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segue dalla prima pagina<br />
La figura femminile del Foro Italico<br />
dere questo elemento dell’arte e<br />
abbinarlo al concetto <strong>di</strong> sport, eliminando<br />
la pura fisicità.<br />
È accaduto al ritorno dal convegno<br />
internazionale “Arti e sport”, che i<br />
suoi studenti, racconta Angela Teja,<br />
sono rimasti colpiti dal degrado <strong>di</strong><br />
una zona del parco, praticamente<br />
terra <strong>di</strong> nessuno, proprio dove è<br />
collocata la statua. Allora hanno<br />
invitato la Gazzetta dello Sport a<br />
chiedere l’intervento della autorità.<br />
Ma ora è tempo <strong>di</strong> svelare alcuni<br />
degli enigmi che aleggiano su questo<br />
ritrovamento. Si inizia dalle<br />
limitazioni riguardanti il Foro Italico,<br />
illustrate da Adriana Capriotti,<br />
storica dell’arte della Soprintendenza<br />
per il Patrimonio Storico,<br />
Artistico e Etnoantropologico del<br />
Lazio, responsabile dei Beni artistici<br />
del Foro Italico. Spiega che, per<br />
la sua tutela e la conservazione,<br />
questa area è stata vincolata totalmente<br />
nel 1989 ad opera delle<br />
Soprintendenze del Patrimonio storico-artistico<br />
e dei Beni architettonici,<br />
vincolo che ha coinciso con<br />
quello paesaggistico del parco <strong>di</strong><br />
<strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong>. Chiarisce che la tutela<br />
è stata affiancata dalla schedatura,<br />
oggi informatizzata, <strong>di</strong> tutto il<br />
patrimonio storico-artistico che<br />
comprende e<strong>di</strong>fici, statue, decorazioni,<br />
mosaici ecc., anche con foto.<br />
Se un’opera viene danneggiata,<br />
come succede spesso, prosegue,<br />
poiché il bene è tutelato, per l’intervento<br />
<strong>di</strong> restauro è necessaria l’autorizzazione,<br />
che deve essere eseguita<br />
da restauratori specializzati<br />
dei Beni culturali, <strong>di</strong>plomati all’I-<br />
CR (Istituto Centrale del Restauro).<br />
La statua appena scoperta, in<strong>di</strong>cata<br />
su una mappa dell’epoca con la lettera<br />
L, e quin<strong>di</strong> nota agli addetti ai<br />
lavori, presenta problematiche <strong>di</strong><br />
degrado contrastabili, ma l’entità<br />
del materiale è tale da richiedere<br />
una sinergia notevole per poter<br />
intervenire in modo adeguato.<br />
Quanto alle informazioni sulle statue<br />
del Foro Italico, un valido contributo<br />
è stato quello <strong>di</strong> Mariastella<br />
Margozzi, storica dell’arte presso<br />
la Galleria Nazionale d’Arte<br />
Moderna e Contemporanea, che ha<br />
stu<strong>di</strong>ato a fondo quelle sculture in<br />
occasione della mostra de<strong>di</strong>cata a<br />
Enrico Del Debbio, il primo architetto<br />
del Foro. In quella circostanza,<br />
racconta, furono presentati i<br />
bozzetti preparatori delle sculture<br />
dello Sta<strong>di</strong>o dei Marmi per stu<strong>di</strong>are<br />
un’arte alquanto bistrattata nonché<br />
la sua compenetrazione con l’architettura<br />
del Foro, la cui realizzazione<br />
<strong>di</strong>mostra quanto si siano arricchite<br />
l’architettura e la storia dell’arte.<br />
Dopo essersi <strong>di</strong>lungata sulla tecnica<br />
della riproduzione delle statue,<br />
esponendo con ricchezza <strong>di</strong> particolari<br />
le <strong>di</strong>sposizioni riguardanti le<br />
sculture e lo Sta<strong>di</strong>o dei Marmi e i<br />
principi educativi dell’epoca, conclude<br />
raccontando la vita <strong>di</strong> Silvio<br />
Canevari. Ritiene che sia lui l’autore<br />
della figura femminile appena<br />
ritrovata, ipotesi suggerita dallo<br />
stu<strong>di</strong>o dei suoi bozzetti in gesso,<br />
compiuti in tutti i loro particolari,<br />
alcuni dei quali realizzati per il<br />
complesso architettonico <strong>di</strong> Del<br />
Debbio. Infatti tale stu<strong>di</strong>o è stato<br />
una ottima occasione per in<strong>di</strong>viduare<br />
i caratteri tipici dello stile <strong>di</strong> ogni<br />
artista, compreso il nostro.<br />
La conferma a tale supposizione è<br />
riba<strong>di</strong>ta da Giorgio Felini, storico<br />
pressionismo nella velocità <strong>di</strong> esecuzione<br />
e quin<strong>di</strong> il verismo sociale;<br />
ora lo stile benevolo e preciso nella<br />
raffigurazione <strong>di</strong> una testa oppure<br />
l’art nouveau in un soggetto alato;<br />
ora il connubio elegante tra arte<br />
greca e arte romana nei monumento<br />
ai caduti: “sentiva come un<br />
greco, vedeva come un romano”.<br />
Ma c’è ancora molto da stu<strong>di</strong>are e<br />
da scoprire, prosegue il <strong>di</strong>scorso<br />
Marco Canevari, nipote dello scultore,<br />
e confessa che la figura femminile<br />
in <strong>di</strong>scussione non c’è nel<br />
materiale esistente, né trova posto<br />
nelle memorie familiari, ma è stata<br />
stu<strong>di</strong>ata e confrontata con altre<br />
sculture, nella ricerca <strong>di</strong> elementi<br />
simili. Egli precisa che la statua,<br />
Particolare della figura femminile ritrovata al Foro Italico.<br />
dell’arte, che ha pubblicato la vita<br />
<strong>di</strong> Silvio Canevari valendosi delle<br />
fonti messe a <strong>di</strong>sposizione dai suoi<br />
famigliari.<br />
Fu scultore elegante e raffinato, un<br />
vero professionista; infatti frequentò<br />
l’Accademia delle Belle<br />
Arti dove imparò il realismo con<br />
una sorta <strong>di</strong> romanticismo latente,<br />
pur sotto l’influsso del neoclassicismo.<br />
Il suo stile complesso, come<br />
succede quando non c’è una corrente<br />
artistica contemporanea è<br />
risultato dalla fusione <strong>di</strong> tendenze<br />
<strong>di</strong>verse: classicismo, arte moderna,<br />
impressionismo, verismo e perciò<br />
si potrebbe definire eclettico. Di<br />
conseguenza egli applicò lo stile<br />
più conveniente alle tematiche che<br />
gli si presentavano: il mito, la vita<br />
familiare, la religione, i valori, la<br />
storia. Infatti nelle sue opere traspare<br />
ora la cultura moderna, l’im-<br />
alta 2,25 metri, è rovinata, rotta,<br />
abrasa, in pietra scurita dagli elementi<br />
atmosferici ma dove, in alcuni<br />
punti, fa capolino il marmo bianco.<br />
Sta su un basamento in mattoni,<br />
pietra tufacea, travertino e intonaco,<br />
alto 3 metri, sproporzionato<br />
rispetto alla figura. Si tratta <strong>di</strong> una<br />
giovane donna appoggiata su un<br />
panneggio, che si strizza i capelli:<br />
potrebbe essere una figura acquatica,<br />
una Nereide, una Naiade, una<br />
Ninfa, oppure Diana che si sta<br />
bagnando. Insomma un soggetto<br />
proveniente dal repertorio classicomitologico<br />
del periodo in cui Canevari<br />
scolpiva una Venere, una Galatea,<br />
progettata per la fontana <strong>di</strong> una<br />
villa sulla via Flaminia, e bassorilievi<br />
dello stesso carattere. L’opera<br />
in esame ricorda la Galatea, anche<br />
se <strong>di</strong>versa dalle esigenze statuarie<br />
del Foro. La nostra figura femmini-<br />
le poteva avere una destinazione<br />
simile? Essere il progetto per una<br />
fontana? Il motivo ispiratore e<br />
tematico va bene. Dal punto <strong>di</strong> vista<br />
stilistico è riconoscibile il tratto<br />
caratteristico della scultura <strong>di</strong>namica:<br />
il gesto è dettato da tensione e<br />
spinta interiore, non è eclatante,<br />
non è un mettersi in posa.<br />
Se paragoniamo la nostra statua<br />
con un tondo bronzeo in bassorilievo,<br />
notiamo vari stilemi che si ripetono:<br />
collo allungato, seni alti, piccoli,<br />
roton<strong>di</strong> e stilizzati, bacino fortemente<br />
tagliato all’altezza dell’ombelico,<br />
pancetta elegante, fianchi<br />
e gambe gran<strong>di</strong> e atteggiati in<br />
modo aggraziato. Altro motivo<br />
ricorrente è una gamba girata<br />
all’in<strong>di</strong>etro e un ginocchio piegato,<br />
posa ripetuta in altre opere. Anche<br />
al confronto con la testa <strong>di</strong> Medusa<br />
esistono varie assonanze: taglio<br />
degli occhi molto allungato e<br />
modellato dalla palpebra superiore,<br />
sopracciglia con riga molto sottile a<br />
rilievo che finisce in alto. Di profilo<br />
si nota la somiglianza dei tratti:<br />
fronte, naso, zigomi alti, mento piccolo,<br />
capelli non casuali e molto<br />
modellati, quasi una acconciatura.<br />
Tutte caratteristiche che si trovano<br />
in altre opere.<br />
In conclusione la prova documentale<br />
non c’è, ma il materiale è a<br />
<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> chi vorrebbe affrontare<br />
una ricerca approfon<strong>di</strong>ta.<br />
Valerio Piccioni, giornalista de La<br />
Gazzetta dello Sport, non si preoccupa<br />
dell’attribuzione e giu<strong>di</strong>ca che<br />
“è importante andare a vedere e<br />
non accontentarsi <strong>di</strong> chi vede per<br />
te”. Per questo si chiede quale<br />
potrebbe essere la collocazione più<br />
adatta per questa statua, forse Villa<br />
Glori dove sarebbe più fruibile.<br />
Angela e i suoi studenti hanno<br />
qualche idea in proposito?<br />
A questa domanda risponde un<br />
altro stu<strong>di</strong>oso, Paolo Pe<strong>di</strong>nelli che<br />
da anni si occupa appassionatamente<br />
del Foro. Quella statua fu<br />
posta in quel punto quasi certamente<br />
da <strong>Mario</strong> Moretti, all’epoca<br />
<strong>di</strong>rettore dell’Ufficio tecnico dell’Opera<br />
Nazionale Balilla, uomo<br />
pignolo e <strong>di</strong> ingegno. Perché una<br />
figura <strong>di</strong> donna in mezzo a tanti<br />
uomini? Se veramente va attribuita<br />
a Silvio Canevari, si può ritenere<br />
che sia stata proprio l’Opera Nazionale<br />
Balilla ad acquistarla, per aiutare<br />
la famiglia rimasta in con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong>sagiate dopo la scomparsa prematura<br />
dello scultore.<br />
La statua è stata posizionata lì, tra il<br />
1933 e il 1938, da Moretti oppure<br />
da Del Debbio, non a caso ma con<br />
cognizioni <strong>di</strong> causa. Infatti quello è<br />
il punto più alto del terrazzamento,<br />
da dove la percezione visuale è<br />
molto ampia. Il basamento è sproporzionato<br />
rispetto alla statua forse<br />
per annullare la pendenza con la<br />
strada <strong>di</strong> sopra oppure perché<br />
potesse essere vista da più parti, in<br />
modo compatibile con il Piano paesaggistico.<br />
Paolo Pe<strong>di</strong>nelli si è <strong>di</strong>vertito a trac-<br />
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