13. Emilio Vedova | 1919 - 2006SENZA TITOLO, 1946pittura a tempera, acquerello, grafite, carboncino epastello su carta, cm 24,8x33.Firmato e datato in basso verso destra: Vedova 46ProvenienzaBergamo, Collezione privata.Opera registrata presso l’Archivio della FondazioneEmilio e Annabianca Vedova in data 26 settembre2022 con il codice FV444.Stima € 3.000 - 4.000Dalla guerra ero uscito in malo modo. Depressoanche moralmente. Troppo presto avevo visto ilriaffacciarsi dell’opportunismo e dell’ambiguità delloieri. Le cose per me non erano finite, e bisognava piùche mai tenere. Decidemmo di incontrarci più pittori,nacque il “Fronte Nuovo delle Arti”. Firmato a Veneziail manifesto, a Palazzo Volpi il 1 ottobre 1946. Da questogruppo nacque quella sala della XXIVa Biennaledi Venezia, che segnava definitivamente la fine dellepratiche novecentiste e l’inaugurazione di una nuovastagione per l’arte italiana. Nel frattempo lasciai lo studioa Palazzo Carminati e già prima del 1946 ero nelmio attuale studio in fondamenta Bragadin. In questostudio io ho abitato anni tumultuosi… Rinnovate esperienze;ritenni che dovevo pulire la mia tavolozza daun colore irritato, maggiormente definire, stringere ipiani; fu così che credetti di reagire attraverso i “collages”del “Pescatore”, “Cucitrice”, etc., ed una serie didisegni, pastelli, inchiostri, vedi 2° “Premio Nazionale20 – arte moderna e contemporaneadi Torino”. Una volontà tutta razionale. Il mio studioesplodeva di colori vivi, un esposto di carte laccatedai colori più puri, ora faceva mostra sulle pareti, e,per terra, ovunque esplosioni multiple di pezzi di cartacolorata. Per ore dunque costruivo con tagli di carta,e le forbici erano diventate il mio pennello. Pensavoal Mediterraneo alla luce abbagliante di quel sole, aquella forza, ma era ancora una volta un mediterraneoespressionista, allucinato, teso. Da queste esperienze iquadri colorati in fortissimo, a stesure nette del 1946, ecominciano i miei quadri bianchi e neri, molto semplici,vedi “Poemetto della sera” della collezione Jesi, e altronella Galleria d’Arte Moderna di Roma. Alla Biennaledel 1948 riprendo il colore, ma di nuovo la “geometrianera” mi ritorna, ritenendola maggiormente espressivadel mio stato d’animo. […] Alla fine del 1950 passo unacrisi, mi ribello contro tutta la geometria, il rigore dominantenei miei quadri e cerco di far vibrare il mio lavoroin una maggiore spontaneità; ora non mi preoccuperòpiù di tagliare profili netti, angolature esatte di luce edombra, ma scaturirà dal mio intimo direttamente luce eombra, preoccupato unicamente di trasmettere l’immaginesenza nessun revisionismo aprioristico legge, cosache per lunghi anni avevo sentito.(cfr. E. Vedova, Pagine di diario, Marsilio, Venezia 2019,pp. 30, 52).
arte moderna e contemporanea – 21