le acque e il vino - i segni dell'auser
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LE ACQUE E IL VINO. GLI SCAVI 2010-2011 ALLA SCAFA DI PONTEDERA<br />
I lacus di Lucca-Nuovo Ospeda<strong>le</strong> e della Torba sono connotati dal sostanzia<strong>le</strong> isolamento,<br />
pur se la perdita anche del calcatorium che dovevano servire invita a non<br />
escludere attività – umane o ambientali – che possono aver compromesso <strong>il</strong> contesto<br />
ed<strong>il</strong>izio di cui erano parte, e a cui più fac<strong>il</strong>mente potevano sopravvivere<br />
strutture infossate nel terreno come appunto i lacus. Si annoterà che <strong>le</strong> strutture<br />
di Lucca-Nuovo Ospeda<strong>le</strong> e della Torba aderiscono fin nei dettagli al tipo Tosso-<br />
Scafa, anche nei valori metrologici, sì che non si può eludere la suggestione di<br />
riconoscere un vero e proprio modello al qua<strong>le</strong> tendevano ad attenersi <strong>le</strong> maestranze<br />
specializzate al<strong>le</strong> quali doveva essere affidata questa particolare realizzazione<br />
ed<strong>il</strong>izia.<br />
I casi appena passati in rassegna non offrono comunque indicazioni cronologiche<br />
affidab<strong>il</strong>i, ma – per confortare la testimonianza del comp<strong>le</strong>sso del Tosso – si potrà<br />
osservare che la scalinata d’accesso è sconosciuta, di massima, ai lacus degli<br />
impianti per vinificazione della Tarda Repubblica o della prima età imperia<strong>le</strong>, tanto<br />
in quelli dell’ager Lucensis, che in quelli che stanno sempre più consistentemente<br />
caratterizzando gli impianti produttivi del Valdarno, come nel già citato caso di<br />
Sant’Ippolito, in cui una vasca della semplice morfologia rettangolare funge da<br />
lacus per <strong>il</strong> calcatorium formato da un battuto cementizio 12 . A sua volta, l’impianto<br />
di Sant’Ippolito – riferibi<strong>le</strong> al fundus che darà al sito <strong>il</strong> nome di Annianus conservato<br />
nella p<strong>le</strong>bs baptismalis altomedieva<strong>le</strong> – trova uno spettacolare confronto, nella<br />
sequenza di edifici rurali della prima età imperia<strong>le</strong> che stanno progressivamente<br />
affollando l’agro centuriato di Florentia e <strong>le</strong> colline che lo orlano, a Ruffignano di<br />
Sesto Fiorentino, in un insediamento tumultuariamente esplorato nel 1951 13 . La<br />
documentazione fotografica disponibi<strong>le</strong> (fig. 23) consente di apprezzare <strong>il</strong> calcatorium,<br />
e <strong>le</strong> due vasche (probab<strong>il</strong>mente comunicanti) che – in rispondenza al tipo di<br />
impianto descritto per la prima volta nella Tarda Antichità da Palladio 14 – raccoglievano<br />
<strong>il</strong> liquido di spremitura.<br />
Benché i dati disponib<strong>il</strong>i siano ben lontani dall’invitare a proporre tipologie e relative<br />
scansioni cronologiche dei lacus vinarii, emerge tuttavia, di massima, una sostanzia<strong>le</strong><br />
crescente fortuna della redazione con scalini d’accesso nella media e tarda<br />
età imperia<strong>le</strong>, se nella cosiddetta V<strong>il</strong>la di Plinio del territorio di Tifernum Tibe-<br />
12 Supra, nota 5.<br />
13 CIAMPOLTRINI 2004 A, pp. 35 ss.; CIAMPOLTRINI 2004 C, pp. 18 ss., cui si rinvia per una prima<br />
rassegna tipologica per <strong>il</strong> territorio regiona<strong>le</strong>, cui si possono aggiungere almeno i casi di Donoratico<br />
(GALLONE – MOGETTA – SEPIO 2008, pp. 81 ss.) e i recentissimi ritrovamenti di Anghiari,<br />
segnalato cortesemente dalla dott. Monica Salvini, e del territorio pratese (MILLEMACI<br />
2010). Si vedano infine la ricche rassegne di DE FRANCESCHINI 2005, pp. 317 e 381; MARZA-<br />
NO 2007, passim. Particolarmente significativa, anche per <strong>le</strong> dimensioni e per <strong>le</strong> caratteristiche<br />
struttive, è la parentela con <strong>il</strong> grande lacus vinarius della v<strong>il</strong>la di San Giusto, tuttavia di pianta<br />
pressoché quadrata e non rettangolare: PIETROPAOLO 1998, pp. 53 s., figg. 61 e 66.<br />
14 PALLADIO, Opus Agriculturae, l, 18: «Cellam vinariam septentrioni habere debemus oppositam ... sic autem<br />
dispositam, ut bas<strong>il</strong>icae ipsius forma calcatorium loco habeat altiore constructum, ad quod, inter duos lacus qui<br />
ad excipienda vina hinc inde depressi sint, gradibus tribus fere ascendatur aut quattuor; ex his lacubus cana<strong>le</strong>s<br />
structi vel tubi ficti<strong>le</strong>s circa extremos parietes currant et subiectis lateri suo doliis per vicinos meatus manantia<br />
vina defundant». Sono preziose <strong>le</strong> annotazioni di RICCI 2005, pp. 172 ss., con traduzione (di P.<br />
Marpicati) a nota 18: «La cella vinaria deve essere situata a settentrione ... deve essere inoltre<br />
costruita in modo ta<strong>le</strong> che la forma di vera e propria bas<strong>il</strong>ica abbia <strong>il</strong> loca<strong>le</strong> per la pigiatura collocato<br />
in una zona più e<strong>le</strong>vata – al qua<strong>le</strong> si possa accedere per mezzo di tre o quattro gradini al<br />
massimo – posto in mezzo a due vasche disposte ai due lati e ad un livello più basso per poter<br />
raccogliere <strong>il</strong> <strong>vino</strong>; da queste vasche corrano canali in muratura, oppure tubi in arg<strong>il</strong>la, da un<br />
capo all’altro del<strong>le</strong> pareti e distribuiscano, nei doli sottostanti a ciascun lato, attraverso vicine<br />
cana<strong>le</strong>tte, <strong>il</strong> <strong>vino</strong> che scorre».<br />
GLI SCAVI 2010-2011 ALLA SCAFA DI PONTEDERA 21