TuttoBallo20 Gennaio 2022.EnjoyArt 24
Carissimi amici e lettori, come sarà il 2022? Alcune cose non dipendono da noi, ma molte altre si! Di nostro possiamo metterci l’impegno, la dedizione ed il sacrificio, e questo vale per qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria vita, ma anche in quella che è la nostra passione comune: l’Arte! Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà vita alla terza edizione del concorso, “DILLOALLADANZA”nei prossimi numeri vi diremo in dettagli come potete esprimere a 360° la forma d’Arte che più vi si addice… e poi e poi tante cose interessanti da apprendere e conoscere. Come?! Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!!!! Cin cin e buon anno a tutti!!!
Carissimi amici e lettori, come sarà il 2022?
Alcune cose non dipendono da noi, ma molte altre si!
Di nostro possiamo metterci l’impegno, la dedizione ed il sacrificio, e questo vale per qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria vita, ma anche in quella che è la nostra passione comune: l’Arte!
Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà vita alla terza edizione del concorso, “DILLOALLADANZA”nei prossimi numeri vi diremo in dettagli come potete esprimere a 360° la forma d’Arte che più vi si addice… e poi e poi tante cose interessanti da apprendere e conoscere.
Come?! Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti informa e ti tiene in forma!!!!
Cin cin e buon anno a tutti!!!
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24
TuttoBallo - Gennaio 2022 n.24
Copertina: Dancer: Veronica Tundis e Luigi d'Aiello, fotografati da
Monica Irma Ricci. Makeup and Hair stylist: Mauri Menga. Studio: Linea B
TuttoBallo - Gennaio 2022 n. 24
Editore "Stefano Francia" EnjoyArt
Direttore - Fabrizio Silvestri
Vice direttore - Eugenia Galimi
Segretaria di redazione - Pina delle Site
Redazione - Marina Fabriani Querzè
COLLABORATORI: Maria Luisa Bossone, Antonio Desiderio, Francesco
Fileccia, David Bilancia, Giovanni Fenu, Mauri Menga, Sandro Mallamaci,
Walter Garibaldi, David Iori, Giovanni Battista Gangemi Guerrera, Lara
Gatto, Lucia Martinelli, Patrizia Mior, Ivan Cribiú, Danilo Pentivolpe, Alessia
Pentivolpe, Carlo De Palma, Assia Karaguiozova, Federico Vassile, Elza De
Paola, Giovanna Delle Site, Jupiter, Francesca Meucci, Alberto Ventimiglia.
Fotografi: Luca Bartolo, Elena Ghini, Cosimo Mirco Magliocca
Photographe Paris, Monica Irma Ricci, Luca Valletta, Raul Duran,
DsPhopto, Raul, Alessio Buccafusca, Alessandro Canestrelli, Alessandro
Risuleo.
Le foto concesse da uffici stampa e/o scaricate dalle pagine social dei
protagonisti.
Le immagini e le fotografie qui presentate, nel rispetto del diritto
d’autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi
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direttore. I collaboratori cedono all'editore i loro elaborati a titolo gratuito.
Testata giornalistica non registrata di proprietà: ©ASS: Stefano Francia EnjoyArt
per contattare la redazione Tuttoballo20@gmail.com
Contro Copertina
Cari Lettori, come sarà il 2022?
Alcune cose non dipendono da noi, ma molte
altre si!
Di nostro possiamo metterci l’impegno, la
dedizione ed il sacrificio, e questo vale per
qualsiasi cosa ognuno di noi faccia nella propria
vita, ma anche in quella che è la nostra passione
comune: l’Arte!
Ed allora prepariamoci: la data da segnare sul
calendario è il 29 aprile, giornata mondiale della
danza e, come ogni anno, la nostra Rivista darà
vita al concorso, “DILLOALLADANZA” giunta alla
terza edizione.
Nei prossimi numeri vi diremo in dettaglio come
potete esprimere a 360 gradi la forma d’Arte che
più vi si addice e poi...
e poi tante cose interessanti da apprendere e
conoscere. Come?
Beh, scaricando Tuttoballo20… la Rivista che ti
informa e ti tiene in forma.
Cin cin e buon anno a tutti!!!
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Direzione Artistica
Massimo Polo
+39 347 3809340
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E D I T O R I A L E
Carissimi amici e lettori di Tuttoballo20, eccoci qui …
con un anno in più!
Molti faranno i bilanci di quello che è stato l’anno appena
passato; a noi più che fare bilanci, piace analizzare ciò che
abbiamo vissuto, qualsiasi cosa, sia bella che brutta, e tuffarci,
con tutto l’ottimismo possibile, verso nuovi progetti.
Certamente tutti saranno concentrati sul discorso Covid, vaccini,
no-vax, green pass e proteste varie, ed anche noi non possiamo
far finta che la pandemia ancora non sia finita, non possiamo
chiudere gli occhi dinnanzi alle conseguenze che essa ha
apportato a livello economico, sociale, psicologico, e di tutti i
cambiamenti che ci sono stati nel mondo dell’Arte (teatri,
cinema, spettacoli ecc. ecc.).
Ma il 2021 è stato anche un anno bello e pieno di soddisfazioni
per l’Italia: la vittoria della nazionale di calcio agli Europei, le
tante medaglie conquistate alle Olimpiadi, la vittoria dei
Maneskin all’Eurovision Song Contest 2021, i successi di
Sanremo e tante altre cose, sino ad arrivare al successo del
Macbeth alla Scala il 7 dicembre.
Certo, molte sono state anche le perdite che il mondo dell’Arte
ha subìto: Raffaella Carrà, Carla Fracci, Lina Wertmuller, Milva,
Battiato…e molti altri.
Cosa ci si aspetta, dunque, nel 2022? (oltre al desiderio di
normalità, di fine della pandemia, salute, serenità ecc. ecc. per
ognuno).
Noi artigiani dell’Arte, nel nostro piccolo ci aspettiamo che il
mondo dell’Arte “riesploda”; che i volti noti ed i personaggi che
“sono andati via”, abbiano lasciato ai nuovi artisti, alle nuove
leve, insegnamenti tali da poter portare in alto il nome dell’Arte;
ci aspettiamo tanti successi nei vari eventi in programma durante
il 2022: Olimpiadi Invernali, Mondiali di calcio, Eurovision Song
Contest. Ci aspettiamo le gare di ballo a livello nazionale e
mondiale, i teatri ed i cinema, i musei facciano il pieno con lavori
belli, interessanti, intelligenti, che vengano pubblicati libri che
catturano la maggior parte della gente e che “tanti altri
Maneskin” possano collezionare successi che poi diventano i
nostri “tormentoni”.
Un regalo particolare desideriamo, però, noi “artigiani dell’Arte”:
che la nostra Rivista possa crescere, migliorare ed essere punto
d’incontro e di confronto per molti altri che vogliano entrare a far
parte della nostra grande famiglia “artistica”. Proprio per questo,
vogliamo, insieme a voi, dar vita a tante belle iniziative da
condividere tutti insieme; Vi ricordiamo, infatti, che il 29 aprile
ricorre la giornata mondiale della danza, e noi di Tuttoballo20,
già da qualche anno organizziamo un concorso in cui vengono
messe in luce tutte le forme d’arte attraverso cui gli artisti
vogliono esprimersi. Ciò che ci auguriamo è che siate in tanti a
condividere questa bella esperienza, e che quest’anno si possa
riuscire a fare del concorso una “grande festa”, non virtuale ma
in presenza. Allora chiediamo agli amanti dell’arte di sostenerci
da tutti i punti di vista, interagendo con noi, aiutandoci in tutti i
modi possibili e, se volete, anche con una piccola donazione
destinata all’Associazione Stefano Francia, ( le modalità vi
saranno illustrate all’interno della Rivista), grazie alla quale la
Rivista vive.
Auguri di un buon inizio di anno a voi tutti.
A T T U A L I T Á
Il 2021 ci ha regalato cose belle e meno belle. Il Covid 19 ha bloccato ogni tipo di attività artistica. I musicisti, nonostante tutto, hanno
continuato a suonare e produrre musica, per mantenere alto il nostro spirito. Ognuno di noi avrà una colonna sonora che ancorerà il
2021 alla propria memoria. Noi abbiamo selezionato 20 album e 20 singoli, tra italiani e internazionali, debutti e non, passando al
setaccio tutti i progetti che abbiamo ascoltato negli ultimi 12 mesi. Alla fine è uscita una classifica di TuttoBallo 2021. Brani che
potrebbero essere scelti come vostra colonna sonora di uno spettacolo, oppure musa ispiratrice della vostra opera d’arte. Buon
Ascolto e Buon Anno.
1.Dave – We’re All Alone In This Together
2.Sons Of Kemet – Black To The Future
3.Jazmine Sullivan – Heaux Tales
4.Slowthai – TYRON
5.Baby Keem – The Melodic Blue
6.John Glacier – SHILOH: Lost For Words
7.Sega Bodega – Romeo
8.Mace – Obe
9.Frah Quintale – Banzai (Lato Arancio)
10.James Blake – Friends That Break Your Heart
11.Isaiah Rashad – The House Is Burning
12.Sault – NINE
13.Venerus – Magica Musica
14.Bluem – Notte
15.Alfa Mist – Bring Backs
16.Mdou Moctar – Afrique Victime
17.Iosonouncane – IRA
18.Floating Points, Pharoah Sanders, London Symphony Orchestra – Promises
19.Arlo Parks – Collapsed In Sunbeams
20.Little Simz – Sometimes I Might Be Introvert
Dave – We’re All Alone In This Together
Questa la top 20 dei brani.
1.Tyler, The Creator – JUGGERNAUT (ft. Lil Uzi Vert & Pharrell Williams)
2.Caroline Polachek – Bunny Is a Rider
3.Tirzah – Send Me
4.James Blake – Famous Last Words
5.Baby Keem, Kendrick Lamar – family ties
6.Kanye West – Moon
7.Colapesce, Dimartino – Musica leggerissima (anche in versione spagnola di Ana Mena)
8.Little Simz – Point and Kill (ft. Obongjayar)
9.Massimo Pericolo – STUPIDO
10.PinkPantheress – Just for me
11.Nu Genea, Cecilia Kameni – Marechià
12.Pa Salieu – Style & fashion (ft. Obongjayar)
13.Yves Tumor – Jackie
14.Ginevra – CLUB
15.Nubya Garcia – Pace (Moses Boyd Remix)
16.Brent Faiyaz ft. Drake – Wasting Time
17.LA NIÑA, Franco Ricciardi – TU
18.bnkr44 – Girasole
19.FKA twigs, Headie One, Fred again.. – Don’t Judge Me
20.Joan Thiele – Cinema
Bluem – Notte
Colapesce, Dimartino – Musica leggerissima
A T T U A L I T Á
fonte: Marco Valsecchi, giornalista di LinkedIn Notizie
Ci siamo ancora dentro? È la domanda che il mondo intero ha sulla punta della lingua da quasi due anni, aspettando il momento in cui
potremo dire che la crisi da Covid-19 è finita.
Dopo un anno come il 2020, che ci ha costretto a rivedere tutte le nostre abitudini e certezze, ma anche le nostre aspettative sia
professionali che umane, il 2021 ci ha visti cercare una nuova via. Facendo leva sul nostro spirito di adattamento, abbiamo così
sperimentato nuovi modi di vivere e lavorare che ci sembrassero giusti e sostenibili anche in mezzo alla pandemia.
Abbiamo accettato e fatto nostri nuovi livelli di separazione e decentralizzazione. Nelle nostre professioni, sperimentando il lavoro da
remoto e quello ibrido. Nel modo in cui gestiamo il denaro, sempre più smaterializzato e digitale. E perfino nelle relazioni umane,
abituandoci in poco tempo agli aperitivi in videoconferenza e alle call di famiglia. Quando abbiamo realizzato quanto e quanto in fretta
fossimo stati in grado di trasformare la nostra quotidianità - e questo è forse l'aspetto più interessante della fase storica che stiamo
vivendo - ci siamo però resi conto che cambiare non è difficile come pensavamo e come ci siamo detti per parecchi anni. Uno sforzo di
adattamento è diventato così la premessa per una grande riflessione, personale ma anche collettiva, su chi siamo, che cosa vogliamo e
che cosa ci aspettiamo dal futuro. La cattiva notizia è che sì, ci siamo ancora dentro, inutile negarlo. Quella buona è che abbiamo capito
che esserci dentro non vuol dire essere bloccati: nel 2022 questo ci porterà a continuare a rifinire e ridefinire il nostro nuovo mondo.
Ma quali cambiamenti ci attendono? Ogni anno, in dicembre, i giornalisti di LinkedIn selezionano e approfondiscono i grandi temi che
pensano definiranno i successivi 12 mesi. Anche questa volta, mentre continuiamo a navigare a vista nel contesto pandemico, vi offriamo
una selezione di spunti e idee su quello che ci aspetta da qui in avanti: nel lavoro, a casa e in tutto quello che c'è in mezzo.
Naturalmente questa non pretende di essere una lista completa, per questo ti chiediamo di unirti a noi. Quali sono i grandi temi e le grandi
questioni che ti aspetti emergano nel 2022? Condividi i tuoi pensieri nei commenti oppure in un post, in un video o in un articolo qui su
LinkedIn utilizzando l'hashtag #BigIdeas2022.
1. Il prossimo atto della pandemia si concentrerà sulla salute mentale
Nel 2022, il mondo dovrà fare i conti in modo ancora più importante con il trauma che la pandemia ha lasciato dietro di sé. Quasi due anni
dopo l’arrivo di SARS-CoV-2 nelle nostre vite, gli esperti concordano sul fatto che un'altra crisi sanitaria si sia sviluppata insieme al virus,
quella della salute mentale compromessa. “La diffusione mondiale di Covid-19”, scrive su MedicItalia lo psichiatra Alessandro Rotondo,
“ha determinato, oltre agli effetti diretti sulla salute che tristemente conosciamo, una situazione socio-ambientale in cui molti fattori, che da
sempre condizionano la salute mentale, sono stati esasperati”. In Italia, riporta Il Sole 24 Ore, si stima un aumento di almeno il 30% dei
pazienti presi in carico dal Servizio Sanitario Nazionale dall'inizio della pandemia per problemi connessi alla salute mentale. Mentre la
crisi sta gradualmente rendendo possibile parlare di un argomento che è ancora tabù, le aziende dovranno affrontare il problema della
salute mentale dei dipendenti il più rapidamente possibile. “Relativamente al ritorno in azienda”, spiega Ansa riprendendo una ricerca di
BVA Doxa per Mindwork, “circa il 40%” dei lavoratori“ si dice preoccupato del rientro a tempo pieno e il 62% di essi “valuta utile un
servizio di supporto psicologico per fronteggiare momenti di stress e disagio legati al rientro in azienda (+8% rispetto al 2020)”. Stiamo già
assistendo a un boom di soluzioni per il benessere psicologico dei professionisti, sviluppate da startup in rapida espansione, ma nella
Penisola il terreno da recuperare da questo punto di vista è ancora molto e il 2022 potrebbe essere l’anno della svolta.
2. L'inflazione sarà l'osservata speciale
Per anni l’Eurozona ha rincorso con fatica l’obiettivo di un’inflazione “al di sotto, ma vicina al 2%”, scontrandosi con il fenomeno noto
come “appiattimento della curva di Phillips”. La tendenza, cioè, che dagli anni Novanta ha visto il rapporto tra attività economica e crescita
dei prezzi indebolirsi nella maggior parte dei Paesi industriali . Come in molti altri ambiti, anche in questo caso dopo la scossa data dalla
pandemia ci ritroviamo in un mondo rovesciato: le istituzioni che si occupano di politica monetaria ora monitorano con attenzione
un’inflazione che si spinge su massimi mai toccati da decenni. In novembre i prezzi al consumo italiani hanno raggiunto picchi che non si
vedevano dal 2008, mentre in Germania la stima per lo stesso mese rimanda addirittura al 1992. Le ragioni di questo trend risiedono
innanzitutto nella crescita dei prezzi dell’energia. Ma anche nei colli di bottiglia che si sono formati con la ripresa della produzione
industriale dopo la fase più acuta della pandemia, portando a diffuse difficoltà di approvvigionamento per le aziende. Se cause immediate
e sintomi sembrano piuttosto chiari, permangono però dei dubbi sul decorso della febbre inflazionistica. La presidente della Bce, Christine
Lagarde, ha dichiarato che i prezzi dovrebbero iniziare a scendere già da gennaio. Mentre il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha
precisato che non si può già più parlare di un fenomeno "transitorio". Gli economisti Charles Goodhart e Manoj Pradhan, invitano intanto a
pensare nel lungo termine: la “ritirata” della globalizzazione e l’invecchiamento della popolazione, spiegano, faranno sì che il mondo entri
in un’era nella quale l’inflazione alta sarà una costante. Per il 2022, aspettiamoci intanto che il tasso d’inflazione sia uno dei dati che
guarderemo con più attenzione. E che si avvii una riflessione su quanto la dinamica dei prezzi rischia di erodere il nostro potere
d'acquisto.
A T T U A L I T Á
3. Il 'Buy now pay later' crescerà ancora
Nel 2022, il settore del ‘Buy now, Pay Later’ ("compra ora paga dopo", ovvero la possibilità di pagare beni e servizi a rate, abbreviato Bnpl) diventerà
ancora più popolare tra i consumatori. Questa modalità ha dato nuovo potere d'acquisto a milioni di persone con accesso limitato al credito, dal
momento che è generalmente soggetta a minori controlli, non richiede che si paghino interessi (a patto che si sia puntuali) e il servizio può essere
usufruito anche se non si soddisfanno i requisiti per ottenere una carta di credito. Con la temporanea chiusura di molti negozi fisici, la pandemia ha
fatto impennare gli acquisti online e l'uso del Bnpl, ponendo le startup di questo segmento tra le protagoniste di acquisizioni e round di investimento.
PayPal ha acquisito Paidy, Goldman Sachs ha comprato GreenSky, Square ha fatto sua AfterPay e recentemente l'italiana Scalapay - al settimo
posto nella classifica delle Top Startups di LinkedIn del 2021 - ha chiuso un round di investimento da oltre 173 milioni di euro, raggiungendo una
valutazione di circa 600 milioni di euro. E questa ascesa sembra solo l’inizio di una tendenza: Kaleido Intelligence stima infatti che entro i prossimi 5
anni il mercato di questi servizi “crescerà del 93% e raggiungerà su scala globale i 353 miliardi di euro". Cosa attendersi nel prossimo futuro? Matteo
Risi, ricercatore senior degli Osservatori Digital Innovation del PoliMi, spiega a LinkedIn Notizie che “da un lato è lecito aspettarsi una nuova
normativa che definisca criteri e vincoli per gli attori del mercato (il rischio di questo business è quello di alimentare l’indebitamento dei consumatori e
i crediti inesigibili dei player stessi). Dall’altro, vedremo sempre più spesso ampliare il raggio di azione delle società di Bnpl verso altri settori come
quello del marketing o quello bancario".
Entro i prossimi cinque anni il mercato di questi servizi crescerà del 93%, raggiungendo su scala globale i 353 miliardi di euro
4. Sarà l’anno zero per il 5G in Italia
Il piano di intervento pubblico è in consultazione, l’autorizzazione alla Commissione europea è stata chiesta e il governo punta a pubblicare presto i bandi di
gara per la realizzazione delle infrastrutture. Tutto sembra dirci che se l’orizzonte per una diffusione su scala nazionale resta fissato al 2026, il 2022 si
annuncia comunque come un anno decisivo per il 5G. “Verranno a maturazione le circostanze che ci diranno se stiamo imboccando una strada chiara di
sviluppo o se rischiamo di perdere terreno”, conferma a LinkedIn Notizie Antonio Capone, responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G & Beyond del
Politecnico di Milano. I prezzi molto alti ai quali sono state vendute le frequenze, combinati a quelli molto bassi della connettività sul mercato italiano,
peseranno in negativo sugli investimenti privati. Ma a riequilibrare la situazione dovrebbero essere i soldi stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
e l’ingresso nel settore di realtà imprenditoriali diverse dai grandi operatori delle telecomunicazioni, che porteranno risorse e competizione. Da utenti, quello
che intanto possiamo aspettarci è di toccare sempre più il 5G con mano. “In ambito industriale potremo imbatterci in progetti di digitalizzazione che
comprendono servizi avanzati di connettività”, anticipa ancora Capone, citando i sistemi di tracciamento nella logistica e su quelli di monitoraggio nella
produzione. “I cittadini - prosegue l’esperto - sperimenteranno sempre di più il rapporto a distanza col sistema sanitario, mentre nelle città la connettività
avanzata farà la sua comparsa nel trasporto, nella sicurezza e nella gestione dei rifiuti”. I consumatori, infine, avranno a disposizione sempre più prodotti
nativamente connessi. Se ora la Sim incorporata è appannaggio soprattutto delle auto, il prossimo passo riguarderà probabilmente gli elettrodomestici di alta
gamma e quelli utilizzati a livello professionale. Aspettiamoci quindi di vedere frigoriferi di lusso attraverso i quali fare la spesa online, ma anche di imbatterci
al bar o al banco del salumiere in macchine del caffè e affettatrici connesse.
5. Le Big Tech proveranno - senza successo - a prendersi il metaverso
La corsa alla conquista del metaverso, un termine coniato per descrivere le esperienze 3D immersive e collaborative che si stanno facendo strada
nelle nostre vite, sta per cominciare. Ma, per una volta, non tutto il bottino finirà nelle mani delle Big Tech. La nuova versione del web è sempre più
vicina ed è pronta a saltare fuori dai nostri schermi: provate a pronunciare la parola “metaverso” e le persone immagineranno un visore - Oculus, per
esempio, o HTC Vive - in grado di trasportarci in mondi di pixel dove interagire con avatar digitali. L’orizzonte di cui stiamo parlando è però molto più
vasto: va dalle esperienze già esistenti di realtà aumentata (chi si ricorda Pokemon Go?) ai mondi di gioco di fascia più alta. Così come è successo
nel passaggio al mobile, le grandi compagnie tecnologiche cercheranno di prendere il maggior controllo possibile su questo territorio. Facebook ha
già annunciato il rebranding che la riposizionerà come Meta. Solo qualche giorno più tardi, Microsoft (società madre di LinkedIn) ha dato qualche
indizio su quelli che sono i suoi piani, anticipando che verrà data la possibilità di accedere alle riunioni su Teams nei panni del proprio avatar
tridimensionale. Ma, a differenza dei precedenti paradigmi tecnologici, questo sarà molto più difficile da isolare e controllare. Intanto perché le
tecnologie blockchain - che abbiamo conosciuto attraverso le criptovalute, ma non solo - consentiranno ai player del metaverso di creare e utilizzare
tecnologia decentralizzata, senza dover necessariamente fare ricorso alle Big Tech. Ma anche perché gli artisti e gli esperti di tecnologia che stanno
gettando le basi di questo scenario futuro non sono più legati ai grandi gruppi come una volta. E questo perché proprio grazie a blockchain
dispongono di sistemi decentralizzati per guadagnare denaro. Considerati questi due elementi, il web che ci attende sembra quindi avere tutto il
potenziale per essere aperto e in grado di ricompensare i creatori individuali per i loro contributi.
6. Vivremo un "Great Reshuffle" all’italiana
Il cosiddetto ‘Great Reshuffle’ - o ‘Great Resignation’, il fenomeno che sta portando milioni di lavoratori negli Stati Uniti (e non solo) a lasciare il
proprio impiego per cercarne uno nuovo e molti altri riflettere su questa possibilità - potrebbe costituire una tendenza pluriennale, almeno
oltreoceano. E sono in molti coloro che ne intravedono segnali anche in Italia. Stando a dati recenti del ministero del Lavoro, tra aprile e giugno c’è
stato un incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro, di cui 484mila per dimissioni volontarie e, in generale, con una quota di abbandono
volontario sul totale degli occupati che ha superato il 2% per la prima volta da anni. Tuttavia, secondo gli esperti, fare paragoni con gli Usa è
impossibile. Parlando con HuffPost Italia, l’economista Nicolò Giangrande pone l'accento sul fatto che in Italia le dimissioni potrebbero essere state
“decise tempo fa e rimandate a causa dell’incertezza generata dalla pandemia”, oppure “una forzatura da parte delle imprese che non potevano
licenziare o, anche, incentivate in vista di una propria riorganizzazione”. Che qualcosa sia cambiato nel sentire comune, soprattutto tra i più giovani, è
però innegabile. “La pandemia - commenta su LinkedIn la content creator Marta Basso - ha dato, in molti casi, alle persone che lavoravano da casa
molta più libertà di gestione del proprio tempo e, se non altro, certamente modo di riflettere sui propri valori e obiettivi nella vita”. E questo
mutamento, che le aziende non potranno sottovalutare, avrà e sta già avendo impatti anche nel nostro Paese. Tra aprile e giugno 2021 la quota di
abbandono volontario sul totale degli occupati ha superato il 2% per la prima volta da anni
A T T U A L I T Á
7. Gli atleti troveranno nuovi modi di mostrare i muscoli
Negli ultimi anni, i migliori atleti professionisti sono riusciti a far sentire sempre di più le loro voci quando si trattava di decidere dove e in quali
condizioni giocare, ma anche in che modo dovrebbero operare squadre e leghe. Una tendenza che continuerà anche il prossimo anno. I
professionisti dello sport, innanzitutto, hanno un controllo sempre maggiore sulla propria carriera. L’addio al Milan di Gianluigi Donnarumma
è l’esempio più recente, non il più estremo: chi segue il basket statunitense sa che cosa può succedere quando una stella come James
Harden decide che il suo tempo in una franchigia è terminato. Ma il fenomeno travalica i confini professionali. I giocatori NBA sono stati in
grado di mettere il movimento Black Lives Matter sotto i riflettori, mentre nella “storia minore” di Euro 2020 rimarrà la ribellione di diversi
campioni contro le bottigliette piazzate dagli sponsor in sala stampa. Se un tempo squadre e leghe avrebbero avuto gioco facile a imporre le
proprie scelte, ora i social media hanno di fatto spostato la narrazione in favore dei giocatori. "I nuovi canali di comunicazione", conferma Iker
Casillas, ex portiere della nazionale spagnola e dirigente della Fondazione Real Madrid, "ci permettono di trasferire il nostro messaggio
senza distorsioni". Nel 2022, con le Olimpiadi invernali in Cina e la Coppa del Mondo FIFA in Qatar, non mancheranno le occasioni per gli
sportivi di portare i temi a loro più cari nel discorso pubblico. Non c’è che da aspettare il fischio d’inizio.
8. Il mondo collegherà le sue reti elettriche
La domanda globale di energia potrebbe aumentare fino al 58% nei prossimi tre decenni. Per soddisfarla e al contempo evitare una
catastrofe climatica, le aziende e i governi stanno spingendo per elettrificare quante più parti possibile delle nostre vite. C'è solo un intoppo: a
differenza del carbone, del petrolio o del gas naturale, l'elettricità è difficile da immagazzinare e le energie rinnovabili vengono consumate
principalmente vicino a dove vengono prodotte. Risolvere questo problema richiederà l'interconnessione delle reti elettriche mondiali con
l'aiuto di cavi sottomarini. “Le reti sono il gigante dimenticato degli investimenti energetici globali” spiega a LinkedIn Notizie Alessandro Blasi,
consulente presso l'Agenzia Internazionale per l'Energia. “Rendere disponibili nuove fonti di energia è importante ma non sufficiente, poiché
questa deve raggiungere i centri di consumo”. I lavori sono iniziati in Europa, con una previsione di 72mila chilometri di cavi di connessione
alla rete entro il 2030, secondo The Economist. Ad esempio, riporta Il Post, in Italia, Terna, operatore di reti internazionale, sta lavorando "a
due grossi progetti di cavi sottomarini: uno è il Tyrrenian Link, cavo di 950 chilometri che collegherà assieme Campania, Sicilia e Sardegna.
L’altro è l’Adriatic Link, che collegherà via mare Marche e Abruzzo". “Oggi più che mai è necessario avere un sistema elettrico ancora più
interconnesso a livello internazionale”, dice a LinkedIn Notizie l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma. “Con quote
crescenti di rinnovabili sarà possibile contenere e ridurre gradualmente i costi energetici, a vantaggio dell'ambiente, dei cittadini e delle
imprese”.
“Le reti sono il gigante dimenticato degli investimenti energetici globali”
9. La ripresa del settore aereo si tingerà di verde
Tra i risultati raggiunti nel corso di COP26, quelli legati al settore aereo sono passati relativamente in sordina. Eppure dalla conferenza delle
Nazioni Unite sul clima è emerso un indirizzo piuttosto chiaro, con ben 23 nazioni che hanno firmato la International Aviation Climate
Ambition Declaration: un documento che riconosce come per il settore sia necessario “crescere sostenibilmente”. I dati dell’Air Transport
Action Group evidenziano come il trasporto aereo sia all’origine di circa il 2% delle emissioni di anidride carbonica prodotte dall’uomo e di
circa il 12% di quelle ascrivibili al settore dei trasporti. Cifre che vanno naturalmente pesate sul fatto che a volare prima della pandemia fosse
poco più del 10% della popolazione mondiale. Una delle vie più percorribili per ridurre l’impatto ambientale del trasporto aereo è quella che
passa dai SAF (Sustainable Aviation Fuel): i biocarburanti ottenuti da scarti alimentari agricoli e forestali in grado di garantire fino al 90% di
emissioni in meno rispetto ai combustibili fossili. “Nell’immediato i biofuel di seconda generazione, ottenuti da prodotti che non siano in
competizione con il cibo, sono la scommessa per un'aviazione più sostenibile”, spiega a LinkedIn Notizie Pierroberto Folgiero, LinkedIn
Influencer e amministratore delegato di Maire Tecnimont. “Una tecnologia innovativa e immediatamente cantierabile - spiega - che può
diventare operativa in tre anni”. Il 2021 si chiude con l'annuncio di United Airlines, che per prima ha completato un volo passeggeri
utilizzando solo carburante sostenibile. Mentre guardando al 2022 l'attesa è soprattutto per l’assemblea della International Civil Aviation
Organization di ottobre, durante la quale dovrebbero essere definiti gli obiettivi di decarbonizzazione del settore.
10. Il retail cambierà per competere con Amazon
La pandemia ha rappresentato un punto di svolta per il commercio al dettaglio. Diversi negozi hanno chiuso i battenti, molti dei quali per
sempre, e il progressivo abbandono dello shopping fisico è stato accelerato. Tutto ciò ha incrementato ancora di più il giro d'affari dei giganti
delle vendite online come Amazon. Ma ha anche messo molti retailer 'tradizionali' in enorme difficoltà. Nel 2022, questi rivenditori
combatteranno per riconquistare i clienti, attraverso una combinazione di vecchie e nuovissime tattiche. Online si diffonderanno sempre più
servizi per i clienti tipici dell’esperienza di acquisto in negozio, come la possibilità di chattare in tempo reale per ricevere consigli e supporto,
o nuove soluzioni tecnologiche per prevedere con precisione l'entità e le abitudini di acquisto. Offline, i rivenditori adotteranno servizi di
restituzione della merce, inviando corrieri a ritirare gli articoli indesiderati sull'uscio delle case dei consumatori. E vedremo crescere le
partnership con aziende specializzate nel fornire questi servizi, dice a LinkedIn Notizie l'analista di settore Richard Lim. Il passaggio dalla
vendita al dettaglio fisica a quella online non si fermerà qui. Sempre più rivenditori abbracceranno la realtà virtuale e quella aumentata nel
2022, consentendo ai clienti di interagire con i prodotti in ambienti che vanno ben oltre le repliche digitali di un negozio. "Il metaverso", un
concetto ancora in evoluzione, "può fare di più per cambiare la vendita al dettaglio rispetto al negozio fisico", spiega - sempre a LinkedIn
Notizie - Cate Trotter, consulente presso Insider Trends. “Non si tratta di creare interpretazioni virtuali del negozio. Si tratta di sganciare la
vendita al dettaglio dal negozio e reimmaginarlo completamente". Qualche esempio? A novembre, Nike ha annunciato, con la piattaforma di
gioco online Roblox, la creazione di una città virtuale in cui gli utenti possono fare minigiochi a tema sportivo e vestire i propri avatar con
abbigliamento del celebre marchio sportivo. Mentre i giocatori del popolarissimo videogame Fortnite potranno vestire i propri personaggi con
l'abbigliamento di lusso di Moncler.
A T T U A L I T Á
Mentre i media si occupano della politica nel mondo e nel nostro
Paese, di Covid, di no vax e di notizie di cronache senz’altro di
rilievo (crollo di palazzine, violenza sulle donne, omicidi di
famiglie intere…), un ragazzo, nostro amico, Matteo Levaggi,
coreografo e ballerino esce a bere un drink a Milano, offre
gentilmente da bere ad “amici etero” (o meglio, che pensa siano
suoi amici), e viene immotivatamente aggredito, riportando ferite
anche gravi e di una certa importanza… e intanto il decreto Zan
non passa…
Vi pare accettabile? Oramai non ci sono più parole per
descrivere certe situazioni e tutto sembra molto retorico…
L’odio è odio, la violenza è violenza, a prescindere da chi e
contro chi venga esercitata, per cui oggi è accaduto a Matteo,
domani potrebbe accadere a qualcuno di noi, per un motivo
assurdo ,anzi, immotivatamente, come è successo a Matteo.
L’Arte è bella perché rende liberi, perché ti fa esprimere senza
muri ed ombre, perché ti rende uguale agli altri pur nella propria
diversità … noi di Tuttoballo20 siamo nati su questi princìpi ,
stiamo crescendo alimentandoci di questi princìpi e non
permetteremo mai a niente ed a nessuno di discriminare un
artista perché “omosessuale”: per noi una persona è una
persona, un artista è un artista, un ballerino è un ballerino, un
individuo è un individuo che ama, canta, balla, lavora, vive … e
nel linguaggio degli “Artigiani dell’arte” non esistono i termini
“eterosessuale/omosessuale”. Ci rivolgiamo, dunque a tutti voi,
amici ed amanti dell’Arte; essa è un’arma molto potente per
combattere l’omofobia; facciamo in modo che la sua voce sia
sempre più forte e fonte di fatti concreti, affinché non rimanga
intrappolata solo in belle parole o nei bei salotti artistici, ma esca
fuori, nelle strade, nelle scuole, nelle chiese, nei bar, nelle
discoteche: STOP OMOFOBIA!
Un abbraccio al nostro amico Matteo ed un grande
ringraziamento per tutte le emozioni che ci dona con la sua Arte!
A T T U A L I T Á
Il Sistema Sanitario nazionale italiano riceve il
premio CIDU (Comitato Interministeriale per i Diritti
dell’Uomo), 2021. Intervista alla Dott. Sara Angelone
Ministro delle Salute Roberto Speranza con la delegazione SSN
Italiana
Danilo Mercanti,Andre Silenzi, Sara Angelone, Lyubov Ferenchak,
Termina in bellezza la fine dell’anno 2021, nonostante le tante difficoltà economiche, sociali, sanitarie, che la pandemia già da un po' ha
apportato; è stato consegnato, infatti, nell’ambito di una toccante cerimonia tenutasi presso l’auditorium dell’Ara Pacis in Roma, il 10
dicembre 2021, il premio “CIDU per i diritti umani”, a varie Organizzazioni e personalità che si sono distinte, agendo concretamente, per la
difesa dei diritti dell’uomo.
Ed in un momento difficile, per il mondo intero, piegato dalla pandemia, ma caratterizzato da tanto impegno e sacrificio da parte di varie
categorie, emblematica è stata la premiazione ad una categoria particolarmente importante: quella del nostro personale sanitario. La
premiazione è andata, infatti al nostro SSN, rappresentato, per l’occasione, dal Ministro della salute Speranza, dal Medico
competente del Ministero della Salute, Sara Angelone, da Andrea Silenzi, rappresentanti della categoria di tutti i medici, e da
Danilo Mercanti, Lyubov Ferenchak, rappresentanti della categoria degli infermieri.
“La salute è un diritto di tutti”, ha più volte ribadito il Ministro Speranza, ed il nostro SSN è stato certamente un modello per altri Paesi,
non solo nel garantire il benessere dell’uomo in condizioni normali, ma, soprattutto ed inevitabilmente, in un momento difficile in cui la
patologia CoVID ha reso ancora più forte, sebbene le tante difficoltà, questo senso di condivisione e di difesa dei diritti umani che, nel caso
specifico, si è tradotto nel diritto della tutela della salute.
A ritirare il premio, la Dott. Sara Angelone che ha rappresentato lo sforzo, il sacrificio ed il senso del dovere di tutti i “camici bianchi” del
nostro Paese.
Alla Dott. Angelone facciamo una domanda, che potrebbe apparentemente essere banale ma che, in realtà, ha un grande
significato: “Nel momento in cui ha ricevuto, accanto al Ministro ed ai suoi colleghi, un premio così importante, quali sensazioni
ha vissuto?”
“Tutto, in quel momento, si è bloccato in un unico respiro, un’unica sensazione “comprimente” come in quegli attimi che hanno
caratterizzato questi ultimi due anni in particolare, in cui abbiamo dovuto prendere decisioni, inizialmente senza strumenti e conoscenze
certe, poi in progress, avvalendoci del solo proprio percorso di studi e conoscenza scientifica fino allora nota, dell’esperienza acquisita,
dell’intuito e buon senso, quando nulla ancora si sapeva e nulla ci poteva essere raccontato dai libri, quando si agiva in modo
estemporaneo calibrandoci sulla singola problematica. Paura, umiltà e coraggio di decidere con la consapevolezza del significativo riflesso
di ogni nostra decisione sul singolo lavoratore e paziente. Solitudine e forza reciproca nel rapporto di cura e terapia del paziente. Un’apnea
che continua e si distende a tratti in base all’andamento epidemiologico e quando avviene il ritorno alla vita in comunità del
paziente/lavoratore”.
Cosa ha significato per Lei questo premio, e cosa si augura per il SSN?
“Un brivido, un piccolo passo di un percorso ancora lungo, stimolo ed attesa, in cui ancora bisogna implementare e ricostruire il SSN sul
territorio nazionale, anche riqualificando tutto il personale sanitario, garantendone la tutela integrale della sicurezza e salute
(Implementazioone delle risorse umane, turnazione legale,…) e un adeguamento della remunerazione lavorativa rispetto ai migliori
standard europei”.
Domanda personale: rifarebbe il medico?
Sorride si distende finalmente rispondendomi un convintissimo “certamente si!”
Questo è solo un piccolo omaggio, nonché un umile ringraziamento che la nostra Redazione ha voluto rendere a tutto il personale sanitario
che, con il proprio impegno, dedizione, sacrificio, a volte addirittura della propria vita, si è prodigato, e continua a prodigarsi, nonostante
tutto, senza se e senza ma, a salvare vite umane permettendo, così, anche a noi “Artigiani dell’Arte”, di poter continuare a dedicarci alla
nostra passione. Grazie da parte di tutti noi!
A T T U A L I T Á
IL “PREMIO SIMPATIA” COMPIE 50 ANNI:
RACCONTI DI MEZZO SECOLO DEL NOSTRO PAESE
Altro avvenimento importante che ha chiuso in bellezza il 2021 nel nostro Paese, è stato la celebrazione del 50.
anniversario del “Premio simpatia” chiamato anche “Oscar capitolino”.
Istituito nel 1967 dall’indimenticabile Domenico, “Momo”, Pertica, giornalista, poeta, scrittore , attore, grande amico di
Fellini, è un premio dedicato a tutti, - “ è un premio che abbraccia la gente a tutti i livelli”- dice Laura Pertica che porta
avanti con dedizione questa grande ed onorevole “tradizione” di famiglia.
Ed è proprio questa la bellezza e l’essenza di questo particolare premio: omaggiare tutti coloro i quali hanno dato
qualcosa al nostro Paese, dal punto di vista artistico, creativo, politico, sanitario, scientifico … personalità “in vista” e
persone comuni…è, cioè, un premio che avvicina e ti avvicina alla gente … si premia, infatti, l’impegno, la passione e
la voglia di dare e condividere.
Tra i premiati di questa edizione, infatti, ci sono stati l’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato e Maria Rosaria
Capobianchi dell’Ospedale Spallanzani; il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi; per la musica il M° Nicola Piovani
…e tanta altra gente comune che si è distinta per progetti importanti ideati e realizzati.
La premiazione avviene in Campidoglio e, come si diceva, quest’anno si è celebrato il 50. anniversario di detto
premio, nonostante le mille difficoltà causate dale ragioni ben note che da più di due anni stanno segnando la storia
del mondo intero ma che, come afferma Laura Pertica, “celebra mezzo secolo di storia della nostra città e del nostro
Paese”.
Parole di grande ammirazione da parte di tante grandi personalità, tra cui quelle di Carlo Verdone, nei confronti della
famiglia di Momo Pertica, la quale “continua questa grande tradizione”.
Anche noi “Artigiani dell’Arte” facenti parte della grande famiglia di “Tuttoballo20”, ci uniamo al coro di ammirazione
verso Chi ha ideato il premio, verso Chi continua a rinnovarne l’importanza ed il significato, e verso tutti coloro i quali
nel proprio “piccolo/grande mondo” trasmettono la propria creatività, professionalità od emozione, agli altri.
Vista l’importanza e l’ammirazione, nonché la “simpatia” che ci suscita questo premio, ed il suo significato che sposa
in modo completo i nostri princìpi, la Redazione di “Tuttoballo20” farà un regalo a tutti Voi, carissimi lettori: cercherà
di incontrare, il prima possibile, Laura Pertica, affinché ci racconti “il Premio simpatia” e “Momo Pertica”, come solo Lei
potrebbe fare … e per noi sarà un grandissimo onore!
Laura Pertica “celebra mezzo
secolo di storia della nostra città e
del nostro Paese”.
Parole di grande ammirazione da
parte di tante grandi personalità,
tra cui quelle di Carlo Verdone, nei
confronti della famiglia di Momo
Pertica, la quale “continua questa
grande tradizione”.
A T T U A L I T Á
60
Anni
Il Balletto di Roma, causa
Covid-19, festeggia il suo
compleanno con un anno di
ritardo presentando la
storia della famosa
compagnia.
A T T U A L I T Á
Sessanta candeline del Balletto di Roma, posticipate di un anno, a causa
dell’emergenza pandemica, con una festa svolta il 28 novembre con un
programma variegato di incontri e performance, tra dialogo e danza,
approfondimento storico e confronto tra generazioni. Per accogliere gli
ospiti - amici e colleghi di ieri e di oggi - sono stati creati nella sede del
Balletto di Roma, in via della Pineta Sacchetti, affascinanti percorsi visivi,
letterari e danzati, legati alla storia di questa istituzione. L’allestimento della
location ha visto l’esposizione del prezioso materiale video-fotografico
d’archivio, insieme ai costumi di alcune delle più importanti produzioni della
compagnia (da: Otello; Il lago dei cigni, ovvero il Canto; Lo Schiaccianoci).
La mostra, curata per l’occasione da Giuseppe Distefano, ha offerto ai
visitatori un’esperienza “immersiva” in grado di coinvolgere lo sguardo ed il
pensiero. Un pezzo di storia, che dalle immagini si è materializzato
sulle pareti della nuova sede romana - aperta nel 2020 e inaugurata
ufficialmente in questa occasione - in un percorso tra memoria,
presente e futuro. Tra gli appuntamenti centrali del mattino, la tavola
rotonda sulle nuove prospettive della danza intitolata Quali tradizioni per la
danza del futuro? Un dialogo aperto, guidato da Silvia Poletti, tra gli ospiti
che hanno affiancato e creduto nel Balletto di Roma negli ultimi 20 anni:
voci rappresentative di enti e realtà nazionali, chiamate a discutere della
possibilità di rivedere modalità produttive e distributive per una nuova
apertura dialettica di lavoro. Insieme a Luciano Carratoni, direttore
generale del Balletto di Roma, e a Francesca Magnini, direttrice
artistica, hanno partecipato, in presenza ed in collegamento online:
Gilberto Santini, direttore AMAT Associazione Marchigiana Attività
Teatrali, Piergiacomo Cirella, segretario generale Fondazione Teatro
Comunale di Vicenza, Mario Castro De Stefano, consulente artistico
Teatro Pubblico Campano, Daniele Cipriani, presidente e direttore
artistico Daniele Cipriani Entertainment, Fabrizio Monteverde,
coreografo principale Balletto di Roma, Carmela Piccione, giornalista
e scrittrice, Valerio Longo, vicedirettore Balletto di Roma, Monica
Casadei, direttore artistico Artemis Danza, Patrizia Coletta, direttore
Fondazione Toscana Spettacolo, Annamaria Onetti, direttore artistico
DANCEHAUSpiù, Marco Ciuti, direttore La Fabbrica dell’Attore, Walter
Mramor, direttore Artisti Associati, Roberto De Lellis, direttore Ater
Fondazione, Carlo Pesta, presidente e direttore artistico Balletto di
Milano, Stefano Scipioni, presidente ACS Abruzzo Circuito Spettacolo.
Dopo l’appuntamento del mattino, il programma pomeridiano è stato aperto
dalla presentazione del progetto editoriale dedicato ai 60 anni del Balletto
di Roma: l’anteprima di un libro, a cura di Carmela Piccione, ricco
d’interviste e testimonianze che rendono omaggio alla prima
compagnia di danza privata in Italia, fondata nel 1960 da Franca
Bartolomei e Walter Zappolini. Numerosi i protagonisti che, insieme
all’autrice, hanno condiviso aneddoti e ricordi legati all’avventura della
compagnia: prima fra tutti, Paola Jorio, interprete dello storico ensemble e
oggi direttrice della Scuola del Balletto di Roma, e Raffaella Appià,
coreografa e docente, nipote della fondatrice Franca Bartolomei.
Il ‘viaggio’ d’immagini e parole è stato coronato, nella seconda parte
del pomeriggio, dalla danza dei giovani allievi della Scuola del Balletto
di Roma diretta da Paola Jorio, del Corso di avviamento professionale
(CAP) e dei danzatori della Compagnia. Le performance offerte agli
ospiti hanno svelato il più recente repertorio coreografico - con
estratti da Arcaico di Davide Bombana e da Astor, un secolo di Tango,
produzione 2021 attualmente in tournée - insieme alle ultime creazioni
di danza classica e contemporanea curate dalla direttrice Paola Jorio
in collaborazione con i maestri Pia Russo, Diana Tavernier, Anna
Maria Garagozzo, Vladimir Derevianko, Serena Chiaretti, Emanuele
Burrafato, Pablo Tapia Leyton, Chiara Casciani. Dolce chiusura, per
tutti, con la torta “BdR 60”: felice augurio di nuove e brillanti
ripartenze. Da qui, dalle solide fondamenta della storia, il Balletto di Roma
riparte con coraggio guardando al presente e al miglior domani per le future
generazioni.
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A T T U A L I T Á
Vincenzo Peruggia: l’uomo che rubò La Gioconda
di Giovanni Fenu
Questo è il racconto di uno dei più audaci furti che la storia del
crimine ricordi, le gesta di un italiano che, stando alle sue
dichiarazioni, voleva vendicare lo scempio commesso a suo tempo
da Napoleone Bonaparte e restituire al proprio Paese il più
rappresentativo di questi capolavori (in realtà scelse l’unico che si
trovava in Francia perché donato a suo tempo al Paese transalpino
da Leonardo da Vinci, l’autore, nda).
Vincenzo Peruggia nasce a Trezzino, frazione di Dumenza, in
provincia di Varese, l’8 ottobre del 1881. Il padre Giacomo è
muratore mentre Celeste, la madre, è casalinga e si occupa della
nutrita prole (oltre a Vincenzo, infatti, vi sono altri tre maschi e una
femmina, nda). Ben presto il giovane Peruggia apprende il mestiere
di imbianchino e verniciatore, e nel 1897 segue il padre a Lione per
motivi di lavoro.
Riformato dal servizio di leva nel 1901, nel 1907 si trasferisce a Parigi: nella capitale francese prosegue nella professione di
imbianchino, un lavoro che gli lascerà in eredità il saturnismo, una malattia dovuta all’intossicazione provocata dal mercurio
contenuto allora nelle vernici.
Sin qui quella di Peruggia assomiglia a numerose altre vite, più o meno anonime, di tanti italiani emigrati in Francia in quel
periodo, in cerca di migliori condizioni di vita. Ma il destino ha in serbo un incrocio decisivo per il nostro protagonista: siamo
nell’agosto del 1911 e il trentenne varesotto, da poco assunto dalla ditta del signor Gobier, viene inviato – insieme ad altri suoi
colleghi – al Museo del Louvre a pulire diversi quadri per ricoprirli poi con cristalli. L’arrivo in tale tempio dell’arte mondiale deve
avere un effetto dirompente sul giovane Peruggia che, da sempre denigratore di quel Napoleone Bonaparte reo, ai suoi occhi, di
aver saccheggiato in lungo e in largo l’italico patrimonio artistico per condurlo oltr’alpe, decide di maturare la sua vendetta, per
conto di tutti gli italiani, mettendo a segno il classico “colpo del secolo”.
È il 21 agosto 1911, un lunedì – giorno di chiusura del Louvre – quando, alle sette in punto, Peruggia varca la porta “Jean
Goujon” del famoso museo e si dirige furtivamente verso il “Salon Carré” sicuro che nessuno possa accorgersi della sua
presenza. Bastano pochi secondi al nostro “eroe”: staccato il prezioso dipinto di Leonardo da Vinci dalla parete, lo avvolge nella
propria giacca, e uscito senza problemi dal museo si reca – con incredibile nonchalance e sangue freddo – alla fermata del bus
dove, una volta salito ed essersi accorto di aver preso quello sbagliato, scende e si fa riportare a casa – in rue del'Hopital Saint-
Louis – da un’auto privata. Giunto nel proprio appartamento Peruggia, nascosta La Gioconda, torna al lavoro giustificando il
proprio ritardo con una sbronza presa la sera prima e che lo ha fatto svegliare in ritardo. Successivamente, affidata la Monnalisa
a Vincenzo Lancellotti – temeva che l’umidità della propria stanza potesse danneggiare il capolavoro leonardesco – realizza una
cassa in legno dove adagiarla e, dopo un mese dal furto, la riprende in consegna dal suo amico.
P I T T U R A
Ma torniamo al Louvre, qualcuno si sarà accorto del furto? È la mattina del 22 agosto quando Louis Béroud e Frederic
Languilleme, due artisti, giunti nel “Salon Carré” fanno l’inquietante scoperta. Superato lo choc iniziale i due informano
dell’accaduto Louis Lépine, capo della polizia e prefetto di Parigi. Immediate scattano le indagini: bloccate le uscite, i visitatori che
quel giorno si trovano nel museo vengono perquisiti, ma inutilmente; sulla scaletta della sala dei Sept Mètres vengono ritrovati la
cornice e alcuni frammenti di vetro appartenenti all’opera. All’appello classico a coloro sapessero qualcosa di farsi avanti,
risponde un impiegato che riferisce di aver notato, nella mattinata del giorno precedente, un uomo allontanarsi dal Louvre mentre
gettava un oggetto nel fossato vicino alla strada. Nel frattempo gli “Amici del Louvre” promettono ben 25mila franchi a chiunque
fornisse notizie utili per risalire al ladro, intanto il Ritratto di Baldassarre Castiglionedi Raffaello prende – tutti auspicano
temporaneamente – il posto che fu, sino a poche ore prima, della Gioconda. Le indagini procedono a ritmo serrato, alcuni
individui, tra i quali due giovani dal futuro artistico eccelso come Guillame Apollinaire e Pablo Picasso, sono erroneamente
arrestati salvo poi essere quasi immediatamente rilasciati dalla Gendarmerie nationale dopo aver dimostrato la propria estraneità
ai fatti.
Anche Peruggia viene interrogato ma se la cava poiché nel corso della perquisizione della sua modesta stanza, i gendarmi
parigini non trovano nulla di compromettente, la Monnalisa, infatti, è al sicuro, nascosta in un apposito spazio che il nostro
protagonista ha ricavato sotto l’unico tavolo. Passano due lunghi, interminabili anni e nel 1913 Peruggia fa il classico passo falso.
Siamo in autunno quando il collezionista d’arte fiorentino Alfredo Geri decide di organizzare una mostra nella sua galleria
chiedendo a privati – tramite annuncio sui giornali – di prestargli alcune opere per l’occasione.
All’inserzione risponde anche un personaggio misterioso: a Geri, infatti, giunge ben presto una lettera a firma Monsieur Léonard
V. nel quale lo sconosciuto mittente propone al collezionista toscano l’acquisto della Gioconda con la conditio sine qua non che il
celebre dipinto tornasse in Italia e restasse lì custodito. Insospettito, Geri si consulta col direttore della Regia Galleria di Firenze,
Giovanni Poggi che escogita una “contromossa”. L’ 11 dicembre 1913 Geri fissa così un incontro col misterioso Monsieur
Léonard V. al quale partecipa anche Poggi che, dopo aver esaminato il dipinto, lo prende in custodia per esaminarlo. Il giorno
successivo i Regi Carabinieri fanno irruzione nell’albergo fiorentino e arrestano Peruggia.
Il 4 e il 5 giugno 1914 si apre a Firenze il processo contro il ladro della Monnalisa; l’evento è tale da far pervenire in Italia anche la
stampa estera e mobilitare un’opinione pubblica nostrana che, mossa anche da amore e affetto per quel gesto così eroico e
patriottico, spera in una pena lieve per il Peruggia. Facendo leva su una presunta infermità mentale dell’imputato – testimoniata
anche dall’indovinello postogli dallo psichiatra del Tribunale Paolo Amaldi (“Su un albero ci sono due uccelli. Se un cacciatore
spara a uno di essi, quanti ne rimangono sull'albero?”; “Uno!”, risponde Peruggia. “Deficiente!”, tuona il medico, in quanto la
risposta alla domanda era zero, perché l'altro sarebbe scappato, nda) la condanna per il varesotto è tutto sommato lieve: un anno
e quindici giorni di galera ridotti, il 29 luglio 1914, a sette mesi e otto giorni. Tuttavia Peruggia ritorna subito in libertà ricevendo, tra
l’altro, ben 4.500 Lire, frutto di una colletta a “nome di tutti gli italiani” offertagli da un gruppo di studenti toscani.
Da questo momento i destini di Peruggia e della Monnalisa si dividono: l’opera di da Vinci fa ritorno in Francia, mentre il nostro
protagonista dapprima prende parte alla Grande guerra – dopo la disfatta di Caporetto del 1917 finisce in un campo di prigionia
austriaco – poi fa ritorno in Francia, sostituendo al nome Vincenzo quello di Pietro, a Saint-Maur-des-Fossés, nei sobborghi di
Parigi, qui nel 1924 nasce la sua unica figlia, Celestina (da tutti chiamata la “Giocondina” e morta nel 2011, nda). Peruggia muore
l’8 ottobre 1925, nel giorno del suo quarantaquattresimo compleanno a causa di un infarto; le sue spoglie riposano nel cimitero
Condé.
A T T U A L I T Á
A T T U A L I T Á
ro
Il principio di questo metodo: mescolare esercizi di danza, yoga, respirazione
e introspezione per lasciarsi andare e scoprire la sua natura profonda. A metà
tra danza, yoga e sciamanesimo, questa dolce disciplina, nata negli Stati
Uniti, sta guadagnando sempre più seguaci. Nel 2009, l'americana Rochelle
Schieck, insegnante di danza e yoga che ha studiato con i Qeros, gli sciamani
delle Ande in Perù, ha sviluppato questo metodo ibrido e sorprendente. Tutto
parte da un desiderio di andare contro i principi della danza, quello di creare un
percorso in cui siamo più interessati a ciò che sentiamo che alla bellezza dei gesti,
e dove non possiamo sbagliare. L'idea: essere meno nella sua testa e più nel suo
corpo per dargli voce.
Sedotta dal concetto, Claire Garin, sofrologa e insegnante di reiki, ha importato in
Europa quattro anni fa, ed ha pubblicato un affascinante libro sull'argomento lo
scorso aprile in lingua francese. “Al tempo degli Incas, le qoya erano donne
sovrane, quelle che andavamo a vedere per un consiglio, quelle che
detenevano la saggezza. Tuttavia, la qoya aiuta a riconnettersi con la sua
essenza profonda attraverso tre precetti: "la donna libera", vale a dire colei
che apprezza la sua vita, "la donna selvaggia", e "la donna saggia", altrimenti
dice che funziona con la sua intuizione ", spiega l'autore. Adagi che si
ritrovano nel famoso bestseller "Donne che corrono coi lupi", di Clarissa
Pinkola Estés.
Ma le lezioni di qoya sono rivolte sia alle donne che agli uomini; L'obiettivo è
lasciarsi andare ed esplorare il proprio io interiore attraverso il movimento.
"Mescoliamo la danza - con la coreografia e l'improvvisazione - e lo yoga con
quello che viene chiamato 'yoga nella preghiera', cioè che porta intenzioni.
Facciamo anche esercizi di respirazione ed esploriamo le parti meno conosciute di
noi stessi, quelle che non sempre vogliamo affrontare", afferma Claire Garin. E,
sebbene il metodo sia incentrato sulla spiritualità, le playlist rimangono le stesse di
una lezione di danza moderna tradizionale, poiché si possono trovare brani incisivi
di Beyoncé, Rihanna o Shakira. Un misto di sacro e moderno che attrae sempre più
persone.
700: Questo è il numero di insegnanti formati nella disciplina in tutto il mondo.
Molto diffuso negli Stati Uniti, si sta sviluppando rapidamente in Francia e in
Europa.
PER CHI: Qoya è un'alternativa per chi non trova lezioni di ballo adatte. Inoltre,
non è richiesto alcun livello. Sebbene ci siano molte sessioni destinate
esclusivamente alle donne, anche le classi miste sono molto comuni. “È vero che
tra di loro le donne riescono a lasciarsi andare più facilmente, ma l'idea di base è
che ci sentiamo tutti a nostro agio insieme, ed è quello che dimostrano i corsi misti
poiché gli studenti si divertono molto”, testimonia l’ allenatore. Ci sono corsi speciali
per adolescenti, famiglie e anziani. Elenco docenti su Qoyafrance.com, circa 15€
per un'ora e mezza di lezione. Ritiro dal 10 al 14 novembre 2021 a Villa Nymphéa,
vicino a LaRochelle, con Claire Garin, da € 750 a persona, prenotazioni su
Clairegarin.com
BENEFICI: mentre rimangono gli stessi di una lezione di danza (si lavora su
resistenza, flessibilità e forza), anche i benefici sulla mente sono molto importanti.
"Ci divertiamo e lasciamo andare prima di tutto. Poi, nel corso delle lezioni,
coltiviamo la nostra creatività, rafforziamo la nostra autostima e il nostro intuito,
così riusciamo meglio, nella vita di tutti i giorni, a prendere le decisioni giuste. Di
conseguenza, le relazioni con se stessi e con gli altri migliorano davvero ", spiega
Claire Garin.
PROVA DELLO SHAKING Il principio: devi scuotere il tuo corpo per tre o quattro
minuti per tornare in forma, un "reset" del sistema nervoso. Questo è l'esercizio
qoya più semplice. "Scuoti il braccio destro, poi il sinistro, poi la gamba destra, poi
la sinistra, poi i fianchi, poi lo stomaco, per dieci secondi, finché tutto il corpo si
muove. Non esitiamo a farlo con i bambini, lo adorano e permette loro di sfogarsi.
Per iniziare, come musica consiglio uno dei brani contenuti nell'album
"Musicoterapia" del maestro Ciro Vinci disponibile su tutti i digital store.
C O V E R S T O R Y
"Dopo 28 anni torno a
Sanremo in coppia con
Ditonellapiaga"
C O V E R S T O R Y
Alla 72° edizione del Festival di Sanremo in programma dal 1 al 5 febbraio, torna Donatella Rettore.
Sono passati ventotto anni dal suo ultimo Sanremo, quello del 1994, che la proiettò ai vertici delle classifiche con
l’hit “Di Notte Specialmente” brano, considerato ennesimo cult della sua illuminata discografia. Amadeus,
direttore artistico per il terzo anno consecutivo, ha scelto una coppia esplosiva:
Donatella Rettore -Ditonellapiaga all’anagrafe Margherita Carducci, classe 1997. Un duo formato da una
veterana e una giovane cantautrice, scelta affatto bizzarra ed in linea con la filosofia della “cantattrice” veneta,
provenendo la Carducci da una rinomata accademia teatrale. Queste affabili “teste calde” (ma che teste e che
cervelli) regaleranno al Teatro Ariston una performance superlativa e non è difficile neanche da presagire.
Miss Rettore, prima di tutto autrice iconica ed unica del nostro asfittico panorama musicale, in grado tra la fine
degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta di catalizzare l’attenzione del pubblico, attraverso una lettura inusuale
del pentagramma, con interpretazioni sublimi, sospese tra l’Anime (cartoni animati di origine giapponese derivati
dai loro manga/fumetti) ed il rock, l’avanguardia romantica ed il futurismo di Marinetti.
C OAV TE TR U AS LT IO TRÁ
Y
Ogni esibizione era un racconto,
uno stato emotivo, un momento
di vita estrapolato e condiviso
senza alcuna mediazione,
perché la sua verità d’artista l’ha
perennemente accompagnata,
tra gli alti ed i normali bassi che
contraddistinguono chi ha
qualcosa per cui emozionare,
chi si staglia sopra tutto e tutti
involontariamente, solo
attraverso le capacità geniali di
una scrittura senza tempo, tanto
che alcuni pezzi, precursori di
quello che oggi viviamo,
risultano più che moderni ed
impeccabili, questo anche
grazie all’indivisibile Claudio
Rego, uomo da sempre amato e
con cui convolò a nozze nel 2005. La freschezza di “Lamette”, le previsioni di “Splendido Splendente”, l’audacia
di “Kobra” e l’amore sublime espresso da “Io ho te” rimangono pietre miliari super coverizzate ma che mai
raggiungeranno l’apice se non eseguite da lei stessa. Una voce distinguibile tra mille che con grande maestria ha
“recitato” per molteplici generazioni, completamente in “Estasi” (anche titolo di un brano, con videoclip annesso,
anni dopo “scopiazzato” da Madonna) sigla di “Discoring", Donatella Rettore fin dal suo debutto ha fatto la
differenza, senza accorgersi della sua unicità. La collega Giuni Russo (incantevole) fortunatamente se ne accorse,
chiedendole di duettare in “Adrenalina” canzone alienata, esemplare manifesto dell’underground londinese che
oltreoceano ne riscosse i favori ma che qui da noi, non ottenne la meritata consacrazione.
L’impalcatura folle di “Adrenalina” permise una fusione di ugole all’apice, debitrice dell’impianto, forse neanche
voluto, impostato da Diamanda Galás (compositrice statunitense che utilizza le corde vocali come un
sintetizzatore in grado di controllare con precisione le onde sonore).
Nel 2008, la Sony BMG in collaborazione con Rai Trade diede alle stampe “Stralunata” un cd con i grandi
successi ed un dvd con le esibizioni storiche tratte dagli archivi Rai e Mediaset. Oggi, inizi del 2022, il cofanetto
rientra ancora nella classifica dei dvd più venduti in Italia, a testimonianza del fatto che Miss Rettore è l’unica
“cantattrice” che ci ha permesso di seguirla retropalco, spartendo rara autenticità in oltre una decina di album da
riascoltare e magari, scoprire per la prima volta. Nuova vita ora per Miss Rettore, cantante sorpa le righe che
negli anni 80 rinnegava il suo nome cantando:
"Non capisco perché tutti quanti continuano insistentemente a chiamarmi Donatella...oh oh oh bella! Guarda dritto
avanti a te dottore chiamami e richiamami è un onore guarda bene avanti a te signore chiamami soltanto MISS
RETTORE!"
C O V E R S T O R Y
CHI É
DITONELLAPIAGA?
Nel 1997 all’anagrafe di Roma è stata registrata come Margherita
Carducci. Si avvicina alla musica nel periodo in cui frequenta gli
scout. Per tutti i suoi amici suona la chitarra e si lascia ispirare dai
boschi che è solita esplorare. Negli anni del liceo poi accumula
esperienza nel campo, strimpellando in gruppo e allenando la propria
voce. Nel passato di Ditonellapiaga c’è anche l’accademia di teatro,
nella quale comincia a scrivere brani legati alla tradizione del teatrocanzone,
ma la voglia di sperimentare dell’artista è sempre più
insistente tanto da spingerla a esplorare anche generi più complessi
come il soul e il jazz. Nel 2019 Ditonellapiaga incontra il duo di
producer romani Brod che l’aiuta a mettere a fuoco il suo stile
davvero unico fatto di sonorità elettroniche mischiate a quelle più
armoniche del pop e nel settembre dello stesso anno pubblica il suo
primo singolo dal titolo “Parli”. Nell’ottobre del 2020 pubblica con
BMG Italy la cover dell’iconico brano dei Matia Bazar “Per un’ora
d’amore”, mentre nel dicembre successivo esce il primo singolo di
Ditonellapiaga, dal titolo “Morphina”, che affronta il tema del piacere.
Le sue sonorità inoltre, sono scelte per accompagnare le scene delle
due opere dello street artist Tvboy in “Note di Viaggio”, documentario
che racconta le canzoni del grande Francesco Guccini. Il suo primo
EP dal titolo “Morsi” è invece uscito il 23 aprile 2021 seguito a quasi
tre mesi di distanza dall’EP “Morsi Remix” che vede la
partecipazione di alcuni degli interpreti della nuova scena elettronica.
L’originalità di Ditonellapiaga colpisce tanto che proprio la sua cover
di “Per un’ora d’amore” dei Matia Bazar, viene inserita nella colonna
sonora del film “Anni da cane”, disponibile su Amazon Prime Video.
Ma non solo, la cantante è la seconda artista femminile italiana ad
entrare nel programma Breakthrough di Amazon Music, che
promuove a livello internazionale gli artisti più interessanti della
nuova scena musicale. Insieme a lei anche Cecilia con il brano “Té
verde, a seguire esce subito “Non ti perdo mai” scritto insieme a
Fulminacci. Margherita su di lui dice: “un amico che ha saputo
leggermi l’anima per poi scriverla in musica”…
Ora il 2022 mette definitivamente al centro della scena musicale
nazionale la giovane artista romana. Per lei due appuntamenti
importanti: Il Festival di Sanremo in coppia con Donatella rettore e
l’uscita di Camuflage, il suo primo album contenente 12 tracce, in
uscita il 15 gennaio.
Il nu-soul e l’R’N’B, la grande tradizione della canzone italiana e i
frenetici ritmi latin, le virate psichedeliche e le molteplici traiettorie
della musica elettronica, tracce nascoste di cocktail music e chanson
d’amour.
C O V E R S T O R Y
L’ironia – a tratti anche feroce – e la malinconia, spesso struggente. La solarità raggiante e il buio delle notti urbane. Il
romanticismo che toglie il respiro e il cinismo pregno di black humor. È questo il composito (a dir poco) universo espressivo
di Margherita Carducci, in arte Ditonellapiaga, tenuto insieme da un’anima che ha il respiro del più elegante e sofisticato pop
internazionale, da una sincerità profonda e, soprattutto, da una voce intensa, dal timbro inconfondibile, capace di spingersi
fino alle più ardite evoluzioni, degne delle grandi interpreti jazz. Un talento che le consente di stare a suo agio sia sul palco
di un night club newyorkese che su quello di un grande festival pop o di un club votato alla musica indie. E se c’è anche da
rappare, Ditonellapiaga non si tira indietro e stupisce anche su questo fronte, dimostrando un eclettismo fuori dal comune e
una versatilità naturale, frutto di anni passati nel fervido ambiente delle jam session capitoline e del sound del duo bbprod
che la accompagna fin dal suo esordio. Camouflage è il perfetto autoritratto di un’artista in grado di vestire i panni di icona
urban, femme fatale di un film noir ma anche ragazza della porta accanto. Camouflage è un racconto di corpi, di sesso
(Morphina) e di sentimenti, di notti alcoliche (Tutto ok) ed esperienze lisergiche (Prozac), di storie d’amore incompiute
oppure finite (Spreco di potenziale, Non ti perdo mai), e di amori retrò (Dalla Terra all’Universo), di fantasticherie glamour
(Vogue), di avventure bizzarre dall’epilogo tragico o surreale (Repito, Altrove), di cortocircuiti comunicativi (Connnessioni) e
di catarsi (Come fai). Un album che a seconda della traccia può avere il sapore del gin tonic e della tequila bum bum ma
anche di una tisana per smaltire l’hangover sul divano, davanti a una commedia romantica americana o a un film
strappalacrime. Come un chimico attento ai dosaggi, Ditonellapiaga chiude l’abum Camouflage riportando l’equilibrio
emotivo grazie all’iniezione di sana autoironia di Carrefour Express.
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Photo Danilo Piccini
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L'eterna storia d'amore tra Sam e Molly continua a far sognare e a conquistare il pubblico del TAM Teatro Arcimboldi Milano fino al 9
gennaio con la magia di Ghost, il musical. Protagonisti? Il fantasma di un uomo assassinato, la donna che amava in vita e continua ad
amare da spirito, una strampalata medium che può restituirgli la voce e un assassino in attesa di essere scoperto e portato all’Inferno. Un
thriller romantico, dove la suspense creata dai continui colpi di scena si alterna alla dimensione interiore del ricordo, una storia che indaga
il senso dell’amore quando vive oltre il tempo. Anzi, quando è l’altrove irraggiungibile a renderlo autentico. Tratto da Ghost, il cult movie
della Paramount Pictures che dagli anni ‘90 ha commosso generazioni di spettatori, Ghost Il Musical, adattato per il teatro dallo
sceneggiatore originale Bruce Joel Rubin, con la regia di Federico Bellone.
Una produzione internazionale firmata Alveare Produzioni, in collaborazione con Colin Ingram e Hello Entertainment che sarà
nuovamente in tournée nelle principali piazze italiane.
Trasposizione fedele del film vincitore di un Golden Globe per la miglior attrice non protagonista (Whoopy Goldberg) e per la
miglior sceneggiatura, Ghost Il Musical mantiene l’impianto narrativo del successo cinematografico, ma sposa appieno le
regole del teatro. La forza di Ghost Il Musical è soprattutto nella storia. Sono gli archetipi dell’amore che non può ritornare alla fisicità
terrena a generare nel pubblico fascino e inquietudine. Dal mito di Orfeo che non può guardare la sua Euridice se non a costo di perderla
per sempre fino alla letteratura romantica che ha ispirato gli atti bianchi di molti balletti, animati da spiriti di fanciulle innamorate.
Questa la trama: le vite di Sam (Mirko Ranù), bancario di New York, e Molly (Giulia Sol), giovane artista, vengono sconvolte dall’omicidio
di lui. Sam si ritrova ben presto fantasma e per manifestarsi a Molly si serve della truffaldina medium Oda Mae (Gloria Enchill). I due
cercano di convincere Molly dell’esistenza di una vita ultraterrena e insieme riescono a smascherare il mandante dell’omicidio di Sam:
l’avido Carl (Giuseppe Verzicco).
Un cast eccezionale capitanato da Giulia Sol, artista di punta di Tale e Quale Show, il varietà televisivo di Rai Uno. La regia e la
scenografia sono di Federico Bellone firma internazionale che ha contribuito al trionfo in Italia di grandi musical: Mary Poppins,
Fame, West Side Story, The Bodyguard- Guardia del corpo, Dirty Dancing, Newsies, A qualcuno piace caldo.
La regia associata e la coreografia sono di Chiara Vecchi. Il disegno luci è di Valerio Tiberi, light designer, che ha lavorato nelle
più note produzioni internazionali di musical e di opera lirica.
Ma non è tutto. Gli effetti speciali, con il fantasma di Sam e degli altri personaggi che prendono forma entrando e uscendo dai corpi o
passando attraverso le porte, nascono dalla brillante mano di Paolo Carta. Un mago dell’illusionismo capace di sorprendere lo spettatore
più che con la tecnologia con trucchi da vecchio artigiano dell’inganno. La colonna sonora pop-rock, arrangiata da due big della
musica internazionale, Dave Stewart, ex componente degli Eurythmics, e Glen Ballard, tra gli autori della musicista canadese
Alanis Morissette, fa da sfondo a un racconto senza tempo. Un musical sensoriale e fantasy dove ogni accadimento nasconde un
mistero apparentemente inspiegabile.
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SCHIACCIANOCI
Principal Dancers Teatro Opera di Berlino e Javier Rojas e
Rachele Pizzillo Principal Dancers Birmingham Royal Ballet
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L’atmosfera natalizia si respira fino al 6 gennaio, giorno in cui l’Epifania si
porta via tutte le feste; fino a quel giorno c’è la possibilità di andare al
Teatro Atlantico Live Roma, per ammirare il balletto classico per
eccellenza dedicato al Natale: “Lo Schiaccianoci” (The Nutcracker),
con la musica di P.I. Tchiajkovskij, la regia e coreografie di Luciano
Cannito. Si tratta di una grande produzione basata sulla versione
originale di Petipa del celebre balletto di repertorio classico, nella nuova
produzione di Fabrizio di Fiore Entertainment per Roma City Ballet
Company, e può vantare, fino ad oggi, quasi tutti sold out nei teatri dove
è stato rappresentato (Teatro Massimo di Palermo, Teatro San Carlo di
Napoli, Auditorium della Conciliazione, Roma). “Lo Schiaccianoci” fu
rappresentato la prima volta al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo il 5
dicembre 1892. Il soggetto si basa sulla famosissima favola “Lo
Schiaccianoci e il Re dei Topi” di Eta Hoffmann, sogno-incubo della
piccola Clara nella notte di Natale. Nella versione coreografica di
Luciano Cannito, ruolo determinante lo ha il misterioso
Drosselmeyer, qui interpretato dal grande danzatore caratterista
Manuel Paruccini, figura fantastica che riconosce in Clara la purezza
infantile e decide di regalarle nella notte di Natale un sogno meraviglioso
nel mondo delle favole, guidata dal Principe Schiaccianoci e dalla Fata
Confetto, in un regno fatato di giocattoli che diventano figure animate,
principi e principesse e che ne fanno il titolo di balletto del repertorio
classico più rappresentato al mondo. Tutta la storia del balletto si
muoverà intorno ad un atto di generosità e di purezza infantile che la
piccola Clara avrà nei confronti di un vecchio mendicante infreddolito,
ignorato da tutti durante la notte di Natale, al quale vorrà donare un
piccolo dono di Natale. Per sdebitarsi, il mendicante, che in realtà è
l’elegantissimo e magico Drosselmeyer, regalerà a Clara una notte in cui
poter vivere come reali i propri sogni”.
Roma City Ballet Company è una delle più recenti formazioni
italiane, composta esclusivamente da artisti selezionati con
audizioni internazionali, oggi considerata una delle compagnie
classiche italiane di eccellenza e di maggior livello tecnico del
panorama nazionale. La compagnia è diretta da Luciano Cannito,
regista e coreografo, considerato uno dei nomi più prestigiosi della
coreografia italiana. Schiaccianoci di Cannito/Tciajkovskj è un balletto
creato per il Teatro Massimo di Palermo e poi ripreso al Teatro San Carlo
di Napoli e la sua partitura è una delle più belle musiche per balletto mai
scritte. Per questa nuova edizione espressamente prodotta da Fabrizio
Di Fiore Entertainment per Roma City Ballet Company, i costumi sono
stati creati da Giusi Giustino e le scene da Italo Grassi, entrambi artisti i
cui lavori sono rappresentati nei maggiori teatri del mondo.
Accanto al Corpo di Ballo e ai danzatori solisti di Roma City Ballet
Company, il pubblico potrà applaudire due coppie di primi ballerini
ospiti nei ruoli del Principe Schiaccianoci e della Fata Confetto. Si
alterneranno nelle recite i Principal Dancers del Teatro dell’Opera di
Berlino Xenia Ovsianick, Dinu Tamazlacaru, e Rachele Pizzillo,
giovanissima danzatrice italiana, futura stella della danza
internazionale, appena nominata prima ballerina al Birmingham
Royal Ballet, e Javier Rojas, reduce del successo come vincitore di
“Amici di Maria De Filippi” nella categoria ballo dell’edizione 2019,
Photo Danilo Piccini
anche lui al Birmingham Royal Ballet.
Principal Dancers Teatro Opera di Berlino e
Javier Rojas e Rachele Pizzillo
Principal Dancers Birmingham Royal Ballet
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Al teatro Arcimboldi Milano il 14 e 15 gennaio 2022 Ettore Bassi nel ruolo del prof. Keating. Marco Iacomelli, il regista
descrive così la trasposizione del celeberrimo film americano. "L’Attimo Fuggente è una storia d’Amore, per la poesia,
per il libero pensiero, per la vita.Quell’Amore che ci fa aiutareil prossimo a eccellere, non secondo i dettami
socialistrutturati e imposti, ma seguendo le proprie passioni, pulsioni, slanci magnifici e talvolta irrazionali. Seguendo
quegli Yawp che spingono un uomo a lottare per conquistare la donna amata, a compiere imprese per raggiungere i
tetti del mondo, a combattere per la giustizia con la non violenza. Tom Schulman ha scritto una straordinaria storia di
legami, di relazioni e di incontri che cambiano gli uomini nel profondo. L’Attimo Fuggente rappresenta ancora oggi, a
trent'anni dal debutto cinematografico, una pietra miliare nell’esperienza di migliaia di persone in tutto il mondo.
Portare sulla scena la storia dei giovani studenti della Welton Academy e del loro incontro col il professor Keating
significa dare nuova vita a questi legami, rinnovando quella esperienza in chi ha forte la memoria della pellicola
cinematografica e facendola scoprire a quelle nuove generazioni che, forse, non hanno ancora visto questa storia
raccontata sul grande schermo e ancora non sanno “che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuire con
un verso”.
Sinossi
Nel 1959 l’insegnate di letteratura John Keating viene trasferito al collegio maschile “Welton”. John è un professore
molto diverso dai soliti insegnanti: vuole che i ragazzi acquisiscano i veri valori della vita, insegnando loro a vivere
momento per momento, perché ogni secondo che passa è un secondo che non tornerà mai più. Cogliere l’attimo è
ciò che veramente conta, e vivere senza rimpianti. L’entusiasmo di Keating conquista lo studente Neil Perry
componente della setta segreta “I poeti estinti” di cui fa parte anche Charlie Dalton. Quest’ultimo inserisce nel giornale
scolastico la richiesta di ammettere anche le ragazze nel collegio maschile, destando l’ira del preside Nolane venendo
punito. Nel frattempo Perry, seguendo la filosofia del professore, si dedica al teatro, la sua vera passione. Il padre di
Neil non accetta che il figlio si dedichi a un’attività che possa distrarlo dagli studi ed esige che il ragazzo lasci
immediatamente la compagnia. Neil disobbedisce debuttando sul palco e strappando grandi applausi grazie al suo
talento. Il padre, furioso, riporta il figlio a casa avvertendolo che lo avrebbe iscritto a un’accademia militare e che
avrebbe studiato per diventare medico. Neil, disperato, prendela pistola del genitore e si suicida. La tragedia induce il
preside Nolan a espellere il professor Keating per aver spinto il ragazzo a inseguire i suoi sogni, contrari a quelli del
padre. L’intera classe di Keating dà l’addio al professore, salutandolo in piedi sui banchi con “O capitano! Mio
capitano!”.
We are Back to Dance.
KATAKLÓ
Atletismo e Poesia in scena
al Teatro Carcano dal 26 al 30 gennaio
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Al Teatro Carcano di Milano dal 26 al 30 gennaio 2022, Kataklò Athletic
Dance Theatre, la più importante compagnia italiana di physical theatre,
torna sulle scene inneggiando alla ripartenza: We are Back to Dance.
Giulia Staccioli, insieme all’attivo contributo artistico dei sei danzatori in
scena, firma uno spettacolo che accosta frammenti differenti, inediti e di
repertorio, portabandiera di un messaggio di speranza: raccogliamo tutti i
pezzi, ricostruiamoci, rigeneriamoci, mostriamoci nuovi, ma sempre fedeli
a noi stessi. Insomma, torniamo a ballare! Back to dance si svolge in un
tempo unico che affronta quattro tappe differenti: l’umanità, la mitologia,
l’eroismo, la leggerezza. Racconta il ritorno in scena dei danzatori dopo
aver vissuto un’esperienza universalmente condivisa. Nelle loro gambe
c’è la voglia di ricominciare, un istinto continuamente frenato, ostacolato,
reso sempre più complesso dalle circostanze. Travolta dalla solitudine,
dalla diffidenza e dalla paura dell’altro, l’umanità è stata portata a
riscoprire le sue paure più profonde, i suoi istinti più vivi.
Ci siamo sentiti umani, appartenenti a quella specie che si è creata e
plasmata con convinzioni profonde e apparentemente solide. Pilastri che
si sono sgretolati, polverizzandosi in incertezze. Abbiamo dovuto trovare il
coraggio di scoprirci deboli, soli, nudi. Ci siamo rialzati, abbiamo
ricominciato a correre e ci siamo ritrovati. Con determinazione, tenacia e
ironia abbiamo ripreso a ballare, consapevoli, ora più che mai,
dell’importanza di farlo. La conquista è una rinnovata leggerezza.
La chiave di lettura offerta dallo spettacolo vuole essere positiva: giocando
con l’ironia, l’energia e l’intensità proprie dello stile Kataklò, Back to Dance
dà voce ai bisogni e ai desideri che ci hanno accomunato nell’ultimo
periodo: camminare liberi tra la gente facendosi trasportare dal flusso,
sentirsi parte di un tutto che si muove con decisione nella stessa
direzione, un abbraccio, delicato o scontroso, purché sia fisico, ritrovarsi
ad una festa e scatenarsi senza pensieri. Tutto quello che eravamo è
stato travolto da un vortice per poi essere messo in pausa, come in una
vecchia fotografia. Kataklò decide però di schiacciare play e ricominciare
con più energia. L’idea del ritorno diventa fil rouge per tutte le scelte
artistiche e anche i costumi, riadattati e rinnovati da vecchie produzioni,
perseguono lo stesso ideale di recupero. L’atletismo e la poesia che
hanno reso la compagnia ambasciatrice del Made in Italy nel mondo,
tornano sulle scene ad ammaliare e a diffondere vitalità. Le prospettive
sono inevitabilmente cambiate, ma il linguaggio rimane lo stesso.
Fonte: Gazzetta di Milano
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Fino a giovedì 6 gennaio 2022, l'OFF/OFF Theatre ospita il ritorno al teatro di
Maurizio Costanzo che, dopo dieci anni dalla sua ultima opera, firma la commedia
dedicata agli amanti, come non ce ne sono più. Come fossero una specie in via di
estinzione, Maurizio Costanzo li descrive nel testo "Abolite gli Armadi, gli Amanti
non esistono più!", diretto da Pino Strabioli, in scena con Sveva Tedeschi, Veronica
Rega, Luca Ferrini, Alberto Melone e David Nenci.
Maurizio Costanzo dichiara: “Nel 1973, o giù di lì, insieme a Marcello Marchesi, per
la regìa di Garinei e Giovannini, scrissi “Cielo Mio marito!”, l’antica storia del
tradimento. A distanza di 47 anni ho cercato di fotografare la situazione attuale. Mi
sono reso conto che gli armadi a muro non servono più perché apparentemente gli
amanti sono finiti. Ma poi, ho anche pensato che ci sono dei nuovi armadi a muro: i
cellulari. Se vi riesce: buon divertimento!”.
Una dichiarazione di intenti quella di Costanzo, che preannuncia la disamina
teatrale di una tra le situazioni più comuni dei giorni nostri, il tradimento via etere.
Chat, siti online dedicati, WhatsApp. Un proliferare di possibilità foraggia l'idea che il
tradimento sia sempre più alla portata di tutti (e di smartphone). Un modo come un
altro per dire che oggi l'armadio ce lo portiamo in tasca. È proprio dietro le ante del
nostro cellulare che nascondiamo il meglio o il peggio della nostra intimità,
comodamente a portata di mano e senza il rischio che il nostro partner venga a
scoprirlo piombando nella nostra stanza all'improvviso. Una fotografia del nostro
tempo, resa in modo ironico dal testo firmato da Maurizio Costanzo per l'OFF/OFF
Theatre. Pino Strabioli commenta: “Una conferenza, un convegno, una prolusione
sull'adulterio di ieri e di oggi. Il tradimento nella sua storia. Una giostra teatrale su
una delle istituzioni del mondo occidentale: le corna! Maurizio Costanzo mi ha
consegnato un copione stracolmo di situazioni e parole, riferimenti e allusioni.
Dall'intramontabile grido "Cielo mio marito" alle tentazioni virtuali. Gli amanti escono
dagli armadi per finire nei computer. Per chi fa questo mestiere Maurizio Costanzo è
un vero punto di riferimento; spero di non tradire le sue aspettative e soprattutto la
fiducia che mi ha dimostrato consegnandomi "Abolite gli armadi, gli amanti non
esistono più", commedia che segna il suo ritorno alla scrittura teatrale dopo dieci
anni. Con la complicità di Luca Ferrini, Sveva Tedeschi, Veronica Rega, Alberto
Melone e David Nenci ci stiamo divertendo alla costruzione di questo gioco leggero
e scanzonato, omaggio all'eterno triangolo marito-moglie-amante.”
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Cassandra Trenary and Calvin Royal III in Giselle
Photo Rosalie O’Connor, courtesy American
Ballet Theatre 2
Dopo due anni di assenza torna il più prestigioso gala della Danza.
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João Menegussi and Calvin Royal III in Touché
Photo Rosalie O’Connor,
courtesy American Ballet Theatre
L’inizio del 2022 si festeggia con il ritorno del gala
internazionale di danza, Les Étoiles, creato da Daniele
Cipriani Entertainment. Il 30 e 31 gennaio 2022
all’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia –
Roma si esibiranno dal Royal Ballet di Londra – Natalia
Osipova, Fumi Kaneko, Vadim Muntagirov; dall’American
Ballet Theatre – Cassandra Trenary, Calvin Royal III;
dall’Opéra di Parigi – Mathieu Ganio; dall’Opera di Berlino –
Daniil Simkin; per non parlare delle stelle internazionali
Sergio Bernal (già Balletto Nazionale Spagnolo), Alejandro
Virelles (già Balletto Nazionale di Cuba) e Ana Sophia
Scheller (già New York City Ballet). Les Étoiles non si
tratta del ‘solito’ gala di danza, accanto ai celeberrimi passi
a due tratti dal repertorio di tradizione ci sono anche brani
di sofisticata modernità, firmati da coreografi sulla cresta
dell’onda oggi. Possiamo anticipare che in questa edizione
andrà in scena, in prima italiana, Touché di Christopher
Rudd, interpretato da Calvin Royal III insieme al danzatore
João Menegussi, sempre dell’ABT. Il lavoro ha debuttato
l’ottobre scorso durante il gala autunnale dell’American
Ballet Theatre al Lincoln Centre, New York, con repliche
durante le “Pride Nights” della compagnia in quanto si
tratta di una celebrazione dell’amore gay. “Un passo a due
al maschile di rara sensibilità, onesto e avvincente, ma
anche un passo deciso nel sensibilizzare l’opinione
pubblica all’assoluta normalità dell’amore in tutte le sue
declinazioni. Les Étoiles si inserisce in un dibattito che
dovrebbe essere superato, ma che tanti recenti fatti di
cronaca mostrano essere ancora tristemente irrisolto. Per
questo motivo continua ad essere importante ed educativo
parlarne qui in Italia”, commenta Daniele Cipriani.
Oltre a lavori di celebri coreografi del ‘900, ad esempio il
Grand Pas Classique di Gsovsky, ci saranno i tradizionali
momenti di bravura che mandano in visibilio il pubblico
tratti dal repertorio dell’800, come Don Chisciotte, Il
Corsaro, Esmeralda, nonché, immancabilmente, dal Lago
dei Cigni, balletto per antonomasia, di cui i passi a due del
Cigno Bianco e del Cigno Nero saranno interpretati da
Vadim Muntagirov e Fumi Kaneko. Per l’occasione “l’Ago
dei cigni” sarà nientemeno che il celebre stilista Roberto
Capucci che ha creato due straordinari tutù (i primi della
sua pluripremiata carriera) per la ballerina giapponese
Kaneko che interpreta i due cigni, oltre ai costumi del
Principe Siegfried-Muntagirov. Icona dell’alta moda,
Capucci si avvicina al mondo della danza proprio creando
due ammiratissimi costumi per Les Étoiles 2020 (seguiti,
sempre su istigazione di Daniele Cipriani, da una collezione
di costumi immaginifici per Le Creature di Prometeo – Le
Creature di Capucci al Festival di Spoleto 2020).
Il Cigno Nero e il Cigno Bianco conferiranno a Les Étoiles anche un leitmotiv olfattivo. Spiega Daniele Cipriani: “Diaghilev aveva capito
che l’incanto dei suoi balletti era dovuto a un’alchimia dei sensi che venivano sollecitati, non solo coreografia e musica, ma anche dalla
bellezza delle scene e dei costumi. Il balletto, nel senso più alto, è tutte queste cose. Allora ho pensato: perché non aggiungere al
profluvio dei sensi anche l’olfatto? Mi sono rivolto a Laura Bosetti Tonatto, “naso” (apprezzato anche dalla Regina Elisabetta
d’Inghilterra) capace di trasformare suggestioni artistiche in fragranze capolavoro attraverso il più inusuale dei sensi, e le ho chiesto di
creare il Profumo “Les Étoiles” per celebrare con ulteriore gioia il nostro ritorno alle scene.” Odette, candido “Cigno Bianco”, assieme
alla dark Odile “Cigno Nero”, sono i due volti del temperamento umano, ed è proprio ai questi due volti che s’ispirano le due fragranze
unisex delle cui note gli spettatori potranno godere, in contemporanea alla visione in palcoscenico di questi ammalianti passi a due,
sollevando un’apposita linguetta nel programma di sala. Per gli spettatori, pertanto, un’inedita e totalizzante esperienza sensoriale. Una
“prima” assoluta, in tutti i… sensi!
C I N E M A
“IL SENSO DI HITLER”
dal 27 gennaio,giorno della memoria, al cinema
Dai filmati dell’epoca nazista ai video su Tik Tok… un’indagine alternativa sull’influenza che Adolf Hitler continua ad avere ancora oggi
In occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio 2022 arriva nelle sale italiane con Wanted Cinema “IL SENSO
DI HITLER”, il film diretto da Petra Epperleine e Michael Tucker.
Un’indagine alternativa e rivoluzionaria sull’influenza che Adolf Hitler continua ad esercitare ancora oggi sulla società:
da immagini dell’epoca nazista e documenti storici ad un’analisi approfondita del fenomeno anche attraverso i media e
i social network di oggi, come Tik Tok e Twitch.
A partire dal libro mai pubblicato in Italia “The Meaning of Hitler” di Sebastian Haffner (1978), volto a smantellare i miti
e le idee comuni su Hitler e la sua ascesa al potere, critici e storici rispondono a una domanda fortemente attuale:
Hitler continuerà ad essere sempre più influente per le nuove generazioni?
Girato in nove Paesi, il docu-film ripercorre i movimenti di Hitler, la sua ascesa al potere e le scene dei suoi crimini dal
punto di vista di storici e scrittori che esaminano l’impatto che ha avuto e che continua ad avere oggi l’ideologia
violenta di Hitler sulla società. Il documentario, analizzando diversi aspetti, esplora i vari modi in cui la tossicità di
Hitler ha continuato a diffondersi dopo la sua morte attraverso le pagine di storia, i social media, il cinema, l’arte e la
politica contemporanea.
Il film è impreziosito da interviste e testimonianze tra cui quelle della scrittrice Deborah Lipstadt, dello storico
britannico Sir Richard J. Evans, dell’autore di romanzi sull’Olocausto Martin Amis, dello storico israeliano Saul
Friedlander, dello storico e studioso dell’Olocausto Yehuda Bauer e degli attivisti e “cacciatori nazisti” Beate e Serge
Klarsfeld.
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RESURRECTION
L'attesa è finita
Wicked - The Musical - Broadway
C I N E M A
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The Matrix Resurrection (o Matrix 4) è uno tra i film più attesi d’inizio 2022. Il tam tam pubblicitario è partito nel 2021 con
lanci di vari trailers e locandine che puntualmente mandavano fan e il pubblico in visibilio. In tutte le sale italiane, dal 1
gannaio gli iconici Neo e Trinity tornano insieme. Thomas Anderson aka Neo (Keanu Reeves) di nuovo nel mondo reale, ma
tormentato da sogni e visioni a cui non riesce a dare un senso e che racconta al suo analista (Neil Patrick Harris), temendo
di essere diventato pazzo. Nonostante sembri non ricordare molto di quanto accadutogli in precedenza, tanto da incontrare
Trinity (Carrie-Anne Moss) e non riconoscerla, il signor Anderson sembra accorgersi di come le persone siano vittime della
tecnologia e ancorate ai loro telefoni come un prolungamento di se stessi. Ma le visioni e la sua curiosità non permettono a
questo uomo di capire che si trova incastrato in una falsa realtà, perché ogni giorno - per ragioni mediche - assume una
pillola blu, che gli impedisce di "aprire la mente". L'incontro con alcuni personaggi interessanti e la sospensione
dell'assunzione della pillola, inizieranno a riportare Neo alla consapevolezza che ciò che lo circonda non è quel che sembra.
Una volta che il vecchio Neo riesce a riprendere coscienza di sé e del programma Matrix, ci appare pronto a spingersi
ancora più in profondità nella tana del Bianconiglio...
Dalla visionaria regista Lana Wachowski arriva “Matrix Resurrections”, il tanto atteso quarto film nell’innovativo franchise
che ha ridefinito un genere. Il nuovo film riunisce nuovamente le star Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss nei ruoli iconici che
hanno reso famosi Neo e Trinity.
Nel film arrivano anche Yahya Abdul-Mateen II (il franchise di “Aquaman”), Jessica Henwick (per la TV “Iron Fist”, “Star
Wars: Il Risveglio della Forza”), Jonathan Groff (“Hamilton”, per la TV “Mindhunter”), Neil Patrick Harris (“Gone Girl –
L’amore bugiardo”), Priyanka Chopra Jonas (TV “Quantico”), Christina Ricci (TV “Escaping the Madhouse: The Nellie Bly
Story”, “The Lizzie Borden Chronicles”), Telma Hopkins (TV “Amiche per la morte – Dead to Me”), Eréndira Ibarra (serie
“Sense8”, “Ingobernable”), Toby Onwumere (serie “Empire”), Max Riemelt (serie “Sense8”), Brian J. Smith (serie “Sense8”,
“Treadstone “), e Jada Pinkett Smith (“Attacco al potere 3 – Angel Has Fallen”, “Gotham” per la TV).
Lana Wachowski ha diretto il film da una sceneggiatura di Wachowski & David Mitchell & Aleksander Hemon, basato sui
personaggi creati dai Wachowski. Il film è stato prodotto da Grant Hill, James McTeigue e Lana Wachowski. I produttori
esecutivi sono Garrett Grant, Terry Needham, Michael Salven, Jesse Ehrman e Bruce Berman.
Il team creativo scelto da Wachowski dietro le quinte comprende i collaboratori di “Sense8”: i direttori della fotografia
Daniele Massaccesi e John Toll, gli scenografi Hugh Bateup e Peter Walpole, il montatore Joseph Jett Sally, la costumista
Lindsay Pugh, il supervisore agli effetti visivi Dan Glass e i compositori Johnny Klimek e Tom Tykwer.
C I N E M A
ro
FONTE: CIACKMAGAZINE.IT
Backstage – Dietro le quinte, è un dance movie prodotto da Eagle Pictures e diretto da Cosimo Alemà (La santa e Zeta,
Una storia hip-hop e regista di innumerevoli video musicali di artisti del calibro di Tiziano Ferro, Ligabue, Noemi e Marco
Mengoni), nelle sale cinematografiche ad aprile 2022. Il film, girato interamente a Roma (tra le location principali anche il
Teatro Sistina), racconta di un gruppo di talentuosi e giovani artisti che si sfidano a colpi di canto e danza per entrare a far
parte del cast di un importante spettacolo. Ad interpretarli, nove attori alla loro prima esperienza cinematografica, scelti nel
corso di oltre 1400 casting in tutta Italia: Giuseppe Futia, Beatrice Dellacasa, Riccardo Suarez, Geneme Tonini, Aurora
Moroni, Ilaria Nestovito, Gianmarco Galati, Yuri Pascale, Matteo Giunchi. A completare il cast, Giulio Pampiglione,
Giulio Forges Davanzati, Irene Ferri, Jane Alexander e Adolfo Margiotta.
La colonna sonora, vera anima del film, conterrà due brani inediti e oltre trenta tra le più celebri canzoni della musica
italiana, tutte rigorosamente cantate dal vivo. Nessun playback, solo le straordinarie voci dei protagonisti. Scritto da Roberto
Proia (Come non detto e la trilogia Sul più bello), il dance movie tutto italiano arriverà nelle sale in primavera sempre
distribuito da Eagle Pictures.
Sinossi:
111 ragazzi dai 16 ai 25 anni si presentano alle audizioni di un nuovo spettacolo che debutterà al Teatro Sistina di Roma.
Hanno talento, determinazione e hanno tutti lo stesso sogno: diventare artisti di successo. Vengono scelti in nove ma
l’emozione dura poco perché i ruoli disponibili sono soltanto quattro. Inizia così per loro una settimana di audizioni e prove
senza sosta, una settimana per dimostrare al cinico regista James D’Onofrio chi davvero merita di far parte dello show.
Canteranno fino a perdere la voce e balleranno fino allo sfinimento. Si sfideranno, saranno rivali, ma anche amici e complici
nel percorso che li condurrà alla realizzazione del loro più grande desiderio. Qualunque cosa accadrà, le loro vite
cambieranno per sempre.
P E R S O N A G G I
“Don’t Stop Dancing”
P E R S O N A G G I
Claudia Gallo, ballerina imprenditrice palermitana, dopo aver pubblicato un
diario sulla danza dal titolo “Don’t Stop Dancing”, nel quale ha raccontato 75
compleanni dei pionieri del ballo con delle foto inedite, ha creato anche una
linea di abbigliamento per la danza.
Cara Claudia grazie di aver accettato il nostro invito.
Partiamo come sempre dagli esordi. Raccontaci un pò della tua
infanzia….
Grazie a voi per questo invito, è un vero piacere. Io ho iniziato i miei studi a
Palermo, dividendomi tra la scuola “Aurino e Beltrame”, eccellenti maestri di
danza e di vita, e il Corpo di ballo dei Piccoli Danzatori del Teatro Massimo,
un’esperienza eccezionale per dei giovani allievi. E’ stato fondamentale
crescere all’interno di un teatro, prendere parte a centinaia di spettacoli negli
anni di formazione. Studiare con Maestri di fama mondiale e attingere da
loro nozioni, esempi e racconti, rimasti poi indelebili e fondamentali per il
mio percorso futuro.
E quando hai scoperto il mondo della danza?
In realtà da piccola facevo nuoto per volere dei miei genitori, ma poi in casa
danzavo costantemente pur non avendo alcun esempio. Finché un giorno
ho detto una frase a mia mamma, che non dimenticherà mai: “Mamma, sono
stanca di vedere il fondo della piscina. Io voglio danzare.” E davanti a tanta
determinazione, non ci fu altra soluzione!
La tua prima volta in palcoscenico...cosa ricordi? Quali sensazioni?
La mia prima volta, come credo per tutti gli studenti, è stata al saggio di fine
anno della scuola. Ricordo una grande emozione mista a tanta adrenalina,
ma decisamente niente paura. Ho subito amato, ed è così ancora oggi,
l’odore che si respira dietro le quinte del palcoscenico. Il legno, le corde
attaccate dietro le quinte, la sensazione delle luci addosso. Ero decisamente
colpita da quanto fermento ci fosse dietro le quinte, tra maestranze e tecnici.
Le vibrazioni della musica che arrivano dal pavimento e l’eccitazione, il
nervosismo e l’adrenalina presente nel volto degli artisti prima di entrare in
scena. Osservavo i più grandi,i ballerini ospiti e avrei voluto già essere come
loro.
Dopo la carriera come ballerina, da diversi anni sei un’ imprenditrice di successo ed hai creatoil famoso brand "Don't Stop Dancing".
Come nasce quest'idea?
Don’t Stop Dancing nasce nel 2015 come pagina Facebook, con la necessità di raccontare la danza, l’eleganza del corpo del danzatore, le
esperienze vissute, le gioie ma anche le difficoltà di quest’arte, attraverso frasi e racconti di vita vissuta, raccolte di storie ascoltate negli anni da
ballerini professionisti del settore. Una condivisione giornaliera con chi vive di questo nella vita e ci si rispecchia; con chi lo ha fatto per anni e
continua a ricordarla con amore; con chi si avvicina alla danza per la prima volta ed ha bisogno di conoscere cosa gli aspetta. Sono pillole d’amore
nei confronti di un’arte che ci riempie la vita, legate a delle immagini fotografiche tecnicamente sempre giuste, perché è importante che i nostri
attuali 80 mila “followers” dei social più accreditati, ricevano sempre la verità, visiva e verbale, da parte nostra. Abbiamo creato il primo
diario/agenda con contenuti scritti e fotografici sulla danza, con la partecipazione di testimonial di fama internazionale che hanno aderito con
estremopiacere al progetto. Ne cito uno su tutti, il M° Amedeo Amodio. E di seguito è nata la nostra linea di abbigliamento, del tutto originale,
poiché Don’t Stop Dancing è il primo brand che collabora con le scuole di danza private di tutta Italia e realizza tutti i suoi articoli, inserendo anche
il logo della scuola di danza.
Tuo marito,Francesco Lanzillotta, è uno dei direttori d'orchestra italiani più importanti nel panorama internazionale. Come ti relazioni
con lui nel confronto danza/musica?
Ho conosciuto Francesco nel 2005 quandodanzavo per la compagnia AstraRoma Ballet di Diana Ferrarae lui era il compositore delle musiche del
balletto “L’angelo azzurro”. Dopo il debuttoal Teatro Sistinadi Roma, non ci siamo mai più divisi.
In verità, lui è sempre stato innamorato del balletto e già da ragazzo diceva che avrebbe voluto sposare una ballerina! Devo dire che il connubio
danza/musica è meraviglioso, si completa ma non si sovrappone mai, la comprensione è totale e l’amore comune per l’arte accresce il nostro
benessere. Dopo anni e anni di gavetta, lui si è affermato come direttore d’orchestra, dirige in giro per il mondo e non sempre è facile gestire la
distanza per lunghi periodi. Oggi abbiamo due splendide bimbe, Elena e Flavia di quattro e due anni, che hanno già collezionato decine di voli e
conosciuto tanti teatri in giro per l’Europa, per assistere alle prove del papà e passare più tempo possibile con lui. Sono entrambe innamorate del
canto e della danza, curiose davanti ai costumi di scena, le scenografie e abbastanza disciplinate all’interno dei teatri. Vivono questo mondo con
estrema naturalezza, ma anche come una fantastica magia, e in effetti lo è. Poco importa cosa sceglieranno di fare nella vita, ma conoscere l’arte
e praticarla, anche solo da uditore, fa bene allo spirito e ci rende persone migliori,senza dubbio! E vorrei coglierequesta splendida occasione per
dare, con affetto, un consiglio a tutti i genitori: portate i bimbi a teatro fin dall’infanzia, agli spettacoli e ai concerti a loro dedicati. Il loro interesse vi
stupirà!
Progetti futuri ed un augurio per questo nuovo anno appena iniziato.
Mi auguro di continuare a realizzare, con tutta la mia squadra, tanti prodotti belli e di grande qualità, di sostenere i progetti validi che nascono nel
mondo della danza. Spero di continuare a raccontare l’arte della nostra amata danza, con il supporto di eccelsi Maestri, danzatori e coreografi
internazionali, con i quali sono in costante contatto, nella sua meraviglia e nelle difficoltà che essa comporta, a sostegno di tutti i giovani che
vogliono fare della danza la propria professione. Buon2022 a tutti voi, buona danza e sempre Don’t Stop Dancing!
P E R S O N A G G I
dal palcoscenico alla cattedra
P E R S O N A G G I
Un ballerino è un ballerino per passione, non per lavoro. Si nasce e si
diventa ballerini da bambini perché si vuole esserlo. È una professione
veramente pesante che richiede tanti sacrifici fisici e psicologici: non è
possibile esserlo semplicemente per lavoro. Un artista non divide mai
la sua arte dalla sua vita: uno non è una persona nella vita e poi si
mette le mezze punte e diventa un altro. È il suo modo di esprimersi, è
il suo modo di vivere la vita. Io mi esprimo attraverso la danza e mi
rispecchio, mi osservo, mi conosco nella danza, che è una mia
compagna. È la mia vita. Un ballerino è un ballerino sempre: l’abbiamo
visto in questi mesi di chiusura, tutti i ballerini del mondo, anche
impossibilitati ad andare nei teatri, danzavano e si sono sempre
allenati anche in casa. Perché siamo ballerini sempre. Inizia così la
chiacchierata con il giovane danzatore Silvio Liberto. Racconta cosa è
e cosa significa essere un ballerino. Silvio inizia a studiare danza sin
da piccolino, prima nel suo paese nativo ad Agrigento, nella scuola
della zia Giusy, anche lei diplomata presso l’accademia Nazionale di
danza di Roma. All’età di tredici anni entra nella piccola compagnia dei
nuovi danzatori del Teatro Massimo di Palermo, per poi , compiuti i
quattordici anni, trasferirsi a Roma ed iniziare il suo percorso di
formazione presso l’Accademia Nazionale di danza di Roma.
Quando hai compreso che la tua vena artistica sarebbe stata la
danza?
Non credo di averlo mai compreso, avevo solo tanta voglia di ballare
sin da piccolino. Non credo che sia qualcosa che si comprende, ma
penso che sia più qualcosa che si senta , quando ascolto una
musica, la mia anima vibra. Per rifarmi alle parole di prima, mentre
stavamo conversando. Un ballerino lo è sempre. È una
vocazione.Sorridendo … dice: non decidiamo di diventare danzatori.
Sentiamo la chiamata.
Cosa ti aspetti dal futuro?
La possibilità di danzare sempre, perché questo mi rende felice. Avere
una famiglia e, perché no, trasmettere la mia passione per l’arte e la
danza come fattore culturale anche ai miei figli e alle persone.
Qual è stato il più emozionate degli spettacoli che hai fatto?
“Sansone e Dalila” con la regia di Hugo de Ana e Leda Lojodice,
presso il Teatro Reggio di Torino. Perché è stato il mio primo
spettacolo da professionista e da solista
Di recente oltre ad essere danzatore, ti stai cimentando nella
professione di docente di danza classica e storia della danza
presso il Liceo Coreutico “T. Campanella “ di Lamezia Terme.
Come è stato trovarsi all’età di venticinque anni dall’altra parte
della scrivania?
Come danzatore sono sempre stato attento nel migliorare le mie
capacità . da docente, è anche una grande emozione. Mi ritrovo come
se fossi un “regista” di giovani talenti o futuri danzatori che hanno fame
di sapere e di crescere. Ti senti una responsabilità maggiore, perché
qui non devi migliorare per te stesso, ma devi migliorare e stare
attento ai bisogni degli allievi, capirli, ascoltarli. Il mio compito non è
solo quello di insegnare la danza, ma educarli alla cultura della danza
e preparali verso un avviamento professionale, sperando che vogliano
continuare a danzare anche in futuro. Poi, mi sento anche fortunato
perché la Preside del Liceo è molto attenta all’arte e si è costruito un
ottimo rapporto tra i colleghi e gli allievi.
Che cosa consigli a dei genitori che hanno figli aspiranti
ballerini?
Di sostenerli sempre. Di sapere ascoltare i propri figli ed educarli ad
una vita civile e guidarli verso i loro sogni.
P E R S O N A G G I
LORENZO
URBANI
PH. Monica Irma Ricci
Danza e
Musica
per me
pari sono
P E R S O N A G G I
Lorenzo, romano di 21 anni,
appassionato di musica e danza.
Suona la chitarra classica da quando
è bambino e ha scoperto negli ultimi
anni di essere affascinato dal jazz e
dalla musica flamenca. A 14 anni per
caso di avvicina al mondo del ballo e
con sorpresa scopre di avere una
predisposizione naturale ed un
portamento adatto per le danze
standard e latino americane. All’inizio
aveva timore di affrontare le
competizioni di ballo, ma una volta
sceso in pista ha mostrato una
sicurezza e una disinvoltura nel
muoversi e danzare lasciando stupiti
maestri e pubblico.
Lorenzo Urbani alla nostra rivista ha
dichiarato“La danza è sempre stata
nel mio DNA anche se io lo sapevo e
non posso fare a meno di danzare. Ho
partecipato a diverse competizioni a
carattere nazionale. Mi sono
classificato al 2 posto al mio primo
Campionato italiano in Fids nella
combinata “10 balli” e nei concorsi
internazionali della WDSF. Il mio
sogno è quello di riuscire a vincere
competizioni importanti a livello
mondiale e mi sto impegnando per
riuscirci. La danza e la musica sono
parti di me e non potrei vivere senza.”
Sul suo secondo amore, la musica
dice: “La musica mi accompagna
sempre e continuo a studiare con il
sogno di frequentare il Conservatorio
non appena la mia carriera di ballerino
mi permetterà di dedicarmi ad esso,
nel frattempo continuo a studiare
presso una scuola di formazione
musicale professionale. Per migliorare
sempre più ho frequentato corsi di
dizione e recitazione anche per
diventare un attore e per essere
pronto a realizzare i miei sogni e a
vivere con passione ed entusiasmo le
mie prossime avventure”
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Vivo per lei:
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la Danza
P E R S O N A G G I
Kevin nasce a Frosinone, inizia a studiare danza all'età
di 6 anni. Dal 2006 con l'ammissione all'Accademia
Nazionale di Danza di Roma, inizia la sua formazione
professionale. In questi anni studia e lavora con maestri
e coreografi di fama internazionale, approfondendo lo
studio della tecnica classica e contemporanea. Nel
2012 vince una borsa di studio per il Liceo
Professionale Danza di Napoli diretto da R. Prete, si
diploma nel 2015. Vince molti concorsi internazionali tra
i quali "Rieti Danza Festival" e "Concorso Internazionale
Città di Udine". Vince una borsa di studio/lavoro per il
Teatro Nazionale Slovacco. Lavora per il Balletto del
Sud di Fredy Franzutti in "Il Lago dei Cigni", “Carmen” e
“Sheherazade” con Carla Fracci. Nel film produzione
americana Gore, interpreta Rudolf Nureyev nelle parti
danzate, su coreografia di Gianni Santucci. Balla come
solista per la "Gianni Santucci International Dance
Company" nella produzione "Lo Schiaccianoci" con
primi ballerini dell'American Ballet Theatre.
Dal 2018, è impegnato in tournée nazionali ed
internazionali, interpretando ruoli da solista e primo
ballerino nella compagnia "Astra Roma Ballet", diretta
da Diana Ferrara, étoile del Teatro dell'Opera di Roma
per la quale è anche coreografo, una ruolo che ricopre
anche presso la scuola professionale Formazione
Danza Iolanda Rocchi ANAD (Accademia Nazionale
Addestramento Danza)
Kevin Arduini e Giada Primiano
Ph Monica Irma Ricci
P E R S O N A G G I
Christian Romain Kossa
Nahibly, Une HistoIRe AGAIN
P E R S O N A G G I
Nahibly une histoire Again, è una proposta performativa ispirata a una storia vera, quella dell'attentato a un campo profughi
nella Costa d'Avorio occidentale nel 2012. Attraverso l'esplorazione documentaria e la costruzione di una narrazione intima,
lo spettacolo affronta il tema del lutto, della perdita di una persona cara. Come sopravvivere al dolore? E come prendersi
cura dei vivi?
PICCOLE E GRANDI STORIE
Come per ogni mio lavoro, In the Name of... (2015) e Cold Shower (2018), ho scelto di trarre ispirazione da una storia vera.
Il 20 luglio 2012, le vite di oltre 2.500 civili sono state sconvolte quando il campo profughi di Nahibly è stato preso d'assalto
da una folla armata composta da cacciatori tradizionali, soldati e civili. Centinaia di sparizioni ed esecuzioni, stupri,
distruzioni...
Se l'elenco delle stragi è lungo nella storia del mio Paese, Nahibly costituisce per me una tragedia a parte. In primo luogo,
per la sua portata e perché l'attacco è avvenuto in tempo di pace su un territorio sotto la protezione delle Nazioni
Unite.Ensuite
perché le vittime, occidentali come me, avrebbero potuto essere parenti, amici, vicini di casa...
Son cresciuto con la guerra e la violenza. Ero un adolescente quando scoppiò la guerra nel 2002. Sento ancora le
detonazioni, le pistole erano ovunque, ricordo le facce spaventate e in lutto. Da adulto, nel 2020 ho sperimentato ricorrenti
incitamenti all'odio, violazioni dei diritti umani, violenze e abusi in vista delle elezioni presidenziali. Più intimamente, Nahibly
riecheggia anche il mio stesso dolore, la perdita dei miei cari, che stranamente, nonostante gli anni, non sono mai riuscita
ad accettare.
Lo spettacolo non riporta i dettagli dell'attacco al campo. La storia di Nahibly è piuttosto un punto di partenza per costruire
una finzione coreografica, esplorando una storia che continua a ripetersi: Nahibly une histoire Again.
Quanti Nahibly devono esserci perché il ciclo si fermi? Quante generazioni ci vorranno per porre fine a questa ricorrente
violenza politica e sociale in Costa d'Avorio? Chi sono coloro che potranno finalmente scrivere una storia Again per il nostro
Paese? La ricerca di giustizia dei sopravvissuti, la tristezza dei genitori di coloro che sono caduti per caso o in nome di una
causa a lungo dimenticata, il mio legame con i miei cari che non mi interrogano più sulla morte. La morte si riferisce a chi
non c'è più o a chi continua a convivere con il dolore?
I compagni di scena o « Les glimifiques ». Essere soli non
significa essere soli. È solo per essere il testimone vivente del
corpo di migliaia di spiriti che infestano lo spazio. Per questo
progetto ho sentito il bisogno di invitare i partner di scena a
riscrivere insieme la nuova storia. Li chiamo gli scorci. Sono la
particolarità della stanza. Il lenzuolo sudario che a sua volta
protegge, soffoca, nasconde e svela...
La pellicola
come testimone delle tracce, di questa memoria che
cerchiamo di conservare ma che inesorabilmente si
cancella. Ero alla ricerca di un film quando mi sono
imbattuto in The Roundup di Roselyne Bosch, che
riecheggia stranamente il massacro di civili a Nahibly
in una storia che continua a ripetersi.
Il bagaglio è la roccia dello spettacolo. Ha superato
la prova del tempo e ha accumulato innumerevoli
ricordi. Ancora oggi contiene i ricordi delle nostre
case, dei nostri genitori e nonni.
P E R S O N A G G I
Chi è Christian Romain Kossa ?
Chriwtian Rossi si forma à l’INSAAC
d’Abidjan de 2010-2017, segue una
formazione ad hoc nella regione : il
laboratorio Un pas vers l’avant (Abidjan,
2015), Fari Foni Waati (Bamako, 2018),
ateliers di sviluppo delle capacità à l’Ecole
des Sables (Toubab Dialaw Sénégal, 2016 &
2017), au CDC-La Termitière et nello spazio
Ankata (Burkina Faso, 2017).
Nel 2019, ottiene il master ex.e.r.ce, études
chorégraphiques, recherches et
représentations à ICI-CCN Montpellier-
Occitanie e presso l’Università Paul Valery 3.
Dal 2020, esplora l’universo della
performance et le possibilità che offrono gli
spzai alternativi ad Abidjan all'interno del
collettivo TRIPLE A.
E’ interprète per Being(s)(a) part, un
progetto del coreografo néo-zélandese
Oliver Connew autore della natura ecologica
del nostro essere e del nostro divenire
reciproco. Ha inoltre collaborato con Nadia
Beugré (Côte d'Ivoire, 2020-2021),
Christiane Emmanuel (Martinique, 2021) et
Abdoulaye Konate (France,2021).
Nahibly, une histoire AGAIN est sa deuxième
création solo.
T A N G O
T A N G O
L’apporto del tango alla cinematografia argentina ed
internazionale può considerarsi storicamente generosa e
consolidata in un rapporto robusto e duraturo. A partire dal 1897,
quando fu girata la pellicola “Tango argentino”, lungo tutto il
percorso del cinema muto, i temi della musica popolare
rioplatense entrarono di diritto tra i più utilizzati, insieme ai
protagonisti della Guardia vieja, i quali ebbero un nuovo
strumento di visibilità e popolarità.
Diversi furono i tentativi, spesso maldestri, di applicare il suono
alle pellicole del cinema dei primi anni del Novecento. Angel
Villoldo, pilastro dei primi decenni del tango, provò con un
fonografo a sincronizzare suono e immagini in diversi
cortometraggi, ottenendo un risultato più casuale che voluto. In
effetti, l’accompagnamento musicale delle pellicole per tutto il
primo ventennio del Novecento fu a carico di pianisti che, nelle
prime sale cinematografiche o nei teatri, suonavano dal vivo
mentre le immagini dei film scorrevano proiettate. Nel 1917
apparvero nelle pellicole “Flor de durazno” e “¡Federación o
muerte!”, ovviamente senza cantare, Carlos Gardel e Ignacio
Corsini, due icone del tango canción di quegli anni.
Locandina film Tango! 1933 diretto daosé Luis Moglia Barth.
Eugène Py regista di La bandera argentin (1897)
Nel 1917 apparvero nelle pellicole “Flor de durazno” e
“¡Federación o muerte!”, ovviamente senza cantare,
Carlos Gardel e Ignacio Corsini, due icone del tango
canción di quegli anni. La produzione cinematografica
legata alle tematiche tanguere proseguì per i lustri
successivi, fino ad arrivare al primo film sonoro prodotto
in Argentina nel 1933 e dedicato interamente al Tango
ed ai suoi interpreti: “¡Tango!” di José Luis Moglia Barth.
Il cast d’eccezione fu composto da illustri musicisti e
cantanti di Tango, affiancati da popolari attori argentini.
Infatti, compaiono Juan D’Arienzo, Osvaldo Fresedo,
Edgardo Donato, Pedro Maffia, Luis Visca, Tita Merello,
Mercedes Simone, Azucena Maizani, Libertad Lamarque
e molti altri ancora.
Il successo del film amplificò la popolarità dei
protagonisti e marcò l’inizio di una nuova tappa storica
della cinematografia argentina, la quale acquisì un
riconoscimento internazionale importante che facilitò
l’esportazione del Tango in tutto il mondo. Attraverso il
canale cinematografico si venne a creare un
immaginario sociale molto marcato sul Tango e su tutto
ciò che fosse legato ad esso. Il cinema opera da vettore
di massa, sdoganando l’idea di un Tango primitivo e
radicalizzato negli strati più bassi della società, per
proiettarlo verso un pubblico più ampio, un affascinante
fenomeno esotico per i salotti europei, fautore di
immaginifiche avventure.
T A N G O
Carlos Gardel, ad esempio, accrebbe il proprio successo anche grazie alle
esperienze con la Paramount di New York; film come “Melodia de arrabal”
(1931), “Tango a Broadway” (1934), “Tango Bar” (1935), “El Dia que me
quieras” (1935) fecero conoscere al mondo americano ed europeo le note del
Tango canción e posero una solida base per diffondere la cultura musicale
rioplatense oltre i confini nazionali.
Il contributo del cinema per la storia ed il destino del Tango si rivelò nella
capacità di fissare nella memoria collettiva un’iconografia sociale fatta di
simboli, tematiche, luoghi e caratteristiche legate al mondo del Tango; in
alcuni casi fu il cinema a creare ex novo degli stereotipi che hanno
attraversato i decenni per giungere inalterati fino a noi. Pensiamo
all’immagine del tanguero con la rosa in bocca, una pura invenzione
cinematografica con tanto di nome, cognome e data: Rodolfo Valentino ne “I
quattro cavalieri dell’Apocalisse” del 1921.
In effetti, in questo contesto è necessario distinguere tra le pellicole prodotte
dalle produzioni argentine per il pubblico argentino e quelle realizzate negli
Stati Uniti per una platea internazionale. Mentre il primo si mantiene collegato
a narrare il Tango così come era vissuto nella sua zona di origine, dando
lustro a persone e fatti, il secondo sviluppa una mitologia del Tango
evidenziando elementi spesso immaginifici che ne restituiscono un’idea
romanzata, fatta di passione e romanticismo che tutt’ora è fissata nella
concezione occidentale.
Frutto di questo processo di narrazione sono le diverse pellicole che hanno il
Tango come collante narrativo o cornice emotiva entro la quale si sviluppa il
racconto cinematografico: “Ultimo tango a Parigi”, “Lezioni di Tango”,
“Assassination Tango”, “Shall we dance?”, “Mr and Mrs Smith”, “Profumo di
donna”, “Tango Bar” e molti altri ancora.
In conclusione, Tango e Cinema mostrano una permanente relazione tra
passato e presente che attraversa la storia di entrambi. Attraverso il cinema e
le storie di Tango fu possibile la rappresentazione e l’esportazione della
modernità socioculturale dell’Argentina a partire dagli anni ’30; questo
processo ha generato nuove forme di mercato e di attrazione per il pubblico
internazionale, ma al tempo stesso, ha dato vita a stereotipi che hanno fatto
breccia nella memoria collettiva fissandosi per sempre nell’immagine
multiculturale ed internazionale del Tango di oggi.
T A N G O
"UNA LINGUA PER IL TANGO"
Il tango come parte della vita e della letteratura rioplatense. Un esempio.
T A N G O
Abbiamo chiuso il precedente intervento accennando alla
presenza di elementi letterari del tango in romanzi e racconti di
autori come, uno su tutti, Osvaldo Soriano, che stavolta citiamo
nell’emblematico romanzo Un’ombra ben presto sarai (Einaudi,
1990), titolo preso da un tango reso celebre da Carlos Gardel,
Caminito, con musiche di Juan de Dios Filiberto e testo di
Gabino Coria Peñaloza, un tango che, per inciso, è così radicato
nella vita di Buenos Aires da aver dato il nome alla via Caminito
(in spagnolo vicoletto), museo a cielo aperto nel cuore del
quartiere de La Boca; l’altro aspetto che avevamo lasciato in
sospeso era legato alla presenza di stralci di testi di tango nelle
espressioni popolari della quotidianità rioplatense. A tal
proposito vogliamo concentrarci su un nome meno conosciuto e
per di più non bonaerense e nemmeno argentino: l’uruguaiano
Mauricio Rosencof, montevideano, e in particolare su un suo
titolo, Una gondola attraccata all’angolo (Stile Spiccio, 2016)
Una breve presentazione dell’autore, fondamentale
nell’inquadrarne le scelte letterarie: Mauricio Rosencof nasce nel
1933 a Florida, cittadina dell’entroterra uruguaiano a un
centinaio di chilometri da Montevideo. I suoi genitori e suo
fratello sono nati in Polonia e poi finiti in America del Sud in
quanto ebrei in fuga dallo sterminio nazista. L’ebraismo della
famiglia Rosencof non è molto fervido, o per lo meno non lo è
quanto il loro socialismo. È in questo clima culturale degli anni
’50-’60, ormai giornalista e scrittore a Montevideo, che El Ruso,
come da suo obbligatorio soprannome (in Argentina e Uruguay
chi è nato a oriente della Germania è ruso, come tutti gli asiatici
sono chino e gli italiani tano) si avvicina definitivamente ai
movimenti politici, fino a diventare uno dei capi del Movimento di
Liberazione Nazionale – Tupamaros che si oppone al clima
politico che poi porterà alla dittatura militare (1973-1985).
Proprio agli albori della dittatura Rosencof viene arrestato,
insieme ad altri otto dirigenti del Movimento, nel 1972 (tra gli altri
l’iconico futuro presidente José ‘Pepe’ Mujica). Verranno tenuti
come ‘ostaggi’ della giunta militare per undici anni in condizioni
disumane, in celle sotterranee di 1 metro per 2. Eppure, anche
qui scriverà poesie, tra le più alte vette raggiunte dalla resilienza
umana (Discorsi con l’espadrilla, Ponte Sisto, 2009).
Una volta fuori, sopravvissuto, si dedica alla politica e alla
scrittura e, limitandoci alla scrittura, compone una serie di
racconti e di romanzi che si muovono tra il suo vissuto recente,
quindi la prigionia e l’obbligo morale che sente nel dover
tramandare la memoria, e il suo vissuto “di prima”, quello dell’età
più spensierata e leggera dell’adolescenza, sia per il Paese sia
per lui. E proprio in quegli anni, nella Montevideo a cavallo tra i
’50 e i ’60, ambienta il romanzo in questione, Una gondola
attraccata all’angolo. Senza scendere nei dettagli dell’opera,
ricca —come si evincere dal titolo— degli elementi del realismo
magico, cioè di quella magia o soprannaturalità che si fonde
naturalmente con l’aspetto più concreto e realistico, possiamo
comunque dire che l’ambientazione è popolare, quella di un
quartiere del centro storico abitato da personaggi altrettanto
popolari; uno dei centri focali del quartiere, come spesso
succede nei paesi o nei quartieri delle città, è rappresentato dal
boliche (bar), tra i cui parroquianos (clienti) spiccano Malasorte,
detto L’Umanista, uomo dei numeri della quiniela (una sorta di
gioco del Lotto), don Pedro il Ciabattino, vecchio solitario, Il
Vecchio Pratto, carnale e scontroso, Basso Il Cieco, capace di
vedere più facilmente l’invisibile immaginario che un piatto di
fagioli e Foto León, ritrattista del quartiere. Abbandonando la
trama, possiamo vedere i personaggi in questione spesso
descritti attraverso le parole di un tango o intenti essi stessi a
cantarne o fischiarne o ascoltarne uno.
T A N G O
Don Pedro il Ciabattino ci viene presentato così: «Cinquant’anni, come
il Giuseppe di un tango, “tuque, tiqui, taque, fatica don Giuseppe”»
(pag.28), riferimento al tango del 1930 Giuseppe el zapatero, scritto e
musicato da Guillermo Del Ciancio.
Oppure Malasorte che cercando di spiegare l’amore ai suoi compagni
dice «Ma quello che succede a una persona è magico, come
un’insolazione, una febbre. Le cambia la vita, cambia forma. Mi
riferisco all’interiore, non parlo di comportamenti; è tutta un’altra cosa
[…]. Oppure l’amante che nel boliche ti canta: Eche, amigo, nomás,
echeme y llene hasta el borde la copa de champán, que esta noche
de farra y alegría, el dolor que hay en mí alma quiero ahogar. Perché
tutto questo, amico? E lui confessa: Yo la quise, muchachos, y la
quiero […]. Qualcuno smette addirittura di mangiare —astemia—;
strano: di fumare non smette nessuno» (pag.42).
È il testo di un tango del 1926 scritto da Francisco Canaro e Juan
Andrés Caruso che nella parte in spagnolo dice “Versa, amico, versa e
basta, versa e riempi fino all’orlo il bicchiere del mio vino, che in
questa notte di felicità e baldoria il dolore che ho nell’anima
annegherò. […]L’ho amata, ragazzi, e l’amo ancora”. Oppure ancora
Malasorte e Basso Il Cieco che riflettono sul lunedì: «Malasorte aveva
detto in diverse occasioni che il lunedì era un giorno da saltare, che si
doveva scivolare da domenica a martedì; il lunedì si passava in
pantofole e, a chiosa, Basso Il Cieco, uomo di tango, aveva intonato:
El almanaque nos canta que es lunes/ que se nos viene una nueva
semana/ que ha terminado la vida bacana/ y quién te banca ese día,
corazón» (pag.56), cioè “Il calendario dice che oggi è lunedì/ che è
appena iniziata una nuova settimana/ che è già finita la vita
spensierata/ chi ti ripaga di quel giorno, cuore mio”, che sono le parole
del tango Lunes, musicato da José Luis Padula nel 1923 a cui
Francisco García Jiménez aggiunse il testo nel 1939.
Come si vede, i testi e le musiche del tango servono anche
a spiegare delle situazioni di vita, a identificarle e
riconoscerle. Sono parole che saltano fuori quasi
autonomamente dalle bocche dei personaggi, tanto sono
state interiorizzate e tanto fanno parte della propria
personalità, immediate e quasi involontarie, come dei tic.
Un ultimo esempio: uno dei protagonisti lasciato un po’ in
disparte, Mario ‘Negro’ Inverno, proprietario della gondola
del titolo con la quale se ne va in giro triste alla ricerca di un
amore, si blocca improvvisamente, «Poggiò la schiena alla
poppa, puntò i piedi delle dita nude sul fondo del canale
[…] e siccome non era profondo, puntò pure un ginocchio
sulla chiglia; non la smosse di un’unghia». La reazione che
ha è semplice e non può che essere questa: «”Anclao en
Paris” (pag.89), mormorò, da amante di tango», cioè
Inchiodato a Parigi, omonimo titolo del tango del 1931
scritto da Guillermo Barbieri e Enrique Cadícamo, nel quale
si canta di un emigrante argentino in Francia che non può
tornare in patria.
Può bastare così per rendere l’idea. Sicuramente quello di
Rosencof non è l’unico esempio al riguardo ma è uno dei
più significativi perché la vitalità del tango è resa
pienamente in ambienti geografici e sociali, e anche
temporali, nei quali si percepisce come circolasse e girasse
per le vie di Montevideo o di un’altra città di radio in radio,
da finestra a finestra, di strada in strada, proprio come il
sangue che si diffonde fin nei capillari dando vita a un
intero corpo, in questo caso chiamato Montevideo.
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P I T T U R A
Libertà immaginativa di un architetto pittore.
P I T T U R A
Per capire Paolo Mancini e la sua pittura bisogna salire a Neviano
degli Arduini, 500 metri di altezza, appennini sopra Parma. Oppure
percorrere le sponde del fiume Po, quelle che dividono la bassa
Lombarda dall’Emilia, sponde che furono di Guareschi e Zavattini e
dei grandi narratori emiliani. Sponde che videro la fuga tedesca e la
liberazione angloamericana, popolazioni disperate per la rottura
degli argini di un fiume che, impassibile al mondo, continua il suo
lento percorso verso il mare.
A Neviano lo sguardo si può distendere tra le linee dolci delle
colline, un po' come doveva accarere per lo sguardo di Giorgio
Morandi quando si rifugiava a Grizzana, stessi appennini, una
sessantina di chilometri più in giù. Paolo Mancini, toscano,
empolese di nascita, emiliano e padano di adozione, si è scoperto
pittore da queste parti. Lui stesso cita il nome di questo paese
appartato con un po' di pudore, come se si trattasse di condividere
un segreto molto intimo. Mancini oggi abita, dipinge e insegna a
Parma. E nella lenta, profonda metabolizzazione del suo destino di
pittore che viene dall’architettura (laureato a Firenze), il paesaggio
che lo circonda non è mai stato un elemento secondario. A Neviano
poi Mancini ha potuto imbattersi in un quasi provvidenziale incrocio
proprio tra paesaggio e architettura. Un’architettura talmente
innestata nel paesaggio da farsi idealmente unità e da
rappresentare nella sua biografia un passaggio di mano: dal
costruire con pietre al costruire con le linee e i colori sulla tela. Il
riferimento è alla bellissima pieve romanica di Santa Maria Assunta
gloria artistica per Neviano (è un monumento nazionale): un
aggregato dolce e potente di pietre depositate secondo un ordine
semplice e misterioso nella frescura di un bosco. Poco distante, in
frazione Scurano, un’altra pieve alza una facciata dalle forme che
non possono non aver segnato l’occhio di Mancini: una facciata
larga, di un romanico improvvisamente addolcito, con gli spioventi
del tetto che sembrano voler seguire le linee morbide delle colline.
È lì che. Proseguendo in questo percorso di libertà immaginativa, lo
sguardo dell’architetto è confluito con molta naturalezza in quello
del pittore. Punto di contatto tra le due identità è infatti la ricerca
paziente e ostinata delle geometrie delle forme. Una vocazione a
intercettare e ricomporre l’ordine che sta all’origine delle cose. Così
per Mancini la pittura si è trasformata in un percorso paziente per
fare, come lui dice “un’immagine nuova dentro un percorso antico”.
È un cammino sul bordo di un limite, in cui la figurazione non può
essere persa ma non deve diventare uno schema. O, come lui dice,
“non deve prendere un aspetto troppo reale”. Ecco allora che il
lavoro consiste nel non farsi prendere in trappola dai dettagli. “La
macchia diventa lo strumento per essere fedele alle cose, per
renderne le linee, senza cadere nella pedanteria”, racconta
Mancini. Tra i suoi referenti cita anche un grande fotografo: Luigi
Ghirri. Un poeta della pianura, che con il suo obiettivo ha narrato un
paesaggio umano, sempre sfuggendo da ogni descrittivismo. La
fotografia di Ghirri, infatti, sembra aver fatto di una delle componenti
atmosferiche del paesaggio padano, la nebbia, un filtro per lo
sguardo. La realtà resta attutita nel suo impatto, meno descritta ma
più profonda. È una lezione che Mancini ha assimilato, mostrando
quasi una sorta di devozione verso quel grande fotografo che ha
segnato lo sguardo di tanti.
Per Mancini questo approccio è originato anche da una vocazione
istintiva al rispetto nei confronti di tutto ciò che, essendo stato
creato, viene vissuto come un dono. La sua pittura, perciò, è piena
di pudore; pittura che non si impone ma che sembra quasi lievitare
da dentro la tela.
Bosco al Lago Santo
Lungo il Po
Nasce a Empoli, in provincia di Firenze, il 17 Gennaio
1963. Si laurea presso la Facoltà di Architettura
dell’Università di Firenze. Consegue presso l’ateneo
fiorentino il dottorato in Disegno dell’ambiente e dei
monumenti, X° ciclo. Ha svolto la professione di architetto
dal 1992 al 2010 con importanti incarichi pubblici e privati.
Vive e lavora a Parma dal 1995.
Ha insegnato materie del disegno presso varie facoltà di
Architettura (Firenze, Parma, Politecnico di Milano - facoltà
di architettura, sede di Milano e Mantova, Politecnico di
Milano). Attualmente è docente incaricato di Strumenti e
Tecniche del disegno presso la facoltà di Design al
Politecnico di Milano e docente di Arte e Immagine e Storia
dell’arte - Disegno Geometrico presso la Scuola Superiore
di Primo e Secondo Grado dell’Istituto S. Benedetto a
Parma. Ha coltivato e educato l’amore per il disegno ed il
colore a Firenze. Dal 2005 inizia ad esporre in alcune
gallerie della città di Parma, Pisa, Montecatini, Forte dei
Marmi, Kirov, S. Pietroburgo e Asola. Il tema a cui
continuamente ritorna nei suoi disegnie quadri è il
paesaggio rurale e fluviale. I suoi quadri hanno trovato
casa in Toscana, Emilia, Lombardia, Germania, Russia e
Francia.
(Testo estratto da Arbiter, Agosto 2016, scritto di Giuseppe
Frangi)
P I T T U R A
Panni Stesi
Tacquino
Albero
Alberi sul Po-acquarello
Lungo il Po
C E R A M I C A
L E L A M P A D E C H E C O N Q U I S T A N O
I S A L O T T I B U O N I
ll primo pezzo di ceramica di Luca Fochetti era una tazza. Diventa un po’ timido quando
ne parla adesso, e ride quando pensa a quanto fosse ingenuo allora.
Era adolescente quando si interessò per la prima volta alla ceramica.
Ora, superati agilmente i quarant’anni, le lampade che realizza, rigorosamente a mano,
fanno bella mostra nei vari “salotti che contano” rischiarando scaltri imprenditori e brava
gente dello spettacolo.
Lo studio di Luca Fochetti è scarno, con pareti bianche di blocchi di cemento e scaffali
pieni di creazioni in attesa di essere smaltate.
Pacato e modesto, Fochetti da bambino sognava principalmente di essere atleta
professionista ma plasmare un pezzo di argilla gli ha donato le stesse sensazioni che lo
sport gli procurava, asserisce convinto.
"È una forma di meditazione", dice il simpatico Luca “Non puoi davvero pensare ad altro.
Finisci per controllare il respiro riempendoti la mente. Perché se non presti attenzione,
inevitabilmente finirai per rovinare tutto". E modellare è solo l'inizio del processo. "Se un
pittore ha dovuto tessere la sua tela prima di iniziare a dipingere, io ho imparato a
concertarmi ancor prima di acquistare l’argilla", dice convinto.
Durante il lockdown ha approfondito gli studi di ceramica cambiando il suo modo di
pensare. “Stare in quella condizione sospesa che ha toccato ognuno di noi, ha portato
dentro di me un grande mutamento, ed ho deciso, ad esempio, di prestare più attenzione
ai dettagli. Ho riflettuto sul vero artigianato, fatto di linee all’apparenza non perfette ma
concrete, reali, vere. Ho creato qualcosa che resiste alla prova del tempo ma anche
esteticamente gradevole”.
Sulla spinta della motivazione ritrovata, ha iniziato a realizzare accurate lampade da
tavolo che oggi sono il suo pezzo distintivo. Aspira a farne di ognuna un cimelio, qualcosa
che verrà tramandato di generazione in generazione, crescendo di valore.
“C'è una bellezza organica. È un'opera d'arte che puoi mettere su un tavolo invece che su
un muro”, asserisce tra il serio ed il faceto Luca.
Fochetti percorre una linea delicata di perfetta imperfezione. Tra le più richieste, la
lampada gialla e verde con tantissimi puntini bianchi in rilievo, come fossero gocce perlate
di neve. Scoprì questa tecnica per caso, quando in un forno troppo caldo lo smalto si
sciolse più di quanto avesse voluto. Molti dei suoi modelli e colori sono ispirati alla musica
e alla natura. Quando guarda gli smalti che ha creato, dice, pensa di "volare dentro un
pentagramma composto da incredibili colori che si mescolano tra loro". La curiosità di
Luca Fochetti è un minerale insolito da cui si forma tutta la conoscenza.
V E T R O
‘La perla, mediatrice di cultura, è ancora un mondo da scoprire: i
luoghi, le persone, il gergo, le memorie, il saper fare’: Marisa
Convento, Vicepresidente del Comitato per la salvaguardia
dell’Arte delle Perle Veneziane, racconta una parte fondamentale
della storia del Vetro: quella della Perla: la tradizione delle conterie,
che oggi vive di solo deposito (risorsa, quindi, limitata).
Lavorazioni complesse: di più passaggi, implicavano precisione e
perseveranza. Lavoro sociale, dedicato non solo alle donne. Due
tecniche principali: perle a canna tirata (le piccole ‘conterie’ o le
‘rosette’, dette anche Chevron, lavorate a strati e poi molate una
ad una) e perle di vetro avvolto, dette tradizionalmente ‘a lume’
(lavorazione che comprende tipologie come le fiorate, le
sommerse, il mosaico millefiori di murrine). Per le piccolissima
perline di conteria vitrea veneziana, l'ultimo passaggio, che
doveva costare di meno, era compito dell’Impiraressa
(l’infilatrice). Spesso svolgeva il lavoro a casa. Perlai e
impiraperle - due mestieri distinti, ma interconnessi.
Tradizione ricca, che rappresenta un legame, un modo di comunicare
e di esprimersi, creare forme e linguaggi, simbologie, lettere,
attraverso un elemento complesso e minuscolo (che era anche merce
di scambio). Le matasse, quali spesso vediamo nelle
rappresentazioni, fungevano da metodo comodo, adottato per il
trasporto, in modo tale che le singole unità stessero raggruppate.
Tradizione, che ha avuto massima espansione tra l’Ottocento e il
Novecento, ora mansione non più necessaria, in quanto non ci sono
più fornaci che producono perline di conteria, ma fioriscono invece i
laboratori di creazione della perla a lume e la semplice infilatura a
scopo di trasporto si è evoluta in creazione di oggetti e di bijoux.
Entrambe le professioni sono fiore all’occhiello dell’artigianato
artistico locale. Marisa Convento lavora e porta avanti il
messaggio dal cuore di Dorsoduro - presso la Bottega Cini.
di Assia Karaguiozova
Ph Assia Karaguiozova
http://Marisaconvento.it
@assiakaraguiozova
M O S T R A
di Assia Karaguiozova
Si incontrano di nuovo a Le Stanze del Vetro (Isola di San Giorgio Maggiore), Fondazione Giorgio Cini.
In un percorso ipnotico sono messi a confronto due artisti paritari, che esaltano il vetro in modo completamente diverso -
uno molto articolato nelle lavorazioni, carico e complesso; l’altro, fa spiccare ad occhio inesperto l’essenza nordica nella
pulizia delle forme e nella netta distinzione dei colori. Da soffermarsi e guardare nei dettagli, si trovano alcune particolarità
molto rare per l’approccio contemporaneo.
@assiakaraguiozova
M O S T R A
Questa volta in Vetro!
Arriva maestoso a Murano Sir Tony Cragg.
di Assia Karaguiozova
@assiakaraguiozova
Ed ecco il confronto con un creativo, che è l’esatto opposto di
me: si presenta come un non designer e non artista concettuale
- due persone semplici, che amano la trasformazione della
materia - quale linguaggio dell’anima.
Tony porta al Museo del Vetro il suo stile, attraverso le forme,
che abbiamo più volte osservato in giro per il Mondo - in
marmo e in metallo, soprattutto … e poi due cuori, dentro dei
corpi trasparenti, delle bottiglie infilzate (una si è rotta, porta
bene, dice la tradizione), dei barattoli sabbiati, pieni di
conserve – un’ esposizione ricchissima, varia, divertente,
mostri dentoni compresi. L’espressione del vetro - impeccabile
(realizzata da Berengo), l’illuminazione perfetta e suggestiva
(aspetto non trascurabile). Tony, so happy to have met you!
Good luck!
M O S T R A
Venezia; La Fondazione, Roma. Tra le sue pubblicazioni: Artiste a Porno nella prima metà del ’900 (2000); Arte
contemporanea: dal minimalismo o/le ultime tendenze (2010),- Arte contemporonea. Il nuovo m///ennio (2013). Iniziata nel
2010 sotto la direzione curatoriale di Pier Paolo Pancotto, la serie Art CIub presenta a Villa Medici il Iavoro di artisti
contemporanei internazionali, in uno spirito di apertura aIle più svariate forme di creazione. Tra gli artisti esposti di recente:
Mircea Cantor, NamsaI Siedlecki, Achraf Touloub, Arcangelo Sassolino, Julius von Bismarck, Marinella Senatore, Lili Reyna
ud-Dewa r, Cyprien G illard... villa medici.it/a rt-club/
A proposito deII’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici: Fondata nel 1666 da Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma
— Villa Medici è un’istituzione culturale francese avente sede dal 1803 a Villa Medici, villa del XVI secolo circondato da un
parco di sette ettari e situata sulla collina del Pincio, nel cuore di Roma. Ente pubblico dipendente dal Ministero della
Cultura francese, l’Accademia di Francia a Roma — Villa Medici svolge tre missioni complementari: ospitare artisti e artiste,
creatori e creatrici, storici e storiche dell’arte di alto livello in residenza annuale o per soggiorni più brevi; realizzare un
programma culturale ed artistico che interessa tutti i campi dell’arte e della creazione e che si rivolge ad un vasto pubblico;
conservare, restaurare, studiare e far conoscere al pubblico il proprio patrimonio architettonico e paesaggistico e le proprie
collezioni. L’Accademia di Francia a Roma — Villa Medici è diretta da Sam Stourdzé.
Artista
Giuseppe Penone è nato nel 1947 a Garessio (Piemonte); vive e lavora a Torino. Nel 19ó8 inizia
l’attività espositiva ed entra a far parte del gruppo di artisti deII’Arte Povera. Nelle sue sculture e
installazioni il processo di attuazione è parte integrante dell’opera e sono le azioni compiute
daII’artista in rapporto dialettico con quelle naturali che danno forma a una materia, di volta in volta
diversa, svelandone l’aspetto fantastico. L’albero, che Penone considera “l’idea prima e più
semplice di vitalità, di cultura, di scultura”, è un elemento centrale nel suo Lavoro. Nel 2007
rappresenta l’ItaIia alla 52º Biennale di Venezia; nel 2013, espone le sue sculture monumentali nei
giardini della Reggia di Versailles. L'artista ha presentato diverse mostre personali, in particolare al
Centre Pompidou (Parigi, 2004), al Rijksmuseum (Amsterdam, 2016) e alla Biblioteca nazionale di
Francia (Parigi, 2021).
M O S T R A
a cura della redazione
Dopo la grande mostra personale organizzata nel 2008 da Richard Peduzzi,
Giuseppe Penone torna oggi a Villa Medici con un progetto ideato appositamente
per le stanze storiche del cardinale Ferdinando de’ Medici. Fino al 27 febbraio
2022; l’artista presenta quattro opere emblematiche della propria poetica: Vaso
(1986) in ceramica e gesso, Il vuoto de/ vaso (2005) in terracotta bianca e
radiografie, e Avvolgere la terra/vaso (2005) in terracotta bianca e gesso, il video
Ephemeris (2O16) e cinque sculture in terracotta e bronzo dal titolo Terra su
Terra/bacile (2005). Mentre l’esposizione del 2008 era presentata negli spazi più
emblematici e maestosi di Villa Medici, l’artista occupa questa volta un luogo dal
carattere più intimo: le stanze private del Cardinale Ferdinando de’ Medici (la
stanza degli Elementi, la stanza delle Muse, la stanza degli Amori di Giove). Per
questo progetto, Giuseppe Penone cerca di mettere in valore la singolarità degli
spazi presentando tre opere che mettono in discussione il materiale e il concetto
di scultura. Ne è un esempio l’opera Vaso, composta di una ciotola di ceramica
che ospita un vaso di gesso la cui silhouette destrutturata porta l’impronta delle
mani dell'artista, facendo eco alle funzioni private, quasi domestiche, del luogo
che Io ospita. L’impronta dell'artista si trova anche nell'opera Il Vuoto del Vaso,
una composizione formata da un vaso incorniciato da tre radiografie di mani, che
gioca sulla materialità delle forme e sulla Ioro percezione visiva. Infine, l'incontro
tra gesto e materia si ritrova nella terza opera, Avvolgere la terra - vaso (2005),
realizzata in terracotta, sintesi di una forma universa le che sottolinea il
complesso legame tra uomo e natura. La terracotta è il materiale di cui è
composto anche il vaso al centro del video Ephemeris, appartenente
aII’omonimo ciclo del 2016, come pure dei bacili sorretti da basi di bronzo
ispirate, anch’esse, a elementi vegetali nella serie Terra su terra — bacile (2005).
Progetto presentato con il sostegno della galleria GAGOSIAN.
Informazioni pratiche: Le opere di Giuseppe Penone sono integrate al percorso
delle visite guidate di Villa Medici, proponendo così un dialogo fra patrimonio e
contemporaneità. Visite guidate in francese, italiano e inglese tutti i giorni,
escluso il martedì. Per maggiori informazioni sugli orari e le tariffe: villa medici.it
L I B R I
a cura della redazione
Un ritorno alla scrittura nato come
forma di giornalismo partecipativo in
cui, senza alcuna pretesa, si
sperimenta la condizione di blogger e
influencer, passando per l'analisi di
notizie, fatti di cronaca, interviste e
riflessioni di una danzatrice
professionista che ha scelto la scrittura
come suo secondo mezzo di
espressione.
La danza si avvale del linguaggio del
corpo per comunicare ciò che le parole
non sempre riescono a spiegare, ed è
proprio la danza che questo libro cerca
di indagare e approfondire attraverso
tematiche che spaziano tra contenuti
più seri e argomenti leggeri.
Un libro che si può leggere aprendo un
capitolo a caso, tra una pausa caffè e
qualche fermata di metropolitana.
L'occasione per apprezzare gli aspetti
positivi della rete, scegliendo di avere
tra le mani ciò che in passato ha
rappresentato una tra le forme
principali di divulgazione.
L I B R I
INVITO ALLA MUSICA
Il libro del M° Rosario Ruggiero è un omaggio ai sostenitori dell’associazione no profit MusiCapodimonte
a cura della redazione
L’associazione MusiCapodimonte pubblica il libro del M° Rosario Ruggiero “Invito alla
musica”, una guida minima al miglior godimento dell’arte dei suoni
Il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte: “Le sue note al pianoforte nel salone
degli Arazzi donano una magica atmosfera ai visitatori”
Un libro in formato tascabile che guida il lettore, in forma semplice e chiara, alla scoperta
delle varie forme musicali: la melodia, la fuga, il canone, la sinfonia, la sonata, il concerto,
il preludio, la fantasia, la rapsodia, il melodramma e il ritmo per citarne solo alcuni. Il M°
Rosario Ruggiero dà alle stampe “un’introduzione al messaggio musicale per quanti,
adulti e fanciulli, intendano inoltrarsi nel magico mondo dell’arte dei suoni”, come recita la
quarta di copertina.
“Questo libro è nato perché è vero che la musica si sente con il cuore, ma diventa ancora
più bella se la si assapora anche con il cervello – afferma il M° Rosario Ruggiero - Lo
dimostra un’attività che svolgo nello splendido Museo di Capodimonte ogni fine
settimana, oramai da anni. In quel museo è stato messo un pianoforte a coda, ed io lo
suono, ma prima di eseguire le musiche, spiego il programma con poche parole. Il
pubblico ascolta con attenzione e dopo è visibilmente contento, anche, e soprattutto,
delle spiegazioni”.
Un’attività unica nel suo genere, per continuità e frequenza, che il M° Ruggiero svolge
ormai da quattro anni in collaborazione con l’associazione MusiCapodimonte, presieduta
da Aurora De Magistris che spiega: “Le sue note al pianoforte riecheggiano tutti i
weekend nel Salone degli Arazzi e la sua musica resta impressa nel ricordo dei visitatori
come la colonna sonora della loro visita”.
“Con la musica abbiamo portato di nuovo alla Reggia di Capodimonte la magia e l’incanto delle corti che l’hanno abitata” dice il direttore
del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger che nella sua prefazione ringrazia l’associazione MusiCapodimonte e il M°
Ruggiero per la sua capacità di trasmettere ai visitatori la consapevolezza nell’ascolto della musica donando un’atmosfera magica alla
loro esperienza al museo. “Ogni domenica nella sala degli arazzi medievali che raccontano la battaglia di Pavia, il M° Ruggiero suona
Domenico Scarlatti, Chopin, Liszt o Busoni. Interpreta con l'umore del giorno ma fa più che incantare con la sua musica, spiega ai
bambini, e a volte ai genitori, come è fatto il suono del pianoforte, la lunga corda tesa e percossa, la cassa di risonanza, gli alti e i bassi,
siccome è una delle più belle follie dell'umanità aver voluto organizzare i suoni, e pensate cosa c'è di più straordinario e più strano di un
pianoforte?” dice Bellenger.
Il libro “Invito alla musica” del M° Rosario Ruggiero è un omaggio ai sostenitori dell’associazione no profit MusiCapodimonte, riferimento
per la musica popolare al Museo e Real Bosco di Capodimonte. info.musicapodimonte@libero.it
L I B R I
UNA SPECIE DI MAGIA IO E FREDDIE
Il nuovo romanzo di Francesco Santocono
tratto dal cortometraggio omonimo che ha conquistato numerosi riconoscimenti
È disponibile in libreria e negli store digitali con Algra Editore “Una specie di magia.
Io e Freddie”, il nuovo romanzo di Francesco Santocono.
Il protagonista è Andrea, uno studente dal carattere irruento che lo porta spesso a
scontrarsi con la madre e il fratello di cui non accetta l’omosessualità. Frequenta
una ragazza all’apparenza perfetta e amici poco affidabili che lo coinvolgono in risse
e aggressioni. Ma, ben presto, tutte le sue certezze e le sue sicurezze crollano. A
sostenerlo, nel ruolo di coscienza, è il fantasma della rockstar Freddie Mercury che,
attraverso i suoi consigli, aiuterà il giovane a sconfiggere le sue paure e i suoi
demoni interiori.
“Una specie di Magia. Io e Freddie” tratta con estrema naturalezza temi come
l’omofobia, il bullismo, l’HIV, la violenza sulle donne e il cattivo uso dei social
network. Una storia che prende ispirazione dalle vicende reali di cui spesso si sente
parlare al giorno d’oggi e casi che affollano la cronaca.
a cura della redazione
«La storia è inventata, seppur ispirata a personaggi esistenti; scritta innanzitutto per
eliminare il luogo comune del binomio omosessualità-AIDS – afferma Francesco
Santocono - Un romanzo in cui si dimostra che una malattia trasmissibile non è
pericolosa in quanto tale, ma perché si muove in un contesto e vive nel contesto. Di
conseguenza, dal punto di vista sociale, tutto ciò che ne fa da corollario diviene
parte della malattia stessa. Mercury non è altro che la coscienza interiore del
Francesco Santocono, nato a Catania
(classe 1967), è giornalista, scrittore,
regista e docente universitario.
Ha iniziato la sua carriera occupandosi
di arte, cultura e spettacolo. .
Laureato in Giurisprudenza e in Scienze Politiche
delle relazioni internazionali, da anni dirige l’unità
operativa di Comunicazione Istituzionale
dell’Arnas Garibaldi di Catania, uno dei più
importanti enti ospedalieri siciliani. Per l’impegno
profuso nel settore dell’informazione sanitaria, nel
2006 ottiene il prestigioso riconoscimento
internazionale riservato ai giornalisti “La Giara
d’Argento”. Docente a contratto in alcune
università italiane, conduce attualmente
l’insegnamento di diritto sanitario presso l’Ateneo
“Giustino Fortunato” di Benevento. Studioso
appassionato di egittologia, nel 2017 scrive il
dramma teatrale “Il loto e il papiro” con la
prefazione del grande egittologo Zahi Hawass,
testo che gli vale l’incarico di redigere il libretto
dell’opera lirica “Tutankhamon”, con le musiche
del Maestro Lino Zimbone, che il 4 novembre
2022 inaugurerà il Grande Museo Egizio al Cairo.
protagonista del libro, il quale inizia un percorso di resilienza guardando dentro se
stesso».
Al seguente link è visibile il video di presentazione del libro
https://youtu.be/30q0dfB1RGs.
Il libro “Una specie di magia. Io e Freddie” è tratto dall’omonimo cortometraggio,
scritto e diretto dallo stesso giornalista e regista catanese nel 2019, che ha ottenuto
numerosi riconoscimenti, tra cui il prestigioso “Premio Massimo Troisi” (sezione
“emergenti”).
Il film, che ha visto tra gli interpreti Alessandro Haber, Stella Egitto, Gabriele Vitale,
Luca Villaggio e Mario Opinato, è stato presentato in tutte le scuole superiori della
Sicilia lo scorso 1 dicembre, in occasione della giornata mondiale contro l’AIDS,
nelle scuole superiori della Repubblica di San Marino, proiettato nel carcere minorile
Bicocca di Catania e, nei prossimi mesi, in programma anche nell’Istituto di pena
minorile di Caltanissetta.
Il romanzo e il cortometraggio fanno parte della Campagna di sensibilizzazione
contro il virus dell’HIV promosso dal Centro Studi delle Professioni Sanitarie per la
Giustizia, presieduto dallo stesso Francesco Santocono e curato dall’agenzia di
relazioni pubbliche Ajs Connection.
L I B R I
SOLO UN GIORNO COME LE ROSE
Recensione di Valetina Sanzi
Rubrica a cura del blog
"Il COLORE DEI LIBRI"
http://ilcoloredeilibri.blogspot.com/
MURDER BALLADS. Solo un giorno come le rose
di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra
Prezzo: € 22,00 | Ebook: € 10,99
Pagine: 176| Genere: Horror
Editore: Mondadori - Oscar Ink | Data di
pubblicazione: 26 Ottobre 2021
TRAMA
Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra
reinterpretano le murder ballads: storie di
incubi, passioni, ossessioni. E sangue, tanto
sangue. Bambini perduti nel bosco, amanti
crudeli e folli, brigantesse, prostitute, assassini
seriali.
Quello delle Murder Ballads, letteralmente ballate assassine, può ormai essere
definito a tutti gli effetti un genere a sé stante. Nate dalle ballate tradizionali in
epoca medievale, come la denominazione stessa suggerisce, esse si occupano di
narrare per lo più in musica di crimini e macabre morti, presentando uno schema
ben definito nella maggioranza dei casi, ma soggetto a variazioni quando
necessario. Ogni racconto spesso non si limita a rappresentare in maniera più o
meno specifica lo svolgimento del delitto commesso, ma ne affronta antefatti e
conseguenze, ricostruendo le atmosfere lugubri e impietose di quanto alla cronaca
sopraggiunto.
Che sia la vittima, l’omicida o una voce esterna a fungere da narratore rimane così,
come a monito di una crudeltà umana ingiustificata e ingiustificabile, l’orrore da cui
strofe e rime traggono ispirazione, capaci di rendere immortali avvenimenti
altrimenti destinati a riempire solo la morbosa curiosità di chi del terrore vissuto da
altri ne ha fatto una vera e propria ossessione.
Molto più ricca e conosciuta, la letteratura musicale delle ballate omicide vanta tra le
sue fila nomi memorabili, tra i quali spicca Nick Cave con i suoi Bad Seeds, di cui si
ricorda uno dei suoi album più fortunati intitolato proprio Murder Ballads, ma non di
minore importanza deve essere considerata quella fumettistica, che si arricchisce di
un ulteriore omaggio grazie a Mondadori. Nella collana Oscar Ink si affacciano,
infatti, il genio e l’estro di Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra che,
rispettivamente alla sceneggiatura e ai disegni, hanno dato vita a un fumetto
intenso, emotivamente disturbante e accecante nella sua innaturale
rappresentazione della follia della morte, eppure dotato di una rara sconvolgente
bellezza: Murder Ballads. Solo un giorno come le rose racchiude cinque storie di
sofferenza, perdita e annichilimento, cinque eventi realmente accaduti, di cui uno
forte anche di una tenebrosa leggenda, che hanno cambiato per sempre le vite dei
luoghi e di chi vi è rimasto.
Bambini strappati alla vita per avidità, egoismo e autocelebrazione, amori nati dalla
passione e per essa finiti in tragedia, famiglie annientate dalla lucida follia umana,
desideri di felicità, bellezza e futuro ridotti in frantumi da una crudeltà senza
precedenti: Bambini nel bosco, Giù al fiume, E poi non rimase nessuno, Brigantesse
si muore e Solo un giorno come le rose condividono il sangue di un’unica mano,
quella dell’uomo, capace di agire con ferocia e incapace di provare pietà e rimorso
per le anime strappate al mondo senza movente alcuno.
Tutte e cinque raccontate con lo stile proprio della cronaca, diretto e oggettivo, che
non lascia spazio a niente che non sia il voler riportare i fatti nudi e crudi così come
si sono svolti, le narrazioni riescono a destreggiarsi tra le emozioni e le sensazioni
dei lettori, ponendoli di fronte ad una spietatezza senza regole, ragioni e
giustificazioni, decisa ad insinuarsi tra le pieghe di un’umanità che dovrà fare di tutto
per non soccombere a quella rabbia vendicativa che lenta freme e si infervora sotto
la superficie placida dell’innocenza.
Caratteri tipici delle ballate nere, dolore, disperazione e disincanto vengono
perfettamente tracciati all’interno delle tavole di Daniele Serra, che dall’acquerello al
carboncino dimostra di possedere e aver fatto proprie conoscenze e abilità
incredibili: commuovono i primi piani dei volti consapevoli, anche solo per un
istante, del proprio destino, terrorizzano gli sguardi glaciali dei carnefici, fanno
rabbrividire i tetri boschi protagonisti loro malgrado della scelleratezza umana e così
come l’acqua e la terra soffocano il grido limpido della vita, il nero e il grigio
predominano spegnendo anche l’ultimo flebile bagliore dei sogni.
Murder Ballads. Solo un giorno come le rose è molto più che una ricca e
interessante antologia a fumetti: è la rappresentazione quasi perfetta della nera
dissennatezza umana.
F O T O G R A F I A
MICHELE FINI
“FOTOGRAFO IN PASTA”
di Davide Bilancia
Foggia, ottobre/novembre 2021
Passeggiando tra le opere in mostra al FotoCineClub m'imbatto in una
rappresentazione alquanto incredibile.
Guardandola riesco a vedere qualcosa che mi appartiene, che sento mio e
mi chiama a rispondere; così, decido di organizzare un incontro con l'autore
e quello che permea ed arriva a me dalla chiacchierata è una sorta di
incontro del destino. La chiacchierata con lui mi insegna a prestare
attenzione all'universo, come un osservatore che allo stesso tempo vede la
trama della materia di cui siamo fatti e la racconta trasmettendo il messaggio
in immagini. Partendo da quella fotografia, dal titolo "My God", riesco ad
intravedere qualcosa e decido di andare a fondo nella questione così scopro
una persona distinta nella sua semplicità, diretta e decisa con un lato
sensibile che ne fa di lui l'artista e l'uomo che è.
Chi è
Michele Fini?
"Per me la Fotografia
non è un insieme di
immagini ma è saper
comunicare in modo
ironico, semplice e
diretto."
46 anni, nasce a San Severo nel tavoliere delle Puglie. La sua più
grande passione è la Pasta che produce da più di vent’anni nel pastificio
in cui lavora. Nel 2017 si appassiona alla fotografia e decide di iscriversi
al Circolo Fotografico “ESTATE 1826” di San Severo.
Unendo queste due passioni, pasta e fotografia, ha scoperto e definito il
suo stile fotografico ed il suo genere preferito, lo still life, scegliendo
come modella la sua Pasta. La rende protagonista con racconti
fotografici nei suoi viaggi mentali, che poi mostra al mondo narrandone le
vicende nelle occasioni, come gli incontri fotografici, che lo vedono
protagonista. È un artista internazionalmente riconosciuto e le sue
fotografie hanno fatto il giro del mondo e per questo è stato insignito
dell'onorificenza "Artista della Federazione Internazionale dell'arte
fotografica" (AFIAP) al 73º Congresso nazionale della Federazione
Italiana delle Associazioni Fotografiche (FIAF) a Bibbiena.
"Oggi vi faccio vedere di che Pasta sono fatto", ci fa capire quanto sia
importante la nostra terra ed il valore che ha per lui questo lavoro misto
all'arte fotografica.
Protagonista assoluto di queste vicende fotografiche che lasciano il
segno. Una persona che senza dubbio porta la fotografia su un altro
livello comunicativo, talvolta sembra metafotografia, altre volte è
disarmante la sua abilità nel creare racconti vividi e sentimentalmente
puri degni un un artista completo. Sono opere esplicite che mostrano
l'essenza del suo cammino verso il ritrovamento di sé, attraverso la
fotografia, durante e dopo duri colpi emotivi.
F O T O G R A F I A
Libera-mente
Manipolazioni
Made in Italy
Da grande
Rinascere
Lumacone's family
La primavera dentro
F O T O G R A F I A
D
(ST)ANZE
La danza si ispira anche
alla storia dell'arte e alle
varie iconografie di figure
abbandonate al sonno, al
piacere, all'estasi o alla
morte.
LUCA
DI BARTOLO
F O T O G R A F I A
Nel 2015 tornato a vivere a Rimini dopo la separazione, decisi di iscrivermi ad un corso di teatro danza.
Avevo bisogno di fare amicizie e di trovare qualcosa in cui riconoscermi 'facendo'. E fu così che conobbi Barbara Martinini,
mia insegnante del corso. Vi sarebbe molto da dire su cosa abbiano significato per me i due anni di corso di teatro danza,
ma forse ne parlerò un'altra volta. Ora vivo in Sardegna e, durante il mese di luglio, ho 'portato' qui Barbara, Marinella e
Veronika con il loro “Alati senza Quota”, un' opera dedicata alla ricorrenza dantesca, proponendolo nelle cornici
archeologiche del Tempio di Antas, la necropoli di Montessu e la fortezza Su Pisu di Sant'Antioco.
Durante la loro permanenza abbiamo realizzato le riprese per un video che avrebbe poi fatto parte del loro “Pis&Lov”
andato in scena a Rimini il 5 dicembre scorso, il suo titolo è D(st)anze. Così la compagnia parla di questa esperienza.
Essere abbandonato, significa restare senza custodia e senza calcolo. Jean-Luc Nancy
Il cortometraggio di videodanza si realizza con la collaborazione di più figure artistiche. I temi sono quelli dell'abbandono e
della claustrofobia con forte riferimento ai recenti lockdown. Per questo, come nello spettacolo correlato Pis&Lov, le
coreografie vengono eseguite in spazi ristretti e praticamente contro un muro che è gabbia e sostegno al tempo stesso.
I movimenti dal sapore claustrofobico diventano una lente di ingrandimento del sentire e delle dinamiche conflittuali che
sorgono dalla ferita dell'abbandono subìto e si articolano nel corso della vita, ingigantendone le sfumature, fino quasi a
deformarle. La danza si ispira anche alla storia dell'arte e alle varie iconografie di figure abbandonate al sonno, al piacere,
all'estasi o alla morte. Dinamiche che appartengono anche alla resistenza e alla lotta prima della resa. L'abbandono, infatti,
può assumere un'accezione positiva nell'atto di lasciarsi andare e liberarsi dalle sovrastrutture, dalle maschere e dal carico
tensivo. Il Villaggio Ipogeo di Sant'Antioco è la location ideale per il progetto grazie alla sua atmosfera sotterranea ma, al
tempo stesso luminosa, la luce nitida sottolinea il carattere nudo delle anime che vi sono rappresentate.
D(ST)ANZE
di Luca Di Bartolo
progetto di Barbara Martinini
a cura della Compagnia Il Tempo Favorevole
in collaborazione con Comune di Rimini e Mulino di Amleto
Teatro
Interpretazione di Veronika Aguglia, Marinella Freschi, Barbara
Martinini
in collaborazione con Welcome to Sant'Antioco e Visit
Sant'Antioco
M U S I C A
Icona di una vita senza
libretto d’istruzioni
M U S I C A
a cura della redazione
Shel Shapiro, ci mostra il lato più disincantato del rock
romantico con il brano dal titolo “La leggenda
dell’amore eterno”, insieme all’iconica Mara Venier,
per trasportarci nell’universo più disincantato del rock
romantico. Il brano anticipa un album di inediti in
uscita a marzo.
Il video, girato da Alex Ratto, ritrae l’artista nella
splendida cornice di Vigna dei Cardinali a Roma, al
pianoforte, tra luci diffuse e un’atmosfera ottocentesca
che suona con grande enfasi il singolo.
I gesti e gli sguardi tra Shel e Mara ci trasmettono tutte
le sfumature del complesso sentimento dell’amore,
quello vero, che dovrebbe durare tutta la vita ma che,
come tutte le favole, non si avvera quasi mai.
«Ho creduto pochissime volte nella vita all’amore
eterno e ogni volta che ho creduto, purtroppo, la favola
non si è avverata. Ma eccomi sempre pronto a crederci
di nuovo.» - afferma Shel Shapiro.
“La leggenda dell’amore eterno” scritta e composta da
Shel Shapiro e prodotta dallo stesso Shel insieme a
Filadelfo Castro è una ballad che riesce ad unire
l’irrazionalità di un uomo adulto allo sguardo sognatore
di un bambino.
Autore, arrangiatore e produttore ma anche attore di
cinema, tv e teatro Shel Shapiro è un artista a 360
gradi, testimone e protagonista delle trasformazioni
culturali dagli anni ’60 fino ad oggi.
Shek nasce in Gran Bretagna da una famiglia ebrea di
origini russe. All'inizio della sua attività di musicista in
Italia ha rappresentato con grandissimo successo la
più efficace e credibile presenza "beat" nel panorama
musicale nazionale. La sua musica è diventata colonna
sonora di quella generazione ed i suoi concerti, ancora
oggi, riescono a catalizzare l'attenzione di un pubblico
trasversale, dai "giovani" della beat generation anni
sessanta alle nuove generazioni. Mia Martini, Patty
Pravo, Gianni Morandi, Mina, Raffaella Carrá,
Riccardo Cocciante, Ornella Vanoni, Paco De Lucia,
Luca Barbarossa, Carlos Beneven, I Decibel e Enrico
Ruggeri, Bill Conti, Quincy Jones, Paul Buckmaster,
Jose Luis Rodriguez: sono soli alcuni dei nomi con cui
Shel Shapiro ha avuto collaborazioni artistiche. Come
attore ha recitato in progetti cinematografici e
televisivi, tra cui spiccano: Brancaleone alle crociate,
regia di Mario Monicelli (1970), Rita, la figlia
americana (insieme a Totò) regia di Piero Vivarelli
(1965), Finalmente la felicità, regia di Leonardo
Pieraccioni (2011), Tutte le strade portano a Roma (All
Roads Lead to Rome), regia di Ella Lemhagen (2015),
La verità sta in cielo, regia di Roberto Faenza (2016),
Ti presento Sofia, regia di Guido Chiesa (2018),
Eldorado, regia di E. Galtafoni - film TV (2001), Capri 3
(2010) e Il restauratore 2, serie TV (2014). A febbraio
di quest’anno è uscito il singolo “Non Dipende Da Dio”
che insieme a “Vedrai Jerusalem” anticipa un album in
uscita questo autunno.
M U S I C A
M U S I C A
“ORO E CRISTALLO”, il singolo dei TAZENDA in collaborazione con il tenore sardo Matteo Desole, è estratto
dall’ultimo album “ANTÌSTASIS” uscito lo scorso 26 marzo del 2021. “ORO E CRISTALLO” indica una delle frequenti
dicotomie dello stile Tazenda, messe in atto nel corso degli anni per dare sfogo all’incessante spinta verso il nuovo,
verso il movimento. Il paradosso che li vede portatori di antiche radici non deve ingannare; la loro filologia non
prevede l’annullamento del moderno né tantomeno il tentativo di non aprire nuove sinapsi artistiche. Contaminare è
un’esigenza di tanti, ma per loro è un’urgenza per il fatto che dietro l’angolo c’è lo spettro che sopraggiunga la
claustrofobia dello stereotipo-ghetto di band etno-pop sarda. Quindi via libera all’incontro con il giovane cantante di
Opera Matteo Desole con un’orchestra classica diretta dal Maestro Stefano Garau, in un omaggio alla melodia
all’italiana. Liriche d’amore senza tempo e spazio, oltre i confini della galassia delle relazioni terrene, per entrare in
una dimensione dove tutto è uno e dove l’amore è la sostanza che crea vita, mantiene l’equilibrio e distrugge gli
opposti. “Abbiamo valicato le regole di ciò che pensiamo sia l’amore – raccontano i Tazenda – Non il
mercanteggiare servizi emotivi e fisici, ma fluttuare liberamente senza una precisa connotazione della nostra
individualità. La musica riesce sovente a parlare in punta di versi senza scivolare nel giudizio della mente
imprigionata negli schemi appresi. Almeno nella teoria abbiamo cercato di immaginare un amore intriso di stelle. La
musica d’autore e il mondo classico si innamorano con grande leggerezza in questo nostro singolare brano. Siamo
stati testimoni di una forza che ci ha guidato verso il cuore di quello che è diventato Oro e Cristallo”. Il singolo è
estratto da “ANTÌSTASIS” (dal greco classico “Resistenza”), un disco, uscito a marzo del 2021, che incontra
tradizione e innovazione, in cui si raccontano storie di vita comune tra debolezze, paure e speranze riposte nel
futuro. 11 brani inediti (più 1 remix), in lingua sardo-logudorese e italiano, in cui si fondono il desiderio di
esplorazione, l’attenzione di produzioni moderne e la ricerca della semplicità stilistica e vocale.
Dalla loro formazione nel 1988, i TAZENDA hanno pubblicato 20 album tra live, raccolte e studio. Già dal primo e
omonimo album, la band rock etnica mostra il loro marchio di fabbrica: un sound unico che fonde gli strumenti
musicali della tradizione sarda insieme alle chitarre elettriche. I Tazenda vantano 2 partecipazioni al Festival di
Sanremo (nel 1991 con “Spunta la luna dal monte” insieme a Pierangelo Bertoli e l’anno seguente con “Pitzinnos in
sa gherra”), molteplici dischi d’oro, vittorie in svariate competizioni (tra le quali “Gran Premio”, il “Cantagiro”, il
“Telegatto”, il “Premio Pierangelo Bertoli”), collaborazioni con importanti artisti come Fabrizio De André e Corrado
Rustici (produttore di Zucchero) e live sold out in Italia e all’estero. Nel 2007 il brano “Domo Mia”, in duetto con Eros
Ramazzotti, è in vetta a tutte le classifiche, al quale seguono altri importanti duetti con Francesco Renga, Gianluca
Grignani e i Modà. Il penultimo album di inediti “Ottantotto”, del 2012, è il primo dell’etichetta Vida, al quale seguono
2 live album (“Desvelos Tour” e “Il respiro live”), la raccolta “S’istoria”, numerosi progetti dal vivo e infine
“Antìstasis”.
M U S I C A
Tre nuove collane musicali per la cura del copro, dell’anima e della mente.
Prodotte dall’associazione Stefano Francia EnjoyArt, Pomodoro Studio
Edizioni Musicale - Always Record e composte dalla compositrice
americana Judie Collins e dal maestro Ciro Vinci.
Dopo il successo di "Dillo Alla Danza vol 2" pubblicato in occasione della Giornata
Mondiale della Danza, l'associazione Stefano Francia EnjoyArt, lancia una nuova
produzione discografica dedicata ai ritmi di tutti gli stili di danza. La collana
discografica, disponibile su ogni digital store (Spotify, Deezer, Amazon Music, Apple
Music… ) sarà composta da vari volumi, ognuno dei quali studierà il ritmo di una
singola danza. I primi 3 volume sono dedicati al ritmo del Cha Cha Cha e Rumba e un
volume dedicato al relax e meditazione.
"Rhythm" è studiata per agevolare l'insegnamento musicale e coreutico di ogni
singolo ballo. In ogni volume amatori e professionisti possono sviluppare la loro
tecnica seguendo il ritmo della danza selezionata…
"Relaxing" invece, è una collana che raccoglie brani composti per accompagnare il
danzatore nell’ attività di rilassamento quotidiano e meditazione composte a 432 Hz.
L’accordo a 432 Hertz (Hz) risuona con le frequenze fondamentali del vivente: battito
cardiaco, replicazione del DNA, sincronizzazione cerebrale, e con la Risonanza di
Schumann e la geometria della creazione.
“Musicoterapia” La musicoterapia è una disciplina basata sull'uso della musica come
strumento educativo, riabilitativo o terapeutico. Basandosi su questa definizione il
Pianista, musicoterapista, compositore, vocal coach, Ciro Vinci, persenta il suo primo
abum sul benssere dell’essere umano intitolandolo “Musicoterapia”, un lavoro
composto da 8 track con lo scopo di educare, riabilitare e accrescere la cultura del
benessere. Diversi studi hanno dimostrato che la musica influenza il cervello ed il
corpo, l’ascolto delle note musicali sono utile per alleviare lo stress, ridurre la
depressione e contrastare stati mentali negativi. Molte ricerche sull’argomento hanno
evidenziato che alcuni dei principali modi in cui la musica può aiutarci a sentirci
meglio, è ridurre l’ansia, migliorando l’ accettazione di sé e facilitando la
comunicazione e le relazioni con gli altri, ascoltare musica è altamente legato
all’aumento di stati di felicità. La musica a questa frequenza è stata utilizzata per
migliaia di anni come musico terapia anche se è decollato nei primi anni 2000.
Le pubblicazioni discografiche prodotte dalla Stefano Francia EnjoyArt sonos state
composte scegliendo melodie musicali, concentrate sui ritmi accompagnati da solo
armonie per sviluppare maggiore concentrazione e apprendere meglio il rimo di un
ballo. Oggi avere una conoscenza di base della musica, e in particolare del ritmo,
aiuta nei movimenti e armonia del copro. Una base ritmica è il giusto supporto per
memorizzare la coreografia, per migliorare la coordinazione con il partner o i partner
e, soprattutto, a muoverci a tempo. Ogni singola Album è utile ai principianti, agli
amatori ai professionisti, ai semplici appassionati di musica, e ai coach. L’utilizzo della
musica nell’apprendimento sviluppa maggiori endorfine rendendolo più facile. Il
progetto è stato realizzato da Fabrizio Silvestri e Bernardo Lafonte. La produzione è
affidata al Pomodoro Studio Edizioni Musicale e la distribuzione, negli store digitali,
alla Always Record. La composizione delle basi musicali ritmiche di latini, standard,
liscio e ballo da sala e caraibici è affidata all’artista Americana Julie Collins, mentre la
musico terapia al maestro Ciro Vinci, Pianista, musicoterapista, compositore, vocal
coach. La sua musica innovativa ed elegante dotata d’intensa espressività è frutto di
una ricerca profonda ed elaborata di contaminazioni sonore che si aprono al new age,
al jazz, alla musica mediterranea e la rendono pienamente compatibile come colonna
sonora d’ immagini surreali. Dal 2019 compone musiche per programmi televisivi in
onda su “La 7” e per spot pubblicitari per reti nazionali e Web.
disponibili su tutti i digital store.
Gli album sono
V I A G G I
Lontana dalla stagione estiva, Tropea non si ferma e diventa, anche in inverno, una perfetta meta turistica dalla calorosa atmosfera
natalizia grazie alle luci d'artista, che trasformano tutto il centro storico in un luogo incantato agli occhi di adulti e bambini.
Partendo da Piazza V. Veneto, addobbata con un artistico albero di Natale, renne, doni e una bellissima cornice che augura buone feste,
seguendo gli archi illuminati del Corso V. Emanuele, si è catapultati in un centro storico da favola. Passeggiando lungo le vie, si noteranno
spettacolari luminarie come la carrozza principesca in Piazza Ercole su cui potersi sedere e sognare, oppure come il vascello collocato al
Belvedere del Vescovado, da cui sventola con orgoglio la bandiera Blu (riconoscimento assegnato dalla Fee - Fondazione per
l'educazione ambientale - a Tropea nel Maggio 2020) e su cui anche qui è possibile salire per scattare delle foto e sentirsi a bordo di una
vera nave, guardando il porto e il mare.
In Largo Duomo, accanto la Cattedrale di Maria Santissima di Romania, si erge un grande albero di Natale nel quale è possibile entrare
per essere avvolti da decorazioni dorate e luci calde, mentre il romantico affaccio Raf Vallone, definito "il più bello del mondo", è la location
perfetta per gli innamorati grazie alle luminarie raffiguranti coppie di amanti che danzano lungo la balconata.
La sfavillante luce d'artista del pianoforte in Largo Ruffa, circondato da grandi note musicali, fa venire voglia di suonare per poi seguire la
grande e scintillante Stella Cometa in Piazza Cannone che punta verso le isole Eolie. La Stella è un grande arco luminoso da cui è
possibile passare sotto e andare ad affacciarsi per ammirare l'iconica Santa Maria dell'isola, anch'essa illuminata.
Ogni angolo del centro storico di Tropea è decorato con luci a tema, anche in prossimità dell'edificio comunale, dell'affaccio del Liceo
Scientifico "Fratelli Vianeo", con decori natalizi in Largo Galluppi e persino con una Mail Box vicino le Tre Fontane, lungo il corso
principale, per le letterine a Babbo Natale, tutto avvolto da musiche natalizie riprodotte in filodiffusione a rendere ancora più magica
l'atmosfera.
Se pensiamo a Tropea, con la sua storia millenaria e con le sue origini che affondano le radici nella mitologia, vengono subito in mente le
assolate spiagge dalla sabbia bianca, le insenature paradisiache con grotte da esplorare e il mare profumato, azzurro e cristallino ma,
scostandosi da questa classica immagine estiva, Tropea, da poco entrata anche nel circuito dei Borghi più belli d'Italia, si rivela romantica
e mozzafiato anche in inverno, capace di far vivere una esperienza di viaggio in Calabria magica, diventando senza ombra di dubbio una
Perla splendente tutto l'anno.
V I A G G I
di Sandro Mallamaci
Esistono luoghi dove l'uomo ha preso possesso del deserto e lo ha trasformato in oasi lussureggianti costruendovi città supertecnologiche.
E luoghi dove la natura ha manifestato tutta la sua forza ridisegnando interi territori, lasciando all'uomo solo la possibilità di ammirare con
stupore paesaggi fatti di terre verdi e rigogliose alternate a montagne e vallate aspre. Terre abitate da gente abituata da sempre ad avere
rispetto ma anche timore della natura. Gente d'Aspromonte narrata in una famosa raccolta di racconti da Corrado Alvaro che in un passo
scrive "non è bella la vita dei pastori in Aspromonte di inverno quando i torbidi torrenti corrono al mare".Da sempre gli elementi
atmosferici hanno forgiato queste rocce e queste valli; vento e acqua sono qui artefici dei continui cambiamenti causando erosioni,
trasformazioni profonde di tutto il territorio. Un esempio particolarmente significativo ed evidente è la vallata dell'Amendolea, una delle
tante fiumare che raccolgono acqua e sedimenti che dalle cime più alte del massiccio aspromontano scendono a valle verso il mare con
una forza difficilmente controllabile dall'uomo. Quello che si può ammirare dalle alture che circondano la valle racconta la storia delle
evoluzioni di tutti i torrenti di questa area che, chi più chi meno, hanno causato profonde trasformazioni dei territori attraversati. Il letto di
questa fiumana, in particolare, ampio e sabbioso, ci ricorda che un tempo, nemmeno tanto remoto, tra le pendici delle montagne che lo
circondano, si incuneava il mare, formando un vero e proprio fiordo navigabile. Oggi la terra ne ha preso possesso ricacciando indietro
l'acqua, ricucendo quella antica frattura, come conseguenza di enormi smottamenti di interi costoni dovuti all'erosione delle forti piogge e ai
continui terremoti che da sempre scuotono violentemente tutta l'area. E per proteggersi dalla furia degli elementi, ma anche da quella dei
nemici che sbarcavano sulla costa, i centri abitati da tempi lontanissimi si sono formati qui proprio sulle più alte ed impervie cime che
puntellano questo paesaggio unico. Bova da un lato Roccaforte del Greco dall'altro. Borghi che proprio per la loro particolare ubicazione
hanno conservato nel tempo singolari radici culturali che li rendono oggi unici agli occhi degli stupidi visitatori che in numero sempre più
crescente si trovano a percorrere gli stretti vicoli che si aprono tra le costruzioni che si inerpicano sulla roccia. Della vallata Bova è il
centro più importante che per la sua unicità è stato annoverato tra i borghi più belli d'Italia, oltre ad essere riconosciuto da sempre
come capitale della cultura greca di Calabria. Già colonizzata dai Greci della Locride, è intorno all'anno ottocento che gli abitanti della costa
e delle campagne si rifugiarono su questa montagna per sfuggire alle incursioni dei Saraceni. Nei secoli seguenti arrivarono i Bizantini che
ebbero grande influenza sulla cultura e sulla religione di questa popolazione, lasciando in eredità una lingua, il greco antico di Calabria, e
chiese con i loro riti ortodossi, tutt'ora presenti. Successivamente giunsero i Normanni che ne presero possesso per la sua strategica
posizione e dove costruirono il castello e torri di avvistamento per controllare il territorio. È un esempio di quella Calabria sconosciuta ai più,
raramente raccontata e valorizzata, meta di turisti particolarmente curiosi che vanno alla ricerca di luoghi unici dove rivivere atmosfere
ormai perse, dove respirare aria di storie antiche e gustare i prodotti tradizionali e genuini che gli uomini e la natura di queste terre sanno
offrire con la loro riconosciuta ospitalità. La Calabria che non ti aspetti, che cerca di scrollarsi di dosso etichette poco edificanti che nel
tempo le sono state cucite da chi si è sempre rifiutato di riconoscere i veri valori che questa cultura esprime. Grandi sforzi vengono sempre
più fatti dalle amministrazioni locali attraverso mirate campagne divulgative nella speranza che un giorno queste terre, per molto tempo
dimenticate, possano avere il gusto riconoscimento delle proprie ricchezze per poter dare una speranza di futuro ai tanti figli che ancora
oggi non hanno alternativa all'abbandono dei luoghi natii per cercare una vita migliore in terre lontane.
V I A G G I
a cura della redazione
Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” è il progetto realizzato dalla Regione Lazio con la collaborazione del Dipartimento di Scienze
dell’Antichità , presentato prima di Natale alla presenza del Ministro della Cultura Dario Franceschini, del Presidente della Regione Lazio
Nicola Zingaretti, della Magnifica Rettrice della Sapienza Università di Roma Antonella Polimeni, del Prorettore al Patrimonio archeologico
Paolo Carafa, della Prorettrice alla Ricerca della Sapienza Università di Roma Maria Sabrina Sarto e del Presidente del FAI, professore
emerito Andrea Carandini.
IL PROGETTO
“Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” è una mappatura digitale completa dei beni e dei siti archeologici riferibili al periodo tra il IX
secolo a.C. e il VI secolo d.C. nel territorio laziale a sud del Tevere. Uno strumento nuovo e di grande valore scientifico che, attraverso la
creazione di una moderna Infrastruttura di Dati Territoriali (IDT), ha fatto sì che si potessero integrare i database digitali già in uso con i dati
raccolti e tutte le fonti di informazione disponibili quali studi pregressi, ricerche edite e inedite e indagini archeologiche. Il risultato è una
piattaforma digitale, www.lazioantico.it, in cui la memoria del Lazio e i suoi resti materiali sono stati ordinati nello spazio e nel tempo e
riuniti in un’unica presentazione della storia urbana e rurale della nostra Regione. Chiunque, anche dal proprio smartphone, potrà accedere
a questo racconto e alle ricostruzioni grafiche e virtuali che restituiscono contesti e paesaggi oggi scomparsi, ridotti in frammenti o poco
noti, frutto dei ritrovamenti archeologici effettuati nelle zone comprese nel Latium Vetus (incluso il suburbio di Roma) e Latium Adiectum.
Un lavoro enorme che, dal 2018 al 2021, ha visto il censimento e la catalogazione di epigrafi, sculture, decorazioni architettoniche,
pavimentali e parietali in 215 comuni del Lazio con l’analisi di 69 contesti territoriali attribuibili a tutte le antiche città del settore indagato.
Un totale di oltre 41 mila presenze archeologiche e monumentali, le cosiddette Unità Topografiche, che hanno condotto alla schedatura di
oltre 10 mila oggetti. Sono stati, inoltre, analizzati i resti di 160 edifici e complessi monumentali (tra cui Villa Adriana a Tivoli) proponendone
una ricomposizione dell’architettura e dell’arredo. Sono state così realizzate 216 tavole ricostruttive e 16 tavole “tipologiche” per classi di
monumenti (terme, templi, teatri, etc.). Chiunque potrà, dunque, intraprendere questo affascinante viaggio nell’antichità, navigando sulla
mappa attraverso le diverse epoche storiche e scoprendo i cambiamenti che il nostro territorio ha subito nel corso del tempo.
STUDIO E RICERCA
Grazie al finanziamento della Regione Lazio, il progetto “Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” ha visto il coinvolgimento di più di 30
giovani studiosi tra i 22 e i 40 anni (dottori di ricerca e dottorandi, specializzati e specializzandi in archeologia, studenti e laureandi) che
hanno collaborato in sinergia con i docenti e le istituzioni coinvolte coniugando conoscenze storico-archeologiche e innovazione. Un team
di altissimo livello che la Regione ha supportato con 500mila euro grazie ai quali La Sapienza, aggiungendo ulteriori contributi propri, ha
bandito ed erogato in tutto 8 assegni di ricerca, 7 contratti di tipo A e 21 borse di studio.
Questo progetto, dunque, ha anche consentito ai giovani studiosi coinvolti nel progetto di conseguire titoli importanti per sostenere le loro
future carriere scientifiche, professionali e accademiche. In particolare: i ricercatori “junior” hanno potuto presentare tesi e articoli in
prestigiose riviste scientifiche basati sui nuovi dati acquisiti; i ricercatori “senior” hanno potuto ottenere gli anni di Assegno di Ricerca
necessari a costruire la propria carriera. “Lazio Antico. Atlante del Lazio meridionale” è un progetto fondamentale, dall’alto valore
scientifico, ma che riveste anche un ruolo molto importante per la futura programmazione e l’attuazione di attività di pianificazione
urbanistica e territoriale e che agevolerà in futuro l’opera di tutela e valorizzazione dei Beni Culturali nella Regione, favorendo la
conoscenza da parte del pubblico attraverso la realizzazione di percorsi editoriali ed espositivo-museali virtuali o reali.
V I A G G I
“Viaggiare è
Trovare un genio tra le erbacce e i cespugli
Un tesoro smarrito tra piastrelle rotte” (cit.)
di Rita Martinelli
Andarsene in giro "ad occhi aperti" (come dice Marguerite Yourcenar), ogni giorno, in qualsiasi luogo del Pianeta uno si trovi. Guardare e,
soprattutto, vedere. E, ogni tanto, fare un gioco: seguire un tempo altro: un tempo-flusso, dove non c'è scansione passato-presentefuturo
ma un nucleo delicato, come una bolla di sapone.
Sto camminando per Testaccio. E mentre "ciriolo" (la ciriola, in dialetto romanesco, è l'anguilla piccola d'acqua dolce - una prelibatezza -
e si muove fluida, imprendibile) tra un rifiuto e l'altro, mi gusto la bellezza delle case testaccine, alcune a laterizio, con le vaste corti
interne che raccontano di contatti e rapporti umani oggi quasi perduti; ecco, qui (in via Amerigo Vespucci 41), ha abitato Elsa Morante -
c'è una epigrafe, curata da Dacia Maraini, fuori dal portone.
Mi sposto verso il fiume, la sponda sinistra - siamo nel 193 a.C. - comincia la costruzione di un nuovo porto, l'Emporium e di un edificio
retrostante, adibito allo stoccaggio delle merci, la Porticus Aemilia. La sua costruzione è ultimata nel 174 a.C.; l'edificio misura 487 × 60
m., lo spazio suddiviso in 50 navate, larghe 8,30 m. ciascuna, coperte da volte a botte e digradanti verso il Tevere - siamo nell'area
compresa fra le attuali via G. Branca, via A. Vespucci, via Florio e via Rubattino e nel cortile dell'Istituto C. Cattaneo, in via B. Franklin - i
resti ancora riconoscibili fra i palazzi. L'attività commerciale è frenetica: dal mare e, poi, per via fluviale, arrivano cereali, olive, lupini, olio
d'oliva, aceto, vino, garum - tutto stipato in anfore - e merci e marmi pregiati - il settebasi, l'imetto, il pario, l'imezio, l'africano, il numidico,
il pavonazzetto e porfidi rossi e graniti, dalle tinte bellissime, screziati, a macchie vive e punteggiate, a grana fine e lucente. È un mondo
affascinante quello dei marmi policromi nella Roma antica.
Ora - una sosta che mi emoziona sempre: entro nel cortile di una casa in via Marmorata - c'è un cippo romano, in mezzo ad una aiuola
ben tenuta, utilizzato come memoria, ci sono tanti nomi sopra: tutte persone che abitavano qui, finite alle Fosse Ardeatine.
Esco e, fra horrea (i magazzini-deposito) che sembrano cattedrali, vado, sempre 'ciriolando', verso Monte Testaccio. E, prima di salirci
sopra, decido di circumnavigarlo tutto intorno. Ben visibili, fra l'erba, i frammenti delle anfore fessate o rotte, impilati non a casaccio ma
secondo un criterio preciso, dal I sec. a.C. al III sec. d.C.
Mons Testaceum (testae = cocci). Una fantastica discarica organizzata di circa 1 Km. di diametro e un'altezza di 35 m. più o meno.
Sono davanti a Checchino dal 1887 (via di Monte Testaccio 30) - cucina romana di classe - la famiglia Mariani porta avanti il ristorante da
sei generazioni. Da non mancare la magnifica cantina: all'interno del Monte dei Cocci, fra le anfore dell'impero romano, in una situazione
perfettamente asciutta, areata e a temperatura costante, tutto l'anno. I vini, lì dentro, visibilmente felici... È un Viaggio nel Gusto e nel
Tempo, questo posto.
Continuo la circumnavigazione e mi lascio alle spalle i locali-movida. Adesso comincia una serie di abitazioni - una più abusiva dell'altra,
tutte con parabolica - poi carrozzieri, lo "studio" di un personaggio che raccoglie e ricicla e costruisce strambe strutture. E, infine, ecco il
cancello d'accesso al Monte dei Cocci. Prima una serie di gradini e, poi, un sentiero che sale e sale. Cammino sui frammenti delle
anfore, fra alberi e vegetazione varia - quando è stagione, anche gli asparagi selvatici. Sulla sommità, un grande prato aperto - da qui c'è
una vista unica sul gazometro e su tutta l'area del vecchio mattatoio. Respiro, sorridendo, a braccia aperte - è bellissimo, quassù.
Devo scendere (il guardiano deve chiudere). Torno verso il fiume e mi soffermo a guardare ciò che resta del porto romano, da Ponte
Sublicio. Poi riprendo a camminare, su Lungotevere Testaccio e, sul muro, proprio dove fa angolo la storica trattoria Lo Scopettaro, noto
una scritta: "PENSA POETICO".
N.B. il percorso che vi ho illustrato va cercato - nel tempo e nello spazio.
Non ha bisogno di foto, credo. Vi mostro, invece, qualcos'altro..
C U C I N A
C U C I N A
Appena passato il 2021, ci tuffiamo nell’anno nuovo pieni
di prospettive positive. Come sempre, cerchiamo di
viaggiare con la mente in luoghi che ci scaldano il cuore,
magari legati ai ricordi di viaggi estivi ….
Siamo ancora in pieno inverno ma già pensiamo alla
prossima gita fuori porta. E quindi, per passare un po' di
tempo insieme, vorrei parlarvi di un posto a cui sono
particolarmente legato, un luogo ricco di colore e storia,
soprannominato la “Perla di Francia” cioè la dolce
cittadina di Mentone.
Mentone si trova in Costa Azzurra a pochi chilometri dalla
riviera ligure. Ricca di sole, gode di un clima
eccezionalmente mite, che conferisce alla sua terra una
fertilità ineguagliabile. Il suo clima tipicamente
mediterraneo è dovuto al fatto che Mentone si divide tra
mare e montagna, dove vengono coltivati molti tipi di
arbusti e alberi da frutto, tra cui agrumi e, in particolare, il
limone, vero protagonista di questo centro cittadino.
Questo agrume, infatti, qui è coltivato in maniera intensiva
e si distingue dalle altre qualità di limoni per il suo
particolare colore giallo acceso, la forma ovale, l’alta
concentrazione di oli essenziali nella sua buccia, l’alta
acidità. Grazie a questo magnifico frutto, ogni anno si
tiene la festa del Limone, che dura quasi un mese e si
svolge nel periodo tra Febbraio e Marzo. Durante la festa,
è possibile osservare le strutture artistiche composte da
agrumi, sparse per tutta la città, come i Giardini Biovès
dove vengono utilizzati più di 15 tonnellate di agrumi per
realizzare delle vere e proprie sculture dalle dimensioni
enormi.
Detta anche la “città giardino” dai monegaschi, per la
presenza di molteplici giardini veri e propri musei all’aria
aperta, a Mentone troverai boutique di alta moda e
ristoranti di prim'ordine, ma anche bellissime spiagge. Per
godersi appieno la cittadina vi consiglio di armarvi di
comode scarpe da passeggio, e camminare nel centro
storico per scoprire le caratteristiche case dalle facciate
dipinte con colori pastello che vanno dal rosa, al giallo, dal
crema, all’azzurro cielo.
Qui si respira ancora l’aria della “Belle Epoque” dove
artisti e cantori vi rallegreranno le serate, in un contorno
surreale e sublime.
Il patrimonio architettonico è perfettamente conservato.
Molteplici i luoghi che potrete visitare, come il museo della
Preistoria regionale, un viaggio di un’ora attraverso
l’evoluzione dell’uomo; il museo del Bastione Jean
Cocteau e la Galleria d’Arte Contemporanea. Le chiese in
stile barocco e gli splendidi giardini floreali fanno da
contorno alle grandi ville storiche. Non dimentichiamoci di
fare una capatina negli antichi mercati sparsi per la città
che vi delizieranno con colori accesi e profumi
mediterranei. Qui potrete acquistare edegustare i prodotti
tipici del luogo, tra cui i limoni igp, le arance amare, il
basilico, la fougasse (la focaccia alle olive, formaggio e
acciughe), i liquori e le marmellate di agrumi, la salsa aioli
con aglio, olio evo, tuorlo d’uovo e limone; la soupe au
pistou ( variante liquida del pesto a base di basilico, aglio
e olio); la zuppa di carne e fagioli; il famoso plateau de
coquillage, formato da cozze, vongole, granchi, ostriche,
gamberi e ricci di mare rigorosamente della zona e tutto a
crudo; la socca, la tipica torta di ceci.
Lo stile inconfondibile della città dei limoni vi farà fare un
viaggio nel tempo a ritroso verso un’ epoca di
rinnovamento.
“C'era nell'aria un senso di benessere crescente e di gioia
della vita”
C U C I N A
INGREDIENTI
600 gr di acqua
200gr di farina di ceci
30 ml di olio evo
sale e pepe a piacere
PROCEDIMENTO
Mescolare la farina con l’acqua, il sale ed il pepe per ottenere una pastella. Lasciare riposare per almeno 3 ore.
Passato il tempo, versare l’impasto in una teglia tonda da forno unta di abbondante olio. Fare riposare ancora
per 30 minuti. Cuocere in forno caldo ventilato a 220° C per 20 minuti circa
INGREDIENTI
PER LA PASTA BRISÉ
200 gr di farina
100 gr di burro
50 ml di acqua
un pizzico di sale
PER IL RIPIENO
8 limoni bio
8 uova itere
4 tuorli d’uovo
200 gr di burro fresco
400 gr di zucchero
PROCEDIMENTO
Preparare la pasta brisé impastando la farina con il burro, l’acqua ed il sale. Lavorare velocemente fino ad ottenere
un impasto liscio ed omogeneo. Fare raffreddare in frigorifero per 30 minuti circa. Passato il tempo di riposo
stendere la pasta ad un’altezza di 5 millimetri e foderare una tortiera ricoperta di carta forno. Bucherellare il
fondo (per una riuscita perfetta vi consiglio di coprire la pasta con un disco di carta forno e dei fagioli secchi, per
evitare che il guscio vi si rompa) e cuocere in forno caldo a 170° C per 20 minuti. A cottura ultimata estrarre dal
forno e fare raffreddare. Nel mentre preparare la salsa al limone. Grattugiare la buccia dei limoni e spremerli per
ricavare il succo. In una casseruola unire la scorza, il succo e la metà dello zucchero. Portare a bollore. Aggiungere
le uova ed i tuorli sbattuti con il restante zucchero. Continuare a mescolare fino a quando il composto non si sia
addensato. Togliere dal fuoco e mantecare con il burro, continuando a mescolare affinché il composto incorpori
tutto il grasso. Lasciare raffreddare. Riempire il guscio di brisé con la crema ai limoni e fare raffreddare in
frigorifero per 2 ore.
C O C K T A I L
Sicuramente subentreranno novità, ricette, metodi e nuovi supporti per innovarsi e reinventarsi.
Nonostante si possa pensare che i baristi possano essere sostituiti dalle macchine digitali, il mestiere, ormai diventato
antico ed un pò vintage dell’uomo alla barra, aggiornerà i suoi strumenti per progredire e presentare ancora una figura
che ancora molti si aspettano di trovare nelle loro piacevoli seratine alcoliche.
l’Italia, da progressista nel settore, ha avuto il maggior numero di meriti nei 50 best bars nel mondo (classifica
disponibile online) e, quindi, rappresenta l’avanguardia nel “perfect serve” dell’aperitivo della mescita di vermut, liquori
e distillati.
Si possiede anche tanti valorosi guerrieri ormai acquisiti all’estero che tengono alto il nome e l’orgoglio della Nazione,
facendo valere le proprie competenze ed esperienze.
Insomma, un vero e proprio campo di battaglia per i più abbienti, e carica emotiva per le promesse del settore.
Siamo quindi sicuri che quest’anno ne vedremo delle belle, oppure faremo un ritorno al “medioevo”?
Buon anno e salute!
Instagram: https://www.instagram.com/danilo_pentivolpe/
WEB SITE: www.bartendersclassheroes.com
Facebook: https://www.facebook.com/pentivolpe.danilo/
Danilo Pentivolpe
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M A K E - U P
M A K E - U P
Ci sono alcuni elementi fondamentali che non devono mancare prima
di truccare le nostre labbra. Ecco quali:
Scrub e balsamo labbra. In questa prima fase dedicatevi alla cura
delle labbra, per mantenerle morbide e facilitare l'applicazione di
matita e rossetto. Una volta a settimana eseguite un leggero scrub
(potete utilizzare anche miele e zucchero) per eliminare eventuali
pellicine e cellule morte. Ogni giorno applicate un balsamo labbra
per idratarle e nutrirle. Un po' di fondotinta o correttore renderà il
risultato finale più omogeneo e duraturo.
Pennellino per le labbra. Vi aiuterà a sfumare alla perfezione la
matita, per poi procedere ad applicare il rossetto. Per una maggiore
precisione, aiutatevi con un pennellino a setole rigide e cercate di
ottenere un risultato più uniforme e preciso.
Usare una matita per le labbra. Richiede un po' di pratica, ma, una
volta che ci avete preso la mano, vi chiederete perché non l’avevate
mai usata in precedenza.
Basta seguire questa semplice guida per avere labbra perfette:
In primo luogo, tracciare un profilo a forma di v sulla curva al centro
del labbro superiore. Poi, tracciare una breve linea orizzontale al
centro del labbro inferiore.
Allineate gli angoli della bocca. Fate attenzione, in questi punti,
perché è facile andare al di fuori della forma naturale del labbro.
Ora, è sufficiente collegare le linee sulle labbra superiori e inferiori
alle linee e agli angoli.
Come scegliere la matita : esiste una vasta tipologia di matite
labbra, ognuna delle quali ci dà performance diverse, e noi
dobbiamo essere abili a capire di cosa abbiamo bisogno.
Matita classica: É il tipo di matita che prediligo sempre, grazie alla
sua versatilità. La caratteristica della sua mina è quella di non
essere né eccessivamente morbida, né eccessivamente dura, il che
assicura la realizzazione di un tratto preciso e duraturo.
Tendenzialmente non secca le labbra e la performance è un perfetto
compromesso tra durata e comfort. Si adatta a tutte le tipologie di
labbra.
Matita cremosa: Questa tipologia di matita è invece caratterizzata
da una mina molto morbida ed una più elevata quantità di oli nella
formula, pensata proprio per chi ha le labbra secche e disidratate.
Svolgono la stessa funzione delle classiche matite ma hanno una
durata inferiore proprio a causa della formula più idratante. Tuttavia
possono essere utilizzate come rossetto e rimangono l’opzione più
valida per chi avverte la sensazione di labbra secche.
Matita automatica: É la tipologia di matita retraibile che non ha
bisogno di essere temperata. Ha solitamente una mina molto sottile
e leggermente più dura, ma questo la rende anche più resistente. É
ideale quando vuoi creare dei bordi ben definiti, ma spesso non è
adatta ad essere utilizzata come rossetto per via della mina troppo
sottile e della texture leggermente asciutta.
Matita waterproof: Questa matita può essere sia temperabile che
automatica. É adatta a chi cerca una durata estrema ma risulta
leggermente più asciutta rispetto a tutte le altre. Non consiglio di
utilizzarla su labbra secche, ma è perfetta per realizzare dei contorni
duraturi.
Matitone/Rossetto: É una tipologia di matita labbra cremosa che ha
una formula ibrida tra un rossetto e una matita, ideale per chi è alla
ricerca di comfort e durata, ma non per chi è alla ricerca di
definizione. Infatti i matitoni non garantiscono una mina piccola e
ben affusolata. Sono un prodotto ideale per uso giornaliero.
M A K E - U P
Rossetto: Dopo aver individuato il colore della carnagione e il
sottotono della pelle, possiamo ora procedere con facilità nella
scelta dei colori di rossetti più adatti a noi. Se avete la pelle chiara,
i rossetti più indicati per voi saranno senza dubbio quelli sulle
tonalità del rosa chiaro e del nude, ma potete spingervi anche nei più
decisi rosa pesca e corallo. Se il vostro sottotono è freddo però,
l'ideale per voi sarà un brown deciso o un nude sui toni del beige. Se
invece il vostro sottotono è caldo, restate sulle sfumature ton sur ton
del rosa - ottimo ad esempio il rosa chiaro - o su un nude dai toni
color pesca. Se avete la pelle media, potete attingere dalla pallet
dei rosa ma nelle sue declinazioni più forti, come il malva e il
bordeaux. Queste tinte, insieme al mirtillo, sono perfette soprattutto
se avete il sottotono freddo. Se invece avete un sottotono caldo,
optate per le sfumature del bronzo, del rame e del mattone.
Quest'ultimo poi è l'ideale nel caso in cui aveste la pelle medioscura,
che trova la sua migliore valorizzazione con i rossetti dai toni
aranciati: perfetto quindi, oltre al mattone, il corallo. Meglio evitare
invece, il marrone e il bordeaux. Se avete la pelle scura, puntate su
rossetti scuri come il bordeaux, il burgundy, il prugna e il marrone.
Meglio le sfumature del bordeaux e del vinaccia se avete un
sottotono freddo, mentre i toni del marrone, il bronze e il rame se
avete un sottotono caldo.
Un altro consiglio: la scelta del rossetto in base al colore dei denti;
se avete denti bianchi i colori indicati posso essere, rosso fuoco ,
corallo , vermiglio ,ciliegia e prugna e dobbiamo tener conto anche di
come si adatta meglio alla stagione ed al tipo di trucco. Denti grigi,
rossetti scuri o a contrasto come il rosso ciliegia, riesce a far
apparire il sorriso più luminoso e bianco; evitiamo i lucidi e colori
perlati e i rosa tenui perché penalizzeranno il vostro sorriso e la
vostra dentatura. Denti gialli: rossetti neutri o rosa chiaro a base
fredda, o un balsamo incolore per tutti i giorni. Da evitare le tonalità
violacee che esaltano il colore giallastro dei denti. Esistono diversi
prodotti che si possono utilizzare per fare ciò ma tutti questi prodotti
possono avere diversi finish:
Opaco/matte: sicuramente quello che sta andando più di moda in
questo periodo. Purtroppo questo tipo di rossetto tende a seccare
molto le labbra, quindi se già si hanno le labbra secche non è
altamente consigliabile. Velvet: è un rossetto che ha un effetto molto
simile ad un opaco, in quando non dona luminosità alle labbra.
Tende a seccare però meno rispetto ad un rossetto opaco.
Lucido: regala un aspetto luminoso alle labbra e, di conseguenza, al
viso ed è una via di mezzo tra un rossetto ed un gloss. Cremoso:
rimane semi-lucido sulle labbra ed è molto scorrevole. Satinato: può
essere considerato una via di mezzo tra l’opaco ed il cremoso.
Metallizzato: Rossetti Liquidi; si tratta di prodotti che
assomigliano ai gloss nell’aspetto, ma non danno l’effetto lucidissimo
proprio di questi ultimi. Il loro effetto infatti, è decisamente quello di
un comune rossetto in stick. Esistono infatti anche rossetti liquidi
opachi.
Il miglior rossetto utilizzabile, alla sera dona quel tocco in più che
nessun altro rossetto riesce a dare. Rossetti in stick: sono i classici
rossetti nel tubetto. Possono avere una forma diversa, infatti alcuni
sono facili da applicare, altri invece possono essere più complicati.
Per quelli che non riusciamo ad applicare facilmente possiamo usare
un pennellino per aiutarci
M A K E - U P
Tinte Labbra: eccoci arrivate ad un prodotto a mio parere
meraviglioso. Ha la stessa forma del rossetto liquido ma la
differenza sta nel fatto che le tinte labbra, come suggerisce il nome
stesso, tingono letteralmente le labbra. Durano moltissimo e si
“incollano” alle labbra (spesso sono anche difficili da pulire) quindi
anche se mangiamo un intero pasto non si sbavano. Unica pecca è
che tendono, ovviamente, a seccare le labbra, per questo alcune
marche mettono a disposizione anche un altro liquido trasparente
che rende, si, il rossetto meno opaco, ma lo rende anche meno
secco.
Rossetti Compatti: sono dei rossetti che troviamo in confezioni
simili alle palette di ombretti. Si applicano con un pennellino per
essere più precise, ma sono più generalmente usate dalle make up
artists.
Il Gloss: E’ anche detto lucidalabbra e solitamente non viene
considerato un vero e proprio rossetto. Può essere indossato da solo
oppure sopra a rossetto o matita labbra per aggiungere lucentezza
ad un prodotto opaco. Può essere trasparente o colorato a seconda
dei gusti.
Rossetti Curativi: sono prodotti che svolgono una funzione
“protettiva” grazie al fatto che contengono particolari prodotti che
servono proprio a questo. Solitamente si trovano in colorazioni
chiare.
Matitoni: questi prodotti sono a metà strada tra un lucidalabbra, un
rossetto e un burro nutriente e idratante. Sono perfetti per chi ha le
labbra secche però hanno il difetto di sbavarsi e togliersi molto
facilmente se vengono toccati.
Rossetti-Pennarello: come dice il nome stesso, questi rossetti
hanno la punta di un pennarello. Forse per il fatto che la maggior
parte non si riescono a stendere molto bene non sono prodotti
particolarmente apprezzati.
Cosa è il lucidalabbra?
Il lucidalabbra – detto anche gloss o lip gloss – è un
cosmetico per la bocca dalla texture fluida, leggera e
trasparente.
A cosa serve?
Dona alle labbra un effetto lucido e bagnato, con una
colorazione più trasparente e delicata di quella dei normali
rossetti.
Tipi/tipologie?
Esistono lucidalabbra di consistenza più liquida, da
applicare con il pennellino o i polpastrelli, oppure più
solida, confezionati in pratici stick come il rossetto. Il
risultato migliore si ottiene in genere utilizzando la
versione liquida con applicatore; in alternativa potete
stenderlo con un pennellino da labbra piatto.
Si può scegliere tra una vastissima gamma di colori; per
un trucco da sera puntate sulle versioni metallizzate o con
glitter, per il giorno invece sono perfetti i gloss trasparenti
o di color naturale.
B E N E S S E R E
Gennaio è il mese della ripartenza. Tanti
propostivi, tra cui il volersi bene. Nell’osservare
una candela, le luci rosse e oro, i profumi delle
essenze, come il biancospino la cannella, le
creme vanigliate e olii di cioccolato tutto questo
ci viene voglia di coccole ed amore. Volersi
bene è un impegno con noi stessi e dobbiamo
ripromettercelo costantemente ricreando
continuamente questo benessere che
allontana l’ansia e lo stress del quotidiano, per
rifugiarci nel nostro bel mondo interiore,
trovando pace e calma sensoriale e generando,
conseguentemente, un allentamento delle
tensioni muscolari, drenando le tossine e
rigenerandoci sia internamente che
esternamente…raggiungendo il piacere del
corpo e della mente! Affidandoci a mani esperte
e scegliendo tra le varie tecniche il massaggio
che più ci si addice, ci regaliamo amore che poi
possiamo donare agli altri. Namastè e Buon
Anno
di Alessia Luna Pentivolpe
B E N E S S E R E
di Giovanni Battista Gangemi
L’addio amoroso di chi abbandona e se ne va e di chi resta “Attaccato al palo”
sentendosi disperato. L’amore è la forma più intensa d’integrazione fra due
persone: genera senso e configura nuove prospettive emotive e psichiche.
Naturale, perciò che la fine di una relazione rappresenti, sia per chi lascia sia per
chi è lasciato, un trauma dalle mille implicazioni. Certamente non è uguale se
lasciamo o veniamo lasciati, se l’addio è concordato oppure accade all’improvviso
come un fulmine a ciel sereno; è diverso se è stato annunciato, se veniamo
ingannati, oppure lasciati pian piano in un rapporto che si andava sempre più
deteriorando. È diverso se siamo convinti della scelta, seppur doloranti; se siamo
stati umiliati oppure costretti a lasciare l’altro/a. Abbandono, perdita, separazione,
fuga, crisi, rottura del legame , posso essere tutti sinonimi di un amore che è finito,
ma, sono tutti costrutti diversi, le sfumature di differenza sono sottili. La realtà
vissuta è specifica ad ogni storia, le emozioni che nascono ne sottolineano l’unicità
e le loro differenze.
Ma chi è davvero innamorato e pronto ad affrontare una relazione ai giorni nostri?
Oggi si cerca di soffrire poco per amore, si ha paura di questa sofferenza, come se
procurasse troppo dolore. Molti giovani e non solo loro, preferiscono rimanere in
una sorta di limbo, non attaccarsi al partner, vivere nel “mito” dell’autonomia. Hanno
costruito un progetto di vita di indipendenza separando la sessualità dall’impegno di
vivere in relazione di coppia .Cercano una monogamia seriale che pretende che
l’abbandono sia lontano dalla sofferenza. Vivendo una vita fatta sempre di nuovi
inizi, in cui diventa importante saper voltare pagina con facilità piuttosto che
imparare a costruire nella relazione per la relazione. Stiamo vivendo un
“ amore” dove conta più la velocità e l’intensità più della durata.
C’è chi passa da una storia ad un’altra e utilizza il copione della fuga, che vive il
rapporto come “vomitatorio” delle proprie insoddisfazioni; persone che lasciano per
professione , soffrono quando si sentono bloccate nella relazione e trovano mille
ragioni per la fine di ogni storia; persone che entrano in storie molto passionali, per
poi andarsene accusando l’altro di non essere riuscito a trattenerle, si accontentano
di amori fugaci, vissuti in tempi brevi, come se avessero il bisogno di bere un
bicchiere di acqua fresca per dar fine al loro bisogno di sete d’amore; c’è chi non
resiste ad un nuovo sorriso e la possibilità di avere nuove conquiste, sperando che
la porta di casa resti sempre aperta. Sembrano tanti topini chiusi in un labirinto alla
ricerca di un’uscita. Per finire abbiamo il bugiardo cronico, il manipolatore, l’attore
prefetto. Chi non ricorda Pinocchio? Il bugiardo più famoso della letteratura? Il
burattino mente per sostenere la propria immagine di bambino obbediente: quello
che non riesce ad essere. E non è neanche un abile bugiardo … ma queste
persone hanno l’abilità nel costruire personaggi verosimili e stupefacenti,
l’immagine ideale di sé plasma una “vera “ nuova identità, più che creare una falsa
identità.
Pensandoci su mi viene in mente il proverbio : “ in amore vince chi fugge” . Quanto
c’è di vero in questo famoso detto? Chi di noi, almeno una volta nella vita è fuggito
da un amore oppure si è ritrovato da solo/a perché l’altra/o improvvisamente si è
volatilizzato. Tutti noi ci siamo passati, vittime indifese e carnefici inconsci. A mio
parere siamo ritornati ad uno stato primitivo dell’amore dove realmente abbiamo
più il bisogno di essere cacciatori e cercare le nostre “prede” con la volontà di
soddisfare più un nostro capriccio che un reale interesse verso l’altra persona.
Perciò per quanto l’indifferenza in amore può essere un buon metodo per attirare
l’attenzione di un’altra persona , badiamo bene a dosarla con cura e cerchiamo di
distinguere se chi ci insegue è mosso da una reale attrazione o se la sua è solo
voglia di vincere.
Per una volta lasciamo da parte il nostro “bisogno” di crocerossina e impariamo a
miscelare nella magia di una storia affettiva l’amore per noi stessi e quello per il
nostro o la nostra partner.
B E N E S S E R E
di Lucia Martinelli
Letta così ha un bel suono e un altrettanto piacevole sapore, vero?
La risposta corretta è NO. Nel modo più assoluto. E triste chi ci si ritrova in mezzo, perché è un mare incazzato dove rischi di
affogare.
Innanzitutto c’è da sapere che burnout non è il cognome dello scienziato che ha studiato tale grave malessere umano, giacché di
quello stiamo parlando, il termine inglese burn-out significa bruciato.
Ebbene bruciato rende bene l’idea.
Solo nel 2019 tale inquietudine emotiva viene riconosciuta come ‘sindrome’ e, quindi, inserita nella 11esima revisione
dell’International Classification of Disease (ICD), stilata dall’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in prossima pubblicazione
(2022) ma, a mio avviso, è un problema antico, altrettanto sottostimato e mal classificato.
All’inizio il burnout era stato correlato alle ‘helping professions’, cioè ‘professioni sanitarie e assistenziali che prevedono un
contatto con le persone o deputate alla difesa, alla sicurezza pubblica ed alla gestione delle emergenze: infermieri, medici,
insegnanti, assistenti sociali, operatori per l'infanzia, poliziotti e vigili del fuoco. A seguire, hanno capito che la problematica può
presentarsi in ogni ambiente lavorativo ove sussistano ‘forti condizioni stressanti e pressanti’.
In pratica, questa sindrome dall’ironico nome abbastanza musicale altro non è che: stress cronico all’interno del contesto
lavorativo (o derivante da esso) a causa dello squilibrio che si crea tra la richiesta/esigenza professionale e le risorse in effetti
disponibili (incluse le personali), ovvero il lavoratore dovrà investire troppa energia nello svolgimento della propria professione al
punto di ritrovarsi al collasso, nutrendo il burnout con la sua stessa ‘demotivazione, delusione e disinteresse’.
Vorrei porre l’attenzione su un dato che dovrebbe essere scontato e che, invece, viene dimenticato con una facilità imbarazzante e
pericolosa: un ambiente di lavoro insano (per tutte le ragioni – ovviamente plausibili e oggettivamente accettabili – che si possano
pensare), alza il rischio di manifestazioni psico-fisiche che impattano negativamente sul benessere della persona, con
conseguente decadimento delle prestazioni professionali. Ciò che io trovo davvero terrificante è che il burnout non si manifesta
come un colpo di cannone, piuttosto è un processo graduale che si sviluppa nel tempo, un’agonia che ti logora da dentro in
corrispondenza degli stimoli esterni sempre meno motivanti. Purtroppo, per quanto il lavoratore ne possa aver preso coscienza,
non ha armi valide in mano per non soccombere a se stesso e allo sfinimento emotivo, pena il ritrovarsi in una condizione ben più
ardua o – nella peggiore delle ipotesi – senza lavoro.
Le cause/fattori della sindrome sono molteplici:
Fattori individuali come i socio-demografici o le caratteristiche della personalità (ad esempio sembra che i single siano più
vulnerabili, però a me non pare affatto, anzi, il male oscuro è molto democratico)
Fattori socio ambientali e lavorativi:
le relazioni interpersonali con colleghe/colleghi tossiche/ci (le carogne andrebbero evitate e punto);
le aspettative connesse al ruolo assunto (laddove manco il ruolo è ben chiaro, figuriamoci le aspettative);
l’organizzazione del lavoro (la regola – e non l’eccezione – vuole che sia lasciata in mano a dei responsabili incapaci e arrivati
a quegli incarichi non certo per meriti);
le caratteristiche ambientali (sicurezza e politiche sanitarie non pervenute, per intenderci);
l’organizzazione del lavoro (questa è quella che preferisco, visto che all’ordine del giorno sento lamentele relative alla
mancanza di comunicazione/gestione, alla consistenza fumosa dei programmi ma non stile Amsterdam, alla assoluta non
trasparenza dei compiti/obiettivi, all’impossibilità di partecipare attivamente ai processi decisionali nella propria area di lavoro
– un palazzo lo costruisci dalle fondamenta, quale sarebbe la parte non chiara, imbecilli?! –, all’assenza di riconoscimenti
sociali/economici per i risultati ottenuti piuttosto che all’inesistenza del concetto di equità che di norma dovrebbe andare a
braccetto con onestà/correttezza, alla presenza di un fin troppo marcato mobbing che va punito con pene esemplari).
Alla luce di quanto elencato, ecco che la sindrome prende consistenza manifestandosi in modo subdolo e spesso non subito
compreso dal soggetto interessato. Nella stragrande maggioranza dei casi l’insorgenza del burnout evidenzia problemi legati alla
qualità del sonno, alla comparsa di cefalee, a una notevole insofferenza (nonché perdita esponenziale della motivazione per lo
svolgimento dell’attività lavorativa) che sfocia in diverse forme, a diffuse tensioni muscolari, al mal di stomaco (in abbinamento
con l’inappetenza), alla diminuzione delle libido, alla depressione/crisi di panico e mi fermo visto che la lista è tanto lunga quanto
immaginabile. Cioè tutte sintomatologie che possono essere ricondotte a milioni di altri motivi, perché non dimentichiamoci che il
lavoratore fuori ha anche una vita con tutti i problemi che ne conseguono. Di conseguenza, non potrebbe essere che una
personale e spinosa questione familiare, ad esempio, sia causa del disagio provato e, perciò, non esso in buona parte
riconducibile all’ambiente lavorativo? Certo che sì! Ci siamo caduti in molti, troppi, anzi.
B E N E S S E R E
Uno dei sintomi ‘migliori’ in assoluto, comunque, resta il fatto che, nonostante lo stacco dall’attività lavorativa (weekend, ferie
etc.), la persona interessata non riesca a recuperare davvero forze/energia. Il che comporta un crescente logorio, una mancanza di
iniziativa e una evidente difficoltà di portare a termine i compiti, un progressivo distacco emotivo dal lavoro fino al completo
disinteressamento. E non solo, appaiono – per quelli che operano a confronto diretto con gli utenti – sempre più marcate
incapacità nel relazionarcisi, atteggiamenti sprezzanti e colpevolizzanti neanche fosse il cliente la causa di ogni male nel mondo,
ostruzionismi improntati a vari livelli (e addio alla qualità di tanti servizi). C’è da chiedersi come sia possibile che non sia dia il
corretto peso alla gravità dei rischi della sindrome, perché un sistema di difesa che nasce in modo parecchio spontaneo è
l’assenteismo. Poi, per peggiorare l’intera faccenda, al perenne senso di frustrazione potrebbe combinarsi la non meno rischiosa
depersonalizzazione. Un trittico, questo, che parrebbe il preambolo di un film catastrofico. E lo è. Per quanto riguarda i metodi
preventivi, gli eventuali trattamenti e i rimedi, rimando al web e ai professionisti del settore. D’altronde un tripudio di belle parole
non cancella le difficoltà oggettive di opporsi a certe dinamiche (tolto l’omicidio che non mi sento di consigliare) e, ancor meno, il
riuscire a far valere i propri diritti di essere umano che dovrebbero già trovarsi all’apice dell’infame piramide produttiva. C’è da
aggiungere, inoltre, che la diffusione del burnout è in triste aumento. Personalmente ritengo che ciò stia avvenendo in quanto
siamo intrappolati in sistemi che si basano su principi corrotti irrimediabilmente e che incitano atteggiamenti devastanti di ogni
ordine e grado, laddove la lealtà, la correttezza e la coerenza non sono più assolutamente considerate dei pregi. Problemi globali o
principalmente italiani? Mi astengo. Dei consigli a beneficio della resilienza, ad ogni modo, voglio darli benché siano da prendersi
come un’elaborazione di ordine personale e nient’altro: lavorare con serietà e professionalità senza soccombere alle altrui
esigenze, non prestare ascolto alle sterili e continue lamentele dei colleghi (in particolare se arrivano da personaggi che sono i
primi a telare in certe circostanze) e, soprattutto, fare in modo che la mala gestione dell’ambiente lavorativo non diventi
l’argomento principe delle conversazioni anche fuori dal lavoro, dedicare più tempo possibile a se stessi per coccolarsi e, infine,
imparare a guardare oltre poiché non avremo una vita di ricambio. Mia nonna diceva: “Fattela passare pelle pelle” mentre
strofinava una mano sul braccio così, a tirar via.
Ad maiora semper.
A S T R O D A N C E R
AMORE
Vi aspettano giornate piuttosto vivaci: a voi saper sfruttare al meglio gli appoggi cosmici, per ottenere quello che volete, o per
chiudere con le incertezze. Godetevi la vita e la spensieratezza della vostra giovinezza o anche della vostra mezza età.
LAVORO
È un buon momento per migliorare la vostra posizione professionale o per capire dove avete sbagliato, con lo scopo di correggere la
rotta. Ogni iniziativa decollerà, portandovi successo e anche qualche bella entrata economica. L’entusiasmo ok, e avrete voglia di
fare tantissime cose; vi sentirete parecchio su di giri e supererete i vostri limiti, questo grazie anche ad un Sagittario amico.
AMORE
La vita affettiva sarà frizzante, avrete una gran voglia di vivere, di conoscere, di viaggiare. Venere, vostro dominante vi renderà dolce
e disponibile, vi farà venire la voglia di corteggiare e di essere corteggiato.
Tenderete a strafare: troppo, ma dovete cercare di riposare, invitate più persone possibili a casa vostra; uno Scorpione è quello che
ci vuole.
LAVORO
Il periodo sarà allettante e propizio per chi lavora in team o ha un'attività a contatto col pubblico. Riuscirete a sbalordire i vostri
interlocutori, sia per le idee geniali che sfornerete con grande facilità, sia per la vostra memoria prodigiosa, che vi metterà in grado di
ricordare le preferenze di tutti.
AMORE
Spesso riuscite ad essere sorprendenti. E questo sarà un bene per quanto riguarda la sfera affettiva: quello che è scontato e
prevedibile rischia di essere noioso! Le Stelle vi rendono stravaganti in questo periodo. Per questo avrete fame e sete di novità e di
situazioni diverse, caratteristiche vitali per voi.
LAVORO
È un buon momento per capire dove avete sbagliato e quindi potrete modificare il tiro. Finalmente, prossimamente i progetti
andranno in porto e otterrete il successo ed anche qualche bella entrata economica. Concedetevi spesso delle pause, passeggiate
nel verde e regalatevi almeno dieci minuti di puro relax ogni tanto. Non trascurate il riposo notturno: è importantissimo! Un Leone vi
sarà sempre vicino, per qualsiasi cosa.
AMORE
Gennaio è tutto da dedicare alla persona amata, se tenete al partner ed al rapporto. Forse la vostra innata diffidenza una volta tanto
ha ragione d'essere: qualcuno potrebbe cercare di creare situazioni d'imbarazzo fra voi e il partner.
LAVORO
Ottima periodo per lavoro e finanze, ma dovrete stare attenti a non essere frettolosi o superficiali: occhio agli errori, alle distrazioni,
verificate i contratti e non fidatevi delle parole. E mi raccomando: tenete da parte qualche euro, potrebbe sempre servirvi. È un buon
momento per smaltire qualche chiletto di troppo, oppure per riprendervi dopo un periodo di duro lavoro. Non dimenticate di
circondarvi di Capricorni, vi daranno un grande aiuto
AMORE
Avrete una marcata sensibilità, sarete vulnerabili e facilmente influenzabili da ciò che succede dentro e intorno a voi; spesso vi
sentirete soli e avrete un bisogno incredibile di un rapporto sentimentale. Uscite e conoscete gente!!!
LAVORO
Nella vita professionale nessun altro è preparato quanto voi. Nessuno è temuto più di Voi per la preparazione e la forza mentale. Se
vi applicaste, il vostro futuro professionale potrebbe non conoscere limiti. Se vi sentite affaticati dalle innumerevoli attività che
praticate, riuscirete ad essere i medici di voi stessi. L’importante è farsi sempre consigliare: Il Toro è il segno che fa per Voi.
AMORE
Nelle vostre relazioni di coppia siete sinceri e controllati. Nelle relazioni durature siete buoni amanti, anche se a volte anteponete gli
interessi professionali a quelli di coppia. Amate sentirvi liberi, ed in una relazione d’amore cercherete più l’affetto che non il contatto
fisico. Regalatevi dei momenti di puro riposo, e andate alla ricerca di nuovi amici. Il Pesci è un segno che farà il caso vostro
LAVORO
È da molto tempo che gli Astri vi incitano ad essere prudente con denaro e impegni finanziari. Nel mirino delle stelle ci saranno
soprattutto i rapporti societari, le collaborazioni, i contratti, la burocrazia. Non agite mai senza riflettere.
A S T R O D A N C E R
TuttoBallo
AMORE
Circolano molte energie positive, novità, creatività e amore. E' un buon momento: vivetelo alla grande e non fatevi disanimare da nessuno.
Avete dei sogni nel cassetto? Tirateli fuori perché potreste realizzarli in tempi brevissimi. Una stessa Bilancia saprà apprezzarvi
moltissimo
LAVORO
La forza di Mercurio, unita all'intervento di persone importanti, vi aiuteranno ad evolvevi dal punto di vista professionale oltre che
personale. La partecipazione di colleghi e collaboratori sarà la chiave di volta che consentirà di ottenere maggiori introiti in modo
prestigioso. Mettete in atto i cambiamenti estetici che avete programmato, e i risultati saranno certamente di vostro gradimento.
AMORE
Liti e tensioni andranno a sovvertire anche le relazioni più solide. Lasciate alle spalle tutto questo, le stelle promettono un sostanziale
ribaltamento della situazione. Mettete subito a fuoco quello che vi manca per stare davvero bene e cominciate a lavorare con decisione. Un
Ariete sarà di grande slancio verso la felicità
LAVORO
Un mese caratterizzato da una serie di giornate zeppe di attività di routine: lavoro, casa, obblighi familiari. Per questo è bene prepararsi da
subito a gestire lo stress e la fatica derivanti dalla famiglia e dal consueto ambiente di lavoro. Aspettare sarà la parola d'ordine. Vi sentirete
in ottima forma e troverete d'istinto i ritmi di vita più giusti per voi e le attività fisiche che vi sono congeniali.
AMORE
Vi attendono giorni piacevolissimi sia dal punto di vista relazionale che amoroso. Tutto va per il verso giusto, con tante stelle che vi
appoggiano e danno concretezza alle vostre azioni e vigore ai sentimenti. Per un buon riscontro, circondatevi di Gemelli
LAVORO
Seminerete e raccoglierete nuovamente successi e gratifiche, sia al lavoro che a scuola.
Tutti i giorni saranno perfetti per firmare contratti, esporvi in prove di studio e parlare in pubblico; per chi opera in proprio, è prevista una
flessione e qualche intoppo.
Se tendete a mettere qualche chilo di troppo, controllate gli eccessi a tavola.
AMORE
Periodo positivo e romantico. Urano vostro dominante vi offrirà dolcezza, disponibilità, aumenterà la complicità, la voglia di corteggiare e
di essere corteggiato. Questo è il momento giusto per girare pagina e fare qualche dolce follia. Una Vergine è quello che ci vuole.
Il vostro erotismo sarà in primissimo piano e le manifestazioni passionali saranno esaltate. Come contorno però dovrete fare i conti con la
gelosia, la vostra impulsività e un leggero sottofondo di aggressività. Cercate di essere positivi. Vi sentirete molto meglio, quando
conoscerete un Acquario che vi aiuterà a vivere meglio
LAVORO
Se siete indipendenti nella professione, il periodo offrirà buone opportunità che vi entusiasmeranno, tuttavia non dimenticate la prudenza:
tenetevi alla larga da tutto ciò che non è sicuro, specialmente nelle faccende di denaro, che potrebbero essere penalizzate da Saturno-
Siete in forma, ma cercate di rilassarvi!
AMORE
Periodo positivo e romantico. Urano vostro dominante vi offrirà dolcezza, disponibilità, aumenterà la complicità, la voglia di corteggiare e
di essere corteggiato. Questo è il momento giusto per girare pagina e fare qualche dolce follia. Una Vergine è quello che ci vuole.
LAVORO
È un buon momento per pianificare i vostri passi successivi, capire chi o che cosa vi ha impedito di raggiungere gli obiettivi, impostare
strategie e progetti per il tuo futuro. L’aspetto positivo di Mercurio vi sosterrà soprattutto nelle questioni pratiche. Non sempre riuscirete a
governare esattamente le vostre forze. Organizzatevi meglio e vedrete che quando volete riuscite a stupire voi stessi.
AMORE
Vi attende un mese caldo e luminoso, non solo l'amore sarà sempre in primo piano nelle vostre giornate, riuscirete anche a essere
perfettamente in sintonia con chiunque, pronti a dimostrare solidarietà e comprensione e figuriamoci con la persona che amate!
Circondatevi di Arieti, spesso fanno la differenza
LAVORO
Il cielo è estremamente chiaro: vi porterà fortuna e vi darà gioia. Se siete ancora in vacanza, ve la spasserete senza alcun pensiero. Se
dovete lavorare, lo farete con piacere ed entusiasmo e otterrete non pochi vantaggi, specie sotto il profilo economico.
La forma fisica è giusta. Sarete impetuoso e avrete voglia di fare tantissime cose, di godervi la vita e di realizzare i vostri progetti.
Pensiero del mese
DI FRANCESCA MEUCCI - DIRETTRICE DI SOLOMENTE
Gennaio prende il suo nome dal dio di origine romana
Giano, in latino Ianus, e viene rappresentato in dipinti e
statue con due volti che guardano in direzioni opposte.
Indietro e avanti, inizio e fine, è il dio del passaggio che può
essere inteso in senso stretto, come passare attraverso una
porta, che guarda caso in latino si dice 'ianua', oppure
possiamo interpretare il suo doppio volto in senso
metaforico, vedendoci il passaggio da uno stato mentale al
suo contrario, il cambiamento da una situazione ad un'altra.
Gennaio è la fine di un percorso e l'inizio di una nuova fase.
Poi magari non cambia nulla ma puntualmente investiamo il
primo mese del nuovo anno di poteri infiniti. Facciamo
propositi (sempre buoni, sempre indirizzati al miglioramento)
che spesso non riusciamo a realizzare.
Una lista di desideri da trasformare in realtà ogni volta più
lunga e articolata. Perché anno dopo anno dobbiamo
aggiungere tutto quello in cui non siamo riusciti in
precedenza. Personalmente sono scesa dalla giostra. Non
faccio propositi a gennaio ma coltivo sogni tutti i mesi.
Mi emoziono al passaggio dell'anno e spero di vivere
pienamente tutto quello che accadrà, nel bene e nel male.
Con l'auspicio che tutti noi possiamo realizzare almeno un
piccolo sogno, vi auguro...
buona fine e buon principio!
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J a n u a r y 2 0 2 2
Lina Wertmüller
14 agosto 1928
9 dicembre 2021
© F R E E P R E S S O N L I N E - v i e t a t a l a r i p r o d u z i o n e D I R E T T A D A F A B R I Z I O S I L V E S T R I - S E G R E T E R I A D I
R E D A Z I O N E P I N A D E L L E S I T E - T U T T O B A L L O 2 0 @ G M A I L . C O M - e d i z i o n e " S t e f a n o F r a n c i a E n j o y A r y "