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eventi e commenti<br />
La Goccia n. 25-26 - 15 dicembre 2007 31<br />
Le considerazioni ginosine di Pierino Perrone 4<br />
Le sciuóche andìche.<br />
A differenza di quanto accade oggi, un<br />
tempo i giochi si svolgevano <strong>per</strong> strada.<br />
Infatti i traini, unico mezzo di trasporto<br />
che trans<strong>it</strong>ava nei paesi, partivano molto<br />
presto al mattino <strong>per</strong> tornare solo <strong>la</strong> sera<br />
tardi <strong>la</strong>sciando così le strade libere.<br />
Eravamo noi stessi a costruire i nostri giochi:<br />
questo oltre a renderci indipendenti,<br />
ci dava soddisfazione. I giochi erano talmente<br />
tanti che ora ne posso ricordare<br />
solo alcuni.<br />
“U Cuarruózzele”: consisteva in un vecchio<br />
cerchione di bicicletta che noi rincorrevamo<br />
spingendolo con pezzo di legno<br />
o di canna.<br />
“U Strùmmele”: <strong>la</strong> bravura consisteva<br />
nel farlo girare <strong>per</strong> terra sul<strong>la</strong> punta <strong>per</strong><br />
raccoglierlo sul<strong>la</strong> mano senza interrom<strong>per</strong>ne<br />
<strong>la</strong> rotazione.<br />
“Tirapésckere”: non era altro che <strong>la</strong><br />
frombo<strong>la</strong> usata da Davide contro Golia.<br />
“Spaccìmme”: consisteva nel combattimento<br />
ludico con spade di legno.<br />
“A Tifò”: il c<strong>la</strong>ssico gioco del nascondino.<br />
“La Felècce”: <strong>per</strong> costruir<strong>la</strong> servivano<br />
due e<strong>la</strong>stici recu<strong>per</strong>ati da una vecchia camera<br />
d’aria di bicicletta, una forcel<strong>la</strong> di<br />
legno e un pezzo di cuoio. L’arco poteva<br />
essere costru<strong>it</strong>o utilizzando un arbusto<br />
flessibile o un’astina prelevata da un ombrello<br />
rotto e una corda. Le frecce si procuravano<br />
nei canneti, ma le migliori erano<br />
quelle ricavate dai tralci di revetàle. Le<br />
punte le facevamo con pezzetti di rame,<br />
scarti dello stagnino, avvolti sullo stelo;<br />
nel caso in cui l’arco fosse ricavato dall’ombrello,<br />
<strong>la</strong> freccia consisteva in una seconda<br />
astina opportunamente appunt<strong>it</strong>a.<br />
Questo gioco non era certamente grad<strong>it</strong>o<br />
alle nonne: il bersaglio prefer<strong>it</strong>o dei bambini<br />
era infatti <strong>la</strong> porticina d’u rùdde.<br />
“Il carro armato”: <strong>per</strong> costruirlo occorrevano<br />
u rucchétte, un e<strong>la</strong>stico, due fiammiferi<br />
e del sapone.<br />
“Pal<strong>la</strong> pallina”: consisteva nel <strong>la</strong>nciare<br />
una pallina contro il muro, si battevano le<br />
mani sotto entrambe le gambe sollevate<br />
alternativamente e si recu<strong>per</strong>ava <strong>la</strong> pal<strong>la</strong><br />
senza farle toccare terra. Questo gioco<br />
sviluppava armonicamente tutto il corpo<br />
dal momento che metteva in movimento<br />
muscoli di braccia, gambe e busto, migliorando<br />
inoltre i riflessi. Veniva accompagnato<br />
da una fi<strong>la</strong>strocca che iniziava<br />
così: “Pal<strong>la</strong> pallina, dove sei stata, dal<strong>la</strong><br />
nonnina...”.<br />
Un altro gioco femminile consisteva nel<br />
<strong>la</strong>nciare un cerchietto con due asticelle<br />
ad una compagna, <strong>la</strong> quale doveva recu<strong>per</strong>arlo<br />
sulle sue asticelle.<br />
“La stàcce”: anche questo era un gioco<br />
tipicamente femminile. Sviluppava molto<br />
il senso dell’equilibrio; bambini e bambine<br />
giocavano quasi sempre in gruppi separati<br />
e se una bambina si univa al gruppo<br />
dei maschi veniva defin<strong>it</strong>a sparawaggnòne;<br />
“U Cuartùcce” (ovvero abbellimento dell’arredo<br />
urbano). Premessa: come tutti<br />
i paesi anche Ginosa era illuminata con<br />
<strong>la</strong>mpadine poste agli angoli delle strade.<br />
Al di sopra di queste <strong>la</strong>mpadine c’era un<br />
piatto smaltato di colore bianco, sicura-<br />
mente non molto bello da vedere. Veniamo<br />
al gioco: dai fogli di quaderni usati ricavavamo<br />
delle strisce di carta che infi<strong>la</strong>vamo<br />
nel<strong>la</strong> cintura dei pantaloncini corti.<br />
Armati di cerbottana (che non era una<br />
cerva di facili costumi, ma un pezzetto di<br />
canna cava), in prossim<strong>it</strong>à dei <strong>la</strong>mpioni<br />
avvolgevamo <strong>la</strong> striscia di carta a forma<br />
di cono. Dopo aver insalivato abbondantemente<br />
<strong>la</strong> punta infi<strong>la</strong>vamo le cuartùcce<br />
nel<strong>la</strong> cerbottana e miravamo al disco<br />
smaltato. Quando andava bene, <strong>la</strong> cartuccia<br />
restava appesa sotto il piatto. La<br />
sera quando l’illuminazione era accesa il<br />
<strong>la</strong>mpione sembrava un cande<strong>la</strong>bro da fare<br />
invidia ai maestri vetrai di Murano.<br />
“U Picce”: consisteva in un pezzo di legno,<br />
lungo 8/10 cm al quale venivano appunt<strong>it</strong>e<br />
le due estrem<strong>it</strong>à <strong>la</strong>terali. Il tiratore<br />
lo <strong>la</strong>nciava cercando di farlo atterrare all’interno<br />
di un cerchio disegnato <strong>per</strong> terra,<br />
mentre l’avversario, mun<strong>it</strong>o di un pezzetto<br />
di legno, doveva ev<strong>it</strong>arne <strong>la</strong> caduta ribattendolo<br />
fuori dal<strong>la</strong> zona delim<strong>it</strong>ata.<br />
I primi ginosini che sbarcarono in America<br />
giocavano spesso nelle strade delle<br />
c<strong>it</strong>tà a questo gioco tant’è che gli americani<br />
sost<strong>it</strong>uirono u picce con una pallina<br />
inventando, a loro dire, il baseball americano.<br />
Che bello sarebbe dedicare una giornata<br />
all’anno ai giochi di strada e dare <strong>la</strong> possibil<strong>it</strong>à<br />
ai bambini di conoscere e divertirsi<br />
con i giochi di una volta!<br />
Forse si meraviglierebbero nel vedere i<br />
giochi muoversi senza batterie o elettric<strong>it</strong>à.<br />
*****<br />
L’utopia<br />
Agli inizi degli anni 70, ab<strong>it</strong>ando in un<br />
paese sul <strong>la</strong>go di Garda, seguii con interesse<br />
lo sviluppo turistico di quegli anni e<br />
mi resi conto del<strong>la</strong> ricchezza economica<br />
che il turismo poteva produrre. Pensavo<br />
tra me e me: se i gardesani riescono a<br />
creare tanto benessere con “nu tuónze”<br />
d’acqua, anche se il più grande d’Italia,<br />
ma resta sempre “nu tuónze”, cosa potevamo<br />
attuare noi a Marina di Ginosa viste<br />
le tante potenzial<strong>it</strong>à naturali presenti? La<br />
bellissima spiaggia con alle spalle <strong>la</strong> pineta,<br />
<strong>la</strong> stagione estiva sicuramente più<br />
lunga rispetto al nord, <strong>la</strong> bontà dei prodotti<br />
del<strong>la</strong> nostra terra e <strong>la</strong> nostra ottima<br />
cucina!<br />
Immaginavo che l’eventuale nuovo Sindaco<br />
con <strong>la</strong> sua giunta, dopo aver ricevuto<br />
i complimenti dall’opposizione <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
v<strong>it</strong>toria elettorale, consapevole del fatto<br />
che <strong>la</strong> pol<strong>it</strong>ica è un servizio e non solo un<br />
potere, si sedesse attorno ad un tavolo<br />
<strong>per</strong> decidere come sviluppare sia culturalmente<br />
che economicamente il nostro<br />
terr<strong>it</strong>orio.<br />
Dopo aver a<strong>per</strong>to <strong>la</strong> seduta augurando<br />
un proficuo <strong>la</strong>voro al<strong>la</strong> giunta ed all’opposizione<br />
e promettendo che sarebbe stato<br />
il sindaco di tutti, passava <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> all’assessore<br />
al<strong>la</strong> viabil<strong>it</strong>à.<br />
Quest’ultimo diceva che era giunto il momento<br />
di costruire dei parcheggi nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>iferia<br />
del paese, <strong>per</strong> far si che i villeggianti<br />
potessero <strong>la</strong>sciare l’auto e recarsi<br />
in spiaggia con il servizio dei bus-navetta<br />
appos<strong>it</strong>amente ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i.<br />
L’opposizione concordava, asserendo<br />
che questo serviva, oltre che a liberare il<br />
paese da traffico ed inquinamento, a far<br />
si che il primo bagno del<strong>la</strong> giornata venisse<br />
finalmente fatto in mare e non più<br />
in macchina.<br />
L’assessore al turismo diceva che era<br />
uno spreco il fatto che <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> pineta alle<br />
spalle del l<strong>it</strong>orale fosse chiusa e proponeva<br />
non solo di riaprir<strong>la</strong>, ma di costruire<br />
anche qualche struttura ricettiva <strong>per</strong> valorizzar<strong>la</strong>.<br />
Interveniva poi il consigliere dei Verdi:<br />
consapevole dei benefici economici portati<br />
da una struttura alberghiera, che comunque<br />
non avrebbe fatto scempio del<strong>la</strong><br />
pineta, approvava <strong>la</strong> proposta. Egli stesso<br />
proponeva di dotare <strong>la</strong> guardia forestale<br />
di cavalli in quanto mezzo di trasporto<br />
ecologico; cavalli possibilmente<br />
di razza murgese, <strong>per</strong>ché oltre ad essere<br />
pugliesi e molto belli, data <strong>la</strong> loro elevata<br />
altezza avrebbero potuto facil<strong>it</strong>are le<br />
guardie forestali ad individuare i nidi del<strong>la</strong><br />
processionaria e intervenire tempestivamente<br />
al risanamento degli alberi.<br />
E giù app<strong>la</strong>usi bipartisan.<br />
Un consigliere dell’opposizione chiedeva<br />
che l’eventuale concessione a privati delle<br />
strutture comunali avesse durata minima<br />
quantificata in dieci anni rinnovabili,<br />
al fine di invogliare il vinc<strong>it</strong>ore dell’appalto<br />
ad investire nel miglioramento del<strong>la</strong> struttura<br />
in gestione.<br />
La mozione veniva immediatamente approvata.<br />
Si decideva anche di costruire piste cic<strong>la</strong>bili<br />
e di svuotare il piazzale antistante <strong>la</strong><br />
stazione ferroviaria dotandolo di fioriere<br />
ben curate.<br />
Veniva creato inoltre un com<strong>it</strong>ato con il<br />
comp<strong>it</strong>o di favorire i gemel<strong>la</strong>ggi con altre<br />
c<strong>it</strong>tà europee e non, dando <strong>la</strong> precedenza<br />
ai Paesi che non producevano olio e<br />
vino.<br />
I ristoratori nei loro menù inserivano tra i<br />
piatti tipici “Crema di fave e radicchio di<br />
campo, con spruzzata di olio extravergine”<br />
(si, so che sono sempre “fàfe e cecurédde”,<br />
ma scr<strong>it</strong>to così...).<br />
Solo il vicesindaco app<strong>la</strong>udiva con meno<br />
entusiasmo e, quando gli veniva chiesto<br />
il <strong>per</strong>ché, egli diceva che c’era un problema:<br />
a Marina di Ginosa bastava una picco<strong>la</strong><br />
pioggia <strong>per</strong> intasare le fogne ed al<strong>la</strong>gare<br />
quindi le strade.<br />
“È un falso problema” affermava il resto<br />
dei presenti “anzi questo fenomeno, gest<strong>it</strong>o<br />
con intelligenza potrebbe essere una<br />
grande risorsa”. Asserivano che bastava<br />
dotare le vie principali di tubature con saracinesche<br />
da aprire nei <strong>per</strong>iodi di sicc<strong>it</strong>à<br />
<strong>per</strong> al<strong>la</strong>gare le strade. Continuavano dicendo:<br />
“Prova ad immaginare al r<strong>it</strong>orno<br />
pubblic<strong>it</strong>ario che può ottenere Marina di<br />
Ginosa con il fenomeno dell’acqua alta.<br />
Marina di Ginosa come Venezia. Si vedrebbero<br />
i turisti con stivali giallo paglierino,<br />
si sarebbe potuto organizzare il trasporto<br />
sulle canoe... e ancor più si sarebbe<br />
potuto vedere una marea di turisti.”<br />
Tornando con i piedi all’asciutto, cioè <strong>per</strong><br />
terra, mi rendevo conto che tutto questo<br />
non era di facile attuazione, <strong>per</strong>ché a Marina<br />
di Ginosa l’acqua scarseggia.