SUL FILO ROSSO DEL TEMPO Parttiitto Comuniistta Intternaziionalle 2
Il mondo capitalistico si muove verso una nuova spartizione generale guerreggiata dei mercati internazionali. Nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, a Yalta e Postdam si sanciva la spartizione dell’Europa lungo la linea dove si erano fermate le armate anglo-americane ad ovest e Russe ad est, un asse nord-sud nel centro dell’Europa che venne chiamato linea dell’Oder-Neisse. “Naturalmente si trattò di un assetto che assomigliava molto ad una camicia di forza che i vincitori del conflitto - e si tratta di vedere se tra questi può figurare la Gran Bretagna [e la Francia, aggiungiamo noi] considerando le enormi mutilazioni inferte al [loro] impero coloniale e finanziario, applicavano ai popoli europei o liberati”. Russi ed americani avevano infatti interessi convergenti per tenere in scacco gli stati europei e la possibilità di risorgenti tendenze “terzaforziste”. E se le armate americane e russe, incontrandosi nel cuore dell’Europa, mettevano fine al primato imperialistico delle vecchie potenze coloniali, la rivoluzione anticoloniale che infiammava tre continenti, Asia, Africa e parte dell’America Latina, trovava consensi a Mosca ed a Washington, perché entrambe cercavano di soppiantare nelle colonie gli antichi padroni. Al tempo stesso, però, nascevano problemi per entrambe, specialmente per gli americani, i quali dovevano badare non solo a contrastare l’operato dei russi, ma a fronteggiare le velleità dei propri alleati, che ferocemente lottavano per conservare i loro traballanti imperi coloniali. Le guerre di liberazione nazionali e anticoloniali, che insanguinarono l’Oriente e l’Africa nel secondo dopoguerra, si inserirono all’interno di un conflitto più vasto: il ciclo di liberazione delle colonie, semicolonie e dei protettorati inglesi, francesi, olandesi, belgi e portoghesi che si svolse in un arco di tempo di 30 anni (1945 Indonesia -1975 Vietnam e Angola), ben lungi dal rappresentare un semplice riflesso della evoluzione dei contrasti interimperialistici, fu tuttavia lo scenario reale in cui tali scontri si svolsero e i cui i contendenti cercarono di trarre profitto. Perché la Russia e soprattutto gli Stati Uniti appoggiavano l’indipendenza delle 3 colonie, in nome della democrazia e della libertà contro Inghilterra, Francia, Portogallo, etc.? Forse in nome della tanto proclamata e osannata democrazia e libertà? No, naturalmente! Bisogna pensare, invece, all’enorme posta in gioco, alle ingenti risorse naturali del sottosuolo, ai prodotti delle piantagioni, ai territori di importanza strategica, alle enormi riserve di mano d’opera a basso costo, per capire l’interesse che le due potenze ponevano negli equilibri che si andavano formando e che ognuno cercava di spostare a proprio favore. Un esempio emblematico è stato il caso del canale di Suez. Nel 1956 l’Egitto di Nasser aveva nazionalizzato il canale di Suez, allora sotto controllo inglese. Gli inglesi, con a fianco i francesi legati da un patto, erano intervenuti militarmente per ripristinare la loro sovranità sul canale. Gli USA affiancati dai russi promossero una risoluzione all’ONU attraverso la quale costrinsero gli inglesi e i francesi a ritirarsi, proseguendo così in quell’opera di disgregazione dei rispettivi imperi che era parte integrante della aggressione americana all’Europa. 1 L’originale piano americano di controllare economicamente e politicamente l’Europa e di portare avanti ed imporre agli stati europei la creazione di un piano unico modellato sugli interessi e le prospettive americane (Piano Marshall prima, Nato ovvero organizzazione del trattato del Nord Atlantico 1949 poi) si scontrava con gli interessi inglesi, Inghilterra che si riteneva essere ancora una potenza mondiale, e coi francesi, che volevano una Francia forte e una Germania debole e divisa. La Comunità europea fu stabilita come un’alternativa al piano americano di integrazione europea; ciò che i francesi poterono fare contro lo strapotere americano fu intrecciare così strettamente gli interessi francesi a quelli tedeschi da rendere 1 vedi in proposito l’articolo “Lo sviluppo storico dell’aggressione americana all’Europa ed il suo inevitabile punto di approdo”, di cui pubblichiamo in questo numero della rivista la prima parte.
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