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- Allora come mai non si conoscevano?<br />
- La cosa più verosimile che mi viene in mente in questo<br />
momento è che chiunque diriga la società stia tenendo separati i vari membri, li stia tenendo all'oscuro. Se non<br />
solidarizzano, le possibilità che rovescino il potere sono minori. E, cosa ancora più importante, se non conoscono l'entità<br />
della loro potenza, i Nephilim non possono far trapelare tale informazione al nemico. Gli <strong>angeli</strong> caduti non possono<br />
ottenere informazioni di cui non sono a conoscenza neanche i membri della società.<br />
Assorbii mentalmente quelle notizie, ma non sapevo da che parte stare. Una parte di me aborriva l'idea che gli <strong>angeli</strong><br />
caduti possedessero i corpi dei Nephilim a ogni Cheshvan. Una parte me, meno nobile, era contenta che se la<br />
prendessero con loro anziché con gli umani. Con me. Con qualcuno a cui volessi bene.<br />
li Marcie? - dissi, cercando di mantenere un tono di voce neutro.<br />
- Le piace il poker - rispose Patch, evasivo. Ingranò la retromarcia. Devo andare. Sei tranquilla stanotte? Tua madre è<br />
partita?<br />
Mi voltai in modo da trovarmelo di fronte. - Marcie ti stava abbracciando.<br />
Marcie ignora completamente il concetto di spazio privato. - Ah, sei esperto di Marcie adesso?<br />
Si rabbuiò. Sapevo che non avrei dovuto andare a parare lì, ma mi importava. Volevo proprio andare a parare lì. - Che<br />
sta succedendo tra voi due? Quello che ho visto non sembrava una questione d'affari.<br />
- Ero nel bel mezzo di una partita quando è spuntata dietro di me. Non è la prima volta che una ragazza fa una cosa del<br />
genere e probabilmente non sarà neanche l'ultima. Avresti potuto respingerla.<br />
Un minuto prima avevo le sue braccia intorno al collo e un minuto dopo il Nephilim aveva lanciato la palla. Non stavo<br />
certo pensandO a Marcie. Sono corso fuori a controllare che non ce ne fossero altri.<br />
- Sei tornato indietro per lei.<br />
- Non l'avrei mai lasciata là dentro.<br />
Restai seduta un momento, un nodo allo stomaco talmente stretto da farmi male. Che cosa avrei dovuto pensare? Era<br />
tornato a prendere Marcie per pura cortesia? Per senso del dovere? O per qualcosa di totalmente diverso, molto più<br />
preoccupante?<br />
-La notte scorsa ho sognato suo padre -. Non sapevo neanche perché glielo stessi dicendo. Forse per comunicare a<br />
Patch che il dolore che provavo era talmente intenso da essersi insinuato nei miei sogni. Una volta avevo letto che i<br />
sogni servono a riconciliarci con quello che accade <strong>nell</strong>a nostra vita; se era vero, il mio sogno mi stava dicendo che non<br />
ero ancora riuscita ad accettare quello che stava succedendo tra Patch e Marcie, qualsiasi cosa fosse. Non se sognavo<br />
<strong>angeli</strong> caduti e Cheshvan. Non se sognavo il padre di Marcie.<br />
- Hai sognato suo padre? -. La voce di Patch era calma coME al solito, ma qualcosa <strong>nell</strong>'occhiata attenta che mi rivolse<br />
mi fece pensare che era rimasto sorpreso dalla notizia. Forse persino sconcertato.<br />
-Credo che fosse in Inghilterra. Moltissimo tempo fa. Stavano inseguendo il padre di Marcie in una foresta, ma lui<br />
restava impigliato tra gli alberi e non riusciva a scappare. Continuava a dire che un angelo caduto stava cercando di<br />
possederlo.<br />
Patch ci rifletté per un momento. Ancora una volta, il suo silenzio mi fece capire che avevo detto qualcosa che gli<br />
interessava, solo non riuscivo a capire cosa.<br />
Diede un'occhiata all'orologio. - Vuoi che ti accompagni dentro?<br />
Alzai lo sguardo verso le finestre buie, vuote. L'imbrunire e il piovischio, in fatale combinazione, riempivano l'aria di<br />
una sgradevole sensazione di malinconia. Non avrei saputo dire cosa fosse peggio, se entrare da sola o restare seduta lì<br />
insieme a Patch, con la paura che potesse andarsene. Da Marcie Millar.<br />
- Esito perché non voglio bagnarmi. Tu invece, a quanto pare, devi aiutare da qualche altra parte-. Aprii la portiera e<br />
misi giù una gamba. - Ah, il nostro rapporto è finito. Non mi devi nessun favore.<br />
I nostri occhi si incontrarono.<br />
L'avevo detto per ferirlo, ma ero io ad avere un nodo in gola. Prima di dire qualcosa di più tagliente, corsi fino alla<br />
veranda tenendo le braccia sulla testa per ripararmi dalla pioggia.<br />
Dentro, mi appoggiai contro la porta e restai ad ascoltare l'auto di Patch che si allontanava. Gli occhi mi si riempirono<br />
di lacrime, e li chiusi. Desideravo che Patch tornasse, lo volevo lì con Volevo che mi attirasse a sé e che mi baciasse,<br />
sciogliendo la sensazione di freddo, di vuoto che mi gelava dentro. Ma il rumore di pneumatici sulla strada bagnata non<br />
tornò più.<br />
Senza alcun preavviso, riaffiorò il ricordo della nostra ultima sera insieme, prima che tutto sprofondasse nel buio della<br />
memoria. Cercai di fermarlo, ma il guaio era che volevo ricordare. Avevo bisogno di un modo per tenermi vicino Patch.<br />
Abbassai la guardia e mi concessi di sentire la sua bocca sulla mia. Leggera, all'inizio, poi più decisa. Sentii il suo corpo,<br />
caldo e forte, contro il mio. Le mani sulla nuca, mentre mi allacciavano la catenina d'argento. aveva promesso di essere<br />
mio per sempre... Girai la serratura, interrompendo il ricordo con un click. «Fot- titi Patch.» Avrei continuato a dirlo<br />
finché fosse stato necessario. In cucina, le luci risposero allo scatto dell'interruttore; fui sollevata nel constatare che la<br />
luce era tornata. La lucina rossa del telefono lampeggiava. Schiacciai il pulsante per ascoltare i messaggi. - Nora,- disse<br />
la voce di mia madre - a Boston piove a dirotto, quindi hanno deciso di rimandare l'asta. Sto tornando, dovrei arrivare<br />
per le undici. Se vuoi, puoi dire a Vee di andare a casa. Ti voglio bene, ci vediamo presto.<br />
Controllai l'orologio: mancava qualche minuto alle dieci. Avevo solo un'altra ora tutta per me.