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Toracica Medicina - SIMeR

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AggiornAmenti di terAPiA n n n n n n n n n n n n n n n n n n n n n n n n n<br />

34 <strong>Medicina</strong> <strong>Toracica</strong> • 1/2009<br />

Figura 3 Basi molecolari e razionale a<br />

supporto dell’associazione di inibitori di met<br />

ai farmaci anti egFr. A) egFr fosforilato<br />

(P) si associa e attiva a sua volta erbB3.<br />

Quest’ultimo mediatore, fosforilato, si lega<br />

alla subunità P85 che determina l’attivazione<br />

di Pi3K e, quindi, di AKt: l’attivazione di<br />

questa via di segnale induce e sostiene la<br />

proliferazione della cellula. nel caso in cui<br />

coesista l’amplifi cazione di met l’attivazione<br />

di erbB3 può essere mantenuta, in presenza<br />

di gefi tinib e erlotinib, tramite questa via<br />

di segnale alternativa. B) Solo l’inibizione<br />

contemporanea data dalla terapia di<br />

combinazione anti egFr+ anti met può<br />

evidentemente impedire la trasmissione del<br />

segnale di proliferazione e condurre la cellula<br />

in apoptosi.<br />

permette la trasmissione del segnale di<br />

proliferazione anche in presenza di inibitori<br />

di EGFR. Ne deriva che la contemporanea<br />

inibizione di EGFR e MET è necessaria<br />

nel trattamento dei cloni resistenti ad<br />

erlotinib (Figura 3). Studi successivamente<br />

condotti su pazienti affetti da NSCLC<br />

resistenti ad erlotinib e gefitinib hanno<br />

diagnosticato un incrementato numero di<br />

copie di MET nel 22% dei casi.<br />

Complessivamente la presenza della mutazione<br />

EGFR T790M e l’amplificazione<br />

di MET costituiscono circa il 70% delle<br />

cause di resistenza secondaria ad erloti-<br />

nib. Molto sovente i due tipi di alterazione<br />

insorgono indipendentemente nei siti<br />

metastatici e questo riscontro conferma<br />

l’utilità dell’associazione terapeutica in tumori<br />

in fase avanzata o comunque a fronte<br />

di una ripresa della malattia dopo l’iniziale<br />

risposta agli inibitori di EGFR. Diversi studi<br />

clinici attualmente in corso su pazienti<br />

affetti da NSCLC, prevedono l’utilizzo in<br />

combinazione di inibitori di EGFR e MET.<br />

In questo senso gli inibitori di Hsp90 (Heat<br />

Shock Protein 90) rappresentano una alternativa<br />

potenzialmente interessante. Le<br />

Heat Shock Proteins costituiscono una famiglia<br />

di proteine deputate a controllare la<br />

sintesi proteica e, in particolare, il corretto<br />

ripiegamento strutturale delle proteine di<br />

nuova sintesi. Molte chinasi (tra cui EGFR<br />

e MET) dipendono da Hsp90 per il loro<br />

corretto funzionamento ed espressione. La<br />

geldanamicina (antibiotico appartenente<br />

alla classe benzochinoni-ansamicina) è in<br />

grado di legare HsP90 e di bloccare la sua<br />

associazione alle chinasi dipendenti che<br />

vanno, perciò, incontro ad ubiquitinazione<br />

e degradazione mediata dal proteosoma.<br />

Su questa base sono in corso alcuni trials<br />

clinici in NSCLC che prevedono l’utilizzo<br />

di Geldanamicina con lo scopo di inibire<br />

EGFR e MET.<br />

CONCLUSIONI<br />

Le recenti acquisizioni nell’ambito della<br />

oncologia molecolare e della farmacogenomica<br />

hanno posto in evidenza la necessità<br />

di un approccio alla terapia antitumorale<br />

che preveda, per il singolo tumore,<br />

l’affiancamento della diagnosi molecolare<br />

all’inquadramento istopatologico classico.<br />

Nell’ambito della terapia del cancro e delle<br />

metastasi il recettore ad attività tirosino<br />

chinasica MET rappresenta un target molto<br />

promettente in considerazione del suo<br />

ruolo guida nell’attivazione del complesso<br />

programma di Crescita Invasiva. Crescenti<br />

evidenze suggeriscono inoltre, l’esistenza<br />

di un cross-talk tra MET e diverse chinasi<br />

coinvolte nel cancro e in particolare,<br />

per quanto riguarda il NSCLC, con EGFR.<br />

Queste osservazioni costituiscono un forte

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