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n. 248 - Amici di Monte Mario

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segue dalla prima pagina<br />

La figura femminile del Foro Italico<br />

dere questo elemento dell’arte e<br />

abbinarlo al concetto <strong>di</strong> sport, eliminando<br />

la pura fisicità.<br />

È accaduto al ritorno dal convegno<br />

internazionale “Arti e sport”, che i<br />

suoi studenti, racconta Angela Teja,<br />

sono rimasti colpiti dal degrado <strong>di</strong><br />

una zona del parco, praticamente<br />

terra <strong>di</strong> nessuno, proprio dove è<br />

collocata la statua. Allora hanno<br />

invitato la Gazzetta dello Sport a<br />

chiedere l’intervento della autorità.<br />

Ma ora è tempo <strong>di</strong> svelare alcuni<br />

degli enigmi che aleggiano su questo<br />

ritrovamento. Si inizia dalle<br />

limitazioni riguardanti il Foro Italico,<br />

illustrate da Adriana Capriotti,<br />

storica dell’arte della Soprintendenza<br />

per il Patrimonio Storico,<br />

Artistico e Etnoantropologico del<br />

Lazio, responsabile dei Beni artistici<br />

del Foro Italico. Spiega che, per<br />

la sua tutela e la conservazione,<br />

questa area è stata vincolata totalmente<br />

nel 1989 ad opera delle<br />

Soprintendenze del Patrimonio storico-artistico<br />

e dei Beni architettonici,<br />

vincolo che ha coinciso con<br />

quello paesaggistico del parco <strong>di</strong><br />

<strong>Monte</strong> <strong>Mario</strong>. Chiarisce che la tutela<br />

è stata affiancata dalla schedatura,<br />

oggi informatizzata, <strong>di</strong> tutto il<br />

patrimonio storico-artistico che<br />

comprende e<strong>di</strong>fici, statue, decorazioni,<br />

mosaici ecc., anche con foto.<br />

Se un’opera viene danneggiata,<br />

come succede spesso, prosegue,<br />

poiché il bene è tutelato, per l’intervento<br />

<strong>di</strong> restauro è necessaria l’autorizzazione,<br />

che deve essere eseguita<br />

da restauratori specializzati<br />

dei Beni culturali, <strong>di</strong>plomati all’I-<br />

CR (Istituto Centrale del Restauro).<br />

La statua appena scoperta, in<strong>di</strong>cata<br />

su una mappa dell’epoca con la lettera<br />

L, e quin<strong>di</strong> nota agli addetti ai<br />

lavori, presenta problematiche <strong>di</strong><br />

degrado contrastabili, ma l’entità<br />

del materiale è tale da richiedere<br />

una sinergia notevole per poter<br />

intervenire in modo adeguato.<br />

Quanto alle informazioni sulle statue<br />

del Foro Italico, un valido contributo<br />

è stato quello <strong>di</strong> Mariastella<br />

Margozzi, storica dell’arte presso<br />

la Galleria Nazionale d’Arte<br />

Moderna e Contemporanea, che ha<br />

stu<strong>di</strong>ato a fondo quelle sculture in<br />

occasione della mostra de<strong>di</strong>cata a<br />

Enrico Del Debbio, il primo architetto<br />

del Foro. In quella circostanza,<br />

racconta, furono presentati i<br />

bozzetti preparatori delle sculture<br />

dello Sta<strong>di</strong>o dei Marmi per stu<strong>di</strong>are<br />

un’arte alquanto bistrattata nonché<br />

la sua compenetrazione con l’architettura<br />

del Foro, la cui realizzazione<br />

<strong>di</strong>mostra quanto si siano arricchite<br />

l’architettura e la storia dell’arte.<br />

Dopo essersi <strong>di</strong>lungata sulla tecnica<br />

della riproduzione delle statue,<br />

esponendo con ricchezza <strong>di</strong> particolari<br />

le <strong>di</strong>sposizioni riguardanti le<br />

sculture e lo Sta<strong>di</strong>o dei Marmi e i<br />

principi educativi dell’epoca, conclude<br />

raccontando la vita <strong>di</strong> Silvio<br />

Canevari. Ritiene che sia lui l’autore<br />

della figura femminile appena<br />

ritrovata, ipotesi suggerita dallo<br />

stu<strong>di</strong>o dei suoi bozzetti in gesso,<br />

compiuti in tutti i loro particolari,<br />

alcuni dei quali realizzati per il<br />

complesso architettonico <strong>di</strong> Del<br />

Debbio. Infatti tale stu<strong>di</strong>o è stato<br />

una ottima occasione per in<strong>di</strong>viduare<br />

i caratteri tipici dello stile <strong>di</strong> ogni<br />

artista, compreso il nostro.<br />

La conferma a tale supposizione è<br />

riba<strong>di</strong>ta da Giorgio Felini, storico<br />

pressionismo nella velocità <strong>di</strong> esecuzione<br />

e quin<strong>di</strong> il verismo sociale;<br />

ora lo stile benevolo e preciso nella<br />

raffigurazione <strong>di</strong> una testa oppure<br />

l’art nouveau in un soggetto alato;<br />

ora il connubio elegante tra arte<br />

greca e arte romana nei monumento<br />

ai caduti: “sentiva come un<br />

greco, vedeva come un romano”.<br />

Ma c’è ancora molto da stu<strong>di</strong>are e<br />

da scoprire, prosegue il <strong>di</strong>scorso<br />

Marco Canevari, nipote dello scultore,<br />

e confessa che la figura femminile<br />

in <strong>di</strong>scussione non c’è nel<br />

materiale esistente, né trova posto<br />

nelle memorie familiari, ma è stata<br />

stu<strong>di</strong>ata e confrontata con altre<br />

sculture, nella ricerca <strong>di</strong> elementi<br />

simili. Egli precisa che la statua,<br />

Particolare della figura femminile ritrovata al Foro Italico.<br />

dell’arte, che ha pubblicato la vita<br />

<strong>di</strong> Silvio Canevari valendosi delle<br />

fonti messe a <strong>di</strong>sposizione dai suoi<br />

famigliari.<br />

Fu scultore elegante e raffinato, un<br />

vero professionista; infatti frequentò<br />

l’Accademia delle Belle<br />

Arti dove imparò il realismo con<br />

una sorta <strong>di</strong> romanticismo latente,<br />

pur sotto l’influsso del neoclassicismo.<br />

Il suo stile complesso, come<br />

succede quando non c’è una corrente<br />

artistica contemporanea è<br />

risultato dalla fusione <strong>di</strong> tendenze<br />

<strong>di</strong>verse: classicismo, arte moderna,<br />

impressionismo, verismo e perciò<br />

si potrebbe definire eclettico. Di<br />

conseguenza egli applicò lo stile<br />

più conveniente alle tematiche che<br />

gli si presentavano: il mito, la vita<br />

familiare, la religione, i valori, la<br />

storia. Infatti nelle sue opere traspare<br />

ora la cultura moderna, l’im-<br />

alta 2,25 metri, è rovinata, rotta,<br />

abrasa, in pietra scurita dagli elementi<br />

atmosferici ma dove, in alcuni<br />

punti, fa capolino il marmo bianco.<br />

Sta su un basamento in mattoni,<br />

pietra tufacea, travertino e intonaco,<br />

alto 3 metri, sproporzionato<br />

rispetto alla figura. Si tratta <strong>di</strong> una<br />

giovane donna appoggiata su un<br />

panneggio, che si strizza i capelli:<br />

potrebbe essere una figura acquatica,<br />

una Nereide, una Naiade, una<br />

Ninfa, oppure Diana che si sta<br />

bagnando. Insomma un soggetto<br />

proveniente dal repertorio classicomitologico<br />

del periodo in cui Canevari<br />

scolpiva una Venere, una Galatea,<br />

progettata per la fontana <strong>di</strong> una<br />

villa sulla via Flaminia, e bassorilievi<br />

dello stesso carattere. L’opera<br />

in esame ricorda la Galatea, anche<br />

se <strong>di</strong>versa dalle esigenze statuarie<br />

del Foro. La nostra figura femmini-<br />

le poteva avere una destinazione<br />

simile? Essere il progetto per una<br />

fontana? Il motivo ispiratore e<br />

tematico va bene. Dal punto <strong>di</strong> vista<br />

stilistico è riconoscibile il tratto<br />

caratteristico della scultura <strong>di</strong>namica:<br />

il gesto è dettato da tensione e<br />

spinta interiore, non è eclatante,<br />

non è un mettersi in posa.<br />

Se paragoniamo la nostra statua<br />

con un tondo bronzeo in bassorilievo,<br />

notiamo vari stilemi che si ripetono:<br />

collo allungato, seni alti, piccoli,<br />

roton<strong>di</strong> e stilizzati, bacino fortemente<br />

tagliato all’altezza dell’ombelico,<br />

pancetta elegante, fianchi<br />

e gambe gran<strong>di</strong> e atteggiati in<br />

modo aggraziato. Altro motivo<br />

ricorrente è una gamba girata<br />

all’in<strong>di</strong>etro e un ginocchio piegato,<br />

posa ripetuta in altre opere. Anche<br />

al confronto con la testa <strong>di</strong> Medusa<br />

esistono varie assonanze: taglio<br />

degli occhi molto allungato e<br />

modellato dalla palpebra superiore,<br />

sopracciglia con riga molto sottile a<br />

rilievo che finisce in alto. Di profilo<br />

si nota la somiglianza dei tratti:<br />

fronte, naso, zigomi alti, mento piccolo,<br />

capelli non casuali e molto<br />

modellati, quasi una acconciatura.<br />

Tutte caratteristiche che si trovano<br />

in altre opere.<br />

In conclusione la prova documentale<br />

non c’è, ma il materiale è a<br />

<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> chi vorrebbe affrontare<br />

una ricerca approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Valerio Piccioni, giornalista de La<br />

Gazzetta dello Sport, non si preoccupa<br />

dell’attribuzione e giu<strong>di</strong>ca che<br />

“è importante andare a vedere e<br />

non accontentarsi <strong>di</strong> chi vede per<br />

te”. Per questo si chiede quale<br />

potrebbe essere la collocazione più<br />

adatta per questa statua, forse Villa<br />

Glori dove sarebbe più fruibile.<br />

Angela e i suoi studenti hanno<br />

qualche idea in proposito?<br />

A questa domanda risponde un<br />

altro stu<strong>di</strong>oso, Paolo Pe<strong>di</strong>nelli che<br />

da anni si occupa appassionatamente<br />

del Foro. Quella statua fu<br />

posta in quel punto quasi certamente<br />

da <strong>Mario</strong> Moretti, all’epoca<br />

<strong>di</strong>rettore dell’Ufficio tecnico dell’Opera<br />

Nazionale Balilla, uomo<br />

pignolo e <strong>di</strong> ingegno. Perché una<br />

figura <strong>di</strong> donna in mezzo a tanti<br />

uomini? Se veramente va attribuita<br />

a Silvio Canevari, si può ritenere<br />

che sia stata proprio l’Opera Nazionale<br />

Balilla ad acquistarla, per aiutare<br />

la famiglia rimasta in con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong>sagiate dopo la scomparsa prematura<br />

dello scultore.<br />

La statua è stata posizionata lì, tra il<br />

1933 e il 1938, da Moretti oppure<br />

da Del Debbio, non a caso ma con<br />

cognizioni <strong>di</strong> causa. Infatti quello è<br />

il punto più alto del terrazzamento,<br />

da dove la percezione visuale è<br />

molto ampia. Il basamento è sproporzionato<br />

rispetto alla statua forse<br />

per annullare la pendenza con la<br />

strada <strong>di</strong> sopra oppure perché<br />

potesse essere vista da più parti, in<br />

modo compatibile con il Piano paesaggistico.<br />

Paolo Pe<strong>di</strong>nelli si è <strong>di</strong>vertito a trac-<br />

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