Rivista n. 2 - Partito Comunista Internazionale

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morto” incapace di reagire alla morsa statunitense, che a Suez lo aveva preso per la gola, perché mai il governo americano e il suo satellite russo avrebbero dovuto temere la riunificazione tedesca? Si temono forse le frasi vuote e i progetti megalomani? Il <strong>Partito</strong>, quindi, non solo considerava come cosa seria e possibile la riunificazione tedesca per una via “non rivoluzionaria”, e quindi foriera di una nuova definizione delle alleanze in funzione della terza guerra mondiale, ma prevedeva già, registrando quel “giallo grido di protesta”, da che parte sarebbe stata incline a collocarsi la Cina. (Continua) 18
La Russia è fuori dai giochi interimperialistici? Introduzione Non abbiamo mai pensato che la Russia potesse smettere di giocare un ruolo di potenza regionale nell’area euro-asiatica, e l’articolo di cui stiamo pubblicando una prima parte, ripercorrendo gli avvenimenti dalla disgregazione dell’Urss fino alla Russia di oggi, cerca di dimostrare come questa tendenza storica del capitalismo russo, dopo essere stata offuscata negli anni immediatamente successivi al 1990, si sta di nuovo riproponendo. In questa prima parte, dunque, vengono evidenzianti i dati del disastro economico e sociale russo, conseguenza della potentissima ristrutturazione che il Paese ha dovuto subire per adeguare la sua struttura sociale e produttiva al più moderno ed avanzato capitalismo d’Occidente. Nel corso degli anni cinquanta la Sinistra 37 fece un grande sforzo teorico per spiegare come fossero false e illusorie le affermazioni di Stalin e dei suoi epigoni del partito russo a proposito di come nell’ Oriente si stesse costruendo “socialismo”. A partire, per esempio, dal semplice fatto che , quando in un determinato Paese circolano merci, là c'è capitalismo e non socialismo. Oppure dal fatto che ad alti tassi di sviluppo dell'economia corrisponda una superiorità del socialismo sul capitalismo, che invece è semplicemente un fenomeno materiale storicamente dimostrato: i capitalismi giovani hanno tassi di accumulazione più veloci e ampli rispetto a quelli più vecchi. Attraverso quindi questo lavoro di analisi critica abbiamo dimostrato nell’arco di alcuni decenni come la contrapposizione USA-URSS avesse una natura prevalentemente, se non esclusivamente, militare e non assolutamente di tipo economico-sociale. Erano i vincitori della guerra che si ripartivano il mondo, fino ad arrivare ad accordi per mantenere questa spartizione. Tanto più che era esclusa quasi del tutto una concorrenza sul piano economico: così le merci dei due imperialismi non si scontravano sul mercato, ma al massimo 37 Specificatamente nei due testi : Dialogato con Stalin, 1952 Dialogato coi morti, 1956 19 veniva sottratta un'area semi-autarchica (URSS e Comecon) ai capitalismi maggiori. E, infatti, le parole utilizzate comunemente dal nostro partito per spiegare Yalta erano: spartizione, co-dominio, ecc., erano parole appropriate a quella realtà storica e le abbiamo sempre tranquillamente utilizzate. Ciò che ha caratterizzato invece la nostra peculiare, critica –peculiare, perché siamo stati i soli a farla– è stata la denuncia del fatto che ci fosse capitalismo in Oriente come in Occidente. Non eravamo affatto di fronte a uno "Stato operaio degenerato" o a una qualche forma statale di capitalismo con delle caratteristiche sociali che la rendessero diversa da quella occidentale. Era nettamente puro capitalismo: con tanto di accumulazione secondo i classici schemi di sviluppo economico. Come era avvenuto prima qui in Occidente, quando il ritmo di accumulazione era più rapido, o comunque quando il livello di partenza era più basso. La dominazione statale esistente non era di tipo socialista- se pur degenerato- ma pienamente capitalista, infatti tutte le categorie classiche del capitalismo erano presenti. Il vero problema era di prevedere quando quel ciclo di accumulazione doveva finire, doveva finire come in Occidente il ciclo che chiamammo del “quantitativismo produttivo”, e ci sarebbe stata quella che allora chiamammo "la grande confessione". Avevamo previsto per l'area dell’Est europeo un travagliato passaggio al capitalismo ultramaturo di stampo occidentale, ma con la persistenza di uno sviluppo ineguale, di un governo totalitario nei fatti anche se probabilmente di facciata democratica, e di una larga insoddisfazione della popolazione sottoposta a un crescente sfruttamento. 38 Tutto ciò è poi avvenuto a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, ed ha liberato dai falsi residui ideologici milioni di proletari. Quello che stiamo cercando di definire ora con il nostro lavoro, è come il ritorno russo sulla scena internazionale potrà modificare gli equilibri che si stanno 38 Vedere articoli sul “bonapartismo” Programma C. 1991.
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