TuttoBallo20 - GENNAIO/FEBBRAIO 2024 - EnjoyArt n.38

Conoscendo pertanto profondamente i personaggi di cui volevo scrivere, nel mio libro ho inserito dialoghi che sicuramente
non avranno pronunciato in vita, ma ne rispecchiano assolutamente il carattere, le intenzioni e il profilo reale dei
protagonisti. Avrebbero potuto pronunciarli, intendo. Sono dialoghi coerenti. Alcune conversazioni sono state invece
estrapolate da lettere consultate, da discorsi riportati da qualcuno... Nel mio libro, se non è proprio tutto perfettamente vero,
è però tutto molto verosimile.
Il tuo volume si inserisce nel genere biografico.
Nel genere biografico “romanzato”. Cerco di creare sempre un po’ di suspense e di focalizzarmi sull’intreccio, che come
scrittrice ritengo sia fondamentale. Non voglio che il lettore si possa annoiare a morte perché legge descrizioni asettiche di
vita. Il mio scopo è attrarre il lettore nei meandri delle vicende, cosicché desideri andare avanti nella lettura. E nella
scoperta.
Già dall’inizio del libro, si percepisce che hai empatizzato con le vicende reali, tracciando con maestria anche tutti i
risvolti psicologici.
E’ esattamente questo che volevo fare: indagare la psicologia delle storie. A parte qualche caso, i protagonisti sono nati in
famiglie problematiche. Per cominciare, contesti poverissimi. Qualcuno di loro era nero, in periodi storici complicati per non
dover subire forti discriminazioni per via del colore della pelle. Mi riferisco ad esempio a Wilma Rudolph di cui ho accennato
prima, o a Jesse Owens, l’atleta nordamericano che mandò all’aria le teorie sulla supremazia della razza bianca sostenute
dalla Germania nazista poiché’ vinse quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Tra le vicende narrate dei
protagonisti del libro troviamo molti padri alcolisti, molti orfani di madri in tenera età…sono vite in salita. E volevo attraverso
questo libro avvicinarmi ai giovani lettori. Bobby Fisher ad esempio racconta di se’ ad un altro ragazzo; Marie Curie,
scienziata che nel 1903 fu la prima donna insignita del premio Nobel (ed una dei pochi assegnatari del prestigioso
riconoscimento ad averne ricevuti ben due e la sola per due campi diversi – fisica e chimica), si racconta ad un’altra
ragazza. Chi legge ha a sua volta la possibilità di immedesimarsi in queste vicende e nei dettagli che racconto, e per come li
racconto. E mi piaceva l’idea di fare tutto questo scrivendolo in prima persona.
Il tuo personaggio preferito del libro?
Sono tutte storie diverse una dall’altra. Forse il più geniale e con grande volontà è Louis Braille, che ideò come tutti
sappiamo il codice Braille che da lui prese il nome, utilizzato per la scrittura e la lettura dalle persone non vedenti. A quindici
anni, cieco da quando ne aveva tre, ha inventato un sistema che oggi permette l’accesso alla cultura ai non vedenti: è una
storia pazzesca. Louise Braille non demorde, vuole leggere, vuole far leggere gli altri e si impegna durante le vacanze per
portare avanti il suo sistema: questa vicenda personalmente mi lascia senza parole.
Il filo conduttore di queste storie del libro?
La passione. E vivere come opportunità gli impedimenti lungo il cammino.
Gettare il cuore oltre l’ostacolo: è un libro istruttivo per un giovane che lo legge.
Esatto. Tutti i nomi del libro hanno avuto ostacoli. Sono storie di passione e resilienza ma non di particolare talento, ad
esclusione magari di Clara Schumann, pianista e compositrice tedesca fra le più importanti dell'era romantica, e del
leggendario Niccolò Paganini, anch’egli fra i più importanti esponenti della musica romantica. Sia la Schumann che
Paganini sono stati in ogni caso brutalizzati dai loro padri: non è stata una vita facile nemmeno per loro.
La storia fra quelle narrate con cui hai empatizzato di meno?
Direi quella di Picasso: non lo amo. Lo ritengo un genio, sono andata a vedere tutti i musei con le sue opere, ma
personalmente lo trovo antipatico. Si può dire? (sorridiamo)