7 dicembre.<br />

Certo, molte sono state anche le perdite che il mondo dell’Arte<br />

ha subìto: Raffaella Carrà, Carla Fracci, Lina Wertmuller, Milva,<br />

Battiato…e molti altri.<br />

Cosa ci si aspetta, dunque, nel 2022? (oltre al desiderio di<br />

normalità, di fine della pandemia, salute, serenità ecc. ecc. per<br />

ognuno).<br />

Noi artigiani dell’Arte, nel nostro piccolo ci aspettiamo che il<br />

mondo dell’Arte “riesploda”; che i volti noti ed i personaggi che<br />

“sono andati via”, abbiano lasciato ai nuovi artisti, alle nuove<br />

leve, insegnamenti tali da poter portare in alto il nome dell’Arte;<br />

ci aspettiamo tanti successi nei vari eventi in programma durante<br />

il 2022: Olimpiadi Invernali, Mondiali di calcio, Eurovision Song<br />

Contest. Ci aspettiamo le gare di ballo a livello nazionale e<br />

mondiale, i teatri ed i cinema, i musei facciano il pieno con lavori<br />

belli, interessanti, intelligenti, che vengano pubblicati libri che<br />

catturano la maggior parte della gente e che “tanti altri<br />

Maneskin” possano collezionare successi che poi diventano i<br />

nostri “tormentoni”.<br />

Un regalo particolare desideriamo, però, noi “artigiani dell’Arte”:<br />

che la nostra Rivista possa crescere, migliorare ed essere punto<br />

d’incontro e di confronto per molti altri che vogliano entrare a far<br />

parte della nostra grande famiglia “artistica”. Proprio per questo,<br />

vogliamo, insieme a voi, dar vita a tante belle iniziative da<br />

condividere tutti insieme; Vi ricordiamo, infatti, che il 29 aprile<br />

ricorre la giornata mondiale della danza, e noi di Tuttoballo20,<br />

già da qualche anno organizziamo un concorso in cui vengono<br />

messe in luce tutte le forme d’arte attraverso cui gli artisti<br />

vogliono esprimersi. Ciò che ci auguriamo è che siate in tanti a<br />

condividere questa bella esperienza, e che quest’anno si possa<br />

riuscire a fare del concorso una “grande festa”, non virtuale ma<br />

in presenza. Allora chiediamo agli amanti dell’arte di sostenerci<br />

da tutti i punti di vista, interagendo con noi, aiutandoci in tutti i<br />

modi possibili e, se volete, anche con una piccola donazione<br />

destinata all’Associazione Stefano Francia, ( le modalità vi<br />

saranno illustrate all’interno della Rivista), grazie alla quale la<br />

Rivista vive.<br />

Auguri di un buon inizio di anno a voi tutti.


A T T U A L I T Á<br />

Il 2021 ci ha regalato cose belle e meno belle. Il Covid 19 ha bloccato ogni tipo di attività artistica. I musicisti, nonostante tutto, hanno<br />

continuato a suonare e produrre musica, per mantenere alto il nostro spirito. Ognuno di noi avrà una colonna sonora che ancorerà il<br />

2021 alla propria memoria. Noi abbiamo selezionato 20 album e 20 singoli, tra italiani e internazionali, debutti e non, passando al<br />

setaccio tutti i progetti che abbiamo ascoltato negli ultimi 12 mesi. Alla fine è uscita una classifica di TuttoBallo 2021. Brani che<br />

potrebbero essere scelti come vostra colonna sonora di uno spettacolo, oppure musa ispiratrice della vostra opera d’arte. Buon<br />

Ascolto e Buon Anno.<br />

1.Dave – We’re All Alone In This Together<br />

2.Sons Of Kemet – Black To The Future<br />

3.Jazmine Sullivan – Heaux Tales<br />

4.Slowthai – TYRON<br />

5.Baby Keem – The Melodic Blue<br />

6.John Glacier – SHILOH: Lost For Words<br />

7.Sega Bodega – Romeo<br />

8.Mace – Obe<br />

9.Frah Quintale – Banzai (Lato Arancio)<br />

10.James Blake – Friends That Break Your Heart<br />

11.Isaiah Rashad – The House Is Burning<br />

12.Sault – NINE<br />

13.Venerus – Magica Musica<br />

14.Bluem – Notte<br />

15.Alfa Mist – Bring Backs<br />

16.Mdou Moctar – Afrique Victime<br />

17.Iosonouncane – IRA<br />

18.Floating Points, Pharoah Sanders, London Symphony Orchestra – Promises<br />

19.Arlo Parks – Collapsed In Sunbeams<br />

20.Little Simz – Sometimes I Might Be Introvert<br />

Dave – We’re All Alone In This Together<br />

Questa la top 20 dei brani.<br />

1.Tyler, The Creator – JUGGERNAUT (ft. Lil Uzi Vert & Pharrell Williams)<br />

2.Caroline Polachek – Bunny Is a Rider<br />

3.Tirzah – Send Me<br />

4.James Blake – Famous Last Words<br />

5.Baby Keem, Kendrick Lamar – family ties<br />

6.Kanye West – Moon<br />

7.Colapesce, Dimartino – Musica leggerissima (anche in versione spagnola di Ana Mena)<br />

8.Little Simz – Point and Kill (ft. Obongjayar)<br />

9.Massimo Pericolo – STUPIDO<br />

10.PinkPantheress – Just for me<br />

11.Nu Genea, Cecilia Kameni – Marechià<br />

12.Pa Salieu – Style & fashion (ft. Obongjayar)<br />

13.Yves Tumor – Jackie<br />

14.Ginevra – CLUB<br />

15.Nubya Garcia – Pace (Moses Boyd Remix)<br />

16.Brent Faiyaz ft. Drake – Wasting Time<br />

17.LA NIÑA, Franco Ricciardi – TU<br />

18.bnkr44 – Girasole<br />

19.FKA twigs, Headie One, Fred again.. – Don’t Judge Me<br />

20.Joan Thiele – Cinema<br />

Bluem – Notte<br />

Colapesce, Dimartino – Musica leggerissima


A T T U A L I T Á<br />

fonte: Marco Valsecchi, giornalista di LinkedIn Notizie<br />

Ci siamo ancora dentro? È la domanda che il mondo intero ha sulla punta della lingua da quasi due anni, aspettando il momento in cui<br />

potremo dire che la crisi da Covid-19 è finita.<br />

Dopo un anno come il 2020, che ci ha costretto a rivedere tutte le nostre abitudini e certezze, ma anche le nostre aspettative sia<br />

professionali che umane, il 2021 ci ha visti cercare una nuova via. Facendo leva sul nostro spirito di adattamento, abbiamo così<br />

sperimentato nuovi modi di vivere e lavorare che ci sembrassero giusti e sostenibili anche in mezzo alla pandemia.<br />

Abbiamo accettato e fatto nostri nuovi livelli di separazione e decentralizzazione. Nelle nostre professioni, sperimentando il lavoro da<br />

remoto e quello ibrido. Nel modo in cui gestiamo il denaro, sempre più smaterializzato e digitale. E perfino nelle relazioni umane,<br />

abituandoci in poco tempo agli aperitivi in videoconferenza e alle call di famiglia. Quando abbiamo realizzato quanto e quanto in fretta<br />

fossimo stati in grado di trasformare la nostra quotidianità - e questo è forse l'aspetto più interessante della fase storica che stiamo<br />

vivendo - ci siamo però resi conto che cambiare non è difficile come pensavamo e come ci siamo detti per parecchi anni. Uno sforzo di<br />

adattamento è diventato così la premessa per una grande riflessione, personale ma anche collettiva, su chi siamo, che cosa vogliamo e<br />

che cosa ci aspettiamo dal futuro. La cattiva notizia è che sì, ci siamo ancora dentro, inutile negarlo. Quella buona è che abbiamo capito<br />

che esserci dentro non vuol dire essere bloccati: nel 2022 questo ci porterà a continuare a rifinire e ridefinire il nostro nuovo mondo.<br />

Ma quali cambiamenti ci attendono? Ogni anno, in dicembre, i giornalisti di LinkedIn selezionano e approfondiscono i grandi temi che<br />

pensano definiranno i successivi 12 mesi. Anche questa volta, mentre continuiamo a navigare a vista nel contesto pandemico, vi offriamo<br />

una selezione di spunti e idee su quello che ci aspetta da qui in avanti: nel lavoro, a casa e in tutto quello che c'è in mezzo.<br />

Naturalmente questa non pretende di essere una lista completa, per questo ti chiediamo di unirti a noi. Quali sono i grandi temi e le grandi<br />

questioni che ti aspetti emergano nel 2022? Condividi i tuoi pensieri nei commenti oppure in un post, in un video o in un articolo qui su<br />

LinkedIn utilizzando l'hashtag #BigIdeas2022.<br />

1. Il prossimo atto della pandemia si concentrerà sulla salute mentale<br />

Nel 2022, il mondo dovrà fare i conti in modo ancora più importante con il trauma che la pandemia ha lasciato dietro di sé. Quasi due anni<br />

dopo l’arrivo di SARS-CoV-2 nelle nostre vite, gli esperti concordano sul fatto che un'altra crisi sanitaria si sia sviluppata insieme al virus,<br />

quella della salute mentale compromessa. “La diffusione mondiale di Covid-19”, scrive su MedicItalia lo psichiatra Alessandro Rotondo,<br />

“ha determinato, oltre agli effetti diretti sulla salute che tristemente conosciamo, una situazione socio-ambientale in cui molti fattori, che da<br />

sempre condizionano la salute mentale, sono stati esasperati”. In Italia, riporta Il Sole <strong>24</strong> Ore, si stima un aumento di almeno il 30% dei<br />

pazienti presi in carico dal Servizio Sanitario Nazionale dall'inizio della pandemia per problemi connessi alla salute mentale. Mentre la<br />

crisi sta gradualmente rendendo possibile parlare di un argomento che è ancora tabù, le aziende dovranno affrontare il problema della<br />

salute mentale dei dipendenti il più rapidamente possibile. “Relativamente al ritorno in azienda”, spiega Ansa riprendendo una ricerca di<br />

BVA Doxa per Mindwork, “circa il 40%” dei lavoratori“ si dice preoccupato del rientro a tempo pieno e il 62% di essi “valuta utile un<br />

servizio di supporto psicologico per fronteggiare momenti di stress e disagio legati al rientro in azienda (+8% rispetto al 2020)”. Stiamo già<br />

assistendo a un boom di soluzioni per il benessere psicologico dei professionisti, sviluppate da startup in rapida espansione, ma nella<br />

Penisola il terreno da recuperare da questo punto di vista è ancora molto e il 2022 potrebbe essere l’anno della svolta.<br />

2. L'inflazione sarà l'osservata speciale<br />

Per anni l’Eurozona ha rincorso con fatica l’obiettivo di un’inflazione “al di sotto, ma vicina al 2%”, scontrandosi con il fenomeno noto<br />

come “appiattimento della curva di Phillips”. La tendenza, cioè, che dagli anni Novanta ha visto il rapporto tra attività economica e crescita<br />

dei prezzi indebolirsi nella maggior parte dei Paesi industriali . Come in molti altri ambiti, anche in questo caso dopo la scossa data dalla<br />

pandemia ci ritroviamo in un mondo rovesciato: le istituzioni che si occupano di politica monetaria ora monitorano con attenzione<br />

un’inflazione che si spinge su massimi mai toccati da decenni. In novembre i prezzi al consumo italiani hanno raggiunto picchi che non si<br />

vedevano dal 2008, mentre in Germania la stima per lo stesso mese rimanda addirittura al 1992. Le ragioni di questo trend risiedono<br />

innanzitutto nella crescita dei prezzi dell’energia. Ma anche nei colli di bottiglia che si sono formati con la ripresa della produzione<br />

industriale dopo la fase più acuta della pandemia, portando a diffuse difficoltà di approvvigionamento per le aziende. Se cause immediate<br />

e sintomi sembrano piuttosto chiari, permangono però dei dubbi sul decorso della febbre inflazionistica. La presidente della Bce, Christine<br />

Lagarde, ha dichiarato che i prezzi dovrebbero iniziare a scendere già da gennaio. Mentre il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha<br />

precisato che non si può già più parlare di un fenomeno "transitorio". Gli economisti Charles Goodhart e Manoj Pradhan, invitano intanto a<br />

pensare nel lungo termine: la “ritirata” della globalizzazione e l’invecchiamento della popolazione, spiegano, faranno sì che il mondo entri<br />

in un’era nella quale l’inflazione alta sarà una costante. Per il 2022, aspettiamoci intanto che il tasso d’inflazione sia uno dei dati che<br />

guarderemo con più attenzione. E che si avvii una riflessione su quanto la dinamica dei prezzi rischia di erodere il nostro potere<br />

d'acquisto.


A T T U A L I T Á<br />

3. Il 'Buy now pay later' crescerà ancora<br />

Nel 2022, il settore del ‘Buy now, Pay Later’ ("compra ora paga dopo", ovvero la possibilità di pagare beni e servizi a rate, abbreviato Bnpl) diventerà<br />

ancora più popolare tra i consumatori. Questa modalità ha dato nuovo potere d'acquisto a milioni di persone con accesso limitato al credito, dal<br />

momento che è generalmente soggetta a minori controlli, non richiede che si paghino interessi (a patto che si sia puntuali) e il servizio può essere<br />

usufruito anche se non si soddisfanno i requisiti per ottenere una carta di credito. Con la temporanea chiusura di molti negozi fisici, la pandemia ha<br />

fatto impennare gli acquisti online e l'uso del Bnpl, ponendo le startup di questo segmento tra le protagoniste di acquisizioni e round di investimento.<br />

PayPal ha acquisito Paidy, Goldman Sachs ha comprato GreenSky, Square ha fatto sua AfterPay e recentemente l'italiana Scalapay - al settimo<br />

posto nella classifica delle Top Startups di LinkedIn del 2021 - ha chiuso un round di investimento da oltre 173 milioni di euro, raggiungendo una<br />

valutazione di circa 600 milioni di euro. E questa ascesa sembra solo l’inizio di una tendenza: Kaleido Intelligence stima infatti che entro i prossimi 5<br />

anni il mercato di questi servizi “crescerà del 93% e raggiungerà su scala globale i 353 miliardi di euro". Cosa attendersi nel prossimo futuro? Matteo<br />

Risi, ricercatore senior degli Osservatori Digital Innovation del PoliMi, spiega a LinkedIn Notizie che “da un lato è lecito aspettarsi una nuova<br />

normativa che definisca criteri e vincoli per gli attori del mercato (il rischio di questo business è quello di alimentare l’indebitamento dei consumatori e<br />

i crediti inesigibili dei player stessi). Dall’altro, vedremo sempre più spesso ampliare il raggio di azione delle società di Bnpl verso altri settori come<br />

quello del marketing o quello bancario".<br />

Entro i prossimi cinque anni il mercato di questi servizi crescerà del 93%, raggiungendo su scala globale i 353 miliardi di euro<br />

4. Sarà l’anno zero per il 5G in Italia<br />

Il piano di intervento pubblico è in consultazione, l’autorizzazione alla Commissione europea è stata chiesta e il governo punta a pubblicare presto i bandi di<br />

gara per la realizzazione delle infrastrutture. Tutto sembra dirci che se l’orizzonte per una diffusione su scala nazionale resta fissato al 2026, il 2022 si<br />

annuncia comunque come un anno decisivo per il 5G. “Verranno a maturazione le circostanze che ci diranno se stiamo imboccando una strada chiara di<br />

sviluppo o se rischiamo di perdere terreno”, conferma a LinkedIn Notizie Antonio Capone, responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond del<br />

Politecnico di Milano. I prezzi molto alti ai quali sono state vendute le frequenze, combinati a quelli molto bassi della connettività sul mercato italiano,<br />

peseranno in negativo sugli investimenti privati. Ma a riequilibrare la situazione dovrebbero essere i soldi stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza<br />

e l’ingresso nel settore di realtà imprenditoriali diverse dai grandi operatori delle telecomunicazioni, che porteranno risorse e competizione. Da utenti, quello<br />

che intanto possiamo aspettarci è di toccare sempre più il 5G con mano. “In ambito industriale potremo imbatterci in progetti di digitalizzazione che<br />

comprendono servizi avanzati di connettività”, anticipa ancora Capone, citando i sistemi di tracciamento nella logistica e su quelli di monitoraggio nella<br />

produzione. “I cittadini - prosegue l’esperto - sperimenteranno sempre di più il rapporto a distanza col sistema sanitario, mentre nelle città la connettività<br />

avanzata farà la sua comparsa nel trasporto, nella sicurezza e nella gestione dei rifiuti”. I consumatori, infine, avranno a disposizione sempre più prodotti<br />

nativamente connessi. Se ora la Sim incorporata è appannaggio soprattutto delle auto, il prossimo passo riguarderà probabilmente gli elettrodomestici di alta<br />

gamma e quelli utilizzati a livello professionale. Aspettiamoci quindi di vedere frigoriferi di lusso attraverso i quali fare la spesa online, ma anche di imbatterci<br />

al bar o al banco del salumiere in macchine del caffè e affettatrici connesse.<br />

5. Le Big Tech proveranno - senza successo - a prendersi il metaverso<br />

La corsa alla conquista del metaverso, un termine coniato per descrivere le esperienze 3D immersive e collaborative che si stanno facendo strada<br />

nelle nostre vite, sta per cominciare. Ma, per una volta, non tutto il bottino finirà nelle mani delle Big Tech. La nuova versione del web è sempre più<br />

vicina ed è pronta a saltare fuori dai nostri schermi: provate a pronunciare la parola “metaverso” e le persone immagineranno un visore - Oculus, per<br />

esempio, o HTC Vive - in grado di trasportarci in mondi di pixel dove interagire con avatar digitali. L’orizzonte di cui stiamo parlando è però molto più<br />

vasto: va dalle esperienze già esistenti di realtà aumentata (chi si ricorda Pokemon Go?) ai mondi di gioco di fascia più alta. Così come è successo<br />

nel passaggio al mobile, le grandi compagnie tecnologiche cercheranno di prendere il maggior controllo possibile su questo territorio. Facebook ha<br />

già annunciato il rebranding che la riposizionerà come Meta. Solo qualche giorno più tardi, Microsoft (società madre di LinkedIn) ha dato qualche<br />

indizio su quelli che sono i suoi piani, anticipando che verrà data la possibilità di accedere alle riunioni su Teams nei panni del proprio avatar<br />

tridimensionale. Ma, a differenza dei precedenti paradigmi tecnologici, questo sarà molto più difficile da isolare e controllare. Intanto perché le<br />

tecnologie blockchain - che abbiamo conosciuto attraverso le criptovalute, ma non solo - consentiranno ai player del metaverso di creare e utilizzare<br />

tecnologia decentralizzata, senza dover necessariamente fare ricorso alle Big Tech. Ma anche perché gli artisti e gli esperti di tecnologia che stanno<br />

gettando le basi di questo scenario futuro non sono più legati ai grandi gruppi come una volta. E questo perché proprio grazie a blockchain<br />

dispongono di sistemi decentralizzati per guadagnare denaro. Considerati questi due elementi, il web che ci attende sembra quindi avere tutto il<br />

potenziale per essere aperto e in grado di ricompensare i creatori individuali per i loro contributi.<br />

6. Vivremo un "Great Reshuffle" all’italiana<br />

Il cosiddetto ‘Great Reshuffle’ - o ‘Great Resignation’, il fenomeno che sta portando milioni di lavoratori negli Stati Uniti (e non solo) a lasciare il<br />

proprio impiego per cercarne uno nuovo e molti altri riflettere su questa possibilità - potrebbe costituire una tendenza pluriennale, almeno<br />

oltreoceano. E sono in molti coloro che ne intravedono segnali anche in Italia. Stando a dati recenti del ministero del Lavoro, tra aprile e giugno c’è<br />

stato un incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro, di cui 484mila per dimissioni volontarie e, in generale, con una quota di abbandono<br />

volontario sul totale degli occupati che ha superato il 2% per la prima volta da anni. Tuttavia, secondo gli esperti, fare paragoni con gli Usa è<br />

impossibile. Parlando con HuffPost Italia, l’economista Nicolò Giangrande pone l'accento sul fatto che in Italia le dimissioni potrebbero essere state<br />

“decise tempo fa e rimandate a causa dell’incertezza generata dalla pandemia”, oppure “una forzatura da parte delle imprese che non potevano<br />

licenziare o, anche, incentivate in vista di una propria riorganizzazione”. Che qualcosa sia cambiato nel sentire comune, soprattutto tra i più giovani, è<br />

però innegabile. “La pandemia - commenta su LinkedIn la content creator Marta Basso - ha dato, in molti casi, alle persone che lavoravano da casa<br />

molta più libertà di gestione del proprio tempo e, se non altro, certamente modo di riflettere sui propri valori e obiettivi nella vita”. E questo<br />

mutamento, che le aziende non potranno sottovalutare, avrà e sta già avendo impatti anche nel nostro Paese. Tra aprile e giugno 2021 la quota di<br />

abbandono volontario sul totale degli occupati ha superato il 2% per la prima volta da anni


A T T U A L I T Á<br />

7. Gli atleti troveranno nuovi modi di mostrare i muscoli<br />

Negli ultimi anni, i migliori atleti professionisti sono riusciti a far sentire sempre di più le loro voci quando si trattava di decidere dove e in quali<br />

condizioni giocare, ma anche in che modo dovrebbero operare squadre e leghe. Una tendenza che continuerà anche il prossimo anno. I<br />

professionisti dello sport, innanzitutto, hanno un controllo sempre maggiore sulla propria carriera. L’addio al Milan di Gianluigi Donnarumma<br />

è l’esempio più recente, non il più estremo: chi segue il basket statunitense sa che cosa può succedere quando una stella come James<br />

Harden decide che il suo tempo in una franchigia è terminato. Ma il fenomeno travalica i confini professionali. I giocatori NBA sono stati in<br />

grado di mettere il movimento Black Lives Matter sotto i riflettori, mentre nella “storia minore” di Euro 2020 rimarrà la ribellione di diversi<br />

campioni contro le bottigliette piazzate dagli sponsor in sala stampa. Se un tempo squadre e leghe avrebbero avuto gioco facile a imporre le<br />

proprie scelte, ora i social media hanno di fatto spostato la narrazione in favore dei giocatori. "I nuovi canali di comunicazione", conferma Iker<br />

Casillas, ex portiere della nazionale spagnola e dirigente della Fondazione Real Madrid, "ci permettono di trasferire il nostro messaggio<br />

senza distorsioni". Nel 2022, con le Olimpiadi invernali in Cina e la Coppa del Mondo FIFA in Qatar, non mancheranno le occasioni per gli<br />

sportivi di portare i temi a loro più cari nel discorso pubblico. Non c’è che da aspettare il fischio d’inizio.<br />

8. Il mondo collegherà le sue reti elettriche<br />

La domanda globale di energia potrebbe aumentare fino al 58% nei prossimi tre decenni. Per soddisfarla e al contempo evitare una<br />

catastrofe climatica, le aziende e i governi stanno spingendo per elettrificare quante più parti possibile delle nostre vite. C'è solo un intoppo: a<br />

differenza del carbone, del petrolio o del gas naturale, l'elettricità è difficile da immagazzinare e le energie rinnovabili vengono consumate<br />

principalmente vicino a dove vengono prodotte. Risolvere questo problema richiederà l'interconnessione delle reti elettriche mondiali con<br />

l'aiuto di cavi sottomarini. “Le reti sono il gigante dimenticato degli investimenti energetici globali” spiega a LinkedIn Notizie Alessandro Blasi,<br />

consulente presso l'Agenzia Internazionale per l'Energia. “Rendere disponibili nuove fonti di energia è importante ma non sufficiente, poiché<br />

questa deve raggiungere i centri di consumo”. I lavori sono iniziati in Europa, con una previsione di 72mila chilometri di cavi di connessione<br />

alla rete entro il 2030, secondo The Economist. Ad esempio, riporta Il Post, in Italia, Terna, operatore di reti internazionale, sta lavorando "a<br />

due grossi progetti di cavi sottomarini: uno è il Tyrrenian Link, cavo di 950 chilometri che collegherà assieme Campania, Sicilia e Sardegna.<br />

L’altro è l’Adriatic Link, che collegherà via mare Marche e Abruzzo". “Oggi più che mai è necessario avere un sistema elettrico ancora più<br />

interconnesso a livello internazionale”, dice a LinkedIn Notizie l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma. “Con quote<br />

crescenti di rinnovabili sarà possibile contenere e ridurre gradualmente i costi energetici, a vantaggio dell'ambiente, dei cittadini e delle<br />

imprese”.<br />

“Le reti sono il gigante dimenticato degli investimenti energetici globali”<br />

9. La ripresa del settore aereo si tingerà di verde<br />

Tra i risultati raggiunti nel corso di COP26, quelli legati al settore aereo sono passati relativamente in sordina. Eppure dalla conferenza delle<br />

Nazioni Unite sul clima è emerso un indirizzo piuttosto chiaro, con ben 23 nazioni che hanno firmato la International Aviation Climate<br />

Ambition Declaration: un documento che riconosce come per il settore sia necessario “crescere sostenibilmente”. I dati dell’Air Transport<br />

Action Group evidenziano come il trasporto aereo sia all’origine di circa il 2% delle emissioni di anidride carbonica prodotte dall’uomo e di<br />

circa il 12% di quelle ascrivibili al settore dei trasporti. Cifre che vanno naturalmente pesate sul fatto che a volare prima della pandemia fosse<br />

poco più del 10% della popolazione mondiale. Una delle vie più percorribili per ridurre l’impatto ambientale del trasporto aereo è quella che<br />

passa dai SAF (Sustainable Aviation Fuel): i biocarburanti ottenuti da scarti alimentari agricoli e forestali in grado di garantire fino al 90% di<br />

emissioni in meno rispetto ai combustibili fossili. “Nell’immediato i biofuel di seconda generazione, ottenuti da prodotti che non siano in<br />

competizione con il cibo, sono la scommessa per un'aviazione più sostenibile”, spiega a LinkedIn Notizie Pierroberto Folgiero, LinkedIn<br />

Influencer e amministratore delegato di Maire Tecnimont. “Una tecnologia innovativa e immediatamente cantierabile - spiega - che può<br />

diventare operativa in tre anni”. Il 2021 si chiude con l'annuncio di United Airlines, che per prima ha completato un volo passeggeri<br />

utilizzando solo carburante sostenibile. Mentre guardando al 2022 l'attesa è soprattutto per l’assemblea della International Civil Aviation<br />

Organization di ottobre, durante la quale dovrebbero essere definiti gli obiettivi di decarbonizzazione del settore.<br />

10. Il retail cambierà per competere con Amazon<br />

La pandemia ha rappresentato un punto di svolta per il commercio al dettaglio. Diversi negozi hanno chiuso i battenti, molti dei quali per<br />

sempre, e il progressivo abbandono dello shopping fisico è stato accelerato. Tutto ciò ha incrementato ancora di più il giro d'affari dei giganti<br />

delle vendite online come Amazon. Ma ha anche messo molti retailer 'tradizionali' in enorme difficoltà. Nel 2022, questi rivenditori<br />

combatteranno per riconquistare i clienti, attraverso una combinazione di vecchie e nuovissime tattiche. Online si diffonderanno sempre più<br />

servizi per i clienti tipici dell’esperienza di acquisto in negozio, come la possibilità di chattare in tempo reale per ricevere consigli e supporto,<br />

o nuove soluzioni tecnologiche per prevedere con precisione l'entità e le abitudini di acquisto. Offline, i rivenditori adotteranno servizi di<br />

restituzione della merce, inviando corrieri a ritirare gli articoli indesiderati sull'uscio delle case dei consumatori. E vedremo crescere le<br />

partnership con aziende specializzate nel fornire questi servizi, dice a LinkedIn Notizie l'analista di settore Richard Lim. Il passaggio dalla<br />

vendita al dettaglio fisica a quella online non si fermerà qui. Sempre più rivenditori abbracceranno la realtà virtuale e quella aumentata nel<br />

2022, consentendo ai clienti di interagire con i prodotti in ambienti che vanno ben oltre le repliche digitali di un negozio. "Il metaverso", un<br />

concetto ancora in evoluzione, "può fare di più per cambiare la vendita al dettaglio rispetto al negozio fisico", spiega - sempre a LinkedIn<br />

Notizie - Cate Trotter, consulente presso Insider Trends. “Non si tratta di creare interpretazioni virtuali del negozio. Si tratta di sganciare la<br />

vendita al dettaglio dal negozio e reimmaginarlo completamente". Qualche esempio? A novembre, Nike ha annunciato, con la piattaforma di<br />

gioco online Roblox, la creazione di una città virtuale in cui gli utenti possono fare minigiochi a tema sportivo e vestire i propri avatar con<br />

abbigliamento del celebre marchio sportivo. Mentre i giocatori del popolarissimo videogame Fortnite potranno vestire i propri personaggi con<br />

l'abbigliamento di lusso di Moncler.


A T T U A L I T Á<br />

Mentre i media si occupano della politica nel mondo e nel nostro<br />

Paese, di Covid, di no vax e di notizie di cronache senz’altro di<br />

rilievo (crollo di palazzine, violenza sulle donne, omicidi di<br />

famiglie intere…), un ragazzo, nostro amico, Matteo Levaggi,<br />

coreografo e ballerino esce a bere un drink a Milano, offre<br />

gentilmente da bere ad “amici etero” (o meglio, che pensa siano<br />

suoi amici), e viene immotivatamente aggredito, riportando ferite<br />

anche gravi e di una certa importanza… e intanto il decreto Zan<br />

non passa…<br />

Vi pare accettabile? Oramai non ci sono più parole per<br />

descrivere certe situazioni e tutto sembra molto retorico…<br />

L’odio è odio, la violenza è violenza, a prescindere da chi e<br />

contro chi venga esercitata, per cui oggi è accaduto a Matteo,<br />

domani potrebbe accadere a qualcuno di noi, per un motivo<br />

assurdo ,anzi, immotivatamente, come è successo a Matteo.<br />

L’Arte è bella perché rende liberi, perché ti fa esprimere senza<br />

muri ed ombre, perché ti rende uguale agli altri pur nella propria<br />

diversità … noi di Tuttoballo20 siamo nati su questi princìpi ,<br />

stiamo crescendo alimentandoci di questi princìpi e non<br />

permetteremo mai a niente ed a nessuno di discriminare un<br />

artista perché “omosessuale”: per noi una persona è una<br />

persona, un artista è un artista, un ballerino è un ballerino, un<br />

individuo è un individuo che ama, canta, balla, lavora, vive … e<br />

nel linguaggio degli “Artigiani dell’arte” non esistono i termini<br />

“eterosessuale/omosessuale”. Ci rivolgiamo, dunque a tutti voi,<br />

amici ed amanti dell’Arte; essa è un’arma molto potente per<br />

combattere l’omofobia; facciamo in modo che la sua voce sia<br />

sempre più forte e fonte di fatti concreti, affinché non rimanga<br />

intrappolata solo in belle parole o nei bei salotti artistici, ma esca<br />

fuori, nelle strade, nelle scuole, nelle chiese, nei bar, nelle<br />

discoteche: STOP OMOFOBIA!<br />

Un abbraccio al nostro amico Matteo ed un grande<br />

ringraziamento per tutte le emozioni che ci dona con la sua Arte!


A T T U A L I T Á<br />

Il Sistema Sanitario nazionale italiano riceve il<br />

premio CIDU (Comitato Interministeriale per i Diritti<br />

dell’Uomo), 2021. Intervista alla Dott. Sara Angelone<br />

Ministro delle Salute Roberto Speranza con la delegazione SSN<br />

Italiana<br />

Danilo Mercanti,Andre Silenzi, Sara Angelone, Lyubov Ferenchak,<br />

Termina in bellezza la fine dell’anno 2021, nonostante le tante difficoltà economiche, sociali, sanitarie, che la pandemia già da un po' ha<br />

apportato; è stato consegnato, infatti, nell’ambito di una toccante cerimonia tenutasi presso l’auditorium dell’Ara Pacis in Roma, il 10<br />

dicembre 2021, il premio “CIDU per i diritti umani”, a varie Organizzazioni e personalità che si sono distinte, agendo concretamente, per la<br />

difesa dei diritti dell’uomo.<br />

Ed in un momento difficile, per il mondo intero, piegato dalla pandemia, ma caratterizzato da tanto impegno e sacrificio da parte di varie<br />

categorie, emblematica è stata la premiazione ad una categoria particolarmente importante: quella del nostro personale sanitario. La<br />

premiazione è andata, infatti al nostro SSN, rappresentato, per l’occasione, dal Ministro della salute Speranza, dal Medico<br />

competente del Ministero della Salute, Sara Angelone, da Andrea Silenzi, rappresentanti della categoria di tutti i medici, e da<br />

Danilo Mercanti, Lyubov Ferenchak, rappresentanti della categoria degli infermieri.<br />

“La salute è un diritto di tutti”, ha più volte ribadito il Ministro Speranza, ed il nostro SSN è stato certamente un modello per altri Paesi,<br />

non solo nel garantire il benessere dell’uomo in condizioni normali, ma, soprattutto ed inevitabilmente, in un momento difficile in cui la<br />

patologia CoVID ha reso ancora più forte, sebbene le tante difficoltà, questo senso di condivisione e di difesa dei diritti umani che, nel caso<br />

specifico, si è tradotto nel diritto della tutela della salute.<br />

A ritirare il premio, la Dott. Sara Angelone che ha rappresentato lo sforzo, il sacrificio ed il senso del dovere di tutti i “camici bianchi” del<br />

nostro Paese.<br />

Alla Dott. Angelone facciamo una domanda, che potrebbe apparentemente essere banale ma che, in realtà, ha un grande<br />

significato: “Nel momento in cui ha ricevuto, accanto al Ministro ed ai suoi colleghi, un premio così importante, quali sensazioni<br />

ha vissuto?”<br />

“Tutto, in quel momento, si è bloccato in un unico respiro, un’unica sensazione “comprimente” come in quegli attimi che hanno<br />

caratterizzato questi ultimi due anni in particolare, in cui abbiamo dovuto prendere decisioni, inizialmente senza strumenti e conoscenze<br />

certe, poi in progress, avvalendoci del solo proprio percorso di studi e conoscenza scientifica fino allora nota, dell’esperienza acquisita,<br />

dell’intuito e buon senso, quando nulla ancora si sapeva e nulla ci poteva essere raccontato dai libri, quando si agiva in modo<br />

estemporaneo calibrandoci sulla singola problematica. Paura, umiltà e coraggio di decidere con la consapevolezza del significativo riflesso<br />

di ogni nostra decisione sul singolo lavoratore e paziente. Solitudine e forza reciproca nel rapporto di cura e terapia del paziente. Un’apnea<br />

che continua e si distende a tratti in base all’andamento epidemiologico e quando avviene il ritorno alla vita in comunità del<br />

paziente/lavoratore”.<br />

Cosa ha significato per Lei questo premio, e cosa si augura per il SSN?<br />

“Un brivido, un piccolo passo di un percorso ancora lungo, stimolo ed attesa, in cui ancora bisogna implementare e ricostruire il SSN sul<br />

territorio nazionale, anche riqualificando tutto il personale sanitario, garantendone la tutela integrale della sicurezza e salute<br />

(Implementazioone delle risorse umane, turnazione legale,…) e un adeguamento della remunerazione lavorativa rispetto ai migliori<br />

standard europei”.<br />

Domanda personale: rifarebbe il medico?<br />

Sorride si distende finalmente rispondendomi un convintissimo “certamente si!”<br />

Questo è solo un piccolo omaggio, nonché un umile ringraziamento che la nostra Redazione ha voluto rendere a tutto il personale sanitario<br />

che, con il proprio impegno, dedizione, sacrificio, a volte addirittura della propria vita, si è prodigato, e continua a prodigarsi, nonostante<br />

tutto, senza se e senza ma, a salvare vite umane permettendo, così, anche a noi “Artigiani dell’Arte”, di poter continuare a dedicarci alla<br />

nostra passione. Grazie da parte di tutti noi!


A T T U A L I T Á<br />

IL “PREMIO SIMPATIA” COMPIE 50 ANNI:<br />

RACCONTI DI MEZZO SECOLO DEL NOSTRO PAESE<br />

Altro avvenimento importante che ha chiuso in bellezza il 2021 nel nostro Paese, è stato la celebrazione del 50.<br />

anniversario del “Premio simpatia” chiamato anche “Oscar capitolino”.<br />

Istituito nel 1967 dall’indimenticabile Domenico, “Momo”, Pertica, giornalista, poeta, scrittore , attore, grande amico di<br />

Fellini, è un premio dedicato a tutti, - “ è un premio che abbraccia la gente a tutti i livelli”- dice Laura Pertica che porta<br />

avanti con dedizione questa grande ed onorevole “tradizione” di famiglia.<br />

Ed è proprio questa la bellezza e l’essenza di questo particolare premio: omaggiare tutti coloro i quali hanno dato<br />

qualcosa al nostro Paese, dal punto di vista artistico, creativo, politico, sanitario, scientifico … personalità “in vista” e<br />

persone comuni…è, cioè, un premio che avvicina e ti avvicina alla gente … si premia, infatti, l’impegno, la passione e<br />

la voglia di dare e condividere.<br />

Tra i premiati di questa edizione, infatti, ci sono stati l’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato e Maria Rosaria<br />

Capobianchi dell’Ospedale Spallanzani; il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi; per la musica il M° Nicola Piovani<br />

…e tanta altra gente comune che si è distinta per progetti importanti ideati e realizzati.<br />

La premiazione avviene in Campidoglio e, come si diceva, quest’anno si è celebrato il 50. anniversario di detto<br />

premio, nonostante le mille difficoltà causate dale ragioni ben note che da più di due anni stanno segnando la storia<br />

del mondo intero ma che, come afferma Laura Pertica, “celebra mezzo secolo di storia della nostra città e del nostro<br />

Paese”.<br />

Parole di grande ammirazione da parte di tante grandi personalità, tra cui quelle di Carlo Verdone, nei confronti della<br />

famiglia di Momo Pertica, la quale “continua questa grande tradizione”.<br />

Anche noi “Artigiani dell’Arte” facenti parte della grande famiglia di “Tuttoballo20”, ci uniamo al coro di ammirazione<br />

verso Chi ha ideato il premio, verso Chi continua a rinnovarne l’importanza ed il significato, e verso tutti coloro i quali<br />

nel proprio “piccolo/grande mondo” trasmettono la propria creatività, professionalità od emozione, agli altri.<br />

Vista l’importanza e l’ammirazione, nonché la “simpatia” che ci suscita questo premio, ed il suo significato che sposa<br />

in modo completo i nostri princìpi, la Redazione di “Tuttoballo20” farà un regalo a tutti Voi, carissimi lettori: cercherà<br />

di incontrare, il prima possibile, Laura Pertica, affinché ci racconti “il Premio simpatia” e “Momo Pertica”, come solo Lei<br />

potrebbe fare … e per noi sarà un grandissimo onore!<br />

Laura Pertica “celebra mezzo<br />

secolo di storia della nostra città e<br />

del nostro Paese”.<br />

Parole di grande ammirazione da<br />

parte di tante grandi personalità,<br />

tra cui quelle di Carlo Verdone, nei<br />

confronti della famiglia di Momo<br />

Pertica, la quale “continua questa<br />

grande tradizione”.


A T T U A L I T Á<br />

60<br />

Anni<br />

Il Balletto di Roma, causa<br />

Covid-19, festeggia il suo<br />

compleanno con un anno di<br />

ritardo presentando la<br />

storia della famosa<br />

compagnia.


A T T U A L I T Á<br />

Sessanta candeline del Balletto di Roma, posticipate di un anno, a causa<br />

dell’emergenza pandemica, con una festa svolta il 28 novembre con un<br />

programma variegato di incontri e performance, tra dialogo e danza,<br />

approfondimento storico e confronto tra generazioni. Per accogliere gli<br />

ospiti - amici e colleghi di ieri e di oggi - sono stati creati nella sede del<br />

Balletto di Roma, in via della Pineta Sacchetti, affascinanti percorsi visivi,<br />

letterari e danzati, legati alla storia di questa istituzione. L’allestimento della<br />

location ha visto l’esposizione del prezioso materiale video-fotografico<br />

d’archivio, insieme ai costumi di alcune delle più importanti produzioni della<br />

compagnia (da: Otello; Il lago dei cigni, ovvero il Canto; Lo Schiaccianoci).<br />

La mostra, curata per l’occasione da Giuseppe Distefano, ha offerto ai<br />

visitatori un’esperienza “immersiva” in grado di coinvolgere lo sguardo ed il<br />

pensiero. Un pezzo di storia, che dalle immagini si è materializzato<br />

sulle pareti della nuova sede romana - aperta nel 2020 e inaugurata<br />

ufficialmente in questa occasione - in un percorso tra memoria,<br />

presente e futuro. Tra gli appuntamenti centrali del mattino, la tavola<br />

rotonda sulle nuove prospettive della danza intitolata Quali tradizioni per la<br />

danza del futuro? Un dialogo aperto, guidato da Silvia Poletti, tra gli ospiti<br />

che hanno affiancato e creduto nel Balletto di Roma negli ultimi 20 anni:<br />

voci rappresentative di enti e realtà nazionali, chiamate a discutere della<br />

possibilità di rivedere modalità produttive e distributive per una nuova<br />

apertura dialettica di lavoro. Insieme a Luciano Carratoni, direttore<br />

generale del Balletto di Roma, e a Francesca Magnini, direttrice<br />

artistica, hanno partecipato, in presenza ed in collegamento online:<br />

Gilberto Santini, direttore AMAT Associazione Marchigiana Attività<br />

Teatrali, Piergiacomo Cirella, segretario generale Fondazione Teatro<br />

Comunale di Vicenza, Mario Castro De Stefano, consulente artistico<br />

Teatro Pubblico Campano, Daniele Cipriani, presidente e direttore<br />

artistico Daniele Cipriani Entertainment, Fabrizio Monteverde,<br />

coreografo principale Balletto di Roma, Carmela Piccione, giornalista<br />

e scrittrice, Valerio Longo, vicedirettore Balletto di Roma, Monica<br />

Casadei, direttore artistico Artemis Danza, Patrizia Coletta, direttore<br />

Fondazione Toscana Spettacolo, Annamaria Onetti, direttore artistico<br />

DANCEHAUSpiù, Marco Ciuti, direttore La Fabbrica dell’Attore, Walter<br />

Mramor, direttore Artisti Associati, Roberto De Lellis, direttore Ater<br />

Fondazione, Carlo Pesta, presidente e direttore artistico Balletto di<br />

Milano, Stefano Scipioni, presidente ACS Abruzzo Circuito Spettacolo.<br />

Dopo l’appuntamento del mattino, il programma pomeridiano è stato aperto<br />

dalla presentazione del progetto editoriale dedicato ai 60 anni del Balletto<br />

di Roma: l’anteprima di un libro, a cura di Carmela Piccione, ricco<br />

d’interviste e testimonianze che rendono omaggio alla prima<br />

compagnia di danza privata in Italia, fondata nel 1960 da Franca<br />

Bartolomei e Walter Zappolini. Numerosi i protagonisti che, insieme<br />

all’autrice, hanno condiviso aneddoti e ricordi legati all’avventura della<br />

compagnia: prima fra tutti, Paola Jorio, interprete dello storico ensemble e<br />

oggi direttrice della Scuola del Balletto di Roma, e Raffaella Appià,<br />

coreografa e docente, nipote della fondatrice Franca Bartolomei.<br />

Il ‘viaggio’ d’immagini e parole è stato coronato, nella seconda parte<br />

del pomeriggio, dalla danza dei giovani allievi della Scuola del Balletto<br />

di Roma diretta da Paola Jorio, del Corso di avviamento professionale<br />

(CAP) e dei danzatori della Compagnia. Le performance offerte agli<br />

ospiti hanno svelato il più recente repertorio coreografico - con<br />

estratti da Arcaico di Davide Bombana e da Astor, un secolo di Tango,<br />

produzione 2021 attualmente in tournée - insieme alle ultime creazioni<br />

di danza classica e contemporanea curate dalla direttrice Paola Jorio<br />

in collaborazione con i maestri Pia Russo, Diana Tavernier, Anna<br />

Maria Garagozzo, Vladimir Derevianko, Serena Chiaretti, Emanuele<br />

Burrafato, Pablo Tapia Leyton, Chiara Casciani. Dolce chiusura, per<br />

tutti, con la torta “BdR 60”: felice augurio di nuove e brillanti<br />

ripartenze. Da qui, dalle solide fondamenta della storia, il Balletto di Roma<br />

riparte con coraggio guardando al presente e al miglior domani per le future<br />

generazioni.


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A T T U A L I T Á<br />

Vincenzo Peruggia: l’uomo che rubò La Gioconda<br />

di Giovanni Fenu<br />

Questo è il racconto di uno dei più audaci furti che la storia del<br />

crimine ricordi, le gesta di un italiano che, stando alle sue<br />

dichiarazioni, voleva vendicare lo scempio commesso a suo tempo<br />

da Napoleone Bonaparte e restituire al proprio Paese il più<br />

rappresentativo di questi capolavori (in realtà scelse l’unico che si<br />

trovava in Francia perché donato a suo tempo al Paese transalpino<br />

da Leonardo da Vinci, l’autore, nda).<br />

Vincenzo Peruggia nasce a Trezzino, frazione di Dumenza, in<br />

provincia di Varese, l’8 ottobre del 1881. Il padre Giacomo è<br />

muratore mentre Celeste, la madre, è casalinga e si occupa della<br />

nutrita prole (oltre a Vincenzo, infatti, vi sono altri tre maschi e una<br />

femmina, nda). Ben presto il giovane Peruggia apprende il mestiere<br />

di imbianchino e verniciatore, e nel 1897 segue il padre a Lione per<br />

motivi di lavoro.<br />

Riformato dal servizio di leva nel 1901, nel 1907 si trasferisce a Parigi: nella capitale francese prosegue nella professione di<br />

imbianchino, un lavoro che gli lascerà in eredità il saturnismo, una malattia dovuta all’intossicazione provocata dal mercurio<br />

contenuto allora nelle vernici.<br />

Sin qui quella di Peruggia assomiglia a numerose altre vite, più o meno anonime, di tanti italiani emigrati in Francia in quel<br />

periodo, in cerca di migliori condizioni di vita. Ma il destino ha in serbo un incrocio decisivo per il nostro protagonista: siamo<br />

nell’agosto del 1911 e il trentenne varesotto, da poco assunto dalla ditta del signor Gobier, viene inviato – insieme ad altri suoi<br />

colleghi – al Museo del Louvre a pulire diversi quadri per ricoprirli poi con cristalli. L’arrivo in tale tempio dell’arte mondiale deve<br />

avere un effetto dirompente sul giovane Peruggia che, da sempre denigratore di quel Napoleone Bonaparte reo, ai suoi occhi, di<br />

aver saccheggiato in lungo e in largo l’italico patrimonio artistico per condurlo oltr’alpe, decide di maturare la sua vendetta, per<br />

conto di tutti gli italiani, mettendo a segno il classico “colpo del secolo”.<br />

È il 21 agosto 1911, un lunedì – giorno di chiusura del Louvre – quando, alle sette in punto, Peruggia varca la porta “Jean<br />

Goujon” del famoso museo e si dirige furtivamente verso il “Salon Carré” sicuro che nessuno possa accorgersi della sua<br />

presenza. Bastano pochi secondi al nostro “eroe”: staccato il prezioso dipinto di Leonardo da Vinci dalla parete, lo avvolge nella<br />

propria giacca, e uscito senza problemi dal museo si reca – con incredibile nonchalance e sangue freddo – alla fermata del bus<br />

dove, una volta salito ed essersi accorto di aver preso quello sbagliato, scende e si fa riportare a casa – in rue del'Hopital Saint-<br />

Louis – da un’auto privata. Giunto nel proprio appartamento Peruggia, nascosta La Gioconda, torna al lavoro giustificando il<br />

proprio ritardo con una sbronza presa la sera prima e che lo ha fatto svegliare in ritardo. Successivamente, affidata la Monnalisa<br />

a Vincenzo Lancellotti – temeva che l’umidità della propria stanza potesse danneggiare il capolavoro leonardesco – realizza una<br />

cassa in legno dove adagiarla e, dopo un mese dal furto, la riprende in consegna dal suo amico.


P I T T U R A<br />

Ma torniamo al Louvre, qualcuno si sarà accorto del furto? È la mattina del 22 agosto quando Louis Béroud e Frederic<br />

Languilleme, due artisti, giunti nel “Salon Carré” fanno l’inquietante scoperta. Superato lo choc iniziale i due informano<br />

dell’accaduto Louis Lépine, capo della polizia e prefetto di Parigi. Immediate scattano le indagini: bloccate le uscite, i visitatori che<br />

quel giorno si trovano nel museo vengono perquisiti, ma inutilmente; sulla scaletta della sala dei Sept Mètres vengono ritrovati la<br />

cornice e alcuni frammenti di vetro appartenenti all’opera. All’appello classico a coloro sapessero qualcosa di farsi avanti,<br />

risponde un impiegato che riferisce di aver notato, nella mattinata del giorno precedente, un uomo allontanarsi dal Louvre mentre<br />

gettava un oggetto nel fossato vicino alla strada. Nel frattempo gli “Amici del Louvre” promettono ben 25mila franchi a chiunque<br />

fornisse notizie utili per risalire al ladro, intanto il Ritratto di Baldassarre Castiglionedi Raffaello prende – tutti auspicano<br />

temporaneamente – il posto che fu, sino a poche ore prima, della Gioconda. Le indagini procedono a ritmo serrato, alcuni<br />

individui, tra i quali due giovani dal futuro artistico eccelso come Guillame Apollinaire e Pablo Picasso, sono erroneamente<br />

arrestati salvo poi essere quasi immediatamente rilasciati dalla Gendarmerie nationale dopo aver dimostrato la propria estraneità<br />

ai fatti.<br />

Anche Peruggia viene interrogato ma se la cava poiché nel corso della perquisizione della sua modesta stanza, i gendarmi<br />

parigini non trovano nulla di compromettente, la Monnalisa, infatti, è al sicuro, nascosta in un apposito spazio che il nostro<br />

protagonista ha ricavato sotto l’unico tavolo. Passano due lunghi, interminabili anni e nel 1913 Peruggia fa il classico passo falso.<br />

Siamo in autunno quando il collezionista d’arte fiorentino Alfredo Geri decide di organizzare una mostra nella sua galleria<br />

chiedendo a privati – tramite annuncio sui giornali – di prestargli alcune opere per l’occasione.<br />

All’inserzione risponde anche un personaggio misterioso: a Geri, infatti, giunge ben presto una lettera a firma Monsieur Léonard<br />

V. nel quale lo sconosciuto mittente propone al collezionista toscano l’acquisto della Gioconda con la conditio sine qua non che il<br />

celebre dipinto tornasse in Italia e restasse lì custodito. Insospettito, Geri si consulta col direttore della Regia Galleria di Firenze,<br />

Giovanni Poggi che escogita una “contromossa”. L’ 11 dicembre 1913 Geri fissa così un incontro col misterioso Monsieur<br />

Léonard V. al quale partecipa anche Poggi che, dopo aver esaminato il dipinto, lo prende in custodia per esaminarlo. Il giorno<br />

successivo i Regi Carabinieri fanno irruzione nell’albergo fiorentino e arrestano Peruggia.<br />

Il 4 e il 5 giugno 1914 si apre a Firenze il processo contro il ladro della Monnalisa; l’evento è tale da far pervenire in Italia anche la<br />

stampa estera e mobilitare un’opinione pubblica nostrana che, mossa anche da amore e affetto per quel gesto così eroico e<br />

patriottico, spera in una pena lieve per il Peruggia. Facendo leva su una presunta infermità mentale dell’imputato – testimoniata<br />

anche dall’indovinello postogli dallo psichiatra del Tribunale Paolo Amaldi (“Su un albero ci sono due uccelli. Se un cacciatore<br />

spara a uno di essi, quanti ne rimangono sull'albero?”; “Uno!”, risponde Peruggia. “Deficiente!”, tuona il medico, in quanto la<br />

risposta alla domanda era zero, perché l'altro sarebbe scappato, nda) la condanna per il varesotto è tutto sommato lieve: un anno<br />

e quindici giorni di galera ridotti, il 29 luglio 1914, a sette mesi e otto giorni. Tuttavia Peruggia ritorna subito in libertà ricevendo, tra<br />

l’altro, ben 4.500 Lire, frutto di una colletta a “nome di tutti gli italiani” offertagli da un gruppo di studenti toscani.<br />

Da questo momento i destini di Peruggia e della Monnalisa si dividono: l’opera di da Vinci fa ritorno in Francia, mentre il nostro<br />

protagonista dapprima prende parte alla Grande guerra – dopo la disfatta di Caporetto del 1917 finisce in un campo di prigionia<br />

austriaco – poi fa ritorno in Francia, sostituendo al nome Vincenzo quello di Pietro, a Saint-Maur-des-Fossés, nei sobborghi di<br />

Parigi, qui nel 19<strong>24</strong> nasce la sua unica figlia, Celestina (da tutti chiamata la “Giocondina” e morta nel 2011, nda). Peruggia muore<br />

l’8 ottobre 1925, nel giorno del suo quarantaquattresimo compleanno a causa di un infarto; le sue spoglie riposano nel cimitero<br />

Condé.


A T T U A L I T Á


A T T U A L I T Á<br />

ro<br />

Il principio di questo metodo: mescolare esercizi di danza, yoga, respirazione<br />

e introspezione per lasciarsi andare e scoprire la sua natura profonda. A metà<br />

tra danza, yoga e sciamanesimo, questa dolce disciplina, nata negli Stati<br />

Uniti, sta guadagnando sempre più seguaci. Nel 2009, l'americana Rochelle<br />

Schieck, insegnante di danza e yoga che ha studiato con i Qeros, gli sciamani<br />

delle Ande in Perù, ha sviluppato questo metodo ibrido e sorprendente. Tutto<br />

parte da un desiderio di andare contro i principi della danza, quello di creare un<br />

percorso in cui siamo più interessati a ciò che sentiamo che alla bellezza dei gesti,<br />

e dove non possiamo sbagliare. L'idea: essere meno nella sua testa e più nel suo<br />

corpo per dargli voce.<br />

Sedotta dal concetto, Claire Garin, sofrologa e insegnante di reiki, ha importato in<br />

Europa quattro anni fa, ed ha pubblicato un affascinante libro sull'argomento lo<br />

scorso aprile in lingua francese. “Al tempo degli Incas, le qoya erano donne<br />

sovrane, quelle che andavamo a vedere per un consiglio, quelle che<br />

detenevano la saggezza. Tuttavia, la qoya aiuta a riconnettersi con la sua<br />

essenza profonda attraverso tre precetti: "la donna libera", vale a dire colei<br />

che apprezza la sua vita, "la donna selvaggia", e "la donna saggia", altrimenti<br />

dice che funziona con la sua intuizione ", spiega l'autore. Adagi che si<br />

ritrovano nel famoso bestseller "Donne che corrono coi lupi", di Clarissa<br />

Pinkola Estés.<br />

Ma le lezioni di qoya sono rivolte sia alle donne che agli uomini; L'obiettivo è<br />

lasciarsi andare ed esplorare il proprio io interiore attraverso il movimento.<br />

"Mescoliamo la danza - con la coreografia e l'improvvisazione - e lo yoga con<br />

quello che viene chiamato 'yoga nella preghiera', cioè che porta intenzioni.<br />

Facciamo anche esercizi di respirazione ed esploriamo le parti meno conosciute di<br />

noi stessi, quelle che non sempre vogliamo affrontare", afferma Claire Garin. E,<br />

sebbene il metodo sia incentrato sulla spiritualità, le playlist rimangono le stesse di<br />

una lezione di danza moderna tradizionale, poiché si possono trovare brani incisivi<br />

di Beyoncé, Rihanna o Shakira. Un misto di sacro e moderno che attrae sempre più<br />

persone.<br />

700: Questo è il numero di insegnanti formati nella disciplina in tutto il mondo.<br />

Molto diffuso negli Stati Uniti, si sta sviluppando rapidamente in Francia e in<br />

Europa.<br />

PER CHI: Qoya è un'alternativa per chi non trova lezioni di ballo adatte. Inoltre,<br />

non è richiesto alcun livello. Sebbene ci siano molte sessioni destinate<br />

esclusivamente alle donne, anche le classi miste sono molto comuni. “È vero che<br />

tra di loro le donne riescono a lasciarsi andare più facilmente, ma l'idea di base è<br />

che ci sentiamo tutti a nostro agio insieme, ed è quello che dimostrano i corsi misti<br />

poiché gli studenti si divertono molto”, testimonia l’ allenatore. Ci sono corsi speciali<br />

per adolescenti, famiglie e anziani. Elenco docenti su Qoyafrance.com, circa 15€<br />

per un'ora e mezza di lezione. Ritiro dal 10 al 14 novembre 2021 a Villa Nymphéa,<br />

vicino a LaRochelle, con Claire Garin, da € 750 a persona, prenotazioni su<br />

Clairegarin.com<br />

BENEFICI: mentre rimangono gli stessi di una lezione di danza (si lavora su<br />

resistenza, flessibilità e forza), anche i benefici sulla mente sono molto importanti.<br />

"Ci divertiamo e lasciamo andare prima di tutto. Poi, nel corso delle lezioni,<br />

coltiviamo la nostra creatività, rafforziamo la nostra autostima e il nostro intuito,<br />

così riusciamo meglio, nella vita di tutti i giorni, a prendere le decisioni giuste. Di<br />

conseguenza, le relazioni con se stessi e con gli altri migliorano davvero ", spiega<br />

Claire Garin.<br />

PROVA DELLO SHAKING Il principio: devi scuotere il tuo corpo per tre o quattro<br />

minuti per tornare in forma, un "reset" del sistema nervoso. Questo è l'esercizio<br />

qoya più semplice. "Scuoti il ​braccio destro, poi il sinistro, poi la gamba destra, poi<br />

la sinistra, poi i fianchi, poi lo stomaco, per dieci secondi, finché tutto il corpo si<br />

muove. Non esitiamo a farlo con i bambini, lo adorano e permette loro di sfogarsi.<br />

Per iniziare, come musica consiglio uno dei brani contenuti nell'album<br />

"Musicoterapia" del maestro Ciro Vinci disponibile su tutti i digital store.


C O V E R S T O R Y<br />

"Dopo 28 anni torno a<br />

Sanremo in coppia con<br />

Ditonellapiaga"


C O V E R S T O R Y<br />

Alla 72° edizione del Festival di Sanremo in programma dal 1 al 5 febbraio, torna Donatella Rettore.<br />

Sono passati ventotto anni dal suo ultimo Sanremo, quello del 1994, che la proiettò ai vertici delle classifiche con<br />

l’hit “Di Notte Specialmente” brano, considerato ennesimo cult della sua illuminata discografia. Amadeus,<br />

direttore artistico per il terzo anno consecutivo, ha scelto una coppia esplosiva:<br />

Donatella Rettore -Ditonellapiaga all’anagrafe Margherita Carducci, classe 1997. Un duo formato da una<br />

veterana e una giovane cantautrice, scelta affatto bizzarra ed in linea con la filosofia della “cantattrice” veneta,<br />

provenendo la Carducci da una rinomata accademia teatrale. Queste affabili “teste calde” (ma che teste e che<br />

cervelli) regaleranno al Teatro Ariston una performance superlativa e non è difficile neanche da presagire.<br />

Miss Rettore, prima di tutto autrice iconica ed unica del nostro asfittico panorama musicale, in grado tra la fine<br />

degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta di catalizzare l’attenzione del pubblico, attraverso una lettura inusuale<br />

del pentagramma, con interpretazioni sublimi, sospese tra l’Anime (cartoni animati di origine giapponese derivati<br />

dai loro manga/fumetti) ed il rock, l’avanguardia romantica ed il futurismo di Marinetti.


C OAV TE TR U AS LT IO TRÁ<br />

Y<br />

Ogni esibizione era un racconto,<br />

uno stato emotivo, un momento<br />

di vita estrapolato e condiviso<br />

senza alcuna mediazione,<br />

perché la sua verità d’artista l’ha<br />

perennemente accompagnata,<br />

tra gli alti ed i normali bassi che<br />

contraddistinguono chi ha<br />

qualcosa per cui emozionare,<br />

chi si staglia sopra tutto e tutti<br />

involontariamente, solo<br />

attraverso le capacità geniali di<br />

una scrittura senza tempo, tanto<br />

che alcuni pezzi, precursori di<br />

quello che oggi viviamo,<br />

risultano più che moderni ed<br />

impeccabili, questo anche<br />

grazie all’indivisibile Claudio<br />

Rego, uomo da sempre amato e<br />

con cui convolò a nozze nel 2005. La freschezza di “Lamette”, le previsioni di “Splendido Splendente”, l’audacia<br />

di “Kobra” e l’amore sublime espresso da “Io ho te” rimangono pietre miliari super coverizzate ma che mai<br />

raggiungeranno l’apice se non eseguite da lei stessa. Una voce distinguibile tra mille che con grande maestria ha<br />

“recitato” per molteplici generazioni, completamente in “Estasi” (anche titolo di un brano, con videoclip annesso,<br />

anni dopo “scopiazzato” da Madonna) sigla di “Discoring", Donatella Rettore fin dal suo debutto ha fatto la<br />

differenza, senza accorgersi della sua unicità. La collega Giuni Russo (incantevole) fortunatamente se ne accorse,<br />

chiedendole di duettare in “Adrenalina” canzone alienata, esemplare manifesto dell’underground londinese che<br />

oltreoceano ne riscosse i favori ma che qui da noi, non ottenne la meritata consacrazione.<br />

L’impalcatura folle di “Adrenalina” permise una fusione di ugole all’apice, debitrice dell’impianto, forse neanche<br />

voluto, impostato da Diamanda Galás (compositrice statunitense che utilizza le corde vocali come un<br />

sintetizzatore in grado di controllare con precisione le onde sonore).<br />

Nel 2008, la Sony BMG in collaborazione con Rai Trade diede alle stampe “Stralunata” un cd con i grandi<br />

successi ed un dvd con le esibizioni storiche tratte dagli archivi Rai e Mediaset. Oggi, inizi del 2022, il cofanetto<br />

rientra ancora nella classifica dei dvd più venduti in Italia, a testimonianza del fatto che Miss Rettore è l’unica<br />

“cantattrice” che ci ha permesso di seguirla retropalco, spartendo rara autenticità in oltre una decina di album da<br />

riascoltare e magari, scoprire per la prima volta. Nuova vita ora per Miss Rettore, cantante sorpa le righe che<br />

negli anni 80 rinnegava il suo nome cantando:<br />

"Non capisco perché tutti quanti continuano insistentemente a chiamarmi Donatella...oh oh oh bella! Guarda dritto<br />

avanti a te dottore chiamami e richiamami è un onore guarda bene avanti a te signore chiamami soltanto MISS<br />

RETTORE!"


C O V E R S T O R Y<br />

CHI É<br />

DITONELLAPIAGA?<br />

Nel 1997 all’anagrafe di Roma è stata registrata come Margherita<br />

Carducci. Si avvicina alla musica nel periodo in cui frequenta gli<br />

scout. Per tutti i suoi amici suona la chitarra e si lascia ispirare dai<br />

boschi che è solita esplorare. Negli anni del liceo poi accumula<br />

esperienza nel campo, strimpellando in gruppo e allenando la propria<br />

voce. Nel passato di Ditonellapiaga c’è anche l’accademia di teatro,<br />

nella quale comincia a scrivere brani legati alla tradizione del teatrocanzone,<br />

ma la voglia di sperimentare dell’artista è sempre più<br />

insistente tanto da spingerla a esplorare anche generi più complessi<br />

come il soul e il jazz. Nel 2019 Ditonellapiaga incontra il duo di<br />

producer romani Brod che l’aiuta a mettere a fuoco il suo stile<br />

davvero unico fatto di sonorità elettroniche mischiate a quelle più<br />

armoniche del pop e nel settembre dello stesso anno pubblica il suo<br />

primo singolo dal titolo “Parli”. Nell’ottobre del 2020 pubblica con<br />

BMG Italy la cover dell’iconico brano dei Matia Bazar “Per un’ora<br />

d’amore”, mentre nel dicembre successivo esce il primo singolo di<br />

Ditonellapiaga, dal titolo “Morphina”, che affronta il tema del piacere.<br />

Le sue sonorità inoltre, sono scelte per accompagnare le scene delle<br />

due opere dello street artist Tvboy in “Note di Viaggio”, documentario<br />

che racconta le canzoni del grande Francesco Guccini. Il suo primo<br />

EP dal titolo “Morsi” è invece uscito il 23 aprile 2021 seguito a quasi<br />

tre mesi di distanza dall’EP “Morsi Remix” che vede la<br />

partecipazione di alcuni degli interpreti della nuova scena elettronica.<br />

L’originalità di Ditonellapiaga colpisce tanto che proprio la sua cover<br />

di “Per un’ora d’amore” dei Matia Bazar, viene inserita nella colonna<br />

sonora del film “Anni da cane”, disponibile su Amazon Prime Video.<br />

Ma non solo, la cantante è la seconda artista femminile italiana ad<br />

entrare nel programma Breakthrough di Amazon Music, che<br />

promuove a livello internazionale gli artisti più interessanti della<br />

nuova scena musicale. Insieme a lei anche Cecilia con il brano “Té<br />

verde, a seguire esce subito “Non ti perdo mai” scritto insieme a<br />

Fulminacci. Margherita su di lui dice: “un amico che ha saputo<br />

leggermi l’anima per poi scriverla in musica”…<br />

Ora il 2022 mette definitivamente al centro della scena musicale<br />

nazionale la giovane artista romana. Per lei due appuntamenti<br />

importanti: Il Festival di Sanremo in coppia con Donatella rettore e<br />

l’uscita di Camuflage, il suo primo album contenente 12 tracce, in<br />

uscita il 15 gennaio.<br />

Il nu-soul e l’R’N’B, la grande tradizione della canzone italiana e i<br />

frenetici ritmi latin, le virate psichedeliche e le molteplici traiettorie<br />

della musica elettronica, tracce nascoste di cocktail music e chanson<br />

d’amour.


C O V E R S T O R Y<br />

L’ironia – a tratti anche feroce – e la malinconia, spesso struggente. La solarità raggiante e il buio delle notti urbane. Il<br />

romanticismo che toglie il respiro e il cinismo pregno di black humor. È questo il composito (a dir poco) universo espressivo<br />

di Margherita Carducci, in arte Ditonellapiaga, tenuto insieme da un’anima che ha il respiro del più elegante e sofisticato pop<br />

internazionale, da una sincerità profonda e, soprattutto, da una voce intensa, dal timbro inconfondibile, capace di spingersi<br />

fino alle più ardite evoluzioni, degne delle grandi interpreti jazz. Un talento che le consente di stare a suo agio sia sul palco<br />

di un night club newyorkese che su quello di un grande festival pop o di un club votato alla musica indie. E se c’è anche da<br />

rappare, Ditonellapiaga non si tira indietro e stupisce anche su questo fronte, dimostrando un eclettismo fuori dal comune e<br />

una versatilità naturale, frutto di anni passati nel fervido ambiente delle jam session capitoline e del sound del duo bbprod<br />

che la accompagna fin dal suo esordio. Camouflage è il perfetto autoritratto di un’artista in grado di vestire i panni di icona<br />

urban, femme fatale di un film noir ma anche ragazza della porta accanto. Camouflage è un racconto di corpi, di sesso<br />

(Morphina) e di sentimenti, di notti alcoliche (Tutto ok) ed esperienze lisergiche (Prozac), di storie d’amore incompiute<br />

oppure finite (Spreco di potenziale, Non ti perdo mai), e di amori retrò (Dalla Terra all’Universo), di fantasticherie glamour<br />

(Vogue), di avventure bizzarre dall’epilogo tragico o surreale (Repito, Altrove), di cortocircuiti comunicativi (Connnessioni) e<br />

di catarsi (Come fai). Un album che a seconda della traccia può avere il sapore del gin tonic e della tequila bum bum ma<br />

anche di una tisana per smaltire l’hangover sul divano, davanti a una commedia romantica americana o a un film<br />

strappalacrime. Come un chimico attento ai dosaggi, Ditonellapiaga chiude l’abum Camouflage riportando l’equilibrio<br />

emotivo grazie all’iniezione di sana autoironia di Carrefour Express.


T E A T R O<br />

ro<br />

Photo Danilo Piccini


T E A T R O<br />

ro<br />

L'eterna storia d'amore tra Sam e Molly continua a far sognare e a conquistare il pubblico del TAM Teatro Arcimboldi Milano fino al 9<br />

gennaio con la magia di Ghost, il musical. Protagonisti? Il fantasma di un uomo assassinato, la donna che amava in vita e continua ad<br />

amare da spirito, una strampalata medium che può restituirgli la voce e un assassino in attesa di essere scoperto e portato all’Inferno. Un<br />

thriller romantico, dove la suspense creata dai continui colpi di scena si alterna alla dimensione interiore del ricordo, una storia che indaga<br />

il senso dell’amore quando vive oltre il tempo. Anzi, quando è l’altrove irraggiungibile a renderlo autentico. Tratto da Ghost, il cult movie<br />

della Paramount Pictures che dagli anni ‘90 ha commosso generazioni di spettatori, Ghost Il Musical, adattato per il teatro dallo<br />

sceneggiatore originale Bruce Joel Rubin, con la regia di Federico Bellone.<br />

Una produzione internazionale firmata Alveare Produzioni, in collaborazione con Colin Ingram e Hello Entertainment che sarà<br />

nuovamente in tournée nelle principali piazze italiane.<br />

Trasposizione fedele del film vincitore di un Golden Globe per la miglior attrice non protagonista (Whoopy Goldberg) e per la<br />

miglior sceneggiatura, Ghost Il Musical mantiene l’impianto narrativo del successo cinematografico, ma sposa appieno le<br />

regole del teatro. La forza di Ghost Il Musical è soprattutto nella storia. Sono gli archetipi dell’amore che non può ritornare alla fisicità<br />

terrena a generare nel pubblico fascino e inquietudine. Dal mito di Orfeo che non può guardare la sua Euridice se non a costo di perderla<br />

per sempre fino alla letteratura romantica che ha ispirato gli atti bianchi di molti balletti, animati da spiriti di fanciulle innamorate.<br />

Questa la trama: le vite di Sam (Mirko Ranù), bancario di New York, e Molly (Giulia Sol), giovane artista, vengono sconvolte dall’omicidio<br />

di lui. Sam si ritrova ben presto fantasma e per manifestarsi a Molly si serve della truffaldina medium Oda Mae (Gloria Enchill). I due<br />

cercano di convincere Molly dell’esistenza di una vita ultraterrena e insieme riescono a smascherare il mandante dell’omicidio di Sam:<br />

l’avido Carl (Giuseppe Verzicco).<br />

Un cast eccezionale capitanato da Giulia Sol, artista di punta di Tale e Quale Show, il varietà televisivo di Rai Uno. La regia e la<br />

scenografia sono di Federico Bellone firma internazionale che ha contribuito al trionfo in Italia di grandi musical: Mary Poppins,<br />

Fame, West Side Story, The Bodyguard- Guardia del corpo, Dirty Dancing, Newsies, A qualcuno piace caldo.<br />

La regia associata e la coreografia sono di Chiara Vecchi. Il disegno luci è di Valerio Tiberi, light designer, che ha lavorato nelle<br />

più note produzioni internazionali di musical e di opera lirica.<br />

Ma non è tutto. Gli effetti speciali, con il fantasma di Sam e degli altri personaggi che prendono forma entrando e uscendo dai corpi o<br />

passando attraverso le porte, nascono dalla brillante mano di Paolo Carta. Un mago dell’illusionismo capace di sorprendere lo spettatore<br />

più che con la tecnologia con trucchi da vecchio artigiano dell’inganno. La colonna sonora pop-rock, arrangiata da due big della<br />

musica internazionale, Dave Stewart, ex componente degli Eurythmics, e Glen Ballard, tra gli autori della musicista canadese<br />

Alanis Morissette, fa da sfondo a un racconto senza tempo. Un musical sensoriale e fantasy dove ogni accadimento nasconde un<br />

mistero apparentemente inspiegabile.


T E A T R O<br />

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SCHIACCIANOCI<br />

Principal Dancers Teatro Opera di Berlino e Javier Rojas e<br />

Rachele Pizzillo Principal Dancers Birmingham Royal Ballet


T E A T R O<br />

ro<br />

L’atmosfera natalizia si respira fino al 6 gennaio, giorno in cui l’Epifania si<br />

porta via tutte le feste; fino a quel giorno c’è la possibilità di andare al<br />

Teatro Atlantico Live Roma, per ammirare il balletto classico per<br />

eccellenza dedicato al Natale: “Lo Schiaccianoci” (The Nutcracker),<br />

con la musica di P.I. Tchiajkovskij, la regia e coreografie di Luciano<br />

Cannito. Si tratta di una grande produzione basata sulla versione<br />

originale di Petipa del celebre balletto di repertorio classico, nella nuova<br />

produzione di Fabrizio di Fiore Entertainment per Roma City Ballet<br />

Company, e può vantare, fino ad oggi, quasi tutti sold out nei teatri dove<br />

è stato rappresentato (Teatro Massimo di Palermo, Teatro San Carlo di<br />

Napoli, Auditorium della Conciliazione, Roma). “Lo Schiaccianoci” fu<br />

rappresentato la prima volta al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo il 5<br />

dicembre 1892. Il soggetto si basa sulla famosissima favola “Lo<br />

Schiaccianoci e il Re dei Topi” di Eta Hoffmann, sogno-incubo della<br />

piccola Clara nella notte di Natale. Nella versione coreografica di<br />

Luciano Cannito, ruolo determinante lo ha il misterioso<br />

Drosselmeyer, qui interpretato dal grande danzatore caratterista<br />

Manuel Paruccini, figura fantastica che riconosce in Clara la purezza<br />

infantile e decide di regalarle nella notte di Natale un sogno meraviglioso<br />

nel mondo delle favole, guidata dal Principe Schiaccianoci e dalla Fata<br />

Confetto, in un regno fatato di giocattoli che diventano figure animate,<br />

principi e principesse e che ne fanno il titolo di balletto del repertorio<br />

classico più rappresentato al mondo. Tutta la storia del balletto si<br />

muoverà intorno ad un atto di generosità e di purezza infantile che la<br />

piccola Clara avrà nei confronti di un vecchio mendicante infreddolito,<br />

ignorato da tutti durante la notte di Natale, al quale vorrà donare un<br />

piccolo dono di Natale. Per sdebitarsi, il mendicante, che in realtà è<br />

l’elegantissimo e magico Drosselmeyer, regalerà a Clara una notte in cui<br />

poter vivere come reali i propri sogni”.<br />

Roma City Ballet Company è una delle più recenti formazioni<br />

italiane, composta esclusivamente da artisti selezionati con<br />

audizioni internazionali, oggi considerata una delle compagnie<br />

classiche italiane di eccellenza e di maggior livello tecnico del<br />

panorama nazionale. La compagnia è diretta da Luciano Cannito,<br />

regista e coreografo, considerato uno dei nomi più prestigiosi della<br />

coreografia italiana. Schiaccianoci di Cannito/Tciajkovskj è un balletto<br />

creato per il Teatro Massimo di Palermo e poi ripreso al Teatro San Carlo<br />

di Napoli e la sua partitura è una delle più belle musiche per balletto mai<br />

scritte. Per questa nuova edizione espressamente prodotta da Fabrizio<br />

Di Fiore Entertainment per Roma City Ballet Company, i costumi sono<br />

stati creati da Giusi Giustino e le scene da Italo Grassi, entrambi artisti i<br />

cui lavori sono rappresentati nei maggiori teatri del mondo.<br />

Accanto al Corpo di Ballo e ai danzatori solisti di Roma City Ballet<br />

Company, il pubblico potrà applaudire due coppie di primi ballerini<br />

ospiti nei ruoli del Principe Schiaccianoci e della Fata Confetto. Si<br />

alterneranno nelle recite i Principal Dancers del Teatro dell’Opera di<br />

Berlino Xenia Ovsianick, Dinu Tamazlacaru, e Rachele Pizzillo,<br />

giovanissima danzatrice italiana, futura stella della danza<br />

internazionale, appena nominata prima ballerina al Birmingham<br />

Royal Ballet, e Javier Rojas, reduce del successo come vincitore di<br />

“Amici di Maria De Filippi” nella categoria ballo dell’edizione 2019,<br />

Photo Danilo Piccini<br />

anche lui al Birmingham Royal Ballet.<br />

Principal Dancers Teatro Opera di Berlino e<br />

Javier Rojas e Rachele Pizzillo<br />

Principal Dancers Birmingham Royal Ballet


T E A T R O<br />

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T E A T R O<br />

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Al teatro Arcimboldi Milano il 14 e 15 gennaio 2022 Ettore Bassi nel ruolo del prof. Keating. Marco Iacomelli, il regista<br />

descrive così la trasposizione del celeberrimo film americano. "L’Attimo Fuggente è una storia d’Amore, per la poesia,<br />

per il libero pensiero, per la vita.Quell’Amore che ci fa aiutareil prossimo a eccellere, non secondo i dettami<br />

socialistrutturati e imposti, ma seguendo le proprie passioni, pulsioni, slanci magnifici e talvolta irrazionali. Seguendo<br />

quegli Yawp che spingono un uomo a lottare per conquistare la donna amata, a compiere imprese per raggiungere i<br />

tetti del mondo, a combattere per la giustizia con la non violenza. Tom Schulman ha scritto una straordinaria storia di<br />

legami, di relazioni e di incontri che cambiano gli uomini nel profondo. L’Attimo Fuggente rappresenta ancora oggi, a<br />

trent'anni dal debutto cinematografico, una pietra miliare nell’esperienza di migliaia di persone in tutto il mondo.<br />

Portare sulla scena la storia dei giovani studenti della Welton Academy e del loro incontro col il professor Keating<br />

significa dare nuova vita a questi legami, rinnovando quella esperienza in chi ha forte la memoria della pellicola<br />

cinematografica e facendola scoprire a quelle nuove generazioni che, forse, non hanno ancora visto questa storia<br />

raccontata sul grande schermo e ancora non sanno “che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuire con<br />

un verso”.<br />

Sinossi<br />

Nel 1959 l’insegnate di letteratura John Keating viene trasferito al collegio maschile “Welton”. John è un professore<br />

molto diverso dai soliti insegnanti: vuole che i ragazzi acquisiscano i veri valori della vita, insegnando loro a vivere<br />

momento per momento, perché ogni secondo che passa è un secondo che non tornerà mai più. Cogliere l’attimo è<br />

ciò che veramente conta, e vivere senza rimpianti. L’entusiasmo di Keating conquista lo studente Neil Perry<br />

componente della setta segreta “I poeti estinti” di cui fa parte anche Charlie Dalton. Quest’ultimo inserisce nel giornale<br />

scolastico la richiesta di ammettere anche le ragazze nel collegio maschile, destando l’ira del preside Nolane venendo<br />

punito. Nel frattempo Perry, seguendo la filosofia del professore, si dedica al teatro, la sua vera passione. Il padre di<br />

Neil non accetta che il figlio si dedichi a un’attività che possa distrarlo dagli studi ed esige che il ragazzo lasci<br />

immediatamente la compagnia. Neil disobbedisce debuttando sul palco e strappando grandi applausi grazie al suo<br />

talento. Il padre, furioso, riporta il figlio a casa avvertendolo che lo avrebbe iscritto a un’accademia militare e che<br />

avrebbe studiato per diventare medico. Neil, disperato, prendela pistola del genitore e si suicida. La tragedia induce il<br />

preside Nolan a espellere il professor Keating per aver spinto il ragazzo a inseguire i suoi sogni, contrari a quelli del<br />

padre. L’intera classe di Keating dà l’addio al professore, salutandolo in piedi sui banchi con “O capitano! Mio<br />

capitano!”.


We are Back to Dance.<br />

KATAKLÓ<br />

Atletismo e Poesia in scena<br />

al Teatro Carcano dal 26 al 30 gennaio<br />

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T E A T R O<br />

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Al Teatro Carcano di Milano dal 26 al 30 gennaio 2022, Kataklò Athletic<br />

Dance Theatre, la più importante compagnia italiana di physical theatre,<br />

torna sulle scene inneggiando alla ripartenza: We are Back to Dance.<br />

Giulia Staccioli, insieme all’attivo contributo artistico dei sei danzatori in<br />

scena, firma uno spettacolo che accosta frammenti differenti, inediti e di<br />

repertorio, portabandiera di un messaggio di speranza: raccogliamo tutti i<br />

pezzi, ricostruiamoci, rigeneriamoci, mostriamoci nuovi, ma sempre fedeli<br />

a noi stessi. Insomma, torniamo a ballare! Back to dance si svolge in un<br />

tempo unico che affronta quattro tappe differenti: l’umanità, la mitologia,<br />

l’eroismo, la leggerezza. Racconta il ritorno in scena dei danzatori dopo<br />

aver vissuto un’esperienza universalmente condivisa. Nelle loro gambe<br />

c’è la voglia di ricominciare, un istinto continuamente frenato, ostacolato,<br />

reso sempre più complesso dalle circostanze. Travolta dalla solitudine,<br />

dalla diffidenza e dalla paura dell’altro, l’umanità è stata portata a<br />

riscoprire le sue paure più profonde, i suoi istinti più vivi.<br />

Ci siamo sentiti umani, appartenenti a quella specie che si è creata e<br />

plasmata con convinzioni profonde e apparentemente solide. Pilastri che<br />

si sono sgretolati, polverizzandosi in incertezze. Abbiamo dovuto trovare il<br />

coraggio di scoprirci deboli, soli, nudi. Ci siamo rialzati, abbiamo<br />

ricominciato a correre e ci siamo ritrovati. Con determinazione, tenacia e<br />

ironia abbiamo ripreso a ballare, consapevoli, ora più che mai,<br />

dell’importanza di farlo. La conquista è una rinnovata leggerezza.<br />

La chiave di lettura offerta dallo spettacolo vuole essere positiva: giocando<br />

con l’ironia, l’energia e l’intensità proprie dello stile Kataklò, Back to Dance<br />

dà voce ai bisogni e ai desideri che ci hanno accomunato nell’ultimo<br />

periodo: camminare liberi tra la gente facendosi trasportare dal flusso,<br />

sentirsi parte di un tutto che si muove con decisione nella stessa<br />

direzione, un abbraccio, delicato o scontroso, purché sia fisico, ritrovarsi<br />

ad una festa e scatenarsi senza pensieri. Tutto quello che eravamo è<br />

stato travolto da un vortice per poi essere messo in pausa, come in una<br />

vecchia fotografia. Kataklò decide però di schiacciare play e ricominciare<br />

con più energia. L’idea del ritorno diventa fil rouge per tutte le scelte<br />

artistiche e anche i costumi, riadattati e rinnovati da vecchie produzioni,<br />

perseguono lo stesso ideale di recupero. L’atletismo e la poesia che<br />

hanno reso la compagnia ambasciatrice del Made in Italy nel mondo,<br />

tornano sulle scene ad ammaliare e a diffondere vitalità. Le prospettive<br />

sono inevitabilmente cambiate, ma il linguaggio rimane lo stesso.<br />

Fonte: Gazzetta di Milano


T E A T R O<br />

ro<br />

Fino a giovedì 6 gennaio 2022, l'OFF/OFF Theatre ospita il ritorno al teatro di<br />

Maurizio Costanzo che, dopo dieci anni dalla sua ultima opera, firma la commedia<br />

dedicata agli amanti, come non ce ne sono più. Come fossero una specie in via di<br />

estinzione, Maurizio Costanzo li descrive nel testo "Abolite gli Armadi, gli Amanti<br />

non esistono più!", diretto da Pino Strabioli, in scena con Sveva Tedeschi, Veronica<br />

Rega, Luca Ferrini, Alberto Melone e David Nenci.<br />

Maurizio Costanzo dichiara: “Nel 1973, o giù di lì, insieme a Marcello Marchesi, per<br />

la regìa di Garinei e Giovannini, scrissi “Cielo Mio marito!”, l’antica storia del<br />

tradimento. A distanza di 47 anni ho cercato di fotografare la situazione attuale. Mi<br />

sono reso conto che gli armadi a muro non servono più perché apparentemente gli<br />

amanti sono finiti. Ma poi, ho anche pensato che ci sono dei nuovi armadi a muro: i<br />

cellulari. Se vi riesce: buon divertimento!”.<br />

Una dichiarazione di intenti quella di Costanzo, che preannuncia la disamina<br />

teatrale di una tra le situazioni più comuni dei giorni nostri, il tradimento via etere.<br />

Chat, siti online dedicati, WhatsApp. Un proliferare di possibilità foraggia l'idea che il<br />

tradimento sia sempre più alla portata di tutti (e di smartphone). Un modo come un<br />

altro per dire che oggi l'armadio ce lo portiamo in tasca. È proprio dietro le ante del<br />

nostro cellulare che nascondiamo il meglio o il peggio della nostra intimità,<br />

comodamente a portata di mano e senza il rischio che il nostro partner venga a<br />

scoprirlo piombando nella nostra stanza all'improvviso. Una fotografia del nostro<br />

tempo, resa in modo ironico dal testo firmato da Maurizio Costanzo per l'OFF/OFF<br />

Theatre. Pino Strabioli commenta: “Una conferenza, un convegno, una prolusione<br />

sull'adulterio di ieri e di oggi. Il tradimento nella sua storia. Una giostra teatrale su<br />

una delle istituzioni del mondo occidentale: le corna! Maurizio Costanzo mi ha<br />

consegnato un copione stracolmo di situazioni e parole, riferimenti e allusioni.<br />

Dall'intramontabile grido "Cielo mio marito" alle tentazioni virtuali. Gli amanti escono<br />

dagli armadi per finire nei computer. Per chi fa questo mestiere Maurizio Costanzo è<br />

un vero punto di riferimento; spero di non tradire le sue aspettative e soprattutto la<br />

fiducia che mi ha dimostrato consegnandomi "Abolite gli armadi, gli amanti non<br />

esistono più", commedia che segna il suo ritorno alla scrittura teatrale dopo dieci<br />

anni. Con la complicità di Luca Ferrini, Sveva Tedeschi, Veronica Rega, Alberto<br />

Melone e David Nenci ci stiamo divertendo alla costruzione di questo gioco leggero<br />

e scanzonato, omaggio all'eterno triangolo marito-moglie-amante.”


T E A T R O<br />

ro<br />

Cassandra Trenary and Calvin Royal III in Giselle<br />

Photo Rosalie O’Connor, courtesy American<br />

Ballet Theatre 2<br />

Dopo due anni di assenza torna il più prestigioso gala della Danza.


T E A T R O<br />

ro<br />

João Menegussi and Calvin Royal III in Touché<br />

Photo Rosalie O’Connor,<br />

courtesy American Ballet Theatre<br />

L’inizio del 2022 si festeggia con il ritorno del gala<br />

internazionale di danza, Les Étoiles, creato da Daniele<br />

Cipriani Entertainment. Il 30 e 31 gennaio 2022<br />

all’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia –<br />

Roma si esibiranno dal Royal Ballet di Londra – Natalia<br />

Osipova, Fumi Kaneko, Vadim Muntagirov; dall’American<br />

Ballet Theatre – Cassandra Trenary, Calvin Royal III;<br />

dall’Opéra di Parigi – Mathieu Ganio; dall’Opera di Berlino –<br />

Daniil Simkin; per non parlare delle stelle internazionali<br />

Sergio Bernal (già Balletto Nazionale Spagnolo), Alejandro<br />

Virelles (già Balletto Nazionale di Cuba) e Ana Sophia<br />

Scheller (già New York City Ballet). Les Étoiles non si<br />

tratta del ‘solito’ gala di danza, accanto ai celeberrimi passi<br />

a due tratti dal repertorio di tradizione ci sono anche brani<br />

di sofisticata modernità, firmati da coreografi sulla cresta<br />

dell’onda oggi. Possiamo anticipare che in questa edizione<br />

andrà in scena, in prima italiana, Touché di Christopher<br />

Rudd, interpretato da Calvin Royal III insieme al danzatore<br />

João Menegussi, sempre dell’ABT. Il lavoro ha debuttato<br />

l’ottobre scorso durante il gala autunnale dell’American<br />

Ballet Theatre al Lincoln Centre, New York, con repliche<br />

durante le “Pride Nights” della compagnia in quanto si<br />

tratta di una celebrazione dell’amore gay. “Un passo a due<br />

al maschile di rara sensibilità, onesto e avvincente, ma<br />

anche un passo deciso nel sensibilizzare l’opinione<br />

pubblica all’assoluta normalità dell’amore in tutte le sue<br />

declinazioni. Les Étoiles si inserisce in un dibattito che<br />

dovrebbe essere superato, ma che tanti recenti fatti di<br />

cronaca mostrano essere ancora tristemente irrisolto. Per<br />

questo motivo continua ad essere importante ed educativo<br />

parlarne qui in Italia”, commenta Daniele Cipriani.<br />

Oltre a lavori di celebri coreografi del ‘900, ad esempio il<br />

Grand Pas Classique di Gsovsky, ci saranno i tradizionali<br />

momenti di bravura che mandano in visibilio il pubblico<br />

tratti dal repertorio dell’800, come Don Chisciotte, Il<br />

Corsaro, Esmeralda, nonché, immancabilmente, dal Lago<br />

dei Cigni, balletto per antonomasia, di cui i passi a due del<br />

Cigno Bianco e del Cigno Nero saranno interpretati da<br />

Vadim Muntagirov e Fumi Kaneko. Per l’occasione “l’Ago<br />

dei cigni” sarà nientemeno che il celebre stilista Roberto<br />

Capucci che ha creato due straordinari tutù (i primi della<br />

sua pluripremiata carriera) per la ballerina giapponese<br />

Kaneko che interpreta i due cigni, oltre ai costumi del<br />

Principe Siegfried-Muntagirov. Icona dell’alta moda,<br />

Capucci si avvicina al mondo della danza proprio creando<br />

due ammiratissimi costumi per Les Étoiles 2020 (seguiti,<br />

sempre su istigazione di Daniele Cipriani, da una collezione<br />

di costumi immaginifici per Le Creature di Prometeo – Le<br />

Creature di Capucci al Festival di Spoleto 2020).<br />

Il Cigno Nero e il Cigno Bianco conferiranno a Les Étoiles anche un leitmotiv olfattivo. Spiega Daniele Cipriani: “Diaghilev aveva capito<br />

che l’incanto dei suoi balletti era dovuto a un’alchimia dei sensi che venivano sollecitati, non solo coreografia e musica, ma anche dalla<br />

bellezza delle scene e dei costumi. Il balletto, nel senso più alto, è tutte queste cose. Allora ho pensato: perché non aggiungere al<br />

profluvio dei sensi anche l’olfatto? Mi sono rivolto a Laura Bosetti Tonatto, “naso” (apprezzato anche dalla Regina Elisabetta<br />

d’Inghilterra) capace di trasformare suggestioni artistiche in fragranze capolavoro attraverso il più inusuale dei sensi, e le ho chiesto di<br />

creare il Profumo “Les Étoiles” per celebrare con ulteriore gioia il nostro ritorno alle scene.” Odette, candido “Cigno Bianco”, assieme<br />

alla dark Odile “Cigno Nero”, sono i due volti del temperamento umano, ed è proprio ai questi due volti che s’ispirano le due fragranze<br />

unisex delle cui note gli spettatori potranno godere, in contemporanea alla visione in palcoscenico di questi ammalianti passi a due,<br />

sollevando un’apposita linguetta nel programma di sala. Per gli spettatori, pertanto, un’inedita e totalizzante esperienza sensoriale. Una<br />

“prima” assoluta, in tutti i… sensi!


C I N E M A<br />

“IL SENSO DI HITLER”<br />

dal 27 gennaio,giorno della memoria, al cinema<br />

Dai filmati dell’epoca nazista ai video su Tik Tok… un’indagine alternativa sull’influenza che Adolf Hitler continua ad avere ancora oggi<br />

In occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio 2022 arriva nelle sale italiane con Wanted Cinema “IL SENSO<br />

DI HITLER”, il film diretto da Petra Epperleine e Michael Tucker.<br />

Un’indagine alternativa e rivoluzionaria sull’influenza che Adolf Hitler continua ad esercitare ancora oggi sulla società:<br />

da immagini dell’epoca nazista e documenti storici ad un’analisi approfondita del fenomeno anche attraverso i media e<br />

i social network di oggi, come Tik Tok e Twitch.<br />

A partire dal libro mai pubblicato in Italia “The Meaning of Hitler” di Sebastian Haffner (1978), volto a smantellare i miti<br />

e le idee comuni su Hitler e la sua ascesa al potere, critici e storici rispondono a una domanda fortemente attuale:<br />

Hitler continuerà ad essere sempre più influente per le nuove generazioni?<br />

Girato in nove Paesi, il docu-film ripercorre i movimenti di Hitler, la sua ascesa al potere e le scene dei suoi crimini dal<br />

punto di vista di storici e scrittori che esaminano l’impatto che ha avuto e che continua ad avere oggi l’ideologia<br />

violenta di Hitler sulla società. Il documentario, analizzando diversi aspetti, esplora i vari modi in cui la tossicità di<br />

Hitler ha continuato a diffondersi dopo la sua morte attraverso le pagine di storia, i social media, il cinema, l’arte e la<br />

politica contemporanea.<br />

Il film è impreziosito da interviste e testimonianze tra cui quelle della scrittrice Deborah Lipstadt, dello storico<br />

britannico Sir Richard J. Evans, dell’autore di romanzi sull’Olocausto Martin Amis, dello storico israeliano Saul<br />

Friedlander, dello storico e studioso dell’Olocausto Yehuda Bauer e degli attivisti e “cacciatori nazisti” Beate e Serge<br />

Klarsfeld.


A T<br />

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RESURRECTION<br />

L'attesa è finita<br />

Wicked - The Musical - Broadway


C I N E M A<br />

ro<br />

The Matrix Resurrection (o Matrix 4) è uno tra i film più attesi d’inizio 2022. Il tam tam pubblicitario è partito nel 2021 con<br />

lanci di vari trailers e locandine che puntualmente mandavano fan e il pubblico in visibilio. In tutte le sale italiane, dal 1<br />

gannaio gli iconici Neo e Trinity tornano insieme. Thomas Anderson aka Neo (Keanu Reeves) di nuovo nel mondo reale, ma<br />

tormentato da sogni e visioni a cui non riesce a dare un senso e che racconta al suo analista (Neil Patrick Harris), temendo<br />

di essere diventato pazzo. Nonostante sembri non ricordare molto di quanto accadutogli in precedenza, tanto da incontrare<br />

Trinity (Carrie-Anne Moss) e non riconoscerla, il signor Anderson sembra accorgersi di come le persone siano vittime della<br />

tecnologia e ancorate ai loro telefoni come un prolungamento di se stessi. Ma le visioni e la sua curiosità non permettono a<br />

questo uomo di capire che si trova incastrato in una falsa realtà, perché ogni giorno - per ragioni mediche - assume una<br />

pillola blu, che gli impedisce di "aprire la mente". L'incontro con alcuni personaggi interessanti e la sospensione<br />

dell'assunzione della pillola, inizieranno a riportare Neo alla consapevolezza che ciò che lo circonda non è quel che sembra.<br />

Una volta che il vecchio Neo riesce a riprendere coscienza di sé e del programma Matrix, ci appare pronto a spingersi<br />

ancora più in profondità nella tana del Bianconiglio...<br />

Dalla visionaria regista Lana Wachowski arriva “Matrix Resurrections”, il tanto atteso quarto film nell’innovativo franchise<br />

che ha ridefinito un genere. Il nuovo film riunisce nuovamente le star Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss nei ruoli iconici che<br />

hanno reso famosi Neo e Trinity.<br />

Nel film arrivano anche Yahya Abdul-Mateen II (il franchise di “Aquaman”), Jessica Henwick (per la TV “Iron Fist”, “Star<br />

Wars: Il Risveglio della Forza”), Jonathan Groff (“Hamilton”, per la TV “Mindhunter”), Neil Patrick Harris (“Gone Girl –<br />

L’amore bugiardo”), Priyanka Chopra Jonas (TV “Quantico”), Christina Ricci (TV “Escaping the Madhouse: The Nellie Bly<br />

Story”, “The Lizzie Borden Chronicles”), Telma Hopkins (TV “Amiche per la morte – Dead to Me”), Eréndira Ibarra (serie<br />

“Sense8”, “Ingobernable”), Toby Onwumere (serie “Empire”), Max Riemelt (serie “Sense8”), Brian J. Smith (serie “Sense8”,<br />

“Treadstone “), e Jada Pinkett Smith (“Attacco al potere 3 – Angel Has Fallen”, “Gotham” per la TV).<br />

Lana Wachowski ha diretto il film da una sceneggiatura di Wachowski & David Mitchell & Aleksander Hemon, basato sui<br />

personaggi creati dai Wachowski. Il film è stato prodotto da Grant Hill, James McTeigue e Lana Wachowski. I produttori<br />

esecutivi sono Garrett Grant, Terry Needham, Michael Salven, Jesse Ehrman e Bruce Berman.<br />

Il team creativo scelto da Wachowski dietro le quinte comprende i collaboratori di “Sense8”: i direttori della fotografia<br />

Daniele Massaccesi e John Toll, gli scenografi Hugh Bateup e Peter Walpole, il montatore Joseph Jett Sally, la costumista<br />

Lindsay Pugh, il supervisore agli effetti visivi Dan Glass e i compositori Johnny Klimek e Tom Tykwer.


C I N E M A<br />

ro<br />

FONTE: CIACKMAGAZINE.IT<br />

Backstage – Dietro le quinte, è un dance movie prodotto da Eagle Pictures e diretto da Cosimo Alemà (La santa e Zeta,<br />

Una storia hip-hop e regista di innumerevoli video musicali di artisti del calibro di Tiziano Ferro, Ligabue, Noemi e Marco<br />

Mengoni), nelle sale cinematografiche ad aprile 2022. Il film, girato interamente a Roma (tra le location principali anche il<br />

Teatro Sistina), racconta di un gruppo di talentuosi e giovani artisti che si sfidano a colpi di canto e danza per entrare a far<br />

parte del cast di un importante spettacolo. Ad interpretarli, nove attori alla loro prima esperienza cinematografica, scelti nel<br />

corso di oltre 1400 casting in tutta Italia: Giuseppe Futia, Beatrice Dellacasa, Riccardo Suarez, Geneme Tonini, Aurora<br />

Moroni, Ilaria Nestovito, Gianmarco Galati, Yuri Pascale, Matteo Giunchi. A completare il cast, Giulio Pampiglione,<br />

Giulio Forges Davanzati, Irene Ferri, Jane Alexander e Adolfo Margiotta.<br />

La colonna sonora, vera anima del film, conterrà due brani inediti e oltre trenta tra le più celebri canzoni della musica<br />

italiana, tutte rigorosamente cantate dal vivo. Nessun playback, solo le straordinarie voci dei protagonisti. Scritto da Roberto<br />

Proia (Come non detto e la trilogia Sul più bello), il dance movie tutto italiano arriverà nelle sale in primavera sempre<br />

distribuito da Eagle Pictures.<br />

Sinossi:<br />

111 ragazzi dai 16 ai 25 anni si presentano alle audizioni di un nuovo spettacolo che debutterà al Teatro Sistina di Roma.<br />

Hanno talento, determinazione e hanno tutti lo stesso sogno: diventare artisti di successo. Vengono scelti in nove ma<br />

l’emozione dura poco perché i ruoli disponibili sono soltanto quattro. Inizia così per loro una settimana di audizioni e prove<br />

senza sosta, una settimana per dimostrare al cinico regista James D’Onofrio chi davvero merita di far parte dello show.<br />

Canteranno fino a perdere la voce e balleranno fino allo sfinimento. Si sfideranno, saranno rivali, ma anche amici e complici<br />

nel percorso che li condurrà alla realizzazione del loro più grande desiderio. Qualunque cosa accadrà, le loro vite<br />

cambieranno per sempre.


P E R S O N A G G I<br />

“Don’t Stop Dancing”


P E R S O N A G G I<br />

Claudia Gallo, ballerina imprenditrice palermitana, dopo aver pubblicato un<br />

diario sulla danza dal titolo “Don’t Stop Dancing”, nel quale ha raccontato 75<br />

compleanni dei pionieri del ballo con delle foto inedite, ha creato anche una<br />

linea di abbigliamento per la danza.<br />

Cara Claudia grazie di aver accettato il nostro invito.<br />

Partiamo come sempre dagli esordi. Raccontaci un pò della tua<br />

infanzia….<br />

Grazie a voi per questo invito, è un vero piacere. Io ho iniziato i miei studi a<br />

Palermo, dividendomi tra la scuola “Aurino e Beltrame”, eccellenti maestri di<br />

danza e di vita, e il Corpo di ballo dei Piccoli Danzatori del Teatro Massimo,<br />

un’esperienza eccezionale per dei giovani allievi. E’ stato fondamentale<br />

crescere all’interno di un teatro, prendere parte a centinaia di spettacoli negli<br />

anni di formazione. Studiare con Maestri di fama mondiale e attingere da<br />

loro nozioni, esempi e racconti, rimasti poi indelebili e fondamentali per il<br />

mio percorso futuro.<br />

E quando hai scoperto il mondo della danza?<br />

In realtà da piccola facevo nuoto per volere dei miei genitori, ma poi in casa<br />

danzavo costantemente pur non avendo alcun esempio. Finché un giorno<br />

ho detto una frase a mia mamma, che non dimenticherà mai: “Mamma, sono<br />

stanca di vedere il fondo della piscina. Io voglio danzare.” E davanti a tanta<br />

determinazione, non ci fu altra soluzione!<br />

La tua prima volta in palcoscenico...cosa ricordi? Quali sensazioni?<br />

La mia prima volta, come credo per tutti gli studenti, è stata al saggio di fine<br />

anno della scuola. Ricordo una grande emozione mista a tanta adrenalina,<br />

ma decisamente niente paura. Ho subito amato, ed è così ancora oggi,<br />

l’odore che si respira dietro le quinte del palcoscenico. Il legno, le corde<br />

attaccate dietro le quinte, la sensazione delle luci addosso. Ero decisamente<br />

colpita da quanto fermento ci fosse dietro le quinte, tra maestranze e tecnici.<br />

Le vibrazioni della musica che arrivano dal pavimento e l’eccitazione, il<br />

nervosismo e l’adrenalina presente nel volto degli artisti prima di entrare in<br />

scena. Osservavo i più grandi,i ballerini ospiti e avrei voluto già essere come<br />

loro.<br />

Dopo la carriera come ballerina, da diversi anni sei un’ imprenditrice di successo ed hai creatoil famoso brand "Don't Stop Dancing".<br />

Come nasce quest'idea?<br />

Don’t Stop Dancing nasce nel 2015 come pagina Facebook, con la necessità di raccontare la danza, l’eleganza del corpo del danzatore, le<br />

esperienze vissute, le gioie ma anche le difficoltà di quest’arte, attraverso frasi e racconti di vita vissuta, raccolte di storie ascoltate negli anni da<br />

ballerini professionisti del settore. Una condivisione giornaliera con chi vive di questo nella vita e ci si rispecchia; con chi lo ha fatto per anni e<br />

continua a ricordarla con amore; con chi si avvicina alla danza per la prima volta ed ha bisogno di conoscere cosa gli aspetta. Sono pillole d’amore<br />

nei confronti di un’arte che ci riempie la vita, legate a delle immagini fotografiche tecnicamente sempre giuste, perché è importante che i nostri<br />

attuali 80 mila “followers” dei social più accreditati, ricevano sempre la verità, visiva e verbale, da parte nostra. Abbiamo creato il primo<br />

diario/agenda con contenuti scritti e fotografici sulla danza, con la partecipazione di testimonial di fama internazionale che hanno aderito con<br />

estremopiacere al progetto. Ne cito uno su tutti, il M° Amedeo Amodio. E di seguito è nata la nostra linea di abbigliamento, del tutto originale,<br />

poiché Don’t Stop Dancing è il primo brand che collabora con le scuole di danza private di tutta Italia e realizza tutti i suoi articoli, inserendo anche<br />

il logo della scuola di danza.<br />

Tuo marito,Francesco Lanzillotta, è uno dei direttori d'orchestra italiani più importanti nel panorama internazionale. Come ti relazioni<br />

con lui nel confronto danza/musica?<br />

Ho conosciuto Francesco nel 2005 quandodanzavo per la compagnia AstraRoma Ballet di Diana Ferrarae lui era il compositore delle musiche del<br />

balletto “L’angelo azzurro”. Dopo il debuttoal Teatro Sistinadi Roma, non ci siamo mai più divisi.<br />

In verità, lui è sempre stato innamorato del balletto e già da ragazzo diceva che avrebbe voluto sposare una ballerina! Devo dire che il connubio<br />

danza/musica è meraviglioso, si completa ma non si sovrappone mai, la comprensione è totale e l’amore comune per l’arte accresce il nostro<br />

benessere. Dopo anni e anni di gavetta, lui si è affermato come direttore d’orchestra, dirige in giro per il mondo e non sempre è facile gestire la<br />

distanza per lunghi periodi. Oggi abbiamo due splendide bimbe, Elena e Flavia di quattro e due anni, che hanno già collezionato decine di voli e<br />

conosciuto tanti teatri in giro per l’Europa, per assistere alle prove del papà e passare più tempo possibile con lui. Sono entrambe innamorate del<br />

canto e della danza, curiose davanti ai costumi di scena, le scenografie e abbastanza disciplinate all’interno dei teatri. Vivono questo mondo con<br />

estrema naturalezza, ma anche come una fantastica magia, e in effetti lo è. Poco importa cosa sceglieranno di fare nella vita, ma conoscere l’arte<br />

e praticarla, anche solo da uditore, fa bene allo spirito e ci rende persone migliori,senza dubbio! E vorrei coglierequesta splendida occasione per<br />

dare, con affetto, un consiglio a tutti i genitori: portate i bimbi a teatro fin dall’infanzia, agli spettacoli e ai concerti a loro dedicati. Il loro interesse vi<br />

stupirà!<br />

Progetti futuri ed un augurio per questo nuovo anno appena iniziato.<br />

Mi auguro di continuare a realizzare, con tutta la mia squadra, tanti prodotti belli e di grande qualità, di sostenere i progetti validi che nascono nel<br />

mondo della danza. Spero di continuare a raccontare l’arte della nostra amata danza, con il supporto di eccelsi Maestri, danzatori e coreografi<br />

internazionali, con i quali sono in costante contatto, nella sua meraviglia e nelle difficoltà che essa comporta, a sostegno di tutti i giovani che<br />

vogliono fare della danza la propria professione. Buon2022 a tutti voi, buona danza e sempre Don’t Stop Dancing!


P E R S O N A G G I<br />

dal palcoscenico alla cattedra


P E R S O N A G G I<br />

Un ballerino è un ballerino per passione, non per lavoro. Si nasce e si<br />

diventa ballerini da bambini perché si vuole esserlo. È una professione<br />

veramente pesante che richiede tanti sacrifici fisici e psicologici: non è<br />

possibile esserlo semplicemente per lavoro. Un artista non divide mai<br />

la sua arte dalla sua vita: uno non è una persona nella vita e poi si<br />

mette le mezze punte e diventa un altro. È il suo modo di esprimersi, è<br />

il suo modo di vivere la vita. Io mi esprimo attraverso la danza e mi<br />

rispecchio, mi osservo, mi conosco nella danza, che è una mia<br />

compagna. È la mia vita. Un ballerino è un ballerino sempre: l’abbiamo<br />

visto in questi mesi di chiusura, tutti i ballerini del mondo, anche<br />

impossibilitati ad andare nei teatri, danzavano e si sono sempre<br />

allenati anche in casa. Perché siamo ballerini sempre. Inizia così la<br />

chiacchierata con il giovane danzatore Silvio Liberto. Racconta cosa è<br />

e cosa significa essere un ballerino. Silvio inizia a studiare danza sin<br />

da piccolino, prima nel suo paese nativo ad Agrigento, nella scuola<br />

della zia Giusy, anche lei diplomata presso l’accademia Nazionale di<br />

danza di Roma. All’età di tredici anni entra nella piccola compagnia dei<br />

nuovi danzatori del Teatro Massimo di Palermo, per poi , compiuti i<br />

quattordici anni, trasferirsi a Roma ed iniziare il suo percorso di<br />

formazione presso l’Accademia Nazionale di danza di Roma.<br />

Quando hai compreso che la tua vena artistica sarebbe stata la<br />

danza?<br />

Non credo di averlo mai compreso, avevo solo tanta voglia di ballare<br />

sin da piccolino. Non credo che sia qualcosa che si comprende, ma<br />

penso che sia più qualcosa che si senta , quando ascolto una<br />

musica, la mia anima vibra. Per rifarmi alle parole di prima, mentre<br />

stavamo conversando. Un ballerino lo è sempre. È una<br />

vocazione.Sorridendo … dice: non decidiamo di diventare danzatori.<br />

Sentiamo la chiamata.<br />

Cosa ti aspetti dal futuro?<br />

La possibilità di danzare sempre, perché questo mi rende felice. Avere<br />

una famiglia e, perché no, trasmettere la mia passione per l’arte e la<br />

danza come fattore culturale anche ai miei figli e alle persone.<br />

Qual è stato il più emozionate degli spettacoli che hai fatto?<br />

“Sansone e Dalila” con la regia di Hugo de Ana e Leda Lojodice,<br />

presso il Teatro Reggio di Torino. Perché è stato il mio primo<br />

spettacolo da professionista e da solista<br />

Di recente oltre ad essere danzatore, ti stai cimentando nella<br />

professione di docente di danza classica e storia della danza<br />

presso il Liceo Coreutico “T. Campanella “ di Lamezia Terme.<br />

Come è stato trovarsi all’età di venticinque anni dall’altra parte<br />

della scrivania?<br />

Come danzatore sono sempre stato attento nel migliorare le mie<br />

capacità . da docente, è anche una grande emozione. Mi ritrovo come<br />

se fossi un “regista” di giovani talenti o futuri danzatori che hanno fame<br />

di sapere e di crescere. Ti senti una responsabilità maggiore, perché<br />

qui non devi migliorare per te stesso, ma devi migliorare e stare<br />

attento ai bisogni degli allievi, capirli, ascoltarli. Il mio compito non è<br />

solo quello di insegnare la danza, ma educarli alla cultura della danza<br />

e preparali verso un avviamento professionale, sperando che vogliano<br />

continuare a danzare anche in futuro. Poi, mi sento anche fortunato<br />

perché la Preside del Liceo è molto attenta all’arte e si è costruito un<br />

ottimo rapporto tra i colleghi e gli allievi.<br />

Che cosa consigli a dei genitori che hanno figli aspiranti<br />

ballerini?<br />

Di sostenerli sempre. Di sapere ascoltare i propri figli ed educarli ad<br />

una vita civile e guidarli verso i loro sogni.


P E R S O N A G G I<br />

LORENZO<br />

URBANI<br />

PH. Monica Irma Ricci<br />

Danza e<br />

Musica<br />

per me<br />

pari sono


P E R S O N A G G I<br />

Lorenzo, romano di 21 anni,<br />

appassionato di musica e danza.<br />

Suona la chitarra classica da quando<br />

è bambino e ha scoperto negli ultimi<br />

anni di essere affascinato dal jazz e<br />

dalla musica flamenca. A 14 anni per<br />

caso di avvicina al mondo del ballo e<br />

con sorpresa scopre di avere una<br />

predisposizione naturale ed un<br />

portamento adatto per le danze<br />

standard e latino americane. All’inizio<br />

aveva timore di affrontare le<br />

competizioni di ballo, ma una volta<br />

sceso in pista ha mostrato una<br />

sicurezza e una disinvoltura nel<br />

muoversi e danzare lasciando stupiti<br />

maestri e pubblico.<br />

Lorenzo Urbani alla nostra rivista ha<br />

dichiarato“La danza è sempre stata<br />

nel mio DNA anche se io lo sapevo e<br />

non posso fare a meno di danzare. Ho<br />

partecipato a diverse competizioni a<br />

carattere nazionale. Mi sono<br />

classificato al 2 posto al mio primo<br />

Campionato italiano in Fids nella<br />

combinata “10 balli” e nei concorsi<br />

internazionali della WDSF. Il mio<br />

sogno è quello di riuscire a vincere<br />

competizioni importanti a livello<br />

mondiale e mi sto impegnando per<br />

riuscirci. La danza e la musica sono<br />

parti di me e non potrei vivere senza.”<br />

Sul suo secondo amore, la musica<br />

dice: “La musica mi accompagna<br />

sempre e continuo a studiare con il<br />

sogno di frequentare il Conservatorio<br />

non appena la mia carriera di ballerino<br />

mi permetterà di dedicarmi ad esso,<br />

nel frattempo continuo a studiare<br />

presso una scuola di formazione<br />

musicale professionale. Per migliorare<br />

sempre più ho frequentato corsi di<br />

dizione e recitazione anche per<br />

diventare un attore e per essere<br />

pronto a realizzare i miei sogni e a<br />

vivere con passione ed entusiasmo le<br />

mie prossime avventure”<br />

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P E R S O N A G G I O<br />

Vivo per lei:<br />

PH. Monica Irma Ricci<br />

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la Danza


P E R S O N A G G I<br />

Kevin nasce a Frosinone, inizia a studiare danza all'età<br />

di 6 anni. Dal 2006 con l'ammissione all'Accademia<br />

Nazionale di Danza di Roma, inizia la sua formazione<br />

professionale. In questi anni studia e lavora con maestri<br />

e coreografi di fama internazionale, approfondendo lo<br />

studio della tecnica classica e contemporanea. Nel<br />

2012 vince una borsa di studio per il Liceo<br />

Professionale Danza di Napoli diretto da R. Prete, si<br />

diploma nel 2015. Vince molti concorsi internazionali tra<br />

i quali "Rieti Danza Festival" e "Concorso Internazionale<br />

Città di Udine". Vince una borsa di studio/lavoro per il<br />

Teatro Nazionale Slovacco. Lavora per il Balletto del<br />

Sud di Fredy Franzutti in "Il Lago dei Cigni", “Carmen” e<br />

“Sheherazade” con Carla Fracci. Nel film produzione<br />

americana Gore, interpreta Rudolf Nureyev nelle parti<br />

danzate, su coreografia di Gianni Santucci. Balla come<br />

solista per la "Gianni Santucci International Dance<br />

Company" nella produzione "Lo Schiaccianoci" con<br />

primi ballerini dell'American Ballet Theatre.<br />

Dal 2018, è impegnato in tournée nazionali ed<br />

internazionali, interpretando ruoli da solista e primo<br />

ballerino nella compagnia "Astra Roma Ballet", diretta<br />

da Diana Ferrara, étoile del Teatro dell'Opera di Roma<br />

per la quale è anche coreografo, una ruolo che ricopre<br />

anche presso la scuola professionale Formazione<br />

Danza Iolanda Rocchi ANAD (Accademia Nazionale<br />

Addestramento Danza)<br />

Kevin Arduini e Giada Primiano<br />

Ph Monica Irma Ricci


P E R S O N A G G I<br />

Christian Romain Kossa<br />

Nahibly, Une HistoIRe AGAIN


P E R S O N A G G I<br />

Nahibly une histoire Again, è una proposta performativa ispirata a una storia vera, quella dell'attentato a un campo profughi<br />

nella Costa d'Avorio occidentale nel 2012. Attraverso l'esplorazione documentaria e la costruzione di una narrazione intima,<br />

lo spettacolo affronta il tema del lutto, della perdita di una persona cara. Come sopravvivere al dolore? E come prendersi<br />

cura dei vivi?<br />

PICCOLE E GRANDI STORIE<br />

Come per ogni mio lavoro, In the Name of... (2015) e Cold Shower (2018), ho scelto di trarre ispirazione da una storia vera.<br />

Il 20 luglio 2012, le vite di oltre 2.500 civili sono state sconvolte quando il campo profughi di Nahibly è stato preso d'assalto<br />

da una folla armata composta da cacciatori tradizionali, soldati e civili. Centinaia di sparizioni ed esecuzioni, stupri,<br />

distruzioni...<br />

Se l'elenco delle stragi è lungo nella storia del mio Paese, Nahibly costituisce per me una tragedia a parte. In primo luogo,<br />

per la sua portata e perché l'attacco è avvenuto in tempo di pace su un territorio sotto la protezione delle Nazioni<br />

Unite.Ensuite<br />

perché le vittime, occidentali come me, avrebbero potuto essere parenti, amici, vicini di casa...<br />

Son cresciuto con la guerra e la violenza. Ero un adolescente quando scoppiò la guerra nel 2002. Sento ancora le<br />

detonazioni, le pistole erano ovunque, ricordo le facce spaventate e in lutto. Da adulto, nel 2020 ho sperimentato ricorrenti<br />

incitamenti all'odio, violazioni dei diritti umani, violenze e abusi in vista delle elezioni presidenziali. Più intimamente, Nahibly<br />

riecheggia anche il mio stesso dolore, la perdita dei miei cari, che stranamente, nonostante gli anni, non sono mai riuscita<br />

ad accettare.<br />

Lo spettacolo non riporta i dettagli dell'attacco al campo. La storia di Nahibly è piuttosto un punto di partenza per costruire<br />

una finzione coreografica, esplorando una storia che continua a ripetersi: Nahibly une histoire Again.<br />

Quanti Nahibly devono esserci perché il ciclo si fermi? Quante generazioni ci vorranno per porre fine a questa ricorrente<br />

violenza politica e sociale in Costa d'Avorio? Chi sono coloro che potranno finalmente scrivere una storia Again per il nostro<br />

Paese? La ricerca di giustizia dei sopravvissuti, la tristezza dei genitori di coloro che sono caduti per caso o in nome di una<br />

causa a lungo dimenticata, il mio legame con i miei cari che non mi interrogano più sulla morte. La morte si riferisce a chi<br />

non c'è più o a chi continua a convivere con il dolore?<br />

I compagni di scena o « Les glimifiques ». Essere soli non<br />

significa essere soli. È solo per essere il testimone vivente del<br />

corpo di migliaia di spiriti che infestano lo spazio. Per questo<br />

progetto ho sentito il bisogno di invitare i partner di scena a<br />

riscrivere insieme la nuova storia. Li chiamo gli scorci. Sono la<br />

particolarità della stanza. Il lenzuolo sudario che a sua volta<br />

protegge, soffoca, nasconde e svela...<br />

La pellicola<br />

come testimone delle tracce, di questa memoria che<br />

cerchiamo di conservare ma che inesorabilmente si<br />

cancella. Ero alla ricerca di un film quando mi sono<br />

imbattuto in The Roundup di Roselyne Bosch, che<br />

riecheggia stranamente il massacro di civili a Nahibly<br />

in una storia che continua a ripetersi.<br />

Il bagaglio è la roccia dello spettacolo. Ha superato<br />

la prova del tempo e ha accumulato innumerevoli<br />

ricordi. Ancora oggi contiene i ricordi delle nostre<br />

case, dei nostri genitori e nonni.


P E R S O N A G G I<br />

Chi è Christian Romain Kossa ?<br />

Chriwtian Rossi si forma à l’INSAAC<br />

d’Abidjan de 2010-2017, segue una<br />

formazione ad hoc nella regione : il<br />

laboratorio Un pas vers l’avant (Abidjan,<br />

2015), Fari Foni Waati (Bamako, 2018),<br />

ateliers di sviluppo delle capacità à l’Ecole<br />

des Sables (Toubab Dialaw Sénégal, 2016 &<br />

2017), au CDC-La Termitière et nello spazio<br />

Ankata (Burkina Faso, 2017).<br />

Nel 2019, ottiene il master ex.e.r.ce, études<br />

chorégraphiques, recherches et<br />

représentations à ICI-CCN Montpellier-<br />

Occitanie e presso l’Università Paul Valery 3.<br />

Dal 2020, esplora l’universo della<br />

performance et le possibilità che offrono gli<br />

spzai alternativi ad Abidjan all'interno del<br />

collettivo TRIPLE A.<br />

E’ interprète per Being(s)(a) part, un<br />

progetto del coreografo néo-zélandese<br />

Oliver Connew autore della natura ecologica<br />

del nostro essere e del nostro divenire<br />

reciproco. Ha inoltre collaborato con Nadia<br />

Beugré (Côte d'Ivoire, 2020-2021),<br />

Christiane Emmanuel (Martinique, 2021) et<br />

Abdoulaye Konate (France,2021).<br />

Nahibly, une histoire AGAIN est sa deuxième<br />

création solo.


T A N G O


T A N G O<br />

L’apporto del tango alla cinematografia argentina ed<br />

internazionale può considerarsi storicamente generosa e<br />

consolidata in un rapporto robusto e duraturo. A partire dal 1897,<br />

quando fu girata la pellicola “Tango argentino”, lungo tutto il<br />

percorso del cinema muto, i temi della musica popolare<br />

rioplatense entrarono di diritto tra i più utilizzati, insieme ai<br />

protagonisti della Guardia vieja, i quali ebbero un nuovo<br />

strumento di visibilità e popolarità.<br />

Diversi furono i tentativi, spesso maldestri, di applicare il suono<br />

alle pellicole del cinema dei primi anni del Novecento. Angel<br />

Villoldo, pilastro dei primi decenni del tango, provò con un<br />

fonografo a sincronizzare suono e immagini in diversi<br />

cortometraggi, ottenendo un risultato più casuale che voluto. In<br />

effetti, l’accompagnamento musicale delle pellicole per tutto il<br />

primo ventennio del Novecento fu a carico di pianisti che, nelle<br />

prime sale cinematografiche o nei teatri, suonavano dal vivo<br />

mentre le immagini dei film scorrevano proiettate. Nel 1917<br />

apparvero nelle pellicole “Flor de durazno” e “¡Federación o<br />

muerte!”, ovviamente senza cantare, Carlos Gardel e Ignacio<br />

Corsini, due icone del tango canción di quegli anni.<br />

Locandina film Tango! 1933 diretto daosé Luis Moglia Barth.<br />

Eugène Py regista di La bandera argentin (1897)<br />

Nel 1917 apparvero nelle pellicole “Flor de durazno” e<br />

“¡Federación o muerte!”, ovviamente senza cantare,<br />

Carlos Gardel e Ignacio Corsini, due icone del tango<br />

canción di quegli anni. La produzione cinematografica<br />

legata alle tematiche tanguere proseguì per i lustri<br />

successivi, fino ad arrivare al primo film sonoro prodotto<br />

in Argentina nel 1933 e dedicato interamente al Tango<br />

ed ai suoi interpreti: “¡Tango!” di José Luis Moglia Barth.<br />

Il cast d’eccezione fu composto da illustri musicisti e<br />

cantanti di Tango, affiancati da popolari attori argentini.<br />

Infatti, compaiono Juan D’Arienzo, Osvaldo Fresedo,<br />

Edgardo Donato, Pedro Maffia, Luis Visca, Tita Merello,<br />

Mercedes Simone, Azucena Maizani, Libertad Lamarque<br />

e molti altri ancora.<br />

Il successo del film amplificò la popolarità dei<br />

protagonisti e marcò l’inizio di una nuova tappa storica<br />

della cinematografia argentina, la quale acquisì un<br />

riconoscimento internazionale importante che facilitò<br />

l’esportazione del Tango in tutto il mondo. Attraverso il<br />

canale cinematografico si venne a creare un<br />

immaginario sociale molto marcato sul Tango e su tutto<br />

ciò che fosse legato ad esso. Il cinema opera da vettore<br />

di massa, sdoganando l’idea di un Tango primitivo e<br />

radicalizzato negli strati più bassi della società, per<br />

proiettarlo verso un pubblico più ampio, un affascinante<br />

fenomeno esotico per i salotti europei, fautore di<br />

immaginifiche avventure.


T A N G O<br />

Carlos Gardel, ad esempio, accrebbe il proprio successo anche grazie alle<br />

esperienze con la Paramount di New York; film come “Melodia de arrabal”<br />

(1931), “Tango a Broadway” (1934), “Tango Bar” (1935), “El Dia que me<br />

quieras” (1935) fecero conoscere al mondo americano ed europeo le note del<br />

Tango canción e posero una solida base per diffondere la cultura musicale<br />

rioplatense oltre i confini nazionali.<br />

Il contributo del cinema per la storia ed il destino del Tango si rivelò nella<br />

capacità di fissare nella memoria collettiva un’iconografia sociale fatta di<br />

simboli, tematiche, luoghi e caratteristiche legate al mondo del Tango; in<br />

alcuni casi fu il cinema a creare ex novo degli stereotipi che hanno<br />

attraversato i decenni per giungere inalterati fino a noi. Pensiamo<br />

all’immagine del tanguero con la rosa in bocca, una pura invenzione<br />

cinematografica con tanto di nome, cognome e data: Rodolfo Valentino ne “I<br />

quattro cavalieri dell’Apocalisse” del 1921.<br />

In effetti, in questo contesto è necessario distinguere tra le pellicole prodotte<br />

dalle produzioni argentine per il pubblico argentino e quelle realizzate negli<br />

Stati Uniti per una platea internazionale. Mentre il primo si mantiene collegato<br />

a narrare il Tango così come era vissuto nella sua zona di origine, dando<br />

lustro a persone e fatti, il secondo sviluppa una mitologia del Tango<br />

evidenziando elementi spesso immaginifici che ne restituiscono un’idea<br />

romanzata, fatta di passione e romanticismo che tutt’ora è fissata nella<br />

concezione occidentale.<br />

Frutto di questo processo di narrazione sono le diverse pellicole che hanno il<br />

Tango come collante narrativo o cornice emotiva entro la quale si sviluppa il<br />

racconto cinematografico: “Ultimo tango a Parigi”, “Lezioni di Tango”,<br />

“Assassination Tango”, “Shall we dance?”, “Mr and Mrs Smith”, “Profumo di<br />

donna”, “Tango Bar” e molti altri ancora.<br />

In conclusione, Tango e Cinema mostrano una permanente relazione tra<br />

passato e presente che attraversa la storia di entrambi. Attraverso il cinema e<br />

le storie di Tango fu possibile la rappresentazione e l’esportazione della<br />

modernità socioculturale dell’Argentina a partire dagli anni ’30; questo<br />

processo ha generato nuove forme di mercato e di attrazione per il pubblico<br />

internazionale, ma al tempo stesso, ha dato vita a stereotipi che hanno fatto<br />

breccia nella memoria collettiva fissandosi per sempre nell’immagine<br />

multiculturale ed internazionale del Tango di oggi.


T A N G O<br />

"UNA LINGUA PER IL TANGO"<br />

Il tango come parte della vita e della letteratura rioplatense. Un esempio.


T A N G O<br />

Abbiamo chiuso il precedente intervento accennando alla<br />

presenza di elementi letterari del tango in romanzi e racconti di<br />

autori come, uno su tutti, Osvaldo Soriano, che stavolta citiamo<br />

nell’emblematico romanzo Un’ombra ben presto sarai (Einaudi,<br />

1990), titolo preso da un tango reso celebre da Carlos Gardel,<br />

Caminito, con musiche di Juan de Dios Filiberto e testo di<br />

Gabino Coria Peñaloza, un tango che, per inciso, è così radicato<br />

nella vita di Buenos Aires da aver dato il nome alla via Caminito<br />

(in spagnolo vicoletto), museo a cielo aperto nel cuore del<br />

quartiere de La Boca; l’altro aspetto che avevamo lasciato in<br />

sospeso era legato alla presenza di stralci di testi di tango nelle<br />

espressioni popolari della quotidianità rioplatense. A tal<br />

proposito vogliamo concentrarci su un nome meno conosciuto e<br />

per di più non bonaerense e nemmeno argentino: l’uruguaiano<br />

Mauricio Rosencof, montevideano, e in particolare su un suo<br />

titolo, Una gondola attraccata all’angolo (Stile Spiccio, 2016)<br />

Una breve presentazione dell’autore, fondamentale<br />

nell’inquadrarne le scelte letterarie: Mauricio Rosencof nasce nel<br />

1933 a Florida, cittadina dell’entroterra uruguaiano a un<br />

centinaio di chilometri da Montevideo. I suoi genitori e suo<br />

fratello sono nati in Polonia e poi finiti in America del Sud in<br />

quanto ebrei in fuga dallo sterminio nazista. L’ebraismo della<br />

famiglia Rosencof non è molto fervido, o per lo meno non lo è<br />

quanto il loro socialismo. È in questo clima culturale degli anni<br />

’50-’60, ormai giornalista e scrittore a Montevideo, che El Ruso,<br />

come da suo obbligatorio soprannome (in Argentina e Uruguay<br />

chi è nato a oriente della Germania è ruso, come tutti gli asiatici<br />

sono chino e gli italiani tano) si avvicina definitivamente ai<br />

movimenti politici, fino a diventare uno dei capi del Movimento di<br />

Liberazione Nazionale – Tupamaros che si oppone al clima<br />

politico che poi porterà alla dittatura militare (1973-1985).<br />

Proprio agli albori della dittatura Rosencof viene arrestato,<br />

insieme ad altri otto dirigenti del Movimento, nel 1972 (tra gli altri<br />

l’iconico futuro presidente José ‘Pepe’ Mujica). Verranno tenuti<br />

come ‘ostaggi’ della giunta militare per undici anni in condizioni<br />

disumane, in celle sotterranee di 1 metro per 2. Eppure, anche<br />

qui scriverà poesie, tra le più alte vette raggiunte dalla resilienza<br />

umana (Discorsi con l’espadrilla, Ponte Sisto, 2009).<br />

Una volta fuori, sopravvissuto, si dedica alla politica e alla<br />

scrittura e, limitandoci alla scrittura, compone una serie di<br />

racconti e di romanzi che si muovono tra il suo vissuto recente,<br />

quindi la prigionia e l’obbligo morale che sente nel dover<br />

tramandare la memoria, e il suo vissuto “di prima”, quello dell’età<br />

più spensierata e leggera dell’adolescenza, sia per il Paese sia<br />

per lui. E proprio in quegli anni, nella Montevideo a cavallo tra i<br />

’50 e i ’60, ambienta il romanzo in questione, Una gondola<br />

attraccata all’angolo. Senza scendere nei dettagli dell’opera,<br />

ricca —come si evincere dal titolo— degli elementi del realismo<br />

magico, cioè di quella magia o soprannaturalità che si fonde<br />

naturalmente con l’aspetto più concreto e realistico, possiamo<br />

comunque dire che l’ambientazione è popolare, quella di un<br />

quartiere del centro storico abitato da personaggi altrettanto<br />

popolari; uno dei centri focali del quartiere, come spesso<br />

succede nei paesi o nei quartieri delle città, è rappresentato dal<br />

boliche (bar), tra i cui parroquianos (clienti) spiccano Malasorte,<br />

detto L’Umanista, uomo dei numeri della quiniela (una sorta di<br />

gioco del Lotto), don Pedro il Ciabattino, vecchio solitario, Il<br />

Vecchio Pratto, carnale e scontroso, Basso Il Cieco, capace di<br />

vedere più facilmente l’invisibile immaginario che un piatto di<br />

fagioli e Foto León, ritrattista del quartiere. Abbandonando la<br />

trama, possiamo vedere i personaggi in questione spesso<br />

descritti attraverso le parole di un tango o intenti essi stessi a<br />

cantarne o fischiarne o ascoltarne uno.


T A N G O<br />

Don Pedro il Ciabattino ci viene presentato così: «Cinquant’anni, come<br />

il Giuseppe di un tango, “tuque, tiqui, taque, fatica don Giuseppe”»<br />

(pag.28), riferimento al tango del 1930 Giuseppe el zapatero, scritto e<br />

musicato da Guillermo Del Ciancio.<br />

Oppure Malasorte che cercando di spiegare l’amore ai suoi compagni<br />

dice «Ma quello che succede a una persona è magico, come<br />

un’insolazione, una febbre. Le cambia la vita, cambia forma. Mi<br />

riferisco all’interiore, non parlo di comportamenti; è tutta un’altra cosa<br />

[…]. Oppure l’amante che nel boliche ti canta: Eche, amigo, nomás,<br />

echeme y llene hasta el borde la copa de champán, que esta noche<br />

de farra y alegría, el dolor que hay en mí alma quiero ahogar. Perché<br />

tutto questo, amico? E lui confessa: Yo la quise, muchachos, y la<br />

quiero […]. Qualcuno smette addirittura di mangiare —astemia—;<br />

strano: di fumare non smette nessuno» (pag.42).<br />

È il testo di un tango del 1926 scritto da Francisco Canaro e Juan<br />

Andrés Caruso che nella parte in spagnolo dice “Versa, amico, versa e<br />

basta, versa e riempi fino all’orlo il bicchiere del mio vino, che in<br />

questa notte di felicità e baldoria il dolore che ho nell’anima<br />

annegherò. […]L’ho amata, ragazzi, e l’amo ancora”. Oppure ancora<br />

Malasorte e Basso Il Cieco che riflettono sul lunedì: «Malasorte aveva<br />

detto in diverse occasioni che il lunedì era un giorno da saltare, che si<br />

doveva scivolare da domenica a martedì; il lunedì si passava in<br />

pantofole e, a chiosa, Basso Il Cieco, uomo di tango, aveva intonato:<br />

El almanaque nos canta que es lunes/ que se nos viene una nueva<br />

semana/ que ha terminado la vida bacana/ y quién te banca ese día,<br />

corazón» (pag.56), cioè “Il calendario dice che oggi è lunedì/ che è<br />

appena iniziata una nuova settimana/ che è già finita la vita<br />

spensierata/ chi ti ripaga di quel giorno, cuore mio”, che sono le parole<br />

del tango Lunes, musicato da José Luis Padula nel 1923 a cui<br />

Francisco García Jiménez aggiunse il testo nel 1939.<br />

Come si vede, i testi e le musiche del tango servono anche<br />

a spiegare delle situazioni di vita, a identificarle e<br />

riconoscerle. Sono parole che saltano fuori quasi<br />

autonomamente dalle bocche dei personaggi, tanto sono<br />

state interiorizzate e tanto fanno parte della propria<br />

personalità, immediate e quasi involontarie, come dei tic.<br />

Un ultimo esempio: uno dei protagonisti lasciato un po’ in<br />

disparte, Mario ‘Negro’ Inverno, proprietario della gondola<br />

del titolo con la quale se ne va in giro triste alla ricerca di un<br />

amore, si blocca improvvisamente, «Poggiò la schiena alla<br />

poppa, puntò i piedi delle dita nude sul fondo del canale<br />

[…] e siccome non era profondo, puntò pure un ginocchio<br />

sulla chiglia; non la smosse di un’unghia». La reazione che<br />

ha è semplice e non può che essere questa: «”Anclao en<br />

Paris” (pag.89), mormorò, da amante di tango», cioè<br />

Inchiodato a Parigi, omonimo titolo del tango del 1931<br />

scritto da Guillermo Barbieri e Enrique Cadícamo, nel quale<br />

si canta di un emigrante argentino in Francia che non può<br />

tornare in patria.<br />

Può bastare così per rendere l’idea. Sicuramente quello di<br />

Rosencof non è l’unico esempio al riguardo ma è uno dei<br />

più significativi perché la vitalità del tango è resa<br />

pienamente in ambienti geografici e sociali, e anche<br />

temporali, nei quali si percepisce come circolasse e girasse<br />

per le vie di Montevideo o di un’altra città di radio in radio,<br />

da finestra a finestra, di strada in strada, proprio come il<br />

sangue che si diffonde fin nei capillari dando vita a un<br />

intero corpo, in questo caso chiamato Montevideo.


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P I T T U R A<br />

Libertà immaginativa di un architetto pittore.


P I T T U R A<br />

Per capire Paolo Mancini e la sua pittura bisogna salire a Neviano<br />

degli Arduini, 500 metri di altezza, appennini sopra Parma. Oppure<br />

percorrere le sponde del fiume Po, quelle che dividono la bassa<br />

Lombarda dall’Emilia, sponde che furono di Guareschi e Zavattini e<br />

dei grandi narratori emiliani. Sponde che videro la fuga tedesca e la<br />

liberazione angloamericana, popolazioni disperate per la rottura<br />

degli argini di un fiume che, impassibile al mondo, continua il suo<br />

lento percorso verso il mare.<br />

A Neviano lo sguardo si può distendere tra le linee dolci delle<br />

colline, un po' come doveva accarere per lo sguardo di Giorgio<br />

Morandi quando si rifugiava a Grizzana, stessi appennini, una<br />

sessantina di chilometri più in giù. Paolo Mancini, toscano,<br />

empolese di nascita, emiliano e padano di adozione, si è scoperto<br />

pittore da queste parti. Lui stesso cita il nome di questo paese<br />

appartato con un po' di pudore, come se si trattasse di condividere<br />

un segreto molto intimo. Mancini oggi abita, dipinge e insegna a<br />

Parma. E nella lenta, profonda metabolizzazione del suo destino di<br />

pittore che viene dall’architettura (laureato a Firenze), il paesaggio<br />

che lo circonda non è mai stato un elemento secondario. A Neviano<br />

poi Mancini ha potuto imbattersi in un quasi provvidenziale incrocio<br />

proprio tra paesaggio e architettura. Un’architettura talmente<br />

innestata nel paesaggio da farsi idealmente unità e da<br />

rappresentare nella sua biografia un passaggio di mano: dal<br />

costruire con pietre al costruire con le linee e i colori sulla tela. Il<br />

riferimento è alla bellissima pieve romanica di Santa Maria Assunta<br />

gloria artistica per Neviano (è un monumento nazionale): un<br />

aggregato dolce e potente di pietre depositate secondo un ordine<br />

semplice e misterioso nella frescura di un bosco. Poco distante, in<br />

frazione Scurano, un’altra pieve alza una facciata dalle forme che<br />

non possono non aver segnato l’occhio di Mancini: una facciata<br />

larga, di un romanico improvvisamente addolcito, con gli spioventi<br />

del tetto che sembrano voler seguire le linee morbide delle colline.<br />

È lì che. Proseguendo in questo percorso di libertà immaginativa, lo<br />

sguardo dell’architetto è confluito con molta naturalezza in quello<br />

del pittore. Punto di contatto tra le due identità è infatti la ricerca<br />

paziente e ostinata delle geometrie delle forme. Una vocazione a<br />

intercettare e ricomporre l’ordine che sta all’origine delle cose. Così<br />

per Mancini la pittura si è trasformata in un percorso paziente per<br />

fare, come lui dice “un’immagine nuova dentro un percorso antico”.<br />

È un cammino sul bordo di un limite, in cui la figurazione non può<br />

essere persa ma non deve diventare uno schema. O, come lui dice,<br />

“non deve prendere un aspetto troppo reale”. Ecco allora che il<br />

lavoro consiste nel non farsi prendere in trappola dai dettagli. “La<br />

macchia diventa lo strumento per essere fedele alle cose, per<br />

renderne le linee, senza cadere nella pedanteria”, racconta<br />

Mancini. Tra i suoi referenti cita anche un grande fotografo: Luigi<br />

Ghirri. Un poeta della pianura, che con il suo obiettivo ha narrato un<br />

paesaggio umano, sempre sfuggendo da ogni descrittivismo. La<br />

fotografia di Ghirri, infatti, sembra aver fatto di una delle componenti<br />

atmosferiche del paesaggio padano, la nebbia, un filtro per lo<br />

sguardo. La realtà resta attutita nel suo impatto, meno descritta ma<br />

più profonda. È una lezione che Mancini ha assimilato, mostrando<br />

quasi una sorta di devozione verso quel grande fotografo che ha<br />

segnato lo sguardo di tanti.<br />

Per Mancini questo approccio è originato anche da una vocazione<br />

istintiva al rispetto nei confronti di tutto ciò che, essendo stato<br />

creato, viene vissuto come un dono. La sua pittura, perciò, è piena<br />

di pudore; pittura che non si impone ma che sembra quasi lievitare<br />

da dentro la tela.<br />

Bosco al Lago Santo<br />

Lungo il Po<br />

Nasce a Empoli, in provincia di Firenze, il 17 <strong>Gennaio</strong><br />

1963. Si laurea presso la Facoltà di Architettura<br />

dell’Università di Firenze. Consegue presso l’ateneo<br />

fiorentino il dottorato in Disegno dell’ambiente e dei<br />

monumenti, X° ciclo. Ha svolto la professione di architetto<br />

dal 1992 al 2010 con importanti incarichi pubblici e privati.<br />

Vive e lavora a Parma dal 1995.<br />

Ha insegnato materie del disegno presso varie facoltà di<br />

Architettura (Firenze, Parma, Politecnico di Milano - facoltà<br />

di architettura, sede di Milano e Mantova, Politecnico di<br />

Milano). Attualmente è docente incaricato di Strumenti e<br />

Tecniche del disegno presso la facoltà di Design al<br />

Politecnico di Milano e docente di Arte e Immagine e Storia<br />

dell’arte - Disegno Geometrico presso la Scuola Superiore<br />

di Primo e Secondo Grado dell’Istituto S. Benedetto a<br />

Parma. Ha coltivato e educato l’amore per il disegno ed il<br />

colore a Firenze. Dal 2005 inizia ad esporre in alcune<br />

gallerie della città di Parma, Pisa, Montecatini, Forte dei<br />

Marmi, Kirov, S. Pietroburgo e Asola. Il tema a cui<br />

continuamente ritorna nei suoi disegnie quadri è il<br />

paesaggio rurale e fluviale. I suoi quadri hanno trovato<br />

casa in Toscana, Emilia, Lombardia, Germania, Russia e<br />

Francia.<br />

(Testo estratto da Arbiter, Agosto 2016, scritto di Giuseppe<br />

Frangi)


P I T T U R A<br />

Panni Stesi<br />

Tacquino<br />

Albero<br />

Alberi sul Po-acquarello<br />

Lungo il Po


C E R A M I C A<br />

L E L A M P A D E C H E C O N Q U I S T A N O<br />

I S A L O T T I B U O N I<br />

ll primo pezzo di ceramica di Luca Fochetti era una tazza. Diventa un po’ timido quando<br />

ne parla adesso, e ride quando pensa a quanto fosse ingenuo allora.<br />

Era adolescente quando si interessò per la prima volta alla ceramica.<br />

Ora, superati agilmente i quarant’anni, le lampade che realizza, rigorosamente a mano,<br />

fanno bella mostra nei vari “salotti che contano” rischiarando scaltri imprenditori e brava<br />

gente dello spettacolo.<br />

Lo studio di Luca Fochetti è scarno, con pareti bianche di blocchi di cemento e scaffali<br />

pieni di creazioni in attesa di essere smaltate.<br />

Pacato e modesto, Fochetti da bambino sognava principalmente di essere atleta<br />

professionista ma plasmare un pezzo di argilla gli ha donato le stesse sensazioni che lo<br />

sport gli procurava, asserisce convinto.<br />

"È una forma di meditazione", dice il simpatico Luca “Non puoi davvero pensare ad altro.<br />

Finisci per controllare il respiro riempendoti la mente. Perché se non presti attenzione,<br />

inevitabilmente finirai per rovinare tutto". E modellare è solo l'inizio del processo. "Se un<br />

pittore ha dovuto tessere la sua tela prima di iniziare a dipingere, io ho imparato a<br />

concertarmi ancor prima di acquistare l’argilla", dice convinto.<br />

Durante il lockdown ha approfondito gli studi di ceramica cambiando il suo modo di<br />

pensare. “Stare in quella condizione sospesa che ha toccato ognuno di noi, ha portato<br />

dentro di me un grande mutamento, ed ho deciso, ad esempio, di prestare più attenzione<br />

ai dettagli. Ho riflettuto sul vero artigianato, fatto di linee all’apparenza non perfette ma<br />

concrete, reali, vere. Ho creato qualcosa che resiste alla prova del tempo ma anche<br />

esteticamente gradevole”.<br />

Sulla spinta della motivazione ritrovata, ha iniziato a realizzare accurate lampade da<br />

tavolo che oggi sono il suo pezzo distintivo. Aspira a farne di ognuna un cimelio, qualcosa<br />

che verrà tramandato di generazione in generazione, crescendo di valore.<br />

“C'è una bellezza organica. È un'opera d'arte che puoi mettere su un tavolo invece che su<br />

un muro”, asserisce tra il serio ed il faceto Luca.<br />

Fochetti percorre una linea delicata di perfetta imperfezione. Tra le più richieste, la<br />

lampada gialla e verde con tantissimi puntini bianchi in rilievo, come fossero gocce perlate<br />

di neve. Scoprì questa tecnica per caso, quando in un forno troppo caldo lo smalto si<br />

sciolse più di quanto avesse voluto. Molti dei suoi modelli e colori sono ispirati alla musica<br />

e alla natura. Quando guarda gli smalti che ha creato, dice, pensa di "volare dentro un<br />

pentagramma composto da incredibili colori che si mescolano tra loro". La curiosità di<br />

Luca Fochetti è un minerale insolito da cui si forma tutta la conoscenza.


V E T R O<br />

‘La perla, mediatrice di cultura, è ancora un mondo da scoprire: i<br />

luoghi, le persone, il gergo, le memorie, il saper fare’: Marisa<br />

Convento, Vicepresidente del Comitato per la salvaguardia<br />

dell’Arte delle Perle Veneziane, racconta una parte fondamentale<br />

della storia del Vetro: quella della Perla: la tradizione delle conterie,<br />

che oggi vive di solo deposito (risorsa, quindi, limitata).<br />

Lavorazioni complesse: di più passaggi, implicavano precisione e<br />

perseveranza. Lavoro sociale, dedicato non solo alle donne. Due<br />

tecniche principali: perle a canna tirata (le piccole ‘conterie’ o le<br />

‘rosette’, dette anche Chevron, lavorate a strati e poi molate una<br />

ad una) e perle di vetro avvolto, dette tradizionalmente ‘a lume’<br />

(lavorazione che comprende tipologie come le fiorate, le<br />

sommerse, il mosaico millefiori di murrine). Per le piccolissima<br />

perline di conteria vitrea veneziana, l'ultimo passaggio, che<br />

doveva costare di meno, era compito dell’Impiraressa<br />

(l’infilatrice). Spesso svolgeva il lavoro a casa. Perlai e<br />

impiraperle - due mestieri distinti, ma interconnessi.<br />

Tradizione ricca, che rappresenta un legame, un modo di comunicare<br />

e di esprimersi, creare forme e linguaggi, simbologie, lettere,<br />

attraverso un elemento complesso e minuscolo (che era anche merce<br />

di scambio). Le matasse, quali spesso vediamo nelle<br />

rappresentazioni, fungevano da metodo comodo, adottato per il<br />

trasporto, in modo tale che le singole unità stessero raggruppate.<br />

Tradizione, che ha avuto massima espansione tra l’Ottocento e il<br />

Novecento, ora mansione non più necessaria, in quanto non ci sono<br />

più fornaci che producono perline di conteria, ma fioriscono invece i<br />

laboratori di creazione della perla a lume e la semplice infilatura a<br />

scopo di trasporto si è evoluta in creazione di oggetti e di bijoux.<br />

Entrambe le professioni sono fiore all’occhiello dell’artigianato<br />

artistico locale. Marisa Convento lavora e porta avanti il<br />

messaggio dal cuore di Dorsoduro - presso la Bottega Cini.<br />

di Assia Karaguiozova<br />

Ph Assia Karaguiozova<br />

http://Marisaconvento.it<br />

@assiakaraguiozova


M O S T R A<br />

di Assia Karaguiozova<br />

Si incontrano di nuovo a Le Stanze del Vetro (Isola di San Giorgio Maggiore), Fondazione Giorgio Cini.<br />

In un percorso ipnotico sono messi a confronto due artisti paritari, che esaltano il vetro in modo completamente diverso -<br />

uno molto articolato nelle lavorazioni, carico e complesso; l’altro, fa spiccare ad occhio inesperto l’essenza nordica nella<br />

pulizia delle forme e nella netta distinzione dei colori. Da soffermarsi e guardare nei dettagli, si trovano alcune particolarità<br />

molto rare per l’approccio contemporaneo.<br />

@assiakaraguiozova


M O S T R A<br />

Questa volta in Vetro!<br />

Arriva maestoso a Murano Sir Tony Cragg.<br />

di Assia Karaguiozova<br />

@assiakaraguiozova<br />

Ed ecco il confronto con un creativo, che è l’esatto opposto di<br />

me: si presenta come un non designer e non artista concettuale<br />

- due persone semplici, che amano la trasformazione della<br />

materia - quale linguaggio dell’anima.<br />

Tony porta al Museo del Vetro il suo stile, attraverso le forme,<br />

che abbiamo più volte osservato in giro per il Mondo - in<br />

marmo e in metallo, soprattutto … e poi due cuori, dentro dei<br />

corpi trasparenti, delle bottiglie infilzate (una si è rotta, porta<br />

bene, dice la tradizione), dei barattoli sabbiati, pieni di<br />

conserve – un’ esposizione ricchissima, varia, divertente,<br />

mostri dentoni compresi. L’espressione del vetro - impeccabile<br />

(realizzata da Berengo), l’illuminazione perfetta e suggestiva<br />

(aspetto non trascurabile). Tony, so happy to have met you!<br />

Good luck!


M O S T R A<br />

Venezia; La Fondazione, Roma. Tra le sue pubblicazioni: Artiste a Porno nella prima metà del ’900 (2000); Arte<br />

contemporanea: dal minimalismo o/le ultime tendenze (2010),- Arte contemporonea. Il nuovo m///ennio (2013). Iniziata nel<br />

2010 sotto la direzione curatoriale di Pier Paolo Pancotto, la serie Art CIub presenta a Villa Medici il Iavoro di artisti<br />

contemporanei internazionali, in uno spirito di apertura aIle più svariate forme di creazione. Tra gli artisti esposti di recente:<br />

Mircea Cantor, NamsaI Siedlecki, Achraf Touloub, Arcangelo Sassolino, Julius von Bismarck, Marinella Senatore, Lili Reyna<br />

ud-Dewa r, Cyprien G illard... villa medici.it/a rt-club/<br />

A proposito deII’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici: Fondata nel 1666 da Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma<br />

— Villa Medici è un’istituzione culturale francese avente sede dal 1803 a Villa Medici, villa del XVI secolo circondato da un<br />

parco di sette ettari e situata sulla collina del Pincio, nel cuore di Roma. Ente pubblico dipendente dal Ministero della<br />

Cultura francese, l’Accademia di Francia a Roma — Villa Medici svolge tre missioni complementari: ospitare artisti e artiste,<br />

creatori e creatrici, storici e storiche dell’arte di alto livello in residenza annuale o per soggiorni più brevi; realizzare un<br />

programma culturale ed artistico che interessa tutti i campi dell’arte e della creazione e che si rivolge ad un vasto pubblico;<br />

conservare, restaurare, studiare e far conoscere al pubblico il proprio patrimonio architettonico e paesaggistico e le proprie<br />

collezioni. L’Accademia di Francia a Roma — Villa Medici è diretta da Sam Stourdzé.<br />

Artista<br />

Giuseppe Penone è nato nel 1947 a Garessio (Piemonte); vive e lavora a Torino. Nel 19ó8 inizia<br />

l’attività espositiva ed entra a far parte del gruppo di artisti deII’Arte Povera. Nelle sue sculture e<br />

installazioni il processo di attuazione è parte integrante dell’opera e sono le azioni compiute<br />

daII’artista in rapporto dialettico con quelle naturali che danno forma a una materia, di volta in volta<br />

diversa, svelandone l’aspetto fantastico. L’albero, che Penone considera “l’idea prima e più<br />

semplice di vitalità, di cultura, di scultura”, è un elemento centrale nel suo Lavoro. Nel 2007<br />

rappresenta l’ItaIia alla 52º Biennale di Venezia; nel 2013, espone le sue sculture monumentali nei<br />

giardini della Reggia di Versailles. L'artista ha presentato diverse mostre personali, in particolare al<br />

Centre Pompidou (Parigi, 2004), al Rijksmuseum (Amsterdam, 2016) e alla Biblioteca nazionale di<br />

Francia (Parigi, 2021).


M O S T R A<br />

a cura della redazione<br />

Dopo la grande mostra personale organizzata nel 2008 da Richard Peduzzi,<br />

Giuseppe Penone torna oggi a Villa Medici con un progetto ideato appositamente<br />

per le stanze storiche del cardinale Ferdinando de’ Medici. Fino al 27 febbraio<br />

2022; l’artista presenta quattro opere emblematiche della propria poetica: Vaso<br />

(1986) in ceramica e gesso, Il vuoto de/ vaso (2005) in terracotta bianca e<br />

radiografie, e Avvolgere la terra/vaso (2005) in terracotta bianca e gesso, il video<br />

Ephemeris (2O16) e cinque sculture in terracotta e bronzo dal titolo Terra su<br />

Terra/bacile (2005). Mentre l’esposizione del 2008 era presentata negli spazi più<br />

emblematici e maestosi di Villa Medici, l’artista occupa questa volta un luogo dal<br />

carattere più intimo: le stanze private del Cardinale Ferdinando de’ Medici (la<br />

stanza degli Elementi, la stanza delle Muse, la stanza degli Amori di Giove). Per<br />

questo progetto, Giuseppe Penone cerca di mettere in valore la singolarità degli<br />

spazi presentando tre opere che mettono in discussione il materiale e il concetto<br />

di scultura. Ne è un esempio l’opera Vaso, composta di una ciotola di ceramica<br />

che ospita un vaso di gesso la cui silhouette destrutturata porta l’impronta delle<br />

mani dell'artista, facendo eco alle funzioni private, quasi domestiche, del luogo<br />

che Io ospita. L’impronta dell'artista si trova anche nell'opera Il Vuoto del Vaso,<br />

una composizione formata da un vaso incorniciato da tre radiografie di mani, che<br />

gioca sulla materialità delle forme e sulla Ioro percezione visiva. Infine, l'incontro<br />

tra gesto e materia si ritrova nella terza opera, Avvolgere la terra - vaso (2005),<br />

realizzata in terracotta, sintesi di una forma universa le che sottolinea il<br />

complesso legame tra uomo e natura. La terracotta è il materiale di cui è<br />

composto anche il vaso al centro del video Ephemeris, appartenente<br />

aII’omonimo ciclo del 2016, come pure dei bacili sorretti da basi di bronzo<br />

ispirate, anch’esse, a elementi vegetali nella serie Terra su terra — bacile (2005).<br />

Progetto presentato con il sostegno della galleria GAGOSIAN.<br />

Informazioni pratiche: Le opere di Giuseppe Penone sono integrate al percorso<br />

delle visite guidate di Villa Medici, proponendo così un dialogo fra patrimonio e<br />

contemporaneità. Visite guidate in francese, italiano e inglese tutti i giorni,<br />

escluso il martedì. Per maggiori informazioni sugli orari e le tariffe: villa medici.it


L I B R I<br />

a cura della redazione<br />

Un ritorno alla scrittura nato come<br />

forma di giornalismo partecipativo in<br />

cui, senza alcuna pretesa, si<br />

sperimenta la condizione di blogger e<br />

influencer, passando per l'analisi di<br />

notizie, fatti di cronaca, interviste e<br />

riflessioni di una danzatrice<br />

professionista che ha scelto la scrittura<br />

come suo secondo mezzo di<br />

espressione.<br />

La danza si avvale del linguaggio del<br />

corpo per comunicare ciò che le parole<br />

non sempre riescono a spiegare, ed è<br />

proprio la danza che questo libro cerca<br />

di indagare e approfondire attraverso<br />

tematiche che spaziano tra contenuti<br />

più seri e argomenti leggeri.<br />

Un libro che si può leggere aprendo un<br />

capitolo a caso, tra una pausa caffè e<br />

qualche fermata di metropolitana.<br />

L'occasione per apprezzare gli aspetti<br />

positivi della rete, scegliendo di avere<br />

tra le mani ciò che in passato ha<br />

rappresentato una tra le forme<br />

principali di divulgazione.


L I B R I<br />

INVITO ALLA MUSICA<br />

Il libro del M° Rosario Ruggiero è un omaggio ai sostenitori dell’associazione no profit MusiCapodimonte<br />

a cura della redazione<br />

L’associazione MusiCapodimonte pubblica il libro del M° Rosario Ruggiero “Invito alla<br />

musica”, una guida minima al miglior godimento dell’arte dei suoni<br />

Il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte: “Le sue note al pianoforte nel salone<br />

degli Arazzi donano una magica atmosfera ai visitatori”<br />

Un libro in formato tascabile che guida il lettore, in forma semplice e chiara, alla scoperta<br />

delle varie forme musicali: la melodia, la fuga, il canone, la sinfonia, la sonata, il concerto,<br />

il preludio, la fantasia, la rapsodia, il melodramma e il ritmo per citarne solo alcuni. Il M°<br />

Rosario Ruggiero dà alle stampe “un’introduzione al messaggio musicale per quanti,<br />

adulti e fanciulli, intendano inoltrarsi nel magico mondo dell’arte dei suoni”, come recita la<br />

quarta di copertina.<br />

“Questo libro è nato perché è vero che la musica si sente con il cuore, ma diventa ancora<br />

più bella se la si assapora anche con il cervello – afferma il M° Rosario Ruggiero - Lo<br />

dimostra un’attività che svolgo nello splendido Museo di Capodimonte ogni fine<br />

settimana, oramai da anni. In quel museo è stato messo un pianoforte a coda, ed io lo<br />

suono, ma prima di eseguire le musiche, spiego il programma con poche parole. Il<br />

pubblico ascolta con attenzione e dopo è visibilmente contento, anche, e soprattutto,<br />

delle spiegazioni”.<br />

Un’attività unica nel suo genere, per continuità e frequenza, che il M° Ruggiero svolge<br />

ormai da quattro anni in collaborazione con l’associazione MusiCapodimonte, presieduta<br />

da Aurora De Magistris che spiega: “Le sue note al pianoforte riecheggiano tutti i<br />

weekend nel Salone degli Arazzi e la sua musica resta impressa nel ricordo dei visitatori<br />

come la colonna sonora della loro visita”.<br />

“Con la musica abbiamo portato di nuovo alla Reggia di Capodimonte la magia e l’incanto delle corti che l’hanno abitata” dice il direttore<br />

del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger che nella sua prefazione ringrazia l’associazione MusiCapodimonte e il M°<br />

Ruggiero per la sua capacità di trasmettere ai visitatori la consapevolezza nell’ascolto della musica donando un’atmosfera magica alla<br />

loro esperienza al museo. “Ogni domenica nella sala degli arazzi medievali che raccontano la battaglia di Pavia, il M° Ruggiero suona<br />

Domenico Scarlatti, Chopin, Liszt o Busoni. Interpreta con l'umore del giorno ma fa più che incantare con la sua musica, spiega ai<br />

bambini, e a volte ai genitori, come è fatto il suono del pianoforte, la lunga corda tesa e percossa, la cassa di risonanza, gli alti e i bassi,<br />

siccome è una delle più belle follie dell'umanità aver voluto organizzare i suoni, e pensate cosa c'è di più straordinario e più strano di un<br />

pianoforte?” dice Bellenger.<br />

Il libro “Invito alla musica” del M° Rosario Ruggiero è un omaggio ai sostenitori dell’associazione no profit MusiCapodimonte, riferimento<br />

per la musica popolare al Museo e Real Bosco di Capodimonte. info.musicapodimonte@libero.it


L I B R I<br />

UNA SPECIE DI MAGIA IO E FREDDIE<br />

Il nuovo romanzo di Francesco Santocono<br />

tratto dal cortometraggio omonimo che ha conquistato numerosi riconoscimenti<br />

È disponibile in libreria e negli store digitali con Algra Editore “Una specie di magia.<br />

Io e Freddie”, il nuovo romanzo di Francesco Santocono.<br />

Il protagonista è Andrea, uno studente dal carattere irruento che lo porta spesso a<br />

scontrarsi con la madre e il fratello di cui non accetta l’omosessualità. Frequenta<br />

una ragazza all’apparenza perfetta e amici poco affidabili che lo coinvolgono in risse<br />

e aggressioni. Ma, ben presto, tutte le sue certezze e le sue sicurezze crollano. A<br />

sostenerlo, nel ruolo di coscienza, è il fantasma della rockstar Freddie Mercury che,<br />

attraverso i suoi consigli, aiuterà il giovane a sconfiggere le sue paure e i suoi<br />

demoni interiori.<br />

“Una specie di Magia. Io e Freddie” tratta con estrema naturalezza temi come<br />

l’omofobia, il bullismo, l’HIV, la violenza sulle donne e il cattivo uso dei social<br />

network. Una storia che prende ispirazione dalle vicende reali di cui spesso si sente<br />

parlare al giorno d’oggi e casi che affollano la cronaca.<br />

a cura della redazione<br />

«La storia è inventata, seppur ispirata a personaggi esistenti; scritta innanzitutto per<br />

eliminare il luogo comune del binomio omosessualità-AIDS – afferma Francesco<br />

Santocono - Un romanzo in cui si dimostra che una malattia trasmissibile non è<br />

pericolosa in quanto tale, ma perché si muove in un contesto e vive nel contesto. Di<br />

conseguenza, dal punto di vista sociale, tutto ciò che ne fa da corollario diviene<br />

parte della malattia stessa. Mercury non è altro che la coscienza interiore del<br />

Francesco Santocono, nato a Catania<br />

(classe 1967), è giornalista, scrittore,<br />

regista e docente universitario.<br />

Ha iniziato la sua carriera occupandosi<br />

di arte, cultura e spettacolo. .<br />

Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche<br />

delle relazioni internazionali, da anni dirige l’unità<br />

operativa di Comunicazione Istituzionale<br />

dell’Arnas Garibaldi di Catania, uno dei più<br />

importanti enti ospedalieri siciliani. Per l’impegno<br />

profuso nel settore dell’informazione sanitaria, nel<br />

2006 ottiene il prestigioso riconoscimento<br />

internazionale riservato ai giornalisti “La Giara<br />

d’Argento”. Docente a contratto in alcune<br />

università italiane, conduce attualmente<br />

l’insegnamento di diritto sanitario presso l’Ateneo<br />

“Giustino Fortunato” di Benevento. Studioso<br />

appassionato di egittologia, nel 2017 scrive il<br />

dramma teatrale “Il loto e il papiro” con la<br />

prefazione del grande egittologo Zahi Hawass,<br />

testo che gli vale l’incarico di redigere il libretto<br />

dell’opera lirica “Tutankhamon”, con le musiche<br />

del Maestro Lino Zimbone, che il 4 novembre<br />

2022 inaugurerà il Grande Museo Egizio al Cairo.<br />

protagonista del libro, il quale inizia un percorso di resilienza guardando dentro se<br />

stesso».<br />

Al seguente link è visibile il video di presentazione del libro<br />

https://youtu.be/30q0dfB1RGs.<br />

Il libro “Una specie di magia. Io e Freddie” è tratto dall’omonimo cortometraggio,<br />

scritto e diretto dallo stesso giornalista e regista catanese nel 2019, che ha ottenuto<br />

numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso “Premio Massimo Troisi” (sezione<br />

“emergenti”).<br />

Il film, che ha visto tra gli interpreti Alessandro Haber, Stella Egitto, Gabriele Vitale,<br />

Luca Villaggio e Mario Opinato, è stato presentato in tutte le scuole superiori della<br />

Sicilia lo scorso 1 dicembre, in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS,<br />

nelle scuole superiori della Repubblica di San Marino, proiettato nel carcere minorile<br />

Bicocca di Catania e, nei prossimi mesi, in programma anche nell’Istituto di pena<br />

minorile di Caltanissetta.<br />

Il romanzo e il cortometraggio fanno parte della Campagna di sensibilizzazione<br />

contro il virus dell’HIV promosso dal Centro Studi delle Professioni Sanitarie per la<br />

Giustizia, presieduto dallo stesso Francesco Santocono e curato dall’agenzia di<br />

relazioni pubbliche Ajs Connection.


L I B R I<br />

SOLO UN GIORNO COME LE ROSE<br />

Recensione di Valetina Sanzi<br />

Rubrica a cura del blog<br />

"Il COLORE DEI LIBRI"<br />

<br />

http://ilcoloredeilibri.blogspot.com/<br />

MURDER BALLADS. Solo un giorno come le rose<br />

di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra<br />

Prezzo: € 22,00 | Ebook: € 10,99<br />

Pagine: 176| Genere: Horror<br />

Editore: Mondadori - Oscar Ink | Data di<br />

pubblicazione: 26 Ottobre 2021<br />

TRAMA<br />

Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra<br />

reinterpretano le murder ballads: storie di<br />

incubi, passioni, ossessioni. E sangue, tanto<br />

sangue. Bambini perduti nel bosco, amanti<br />

crudeli e folli, brigantesse, prostitute, assassini<br />

seriali.<br />

Quello delle Murder Ballads, letteralmente ballate assassine, può ormai essere<br />

definito a tutti gli effetti un genere a sé stante. Nate dalle ballate tradizionali in<br />

epoca medievale, come la denominazione stessa suggerisce, esse si occupano di<br />

narrare per lo più in musica di crimini e macabre morti, presentando uno schema<br />

ben definito nella maggioranza dei casi, ma soggetto a variazioni quando<br />

necessario. Ogni racconto spesso non si limita a rappresentare in maniera più o<br />

meno specifica lo svolgimento del delitto commesso, ma ne affronta antefatti e<br />

conseguenze, ricostruendo le atmosfere lugubri e impietose di quanto alla cronaca<br />

sopraggiunto.<br />

Che sia la vittima, l’omicida o una voce esterna a fungere da narratore rimane così,<br />

come a monito di una crudeltà umana ingiustificata e ingiustificabile, l’orrore da cui<br />

strofe e rime traggono ispirazione, capaci di rendere immortali avvenimenti<br />

altrimenti destinati a riempire solo la morbosa curiosità di chi del terrore vissuto da<br />

altri ne ha fatto una vera e propria ossessione.<br />

Molto più ricca e conosciuta, la letteratura musicale delle ballate omicide vanta tra le<br />

sue fila nomi memorabili, tra i quali spicca Nick Cave con i suoi Bad Seeds, di cui si<br />

ricorda uno dei suoi album più fortunati intitolato proprio Murder Ballads, ma non di<br />

minore importanza deve essere considerata quella fumettistica, che si arricchisce di<br />

un ulteriore omaggio grazie a Mondadori. Nella collana Oscar Ink si affacciano,<br />

infatti, il genio e l’estro di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra che,<br />

rispettivamente alla sceneggiatura e ai disegni, hanno dato vita a un fumetto<br />

intenso, emotivamente disturbante e accecante nella sua innaturale<br />

rappresentazione della follia della morte, eppure dotato di una rara sconvolgente<br />

bellezza: Murder Ballads. Solo un giorno come le rose racchiude cinque storie di<br />

sofferenza, perdita e annichilimento, cinque eventi realmente accaduti, di cui uno<br />

forte anche di una tenebrosa leggenda, che hanno cambiato per sempre le vite dei<br />

luoghi e di chi vi è rimasto.<br />

Bambini strappati alla vita per avidità, egoismo e autocelebrazione, amori nati dalla<br />

passione e per essa finiti in tragedia, famiglie annientate dalla lucida follia umana,<br />

desideri di felicità, bellezza e futuro ridotti in frantumi da una crudeltà senza<br />

precedenti: Bambini nel bosco, Giù al fiume, E poi non rimase nessuno, Brigantesse<br />

si muore e Solo un giorno come le rose condividono il sangue di un’unica mano,<br />

quella dell’uomo, capace di agire con ferocia e incapace di provare pietà e rimorso<br />

per le anime strappate al mondo senza movente alcuno.<br />

Tutte e cinque raccontate con lo stile proprio della cronaca, diretto e oggettivo, che<br />

non lascia spazio a niente che non sia il voler riportare i fatti nudi e crudi così come<br />

si sono svolti, le narrazioni riescono a destreggiarsi tra le emozioni e le sensazioni<br />

dei lettori, ponendoli di fronte ad una spietatezza senza regole, ragioni e<br />

giustificazioni, decisa ad insinuarsi tra le pieghe di un’umanità che dovrà fare di tutto<br />

per non soccombere a quella rabbia vendicativa che lenta freme e si infervora sotto<br />

la superficie placida dell’innocenza.<br />

Caratteri tipici delle ballate nere, dolore, disperazione e disincanto vengono<br />

perfettamente tracciati all’interno delle tavole di Daniele Serra, che dall’acquerello al<br />

carboncino dimostra di possedere e aver fatto proprie conoscenze e abilità<br />

incredibili: commuovono i primi piani dei volti consapevoli, anche solo per un<br />

istante, del proprio destino, terrorizzano gli sguardi glaciali dei carnefici, fanno<br />

rabbrividire i tetri boschi protagonisti loro malgrado della scelleratezza umana e così<br />

come l’acqua e la terra soffocano il grido limpido della vita, il nero e il grigio<br />

predominano spegnendo anche l’ultimo flebile bagliore dei sogni.<br />

Murder Ballads. Solo un giorno come le rose è molto più che una ricca e<br />

interessante antologia a fumetti: è la rappresentazione quasi perfetta della nera<br />

dissennatezza umana.


F O T O G R A F I A<br />

MICHELE FINI<br />

“FOTOGRAFO IN PASTA”<br />

di Davide Bilancia<br />

Foggia, ottobre/novembre 2021<br />

Passeggiando tra le opere in mostra al FotoCineClub m'imbatto in una<br />

rappresentazione alquanto incredibile.<br />

Guardandola riesco a vedere qualcosa che mi appartiene, che sento mio e<br />

mi chiama a rispondere; così, decido di organizzare un incontro con l'autore<br />

e quello che permea ed arriva a me dalla chiacchierata è una sorta di<br />

incontro del destino. La chiacchierata con lui mi insegna a prestare<br />

attenzione all'universo, come un osservatore che allo stesso tempo vede la<br />

trama della materia di cui siamo fatti e la racconta trasmettendo il messaggio<br />

in immagini. Partendo da quella fotografia, dal titolo "My God", riesco ad<br />

intravedere qualcosa e decido di andare a fondo nella questione così scopro<br />

una persona distinta nella sua semplicità, diretta e decisa con un lato<br />

sensibile che ne fa di lui l'artista e l'uomo che è.<br />

Chi è<br />

Michele Fini?<br />

"Per me la Fotografia<br />

non è un insieme di<br />

immagini ma è saper<br />

comunicare in modo<br />

ironico, semplice e<br />

diretto."<br />

46 anni, nasce a San Severo nel tavoliere delle Puglie. La sua più<br />

grande passione è la Pasta che produce da più di vent’anni nel pastificio<br />

in cui lavora. Nel 2017 si appassiona alla fotografia e decide di iscriversi<br />

al Circolo Fotografico “ESTATE 1826” di San Severo.<br />

Unendo queste due passioni, pasta e fotografia, ha scoperto e definito il<br />

suo stile fotografico ed il suo genere preferito, lo still life, scegliendo<br />

come modella la sua Pasta. La rende protagonista con racconti<br />

fotografici nei suoi viaggi mentali, che poi mostra al mondo narrandone le<br />

vicende nelle occasioni, come gli incontri fotografici, che lo vedono<br />

protagonista. È un artista internazionalmente riconosciuto e le sue<br />

fotografie hanno fatto il giro del mondo e per questo è stato insignito<br />

dell'onorificenza "Artista della Federazione Internazionale dell'arte<br />

fotografica" (AFIAP) al 73º Congresso nazionale della Federazione<br />

Italiana delle Associazioni Fotografiche (FIAF) a Bibbiena.<br />

"Oggi vi faccio vedere di che Pasta sono fatto", ci fa capire quanto sia<br />

importante la nostra terra ed il valore che ha per lui questo lavoro misto<br />

all'arte fotografica.<br />

Protagonista assoluto di queste vicende fotografiche che lasciano il<br />

segno. Una persona che senza dubbio porta la fotografia su un altro<br />

livello comunicativo, talvolta sembra metafotografia, altre volte è<br />

disarmante la sua abilità nel creare racconti vividi e sentimentalmente<br />

puri degni un un artista completo. Sono opere esplicite che mostrano<br />

l'essenza del suo cammino verso il ritrovamento di sé, attraverso la<br />

fotografia, durante e dopo duri colpi emotivi.


F O T O G R A F I A<br />

Libera-mente<br />

Manipolazioni<br />

Made in Italy<br />

Da grande<br />

Rinascere<br />

Lumacone's family<br />

La primavera dentro


F O T O G R A F I A<br />

D<br />

(ST)ANZE<br />

La danza si ispira anche<br />

alla storia dell'arte e alle<br />

varie iconografie di figure<br />

abbandonate al sonno, al<br />

piacere, all'estasi o alla<br />

morte.<br />

LUCA<br />

DI BARTOLO


F O T O G R A F I A<br />

Nel 2015 tornato a vivere a Rimini dopo la separazione, decisi di iscrivermi ad un corso di teatro danza.<br />

Avevo bisogno di fare amicizie e di trovare qualcosa in cui riconoscermi 'facendo'. E fu così che conobbi Barbara Martinini,<br />

mia insegnante del corso. Vi sarebbe molto da dire su cosa abbiano significato per me i due anni di corso di teatro danza,<br />

ma forse ne parlerò un'altra volta. Ora vivo in Sardegna e, durante il mese di luglio, ho 'portato' qui Barbara, Marinella e<br />

Veronika con il loro “Alati senza Quota”, un' opera dedicata alla ricorrenza dantesca, proponendolo nelle cornici<br />

archeologiche del Tempio di Antas, la necropoli di Montessu e la fortezza Su Pisu di Sant'Antioco.<br />

Durante la loro permanenza abbiamo realizzato le riprese per un video che avrebbe poi fatto parte del loro “Pis&Lov”<br />

andato in scena a Rimini il 5 dicembre scorso, il suo titolo è D(st)anze. Così la compagnia parla di questa esperienza.<br />

Essere abbandonato, significa restare senza custodia e senza calcolo. Jean-Luc Nancy<br />

Il cortometraggio di videodanza si realizza con la collaborazione di più figure artistiche. I temi sono quelli dell'abbandono e<br />

della claustrofobia con forte riferimento ai recenti lockdown. Per questo, come nello spettacolo correlato Pis&Lov, le<br />

coreografie vengono eseguite in spazi ristretti e praticamente contro un muro che è gabbia e sostegno al tempo stesso.<br />

I movimenti dal sapore claustrofobico diventano una lente di ingrandimento del sentire e delle dinamiche conflittuali che<br />

sorgono dalla ferita dell'abbandono subìto e si articolano nel corso della vita, ingigantendone le sfumature, fino quasi a<br />

deformarle. La danza si ispira anche alla storia dell'arte e alle varie iconografie di figure abbandonate al sonno, al piacere,<br />

all'estasi o alla morte. Dinamiche che appartengono anche alla resistenza e alla lotta prima della resa. L'abbandono, infatti,<br />

può assumere un'accezione positiva nell'atto di lasciarsi andare e liberarsi dalle sovrastrutture, dalle maschere e dal carico<br />

tensivo. Il Villaggio Ipogeo di Sant'Antioco è la location ideale per il progetto grazie alla sua atmosfera sotterranea ma, al<br />

tempo stesso luminosa, la luce nitida sottolinea il carattere nudo delle anime che vi sono rappresentate.<br />

D(ST)ANZE<br />

di Luca Di Bartolo<br />

progetto di Barbara Martinini<br />

a cura della Compagnia Il Tempo Favorevole<br />

in collaborazione con Comune di Rimini e Mulino di Amleto<br />

Teatro<br />

Interpretazione di Veronika Aguglia, Marinella Freschi, Barbara<br />

Martinini<br />

in collaborazione con Welcome to Sant'Antioco e Visit<br />

Sant'Antioco


M U S I C A<br />

Icona di una vita senza<br />

libretto d’istruzioni


M U S I C A<br />

a cura della redazione<br />

Shel Shapiro, ci mostra il lato più disincantato del rock<br />

romantico con il brano dal titolo “La leggenda<br />

dell’amore eterno”, insieme all’iconica Mara Venier,<br />

per trasportarci nell’universo più disincantato del rock<br />

romantico. Il brano anticipa un album di inediti in<br />

uscita a marzo.<br />

Il video, girato da Alex Ratto, ritrae l’artista nella<br />

splendida cornice di Vigna dei Cardinali a Roma, al<br />

pianoforte, tra luci diffuse e un’atmosfera ottocentesca<br />

che suona con grande enfasi il singolo.<br />

I gesti e gli sguardi tra Shel e Mara ci trasmettono tutte<br />

le sfumature del complesso sentimento dell’amore,<br />

quello vero, che dovrebbe durare tutta la vita ma che,<br />

come tutte le favole, non si avvera quasi mai.<br />

«Ho creduto pochissime volte nella vita all’amore<br />

eterno e ogni volta che ho creduto, purtroppo, la favola<br />

non si è avverata. Ma eccomi sempre pronto a crederci<br />

di nuovo.» - afferma Shel Shapiro.<br />

“La leggenda dell’amore eterno” scritta e composta da<br />

Shel Shapiro e prodotta dallo stesso Shel insieme a<br />

Filadelfo Castro è una ballad che riesce ad unire<br />

l’irrazionalità di un uomo adulto allo sguardo sognatore<br />

di un bambino.<br />

Autore, arrangiatore e produttore ma anche attore di<br />

cinema, tv e teatro Shel Shapiro è un artista a 360<br />

gradi, testimone e protagonista delle trasformazioni<br />

culturali dagli anni ’60 fino ad oggi.<br />

Shek nasce in Gran Bretagna da una famiglia ebrea di<br />

origini russe. All'inizio della sua attività di musicista in<br />

Italia ha rappresentato con grandissimo successo la<br />

più efficace e credibile presenza "beat" nel panorama<br />

musicale nazionale. La sua musica è diventata colonna<br />

sonora di quella generazione ed i suoi concerti, ancora<br />

oggi, riescono a catalizzare l'attenzione di un pubblico<br />

trasversale, dai "giovani" della beat generation anni<br />

sessanta alle nuove generazioni. Mia Martini, Patty<br />

Pravo, Gianni Morandi, Mina, Raffaella Carrá,<br />

Riccardo Cocciante, Ornella Vanoni, Paco De Lucia,<br />

Luca Barbarossa, Carlos Beneven, I Decibel e Enrico<br />

Ruggeri, Bill Conti, Quincy Jones, Paul Buckmaster,<br />

Jose Luis Rodriguez: sono soli alcuni dei nomi con cui<br />

Shel Shapiro ha avuto collaborazioni artistiche. Come<br />

attore ha recitato in progetti cinematografici e<br />

televisivi, tra cui spiccano: Brancaleone alle crociate,<br />

regia di Mario Monicelli (1970), Rita, la figlia<br />

americana (insieme a Totò) regia di Piero Vivarelli<br />

(1965), Finalmente la felicità, regia di Leonardo<br />

Pieraccioni (2011), Tutte le strade portano a Roma (All<br />

Roads Lead to Rome), regia di Ella Lemhagen (2015),<br />

La verità sta in cielo, regia di Roberto Faenza (2016),<br />

Ti presento Sofia, regia di Guido Chiesa (2018),<br />

Eldorado, regia di E. Galtafoni - film TV (2001), Capri 3<br />

(2010) e Il restauratore 2, serie TV (2014). A febbraio<br />

di quest’anno è uscito il singolo “Non Dipende Da Dio”<br />

che insieme a “Vedrai Jerusalem” anticipa un album in<br />

uscita questo autunno.


M U S I C A


M U S I C A<br />

“ORO E CRISTALLO”, il singolo dei TAZENDA in collaborazione con il tenore sardo Matteo Desole, è estratto<br />

dall’ultimo album “ANTÌSTASIS” uscito lo scorso 26 marzo del 2021. “ORO E CRISTALLO” indica una delle frequenti<br />

dicotomie dello stile Tazenda, messe in atto nel corso degli anni per dare sfogo all’incessante spinta verso il nuovo,<br />

verso il movimento. Il paradosso che li vede portatori di antiche radici non deve ingannare; la loro filologia non<br />

prevede l’annullamento del moderno né tantomeno il tentativo di non aprire nuove sinapsi artistiche. Contaminare è<br />

un’esigenza di tanti, ma per loro è un’urgenza per il fatto che dietro l’angolo c’è lo spettro che sopraggiunga la<br />

claustrofobia dello stereotipo-ghetto di band etno-pop sarda. Quindi via libera all’incontro con il giovane cantante di<br />

Opera Matteo Desole con un’orchestra classica diretta dal Maestro Stefano Garau, in un omaggio alla melodia<br />

all’italiana. Liriche d’amore senza tempo e spazio, oltre i confini della galassia delle relazioni terrene, per entrare in<br />

una dimensione dove tutto è uno e dove l’amore è la sostanza che crea vita, mantiene l’equilibrio e distrugge gli<br />

opposti. “Abbiamo valicato le regole di ciò che pensiamo sia l’amore – raccontano i Tazenda – Non il<br />

mercanteggiare servizi emotivi e fisici, ma fluttuare liberamente senza una precisa connotazione della nostra<br />

individualità. La musica riesce sovente a parlare in punta di versi senza scivolare nel giudizio della mente<br />

imprigionata negli schemi appresi. Almeno nella teoria abbiamo cercato di immaginare un amore intriso di stelle. La<br />

musica d’autore e il mondo classico si innamorano con grande leggerezza in questo nostro singolare brano. Siamo<br />

stati testimoni di una forza che ci ha guidato verso il cuore di quello che è diventato Oro e Cristallo”. Il singolo è<br />

estratto da “ANTÌSTASIS” (dal greco classico “Resistenza”), un disco, uscito a marzo del 2021, che incontra<br />

tradizione e innovazione, in cui si raccontano storie di vita comune tra debolezze, paure e speranze riposte nel<br />

futuro. 11 brani inediti (più 1 remix), in lingua sardo-logudorese e italiano, in cui si fondono il desiderio di<br />

esplorazione, l’attenzione di produzioni moderne e la ricerca della semplicità stilistica e vocale.<br />

Dalla loro formazione nel 1988, i TAZENDA hanno pubblicato 20 album tra live, raccolte e studio. Già dal primo e<br />

omonimo album, la band rock etnica mostra il loro marchio di fabbrica: un sound unico che fonde gli strumenti<br />

musicali della tradizione sarda insieme alle chitarre elettriche. I Tazenda vantano 2 partecipazioni al Festival di<br />

Sanremo (nel 1991 con “Spunta la luna dal monte” insieme a Pierangelo Bertoli e l’anno seguente con “Pitzinnos in<br />

sa gherra”), molteplici dischi d’oro, vittorie in svariate competizioni (tra le quali “Gran Premio”, il “Cantagiro”, il<br />

“Telegatto”, il “Premio Pierangelo Bertoli”), collaborazioni con importanti artisti come Fabrizio De André e Corrado<br />

Rustici (produttore di Zucchero) e live sold out in Italia e all’estero. Nel 2007 il brano “Domo Mia”, in duetto con Eros<br />

Ramazzotti, è in vetta a tutte le classifiche, al quale seguono altri importanti duetti con Francesco Renga, Gianluca<br />

Grignani e i Modà. Il penultimo album di inediti “Ottantotto”, del 2012, è il primo dell’etichetta Vida, al quale seguono<br />

2 live album (“Desvelos Tour” e “Il respiro live”), la raccolta “S’istoria”, numerosi progetti dal vivo e infine<br />

“Antìstasis”.


M U S I C A<br />

Tre nuove collane musicali per la cura del copro, dell’anima e della mente.<br />

Prodotte dall’associazione Stefano Francia EnjoyArt, Pomodoro Studio<br />

Edizioni Musicale - Always Record e composte dalla compositrice<br />

americana Judie Collins e dal maestro Ciro Vinci.<br />

Dopo il successo di "Dillo Alla Danza vol 2" pubblicato in occasione della Giornata<br />

Mondiale della Danza, l'associazione Stefano Francia EnjoyArt, lancia una nuova<br />

produzione discografica dedicata ai ritmi di tutti gli stili di danza. La collana<br />

discografica, disponibile su ogni digital store (Spotify, Deezer, Amazon Music, Apple<br />

Music… ) sarà composta da vari volumi, ognuno dei quali studierà il ritmo di una<br />

singola danza. I primi 3 volume sono dedicati al ritmo del Cha Cha Cha e Rumba e un<br />

volume dedicato al relax e meditazione.<br />

"Rhythm" è studiata per agevolare l'insegnamento musicale e coreutico di ogni<br />

singolo ballo. In ogni volume amatori e professionisti possono sviluppare la loro<br />

tecnica seguendo il ritmo della danza selezionata…<br />

"Relaxing" invece, è una collana che raccoglie brani composti per accompagnare il<br />

danzatore nell’ attività di rilassamento quotidiano e meditazione composte a 432 Hz.<br />

L’accordo a 432 Hertz (Hz) risuona con le frequenze fondamentali del vivente: battito<br />

cardiaco, replicazione del DNA, sincronizzazione cerebrale, e con la Risonanza di<br />

Schumann e la geometria della creazione.<br />

“Musicoterapia” La musicoterapia è una disciplina basata sull'uso della musica come<br />

strumento educativo, riabilitativo o terapeutico. Basandosi su questa definizione il<br />

Pianista, musicoterapista, compositore, vocal coach, Ciro Vinci, persenta il suo primo<br />

abum sul benssere dell’essere umano intitolandolo “Musicoterapia”, un lavoro<br />

composto da 8 track con lo scopo di educare, riabilitare e accrescere la cultura del<br />

benessere. Diversi studi hanno dimostrato che la musica influenza il cervello ed il<br />

corpo, l’ascolto delle note musicali sono utile per alleviare lo stress, ridurre la<br />

depressione e contrastare stati mentali negativi. Molte ricerche sull’argomento hanno<br />

evidenziato che alcuni dei principali modi in cui la musica può aiutarci a sentirci<br />

meglio, è ridurre l’ansia, migliorando l’ accettazione di sé e facilitando la<br />

comunicazione e le relazioni con gli altri, ascoltare musica è altamente legato<br />

all’aumento di stati di felicità. La musica a questa frequenza è stata utilizzata per<br />

migliaia di anni come musico terapia anche se è decollato nei primi anni 2000.<br />

Le pubblicazioni discografiche prodotte dalla Stefano Francia EnjoyArt sonos state<br />

composte scegliendo melodie musicali, concentrate sui ritmi accompagnati da solo<br />

armonie per sviluppare maggiore concentrazione e apprendere meglio il rimo di un<br />

ballo. Oggi avere una conoscenza di base della musica, e in particolare del ritmo,<br />

aiuta nei movimenti e armonia del copro. Una base ritmica è il giusto supporto per<br />

memorizzare la coreografia, per migliorare la coordinazione con il partner o i partner<br />

e, soprattutto, a muoverci a tempo. Ogni singola Album è utile ai principianti, agli<br />

amatori ai professionisti, ai semplici appassionati di musica, e ai coach. L’utilizzo della<br />

musica nell’apprendimento sviluppa maggiori endorfine rendendolo più facile. Il<br />

progetto è stato realizzato da Fabrizio Silvestri e Bernardo Lafonte. La produzione è<br />

affidata al Pomodoro Studio Edizioni Musicale e la distribuzione, negli store digitali,<br />

alla Always Record. La composizione delle basi musicali ritmiche di latini, standard,<br />

liscio e ballo da sala e caraibici è affidata all’artista Americana Julie Collins, mentre la<br />

musico terapia al maestro Ciro Vinci, Pianista, musicoterapista, compositore, vocal<br />

coach. La sua musica innovativa ed elegante dotata d’intensa espressività è frutto di<br />

una ricerca profonda ed elaborata di contaminazioni sonore che si aprono al new age,<br />

al jazz, alla musica mediterranea e la rendono pienamente compatibile come colonna<br />

sonora d’ immagini surreali. Dal 2019 compone musiche per programmi televisivi in<br />

onda su “La 7” e per spot pubblicitari per reti nazionali e Web.<br />

disponibili su tutti i digital store.<br />

Gli album sono


V I A G G I<br />

Lontana dalla stagione estiva, Tropea non si ferma e diventa, anche in inverno, una perfetta meta turistica dalla calorosa atmosfera<br />

natalizia grazie alle luci d'artista, che trasformano tutto il centro storico in un luogo incantato agli occhi di adulti e bambini.<br />

Partendo da Piazza V. Veneto, addobbata con un artistico albero di Natale, renne, doni e una bellissima cornice che augura buone feste,<br />

seguendo gli archi illuminati del Corso V. Emanuele, si è catapultati in un centro storico da favola. Passeggiando lungo le vie, si noteranno<br />

spettacolari luminarie come la carrozza principesca in Piazza Ercole su cui potersi sedere e sognare, oppure come il vascello collocato al<br />

Belvedere del Vescovado, da cui sventola con orgoglio la bandiera Blu (riconoscimento assegnato dalla Fee - Fondazione per<br />

l'educazione ambientale - a Tropea nel Maggio 2020) e su cui anche qui è possibile salire per scattare delle foto e sentirsi a bordo di una<br />

vera nave, guardando il porto e il mare.<br />

In Largo Duomo, accanto la Cattedrale di Maria Santissima di Romania, si erge un grande albero di Natale nel quale è possibile entrare<br />

per essere avvolti da decorazioni dorate e luci calde, mentre il romantico affaccio Raf Vallone, definito "il più bello del mondo", è la location<br />

perfetta per gli innamorati grazie alle luminarie raffiguranti coppie di amanti che danzano lungo la balconata.<br />

La sfavillante luce d'artista del pianoforte in Largo Ruffa, circondato da grandi note musicali, fa venire voglia di suonare per poi seguire la<br />

grande e scintillante Stella Cometa in Piazza Cannone che punta verso le isole Eolie. La Stella è un grande arco luminoso da cui è<br />

possibile passare sotto e andare ad affacciarsi per ammirare l'iconica Santa Maria dell'isola, anch'essa illuminata.<br />

Ogni angolo del centro storico di Tropea è decorato con luci a tema, anche in prossimità dell'edificio comunale, dell'affaccio del Liceo<br />

Scientifico "Fratelli Vianeo", con decori natalizi in Largo Galluppi e persino con una Mail Box vicino le Tre Fontane, lungo il corso<br />

principale, per le letterine a Babbo Natale, tutto avvolto da musiche natalizie riprodotte in filodiffusione a rendere ancora più magica<br />

l'atmosfera.<br />

Se pensiamo a Tropea, con la sua storia millenaria e con le sue origini che affondano le radici nella mitologia, vengono subito in mente le<br />

assolate spiagge dalla sabbia bianca, le insenature paradisiache con grotte da esplorare e il mare profumato, azzurro e cristallino ma,<br />

scostandosi da questa classica immagine estiva, Tropea, da poco entrata anche nel circuito dei Borghi più belli d'Italia, si rivela romantica<br />

e mozzafiato anche in inverno, capace di far vivere una esperienza di viaggio in Calabria magica, diventando senza ombra di dubbio una<br />

Perla splendente tutto l'anno.


V I A G G I<br />

di Sandro Mallamaci<br />

Esistono luoghi dove l'uomo ha preso possesso del deserto e lo ha trasformato in oasi lussureggianti costruendovi città supertecnologiche.<br />

E luoghi dove la natura ha manifestato tutta la sua forza ridisegnando interi territori, lasciando all'uomo solo la possibilità di ammirare con<br />

stupore paesaggi fatti di terre verdi e rigogliose alternate a montagne e vallate aspre. Terre abitate da gente abituata da sempre ad avere<br />

rispetto ma anche timore della natura. Gente d'Aspromonte narrata in una famosa raccolta di racconti da Corrado Alvaro che in un passo<br />

scrive "non è bella la vita dei pastori in Aspromonte di inverno quando i torbidi torrenti corrono al mare".Da sempre gli elementi<br />

atmosferici hanno forgiato queste rocce e queste valli; vento e acqua sono qui artefici dei continui cambiamenti causando erosioni,<br />

trasformazioni profonde di tutto il territorio. Un esempio particolarmente significativo ed evidente è la vallata dell'Amendolea, una delle<br />

tante fiumare che raccolgono acqua e sedimenti che dalle cime più alte del massiccio aspromontano scendono a valle verso il mare con<br />

una forza difficilmente controllabile dall'uomo. Quello che si può ammirare dalle alture che circondano la valle racconta la storia delle<br />

evoluzioni di tutti i torrenti di questa area che, chi più chi meno, hanno causato profonde trasformazioni dei territori attraversati. Il letto di<br />

questa fiumana, in particolare, ampio e sabbioso, ci ricorda che un tempo, nemmeno tanto remoto, tra le pendici delle montagne che lo<br />

circondano, si incuneava il mare, formando un vero e proprio fiordo navigabile. Oggi la terra ne ha preso possesso ricacciando indietro<br />

l'acqua, ricucendo quella antica frattura, come conseguenza di enormi smottamenti di interi costoni dovuti all'erosione delle forti piogge e ai<br />

continui terremoti che da sempre scuotono violentemente tutta l'area. E per proteggersi dalla furia degli elementi, ma anche da quella dei<br />

nemici che sbarcavano sulla costa, i centri abitati da tempi lontanissimi si sono formati qui proprio sulle più alte ed impervie cime che<br />

puntellano questo paesaggio unico. Bova da un lato Roccaforte del Greco dall'altro. Borghi che proprio per la loro particolare ubicazione<br />

hanno conservato nel tempo singolari radici culturali che li rendono oggi unici agli occhi degli stupidi visitatori che in numero sempre più<br />

crescente si trovano a percorrere gli stretti vicoli che si aprono tra le costruzioni che si inerpicano sulla roccia. Della vallata Bova è il<br />

centro più importante che per la sua unicità è stato annoverato tra i borghi più belli d'Italia, oltre ad essere riconosciuto da sempre<br />

come capitale della cultura greca di Calabria. Già colonizzata dai Greci della Locride, è intorno all'anno ottocento che gli abitanti della costa<br />

e delle campagne si rifugiarono su questa montagna per sfuggire alle incursioni dei Saraceni. Nei secoli seguenti arrivarono i Bizantini che<br />

ebbero grande influenza sulla cultura e sulla religione di questa popolazione, lasciando in eredità una lingua, il greco antico di Calabria, e<br />

chiese con i loro riti ortodossi, tutt'ora presenti. Successivamente giunsero i Normanni che ne presero possesso per la sua strategica<br />

posizione e dove costruirono il castello e torri di avvistamento per controllare il territorio. È un esempio di quella Calabria sconosciuta ai più,<br />

raramente raccontata e valorizzata, meta di turisti particolarmente curiosi che vanno alla ricerca di luoghi unici dove rivivere atmosfere<br />

ormai perse, dove respirare aria di storie antiche e gustare i prodotti tradizionali e genuini che gli uomini e la natura di queste terre sanno<br />

offrire con la loro riconosciuta ospitalità. La Calabria che non ti aspetti, che cerca di scrollarsi di dosso etichette poco edificanti che nel<br />

tempo le sono state cucite da chi si è sempre rifiutato di riconoscere i veri valori che questa cultura esprime. Grandi sforzi vengono sempre<br />

più fatti dalle amministrazioni locali attraverso mirate campagne divulgative nella speranza che un giorno queste terre, per molto tempo<br />

dimenticate, possano avere il gusto riconoscimento delle proprie ricchezze per poter dare una speranza di futuro ai tanti figli che ancora<br />

oggi non hanno alternativa all'abbandono dei luoghi natii per cercare una vita migliore in terre lontane.


V I A G G I<br />

a cura della redazione<br />

Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” è il progetto realizzato dalla Regione Lazio con la collaborazione del Dipartimento di Scienze<br />

dell’Antichità , presentato prima di Natale alla presenza del Ministro della Cultura Dario Franceschini, del Presidente della Regione Lazio<br />

Nicola Zingaretti, della Magnifica Rettrice della Sapienza Università di Roma Antonella Polimeni, del Prorettore al Patrimonio archeologico<br />

Paolo Carafa, della Prorettrice alla Ricerca della Sapienza Università di Roma Maria Sabrina Sarto e del Presidente del FAI, professore<br />

emerito Andrea Carandini.<br />

IL PROGETTO<br />

“Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” è una mappatura digitale completa dei beni e dei siti archeologici riferibili al periodo tra il IX<br />

secolo a.C. e il VI secolo d.C. nel territorio laziale a sud del Tevere. Uno strumento nuovo e di grande valore scientifico che, attraverso la<br />

creazione di una moderna Infrastruttura di Dati Territoriali (IDT), ha fatto sì che si potessero integrare i database digitali già in uso con i dati<br />

raccolti e tutte le fonti di informazione disponibili quali studi pregressi, ricerche edite e inedite e indagini archeologiche. Il risultato è una<br />

piattaforma digitale, www.lazioantico.it, in cui la memoria del Lazio e i suoi resti materiali sono stati ordinati nello spazio e nel tempo e<br />

riuniti in un’unica presentazione della storia urbana e rurale della nostra Regione. Chiunque, anche dal proprio smartphone, potrà accedere<br />

a questo racconto e alle ricostruzioni grafiche e virtuali che restituiscono contesti e paesaggi oggi scomparsi, ridotti in frammenti o poco<br />

noti, frutto dei ritrovamenti archeologici effettuati nelle zone comprese nel Latium Vetus (incluso il suburbio di Roma) e Latium Adiectum.<br />

Un lavoro enorme che, dal 2018 al 2021, ha visto il censimento e la catalogazione di epigrafi, sculture, decorazioni architettoniche,<br />

pavimentali e parietali in 215 comuni del Lazio con l’analisi di 69 contesti territoriali attribuibili a tutte le antiche città del settore indagato.<br />

Un totale di oltre 41 mila presenze archeologiche e monumentali, le cosiddette Unità Topografiche, che hanno condotto alla schedatura di<br />

oltre 10 mila oggetti. Sono stati, inoltre, analizzati i resti di 160 edifici e complessi monumentali (tra cui Villa Adriana a Tivoli) proponendone<br />

una ricomposizione dell’architettura e dell’arredo. Sono state così realizzate 216 tavole ricostruttive e 16 tavole “tipologiche” per classi di<br />

monumenti (terme, templi, teatri, etc.). Chiunque potrà, dunque, intraprendere questo affascinante viaggio nell’antichità, navigando sulla<br />

mappa attraverso le diverse epoche storiche e scoprendo i cambiamenti che il nostro territorio ha subito nel corso del tempo.<br />

STUDIO E RICERCA<br />

Grazie al finanziamento della Regione Lazio, il progetto “Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” ha visto il coinvolgimento di più di 30<br />

giovani studiosi tra i 22 e i 40 anni (dottori di ricerca e dottorandi, specializzati e specializzandi in archeologia, studenti e laureandi) che<br />

hanno collaborato in sinergia con i docenti e le istituzioni coinvolte coniugando conoscenze storico-archeologiche e innovazione. Un team<br />

di altissimo livello che la Regione ha supportato con 500mila euro grazie ai quali La Sapienza, aggiungendo ulteriori contributi propri, ha<br />

bandito ed erogato in tutto 8 assegni di ricerca, 7 contratti di tipo A e 21 borse di studio.<br />

Questo progetto, dunque, ha anche consentito ai giovani studiosi coinvolti nel progetto di conseguire titoli importanti per sostenere le loro<br />

future carriere scientifiche, professionali e accademiche. In particolare: i ricercatori “junior” hanno potuto presentare tesi e articoli in<br />

prestigiose riviste scientifiche basati sui nuovi dati acquisiti; i ricercatori “senior” hanno potuto ottenere gli anni di Assegno di Ricerca<br />

necessari a costruire la propria carriera. “Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” è un progetto fondamentale, dall’alto valore<br />

scientifico, ma che riveste anche un ruolo molto importante per la futura programmazione e l’attuazione di attività di pianificazione<br />

urbanistica e territoriale e che agevolerà in futuro l’opera di tutela e valorizzazione dei Beni Culturali nella Regione, favorendo la<br />

conoscenza da parte del pubblico attraverso la realizzazione di percorsi editoriali ed espositivo-museali virtuali o reali.


V I A G G I<br />

“Viaggiare è<br />

Trovare un genio tra le erbacce e i cespugli<br />

Un tesoro smarrito tra piastrelle rotte” (cit.)<br />

di Rita Martinelli<br />

Andarsene in giro "ad occhi aperti" (come dice Marguerite Yourcenar), ogni giorno, in qualsiasi luogo del Pianeta uno si trovi. Guardare e,<br />

soprattutto, vedere. E, ogni tanto, fare un gioco: seguire un tempo altro: un tempo-flusso, dove non c'è scansione passato-presentefuturo<br />

ma un nucleo delicato, come una bolla di sapone.<br />

Sto camminando per Testaccio. E mentre "ciriolo" (la ciriola, in dialetto romanesco, è l'anguilla piccola d'acqua dolce - una prelibatezza -<br />

e si muove fluida, imprendibile) tra un rifiuto e l'altro, mi gusto la bellezza delle case testaccine, alcune a laterizio, con le vaste corti<br />

interne che raccontano di contatti e rapporti umani oggi quasi perduti; ecco, qui (in via Amerigo Vespucci 41), ha abitato Elsa Morante -<br />

c'è una epigrafe, curata da Dacia Maraini, fuori dal portone.<br />

Mi sposto verso il fiume, la sponda sinistra - siamo nel 193 a.C. - comincia la costruzione di un nuovo porto, l'Emporium e di un edificio<br />

retrostante, adibito allo stoccaggio delle merci, la Porticus Aemilia. La sua costruzione è ultimata nel 174 a.C.; l'edificio misura 487 × 60<br />

m., lo spazio suddiviso in 50 navate, larghe 8,30 m. ciascuna, coperte da volte a botte e digradanti verso il Tevere - siamo nell'area<br />

compresa fra le attuali via G. Branca, via A. Vespucci, via Florio e via Rubattino e nel cortile dell'Istituto C. Cattaneo, in via B. Franklin - i<br />

resti ancora riconoscibili fra i palazzi. L'attività commerciale è frenetica: dal mare e, poi, per via fluviale, arrivano cereali, olive, lupini, olio<br />

d'oliva, aceto, vino, garum - tutto stipato in anfore - e merci e marmi pregiati - il settebasi, l'imetto, il pario, l'imezio, l'africano, il numidico,<br />

il pavonazzetto e porfidi rossi e graniti, dalle tinte bellissime, screziati, a macchie vive e punteggiate, a grana fine e lucente. È un mondo<br />

affascinante quello dei marmi policromi nella Roma antica.<br />

Ora - una sosta che mi emoziona sempre: entro nel cortile di una casa in via Marmorata - c'è un cippo romano, in mezzo ad una aiuola<br />

ben tenuta, utilizzato come memoria, ci sono tanti nomi sopra: tutte persone che abitavano qui, finite alle Fosse Ardeatine.<br />

Esco e, fra horrea (i magazzini-deposito) che sembrano cattedrali, vado, sempre 'ciriolando', verso Monte Testaccio. E, prima di salirci<br />

sopra, decido di circumnavigarlo tutto intorno. Ben visibili, fra l'erba, i frammenti delle anfore fessate o rotte, impilati non a casaccio ma<br />

secondo un criterio preciso, dal I sec. a.C. al III sec. d.C.<br />

Mons Testaceum (testae = cocci). Una fantastica discarica organizzata di circa 1 Km. di diametro e un'altezza di 35 m. più o meno.<br />

Sono davanti a Checchino dal 1887 (via di Monte Testaccio 30) - cucina romana di classe - la famiglia Mariani porta avanti il ristorante da<br />

sei generazioni. Da non mancare la magnifica cantina: all'interno del Monte dei Cocci, fra le anfore dell'impero romano, in una situazione<br />

perfettamente asciutta, areata e a temperatura costante, tutto l'anno. I vini, lì dentro, visibilmente felici... È un Viaggio nel Gusto e nel<br />

Tempo, questo posto.<br />

Continuo la circumnavigazione e mi lascio alle spalle i locali-movida. Adesso comincia una serie di abitazioni - una più abusiva dell'altra,<br />

tutte con parabolica - poi carrozzieri, lo "studio" di un personaggio che raccoglie e ricicla e costruisce strambe strutture. E, infine, ecco il<br />

cancello d'accesso al Monte dei Cocci. Prima una serie di gradini e, poi, un sentiero che sale e sale. Cammino sui frammenti delle<br />

anfore, fra alberi e vegetazione varia - quando è stagione, anche gli asparagi selvatici. Sulla sommità, un grande prato aperto - da qui c'è<br />

una vista unica sul gazometro e su tutta l'area del vecchio mattatoio. Respiro, sorridendo, a braccia aperte - è bellissimo, quassù.<br />

Devo scendere (il guardiano deve chiudere). Torno verso il fiume e mi soffermo a guardare ciò che resta del porto romano, da Ponte<br />

Sublicio. Poi riprendo a camminare, su Lungotevere Testaccio e, sul muro, proprio dove fa angolo la storica trattoria Lo Scopettaro, noto<br />

una scritta: "PENSA POETICO".<br />

N.B. il percorso che vi ho illustrato va cercato - nel tempo e nello spazio.<br />

Non ha bisogno di foto, credo. Vi mostro, invece, qualcos'altro..


C U C I N A


C U C I N A<br />

Appena passato il 2021, ci tuffiamo nell’anno nuovo pieni<br />

di prospettive positive. Come sempre, cerchiamo di<br />

viaggiare con la mente in luoghi che ci scaldano il cuore,<br />

magari legati ai ricordi di viaggi estivi ….<br />

Siamo ancora in pieno inverno ma già pensiamo alla<br />

prossima gita fuori porta. E quindi, per passare un po' di<br />

tempo insieme, vorrei parlarvi di un posto a cui sono<br />

particolarmente legato, un luogo ricco di colore e storia,<br />

soprannominato la “Perla di Francia” cioè la dolce<br />

cittadina di Mentone.<br />

Mentone si trova in Costa Azzurra a pochi chilometri dalla<br />

riviera ligure. Ricca di sole, gode di un clima<br />

eccezionalmente mite, che conferisce alla sua terra una<br />

fertilità ineguagliabile. Il suo clima tipicamente<br />

mediterraneo è dovuto al fatto che Mentone si divide tra<br />

mare e montagna, dove vengono coltivati molti tipi di<br />

arbusti e alberi da frutto, tra cui agrumi e, in particolare, il<br />

limone, vero protagonista di questo centro cittadino.<br />

Questo agrume, infatti, qui è coltivato in maniera intensiva<br />

e si distingue dalle altre qualità di limoni per il suo<br />

particolare colore giallo acceso, la forma ovale, l’alta<br />

concentrazione di oli essenziali nella sua buccia, l’alta<br />

acidità. Grazie a questo magnifico frutto, ogni anno si<br />

tiene la festa del Limone, che dura quasi un mese e si<br />

svolge nel periodo tra Febbraio e Marzo. Durante la festa,<br />

è possibile osservare le strutture artistiche composte da<br />

agrumi, sparse per tutta la città, come i Giardini Biovès<br />

dove vengono utilizzati più di 15 tonnellate di agrumi per<br />

realizzare delle vere e proprie sculture dalle dimensioni<br />

enormi.<br />

Detta anche la “città giardino” dai monegaschi, per la<br />

presenza di molteplici giardini veri e propri musei all’aria<br />

aperta, a Mentone troverai boutique di alta moda e<br />

ristoranti di prim'ordine, ma anche bellissime spiagge. Per<br />

godersi appieno la cittadina vi consiglio di armarvi di<br />

comode scarpe da passeggio, e camminare nel centro<br />

storico per scoprire le caratteristiche case dalle facciate<br />

dipinte con colori pastello che vanno dal rosa, al giallo, dal<br />

crema, all’azzurro cielo.<br />

Qui si respira ancora l’aria della “Belle Epoque” dove<br />

artisti e cantori vi rallegreranno le serate, in un contorno<br />

surreale e sublime.<br />

Il patrimonio architettonico è perfettamente conservato.<br />

Molteplici i luoghi che potrete visitare, come il museo della<br />

Preistoria regionale, un viaggio di un’ora attraverso<br />

l’evoluzione dell’uomo; il museo del Bastione Jean<br />

Cocteau e la Galleria d’Arte Contemporanea. Le chiese in<br />

stile barocco e gli splendidi giardini floreali fanno da<br />

contorno alle grandi ville storiche. Non dimentichiamoci di<br />

fare una capatina negli antichi mercati sparsi per la città<br />

che vi delizieranno con colori accesi e profumi<br />

mediterranei. Qui potrete acquistare edegustare i prodotti<br />

tipici del luogo, tra cui i limoni igp, le arance amare, il<br />

basilico, la fougasse (la focaccia alle olive, formaggio e<br />

acciughe), i liquori e le marmellate di agrumi, la salsa aioli<br />

con aglio, olio evo, tuorlo d’uovo e limone; la soupe au<br />

pistou ( variante liquida del pesto a base di basilico, aglio<br />

e olio); la zuppa di carne e fagioli; il famoso plateau de<br />

coquillage, formato da cozze, vongole, granchi, ostriche,<br />

gamberi e ricci di mare rigorosamente della zona e tutto a<br />

crudo; la socca, la tipica torta di ceci.<br />

Lo stile inconfondibile della città dei limoni vi farà fare un<br />

viaggio nel tempo a ritroso verso un’ epoca di<br />

rinnovamento.<br />

“C'era nell'aria un senso di benessere crescente e di gioia<br />

della vita”


C U C I N A<br />

INGREDIENTI<br />

600 gr di acqua<br />

200gr di farina di ceci<br />

30 ml di olio evo<br />

sale e pepe a piacere<br />

PROCEDIMENTO<br />

Mescolare la farina con l’acqua, il sale ed il pepe per ottenere una pastella. Lasciare riposare per almeno 3 ore.<br />

Passato il tempo, versare l’impasto in una teglia tonda da forno unta di abbondante olio. Fare riposare ancora<br />

per 30 minuti. Cuocere in forno caldo ventilato a 220° C per 20 minuti circa<br />

INGREDIENTI<br />

PER LA PASTA BRISÉ<br />

200 gr di farina<br />

100 gr di burro<br />

50 ml di acqua<br />

un pizzico di sale<br />

PER IL RIPIENO<br />

8 limoni bio<br />

8 uova itere<br />

4 tuorli d’uovo<br />

200 gr di burro fresco<br />

400 gr di zucchero<br />

PROCEDIMENTO<br />

Preparare la pasta brisé impastando la farina con il burro, l’acqua ed il sale. Lavorare velocemente fino ad ottenere<br />

un impasto liscio ed omogeneo. Fare raffreddare in frigorifero per 30 minuti circa. Passato il tempo di riposo<br />

stendere la pasta ad un’altezza di 5 millimetri e foderare una tortiera ricoperta di carta forno. Bucherellare il<br />

fondo (per una riuscita perfetta vi consiglio di coprire la pasta con un disco di carta forno e dei fagioli secchi, per<br />

evitare che il guscio vi si rompa) e cuocere in forno caldo a 170° C per 20 minuti. A cottura ultimata estrarre dal<br />

forno e fare raffreddare. Nel mentre preparare la salsa al limone. Grattugiare la buccia dei limoni e spremerli per<br />

ricavare il succo. In una casseruola unire la scorza, il succo e la metà dello zucchero. Portare a bollore. Aggiungere<br />

le uova ed i tuorli sbattuti con il restante zucchero. Continuare a mescolare fino a quando il composto non si sia<br />

addensato. Togliere dal fuoco e mantecare con il burro, continuando a mescolare affinché il composto incorpori<br />

tutto il grasso. Lasciare raffreddare. Riempire il guscio di brisé con la crema ai limoni e fare raffreddare in<br />

frigorifero per 2 ore.


C O C K T A I L<br />

Sicuramente subentreranno novità, ricette, metodi e nuovi supporti per innovarsi e reinventarsi.<br />

Nonostante si possa pensare che i baristi possano essere sostituiti dalle macchine digitali, il mestiere, ormai diventato<br />

antico ed un pò vintage dell’uomo alla barra, aggiornerà i suoi strumenti per progredire e presentare ancora una figura<br />

che ancora molti si aspettano di trovare nelle loro piacevoli seratine alcoliche.<br />

l’Italia, da progressista nel settore, ha avuto il maggior numero di meriti nei 50 best bars nel mondo (classifica<br />

disponibile online) e, quindi, rappresenta l’avanguardia nel “perfect serve” dell’aperitivo della mescita di vermut, liquori<br />

e distillati.<br />

Si possiede anche tanti valorosi guerrieri ormai acquisiti all’estero che tengono alto il nome e l’orgoglio della Nazione,<br />

facendo valere le proprie competenze ed esperienze.<br />

Insomma, un vero e proprio campo di battaglia per i più abbienti, e carica emotiva per le promesse del settore.<br />

Siamo quindi sicuri che quest’anno ne vedremo delle belle, oppure faremo un ritorno al “medioevo”?<br />

Buon anno e salute!<br />

Instagram: https://www.instagram.com/danilo_pentivolpe/<br />

WEB SITE: www.bartendersclassheroes.com<br />

Facebook: https://www.facebook.com/pentivolpe.danilo/<br />

Danilo Pentivolpe


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M A K E - U P


M A K E - U P<br />

Ci sono alcuni elementi fondamentali che non devono mancare prima<br />

di truccare le nostre labbra. Ecco quali:<br />

Scrub e balsamo labbra. In questa prima fase dedicatevi alla cura<br />

delle labbra, per mantenerle morbide e facilitare l'applicazione di<br />

matita e rossetto. Una volta a settimana eseguite un leggero scrub<br />

(potete utilizzare anche miele e zucchero) per eliminare eventuali<br />

pellicine e cellule morte. Ogni giorno applicate un balsamo labbra<br />

per idratarle e nutrirle. Un po' di fondotinta o correttore renderà il<br />

risultato finale più omogeneo e duraturo.<br />

Pennellino per le labbra. Vi aiuterà a sfumare alla perfezione la<br />

matita, per poi procedere ad applicare il rossetto. Per una maggiore<br />

precisione, aiutatevi con un pennellino a setole rigide e cercate di<br />

ottenere un risultato più uniforme e preciso.<br />

Usare una matita per le labbra. Richiede un po' di pratica, ma, una<br />

volta che ci avete preso la mano, vi chiederete perché non l’avevate<br />

mai usata in precedenza.<br />

Basta seguire questa semplice guida per avere labbra perfette:<br />

In primo luogo, tracciare un profilo a forma di v sulla curva al centro<br />

del labbro superiore. Poi, tracciare una breve linea orizzontale al<br />

centro del labbro inferiore.<br />

Allineate gli angoli della bocca. Fate attenzione, in questi punti,<br />

perché è facile andare al di fuori della forma naturale del labbro.<br />

Ora, è sufficiente collegare le linee sulle labbra superiori e inferiori<br />

alle linee e agli angoli.<br />

Come scegliere la matita : esiste una vasta tipologia di matite<br />

labbra, ognuna delle quali ci dà performance diverse, e noi<br />

dobbiamo essere abili a capire di cosa abbiamo bisogno.<br />

Matita classica: É il tipo di matita che prediligo sempre, grazie alla<br />

sua versatilità. La caratteristica della sua mina è quella di non<br />

essere né eccessivamente morbida, né eccessivamente dura, il che<br />

assicura la realizzazione di un tratto preciso e duraturo.<br />

Tendenzialmente non secca le labbra e la performance è un perfetto<br />

compromesso tra durata e comfort. Si adatta a tutte le tipologie di<br />

labbra.<br />

Matita cremosa: Questa tipologia di matita è invece caratterizzata<br />

da una mina molto morbida ed una più elevata quantità di oli nella<br />

formula, pensata proprio per chi ha le labbra secche e disidratate.<br />

Svolgono la stessa funzione delle classiche matite ma hanno una<br />

durata inferiore proprio a causa della formula più idratante. Tuttavia<br />

possono essere utilizzate come rossetto e rimangono l’opzione più<br />

valida per chi avverte la sensazione di labbra secche.<br />

Matita automatica: É la tipologia di matita retraibile che non ha<br />

bisogno di essere temperata. Ha solitamente una mina molto sottile<br />

e leggermente più dura, ma questo la rende anche più resistente. É<br />

ideale quando vuoi creare dei bordi ben definiti, ma spesso non è<br />

adatta ad essere utilizzata come rossetto per via della mina troppo<br />

sottile e della texture leggermente asciutta.<br />

Matita waterproof: Questa matita può essere sia temperabile che<br />

automatica. É adatta a chi cerca una durata estrema ma risulta<br />

leggermente più asciutta rispetto a tutte le altre. Non consiglio di<br />

utilizzarla su labbra secche, ma è perfetta per realizzare dei contorni<br />

duraturi.<br />

Matitone/Rossetto: É una tipologia di matita labbra cremosa che ha<br />

una formula ibrida tra un rossetto e una matita, ideale per chi è alla<br />

ricerca di comfort e durata, ma non per chi è alla ricerca di<br />

definizione. Infatti i matitoni non garantiscono una mina piccola e<br />

ben affusolata. Sono un prodotto ideale per uso giornaliero.


M A K E - U P<br />

Rossetto: Dopo aver individuato il colore della carnagione e il<br />

sottotono della pelle, possiamo ora procedere con facilità nella<br />

scelta dei colori di rossetti più adatti a noi. Se avete la pelle chiara,<br />

i rossetti più indicati per voi saranno senza dubbio quelli sulle<br />

tonalità del rosa chiaro e del nude, ma potete spingervi anche nei più<br />

decisi rosa pesca e corallo. Se il vostro sottotono è freddo però,<br />

l'ideale per voi sarà un brown deciso o un nude sui toni del beige. Se<br />

invece il vostro sottotono è caldo, restate sulle sfumature ton sur ton<br />

del rosa - ottimo ad esempio il rosa chiaro - o su un nude dai toni<br />

color pesca. Se avete la pelle media, potete attingere dalla pallet<br />

dei rosa ma nelle sue declinazioni più forti, come il malva e il<br />

bordeaux. Queste tinte, insieme al mirtillo, sono perfette soprattutto<br />

se avete il sottotono freddo. Se invece avete un sottotono caldo,<br />

optate per le sfumature del bronzo, del rame e del mattone.<br />

Quest'ultimo poi è l'ideale nel caso in cui aveste la pelle medioscura,<br />

che trova la sua migliore valorizzazione con i rossetti dai toni<br />

aranciati: perfetto quindi, oltre al mattone, il corallo. Meglio evitare<br />

invece, il marrone e il bordeaux. Se avete la pelle scura, puntate su<br />

rossetti scuri come il bordeaux, il burgundy, il prugna e il marrone.<br />

Meglio le sfumature del bordeaux e del vinaccia se avete un<br />

sottotono freddo, mentre i toni del marrone, il bronze e il rame se<br />

avete un sottotono caldo.<br />

Un altro consiglio: la scelta del rossetto in base al colore dei denti;<br />

se avete denti bianchi i colori indicati posso essere, rosso fuoco ,<br />

corallo , vermiglio ,ciliegia e prugna e dobbiamo tener conto anche di<br />

come si adatta meglio alla stagione ed al tipo di trucco. Denti grigi,<br />

rossetti scuri o a contrasto come il rosso ciliegia, riesce a far<br />

apparire il sorriso più luminoso e bianco; evitiamo i lucidi e colori<br />

perlati e i rosa tenui perché penalizzeranno il vostro sorriso e la<br />

vostra dentatura. Denti gialli: rossetti neutri o rosa chiaro a base<br />

fredda, o un balsamo incolore per tutti i giorni. Da evitare le tonalità<br />

violacee che esaltano il colore giallastro dei denti. Esistono diversi<br />

prodotti che si possono utilizzare per fare ciò ma tutti questi prodotti<br />

possono avere diversi finish:<br />

Opaco/matte: sicuramente quello che sta andando più di moda in<br />

questo periodo. Purtroppo questo tipo di rossetto tende a seccare<br />

molto le labbra, quindi se già si hanno le labbra secche non è<br />

altamente consigliabile. Velvet: è un rossetto che ha un effetto molto<br />

simile ad un opaco, in quando non dona luminosità alle labbra.<br />

Tende a seccare però meno rispetto ad un rossetto opaco.<br />

Lucido: regala un aspetto luminoso alle labbra e, di conseguenza, al<br />

viso ed è una via di mezzo tra un rossetto ed un gloss. Cremoso:<br />

rimane semi-lucido sulle labbra ed è molto scorrevole. Satinato: può<br />

essere considerato una via di mezzo tra l’opaco ed il cremoso.<br />

Metallizzato: Rossetti Liquidi; si tratta di prodotti che<br />

assomigliano ai gloss nell’aspetto, ma non danno l’effetto lucidissimo<br />

proprio di questi ultimi. Il loro effetto infatti, è decisamente quello di<br />

un comune rossetto in stick. Esistono infatti anche rossetti liquidi<br />

opachi.<br />

Il miglior rossetto utilizzabile, alla sera dona quel tocco in più che<br />

nessun altro rossetto riesce a dare. Rossetti in stick: sono i classici<br />

rossetti nel tubetto. Possono avere una forma diversa, infatti alcuni<br />

sono facili da applicare, altri invece possono essere più complicati.<br />

Per quelli che non riusciamo ad applicare facilmente possiamo usare<br />

un pennellino per aiutarci


M A K E - U P<br />

Tinte Labbra: eccoci arrivate ad un prodotto a mio parere<br />

meraviglioso. Ha la stessa forma del rossetto liquido ma la<br />

differenza sta nel fatto che le tinte labbra, come suggerisce il nome<br />

stesso, tingono letteralmente le labbra. Durano moltissimo e si<br />

“incollano” alle labbra (spesso sono anche difficili da pulire) quindi<br />

anche se mangiamo un intero pasto non si sbavano. Unica pecca è<br />

che tendono, ovviamente, a seccare le labbra, per questo alcune<br />

marche mettono a disposizione anche un altro liquido trasparente<br />

che rende, si, il rossetto meno opaco, ma lo rende anche meno<br />

secco.<br />

Rossetti Compatti: sono dei rossetti che troviamo in confezioni<br />

simili alle palette di ombretti. Si applicano con un pennellino per<br />

essere più precise, ma sono più generalmente usate dalle make up<br />

artists.<br />

Il Gloss: E’ anche detto lucidalabbra e solitamente non viene<br />

considerato un vero e proprio rossetto. Può essere indossato da solo<br />

oppure sopra a rossetto o matita labbra per aggiungere lucentezza<br />

ad un prodotto opaco. Può essere trasparente o colorato a seconda<br />

dei gusti.<br />

Rossetti Curativi: sono prodotti che svolgono una funzione<br />

“protettiva” grazie al fatto che contengono particolari prodotti che<br />

servono proprio a questo. Solitamente si trovano in colorazioni<br />

chiare.<br />

Matitoni: questi prodotti sono a metà strada tra un lucidalabbra, un<br />

rossetto e un burro nutriente e idratante. Sono perfetti per chi ha le<br />

labbra secche però hanno il difetto di sbavarsi e togliersi molto<br />

facilmente se vengono toccati.<br />

Rossetti-Pennarello: come dice il nome stesso, questi rossetti<br />

hanno la punta di un pennarello. Forse per il fatto che la maggior<br />

parte non si riescono a stendere molto bene non sono prodotti<br />

particolarmente apprezzati.<br />

Cosa è il lucidalabbra?<br />

Il lucidalabbra – detto anche gloss o lip gloss – è un<br />

cosmetico per la bocca dalla texture fluida, leggera e<br />

trasparente.<br />

A cosa serve?<br />

Dona alle labbra un effetto lucido e bagnato, con una<br />

colorazione più trasparente e delicata di quella dei normali<br />

rossetti.<br />

Tipi/tipologie?<br />

Esistono lucidalabbra di consistenza più liquida, da<br />

applicare con il pennellino o i polpastrelli, oppure più<br />

solida, confezionati in pratici stick come il rossetto. Il<br />

risultato migliore si ottiene in genere utilizzando la<br />

versione liquida con applicatore; in alternativa potete<br />

stenderlo con un pennellino da labbra piatto.<br />

Si può scegliere tra una vastissima gamma di colori; per<br />

un trucco da sera puntate sulle versioni metallizzate o con<br />

glitter, per il giorno invece sono perfetti i gloss trasparenti<br />

o di color naturale.


B E N E S S E R E<br />

<strong>Gennaio</strong> è il mese della ripartenza. Tanti<br />

propostivi, tra cui il volersi bene. Nell’osservare<br />

una candela, le luci rosse e oro, i profumi delle<br />

essenze, come il biancospino la cannella, le<br />

creme vanigliate e olii di cioccolato tutto questo<br />

ci viene voglia di coccole ed amore. Volersi<br />

bene è un impegno con noi stessi e dobbiamo<br />

ripromettercelo costantemente ricreando<br />

continuamente questo benessere che<br />

allontana l’ansia e lo stress del quotidiano, per<br />

rifugiarci nel nostro bel mondo interiore,<br />

trovando pace e calma sensoriale e generando,<br />

conseguentemente, un allentamento delle<br />

tensioni muscolari, drenando le tossine e<br />

rigenerandoci sia internamente che<br />

esternamente…raggiungendo il piacere del<br />

corpo e della mente! Affidandoci a mani esperte<br />

e scegliendo tra le varie tecniche il massaggio<br />

che più ci si addice, ci regaliamo amore che poi<br />

possiamo donare agli altri. Namastè e Buon<br />

Anno<br />

di Alessia Luna Pentivolpe


B E N E S S E R E<br />

di Giovanni Battista Gangemi<br />

L’addio amoroso di chi abbandona e se ne va e di chi resta “Attaccato al palo”<br />

sentendosi disperato. L’amore è la forma più intensa d’integrazione fra due<br />

persone: genera senso e configura nuove prospettive emotive e psichiche.<br />

Naturale, perciò che la fine di una relazione rappresenti, sia per chi lascia sia per<br />

chi è lasciato, un trauma dalle mille implicazioni. Certamente non è uguale se<br />

lasciamo o veniamo lasciati, se l’addio è concordato oppure accade all’improvviso<br />

come un fulmine a ciel sereno; è diverso se è stato annunciato, se veniamo<br />

ingannati, oppure lasciati pian piano in un rapporto che si andava sempre più<br />

deteriorando. È diverso se siamo convinti della scelta, seppur doloranti; se siamo<br />

stati umiliati oppure costretti a lasciare l’altro/a. Abbandono, perdita, separazione,<br />

fuga, crisi, rottura del legame , posso essere tutti sinonimi di un amore che è finito,<br />

ma, sono tutti costrutti diversi, le sfumature di differenza sono sottili. La realtà<br />

vissuta è specifica ad ogni storia, le emozioni che nascono ne sottolineano l’unicità<br />

e le loro differenze.<br />

Ma chi è davvero innamorato e pronto ad affrontare una relazione ai giorni nostri?<br />

Oggi si cerca di soffrire poco per amore, si ha paura di questa sofferenza, come se<br />

procurasse troppo dolore. Molti giovani e non solo loro, preferiscono rimanere in<br />

una sorta di limbo, non attaccarsi al partner, vivere nel “mito” dell’autonomia. Hanno<br />

costruito un progetto di vita di indipendenza separando la sessualità dall’impegno di<br />

vivere in relazione di coppia .Cercano una monogamia seriale che pretende che<br />

l’abbandono sia lontano dalla sofferenza. Vivendo una vita fatta sempre di nuovi<br />

inizi, in cui diventa importante saper voltare pagina con facilità piuttosto che<br />

imparare a costruire nella relazione per la relazione. Stiamo vivendo un<br />

“ amore” dove conta più la velocità e l’intensità più della durata.<br />

C’è chi passa da una storia ad un’altra e utilizza il copione della fuga, che vive il<br />

rapporto come “vomitatorio” delle proprie insoddisfazioni; persone che lasciano per<br />

professione , soffrono quando si sentono bloccate nella relazione e trovano mille<br />

ragioni per la fine di ogni storia; persone che entrano in storie molto passionali, per<br />

poi andarsene accusando l’altro di non essere riuscito a trattenerle, si accontentano<br />

di amori fugaci, vissuti in tempi brevi, come se avessero il bisogno di bere un<br />

bicchiere di acqua fresca per dar fine al loro bisogno di sete d’amore; c’è chi non<br />

resiste ad un nuovo sorriso e la possibilità di avere nuove conquiste, sperando che<br />

la porta di casa resti sempre aperta. Sembrano tanti topini chiusi in un labirinto alla<br />

ricerca di un’uscita. Per finire abbiamo il bugiardo cronico, il manipolatore, l’attore<br />

prefetto. Chi non ricorda Pinocchio? Il bugiardo più famoso della letteratura? Il<br />

burattino mente per sostenere la propria immagine di bambino obbediente: quello<br />

che non riesce ad essere. E non è neanche un abile bugiardo … ma queste<br />

persone hanno l’abilità nel costruire personaggi verosimili e stupefacenti,<br />

l’immagine ideale di sé plasma una “vera “ nuova identità, più che creare una falsa<br />

identità.<br />

Pensandoci su mi viene in mente il proverbio : “ in amore vince chi fugge” . Quanto<br />

c’è di vero in questo famoso detto? Chi di noi, almeno una volta nella vita è fuggito<br />

da un amore oppure si è ritrovato da solo/a perché l’altra/o improvvisamente si è<br />

volatilizzato. Tutti noi ci siamo passati, vittime indifese e carnefici inconsci. A mio<br />

parere siamo ritornati ad uno stato primitivo dell’amore dove realmente abbiamo<br />

più il bisogno di essere cacciatori e cercare le nostre “prede” con la volontà di<br />

soddisfare più un nostro capriccio che un reale interesse verso l’altra persona.<br />

Perciò per quanto l’indifferenza in amore può essere un buon metodo per attirare<br />

l’attenzione di un’altra persona , badiamo bene a dosarla con cura e cerchiamo di<br />

distinguere se chi ci insegue è mosso da una reale attrazione o se la sua è solo<br />

voglia di vincere.<br />

Per una volta lasciamo da parte il nostro “bisogno” di crocerossina e impariamo a<br />

miscelare nella magia di una storia affettiva l’amore per noi stessi e quello per il<br />

nostro o la nostra partner.


B E N E S S E R E<br />

di Lucia Martinelli<br />

Letta così ha un bel suono e un altrettanto piacevole sapore, vero?<br />

La risposta corretta è NO. Nel modo più assoluto. E triste chi ci si ritrova in mezzo, perché è un mare incazzato dove rischi di<br />

affogare.<br />

Innanzitutto c’è da sapere che burnout non è il cognome dello scienziato che ha studiato tale grave malessere umano, giacché di<br />

quello stiamo parlando, il termine inglese burn-out significa bruciato.<br />

Ebbene bruciato rende bene l’idea.<br />

Solo nel 2019 tale inquietudine emotiva viene riconosciuta come ‘sindrome’ e, quindi, inserita nella 11esima revisione<br />

dell’International Classification of Disease (ICD), stilata dall’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in prossima pubblicazione<br />

(2022) ma, a mio avviso, è un problema antico, altrettanto sottostimato e mal classificato.<br />

All’inizio il burnout era stato correlato alle ‘helping professions’, cioè ‘professioni sanitarie e assistenziali che prevedono un<br />

contatto con le persone o deputate alla difesa, alla sicurezza pubblica ed alla gestione delle emergenze: infermieri, medici,<br />

insegnanti, assistenti sociali, operatori per l'infanzia, poliziotti e vigili del fuoco. A seguire, hanno capito che la problematica può<br />

presentarsi in ogni ambiente lavorativo ove sussistano ‘forti condizioni stressanti e pressanti’.<br />

In pratica, questa sindrome dall’ironico nome abbastanza musicale altro non è che: stress cronico all’interno del contesto<br />

lavorativo (o derivante da esso) a causa dello squilibrio che si crea tra la richiesta/esigenza professionale e le risorse in effetti<br />

disponibili (incluse le personali), ovvero il lavoratore dovrà investire troppa energia nello svolgimento della propria professione al<br />

punto di ritrovarsi al collasso, nutrendo il burnout con la sua stessa ‘demotivazione, delusione e disinteresse’.<br />

Vorrei porre l’attenzione su un dato che dovrebbe essere scontato e che, invece, viene dimenticato con una facilità imbarazzante e<br />

pericolosa: un ambiente di lavoro insano (per tutte le ragioni – ovviamente plausibili e oggettivamente accettabili – che si possano<br />

pensare), alza il rischio di manifestazioni psico-fisiche che impattano negativamente sul benessere della persona, con<br />

conseguente decadimento delle prestazioni professionali. Ciò che io trovo davvero terrificante è che il burnout non si manifesta<br />

come un colpo di cannone, piuttosto è un processo graduale che si sviluppa nel tempo, un’agonia che ti logora da dentro in<br />

corrispondenza degli stimoli esterni sempre meno motivanti. Purtroppo, per quanto il lavoratore ne possa aver preso coscienza,<br />

non ha armi valide in mano per non soccombere a se stesso e allo sfinimento emotivo, pena il ritrovarsi in una condizione ben più<br />

ardua o – nella peggiore delle ipotesi – senza lavoro.<br />

Le cause/fattori della sindrome sono molteplici:<br />

Fattori individuali come i socio-demografici o le caratteristiche della personalità (ad esempio sembra che i single siano più<br />

vulnerabili, però a me non pare affatto, anzi, il male oscuro è molto democratico)<br />

Fattori socio ambientali e lavorativi:<br />

le relazioni interpersonali con colleghe/colleghi tossiche/ci (le carogne andrebbero evitate e punto);<br />

le aspettative connesse al ruolo assunto (laddove manco il ruolo è ben chiaro, figuriamoci le aspettative);<br />

l’organizzazione del lavoro (la regola – e non l’eccezione – vuole che sia lasciata in mano a dei responsabili incapaci e arrivati<br />

a quegli incarichi non certo per meriti);<br />

le caratteristiche ambientali (sicurezza e politiche sanitarie non pervenute, per intenderci);<br />

l’organizzazione del lavoro (questa è quella che preferisco, visto che all’ordine del giorno sento lamentele relative alla<br />

mancanza di comunicazione/gestione, alla consistenza fumosa dei programmi ma non stile Amsterdam, alla assoluta non<br />

trasparenza dei compiti/obiettivi, all’impossibilità di partecipare attivamente ai processi decisionali nella propria area di lavoro<br />

– un palazzo lo costruisci dalle fondamenta, quale sarebbe la parte non chiara, imbecilli?! –, all’assenza di riconoscimenti<br />

sociali/economici per i risultati ottenuti piuttosto che all’inesistenza del concetto di equità che di norma dovrebbe andare a<br />

braccetto con onestà/correttezza, alla presenza di un fin troppo marcato mobbing che va punito con pene esemplari).<br />

Alla luce di quanto elencato, ecco che la sindrome prende consistenza manifestandosi in modo subdolo e spesso non subito<br />

compreso dal soggetto interessato. Nella stragrande maggioranza dei casi l’insorgenza del burnout evidenzia problemi legati alla<br />

qualità del sonno, alla comparsa di cefalee, a una notevole insofferenza (nonché perdita esponenziale della motivazione per lo<br />

svolgimento dell’attività lavorativa) che sfocia in diverse forme, a diffuse tensioni muscolari, al mal di stomaco (in abbinamento<br />

con l’inappetenza), alla diminuzione delle libido, alla depressione/crisi di panico e mi fermo visto che la lista è tanto lunga quanto<br />

immaginabile. Cioè tutte sintomatologie che possono essere ricondotte a milioni di altri motivi, perché non dimentichiamoci che il<br />

lavoratore fuori ha anche una vita con tutti i problemi che ne conseguono. Di conseguenza, non potrebbe essere che una<br />

personale e spinosa questione familiare, ad esempio, sia causa del disagio provato e, perciò, non esso in buona parte<br />

riconducibile all’ambiente lavorativo? Certo che sì! Ci siamo caduti in molti, troppi, anzi.


B E N E S S E R E<br />

Uno dei sintomi ‘migliori’ in assoluto, comunque, resta il fatto che, nonostante lo stacco dall’attività lavorativa (weekend, ferie<br />

etc.), la persona interessata non riesca a recuperare davvero forze/energia. Il che comporta un crescente logorio, una mancanza di<br />

iniziativa e una evidente difficoltà di portare a termine i compiti, un progressivo distacco emotivo dal lavoro fino al completo<br />

disinteressamento. E non solo, appaiono – per quelli che operano a confronto diretto con gli utenti – sempre più marcate<br />

incapacità nel relazionarcisi, atteggiamenti sprezzanti e colpevolizzanti neanche fosse il cliente la causa di ogni male nel mondo,<br />

ostruzionismi improntati a vari livelli (e addio alla qualità di tanti servizi). C’è da chiedersi come sia possibile che non sia dia il<br />

corretto peso alla gravità dei rischi della sindrome, perché un sistema di difesa che nasce in modo parecchio spontaneo è<br />

l’assenteismo. Poi, per peggiorare l’intera faccenda, al perenne senso di frustrazione potrebbe combinarsi la non meno rischiosa<br />

depersonalizzazione. Un trittico, questo, che parrebbe il preambolo di un film catastrofico. E lo è. Per quanto riguarda i metodi<br />

preventivi, gli eventuali trattamenti e i rimedi, rimando al web e ai professionisti del settore. D’altronde un tripudio di belle parole<br />

non cancella le difficoltà oggettive di opporsi a certe dinamiche (tolto l’omicidio che non mi sento di consigliare) e, ancor meno, il<br />

riuscire a far valere i propri diritti di essere umano che dovrebbero già trovarsi all’apice dell’infame piramide produttiva. C’è da<br />

aggiungere, inoltre, che la diffusione del burnout è in triste aumento. Personalmente ritengo che ciò stia avvenendo in quanto<br />

siamo intrappolati in sistemi che si basano su principi corrotti irrimediabilmente e che incitano atteggiamenti devastanti di ogni<br />

ordine e grado, laddove la lealtà, la correttezza e la coerenza non sono più assolutamente considerate dei pregi. Problemi globali o<br />

principalmente italiani? Mi astengo. Dei consigli a beneficio della resilienza, ad ogni modo, voglio darli benché siano da prendersi<br />

come un’elaborazione di ordine personale e nient’altro: lavorare con serietà e professionalità senza soccombere alle altrui<br />

esigenze, non prestare ascolto alle sterili e continue lamentele dei colleghi (in particolare se arrivano da personaggi che sono i<br />

primi a telare in certe circostanze) e, soprattutto, fare in modo che la mala gestione dell’ambiente lavorativo non diventi<br />

l’argomento principe delle conversazioni anche fuori dal lavoro, dedicare più tempo possibile a se stessi per coccolarsi e, infine,<br />

imparare a guardare oltre poiché non avremo una vita di ricambio. Mia nonna diceva: “Fattela passare pelle pelle” mentre<br />

strofinava una mano sul braccio così, a tirar via.<br />

Ad maiora semper.


A S T R O D A N C E R<br />

AMORE<br />

Vi aspettano giornate piuttosto vivaci: a voi saper sfruttare al meglio gli appoggi cosmici, per ottenere quello che volete, o per<br />

chiudere con le incertezze. Godetevi la vita e la spensieratezza della vostra giovinezza o anche della vostra mezza età.<br />

LAVORO<br />

È un buon momento per migliorare la vostra posizione professionale o per capire dove avete sbagliato, con lo scopo di correggere la<br />

rotta. Ogni iniziativa decollerà, portandovi successo e anche qualche bella entrata economica. L’entusiasmo ok, e avrete voglia di<br />

fare tantissime cose; vi sentirete parecchio su di giri e supererete i vostri limiti, questo grazie anche ad un Sagittario amico.<br />

AMORE<br />

La vita affettiva sarà frizzante, avrete una gran voglia di vivere, di conoscere, di viaggiare. Venere, vostro dominante vi renderà dolce<br />

e disponibile, vi farà venire la voglia di corteggiare e di essere corteggiato.<br />

Tenderete a strafare: troppo, ma dovete cercare di riposare, invitate più persone possibili a casa vostra; uno Scorpione è quello che<br />

ci vuole.<br />

LAVORO<br />

Il periodo sarà allettante e propizio per chi lavora in team o ha un'attività a contatto col pubblico. Riuscirete a sbalordire i vostri<br />

interlocutori, sia per le idee geniali che sfornerete con grande facilità, sia per la vostra memoria prodigiosa, che vi metterà in grado di<br />

ricordare le preferenze di tutti.<br />

AMORE<br />

Spesso riuscite ad essere sorprendenti. E questo sarà un bene per quanto riguarda la sfera affettiva: quello che è scontato e<br />

prevedibile rischia di essere noioso! Le Stelle vi rendono stravaganti in questo periodo. Per questo avrete fame e sete di novità e di<br />

situazioni diverse, caratteristiche vitali per voi.<br />

LAVORO<br />

È un buon momento per capire dove avete sbagliato e quindi potrete modificare il tiro. Finalmente, prossimamente i progetti<br />

andranno in porto e otterrete il successo ed anche qualche bella entrata economica. Concedetevi spesso delle pause, passeggiate<br />

nel verde e regalatevi almeno dieci minuti di puro relax ogni tanto. Non trascurate il riposo notturno: è importantissimo! Un Leone vi<br />

sarà sempre vicino, per qualsiasi cosa.<br />

AMORE<br />

<strong>Gennaio</strong> è tutto da dedicare alla persona amata, se tenete al partner ed al rapporto. Forse la vostra innata diffidenza una volta tanto<br />

ha ragione d'essere: qualcuno potrebbe cercare di creare situazioni d'imbarazzo fra voi e il partner.<br />

LAVORO<br />

Ottima periodo per lavoro e finanze, ma dovrete stare attenti a non essere frettolosi o superficiali: occhio agli errori, alle distrazioni,<br />

verificate i contratti e non fidatevi delle parole. E mi raccomando: tenete da parte qualche euro, potrebbe sempre servirvi. È un buon<br />

momento per smaltire qualche chiletto di troppo, oppure per riprendervi dopo un periodo di duro lavoro. Non dimenticate di<br />

circondarvi di Capricorni, vi daranno un grande aiuto<br />

AMORE<br />

Avrete una marcata sensibilità, sarete vulnerabili e facilmente influenzabili da ciò che succede dentro e intorno a voi; spesso vi<br />

sentirete soli e avrete un bisogno incredibile di un rapporto sentimentale. Uscite e conoscete gente!!!<br />

LAVORO<br />

Nella vita professionale nessun altro è preparato quanto voi. Nessuno è temuto più di Voi per la preparazione e la forza mentale. Se<br />

vi applicaste, il vostro futuro professionale potrebbe non conoscere limiti. Se vi sentite affaticati dalle innumerevoli attività che<br />

praticate, riuscirete ad essere i medici di voi stessi. L’importante è farsi sempre consigliare: Il Toro è il segno che fa per Voi.<br />

AMORE<br />

Nelle vostre relazioni di coppia siete sinceri e controllati. Nelle relazioni durature siete buoni amanti, anche se a volte anteponete gli<br />

interessi professionali a quelli di coppia. Amate sentirvi liberi, ed in una relazione d’amore cercherete più l’affetto che non il contatto<br />

fisico. Regalatevi dei momenti di puro riposo, e andate alla ricerca di nuovi amici. Il Pesci è un segno che farà il caso vostro<br />

LAVORO<br />

È da molto tempo che gli Astri vi incitano ad essere prudente con denaro e impegni finanziari. Nel mirino delle stelle ci saranno<br />

soprattutto i rapporti societari, le collaborazioni, i contratti, la burocrazia. Non agite mai senza riflettere.


A S T R O D A N C E R<br />

TuttoBallo<br />

AMORE<br />

Circolano molte energie positive, novità, creatività e amore. E' un buon momento: vivetelo alla grande e non fatevi disanimare da nessuno.<br />

Avete dei sogni nel cassetto? Tirateli fuori perché potreste realizzarli in tempi brevissimi. Una stessa Bilancia saprà apprezzarvi<br />

moltissimo<br />

LAVORO<br />

La forza di Mercurio, unita all'intervento di persone importanti, vi aiuteranno ad evolvevi dal punto di vista professionale oltre che<br />

personale. La partecipazione di colleghi e collaboratori sarà la chiave di volta che consentirà di ottenere maggiori introiti in modo<br />

prestigioso. Mettete in atto i cambiamenti estetici che avete programmato, e i risultati saranno certamente di vostro gradimento.<br />

AMORE<br />

Liti e tensioni andranno a sovvertire anche le relazioni più solide. Lasciate alle spalle tutto questo, le stelle promettono un sostanziale<br />

ribaltamento della situazione. Mettete subito a fuoco quello che vi manca per stare davvero bene e cominciate a lavorare con decisione. Un<br />

Ariete sarà di grande slancio verso la felicità<br />

LAVORO<br />

Un mese caratterizzato da una serie di giornate zeppe di attività di routine: lavoro, casa, obblighi familiari. Per questo è bene prepararsi da<br />

subito a gestire lo stress e la fatica derivanti dalla famiglia e dal consueto ambiente di lavoro. Aspettare sarà la parola d'ordine. Vi sentirete<br />

in ottima forma e troverete d'istinto i ritmi di vita più giusti per voi e le attività fisiche che vi sono congeniali.<br />

AMORE<br />

Vi attendono giorni piacevolissimi sia dal punto di vista relazionale che amoroso. Tutto va per il verso giusto, con tante stelle che vi<br />

appoggiano e danno concretezza alle vostre azioni e vigore ai sentimenti. Per un buon riscontro, circondatevi di Gemelli<br />

LAVORO<br />

Seminerete e raccoglierete nuovamente successi e gratifiche, sia al lavoro che a scuola.<br />

Tutti i giorni saranno perfetti per firmare contratti, esporvi in prove di studio e parlare in pubblico; per chi opera in proprio, è prevista una<br />

flessione e qualche intoppo.<br />

Se tendete a mettere qualche chilo di troppo, controllate gli eccessi a tavola.<br />

AMORE<br />

Periodo positivo e romantico. Urano vostro dominante vi offrirà dolcezza, disponibilità, aumenterà la complicità, la voglia di corteggiare e<br />

di essere corteggiato. Questo è il momento giusto per girare pagina e fare qualche dolce follia. Una Vergine è quello che ci vuole.<br />

Il vostro erotismo sarà in primissimo piano e le manifestazioni passionali saranno esaltate. Come contorno però dovrete fare i conti con la<br />

gelosia, la vostra impulsività e un leggero sottofondo di aggressività. Cercate di essere positivi. Vi sentirete molto meglio, quando<br />

conoscerete un Acquario che vi aiuterà a vivere meglio<br />

LAVORO<br />

Se siete indipendenti nella professione, il periodo offrirà buone opportunità che vi entusiasmeranno, tuttavia non dimenticate la prudenza:<br />

tenetevi alla larga da tutto ciò che non è sicuro, specialmente nelle faccende di denaro, che potrebbero essere penalizzate da Saturno-<br />

Siete in forma, ma cercate di rilassarvi!<br />

AMORE<br />

Periodo positivo e romantico. Urano vostro dominante vi offrirà dolcezza, disponibilità, aumenterà la complicità, la voglia di corteggiare e<br />

di essere corteggiato. Questo è il momento giusto per girare pagina e fare qualche dolce follia. Una Vergine è quello che ci vuole.<br />

LAVORO<br />

È un buon momento per pianificare i vostri passi successivi, capire chi o che cosa vi ha impedito di raggiungere gli obiettivi, impostare<br />

strategie e progetti per il tuo futuro. L’aspetto positivo di Mercurio vi sosterrà soprattutto nelle questioni pratiche. Non sempre riuscirete a<br />

governare esattamente le vostre forze. Organizzatevi meglio e vedrete che quando volete riuscite a stupire voi stessi.<br />

AMORE<br />

Vi attende un mese caldo e luminoso, non solo l'amore sarà sempre in primo piano nelle vostre giornate, riuscirete anche a essere<br />

perfettamente in sintonia con chiunque, pronti a dimostrare solidarietà e comprensione e figuriamoci con la persona che amate!<br />

Circondatevi di Arieti, spesso fanno la differenza<br />

LAVORO<br />

Il cielo è estremamente chiaro: vi porterà fortuna e vi darà gioia. Se siete ancora in vacanza, ve la spasserete senza alcun pensiero. Se<br />

dovete lavorare, lo farete con piacere ed entusiasmo e otterrete non pochi vantaggi, specie sotto il profilo economico.<br />

La forma fisica è giusta. Sarete impetuoso e avrete voglia di fare tantissime cose, di godervi la vita e di realizzare i vostri progetti.


Pensiero del mese<br />

DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE<br />

<strong>Gennaio</strong> prende il suo nome dal dio di origine romana<br />

Giano, in latino Ianus, e viene rappresentato in dipinti e<br />

statue con due volti che guardano in direzioni opposte.<br />

Indietro e avanti, inizio e fine, è il dio del passaggio che può<br />

essere inteso in senso stretto, come passare attraverso una<br />

porta, che guarda caso in latino si dice 'ianua', oppure<br />

possiamo interpretare il suo doppio volto in senso<br />

metaforico, vedendoci il passaggio da uno stato mentale al<br />

suo contrario, il cambiamento da una situazione ad un'altra.<br />

<strong>Gennaio</strong> è la fine di un percorso e l'inizio di una nuova fase.<br />

Poi magari non cambia nulla ma puntualmente investiamo il<br />

primo mese del nuovo anno di poteri infiniti. Facciamo<br />

propositi (sempre buoni, sempre indirizzati al miglioramento)<br />

che spesso non riusciamo a realizzare.<br />

Una lista di desideri da trasformare in realtà ogni volta più<br />

lunga e articolata. Perché anno dopo anno dobbiamo<br />

aggiungere tutto quello in cui non siamo riusciti in<br />

precedenza. Personalmente sono scesa dalla giostra. Non<br />

faccio propositi a gennaio ma coltivo sogni tutti i mesi.<br />

Mi emoziono al passaggio dell'anno e spero di vivere<br />

pienamente tutto quello che accadrà, nel bene e nel male.<br />

Con l'auspicio che tutti noi possiamo realizzare almeno un<br />

piccolo sogno, vi auguro...<br />

buona fine e buon principio!<br />

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J a n u a r y 2 0 2 2<br />

Lina Wertmüller<br />

14 agosto 1928<br />

9 dicembre 2021<br />

© F R E E P R E S S O N L I N E - v i e t a t a l a r i p r o d u z i o n e D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I<br />

R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r y "

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