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Rivista n. 2 - Partito Comunista Internazionale

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afforzamento dell’apparato statale<br />

costituisce di riflesso un rafforzamento<br />

degli ingranaggi del dominio USA sui<br />

proletariati europei. Ma non si disse affatto<br />

che l’Europa avrebbe potuto restare una<br />

normalizzata colonia per tutti i secoli dei<br />

secoli … E nello stesso tempo si ribadì che<br />

con quella divisa il proletariato<br />

rivoluzionario -malgrado Trotsky ( 29 )-<br />

non ha nulla a che spartire. Ma non per<br />

questo si negarono chances ad una futura<br />

riscossa delle borghesie europee contro la<br />

dittatura di Washington e tendente alla<br />

unificazione dei differenti stati nazionali in<br />

una forma federalista piuttosto che<br />

centralista. Non per questo la prospettiva<br />

dell’unità europea fu definita<br />

“megalomane” e il declino del Vecchio<br />

Continente fu considerato “irrimediabile”:<br />

se un miraggio infatti si descriveva, esso<br />

non era rappresentato dall’unità europea<br />

in quanto tale, ma dalla pacifica<br />

federazione degli Stati europei, che è ben<br />

altra cosa: “un miraggio è stato<br />

ripetutamente additato dagli ideologi di<br />

cui questa nobilissima antica terra è tanto<br />

feconda, quanto di avventurieri mercatori<br />

e capitani di industria e di guerra: la<br />

pacifica federazione dei tanti storici<br />

Stati, così vari e diversi nelle loro vicende e<br />

nelle loro strutture, in continuo conflitto da<br />

secoli, sotto il reggimento feudale come<br />

sotto quello borghese, nel clima del<br />

dispotismo come in quello della<br />

democrazia elettiva” ( 30 ). Se unità europea<br />

sarà, dice in sostanza la Sinistra,<br />

infrangendo ancora una volta i cristalli<br />

ideologici con cui i servitori del potere<br />

borghese pretendono di deformare la realtà,<br />

sarà allora una unità per la guerra e<br />

non per la pace. Ed inoltre, alla domanda<br />

se “pensiamo noi marxisti, parlando di una<br />

29 Nel Filo del Tempo sopra citato si afferma, forse<br />

con troppa generosità nei confronti del grande<br />

rivoluzionario russo, che “quella fiammante parola<br />

degli Stati Uniti d'Europa cui […] Trotzky dedicò<br />

pagine vigorose non certo imputabili di abbandono<br />

della dottrina” fu da lui messa innanzi “quando<br />

ancora gli Stati nazionali borghesi, saldi nel<br />

principio di illimitata sovranità autonoma,<br />

l'avrebbero accolta come dichiarazione di guerra<br />

alla morte” (“United States of Europa”, da<br />

“Prometeo” n. 14 del 1950.).<br />

30 “United States of Europa”, da “Prometeo” n. 14 del<br />

1950.<br />

16<br />

federazione di Stati europei, ad una intesa,<br />

ad un organamento permanente tra gli<br />

attuali Stati nei quali la classe borghese<br />

tiene il potere?” segue una ben precisa<br />

risposta: “certamente Trotzky, come ogni<br />

marxista rivoluzionario, considerava che<br />

una federazione di Stati europei<br />

capitalistici avrebbe rappresentato,<br />

una volta attuata e se attuata, il<br />

centrale nemico contro cui il<br />

proletariato europeo avrebbe dovuto<br />

dirigere il suo sforzo rivoluzionario per<br />

strappargli il potere” ( 31 ). Come si può<br />

constatare, non si esclude affatto una<br />

unificazione europea, anche nella forma<br />

federalista, ma la si ammette esplicitamente<br />

e la si individua nello stesso tempo come il<br />

“centrale nemico” del proletariato europeo<br />

in linea con la tradizionale consegna<br />

marxista secondo cui il nemico principale di<br />

ogni proletariato è a casa propria.<br />

Il 1956 è l’anno della rivolta operaia di<br />

Budapest, stroncata nel sangue dai carri<br />

armati russi e della crisi di Suez. Vediamo<br />

come il <strong>Partito</strong>, sulla base della precedente<br />

analisi, interpretava e spiegava questi fatti:<br />

“Orbene, quale potenza mondiale può oggi<br />

svolgere operazioni di polizia di classe in<br />

qualsiasi parte del mondo, se non quella<br />

che possiede la maggior forza e mobilità?<br />

La Russia, dunque? No, anche se gli avvenimenti<br />

ungheresi sembrano averle<br />

consegnato il diploma di primo gendarme<br />

della controrivoluzione mondiale. Invero<br />

tale compito può essere svolto unicamente<br />

dagli Stati Uniti, cioè dall'imperialismo<br />

delle portaerei. Per essere precisi: delle<br />

cento portaerei” ( 32 ).<br />

L’analisi è limpida e spinge sempre il suo<br />

sguardo al di là delle apparenze, escludendo<br />

che l’URSS possa detenere il “diploma di<br />

primo gendarme della controrivoluzione<br />

mondiale” perché anche a Budapest i russi<br />

hanno agito per conto e su impulso di<br />

Washington, bonificando col ferro e col<br />

fuoco un focolaio di infezione che avrebbe<br />

potuto contagiare la metà occidentale<br />

dell’Europa in senso nazionalista o –peggio-<br />

31 Ibidem.<br />

32 “Imperialismo delle portaerei”, da "il programma<br />

comunista" n. 2 del 1957.

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